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PDF, 1.888 KB - La Privata Repubblica

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- i colpi erano stati sparati da una distanza ravvicinata<br />

e comunque non superiore a m 1/1,5 dal vetro della<br />

Citroen ( altrimenti un colpo non avrebbe potuto<br />

attingere Pecorelli nella schiena quando era oramai<br />

riverso sul sedile anteriore destro ).<br />

- la traiettoria dei colpi dall'alto in basso per quanto<br />

attiene a quelli che avevano colpito Pecorelli alla<br />

schiena e alla spalla sinistra, il foro di entrata dei<br />

proiettili attraverso il vetro indicavano che la<br />

persona che aveva sparato aveva una statura compresa<br />

tra cm 170 e cm 180.<br />

L’esame dei periti che avevano eseguito la perizia<br />

balistica/necroscopica aggiungevano altri particolari e<br />

cioè che:<br />

• la morte di Carmine Pecorelli non era stata<br />

istantanea, ma dal momento degli spari a quello del<br />

decesso erano trascorsi circa 10 minuti.<br />

• <strong>La</strong> pistola che aveva sparato oltre a quelle indicate<br />

prima poteva essere anche la Beretta mod. 81 che, a<br />

seguito degli ulteriori accertamenti svolti dal perito<br />

nel corso degli anni, aveva mostrato di avere la<br />

possibilità di un inserimento del silenziatore sul<br />

vivo di volata (del resto Valerio Fioravanti al<br />

momento del suo arresto era in possesso proprio di una<br />

Beretta su cui era possibile applicare un silenziatore<br />

artigianale).<br />

Sulla base di tali elementi rileva la Corte che non è<br />

possibile allo stato, né ulteriori indagini potrebbero<br />

supplire alla carenza probatoria, stabilire esattamente<br />

la dinamica dei fatti perché la posizione del corpo, come<br />

constatata al momento dell’arrivo dei tecnici per la<br />

rilevazione dei dati obbiettivi, non era sicuramente<br />

quella risultante al momento dell’evento per essere stati<br />

spostati da Franca Mangiavacca i bossoli dei proiettili,<br />

per essere stato spostato il corpo della vittima, per<br />

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