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giugno 2012 - I Siciliani giovani

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www.isiciliani.it<br />

Europa<br />

L'antimafia<br />

non ha confini<br />

Morire di mafia in Irlanda?<br />

Si può. Come la<br />

coraggiosa Veronica<br />

Guerin, giornalista<br />

di Irene Di Nora<br />

Nel cuore di Dublino, all’interno della<br />

sede del governo irlandese, vi è la<br />

statua di un gentile volto di donna.<br />

Quel sorriso su bronzo appartiene a<br />

Veronica Guerin, e se cammini per le<br />

strade della città, non trovi un solo cittadino<br />

che non sappia dirti chi sia,<br />

cos’abbia fatto, perché è morta.<br />

Veronica Guerin era una giornalista.<br />

Assassinata nel 1996 a causa delle sue<br />

indagini sul narcotraffico della criminalità<br />

organizzata irlandese, era una di quei<br />

straordinari reporter che sanno fiutare la<br />

notizia prima degli altri. Nel 1995 Dublino,<br />

su una popolazione che non arrivava<br />

al milione, contava circa 15mila tossicodipendenti.<br />

L’attività investigativa di Veronica<br />

si accompagnava ad una costante<br />

denuncia delle carenze presenti<br />

nell’apparato giudiziario irlandese e della<br />

pavidità dei suoi rappresentanti che non<br />

osavano indagare sui proventi delle ricchezze<br />

illecite quando queste portavano<br />

ad importanti uomini d’affari.<br />

Madre e moglie, non si fermò neppure<br />

davanti ad un tentativo di gambizzazione<br />

e alle percosse ricevute dal suo presunto<br />

assassino, John Gilligan, boss della malavita<br />

irlandese dal quale la Guerin andò<br />

allo scopo di porgli quelle domande che<br />

nessuno osava pronunciare.<br />

Il 26 Giugno del 1996 questa coraggiosa<br />

donna fu uccisa mentre si recava in<br />

auto verso la sua abitazione.<br />

Imparare e preservare la memoria:<br />

questo è il modo che gli irlandesi hanno<br />

per commemorare chi è morto per la patria,<br />

chi si è battuto contro il crimine organizzato<br />

per il bene di centinaia di persone.<br />

“La sua morte non è avvenuta invano”<br />

recita una targa commemorativa in<br />

suo ricordo. E la morte di Veronica Guerin<br />

sembra davvero non essere stata<br />

vana. Se la sua storia è, infatti, così simile<br />

a quelle dei nostri giornalisti che hanno<br />

sacrificato la loro vita per amore della<br />

verità e giustizia, quel che ne è seguito<br />

non lo è affatto.<br />

Un'ondata di emozione popolare<br />

Al suo assassinio, nella Repubblica Irlandese,<br />

si scatenò un’ondata di emozione<br />

popolare senza precedenti. Migliaia di<br />

persone si riversarono per le strade in decisa<br />

richiesta di protezione e giustizia.<br />

Il governo approvò le modifiche alla<br />

costituzione utili per poter stilare la prima<br />

legge di confisca dei beni di origine<br />

criminale grazie alla creazione del braccio<br />

speciale di polizia del CAB (Criminal<br />

Assets Bureau) che ogni anno riesce a recuperare<br />

una ricchezza pari a circa 5,2<br />

milioni di euro. L’anno dopo la morte di<br />

Veronica il tasso di criminalità nell’isola<br />

scese del 15% e non esiste irlandese che<br />

non sappia chi questa donna coraggiosa<br />

sia e abbia fatto per il suo paese.<br />

Torniamo a casa nostra. Provate a chiedere<br />

ad un milanese chi era Pippo Fava,<br />

con buona probabilità forse ne conoscerà<br />

appena il nome, ma ben poco sulla storia<br />

e l’operato.<br />

In Irlanda, come in Italia, il letargo sociale<br />

e istituzionale hanno avuto bisogno<br />

di morti eccellenti per far sì che molte<br />

coraggiose leggi antimafia fossero approvate.<br />

I <strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

<strong>Siciliani</strong><strong>giovani</strong><br />

– pag. 70<br />

Veronica Guerin<br />

Una comunità può definirsi civile e democratica<br />

solo quando protegge i suoi<br />

cittadini quotidianamente, senza la necessità<br />

di farlo a morti avvenute. Ma a<br />

dieci anni dall’istituzione del CAB, i poteri<br />

di cui esso fruisce son stati estesi e<br />

migliorati, mentre nel nostro paese c’è<br />

una continua tendenza a depotenziare le<br />

leggi parlando di rivendita dei beni confiscati<br />

e di norme meno severe per i regimi<br />

a carcere duro.<br />

La storia di Veronica Guerin ci fa capire<br />

come la cooperazione fra gli Stati e i<br />

cittadini è fondamentale per un contrasto<br />

serio alle mafie e come il problema della<br />

criminalità organizzata esuli dalla sola<br />

realtà sociale italiana. La recente istituzione<br />

di un organo europeo antimafia, la<br />

commissione CRIM è il primo passo per<br />

una sensibilizzazione europea al problema.<br />

Se infatti il racket di casa nostra si<br />

chiama “pizzo”, il racket anglosassone si<br />

chiama “protection money”, ma la piaga<br />

sociale è la medesima. La speranza che<br />

l’Europa inizi a parlare un linguaggio<br />

unico in tema di criminalità organizzata,<br />

apre uno spiraglio ad un contrasto che<br />

possa essere efficace e rende vero omaggio<br />

a tutte quelle vittime che in ogni parte<br />

del mondo si son battute affinché fossimo<br />

un po’ più liberi.<br />

“Protection money” = “pizzo”<br />

Parlare di mafia, davanti alla generale<br />

indifferenza e il diffuso timore, non è facile.<br />

Parlare di mafie, probabilmente, lo è<br />

ancor meno. Ma il dovere morale e civile<br />

di farlo deve toccare ognuno di noi: solo<br />

così le tutte le morti innocenti, da quella<br />

di Veronica Guerin a quella di Beppe<br />

Alfano, in tutte le parti del mondo, non<br />

saranno state vane, e avremo il diritto di<br />

porre fiori sulle tombe di chi ha amato<br />

così tanto la vita da difenderla anche a<br />

costo di donarci la propria.

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