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due sistemi, in contrasto, quella tedesca e quella americana.<br />
Nel sistema tedesco, banche pubbliche ed Enti locali interagiscono<br />
molto strettamente nella fase di concessione del credito,<br />
ma il ricorso al mercato avviene tramite il collocamento di<br />
Pfandbriefe, cioè di obbligazioni emesse da istituzioni creditizie<br />
pubbliche e destinate a rifinanziare i prestiti concessi ai<br />
governi regionali e locali in Germania. Si tratta quindi di quella<br />
che potremmo definire una cartolarizzazione tipizzata e<br />
regolamentata.<br />
Nel sistema americano, il finanziatore è, fin dal primo<br />
momento, il mercato. La valutazione del merito di credito è<br />
perciò fatta su basi del tutto diverse ( si pensi all’importanza<br />
del rating), ed anche il tipo di istituzione finanziaria coinvolta<br />
è del tutto diversa<br />
Per concludere su questo punto vorrei aggiungere un’ultima<br />
osservazione. La filosofia dominante nel Dipartimento<br />
del Tesoro sembra essere quella, come ho detto, di accrescere<br />
l’ambito delle scelte finanziarie disponibili per le A.L., ben<br />
sapendo, tuttavia, e lo ha ribadito in una Audizione parlamentare,<br />
la primavera scorsa, il Prof. Siniscalco, che del tutto<br />
diversa è la politica del debito che può perseguire un grande<br />
emittente, come il Tesoro, che ha la possibilità di essere presente<br />
su tutti i segmenti del mercato, offrendo di volta in volta<br />
la combinazione più convincente di strumenti e scadenze, da<br />
quel che può fare un emittente piccolo (anche sovrano) che<br />
non può che scegliere una limitata combinazione di strumenti,<br />
e quindi, non potendo diversificare, non può ridurre il<br />
rischio di tasso o di liquidità. Per questo motivo, l’Ente territoriale<br />
è costretto a privilegiare l’uno o l’altro obiettivo . Mi<br />
sembra, tuttavia, molto importante segnalare che la politica<br />
del debito pubblico del Tesoro è stata quella di ridurre l’esposizione<br />
al rischio di tasso d’interesse. Se a fine 1992 la quota<br />
di titoli a breve o a tasso variabile rappresentava oltre il 67%<br />
del totale, a fine 2003, tale quota si è ridotta al 27%. Nel caso<br />
degli E.L. ho osservato che quando la CDP ha introdotto i<br />
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