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Una stagione a Orolai - Sardegna Cultura

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giuoco della trottola, che durava tutto l’anno; mentre<br />

stagionali erano gli schioppetti di sambuco, «il paradiso»,<br />

le raganelle e le tabelle della Settimana Santa.<br />

Ma quando la compagnia inforcava i bastoni di ferula<br />

con la testa cavallina lavorata a punta di coltello e<br />

imbracciavano i fucili di canna, tutto il campo le apparteneva.<br />

Era quello il momento in cui qualche vecchio<br />

tirava i remi in barca e se ne andava brontolando:<br />

– Polledrini, polledrini…, – il più delle volte inseguito<br />

dall’abbaiata dei ragazzi.<br />

Il giuoco dei giuochi, infine, quello che impegnava<br />

l’attenzione anche degli anziani, si chiamava «dei banditi<br />

e dei soldati». Era un’esercitazione di valore che su una<br />

pianura nuda come quella, senza boschi e senza cespugli,<br />

senza rupi e senza grotte, – perciò la meno adatta possibile<br />

per gli appiattamenti della forza pubblica e per i nascondigli<br />

dei malandrini, – si apriva con uno scappa e<br />

fuggi generale e si risolveva ogni volta in una baraonda<br />

di veri e propri parapiglia e litigi, con contusi e feriti da<br />

ambo le parti; tanto impegno mettevano tutti in quella<br />

recita. I ruoli si invertivano a ogni nuovo spettacolo, senza<br />

contestazioni, pacificamente, perché l’onore consisteva<br />

per ciascuno solo nel non perderlo col trasgredire o mal<br />

eseguire gli ordini che venivano impartiti agli agenti della<br />

forza pubblica dal capitano, ai banditi dal capo brigante:<br />

capitano e capo brigante che, anche dopo un conflitto a<br />

fuoco in cui uno o tutti e due erano caduti sul campo, si<br />

rialzavano e si stringevano la mano cavallerescamente.<br />

Poiché quasi tutti erano scalzi, restavano esclusi dal<br />

giuoco, e tollerati appena in veste di spettatori, i pochi<br />

che erano calzati. Questi, che in quelle occasioni si sentivano<br />

quasi disonorati di avere le scarpe ai piedi, non<br />

si attentavano tuttavia a togliersele, sebbene morissero<br />

dalla voglia di farlo. Essi infatti ci avevano provato una<br />

volta, ma le scarpe non erano state più ritrovate con loro<br />

scorno e danno e non senza punizioni corporali.<br />

14<br />

I primi ritorni di Cardellino a casa da quella piazza<br />

erano sempre stati annunciati di lontano da piagnistei:<br />

segno che le aveva prese. Ogni volta la madre, senza interrogarlo,<br />

lo aveva punito con mano dura gridandogli:<br />

– Tu, hai il cuore da contadino.<br />

Così Cardellino aveva imparato non troppo tardi a<br />

distinguere il cuore del contadino da quello del pastore,<br />

e a non dare retta alla maestra di dottrina, la quale, sotto<br />

una navata della chiesa, insegnava a colpi di canna a<br />

lui e agli altri ragazzi che alle offese si deve rispondere<br />

solo col perdono.<br />

Ora Cardellino aveva dunque dieci anni, e grandi<br />

avvenimenti si preparavano per lui.<br />

Anzitutto, era arrivato per lui il tempo di lasciare la<br />

scuola. Di essere «scarcerato». Ma, strano a dirsi, se fosse<br />

dipeso da lui, avrebbe rimandato, senza saperne bene<br />

il perché, almeno di qualche settimana, di qualche giorno,<br />

la festa che nei primi anni di scuola aveva affrettato<br />

col desiderio tante volte.<br />

Erano gli ultimi giorni di scuola. La primavera agonizzava<br />

prematuramente a <strong>Orolai</strong>. Come ogni anno,<br />

essa si era corrotta in due o tre settimane dal suo arrivo:<br />

quando il sole era diventato un drago di fuoco: il drago<br />

che solo un San Giorgio a cavallo e lancia avrebbe potuto<br />

calpestare e trafiggere; o che avrebbe potuto ammansire<br />

con una sola parola tutt’al più quel San Giorgio<br />

di Suelli che faceva scaturire le acque dalla roccia e<br />

comandava alle rane e guariva gli infermi e risuscitava i<br />

morti: e tutto questo molto tempo prima dei miracoli<br />

di San Francesco. Purtroppo quel sole in una sola ora<br />

di malignità riusciva a bruciare i grani e a mettere alla<br />

sete il bestiame. I vecchi dicevano che sempre così era<br />

stato in quel territorio più di ossa che di polpa, per il<br />

peccato forse di una specie di Adamo di <strong>Orolai</strong>.<br />

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