Una stagione a Orolai - Sardegna Cultura
Una stagione a Orolai - Sardegna Cultura
Una stagione a Orolai - Sardegna Cultura
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
era comprato i buoi e il carro. In seguito, di cattivo in<br />
cattivo raccolto, lavorando terreni di Prospero Sio, aveva<br />
perduto tutto. E tutto questo glielo aveva sequestrato<br />
Prospero Sio. Ora Lussemburgo non ci vedeva neppure.<br />
Forse era diventato cieco prima del tempo a causa<br />
di quella delusione e di quell’accoramento. La sua pensione<br />
di invalidità e vecchiaia era irrisoria al punto che<br />
l’aiutava a tirare avanti soltanto per un terzo del mese;<br />
per il resto del tempo lo soccorrevano i suoi vicini, un<br />
po’ l’uno un po’ l’altro.<br />
Fu in quegli ultimi giorni di libertà che Cardellino,<br />
nell’accommiatarsi da tutti, apprese direttamente da lui<br />
che Prospero Sio era già all’inferno in un modo curioso:<br />
c’era e non c’era a <strong>Orolai</strong>: il corpo di quel riccone era lì<br />
nella casa con le inferriate, ma già amministrato dal demonio;<br />
l’anima sua insomma era lontana, nel fuoco dell’inferno.<br />
Sembrandogli, questo, un racconto incredibile,<br />
Cardellino ne chiese spiegazione a sua madre.<br />
Maria-la-formica gli rispose senza esitare:<br />
– Lussemburgo non ha inventato nulla. Non è il<br />
primo caso; e non sarà l’ultimo né a <strong>Orolai</strong> né altrove.<br />
Il tempo di lasciare il villaggio si avvicinava. Erano<br />
già partite le rondini. Già i pastori dei monti più alti<br />
erano passati con i loro greggi, con i loro cavallini pelosi<br />
e i loro cani, diretti alla pianura che si scorgeva dalla<br />
piazza di <strong>Orolai</strong> come una linea morbida e perfetta in<br />
fondo all’orizzonte. Il più alto monte era già bianco, e<br />
il vento recava alla piazza, di quando in quando, l’odore<br />
sottile della sua neve. Gli ultimi fichidindia erano<br />
guardati a vista dai custodi. Dai tetti saliva più abbondante<br />
il fumo. Il sole sembrava malato. Le notti si erano<br />
allungate e fatte rigide, e i cani uggiolavano sempre<br />
più afflitti e numerosi, chiedendo di essere accolti al<br />
caldo delle case. No, non poteva essere che uggiolassero<br />
28<br />
ai morti, come gli avevano fatto credere da ragazzino:<br />
dopo spente tutte le luci, scalzi e invisibili, i morti visitavano<br />
il villaggio e vi si trattenevano fino al primo canto<br />
del gallo. Questo dicevano. E i cani al vederli li temevano<br />
e si lamentavano. Ma non era vero niente. Perché,<br />
infatti, quegli uggiolii li facevano così di frequente e così<br />
pietosi d’inverno e non d’estate? Segno che era il<br />
freddo, non altro, a farglieli fare. Così, a questa conclusione,<br />
arrivò in quei giorni Cardellino, parlandone con<br />
Domenico.<br />
Domenico, il padrone dell’isola, aveva calzato le<br />
scarpe anche lui, imbullettate le sue, pesanti come piombo;<br />
da contadino. I due amici se le guardavano l’un l’altro<br />
e si facevano gli sberleffi, ma era riso che non cuoceva:<br />
si dovevano separare, dovevano percorrere diversa<br />
strada con quelle scarpe.<br />
Il gabbano di Cardellino era pronto, di lana ruvida,<br />
rigida: di orbace nero, col cappuccio. Domenico glielo<br />
volle vedere addosso prima ancora della partenza e disse:<br />
– Sembri un «mamuttone» –. Così era chiamata a<br />
<strong>Orolai</strong> la maschera di carnevale, la cui allegria consisteva<br />
nella tristezza. Anche Domenico era triste. La fanciullezza<br />
se ne era volata.<br />
Quella notte la madre di Cardellino non chiuse occhio<br />
al pensiero che il ragazzo le usciva di casa a quell’età<br />
per andare incontro ai disagi e ai pericoli del pastore<br />
nomade. Sì, lo comprendeva: aveva il cuore da<br />
contadina anche lei, quella notte. Poi, poi si sarebbe<br />
consolata con l’altro figlio, con la bambina che dormiva<br />
ancora in culla e con una creatura che già le batteva<br />
dentro. Non si è mai contenti, si rimproverava. Va forse<br />
in mano di un estraneo? Non va nemmeno in capo<br />
al mondo. Dai pascoli di Pasada potrà sentire anche le<br />
campane. Ma è un fatto che un bambino è sempre un<br />
29