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Una stagione a Orolai - Sardegna Cultura

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lampada da minatore e riprese la strada facendogli lume<br />

di tratto in tratto. Non era una strada, era piuttosto una<br />

callaia, fiancheggiata di rovi. Passo passo si trovarono di<br />

fronte a una parete. Dall’alto, come dal parapetto di un<br />

pozzo scendeva una fune di luce: Cardellino spinse lo<br />

sguardo quanto più poté verso l’alto: vide alcune stelle.<br />

Come era arrivata la notte se fuori aveva lasciato il sole a<br />

molte e molte ore lontano dal tramonto? Questo poteva<br />

succedere solo in caso di eclissi.<br />

– Non è notte, non temere – gli fece Stefano. – È cosa<br />

che capita in ogni caso simile a chi guarda dal fondo<br />

di un pozzo. E a proposito tu, qui, ci sei stato e non ci<br />

sei stato; tu non hai veduto nulla, va bene? –. – Va bene<br />

– rispose Cardellino e subito Stefano mutò registro e con<br />

vera allegria si mise a cantare dirigendosi con la lampada<br />

accesa in mano, verso l’uscita. Così, si trovarono nel bosco<br />

e a Cardellino sembrò di essersi svegliato da un sogno,<br />

dopo quanto aveva visto e perché si trovò davanti la<br />

cavalla e il polledrino, in mezzo agli alberi: esso sciolto,<br />

essa impastoiata.<br />

Stefano spense la lampada, imboccò senza esitazione<br />

un sentiero e furono presto all’aperto. Li aspettava una<br />

sorpresa: Martino Pecora li avvertì che Massimo Ru era<br />

stato ucciso. Glielo aveva riferito uno sconosciuto che<br />

era passato poco prima, facendo il nome del «buon valente»:<br />

Gerolamo Murrazza.<br />

No, non era stato Gerolamo Murrazza a far la pelle<br />

a Massimo Ru. La gente diceva che quasi di certo Dio<br />

aveva concesso a quel «figlio di mala sorte» di entrare in<br />

Purgatorio. Questo, perché pochi momenti prima di essere<br />

ucciso, Massimo aveva fatto una buona azione. Per<br />

una buona azione Dio apre le grandi braccia al peccatore<br />

e non gli nega un posto in Purgatorio. Se non avesse<br />

dato retta al cuore, Massimo non si sarebbe fidato tanto<br />

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del pastore né si sarebbe lasciato sorprendere e uccidere<br />

da lui. Tutti sapevano il nome di questo pastore, ma<br />

nessuno lo pronunciava: lo nominavano per allusione o<br />

per perifrasi: «quello, il buon valente, il rivale» e simili;<br />

così come, invece di dire il demonio, dicevano, per tenerlo<br />

lontano, «la bestia, la volpe, lo zio» e simili. Dicevano<br />

anche: – Uccidere un cristiano è mestiere della<br />

Morte, ed è ufficio suo, datole da Dio –. E poi qui c’era<br />

di mezzo il tradimento, con l’avidità del denaro della<br />

taglia. E questo non riuscivano a perdonarlo all’uccisore.<br />

Sì, Massimo ne aveva fatto a piedi e a cavallo, ma infine<br />

da quale punto era partito? Quanti senza montura<br />

avevano cercato di ucciderlo? Uno della Giustizia, sì, è<br />

pagato per questo, è il suo dovere. Ma uno che non veste<br />

divisa, un cittadino privato che uccide per lucro è<br />

un verme della terra. Così concludevano.<br />

Dal racconto della vecchia Raimonda e da altre fonti<br />

s’era potuto ricostruire come fossero andate le cose<br />

quella notte. Era una notte di tempesta, e Massimo Ru<br />

andava a Selvaplana. Al bivio di Selvaplana, all’alba, lo<br />

aspettava il suo caro amico Teodoro Padente, un amico<br />

d’infanzia, il quale gli aveva mandato a dire che doveva<br />

avvertirlo in un orecchio di un agguato che gli si stava<br />

preparando. Questo caro amico, tutti ora lo giuravano,<br />

lo aspettava, invece, per fargli la pelle, per decorarlo di<br />

medaglia di piombo: e così riscuotere la taglia. Massimo<br />

era stato avvertito in tempo del tranello (anche questo<br />

si era saputo da qualcuno che lo aveva avvertito in<br />

tempo, che era poi la sua amante). E Massimo, tra credere<br />

e non credere, si voleva sincerare e si era diretto<br />

quella sera a Selvaplana per decorare lui l’amico di medaglia<br />

di piombo, nel caso che fosse atteso davvero da<br />

un cacciatore all’agguato.<br />

Cammina cammina, verso la mezzanotte, sotto la<br />

pioggia, fu vicino al casolare di quell’altro suo amico<br />

di infanzia, Saverio Farè, morto nella guerra che era<br />

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