Una stagione a Orolai - Sardegna Cultura
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– quasi per scongiuro a favore del fortunato – una data<br />
nuova e memorabile in quel calendario rustico di <strong>Orolai</strong><br />
chiamandola «l’anno di Antonio Poberile»: cioè l’anno<br />
in cui un povero era stato favorito dalla Fortuna al<br />
punto di poter passare dall’asino al cavallo.<br />
L’asino è il cavallo del povero e significava già qualche<br />
cosa, a <strong>Orolai</strong> e dintorni. Non tutti i poveri, infatti,<br />
ne possedevano uno. Il cavallo invece era lo stesso come<br />
essere benestanti: col cavallo insomma, dicevano, è<br />
come essere a cavallo. Con quell’asino di nuovo acquisto<br />
Antonio Poberile era dunque sulla via fortunata di<br />
potersi presto comprare anche un cavallo; e lo aveva alloggiato<br />
nella corte, sotto la legnaia.<br />
Ma come aveva fatto Antonio Poberile a incantare<br />
la fortuna? Con lo zufolo, forse? Aveva forse scovato il<br />
tesoro di Mauro Bussolo o quello del castello di Burgos?<br />
O gli era andata bene, anzi benissimo, un’impresa<br />
da uomo valente, un’ominía? Dicevano così per dire;<br />
ma i più erano convinti che, pur con l’assistenza della<br />
Fortuna, molto era dipeso dalla vita di guerra che Antonio<br />
aveva sostenuta in tutti quegli anni contro le stagioni<br />
e anche contro il fisco e forse, perché no?, ingegnandosi<br />
anche ai margini del codice penale. E non<br />
piccola parte di merito riconoscevano a Maria-la-formica<br />
che era spesso andata a letto al buio e senza cena.<br />
Così Cardellino nel lasciare la scuola era più fortunato<br />
di tanti altri compagni.<br />
Quel settembre avrebbe ricevuto la verghetta, per<br />
guidare gli agnelli, dalle mani di suo padre, pastore d’un<br />
gregge suo, e non da quelle di un padrone, come era<br />
toccato a suo padre alla sua stessa età.<br />
Già erano pronti gli scarponi con le suole di gomma<br />
e anche il cappottino d’orbace: sorpresa delle sorprese,<br />
l’una e l’altra per lui. Aveva fino ad allora camminato<br />
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scalzo in tutte le stagioni, come il gallo e il gatto, e con<br />
una sacchetta sulle spalle quando pioveva. Pesavano<br />
come piombo questi scarponi; e costavano un occhio.<br />
– Che tu li consumi con la salute – gli aveva augurato<br />
il calzolaio nell’atto di consegnarglieli. Ora Cardellino<br />
quasi si vergognava, dopo tanto tempo che aveva fatto<br />
parte degli Scalzi, di essere passato ai Calzati. Gli sembrava<br />
quasi di essere un traditore. Ma, infine, una volta<br />
usciti dalla fanciullezza, si deve andare, o contadino o<br />
pastore, per sassi pungenti e taglienti e per pruni, devono<br />
calzarseli, i piedi, il contadino e il pastore. Non abbiamo<br />
lo zoccolo, noi pastori e contadini, come i buoi<br />
e come i cavalli e gli asini: altrimenti si ricorrerebbe al<br />
fabbro, pensava Cardellino, per scacciare la malinconia.<br />
Ma era una malinconia attaccata con la pece, che non<br />
lo lasciava, che nasceva da altro, che gli si notava a colpo<br />
d’occhio. Sua madre rincarava la dose proprio in<br />
quei giorni: che dipendeva da quel suo «cuore» da contadino;<br />
altri avrebbe dato un occhio per quelle scarpe; e<br />
stesse bene attento a non farsele rubare.<br />
L’ultimo giorno di scuola il vecchio maestro, aggirandosi<br />
tra i banchi, si mise a fare in celia il processo a<br />
ognuno: tu questo e questo e quest’altro: un elenco<br />
delle marachelle e delle mancanze che avevano commesse<br />
ciascuno in tutti quegli anni che li aveva «pasturati».<br />
Tu questo, tu quest’altro… Terminato quell’affettuoso<br />
processo, ritornò alla cattedra e li dichiarò tutti<br />
perdonati. Ormai non riusciva più a nascondere una<br />
sua gran fretta di congedarli: forse temeva di commuoversi<br />
troppo alla loro presenza. Aveva fretta, aveva tanto<br />
da fare ancora, si giustificava: chiudere i conti dell’anno<br />
scolastico, concludere le medie, stendere la relazione finale:<br />
tutti promossi. – Ci rivedremo però, di tanto in<br />
tanto; almeno alle feste –. Furono le sue ultime parole;<br />
si avviò alla porta, la spalancò: si vide la strada e con un<br />
gesto la indicò ai ragazzi.<br />
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