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Una stagione a Orolai - Sardegna Cultura

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uno ha un debito antico da pagare, come ne aveva uno<br />

una volta Bernardino Gosio di <strong>Orolai</strong> (carico di figlie e<br />

senza un figlio maschio: che non lo poteva soffrire), un<br />

debito, dico, verso Lorenzo Muzi e, se questo Lorenzo<br />

Muzi non vuol saperne più di pazientare, e solo è disposto<br />

a dare respiro se il trenta uno (tutto costa sempre<br />

più caro) Bernardino accetta che sia portato al quaranta…<br />

allora che accade? Accade che Bernardino Gosio<br />

prende tempo per pensarci, corre a cavallo da Luigi Perete<br />

che è un cuore d’oro e infatti gli dà il denaro al<br />

trenta uno con cambiale avallata da Antonio Poberile,<br />

ritira la cambiale da Lorenzo Muzi, corre a cavallo perché<br />

ha fatto tardi: lo aspettano i soci per la notte dei tre<br />

Re, bruciano la fattura, si mettono a cenare, bevono, e<br />

Bernardino si mette a predicare: «C’era una volta ad<br />

Austalé…».<br />

Scoppiò un coro di risa. Rise anche Cardellino, perché<br />

anche lui aveva compreso, se non tutto tutto, almeno<br />

questo: che le cambiali legano come le «fatture» e<br />

che non basta il sebeze, (quel sebeze che sua madre gli<br />

aveva messo al collo la mattina che aveva incominciato<br />

la vita del pastore), non basta, no, a ritirare le cambiali.<br />

E così pensando si immalinconì: gli era presente quella<br />

mattina…<br />

Ma già erano ricominciati gli onori alla damigiana: si<br />

passavano la ciotola in cerchio e di mano in mano arrivò<br />

fino a lui che ce n’era un sorso; ma era il meglio, perché<br />

chi beve allo stesso bicchiere al quale hanno bevuto altri<br />

come fratelli, ebbene l’ultimo, chi sa poi se era vero,<br />

verrà ad apprendere presto o tardi tutti i loro segreti.<br />

A un tratto i cani abbaiarono. Che era che non era,<br />

a quell’ora? Stefano con gli occhi lucidi disse: – Saranno<br />

i re Magi –. I cani erano furiosi. <strong>Una</strong> voce di fuori:<br />

– Siamo amici! Aspettate amici? –. Bernardo si fece sull’usciolo,<br />

richiamò i cani, rispose: – Benvenuti gli amici,<br />

avanzate –. Sbucarono dal buio due incappucciati.<br />

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Erano due pastori della capanna lontana: uno di essi,<br />

entrando, disse allegramente, indicando la damigiana:<br />

– A quanto sembra, siamo arrivati in buon punto –. Fu<br />

fatto loro posto ed entrarono subito in allegria anche<br />

loro. Bernardo riempì la ciotola e la passò a uno dei<br />

due che bevve e subito la passò al compagno. Restituita<br />

la ciotola a Bernardo, questi disse, forbendosi la bocca<br />

col dorso della mano, e con voce incolore: – Avrete saputo<br />

la novità anche voi, hanno sequestrato il figlio di<br />

Cosimo Pegusino, questo pomeriggio. Ne vogliono tre<br />

milioni –. Commentò Antonio Poberile: – Proprio a<br />

lui doveva toccare. Ricco è ricco, ma è un pastore che<br />

paga pascoli, e liquido non ne deve avere tanto, specie<br />

in queste circostanze…<br />

Il commento cadde nel vuoto. Un’altra volta Martino<br />

armeggiava: graticola, arrosto di salsicce, in onore<br />

degli ospiti. Il vino al calore del fuoco li lavorò molto<br />

presto. Uno degli ospiti cominciò a mugolare; a poco a<br />

poco fissando il fuoco presero a mugolare prima l’uno,<br />

poi l’altro, poi l’altro ancora: tutti ora mugolavano in<br />

coro, facevano organo: e uno, quello che aveva recato la<br />

notizia del sequestro del bambino, intonava con una<br />

bella voce squillante: «I tre re dell’Oriente con apparato<br />

mai visto portan doni a Gesù Cristo di argento mirra e<br />

oro… il Bambino, diridoro, il Bambino diridoro…».<br />

Nessuno si avvide che Cardellino era all’usciolo della<br />

capanna dando loro le spalle. Il freddo della notte gli<br />

snebbiava la mente. Ascoltava quel coro che non sapeva<br />

se fosse di allegria o di vendetta e pensava accorato a<br />

quel bambino prigioniero, sulla cui testa pesava una taglia<br />

da scriversi con tanti zeri, molto vicina a quella che<br />

valeva la vita di Massimo Ru. «Il Bambino diridoro, il<br />

Bambino diridoro…» continuavano a cantare gli uomini<br />

alle sue spalle, fermi su quelle parole sole, da quando<br />

vi erano arrivati: e di là non avanzavano né ritornavano<br />

indietro come legati da una fattura. Quel bambino di<br />

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