CICILEO (la vera storia dell'Apollo 13) - Primperan, vita da trentaneo
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<strong>13</strong>.<br />
Sono corso a casa, sperando di non trovarci nessuno. Non voglio<br />
che mi ve<strong>da</strong>no così. La casa era vuota, conge<strong>la</strong>ta e silenziosa,<br />
sembrava fosse rimasta senza parole nel vedermi così ridotto. Sono<br />
passato solo per cambiarmi prima di an<strong>da</strong>rmi a fare le radiografie.<br />
Il naso mi fa un male cane. Ho preso del ghiaccio, degli stracci<br />
per tamponare il sangue che continua ad uscirmi, ho buttato le<br />
robe in <strong>la</strong>vatrice, mangiato un boccone di una sbobba cinese<br />
avanzata in una vaschetta e bevuto una mezza birra. Sono an<strong>da</strong>to in<br />
camera mia, a scegliere i vestiti, sorvo<strong>la</strong>ndo sui cassetti delle<br />
camicie: una tuta mi starà benissimo. Ho poggiato il coltello che<br />
mi stava per ammazzare sul tavolo, affianco al<strong>la</strong> roba. Quando sono<br />
uscito stamattina, <strong>la</strong> polvere l’ho <strong>la</strong>sciata sul tavolo e neanche<br />
me ne sono accorto. Chissà se loro l’hanno vista, chissà che<br />
avranno pensato. La prendo, avrei <strong>da</strong>vvero bisogno di un’altra riga<br />
adesso. Una so<strong>la</strong>. Una so<strong>la</strong> e vado. Ho aperto <strong>la</strong> bustina, preso lo<br />
specchietto. Poi mi sono fermato. Non so perché. Non ne avevo più<br />
voglia.<br />
Sono uscito pensando a cosa dirò all’ospe<strong>da</strong>le, cosa dirò ai miei<br />
amici, al<strong>la</strong> mia ragazza, a mio padre. Cerco di capire a cosa sta<br />
servendo questa giornata in cui neanche il cielo ha capito di che<br />
colore vestirsi, cerco di capire se Polifemo ritornerà in sé, e<br />
verrà ancora a cercarmi, se vorrà finirmi. Almeno, <strong>la</strong> roba è<br />
tornata nelle sue mani, con tanto di sacca <strong>da</strong> velista<br />
professionista: i suoi affari non hanno avuto nessun intoppo, ma<br />
quello che <strong>da</strong>vvero mi preoccupa è che, risparmiandomi, ha mostrato<br />
un’incrinatura <strong>da</strong>vanti ai suoi. Un capo dovrebbe essere freddo,<br />
spietato, vendicativo. Invece loro lo hanno visto concedermi una<br />
via di fuga. Lo hanno visto perdere <strong>la</strong> testa, mostrare debolezza.<br />
Mi ha detto che mi voleva bene come a un fratello. Lo stesso aveva<br />
detto di Vitino. E noi l’abbiamo tradito. Quasi non si capisce chi<br />
sia il malvagio in questa <strong>storia</strong>.<br />
Ma non c’è <strong>da</strong> scherzare: non scherzava con quel<strong>la</strong> pisto<strong>la</strong> in mano,<br />
quando stava per spararmi, voleva spararmi e insieme voleva che me<br />
ne an<strong>da</strong>ssi. Mi voleva sfregiare un occhio, come hanno fatto a lui<br />
tanti anni fa, ma non l’ha fatto. Mi ha detto che sono fortunato,<br />
che devo <strong>la</strong>sciare questa roba e pensare a vivere. Ma a che è<br />
servito che mi abbia <strong>la</strong>sciato vivo, sano? Cosa farò adesso? A cosa<br />
è ser<strong>vita</strong> questa lunga <strong>storia</strong>? Qual è il senso?<br />
Sicuramente è ser<strong>vita</strong> a storcermi il naso, anche se un naso rotto<br />
non deve essere proprio male ora che ci penso guar<strong>da</strong>ndomi allo<br />
specchio, probabilmente questa imperfezione sul mio viso mi<br />
procurerà ancora più avventure luminose, alle donne piacciono i<br />
lineamenti rudi.<br />
E’ ser<strong>vita</strong> a capire che l’Odissea è un libro sempre attuale, che<br />
<strong>la</strong> Ventouris viaggia anche d’inverno, che Berlusconi aveva ragione<br />
quando diceva che Punta Perotti è una mer<strong>da</strong>. Che i Supereroi non<br />
esistono. Che i cattivi non lo sono per forza fino in fondo. E che<br />
gli amici non ci sono mai nel momento del bisogno.<br />
Che ci vuol fare, dottore? C’è <strong>da</strong> stare attenti, sa, dottore? Gli<br />
incidenti domestici sono all’ordine del giorno... uno pensa di<br />
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