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Rapporto annuale 2004 - Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario ...

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IRFMN<br />

Stu<strong>di</strong>o dell’espressione <strong>di</strong> PRL-3 in tumori ovarici<br />

PRL-3 è una fosfatasi appartenente alla famiglia delle PRL che è stata recentemente descritta<br />

come proteina sovraespressa, in pazienti con tumore del colon, nelle metastasi rispetto al tumore<br />

primario <strong>di</strong> origine. Abbiamo stu<strong>di</strong>ato l’espressione <strong>di</strong> questo gene a livello <strong>di</strong> RNA in pazienti<br />

con tumore ovarico <strong>di</strong> sta<strong>di</strong>o III e in metastasi derivate da esso, per valutare se anche nel tumore<br />

dell’ovaio si osservava lo stesso fenomeno. L’analisi ha mostrato che non ci sono significative<br />

<strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> espressione tra tumore primario e metastasi ma, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto visto nel<br />

tumore del colon, il tumore primario dell’ovaio esprime livelli relativamente alti <strong>di</strong> questa<br />

fosfatasi. Abbiamo quin<strong>di</strong> esteso lo stu<strong>di</strong>o a tumori a sta<strong>di</strong>o più precoce (sta<strong>di</strong>o I) trovando che i<br />

tumori allo sta<strong>di</strong>o III esprimono livelli <strong>di</strong> PRL-3 maggiori rispetto al tumore allo sta<strong>di</strong>o I<br />

suggerendo che questa fosfatasi, nel tumore dell’ovaio, potrebbe essere associata con la<br />

progressione tumorale più che con la metastatizzazione.<br />

Inibizione del segnale me<strong>di</strong>ato da PI3K/Akt<br />

In cellule <strong>di</strong> carcinoma ovarico il gene PI3K è spesso overespresso o mutato e come risultato<br />

questa chinasi risulta costitutivamente attivata. La conseguenza è la presenza <strong>di</strong> proteine che<br />

determinano sopravvivenza cellulare, come Akt, costitutivamente fosforilate e quin<strong>di</strong> attive. In<br />

questo progetto è stata valutata la capacità <strong>di</strong> inositoli tetra e pentafosfati <strong>di</strong> inibire il<br />

reclutamento <strong>di</strong> Akt in membrana e la sua successiva fosforilazione. IP5 si è <strong>di</strong>mostrato in grado<br />

<strong>di</strong> indurre riduzione della fosforilazione <strong>di</strong> akt e, come conseguenza, <strong>di</strong> indurre riduzione della<br />

crescita cellulare. Inoltre la combinazione <strong>di</strong> IP5 con un farmaco antitumorale come cisplatino o<br />

taxolo si è mostrata più attiva delle singole molecole nell’indurre apoptosi. Gli inositoli penta<br />

fosfati potrebbero quin<strong>di</strong> rappresentare un ottimo modello per la sintesi <strong>di</strong> molecole in grado <strong>di</strong><br />

revertire il fenotipo antiapoptotico indotto dalla fosforilazione costitutiva <strong>di</strong> Akt.<br />

Oncosoppressori p53 a p73<br />

L’analogo <strong>di</strong> p53, p73, è noto essere presente in <strong>di</strong>verse isoforme, derivanti da splicing<br />

alternativi a carico della parte c-terminale. Oltre a queste isoforme, ne esiste una, chiamata<br />

DNp73, che manca invece del dominio <strong>di</strong> transattivazione situato nella parte N-terminale della<br />

proteina. Questa forma DN <strong>di</strong> p73 ha funzioni antagonizzanti quelle <strong>di</strong> p53 e p73.<br />

Sono stati ulteriormente caratterizzati cloni cellulari derivati dalla linea <strong>di</strong> carcinoma del colon<br />

umano HCT116 esprimenti dopo induzione la forma DN <strong>di</strong> p73. Questi cloni, nonostante<br />

esprimano alti livelli <strong>di</strong> DNp73 che antagonizzano le funzioni delle proteine p53 e p73 wildtype,<br />

rispondono al trattamento chemioterapico in maniera analoga alle cellule non esprimenti<br />

DNp73. Inoltre le stesse cellule trapiantate in topi nu<strong>di</strong> sono in grado <strong>di</strong> sviluppare tumori che<br />

crescono in maniera analoga ai cloni non indotti o non esprimenti DNp73. Abbiamo <strong>di</strong>mostrato<br />

che anche in vivo i tumori esprimono e mantengono alti livelli <strong>di</strong> questa forma aberrante <strong>di</strong> p73,<br />

sia me<strong>di</strong>ante tecniche <strong>di</strong> biologia molecolare che attraverso l’uso <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong><br />

immunoistochimica. I tumori che crescono nell’animale da esperimento rispondono inoltre al<br />

trattamento con farmaci antitumorali esattamente come la linea parentale da cui sono stati<br />

derivati. Sono in corso esperimenti atti a valutare gli effetti della sovraespressione <strong>di</strong> questa<br />

forma aberrante <strong>di</strong> p73 in cellule HCT116 in cui il gene co<strong>di</strong>ficante per p53 è stato inattivato,<br />

per verificare se l’impatto dell’espressione <strong>di</strong> DNp73 in cellule senza p53 (situazione che si<br />

riscontra nella maggior parte dei tumori umani) è <strong>di</strong>verso.<br />

Meccanismo <strong>di</strong> azione <strong>di</strong> nuovi farmaci antitumorali<br />

E’ stato <strong>di</strong>mostrato negli anni precedenti dal nostro laboratorio che il farmaco antitumorale<br />

brostallicina, un derivato della <strong>di</strong>stamicina che lega il DNA nel suo solco minore, presenta un<br />

meccanismo <strong>di</strong> azione peculiare, in quanto esercita una maggiore attività quando sono presenti<br />

alti livelli del sistema glutatione (GSH) glutatione-S-transferase (GST). In <strong>di</strong>versi tumori umani<br />

i livelli <strong>di</strong> questi enzimi detossificanti sono più elevati rispetto al tessuto normale da cui<br />

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RAPPORTO ATTIVITA’ <strong>2004</strong>

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