C R I T I C A • C U L T U R A • C I N E M A - cinecircoloromano
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SCHEDE FILMOGRAFICHE<br />
LA NOSTRA VITA di Daniele Luchetti<br />
3-4 marzo 2011<br />
Daniele Luchetti ( Roma , 1960) ha studiato Lettere e Storia dell’Arte, frequentando la scuola di cinema Gaumont, dove ha partecipato<br />
alla realizzazione del film collettivo Juke Box nel 1985 Molto amico di Nanni Moretti, è stato prima suo attore in Bianca (1983) e poi è<br />
diventato il suo aiuto regista in “La messa è finita” (1985), passando alla regia di spot pubblicitari (Suzuki, Fiat e Galbani) ed esordendo<br />
come sceneggiatore e regista in “Domani accadrà” (1988). La pellicola gli permette di vincere il David di Donatello come miglior<br />
regista esordiente. Seguiranno, “La settimana della sfinge” (1990), dove il regista strizza l’occhio al suo autore francese preferito<br />
(Truffaut) e “Arriva la bufera” (1993). Tornerà attore, sempre per Nanni Moretti, in “Palombella rossa” (1989), mentre due anni più<br />
tardi firmerà il suo più grande successo: “Il portaborse”. La pellicola viene accolta bene in Italia (dove Luchetti vince il David per la<br />
migliore sceneggiatura) e viene addirittura osannata in Francia.Sarà poi la volta del buon risultato de “La scuola” (1995) e, dopo una<br />
piccola parentesi come attore in “Il cielo è sempre più blu” (1995) di Antonio Luigi Grimaldi, eccolo dirigere Stefano Accorsi ne “I piccoli<br />
maestri” (1998). Collaborerà con altri autori nel film collettivo “Un altro mondo è possibile” (2001), seguito dalla commedia leggera<br />
e dalla sceneggiatura brillantissima “Dillo con parole mie” (2003). Segue “Mio fratello è figlio unico” (2007) con Elio Germano<br />
e Riccardo Scamarcio. Non è da dimenticare “12 pomeriggi” (1999), memorabile cortometraggio sull’arte accompagnato da delle splendide<br />
musiche. Nel 2008 fa parte del progetto All Human Rights for All con il corto “Articolo 15 – La lettera”, realizzato in occasione del<br />
60° anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani. Torna dietro la macchina da presa nel 2010 con “La nostra vita”, unico italiano<br />
in concorso a Cannes.<br />
Interpreti: Elio Germano (Claudio), Raoul Bova (Piero), Isabella Ragonese (Elena), Luca Zingaretti (Ari), Stefania Montorsi (Liliana),<br />
Giorgio Colangeli (Porcari), Alina Madalina Berzunteanu (Gabriela), Marius Ignat (Andrei), Awa Ly (Celeste), Emiliano Campagnola<br />
(Vittorio)<br />
Genere: Commedia<br />
Origine: Italia<br />
Soggetto: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Daniele Luchetti<br />
Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Stefano Rulli, Daniele Luchetti<br />
Fotografia: Claudio Collepiccolo<br />
Musica: Franco Piersanti<br />
Montaggio: Mirco Garrone<br />
Durata: 100’<br />
Produzione: Riccardo Tozzi, Giovanni Stabilini, Marco Chimenz per Cattleya/Babe Films/in collaborazione con Rai Cinema<br />
Distribuzione: 01 Distribution<br />
SOGGETTO: Claudio, operaio edile sui trenta anni, affronta un evento impossibile da immaginare: l’amata moglie Elena muore di<br />
parto nel dare alla luce il terzo figlio. Di fronte ad un lutto impossibile da elaborare, con un neonato e altri due ragazzini da accudire,<br />
Claudio reagisce con la decisione di dedicarsi ad avere il meglio, per se e per la propria famiglia. Ci vogliono molti soldi, e per questo<br />
si caccia in affari edilizi che ben presto si rivelano troppo rischiosi per lui. Seguono debiti, ricatti, illegalità. Quando, toccato il fondo,<br />
riesce a risalire, Claudio capisce che nel momento del bisogno gli unici a stargli vicino sono stati il fratello e la sorella, e che ora la<br />
vicinanza dei figli piccoli é la cosa più importante per poter affrontare il futuro.<br />
VALUTAZIONE: Siamo nella Roma contemporanea, meglio nella periferia, che Luchetti disegna come un luogo a parte, lontano dalla<br />
città tradizionale. Per Claudio, Elena rappresentava l’unico punto valoriale possibile. Dopo la caduta nella trappola dell’ “avere”, l’uomo<br />
si risolleva e si lascia andare nel finale al recupero della famiglia come orizzonte di equilibrio. Va detto che il regista privilegia più<br />
il taglio antropologico che quello etico. Nel protagonista infatti, dice di aver rappresentato: “Un italiano come tanti, che fa cose disoneste,<br />
imbroglia e sfrutta gli altri”. E Germano: “Uno spacciatore truce, ma solo nell’aspetto, di un’Italia non immorale ma amorale”.<br />
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