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L'Equipaggio di Deep Space 16 Γ in Mosca cieca

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La porta che aveva cercato <strong>in</strong>utilmente i primi giorni della sua prigionia<br />

nelle mura lisce e prive <strong>di</strong> qualsiasi fessura, era là, ed era stata aperta!<br />

Calma, si <strong>di</strong>sse lui. Non poteva essere vero. Raggiunse il ciglio <strong>in</strong>tuito dalle<br />

sue <strong>di</strong>ta, trasc<strong>in</strong>ando le gambe. Si, la porta era stata aperta.<br />

Che poteva significare?<br />

Si trasc<strong>in</strong>ò oltre la soglia. Sbatté gli occhi, meravigliato. C’era un lieve<br />

chiarore, che lasciava <strong>in</strong>tuire un corridoio. Il chiarore proveniva da un<br />

turboascensore con la cab<strong>in</strong>a <strong>di</strong> cristallo.<br />

Aperto, <strong>in</strong>vitante…<br />

I suoi carcerieri, a quanto pareva, gli stavano offrendo una passeggiata. Era<br />

arrivata l’ora d’aria? Gli venne da ridere.<br />

Sì… Una passeggiata!<br />

“E va bene! - urlò, ai suoi <strong>in</strong>visibili carcerieri - Vengo!”<br />

Si appoggiò alla parete issandosi su a forza <strong>di</strong> volontà. Per un momento, gli<br />

girò la testa, e temette <strong>di</strong> non farcela. Il dolore che gli veniva su dalle gambe<br />

martoriate gli strappò un gemito. Mormorando un’<strong>in</strong>giuria si riprese, ed<br />

<strong>in</strong>iziò a avanzare a passi <strong>in</strong>certi verso l’ascensore.<br />

“Allora, maledetti… Cosa mi avete preparato?”<br />

Esitò, <strong>di</strong> fronte alla cab<strong>in</strong>a dell’ascensore. Da sopra s’<strong>in</strong>tuiva una luce forte,<br />

ed un forte sentore d’aria fresca. Si appoggiò al cristallo della cab<strong>in</strong>a, e<br />

strappò un lembo <strong>di</strong> quello che restava della sua tunica, per adattarselo sugli<br />

occhi. A tastoni, trovò la cab<strong>in</strong>a del turboascensore. Sentì sul petto il<br />

leggero senso d’oppressione <strong>di</strong> una veloce corsa. Adesso il rumore esplose<br />

<strong>in</strong>torno a lui. Era anche quella una tortura feroce, quel suono che adesso<br />

capiva. Era circondato. Circondato da cent<strong>in</strong>aia o forse migliaia <strong>di</strong> persone,<br />

che battevano ritmicamente le estremità, urlando una lugubre nota.<br />

“Vi state eccitando, eh? - mormorò fra sé - D’accordo, vi servirò espresso<br />

un bello spettacolo!”<br />

Si strappò il cencio dagli occhi. Che senso aveva? Le doppie palpebre del<br />

suo antico retaggio avrebbero protetto i suoi occhi dalla luce quel tanto che<br />

bastava a guardare la morte <strong>in</strong> faccia, qualunque aspetto avesse quella che<br />

avevano scelto per lui.<br />

Il fulgore della luce per un momento lo accecò, ma dopo qualche istante<br />

com<strong>in</strong>ciò a <strong>di</strong>st<strong>in</strong>guere delle forme attorno a lui. La cab<strong>in</strong>a <strong>di</strong> cristallo<br />

12<br />

<strong>Deep</strong> <strong>Space</strong> <strong>16</strong> <strong>Γ</strong> - Episo<strong>di</strong>o 004: <strong>Mosca</strong> Cieca

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