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L'Equipaggio di Deep Space 16 Γ in Mosca cieca

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dell’ascensore che lo aveva accompagnato era sprofondata nel terreno,<br />

lasciandolo allo scoperto, al centro della pedana metallica. Fece un passo <strong>in</strong><br />

avanti, piano. Non doveva far loro vedere che aveva paura.<br />

Era al centro <strong>di</strong> un’arena, separato dagli spettatori da una specie <strong>di</strong> cupola<br />

trasparente e, <strong>di</strong> sicuro, <strong>in</strong>frangibile. In ogni settore della cupola si<br />

<strong>in</strong>travedeva l’occhio <strong>di</strong> una telecamera. Un palco sporgente sulla cupola<br />

sembrava dest<strong>in</strong>ato alle autorità.<br />

“Il M<strong>in</strong>istro Parmen sarà là dentro?” si chiese.<br />

Quanto gli sarebbe piaciuto spaccare la faccia <strong>di</strong> quel dannato bastardo.<br />

E… c’erano delle armi!<br />

Armi da taglio <strong>di</strong> vari tipi, sparse per terra, apparentemente a caso. Dist<strong>in</strong>se<br />

una katana terrestre, una Bat’Leth kl<strong>in</strong>gon, una coppia <strong>di</strong> pugnali bal<strong>in</strong>esi…<br />

Nessuna del suo pianeta.<br />

L’urlo della folla lo fece voltare. Nel terreno si era aperta un’altra botola,<br />

più piccola della piattaforma del turboascensore che aveva portato su lui.<br />

Afferrò i pugnali bal<strong>in</strong>esi e si avvic<strong>in</strong>ò.<br />

La botola aveva rivelato uno stretto passaggio, simile ad un condotto per<br />

l’aria con<strong>di</strong>zionata. C’era qualcosa… Un rumore, simile ad un battito d’ali.<br />

Di nuovo, sentì la paura che gli agitava nelle vene.<br />

R<strong>in</strong>culò rapidamente, allontanandosi dal condotto f<strong>in</strong>o ad appoggiare le<br />

spalle alla cupola che lo separava dagli spettatori.<br />

Sbatté le palpebre, perplesso. Stava sbucando qualcosa dal passaggio,<br />

accompagnato da un boato della folla. Qualcosa dalla testa squamata come<br />

un rettiloide, che aveva però zampe allungate da lunghi artigli e denti a<br />

sciabola. Sulla schiena si allargavano delle ali ricoperte <strong>di</strong> squame, che<br />

rifrangevano la luce dei riflettori.<br />

Attorno a lui si fece silenzio. La creatura era uscita completamente dal<br />

condotto, ed agitava m<strong>in</strong>acciosamente la coda, guardandosi <strong>in</strong>torno. Il corpo<br />

non era molto grande: poco più <strong>di</strong> un sehlat che aveva visto anni prima <strong>in</strong><br />

uno zoo… Ma le ali che si spiegavano come vele sopra la testa lo facevano<br />

sembrare enorme.<br />

La creatura fermò il suo sguardo su <strong>di</strong> lui, sibilando fra le zanne. Per un<br />

breve istante, parve riflettere. La sua fronte squamosa si corrugò, poi allargò<br />

le labbra <strong>in</strong> qualcosa che sembrava un sorriso.<br />

Spiegò le ali, prendendo slancio per spiccare il volo. Si staccò da terra,<br />

allargando le ali al massimo. Gli artigli fenderono l’aria, mentre la creatura<br />

volteggiava nello spazio circolare della cupola, girando, come a cercare<br />

un’impossibile via d’uscita.<br />

<strong>Deep</strong> <strong>Space</strong> <strong>16</strong> <strong>Γ</strong> - Episo<strong>di</strong>o 004: <strong>Mosca</strong> <strong>cieca</strong> 13

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