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segugi_giugno_2009_ok:segugi_aprile_2005 12-02-2010 8:44 Pagina 27<br />
Si può ancora parlare di “<strong>Segugi</strong>o<br />
e <strong>Segugi</strong>sta” nel significato che un<br />
tempo avevano queste parole? E cioè<br />
di una cacciatore col suo cane un po’<br />
remoto, paesano, stretto alle consuetudini,<br />
pronto agli stupori e incerto<br />
per le novità cinofile moderne che lo<br />
trovavano sempre in ritardo? Oggi sopravvivono<br />
ancora, atteggiamenti,<br />
modi di fare cinofilia che si distinguono<br />
da quella ufficiale, rimangono delle<br />
inflessioni locali? O tutti sono ormai<br />
macinati dai grandi filoni segugistici<br />
nazionali: “Tutti cinofili di serie A”: il<br />
sottoscritto rimane un anarchico endemico,<br />
il gran segugio e il buon segugista<br />
esulano dalle regole, e rifuggono<br />
da queste grandi epopee che, “vi<br />
inchioderanno a direttive pilotate da<br />
chi vi vorrebbe usare” Non sono il ricercatore<br />
di un’agenzia demoscopia,<br />
che scodella “tabelle della felicità” e<br />
magari scopre un post segugista (anche<br />
se con un post davanti ormai si<br />
nobilita qualsiasi banalità). Sono un<br />
cronista che nella vita ha fatto un lungo<br />
viaggio cinofilo venatorio in tutta<br />
Italia e oltre, e ha annotato alcuni<br />
aspetti di cui si parla meno. Mi chiedo<br />
ora se è più segugista chi pretende di<br />
tenere sempre banco, o lo è di più chi<br />
ha ancora la grazia di ascoltare e di<br />
stupirsi. Una cosa a ogni modo appare<br />
evidente: il sonnacchioso segugista<br />
e il suo segugio da qualche decennio<br />
si sono destati, hanno avuto un’esplosione<br />
di vitalità, è un toro che si tira<br />
dietro buona parte del nostro mondo<br />
venatorio. Molti se ne sono accorti , si<br />
ingolosiscono al nuovo fenomeno,<br />
moltiplicano aperture su questa rivoluzione<br />
silenziosa che effettivamente ha<br />
un po’ sconvolto.<br />
Mi auguro che questa forza si manifesti<br />
anche nel tirar dritto, buttando solo<br />
un occhio svagato al tramestio che si<br />
è scatenato. Se questa seconda Italia<br />
segugistica è passata in testa, è perchè<br />
ha sempre ubbidito più all’ istinto<br />
che alle teorizzazioni, ha dovuto improvvisare<br />
poiché non si caccia con<br />
un pedigree e per ritrovare quel segugio<br />
vecchio stampo, non si è lasciata<br />
anchilosare in nessun schema. Uno<br />
crede che i nomi siano qualcosa di im-<br />
<strong>Segugi</strong> & <strong>Segugi</strong>sti<br />
Quattro<br />
chiacchiere<br />
mutabile e definitivo? E invece sono<br />
oggetto di bricolage, obbediscono anch’essi<br />
alla diffusissima consuetudine<br />
del “fai da te”. Ci riferiamo ovviamente<br />
ai nostri segugi: e prima del loro<br />
nome, si può parlare addirittura del<br />
loro cognome,”segugista”, quello moderno<br />
della cinofilia riconosciuta e del<br />
pedigree, ma anche quello un po’ più<br />
anziano ed esperto, il cui cervello funzionava<br />
più nel suo dialetto, la cui<br />
usanza era di andar sempre al sodo, la<br />
logica del prendere la lepre, che nel<br />
moderno evapora come una medusa<br />
al sole e sanno un poco di tutto, mentre<br />
noi vecchio stampo sapevamo tutto<br />
su poco. Forse però qualcosa abbiamo<br />
trasmesso alle nuove generazioni:<br />
“la concezione di amicizia”.<br />
Non dimentichiamoci dei magici momenti<br />
che ci uniscono, che finiscono<br />
invariabilmente in autocommemorazione,<br />
racconti di seguite Omeriche<br />
che divengono delle Odissee per la lepre,<br />
non si possono riassumere senza<br />
appannarle e tramontano quando si<br />
stappa una nuova bottiglia di vino.<br />
Anch’io amo raccontare in questi incontri,<br />
vi impongo queste quattro<br />
chiacchiere e non mi importa il gioco<br />
o la perfezione degli standard ufficiali<br />
letti e riletti, ma piuttosto il soggetto<br />
segugio, nella sua crudezza, quello che<br />
cattivamente ama la parte piu spinosa,<br />
entra negli anfratti, scruta i luoghi<br />
piu impensati a volte meno accessibili,<br />
senza pensare di voler ambiziosamente<br />
creare la cosiddetta opera d’arte, e<br />
da naif quale è, ama indirizzarsi verso<br />
lo scovo della lepre.<br />
Poichè sono stanco di vagare o divagare<br />
nel mondo del classico, delle<br />
pagina 27<br />
prove di lavoro riconosciute, dove lavorano<br />
senza ragionare, sempre a testa<br />
bassa così si attutisce la pena, storditi<br />
dall’inebriante odore delle fatte. E<br />
così più ancora che dannarsi per scovare<br />
la lepre, ci si stordisce con un altro<br />
assillo: il lavoro classico “ben fatto”<br />
e se non scovi la lepre: come può<br />
essere un lavoro ben riuscito? Per segugi<br />
e segugisti di questo calibro, le<br />
prove della domenica devono per forza<br />
rappresentare un giorno anomalo,<br />
quasi un incerto del mestiere, contagiati<br />
dalla perfezione: allora per vedere<br />
la concretezza dello scovo, rifaccio<br />
delle puntatine al passato nei dintorni<br />
del segugista ruspante. Mi ritrovo segugista<br />
della prima ora, così di fronte<br />
In attesa della sciolta ad una nostra<br />
gara.