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L'impegno del Rotary sul territorio Sogna, Progetta, Realizza

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1<br />

Spazio libero<br />

Caino ed Abele alla scuola <strong>del</strong> <strong>Rotary</strong><br />

Nel n. 5 <strong>del</strong>la nostra Rivista Distrettuale<br />

si è parlato di “Lotta alla malavita”. Desidero<br />

intervenire.<br />

E spero di non essere considerato utopista<br />

o peggio estremista. Se così dovessi<br />

sembrare, ne chiedo immediatamente<br />

scusa. Il fatto è che vorrei essere coerente<br />

con me stesso e con l’idea -il nostro<br />

Governatore Francesco Socievole,<br />

direbbe magari “sogno”- in me radicata,<br />

per la quale amerei vedere i Club impegnati<br />

in progetti realistici e legati al <strong>territorio</strong>.<br />

Mi riconcilierebbe leggere, vedere<br />

sentire -magari solo sentire- che noi<br />

rotariani ci occupiamo di noi, cittadini,<br />

società, nazione. Non c’è dubbio che sia<br />

estremamente gratificante dare da bere<br />

agli assetati, da mangiare agli affamati,<br />

medicine e cure agli ammalati. E so<br />

pure che quello che vado a dire dispiacerà,<br />

un poco, il mio carissimo amico e<br />

IDG Michelangelo Ambrosio. Perché,<br />

lo confesso subito, mi guardo intorno e<br />

vedo quanto di brutto, da un punto di<br />

vista umano e sociale, ci circonda. Non<br />

influisce poco su questo mio pessimismo,<br />

la professione di avvocato -che mi<br />

vede al lavoro da ben 53 anni- e quindi<br />

il contatto quotidiano con quanto di<br />

brutto e pessimo ci sia nell’uomo.<br />

D’altra parte, bisogna riconoscerlo, è<br />

stato sempre così: Caino e Abele, a mio<br />

avviso, non sono “fratelli” ma le due facce<br />

<strong>del</strong>la medaglia uomo. Perché in ciascuno<br />

di noi albergano sentimenti buoni<br />

e pulsioni negative. Mentre la prevalenza<br />

<strong>del</strong>l’uno <strong>sul</strong>l’altro, nella alternanza,<br />

coinvolge con la ricerca di una immediata,<br />

o almeno rapida, soddisfazione<br />

di egoismi. Tutto sta nell’uso che si fà<br />

di quei freni morali che vengono dalla<br />

educazione, cioè dalle regole etiche che<br />

consentono una armonica vita sociale. Il<br />

cui pilastro principale è il “rispetto” cioè<br />

l’attenzione che ciascuno deve ad altri.<br />

Sembra un ossimoro. Ed in fondo lo sarebbe,<br />

anzi lo è se ci si pone su un piano<br />

<strong>del</strong> tutto ideale e quasi utopico. Ma se ci<br />

guardiamo intorno, sembra quasi che il<br />

concetto e addirittura la parola “rispetto”<br />

siano spariti, dal consorzio sociale<br />

e dal vocabolario. Da qui la necessità,<br />

a mio avviso, di un intervento culturale<br />

massiccio.<br />

Come? E’ sempre la solita domanda;<br />

questa, si, un ossimoro. Succede, infatti,<br />

che istintivamente appaiano enormi<br />

difficoltà, logiche prima ancora che pratiche.<br />

E’ naturale, vorrei dire, chiedersi<br />

come può il <strong>Rotary</strong> influire <strong>sul</strong>la “educazione”.<br />

L’educazione deve essere data<br />

da genitori e insegnanti, che c’entra una<br />

associazione di servizio, sia pure internazionale?<br />

Giusto, se ci fermiamo alla<br />

prima impressione. Ma se passiamo alla<br />

seconda, la dobbiamo opporre al nostro<br />

credo, al nostro impegno: il servizio:<br />

vale a dire essere utili alla società. Torna<br />

allora l’avverbio solito. Come?<br />

Come possiamo, noi rotariani, assumere<br />

l’impegno, l’onere, il modo di “educare”?<br />

Possiamo, basta rifletterci un<br />

attimo. A parte lo strumento giuridico<br />

-previsto nella Costituzione e relativo<br />

al diritto- dovere di proporre una legge<br />

(nelle forme ivi stabilite)- esiste un altro<br />

più semplice modo ed è quello, <strong>del</strong> tutto<br />

nostro e istituzionale, che consiste nello<br />

studiare un problema, individuarne le<br />

soluzioni possibili e consegnarle a chi<br />

di dovere.<br />

Ebbene, anche se è vero che l’uomo in<br />

sé è fatto di bene e di male, resta per<br />

certo che, l’educazione è un fatto di cultura,<br />

cioè di scienza e conoscenza e di<br />

trasmissione di scienza e conoscenza.<br />

Questo significa che intervenendo nel<br />

processo culturale (scienza) e mediatico<br />

(conoscenza) noi possiamo intervenire.<br />

Sui metodi di insegnamento, nelle<br />

scuole, visto che non è possibile nelle<br />

famiglie.<br />

E se possiamo, dobbiamo.<br />

Noi <strong>del</strong> 2100, più che altri (almeno per<br />

quanto si usa dire) viviamo quel terribile<br />

distruttivo problema <strong>del</strong>la malavita,<br />

cioè <strong>del</strong>l’antistato. Che ci opprime da<br />

un punto di vista morale prima ancora<br />

che sociale. A parte le ragioni storiche<br />

(che altri ha superate), a parte le ragioni<br />

geografiche (ormai inesistenti) a parte le<br />

-ipotetiche- ragioni inquinanti dovute al<br />

sovrapporsi (ormai antico) di invasioni<br />

e relativi contagi genetici; resta la difficoltà<br />

se non l’impossibilità, di creare un<br />

serio impianto industriale o commerciale,<br />

libero da condizionamenti malavitosi<br />

e politici (spero ci sia differenza,fra i<br />

due, almeno nella impostazione logica<br />

se non nelle finalità economiche). Ed è<br />

qui che noi possiamo intervenire: proponendo,<br />

alle organizzazioni politiche<br />

a) l’assunzione di strumenti opportuni<br />

(distruggere la ricchezza dei mafiosi,<br />

non riutilizzarla, perché loro si camuffano,<br />

si modificano apparentemente e<br />

tornano a gestire i propri beni); e b) suggerendo<br />

sistemi, metodi o indirizzi che<br />

valgano e riportare nelle scuole il concetto<br />

sacrosanto <strong>del</strong> rispetto. Che l’insegnante<br />

deve sapersi conquistare, con<br />

il rigore, con la scienza, con l’esempio;<br />

e i discenti devono a chi lavora per loro.<br />

Il lassismo,il perbenismo, la sciattoneria<br />

nel vestito, nel corpo e nel cervello<br />

hanno creato quanto di brutto c’è nei<br />

ragazzi. Perché questi imitano i grandi,<br />

fin da quando sono bambini. E a scuola<br />

si comportano come gli insegnanti suggeriscono<br />

o lasciano intendere lecito o,<br />

peggio, facendo capire che a loro interessa<br />

lo stipendio e non il ri<strong>sul</strong>tato.<br />

Certo, non si deve generalizzare. Giusto,<br />

se così non fosse non avremmo diritto<br />

di parola. Però abbiamo Rotaract e<br />

Interact e allora utilizziamo gli strumenti<br />

che abbiamo e che abbiamo la possibilità<br />

e il dovere di usare.<br />

Possiamo, quindi dobbiamo.<br />

Felice Badolati<br />

Coordinatore distrettuale Azione Interna

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