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L'impegno del Rotary sul territorio Sogna, Progetta, Realizza

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La nostra quotidianità sembra fluire<br />

lungo un corso d’acqua più o meno<br />

placido, costretto nell’alveo dei comportamenti<br />

sociali spesso ritenuti necessitati<br />

o, per convenzione, i migliori<br />

possibili. Lo stesso infinito repertorio<br />

<strong>del</strong>le abitudini, e non solo le più comuni,<br />

naturali e ovvie, sembra a volte<br />

paradigmatico di un mondo che è tentato<br />

di rinunciare alle scelte. La scelta<br />

morale può apparire allora estranea<br />

alle categorie <strong>del</strong> quotidiano quando è<br />

governato dalla necessità e dall’abitudine.<br />

Eppure in questa nostra vita che appare<br />

regolata in buona misura da meccanismi<br />

di collaudata ripetitività, spesso<br />

ci si imbatte nell’alternativa tra scelte<br />

che possono essere radicalmente diverse.<br />

Nel Medioevo, e ancora prima,<br />

questa esperienza era visualizzata con<br />

l’immagine <strong>del</strong> bivio. La difficoltà, in<br />

effetti, non è di per sé un criterio morale.<br />

In questo senso credo che Sant’Alfonso<br />

De Liguori ci ammonisce <strong>sul</strong><br />

fatto che di solito le scelte moralmente<br />

orientate sono sì spesso le più difficili,<br />

ma che la morale è altro, supera cioè la<br />

dimensione <strong>del</strong>la mera autodisciplina.<br />

Il ritrovarsi di fronte a <strong>del</strong>le opzioni,<br />

che possono essere radicalmente diverse,<br />

rende, in un certo senso, ognuno<br />

di noi, nel suo piccolo o piccolissimo,<br />

una sorte di amministratore di giustizia.<br />

Noi giudichiamo, soppesiamo,<br />

valutiamo e scegliamo. Tutto ciò può<br />

essere fatto contro un criterio di moralità,<br />

ma mai al di fuori o al di sopra di<br />

esso. L’irrompere di questa dicotomia<br />

nel nostro universo quotidiano, spodesta<br />

dunque l’alibi <strong>del</strong>la necessità e ci<br />

riporta ad una dimensione che la necessità<br />

sembrava escludere o ignorare:<br />

la responsabilità.<br />

E’ la scelta a renderci responsabili,<br />

ma la responsabilità non è di per sé<br />

una scelta. Può essere sì un impegno,<br />

un’etica, una stella polare <strong>del</strong>la nostra<br />

esistenza. Ma la scelta morale è di per<br />

sé ineludibile: in definitiva si è sempre<br />

responsabili, che lo si voglia o meno.<br />

Nell’educazione e nell’informazione<br />

a volte si può, anche perfettamente in<br />

buona fede, insistere oltre il dovuto <strong>sul</strong>la<br />

dimensione <strong>del</strong>la naturalezza, dando<br />

l’impressione che occorra, in definitiva,<br />

fidarsi <strong>del</strong> proprio istinto, <strong>del</strong> proprio<br />

automatismo comportamentale.<br />

A volte ciò può essere vero, ma non<br />

sempre lo è. Non è mai vero quando<br />

la divaricazione tra scelte alternative si<br />

presenta nel modo più drammatico.<br />

In quei momenti, volenti o nolenti, siamo<br />

tutti chiamati ad amministrare la<br />

giustizia. Non possiamo immaginare,<br />

che la cosiddetta coscienza civile si<br />

realizzi soltanto con leggi migliori, con<br />

migliori istituzioni, con più benefiche<br />

azioni collettive; ma possiamo pensare<br />

che tutto questo passa per l’esercizio<br />

quotidiano e personale di virtù.<br />

E allora, le virtù rotariane coincidono<br />

con queste tre fondamentali. Anzitutto<br />

l’altruismo (che è nella tradizione rotariana).<br />

L’altruismo è vivere, agire per<br />

il bene altrui. Badate che questa virtù<br />

<strong>del</strong>l’altruismo ci fa superare anche<br />

difficoltà su cui si è riflettuto a lungo<br />

(tutto il Novecento è stato dominato<br />

dalla lezione–conferenza di Max Weber)<br />

- <strong>sul</strong> tema <strong>del</strong>l’etica come responsabilità<br />

e <strong>del</strong>l’etica <strong>del</strong>la convinzione.<br />

L’etica <strong>del</strong>la responsabilità significa<br />

che dobbiamo agire così come gli altri<br />

si aspettino che noi ci si comporti. In<br />

qualche modo abbiamo già degli interlocutori<br />

che si impegnano a realizzare<br />

un determinato fine. L’etica <strong>del</strong>la convinzione<br />

è altra, è quella che richiama<br />

la coscienza personale. E’ l’etica, diceva<br />

Weber, <strong>del</strong> Santo, <strong>del</strong> rivoluzionario,<br />

l’etica di ogni uomo che si pone un<br />

suo fine da realizzare perché è giusto:<br />

è giusto indipendentemente dal fatto<br />

che sia benefico o che sia atteso dalla<br />

società in cui vive. La seconda virtù<br />

è quella <strong>del</strong>la tolleranza. Questa trae<br />

origine dal mondo angloamericano.<br />

Non è la tolleranza passiva ma di tipo<br />

attivo, è la realizzazione <strong>del</strong> colloquio<br />

permanente in una società che voglia<br />

essere democratica. Noi <strong>del</strong> vecchio<br />

mondo abbiamo ridotto il significato<br />

<strong>del</strong> termine “democratico” a una pro-<br />

1<br />

Terza Pagina<br />

Quotidiane virtù: altruismo, tolleranza, eguaglianza<br />

cedura di legittimazione <strong>del</strong> potere: il<br />

consenso legittima il potere; il potere<br />

non viene più da Dio ma viene, col<br />

consenso, dai consociati. Il colloquio<br />

è possibile soltanto se ciascuno di noi<br />

sarà esercitato dalla virtù <strong>del</strong>la tolleranza.<br />

La terza: l’eguaglianza. Ecco,<br />

questa è una virtù che oggi si è portati<br />

a citare con molto pudore.<br />

Perché le vicende <strong>del</strong>la seconda metà<br />

<strong>del</strong> secolo scorso hanno in qualche<br />

modo presentato la faccia deteriore<br />

<strong>del</strong>l’eguaglianza, come livellamento<br />

degli uomini. Per uscire dal grande<br />

conflitto sociale si ritenne che dovesse<br />

essere eliminata ogni distanza nella<br />

condizione sociale degli uomini e<br />

questo ha finito col realizzare degli<br />

esperimenti mostruosi (quello <strong>del</strong> comunismo<br />

sovietico è durato 75 anni) in<br />

cui non l’eguaglianza ma l’omogeneità<br />

degli uomini, l’annullamento <strong>del</strong>le individualità<br />

personali, è stato il contro<br />

prodotto, Al contrario, l’eguaglianza<br />

deve significare il riconoscimento,<br />

la tutela, la promozione <strong>del</strong>la dignità<br />

<strong>del</strong>le persone, ed è proprio attraverso<br />

l’esercizio <strong>del</strong>l’altruismo e <strong>del</strong>la tolleranza<br />

che l’eguaglianza diventerà la<br />

misura di quell’azione che l’uomo è<br />

chiamato a compiere secondo l’antica<br />

persuasione di appartenere ad una specie<br />

<strong>del</strong>la natura così elevata da avere,<br />

a differenza degli altri esseri viventi,<br />

come giustificazione, di giovare al suo<br />

simile.<br />

PDG Sandro Marotta<br />

Coordinatore Zona 12<br />

per l’Alfabetizzazione

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