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L'impegno del Rotary sul territorio Sogna, Progetta, Realizza

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Forum Interdistrettuale - Premio “Pasquale Pastore”2008/2009<br />

Testamento<br />

biologico<br />

e/o eutanasia:<br />

esitazioni culturali,<br />

scientifiche<br />

e giuridiche<br />

Pubblichiamo il testo integrale <strong>del</strong>la relazione tenuta da Adriana<br />

Napoli, magistrato di Cassazione e socia <strong>del</strong> <strong>Rotary</strong> Club di<br />

Salerno, al “Forum interdistrettuale <strong>del</strong> Premio Pasquale Pastore”<br />

(Palermo, 2-3 maggio 2009).<br />

Se bastasse chiudere gli occhi per dimenticare il male. Se, per incanto, si<br />

riuscisse ad inventare un mondo migliore, in cui poter sostituire alla solitudine<br />

<strong>del</strong>la sofferenza un messaggio di autentica solidarietà e rispondere<br />

agli scomposti ammiccamenti <strong>del</strong> potere con la libertà e la non criminalizzazione<br />

<strong>del</strong> dissenso, mi piacerebbe parlare soltanto di gioia, di armonia,<br />

di tenerezza.<br />

Ma l’irrompere impetuoso nelle nostre vite di certe realtà piagate da profonde<br />

lacerazioni impedisce di ricacciare nell’ombra profili <strong>del</strong>l’esistenza<br />

che inquietano le nostre coscienze.<br />

Così, mentre il tempo ricuce a fatica ogni strappo doloroso trascinando<br />

bran<strong>del</strong>li <strong>del</strong>l’anima tra inutili propositi di grandezza e cadute a strapiombo<br />

in abissi di miseria morale, la mente continua ostinatamente ad indugiare<br />

in spazi di sofferta meditazione richiamando la nostra attenzione su<br />

angustie che ci riguardano tutti. Non di gioia, dunque, né di tenerezza vi<br />

parlerò, ma <strong>del</strong>l’odiosa arroganza dei vivi di fronte all’anarchica invadenza<br />

<strong>del</strong>la malattia e <strong>del</strong>la morte, e lo farò a modo mio, senza inutili orpelli,<br />

senza inganno. Perché a disvelare l’oscuro universo di dolore e devastazione,<br />

che il pensiero <strong>del</strong>la morte dilata nelle nostre vite, non serve la teatralità<br />

di vani paludamenti di sapienza. Basta la accoratezza di una condivisione<br />

emozionale <strong>del</strong>la sofferenza, per evitare che il cuore -ingessato com’è nella<br />

inautenticità di quotidiane maschere graffianti e corrosive - consumi troppo<br />

in fretta il dolore dei lutti e <strong>del</strong>le miserie altrui in una caotica opacità di<br />

egoismi e di indifferenza.<br />

Proverò a parlarvi di morte e di eutanasia, aprendo squarci impietosi su<br />

scenari di prevaricanti abusi, nella speranza di riuscire con la sola forza<br />

<strong>del</strong>le mie parole a trasmettervi più che idee, vibranti emozioni.<br />

E se necessario, a rendere unico questo incontro, mi inventerò ali, per cancellare<br />

distanze tra noi, e poter così discernere insieme nel groviglio dei<br />

nostri caparbi aneliti di vita - mai veramente sconfitti dall’incombere <strong>del</strong>la<br />

morte - quel tenue bagliore alla deriva di luce che solo potrebbe aiutarci a<br />

ridisegnare il nostro cammino terreno a misura <strong>del</strong> cuore, anche se so che<br />

lo sforzo <strong>del</strong>le nostre mani ferite troppo spesso si arresterà prima di avere<br />

raggiunto lo slancio di un abbraccio.<br />

Forse, un giorno, solo il cuore ci salverà.<br />

Solo consegnando a questo straniero senza patria e senza memoria la fatica<br />

di ricominciare ogni volta daccapo, potremo riscattarci da quella ambiguità<br />

di grandezza e di miseria, che ci fa metà angeli e metà schiavi, per liberarci<br />

dalle effimere suggestioni <strong>del</strong>la materia e da quanto ci gettano addosso<br />

ancor prima di nascere.<br />

Solo mettendo cuore in ogni gesto potremo riuscire ad elevarci davvero a<br />

quella dimensione dialogico-emozionale <strong>del</strong>la soggettività, infinitamente<br />

cercata e sempre perduta, in cui riconoscersi e riconoscere l’alterità come<br />

valore di confronto e di condivisione.<br />

A dare senso, infatti, ad una vita smarrita nel deserto <strong>del</strong>la nientificazione,<br />

che fa scivolare in silenzi ghiacciati e senza eco, non serve rifugiarsi nella<br />

vacuità <strong>del</strong>le apparenze, perché è nella benevolenza verso se stessi, è<br />

nella continuità <strong>del</strong> coraggio nonostante la discontinuità dei tentativi, che<br />

è possibile esprimersi nell’interezza <strong>del</strong> proprio essere e tentare un cammino<br />

di avvicinamento agli altri, per decifrarne ogni lacerante ferita in quel<br />

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