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Monografia su Battiato e Sgalambro - Franco Battiato Archive

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non dimentica che già nel Rinascimento la cultura neoplatonica<br />

aveva provato a far galleggiare <strong>su</strong>lle stesse acque<br />

le principali correnti mistiche del monoteismo (arabo,<br />

giudeo e cristiano). A quei tempi l'insegnamento<br />

egizio di Ermete Trismegisto non era tanto lontano da<br />

quello di Rumi. E tutti questi circolavano nelle ampie<br />

stanze della corte federiciana che <strong>Battiato</strong> non ha esitato<br />

ad approfondire nell'opera dedicata agli incroci transculturali<br />

della corte di Federico II, il cavaliere dell'intelletto.<br />

Anche in questo caso il <strong>su</strong>ono nasconde un'idea che<br />

generalmente si fa carne e sangue. Quella dell'incontro<br />

tra il piano spirituale e quello materiale. Il massimo sacrificio<br />

della finitizzazione dell'infinito, i talami incestuosi<br />

per dei e concubine, la filiazione della stirpe di semidei<br />

Ci futuri sileni di Giordano Bruno e gli iniziati di<br />

Schuré?) perfino nella tradizione salomonica si traducono<br />

in canto o meglio in cantico. Perfino le 'visioni apocalittiche<br />

e intensamente spirituali dell'espressionismo di<br />

Kandiski emanano un diffuso "<strong>su</strong>ono giallo". In questo<br />

modo il rapporto che <strong>Battiato</strong> instaura con la musica o<br />

le musiche non lascia dubbi. Più che una costante esotizzante<br />

, la variabile etnica diviene componente strutturale<br />

di un percorso integrato in cui sintetizzare sfera<br />

mitica e sfera quotidiana (nella forma canzone) o differenti<br />

percezioni storiche e filosofiche della sacralità (nelle<br />

opere). Sicuramente il cono d'ombra etnico più esplicitamente<br />

dichiarato nelle proprie composizioni musicali<br />

è dato dall'investigazione dei differenti aspetti della teoria<br />

modale: arabo-andalusa, indiana, gregoriana. In India<br />

come in Medio Oriente il musicista sceglie la scala, assaggia<br />

e soppesa le note per poi avviare la propria improvvisazione,<br />

seguendo e non contravvenendo alle regole<br />

stabilite dalla tradizione per il modo prescelto. La<br />

ferrea legge del disegno non ha impedito che nei minimi<br />

elementi della costruzione del discorso musicale si potessero<br />

incuneare dubbi e alternative culturali: in questo<br />

modo circolano le influenze e le cellule sonore si propagano.<br />

Mistero della "cariocinesi" (ricordate Fetus ?) mediterranea.<br />

Altro elemento fondamentale è quello che la musica<br />

tradizionale chiama "bordone" e la musica classica definisce<br />

"pedale". È questa l'estetica del tappeto sonoro<br />

prediletta da <strong>Battiato</strong>: lo sfondo, magari costituito da una<br />

lunga nota tenuta o costruito <strong>su</strong>lla "magica" reiterazione<br />

circolare di una determinata idea ritmica o melodica,<br />

quasi un riff concettuale per esperienze estatiche. Da lì,<br />

da quella spiaggia sonora prendono il volo ali di gabbiani.<br />

Da quella "solitary beach" iniziano le proprie "out<br />

of body experience" vocali. Non a caso fin dai tempi<br />

dell'esplorazione temporale di Za il problema era quello<br />

di collocarsi in una specie di "stato senza stato", il vuoto<br />

ma pieno mistico che l'Islam individua e il maestro<br />

qawwali raggiunge: il marifat. Il delicato gioco di risonanze<br />

della composizione pianistica (costruita <strong>su</strong> un solo<br />

accordo/motore immobile) rca di abbattere proprio i<br />

nostri punti di riferimento percettivi essenziali a favore<br />

di uno spazio senza spazio e di un tempo senza tempo.<br />

Dal registro "umile" della canzone a quello "alto"<br />

dell'Opera, e anche attraverso gli anni il discorso non

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