Elogio della pazienza. Non sempre i grandi artisti sanno quello che dicono e qualche volta dicono più di quello che sanno. Ma, invariabilmente, dicono il vero. L'intervista che apre questo numero di Nuove Ef femeridi dedicato a <strong>Battiato</strong> (e a <strong>Sgalambro</strong>) ci dà due esempi magnifici. Il primo è nella risposta [di <strong>Battiato</strong>] dal tono un po' imbarazzato (
4 4 - Nuove Effemeridi o. 47 1999/III Verso Babilonia Fabio Bagnasco When I was a young child i slept with a dog, I lived without trouble and I thought no harm; I ran with the boys and I played leap-frog; Now it is a girl's head that lies on myarm. Djuna Barnes Verso Babilonia. Il modello-archetipo p1U esem plare per rappresentare un "secolo oramai alla fine". L'ultimo, ma non ultimativo, congegno battiatiano per far ri<strong>su</strong>onare, come in una sorta di juke box universale, eroi dalla voce di soprano, teologismi arditi, esplorazioni degne di "Twilight zone". In tempi di arcaica mutazione elettronica, in que sto <strong>su</strong>olo da nero cosmico soltanto ca<strong>su</strong>almente ter restre, <strong>Battiato</strong> sembra volerci rappresentare un cli ma da Giardino delle rose, dove Saadi di Shiraz (Bostan e Gulistan) attraverso una lineare sequela di racconti aforistici e astutamente morali, degni di fragorose e bonarie risate, ci dice che «se una gem ma cade nel fango rimane preziosa. Se la polvere sale al cielo rimane senza valore)). E che «nel giorno della battaglia il leggero cavallo e non l'ingombran te bue verrà usato)). La leggerezza: quasi una costante nella parabola della machine-musik <strong>Battiato</strong>; un tocco che come perla, di fronte alla vastità del mare, fa intimidire la goccia di pioggia che cade dalle nuvole. Un <strong>su</strong>ono senza <strong>su</strong>ono. Il <strong>su</strong>ono del silenzio. Dalle utopie ecogenetiche di Fetus e Pollution, non prive di quella sacra ingenuità tipica dell'età giovanile, agli sperimentalismi elettronici di Clic, e ancora più avanti verso le esplorazioni microtonali di Juke Box e L'Egitto prima delle sabbie, per giun gere (infine?) al predominio della forma canzone e dell'Opera come dilatazione della creatività nello spazio-tempo, <strong>Battiato</strong> ha sempre ricercato un mo dello di bellezza che equivalesse ad una sospensio ne della finzione quotidiana, che si svolgesse o nell'atto di comporre, di dipingere, di scrivere o di semplicemente contemplare. Una grazia sopranna turale, un soccorso teologico. Una ricerca degna della soavità quietista, o da saggi taoisti i quali, secondo Hakuin, avevano la pretesa di apprezzare i rapimenti dell'artista. Solo incidendo queste premesse era possibile pensare, o forse soltanto ... immaginare, una ricogni zione monografica <strong>su</strong> <strong>Battiato</strong>, sia pure, come sem pre, per approssimazione critica. Una verifica attua-
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