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PDF 1,3 Mb - Ecomuseo e Agenda 21 Parabiago

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Possiamo ragionevolmente pensare che la pescosità delle acque dell’Olona<br />

abbia garantito il sostentamento ai primi abitanti e favorito le attività legate ai<br />

bisogni della sopravvivenza; probabilmente anche i boschi davano selvaggina<br />

e carne.<br />

Inoltre nelle immediate adiacenze del fiume si trovava la creta con cui<br />

plasmare non solo vasellame, ma anche mattoni, come testimoniano le<br />

fornaci giunte fino ai giorni nostri.<br />

Quando poi verso la fine del XII secolo si sviluppò l’agricoltura, il terreno<br />

situato ad Ovest del fiume, essendo più asciutto ed in posizione più elevata e<br />

non interessato dalle inondazioni, fu adibito alla coltivazione di cereali, come<br />

frumento o granoturco, mentre la parte corrispondente alla valle nella quale<br />

scorreva il fiume risultava più idonea al foraggio.<br />

Secondo il regolamento fluviale, si attingeva acqua per l’irrigazione di prati<br />

inscritti nel catasto consorziale, mediante bocche o rogge. In tal modo si<br />

assicurava il mangime agli animali da stalla, durante il periodo invernale, e in<br />

abbondanza.<br />

La fertilità dei nostri luoghi e la prosperità dei frutti della terra appare fin<br />

dall’apertura della presente pubblicazione, quando alla fine del sec. XIII<br />

viene invocava la legittimità di godere dei frutti e dei redditi delle tenute dalle<br />

Monache del Convento di S. Maria di Cantalupo, e riconfermata da un<br />

documento scoperto dallo storico Alessandro Giulini all’Archivio di Stato di<br />

Milano, come riportato in Storia di <strong>Parabiago</strong> di Mons. Ceriani.<br />

Trattasi di una lista di cibi utilizzati per un regale ricevimento offerto dai<br />

monaci Cistercensi nel loro convento a <strong>Parabiago</strong>.<br />

A ricordare lo storico avvenimento essi posero una nera marmorea lapide a<br />

caratteri d’oro all’interno dell’ingresso del monastero, tuttora esistente. Del<br />

Monastero, oggi rimane solo la Chiesa di S. Ambrogio della Vittoria.<br />

La lapide ricordava l’ospitalità offerta dai monaci alla regina di Spagna e<br />

duchessa di Milano, Elisabetta Cristina di Brunswich, sposa di Carlo III re delle<br />

Spagne nell’anno 1708, che sedettero a tavola per due giorni.<br />

La citazione storica è finalizzata alla lettura della lista predisposta per il<br />

ricevimento dal Padre Superiore del Convento P. Giorgio Rainoldi, per<br />

soddisfare il regale palato e quello del seguito, 69 persone, degli invitati di<br />

riguardo, dei Padri, dei nobili locali, di ben 700 commensali, esclusa la<br />

soldatesca che da sola toccava 400 persone, più i cavalli dei quali 8 soltanto<br />

per la carrozza reale.<br />

Vennero serviti: pesce fresco, gamberi, erbaggi, frutta, agrumi bruschi, aranci di<br />

Portogallo, moscato, mostarde, pasta di Genova, cervelata, luganiga, lingue<br />

salate, rondoni e lepri, manzetto, vitello castrato, pollini, pollastri, capponi,<br />

piccioni, anatre, oche, latte, panna, formaggio, stracchini, pane...<br />

Il menù fa supporre che la ricchezza delle portate doveva utilizzare anche i<br />

prodotti nostrani dalle terre della zona, pur non comprendendo<br />

nell’equazione la mensa del misero contadino.<br />

Scopo dell’ospitalità era di chiedere a Sua Maestà il privilegio di poter<br />

usufruire di qualche porzione dell’acqua dell’Olona senz’obbligo di rimandarla<br />

nell’alveo del fiume al fine di poterla utilizzare, nell’inverno, per la produzione<br />

di ghiaccio, in estate, come acquario e vivaio di pesci. Pare che il privilegio<br />

fosse concesso subito il mese successivo.<br />

188 Sezione IV - Famiglia e lavoro nel tempo

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