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PDF 1,3 Mb - Ecomuseo e Agenda 21 Parabiago

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Ristorante Dell’Angelo con stallazzo e<br />

della macelleria. Allora si usava<br />

rimanere in famiglia, mia suocera<br />

Carolina Marazzi, vedova a 27 anni<br />

con due figli: Olga e Ferruccio, di due<br />

anni, dovette per tenere la posizione ai<br />

figli, vivere col suocero Giuseppe. Lo<br />

stabile occupato dall’albergo fu<br />

parzialmente demolito dietro ordine<br />

dell’autorità della Strada del Sempione<br />

perché occorreva lasciare uno spazio<br />

di 4 metri per poter allargare la strada.<br />

Davanti al nostro ristorante passava<br />

molto da vicino il Tranvai Milano-<br />

Gallarate detto il Gamba de legn.<br />

L’attività dei Bracciani cominciò<br />

nell’anno 1900. Nel ristorante c’era un<br />

grosso camino nel quale tutti i giorni si<br />

metteva un grande calderone con del<br />

manzo bollito e parecchi contadini di<br />

San Lorenzo venivano con la ramina<br />

piena di fette di pane giallo a bagnare<br />

la zuppa, per loro era di gran ristoro.<br />

Questo grande camino serviva anche I coniugi Bracciani al lavoro nella cucina del loro ristorante<br />

per scaldare il locale e gli ospiti.<br />

I carrettieri che effettuavano i trasporti delle merci, provenienti da Gallarate,<br />

Somma Lombardo, Cairate, Borgomanero, Meina si fermavano da noi nel tardo<br />

pomeriggio per far riposare i cavalli nello stallazzo. Verso le due o le tre di notte<br />

si rimettevano in viaggio per poter arrivare di buon mattino a Milano e<br />

consegnare la merce.<br />

Altri clienti erano rappresentanti del settore calzaturiero.<br />

Durante la guerra era difficile reperire prodotti alimentari. I nostri clienti si<br />

dovevano accontentare di una colazione composta da caffè fatto nella pentola con<br />

la miscela Leone e Olandese, da un pranzo che consisteva in una minestra fatta<br />

con patate, fagioli, verze o trippa. La pastasciutta si preparava una volta la<br />

settimana; per secondo mezzo uovo con patate, pochissima carne, un quarto di<br />

vino.<br />

Per il lavaggio delle stoviglie e della biancheria venivano assunte delle donne che<br />

lavavano tutto a mano, la biancheria con il mastello e l'asse di legno, l'acqua si<br />

scaldava sul fuoco. Quando suonavano le sirene del coprifuoco dovevamo<br />

spegnere tutte le luci e rimanere al buio.<br />

Dopo la guerra vennero riprese le vecchie abitudini: i gruppi di amici si<br />

ritrovavano al sabato sera a giocare a carte o alle bocce fino a notte inoltrata.<br />

Fummo tra i primi ad avere il televisore, altra occasione di ritrovo e di svago.<br />

Nel giorno del suo onomastico, il proprietario Sciur Pinela offriva a tutti i clienti<br />

le frittelle preparate dalla nuora Carolina. A Ferragosto in cortile c'era la<br />

tradizione di mangiare l'anatra in compagnia. Venivano anche da <strong>Parabiago</strong>.<br />

Il locale fungeva anche da telefono pubblico. Si ricevevano le telefonate, si<br />

avvertiva l'interessato e per tale servizio si percepivano 50 centesimi.<br />

Il nostro nonno Giuseppe aveva anche un'avviata azienda vinicola. L'uva arrivava<br />

via ferrovia oppure con carri trainati dai cavalli. La pigiatura veniva svolta con<br />

Sezione IV - Famiglia e lavoro nel tempo<br />

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