PDF 1,3 Mb - Ecomuseo e Agenda 21 Parabiago
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Piero Moroni<br />
“Piero, il falegname di San Lorenzo”<br />
di Norma Bertoglio<br />
Alfonso Moroni, detto Piero, nato il 16/9/1892, è stato il falegname di San<br />
Lorenzo.<br />
Durante la Prima Guerra egli trascorse sei anni<br />
di vita militare a Venezia dove lavorò in<br />
armeria.<br />
Tornato, incontrò una bella ragazza, Rosa Bucci,<br />
proveniente da Langhirano, in provincia di<br />
Parma.<br />
Si sposarono nel 1922 e poco più tardi Piero<br />
cominciò ad esercitare la sua professione di<br />
falegname. A poco a poco assunse anche cinque<br />
o sei operai; alcuni di essi rimasero a lavorare<br />
da lui per diversi anni.<br />
Quanta fatica faceva! Costruiva di tutto: carri<br />
agricoli e da trasporto, ruote, stipiti, carrette...<br />
Aveva clienti anche fuori <strong>Parabiago</strong>: venivano da<br />
Casorezzo e anche da altri paesi, persino da<br />
Vigevano.<br />
Durante i suoi 35-40 anni di attività, costruì per<br />
San Lorenzo le casse da morto per tutti coloro<br />
che in quegli anni passarono a miglior vita.<br />
Lavorò anche per i due calzaturifici allora<br />
esistenti, Castelli e Ferrario, costruendo<br />
banchetti da calzolaio ed altri articoli. Nello<br />
stesso tempo era anche fabbro ferraio, lavorava<br />
il ferro e quando era incandescente nella fucina,<br />
lo batteva da artista sull'incudine adattandolo<br />
per i vari oggetti da produrre. Faceva anche lavori per la chiesa. Un giorno Don<br />
Federico gli fece preparare dei listelli per tenere insieme le sedie di tutta la<br />
chiesa raggruppate per cinque.<br />
“La bachicoltura”<br />
di Giulia Musazzi<br />
Un'attività praticata nella nostra zona per integrare le magre entrate<br />
dell'agricoltura, era la bachicoltura.<br />
Verso la fine di marzo si cominciava a preparare le tavole, una specie di letto a<br />
castello, su cui si dovevano deporre i bachi che al termine della vita larvale,<br />
erano tessuti di filo di seta.<br />
I bacolini sono molto delicati e possono svilupparsi solo ad una certa<br />
temperatura, quindi le tavole venivano allestite nell'unico locale riscaldato che<br />
avevamo a disposizione.<br />
In quel periodo i veri padroni della casa diventavano i cavaler, così venivano<br />
chiamati i bachi nel nostro dialetto; la cucina veniva allestita alla bell'e meglio<br />
nel portico e questo era motivo di malcontento soprattutto fra le donne, tuttavia<br />
ci si doveva accontentare anche di quella precaria sistemazione.<br />
I bachi dovevano essere continuamente riforniti di foglie di gelso molto tenere (il<br />
<strong>21</strong>0 Sezione IV - Famiglia e lavoro nel tempo