PDF 1,3 Mb - Ecomuseo e Agenda 21 Parabiago
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Sezione IV - Famiglia e lavoro nel tempo<br />
“La vita al mulino”<br />
Pierlisa apre lo schermo della memoria sull’attività dei mugnai, i fratelli<br />
Mario e Adolfo Moroni, coadiuvati dalla mamma.<br />
Già dalle sette del mattino la macina a tre ruote é pronta ed inizia a girare. I<br />
carri attendono il proprio turno, tutti in fila, sono circa una quindicina,<br />
arrivano dai vari paesi del circondario, carichi di sacchi di grano o di<br />
frumento, ingombrano tutta la strada, arrivano fin sul ponte dell’Olona. La<br />
macina gira, gira senza interruzione, a volte fino a sera inoltrata, quando è<br />
arrivato il turno anche per gli ultimi clienti.<br />
Una mattina la bimba Pierlisa non si vede, non salta vivacemente da un carro<br />
all’altro col suo allegro sorriso e le parolette gentili per i clienti abituali<br />
diventati oramai anche suoi amici. Si accorgono infatti dell’assenza della<br />
bimba i conducenti che giungono a quel Mulino; in particolare, una donna<br />
viene a sapere che la piccola è in casa, sofferente, per essersi scottata una<br />
mano.<br />
La donna, per buona sorte, conosce un rimedio efficace, una cura prodigiosa<br />
proprio per tali mali e offre la sua assistenza; dopo aver richiesto un ferro da<br />
calza, alcune fette di lardo e foglie di edera, vuole essere lasciata sola con<br />
l’infortunata, per celare il segreto del proprio medicamento. A nulla le giova<br />
la sua prudenza, perché viene tradita dalla scaltrezza della paziente, che svela<br />
alla mamma il segreto della portentosa crema contro le scottature, in tempi in<br />
cui le uniche cure erano intrugli domestici! Potrebbe essere curioso conoscere<br />
la ricetta: infilare il lardo e le foglie di edera su di un ferro da calza, come se<br />
si dovesse fare uno spiedino, dargli fuoco, e lasciare scolare l’unguento su di<br />
un piattino, indi, spalmarlo sulla scottatura.<br />
Il Mulino è come per un pittore una grande tela da animare con l’arte del<br />
pennello. Pierlisa capta suoni, colori, profumi che inebriano a tal punto che<br />
ogni stagione, ogni mese, ogni istante è incontro di novità e motivo di festa.<br />
Dopo l’inverno, con la neve che aveva ricoperto il<br />
paesaggio, si andava alla ricerca delle lumache chiuse,<br />
per arrostirle sotto la cenere, una vera leccornia. Al<br />
sopraggiungere della primavera, si esploravano i prati<br />
profumati di erba fresca, per cogliere l’insalata amara,<br />
il taràssaco, per scoprire le prime violette e i bucaneve<br />
sulle sponde dell’Olona, e per scovare un’erba<br />
rampicante, simile agli asparagi selvatici, ottima per<br />
la frittata.<br />
Al mulino, maggio non era il mese delle rose, ma del<br />
fieno, il cui taglio si faceva appunto in quel periodo;<br />
era cibo invernale per gli animali della stalla, si<br />
riponeva nel fienile, dopo essere stato ben schiacciato<br />
dai piedi e dalle piroette acrobatiche delle allegre<br />
compagnie di bambini, poi, per prolungare la festa<br />
fino a tarda sera, si proponeva il gioco del nascondino<br />
o la caccia alle lucciole cui partecipavano anche gli<br />
adulti, spesso raggiunti dalle note incantate della<br />
fisarmonica, del clarinetto, del tamburo o della<br />
chitarra di zio Alberto.<br />
Così si trascorreva l’estate, trovando refrigerio e La piccola Pierlisa Vezzoli<br />
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