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PDF 1,3 Mb - Ecomuseo e Agenda 21 Parabiago

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Matrimonio al mulino<br />

sollazzo alle acque del Canale Villoresi, perché dopo gli anni ’50, il fiume<br />

Olona cominciò a diventare nero, sporco per i rifiuti immessi<br />

sconsideratamente dalle industrie tessili e dalla stessa conceria di San<br />

Lorenzo, che sorgeva nelle immediate vicinanze del fiume.<br />

A settembre – ottobre, si faceva la vendemmia: l’uva non era molta e si pigiava<br />

coi piedi, il papà Agostino produceva vino rosso e bianco.<br />

Verso la fine di ottobre si raccoglieva il mais e si deponeva sotto il portico;<br />

tutte le persone abitanti del mulino partecipavano alla sfogliatura, che durava<br />

due o tre giorni. Tante persone povere utilizzavano le larghe foglie per<br />

riempire i sacchi su cui dormivano.<br />

La nonna Maria accentrava tutta l’attenzione con le sue favole di paura o di<br />

puro diletto; pur non sapendo scrivere, era in grado di leggere e raccoglieva<br />

attorno a sé tutti i bambini del mulino, circa una quindicina. Le sue figlie,<br />

dopo che si erano sposate, tornavano spesso al mulino a trovare la mamma e<br />

vi si trattenevano anche alcuni giorni, perché qui c’era sempre allegria.<br />

A novembre mamma Teresa ingrassava le oche nutrendole con la polenta e<br />

due volte all’anno le spiumava sotto la pancia per vendere il piumino,<br />

ricercato per cuscini pregiati.<br />

Dicembre era dedicato all’uccisione degli animali da cortile: galline, oche,<br />

tacchini. Il grasso prodotto dalla cottura, veniva raccolto in vasi di terracotta<br />

dette “ula”. In ognuna di esse veniva riposta la carne cotta col proprio grasso<br />

e si conservava fino ad esaurimento, perché non c’erano i frigoriferi. C’erano<br />

tre “ule”: una per il pollo, una per il tacchino, un’altra per l'oca o per l'anatra.<br />

Subito dopo Natale si procedeva al sacrificio del maiale. Papà Vezzoli vinceva<br />

sempre i primi premi alla Fiera di Nerviano e di <strong>Parabiago</strong> per il suino più<br />

bello. Ogni scrofa produceva dodici o tredici maialini. Era una ulteriore<br />

occasione di festa. Il Bubà, papà, utilizzando le differenti parti dell’animale,<br />

produceva salami, salamini di fegato, mortadelle, prosciutti che venivano<br />

206 Sezione IV - Famiglia e lavoro nel tempo

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