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PDF 1,3 Mb - Ecomuseo e Agenda 21 Parabiago

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evento diede un duro colpo alla famiglia Castelli: la morte del fondatore avvenuta<br />

nel 1951.<br />

L’attività produttiva continuò per circa un anno con una società tra gli eredi ed il<br />

Sig. Arturo Bollati. La stessa si scioglierà l’anno successivo con la fondazione di<br />

due distinti calzaturifici.<br />

Da questo momento i fratelli Castelli iniziano ad apportare ammodernamenti nel<br />

ciclo produttivo introducendo nuovi macchinari che permisero di aumentare la<br />

produzione sino a raggiungere le centoventi paia di scarpe al giorno con la<br />

presenza di circa cinquanta dipendenti.<br />

Si pensò anche di introdurre nel ciclo della lavorazione aziendale un nuovo<br />

marchio sotto il nome di Castea per differenziare la produzione tradizionale da<br />

quella di tipo giovanile.<br />

La conseguenza di questa differenziazione fu la continua espansione dell’attività<br />

con il risultato del fabbisogno di nuovi spazi. Nel 1960 si costruì un nuovo<br />

capannone, ubicato in Via G.B. Vico, ove furono installati nuovissimi macchinari<br />

che portarono l’azienda ad essere considerata una delle più attrezzate e moderne<br />

del circondario.<br />

Tutto questo provocò un ulteriore incremento produttivo fino a raggiungere le<br />

cinquecento paia giornaliere con la presenza di circa centocinquanta dipendenti.<br />

Quando nel 1973 due dei fratelli si ritirarono, il calzaturificio continuò con gli<br />

altri tre fratelli ed i nipoti, fino al 1980.<br />

“Da apprendista tagliatore ad imprenditore calzaturiero”<br />

di Giovanni Battista Molaschi<br />

Non ancora quattordicenne, aiutavo mio fratello Nando in latteria, mentre di sera<br />

prendevo lezioni di disegno e pittura a Legnano.<br />

Qualche tempo dopo, con l'amico Gildo Castelli, andai a scuola di modelleria per<br />

calzature a <strong>Parabiago</strong> ed incominciai, come apprendista, a fare il tagliatore in<br />

diverse fabbriche, mentre di sera frequentavo ancora una scuola di modelleria e<br />

pittura a Milano.<br />

A 17 anni iniziai il mio primo impegno di modellista presso il Calzaturificio F.lli<br />

Lavazza di Cerro Maggiore.<br />

Dopo la terribile parentesi della guerra, nell'estate del 1946 tornai a San Lorenzo.<br />

Fondai con un socio, il signor Filippo Carugo, una piccola ditta artigiana di<br />

calzature con 15/20 dipendenti con il marchio Moka. La ditta ebbe subito successo,<br />

la produzione di calzature era all'avanguardia e la clientela di alto livello. Dopo<br />

qualche tempo cominciammo a lavorare anche per il “Calzaturificio di Varese”, il<br />

nostro più importante cliente.<br />

Quel periodo mi regalò un altro momento importantissimo della mia vita, il<br />

matrimonio con Bianca dalla quale ho avuto poi Carmen, Loredana e Marco.<br />

Mio fratello Elia tornato dalla prigionia, dopo la guerra, entrò in società.<br />

Aumentammo ancora la produzione e di conseguenza i dipendenti, fino ad arrivare<br />

a 40/45. Dopo qualche anno, in buon accordo, ci dividemmo dal signor Carugo.<br />

Nel 1959 ci trasferimmo nella nuova fabbrica e il “Calzaturificio di Varese” ci dette<br />

l'opportunità, in esclusiva, di marchiare le calzature con il timbro “Molaschi<br />

per Calzaturificio di Varese”.<br />

Nello stesso periodo, ebbi l'incarico di fornire calzature, con modelli esclusivi, ad<br />

alcune case d'Alta Moda tra le quali Mila Schön, Krizia, Ken Scott, Biki, Veneziani,<br />

Antonelli ed altri.<br />

Sezione IV - Famiglia e lavoro nel tempo<br />

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