01.06.2013 Views

Paracelso medico e mago - Anthropos e Iatria

Paracelso medico e mago - Anthropos e Iatria

Paracelso medico e mago - Anthropos e Iatria

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

lasciarla fuggire, nuovamente libera di creare. Il nome di quella creazione, tanto noto quanto abusato, sarà quello di<br />

Rivoluzione Scientifica; il ruolo di quegli apporti magici molto più significativo e carico di conseguenze di quanto spesso si<br />

pensi. Newton potrebbe essere solo un nome, fra i molti che si potrebbero qui addurre. Se poi di rivoluzione scientifica ve ne<br />

sia stata davvero una sola, è questione che non si può in questa sede approfondire.<br />

Sulla vita di <strong>Paracelso</strong> concrebbe un apparato mitologico talmente imponente da costituire motivo ed elemento di sfida per le<br />

odierne ricerche storiche, sorta di bachelardiano ostacolo epistemologico pericolosamente fascinoso. Quanto realmente si sa è<br />

che <strong>Paracelso</strong> compì i sui studi a Basilea – dove si sarebbe poi effettivamente stabilito – e con tutta probabilità anche a Ferrara.<br />

Fu allievo, tra gli altri, di ermetisti quali Giovanni Tritemio e Salomon Trismosin, ai quali va probabilmente ascritta la sua<br />

introduzione alla philosophia occulta, allora tripartita in astrologia matematica, alchimia teorica e pratica, e qabbalah cristiana.<br />

Negli anni intorno al 1520 fu nel Tirolo per approfondire sul terreno i suoi studi di mineralogia, metallurgia e geologia<br />

generale. Lo interessavano in particolare tanto le caratteristiche dei minerali quanto le malattie dei minatori. Emerge qui un<br />

legame antico – quello fra arte medica e tecniche di guarigione da un lato e pratica di estrazione e lavorazione metallurgica<br />

dall’altro – legame che sarà comune anche ad Agricola, seppur nei diversi intenti, e di presumibile ascendenza pitagorica,<br />

come attestano le molte miniature medievali tese a rappresentare Pitagora alle prese con campane e martelli, nell’atto di<br />

fondere e lavorare i metalli.<br />

Nel trienno compreso fra il 1526 ed il 1528, in seguito ad alcuni viaggi europei cui la tradizione leggendaria ama accostare<br />

poco probabili itinerari in Africa e Asia, <strong>Paracelso</strong> si fermò a Basilea, dove attese alla pratica ed all’insegnamento della<br />

medicina.<br />

Della sua sterminata produzione – comprendente oltre settanta scritti, alcuni dei quali di più diversa natura – è impossibile non<br />

menzionare gli Undici trattati sull’origine, le cause, i segni e la cura delle singole malattie (1520), i Tre libri di chirurgia<br />

(1528), La grande chirurgia (1536), il Paramirum (1562-75) ed il Paragranum (1565). In tutte queste opere <strong>Paracelso</strong> accosta<br />

accurate osservazioni di natura clinica a testimonianze di alcune scoperte chimiche. Il suo pensiero, malgrado tutto<br />

intimamente estraneo ai successivi sviluppi della medicina e delle scienze naturali e ad esso ricollegabile solo per certi temi<br />

isolati e comunque marginali, è un pensiero fortemente legato a modelli di carattere magico e mistico. Un precedente in tale<br />

senso può venire individuato in Arnaldo da Villanova come in Alberto Magno. In <strong>Paracelso</strong> l’importanza della chimica ai fini<br />

della medicina consiste nella sua pressoché totale coincidenza con l’alchimia. Alla parola chimica <strong>Paracelso</strong> associa il<br />

significato di ricerca condotta sperimentalmente per accertare il ritrovamento dell’essenza di ogni sostanza. Per lui il mondo<br />

della chimica è costituito e rappresentato dagli strumenti dell’archeus, lo spirito primordiale dispensatore di vita dei<br />

neoplatonici.<br />

Per mezzo dell’archeus il mondo reale della materia terrena e dell’organica concretezza di ogni cosa acquista il suo senso,<br />

senso che, per il <strong>medico</strong>-<strong>mago</strong> delineato da <strong>Paracelso</strong> con la sua stessa vita oltre che attraverso le proprie opere, viene a<br />

collimare con la stessa conoscibilità iniziatica nel quadro di un universo popolato di segreti metarazionali, in cui il nascosto ha<br />

decisamente la meglio sul manifesto, il non-detto sul detto.<br />

In <strong>Paracelso</strong> quanto più il <strong>medico</strong>-iniziato si cala nel mondo dell’esperienza naturale e materiale, ripetuta ed accurata, tanto più<br />

egli evade dagli angusti ed astratti spazi del sapere di tradizione scolastica per accedere al nuovo mondo che gli si spalanca<br />

dinanzi, fatto della concreta veridicità dei simboli e dei miti, innervato da una metafisica che è a un tempo sogno e pratica<br />

reale di guarigione. La medicina di <strong>Paracelso</strong> arriva pertanto a configurarsi come una vivente alchimia del corpo e dello<br />

spirito, armonicamente correlazionati. Nell’ermetismo paracelsiano la pansofia rinascimentale trova uno dei suoi più convinti e<br />

valenti sostenitori. La medicina, qualora ce ne fosse mai stato bisogno, torna a tingersi di sacro. Sarebbe assurdo imputare oggi<br />

a <strong>Paracelso</strong> tale volutamente cercata indistinzione, a livello sia di contenuti che di linguaggio. L’utilizzo di una terminologia<br />

vaga e cifrata, il ricorso a schemi concettuali che sanno di favole egiziane e ritualità orientale non possono essere oggi<br />

interpretati al pari di punti a sfavore o motivi di critica. In essi va semmai letto il modo di essere di <strong>Paracelso</strong> e di chi, come<br />

lui, credeva nei medesimi assunti teorici. Non si può chiedere chiarezza espositiva e contenutistica ad una forma di sapere<br />

apertamente e dichiaratamente – si perdoni l’ossimoro – non pubblica, che al contrario su questa segretezza fondava tutto un<br />

suo statuto ontologico ed una radice profonda di verità, traendone la sua intima ragion d’essere. La segretezza non può in altre<br />

parole assurgere al ruolo di colpa, tanto più che – a ben vedere – tale aspetto è diversamente presente anche nella tradizione di<br />

bottega di artisti, artigiani, tecnici, meccanici, di tutti quei pratici insomma, che alla scienza del Rinascimento hanno saputo<br />

dare non poco. Come per gli apporti magico-ermetici alla Rivoluzione Scientifica, anche la gelosa custodia dei segreti di<br />

bottega viene superata solamente dalla rivoluzionaria innovazione apportata dalla stampa, con la pressoché definitiva<br />

cessazione della distinzione fra sapere pubblico e sapere privato, tra nascostamente celato ed apertamente detto.<br />

Quando sentì avvicinarsi la fine, <strong>Paracelso</strong> si raccomandò che nel corso delle esequie fossero cantati tre salmi (1, 7, 30). Si<br />

trattò di una scelta profondamente meditata, dal momento che in essi ritroviamo l’indelebile riflesso del suo intimo<br />

atteggiamento spirituale, ma anche l’ennesimo riproporsi di quei discordanti motivi che delineano la sua complessa figura. Al<br />

sentimento di assoluta superiorità individuale e senso di orgoglioso distacco si accompagna una radicata avversione per i<br />

nemici e contemporaneamente un forte anelito verso un sogno di purezza e annullamento di sé. Superiorità come quella di chi<br />

“non si è fermato sulla via dei peccatori” e che porge intrepido la propria sfida al tempo “come un albero piantato presso<br />

ruscelli di acqua”. Le durezze di <strong>Paracelso</strong> sono quelle dell’uomo che odia apertamente nemici e calunniatori. “Levati,<br />

Signore, nella tua ira: innalzati contro i furori dei miei nemici… Ecco, il mio nemico partorisce iniquità; egli ha concepito<br />

affanno e partorirà inganno. Egli ha scavato una fossa e l’ha affondata; ma egli stesso è caduto nella fossa che ha creato…”<br />

Nonostante tutto, rifulge in <strong>Paracelso</strong> la più autentica aspirazione dell’uomo giusto che ha fiducia in Dio per ritrovare la<br />

felicità eterna. “Ascolta, Signore, ed abbi pietà di me…Tu hai mutato il mio lutto in festa. Tu hai sciolto il mio cilicio e mi hai<br />

cinto di gioia”.<br />

In un mondo che, con il profilarsi della rivoluzione copernicana, pare destinato a sbriciolarsi, il <strong>medico</strong> svizzero prova a<br />

mantenerne unite le parti per far sì che i cocci del cosmo non si disperdano ovunque. Con Cartesio quel mondo saprà<br />

ricomporsi, disponendosi per moto e figura. L’unico moto che <strong>Paracelso</strong> ha saputo riconoscere ed accettare è quello<br />

dell’universale animazione di tutte le cose, la figura cui assegnare cittadinanza nella repubblica paracelsiana delle scienze<br />

quella rappresentata dal pentalfa pitagorico e dal cerchio alchimistico. Tra la medicina magica di <strong>Paracelso</strong> ed i successivi

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!