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La base sicura l'attaccamento e la cura fra etologia e psicologia Dott ...

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<strong>La</strong> <strong>base</strong> <strong>si<strong>cura</strong></strong><br />

l’attaccamento e <strong>la</strong> <strong>cura</strong> <strong>fra</strong> <strong>etologia</strong> e <strong>psicologia</strong><br />

<strong>Dott</strong>. Pierpaolo Pracca<br />

Psicologo ed Antropologo<br />

Dare cure, che è il ruolo principale dei genitori,<br />

complementare al comportamento di attaccamento,<br />

è visto nel<strong>la</strong> stessa luce del ricercare le cure,<br />

precisamente come una componente fondamentale<br />

del<strong>la</strong> natura umana.<br />

(Jonh Bowlby - Una <strong>base</strong> <strong>si<strong>cura</strong></strong>)<br />

Basi teoriche del<strong>la</strong> teoria dell’attaccamento -<br />

Esiste un’arbitraria tendenza a legare l’attaccamento a concetti come i legami affettivi. Ciò è un errore poichè l’attaccamento è<br />

un’idea che pur avendo a che fare con i legami affettivi e le re<strong>la</strong>zioni non è nè l’uno nè l’altro. Esso è una proposta di<br />

interazione, una richiesta di <strong>cura</strong>, di vicinanza protettiva. In una re<strong>la</strong>zione nasce sempre questa proposta che ha un significato<br />

emotivo altissimo. L’attaccamento è sempre legato al<strong>la</strong> <strong>cura</strong> e al<strong>la</strong> richiesta di aiuto. Per comprendere bene questo argomento è<br />

necessario ricercare punti di contatto tra discipline diverse. <strong>La</strong> prima operazione di sintesi è stata suggerita dall’<strong>etologia</strong> - Una<br />

specie inventa un trucco per cui un individuo quando è in difficoltà chiede <strong>cura</strong> ad un altro - in questo modo si accosta <strong>la</strong><br />

ricerca sull’infanzia e sullo sviluppo delle re<strong>la</strong>zioni genitori-figli al<strong>la</strong> teroria evoluzionista. Esiste una re<strong>la</strong>zione tra <strong>etologia</strong>,<br />

evoluzionismo e <strong>psicologia</strong> sperimentale. <strong>La</strong> <strong>cura</strong> viene letta come trucco evolutivo e l’attaccamento come interazione più che<br />

re<strong>la</strong>zione tra individui conspecifici (Timberger, 1969).<br />

Prendiamo due esempi: il topo e il ratto. Il ratto più debole ritualizza <strong>la</strong> sconfitta mostrando il sedere al topo più forte. Con<br />

questo trucco si conserva <strong>la</strong> coesione del gruppo; ciò dà un’idea del vantaggio di un’interazione con una funzione evolutiva.<br />

<strong>La</strong> picco<strong>la</strong> massa cerebrale che il ratto ha in più rispetto al topo permette un riconoscimento durevole degli individui, che<br />

avviene solo atrraverso <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Negli uccelli l’attaccamento al piccolo è legato al<strong>la</strong> difesa del territorio che è il nido. Se il<br />

piccolo cade dal nido <strong>la</strong> madre lo <strong>la</strong>scia morire di fame. Il riconoscimento come capacità durevole al di là del territorio è<br />

determinato dal<strong>la</strong> massa cerebrale. Questo discorso come si lega al<strong>la</strong> <strong>psicologia</strong>? <strong>La</strong> biologia ci dimostra come il sistema<br />

nervoso sia legato al<strong>la</strong> capacità di riconoscere l’altro. <strong>La</strong> coscienza non è un fatto privato ma di re<strong>la</strong>zione <strong>fra</strong> individui. Non<br />

esiste l’individuo iso<strong>la</strong>to, ma esiste l’individuo in continuo e mutuo rapporto con l’ambiente nel quale vive. E’ inoltre<br />

necessario leggere <strong>la</strong> forma dell’accesso alle risorse di un habitat. Per tutte queste risorse limitate bisogna stabilire le priorità<br />

d’accesso. Non è possibile pensare che tutta <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione sia legata unicamente al<strong>la</strong> lotta per il potere, in quanto esistono <strong>la</strong> <strong>cura</strong><br />

e <strong>la</strong> sessualità. Quando compare il potere c’è anche una sessualità ed una affettività limbica e non rettiliana.<br />

Esistono quattro modalità di interazione:<br />

1) Sessualità<br />

2) Definizione del potere<br />

3) Richiesta ed offerta di <strong>cura</strong><br />

4) Col<strong>la</strong>borazione paritetica<br />

Le scimmie Bonobo sono capaci di straordinarie strategie di pacificazione che implicano nuovi rapporti paritetici (es: se<br />

<strong>la</strong>voriamo fianco a fianco arriveremo ad un fine comune); ciò comporta <strong>la</strong> comparsa di segnali raffinati come il sorriso e il<br />

digrignare i denti che è un negare l’attacco.<br />

-- Due maschi di bonobo hanno fatto a botte ma nessuno sa chi è il più forte. <strong>La</strong> loro proposta interattiva è ancora questa. I<br />

Bonobo sono ancora tesi, ma ad uno di loro viene in mente di raccogliere un oggetto fingendo di avere scoperto qualcosa in<br />

modo che anche l’altro vada a vedere l’oggetto e l’attenzione si smorza<br />

Tutte queste forme di re<strong>la</strong>zione coesistono ed hanno una loro origine evolutiva indipendente. <strong>La</strong> comunicazione prende <strong>la</strong><br />

forma del<strong>la</strong> diade. Il rapporto è un io-tu diadico, è un principio fondamentale, che può essere interpretato attraverso <strong>la</strong><br />

prospettiva evoluzionistica.<br />

I sistemi di interazione e i sistemi motivazionali sono attivati dalle emozioni. Il mio dolore, il mio desiderio sessuale mi<br />

portano a cercare un altro da me. Tutti gli altri atti di re<strong>la</strong>zione sono dati da una mimica innata.<br />

L’attaccamento è mosso dal<strong>la</strong> sensazione interiore di solitudine e il riconoscimento implica <strong>la</strong> conoscenza reciproca che è<br />

connessa al<strong>la</strong> lotta per il rango, al chiedere <strong>cura</strong>, al<strong>la</strong> comunicazione sessuale. Tutto ciò è legato al<strong>la</strong> memoria che è un<br />

processo di conoscenza. Ciò porta ad e<strong>la</strong>borare il concetto di un comportamento di attaccamento con una dinamica propria,<br />

distinta dalle dinamiche riguardanti il cibo ed il sesso, le due fonti del<strong>la</strong> motivazione umana che per lungo tempo furono<br />

considerate fondamentali. Sostegno a questa tesi proviene dai risultati degli studi di Harlow (1959) che, stimo<strong>la</strong>to dagli studi<br />

di Spitz (1945) sullo sviluppo cognitivo ed emotivo dei bambini allevati in orfanatrofio, osservò, durante un esperimento, in<br />

un’altra specie di primati - i machachi Rhesus - <strong>la</strong> preferenza da parte di un piccolo macaco per una madre manichino soffice<br />

nonostante questa non gli fornisse il cibo rispetto ad una madre di metallo che invece lo forniva.<br />

Sul<strong>la</strong> sociobiologia<br />

Nelle scimmie antropomorfe esiste il riconoscimento di un conspecifico. Una scoperta di una forma di interazione tende a<br />

mantenersi nel genoma, che verrà mantenuto iscritto nel<strong>la</strong> massa totale del DNA. Ma questa informazione come si trasmette al


comportamento? Bisogna osservare l’evoluzione paralle<strong>la</strong> del sistema nervoso centrale. Non c’è mai il cervello iso<strong>la</strong>to; esso,<br />

come afferma <strong>La</strong>borit (1979) è sempre in re<strong>la</strong>zione con l’ambiente.<br />

Il cervello rettiliano parte dal nucleo encefalico fino al nucleo del<strong>la</strong> <strong>base</strong> (cervello R). Tutte le funzioni omeostatiche<br />

dipendono dal cervello rettiliano (archipalio), mentre con il sistema limbico si producono emozioni rivolte ai consimili. Il<br />

sistema limbico non cancel<strong>la</strong> il complesso R ma lo coordina, lo sussume in una prospettiva superiore. I centri sovrastanti<br />

sussumono i centri sottostanti. Le scimmie antropomorfe hanno poca neocorteccia, mentre noi uomini ne disponiamo in misura<br />

maggiore e grazie ad essa nasce il pensiero simbolico. Noi possiamo creare un mondo intero che acquista potere di svolgere le<br />

funzioni e le emozioni del sistema limbico. <strong>La</strong> neocorteccia permette il linguaggio e il senso estetico e <strong>la</strong> capacità attraverso il<br />

linguaggio di comunicare sul<strong>la</strong> modalità di dare e pro<strong>cura</strong>rci <strong>cura</strong> oltre che giustificare ciò al<strong>la</strong> luce di discorsi religiosi o<br />

filosofici.<br />

Possiamo immaginare che reti o mappe neuronali funzionino come insieme di algoritmi (procedure di comportamento), ma<br />

non bisogna pensare che le forme di interazione siano riflessi innati. Esse sono in potenza; natura e cultura non sono più<br />

separate ma in continuo dinamico rapporto (Pracca, 1996).<br />

Il genoma specifica un abbozzo rappresentativo e l’imprinting non è rigido, ma p<strong>la</strong>stico, soprattutto nell’uomo. L’innato non<br />

può che esplicitarsi attraverso il processo dell’apprendimento e dell’educazione.<br />

Due tipi di conoscenza -<br />

Per <strong>la</strong> <strong>psicologia</strong> esistono due tipi di conoscenza:<br />

1) Conoscenza procedurale<br />

2) Conoscenza dichiarativa o proposizionale<br />

1) Espressa nell’azione è radicalmente inconscia. E’ una conoscenza che non si può esprimere attraverso le parole. E’<br />

connessa all’azione. Quando si manifesta l’emozione passiamo ad un livello più complesso. Le emozioni entrano in una<br />

diversa memoria che si trasforma in memoria semantica che a sua volta si trasforma in<br />

2) Conoscenza dichiarativa può essere espressa a parole. Una volta che abbiamo questo tipi di memoria siamo in presenza di<br />

una memoria antropomorfica.<br />

Si nasce con procedure innate, che scattano in re<strong>la</strong>zione con l’ambiente nel quale viviamo. Il sistema dell’attaccamento è tipica<br />

del bambino nel primo anno di età. Nelle prime settimane di vita è questa procedura che domina.<br />

Uno dei contributi più importanti del<strong>la</strong> spiegazione etologica dell’attaccamento è quello che sia gli adulti, sia i bambini sono<br />

predisposti biologicamente a sviluppare l’ attaccamento. Il comportamento di attaccamento dell’adulto può essere stimo<strong>la</strong>to da<br />

comportamenti di segna<strong>la</strong>zione o anche solo dall’aspetto infantile del cucciolo. L’idea proposta da Lorenz (1943) ad esempio è<br />

che il solo aspetto infantile stimoli sentimenti materni, anche interspecifici, (testa grande in rapporto al corpo, fronte <strong>la</strong>rga in<br />

rapporto al resto del<strong>la</strong> faccia, arti re<strong>la</strong>tivamente corti ed occhi grandi, guance rotonde prominenti). Gli studi delle reazioni di<br />

adulti e bambini a immagini di bambini o a bambini veri includevano misurazioni fisiologiche (al<strong>la</strong>rgamento delle pupille o<br />

cambiamenti del<strong>la</strong> frequenza cardiaca), misurazione del comportmanto (numero di interazioni con il cucciolo) o descrizioni<br />

verbali (valutare positivamente i tratti somatici del volto).<br />

Le procedure si sviluppano con sequenze legate alle situazioni ambientali. Una procedura può incontrare una realtà esterna<br />

difficile da accettare (es: un bimbo che cresce con una mamma in lutto implica una scissione tra conoscenza procedurale e<br />

conoscenza dichiarativa). C’è <strong>la</strong> tendenza innata a chiedere <strong>cura</strong> quando si è in una situazione di disagio. <strong>La</strong> risposta del bimbo<br />

costruirà una memoria determinata dal<strong>la</strong> risposta del<strong>la</strong> madre. Il bambino formerà un archivio interno e probabilmente formerà<br />

degli archivi operativi interni con ciascuna delle figure con cui vive.<br />

Rapporto tra mondo clinico e mondo psicologico i diversi sistemi di attaccamento<br />

<strong>La</strong> teoria dell’attaccamento in quanto tale sarà presentata per spiegare alcuni schemi di comportamento caratteristici non solo<br />

dei <strong>la</strong>ttanti e dei bambini, ma anche di adolescenti e di adulti. Dal punto di vista storico è importante sottolineare come tale<br />

teoria si sia sviluppata a partire dal<strong>la</strong> tradizione psicanalitica delle re<strong>la</strong>zioni oggettuali e al tempo stesso abbia incorporato<br />

concetti fondamentali tratti dal<strong>la</strong> teoria dell’evoluzione, dal<strong>la</strong> <strong>etologia</strong>, dal<strong>la</strong> teoria cibernetica e dal<strong>la</strong> <strong>psicologia</strong> cognitiva.<br />

Importante è comprendere il concetto darwiniano di adattamento al<strong>la</strong> luce del paradigma etologico di Bowlby (1988) dal<br />

momento che i vari tipi di attaccamento sono considerate strategie adattative all’ambiente famigliare. Tra le caratteristiche di<br />

questa teoria troviamo l’idea che il bambino entra nel mondo geneticamente predisposto a sviluppare un sistema di schemi<br />

comportamentali che, dato un ambiente appropriato, darà un risultato che egli cercherà di mantenere, una vicinanza più o<br />

meno stretta con chiunque si occuperà di lui, esprimendo schemi di attaccamento individualizzati per entrambi i genitori.<br />

Questa tendenza a mantenere <strong>la</strong> vicinanza serve a proteggere il bambino, in grado di crescere al riparo da un certo numero di<br />

pericoli. Il successo nel mantenere per lungo tempo queste re<strong>la</strong>zioni apporta solitamente soddisfazione e gioia, mentre il<br />

fallimento genera frustrazione, angoscia e disperazione. Lo studio del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione genitori/figli nel<strong>la</strong> realtà famigliare è<br />

fondamentale quanto studiare le rappresentazioni interne che il bambino ha di loro. L’infanzia quindi non viene più studiata<br />

unicamente attraverso il vissuto fantasmatico dell’adulto, ma anche e soprattutto attraverso l’osservazione diretta, come<br />

prevede il paradigma etologico. L’importanza di questa osservazione sta nel<strong>la</strong> possibilità di comprendere come i diversi tipi di<br />

attaccamento possano influire sul<strong>la</strong> formazione di specifici stili cognitivi ed affettivi e quali corre<strong>la</strong>zioni possano esistere tra<br />

stili di attaccamento e struttura di personalità adulta. Questa nuova prospettiva, che implica l’osservazione diretta del rapporto<br />

madre-bambino/a nel contesto naturale, come sostiene Scardovelli (2000) introduce una rivoluzione copernicana nel campo


del<strong>la</strong> psicanalisi e del<strong>la</strong> <strong>psicologia</strong>. Da questo momento, infatti, <strong>la</strong> sofferenza del bambino è osservabile come un dato certo e<br />

non è soltanto il ricordo fantasmatico di un adulto che ricorda <strong>la</strong> propria infanzia sul lettino dell’analista!<br />

Queste indagini di tipo etologico evidenziarono quattro pattern di attaccamento, che possono verificarsi tra madre e<br />

bambino/a: l’attaccamento sicuro, ansioso-ambivalente, evitante e disorganizzato.<br />

Oggi esiste una documentazione cospicua sullo schema di attaccamento che un individuo sviluppa duranta <strong>la</strong> prima infanzia,<br />

seconda infanzia ed adolescenza e risulta charo come tale schema sia fortemente influenzato dal modo con cui i genitori o altre<br />

figuere parentali si re<strong>la</strong>zionano al bambino. Questi dati provengono da un insieme di ricerche sistematiche sullo sviluppo<br />

socio-emotivo durante i primi cinque anni di vita compiute da psicologi dello sviluppo, come Mary Ainsworth (1963), che si è<br />

occupata principalmente del ruolo del genitore verso il quale si è sviluppato l’attaccamento, che dovrebbe costituire una <strong>base</strong><br />

<strong>si<strong>cura</strong></strong> per l’esplorazione. il genitore dovrebbe diventare il porto sicuro da cui il bambino può partire per esplorare il mondo e a<br />

cui ritorna ogni tanto per rifornirsi emotivamente ; se però le reazioni del<strong>la</strong> madre alle segna<strong>la</strong>zioni del bambino non sono<br />

state adeguate (non predicibili, o lente o di maltrattamento, oppure non conformi alle aspettative del bambino) questi si sentirà<br />

insicuro ed è meno probabile che usi <strong>la</strong> madre come <strong>base</strong> <strong>si<strong>cura</strong></strong> per esplorare l’ambiente esterno.<br />

Esperienza del<strong>la</strong> situazione insolita<br />

Uno degli adulti (solitamente <strong>la</strong> madre o altra figura femminile) che si sono presi <strong>cura</strong> di un bimbo di otto mesi lo accompagna<br />

in una stanza. C’è una poltrona sul<strong>la</strong> quale andrà a sedersi <strong>la</strong> madre, nel<strong>la</strong> stanza cè anche una persona amichevole. Ad un<br />

certo punto <strong>la</strong> mamma si allontana finchè non verrà richiamata.<br />

Assisteremo a quattro diversi comportamenti durante <strong>la</strong> fase di riunione mamma-bambino convenzionalmente definiti con le<br />

prime quattro lettere dell’alfabeto a, b, c, d, e corrispondenti a quattro diverse tipologie psicologiche. Questa c<strong>la</strong>ssificazione è<br />

di tipo etologico e formalizza i grandi gruppi di attaccamento rinvenuti in tutte le culture.<br />

Bambino A quando torna <strong>la</strong> madre non protesta, ma neanche esprime gioia ---> attaccamento Evitante riscontrabile in un<br />

25% dei casi studiati<br />

Bambino B quando torna <strong>la</strong> madre protesta piange e si calma ----> attaccamento sicuro riscontrabile in un 50% dei casi<br />

studiati<br />

Bambino C quando torna <strong>la</strong> madre protesta e non si calma resistendo alle ras<strong>si<strong>cura</strong></strong>zioni del<strong>la</strong> madre attaccamento<br />

ansioso-ambivalente riscontrabile in un 10/15% dei casi studiati<br />

Bambino D quando torna <strong>la</strong> madre evidenzia comportamenti disorientati non esprime una strategia di attenzione, si<br />

avvicina al<strong>la</strong> madre con <strong>la</strong> testa rivolta dal<strong>la</strong> parte opposta. Esprime una molteplicità di comportamenti <strong>fra</strong> loro<br />

inconciliabili ----> attaccamento disorganizzato riscontrabile in un 10% dei casi studiati<br />

Rispetto a questi dati, come sostiene Liotti (1994) non c’è prova sul<strong>la</strong> possibilità che A, B, C e D sviluppino partico<strong>la</strong>ri<br />

patologie. In prospettiva si può supporre che ci sia un fattore di rischio che può tuttavia rientrare.<br />

Ora è interessante studiare quale tipo di madre corrisponde ad ogni categoria di bambino.<br />

L’atteggiamento del<strong>la</strong> madre (A1) di un bambino A è contraddistinto da scarsa mimica, durezza di carattere, senso di fastidio<br />

verso il bambino. Nell’attaccamento evitante, il rapporto con <strong>la</strong> madre è contraddistinto da rifiuti e disconferme che questa dà<br />

al bambino più che accettazione e gratificazione. Il bambino in questo modo impara a sviluppare fiducia esclusivamente in se<br />

stesso anche se non c’è una vera e propria inibizione dell’attaccamento. Se <strong>la</strong> madre si allontana egli non piange; se <strong>la</strong> madre<br />

torna egli continua a svolgere l’attività intrapresa cioè non corre da lei ad abbracciar<strong>la</strong> e a cercare rifugio e conso<strong>la</strong>zione. Egli<br />

impara a trovare sicurezza attraverso <strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione di oggetti più che attraverso <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione con persone, concentrandosi in<br />

giochi solitari.<br />

L’atteggiamento del<strong>la</strong> madre (B1) del bambino B è contraddistinto da sensibilità ai messaggi del bambino, sintonizzazione.<br />

Nell’attacamento sicuro il bambino sviluppa con <strong>la</strong> madre un atteggiamento di profonda fiducia, empatia e calore. A partire da<br />

questa <strong>base</strong> <strong>si<strong>cura</strong></strong> il bambino sviluppa il permesso di esercitare un comportamento esplorativo nei confronti di un ambiente<br />

rispetto al quale si rivolge con ottimismo sentendosi ras<strong>si<strong>cura</strong></strong>to. Le madri B1 vivono il bambino B come un centro autonomo<br />

di iniziativa. Si rapportano al pensiero del bimbo attribuendo e riconoscendo ad esso caratteristiche diverse dal proprio<br />

(capacità di decontestualizzazione)<br />

L’atteggiamento del<strong>la</strong> madre (C1) del bambino C è contraddistinto da imprevedibilità ed intrusività inoltre tende a prevenire il<br />

desiderio del bimbo. Nell’attacamento ansioso-ambivalente il bambino ha difficoltà nel decodificare i segnali che gli<br />

provengono dal<strong>la</strong> madre. Egli non possiede <strong>la</strong> sicurezza di essere accettato oppure respinto. Per questo motivo il bambino<br />

facilmente esprimerà una ansia ed una tensione continue. Se <strong>la</strong> mamma andrà via egli piangerà; quando el<strong>la</strong> tornerà le si<br />

avvicinerà per ottenre conforto, ma non smetterà di piangere e continuerà a <strong>la</strong>mentarsi.<br />

L’atteggiamento del<strong>la</strong> madre (D1) del bambino D esprime lutti e traumi non e<strong>la</strong>borati. Nell’attaccamento disorganizzato il<br />

bambino si trova a vivere un rapporto con una madre incapace a costituire per lo stesso una <strong>base</strong> <strong>si<strong>cura</strong></strong>, in quanto anch’essa si<br />

presenta al bambino angosciata e spaventata. Per il bambino questa costituisce una situazione talmente insostenibile che per


sfuggire al dolore ed all’angoscia non gli rimane che dissociarsi dal<strong>la</strong> situazione entrando in una sorta di trance. queste<br />

esperienze di dissociazione cioè di discontinuità del<strong>la</strong> coscienza come afferma Scardovelli (2000), iscritte nel<strong>la</strong> psiche infantile<br />

potrebbero sviluppare una predisposizione ai disturbi dissociativi adulti: borderline, narcisista, depersonalizzazione,<br />

derealizzazione e personalità multip<strong>la</strong> ed autismo.<br />

Quale tipo di modello comportamentale svilupperanno i bambini A, B, C e D?<br />

A: Io costituisco fastidio per gli altri, non sono degno di amore non me lo merito. Gli altri non meritano fiducia. Questo è lo<br />

schema dell’evitamento angoscioso in cui l’individuo non possiede <strong>la</strong> fiducia, nei confronti di genitori forse incapaci di dargli<br />

<strong>cura</strong> e soccorerlo in caso di bisogno. <strong>La</strong> situazione favorirà uno schema di attaccamento grazie al quale l’individuo tenderà a<br />

vivere <strong>la</strong> propria vita senza l’amore ed il sostegno dell’altro. Egli tenderà a diventare autosufficiente sul piano emotivo.<br />

L’individuo da adulto in questo caso si troverà in conflitto tra tendenze progressive che portano al<strong>la</strong> differenziazione e le<br />

sempre presenti tendenze regressive che lo portano al<strong>la</strong> fusione, dal<strong>la</strong> quale rifugge. Esiste conflitto tra sentimenti di<br />

responsabilità, atteggiamenti di iniziativa, di scambio e di ricerca dell’altro (tipici di un sè maturo) e sentimenti schiaccianti di<br />

colpa e tentativi di manipo<strong>la</strong>re l’altro (tipici di un sè immaturo). Egli si troverà spesso a muoversi verso l’altro fino a<br />

raggiungere una vicinanza che è ritenuta pericolosa perchè ricorda <strong>la</strong> fusione, quindi se ne staccherà fino a separarsi<br />

psicologicamente rimanendo iso<strong>la</strong>to, spaventandosi poi del<strong>la</strong> solitudine nel<strong>la</strong> quale si troverà. Questi soggetti nell’età adulta<br />

saranno caratterizzati da un comportamento che li porterà così ad iso<strong>la</strong>rsi, al riparo dal<strong>la</strong> cosa che temono maggiormente e che<br />

farebbe scattare forti sentimenti di rabbia: l’intimità.<br />

B: Ciò che viene da me è meritevole di fiducia come ciò che viene dagli altri. Questo schema viene favorito da un genitore,<br />

specialmente <strong>la</strong> madre, che sia facilmente disponibile, sensibile ai segnali del bambino e amorosamente pronta a rispondere<br />

quando il bambino cerca da lei protezione e/o conforto.<br />

Sia A che B sono coerenti non sono ambivalenti<br />

C: Io sono cattivo/a ed anche mamma è cattiva! Siamo di fronte ad una scissione, ci sono due modelli operativi. Strutture<br />

operative che suggeriscono di control<strong>la</strong>rsi a vicenda. C’è una struttura sovraordinata. Siamo di fronte ad un attaccamento di<br />

natura ansiosa basato sull’incertezza da parte del bambino che il genitore sia pronto e disponibile a rispondere o a dare aiuto se<br />

chiamato in causa. A causa di questa incertezza il bambino è sempre incline all’angoscia di separazione, tende ad aggrapparsi<br />

ed il mondo gli crea ansietà. le madri dei bambini C possono avere <strong>la</strong> tendenza di aspettarsi cure ed attenzioni dai proprii figli,<br />

in altri termini tendono ad invertire <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Durante i colloqui le madri descrivono rego<strong>la</strong>rmente, come da bambine, anche<br />

loro avessero avuto <strong>la</strong> responsabilità di doversi prendere <strong>cura</strong> dei proprii genitori invece del contrario. <strong>La</strong> maggioranza dei<br />

genitori, che si aspettano che i proprii bambini abbiano <strong>cura</strong> di loro ha sperimentato a sua volta delle cure parentali molto<br />

inadeguate. Sfortunatamente spesso questi genitori creano dei gravi problemi psicologici ai propri figli. Una re<strong>la</strong>zione invertita<br />

di questo genere tra genitore e bambino sta al<strong>la</strong> <strong>base</strong> di un numero significativo di casi di rifiuto sco<strong>la</strong>stico (fobia sco<strong>la</strong>stica) e<br />

di agorafobia e probabilmente anche di depressione. Questo tipo di attaccamento renderà estremamente difficile anche nell’età<br />

adulta distinguere i confini tra sè e gli altri. Il rapporto interpersonale spesso si risolve ad essere un processo di invischiamento<br />

o assorbimento in cui una persona o un gruppo diviene l’oggetto buono con il quale legarsi simbioticamente. In questi casi<br />

l’individuo (ex bambino C) cercherà nell’altro esasperatamente amore e approvazione e lo attaccherà duramente se questi non<br />

darà ciò che è richiesto. Qualsiasi indicazione di diversità, di crescita o di cambiamento verrà percepita come minaccia per <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione e letta in termini di slealtà o tradimento. Si svilupperà una paura inconfessata del<strong>la</strong> diversità e del<strong>la</strong> separazione. In<br />

questo caso il bisogno di fusione è da ascriversi al timore di conoscere ed esplorare <strong>la</strong> realtà, peraltro considerata difficile e<br />

pericolosa, mentre è ricercato in modo spasmodico il soddisfacimento del bisogno di <strong>cura</strong> e sicurezza.<br />

D: L’essere umano diventa un oggetto da manipo<strong>la</strong>re ai propri fini. Il sè e l’altro oscil<strong>la</strong>no tra <strong>la</strong> posizione del<strong>la</strong> vittima e<br />

quel<strong>la</strong> del persecutore. Questo schema di attaccamento è osservabile in bambini che sono stati maltrattati fisicamente e/o<br />

fortemente tras<strong>cura</strong>ti dal genitore. Tale schema è possibile trovarlo in diadi madre-bambino in cui <strong>la</strong> madre, affetta da una<br />

grave forma maniaco-depressiva bipo<strong>la</strong>re, tratta il bambino in modo imprevedibile e bizzarro.<br />

I risultati di questo processo di interiorizzazione risultano evidenti in uno studio longitudinale, il quale dimostra che uno<br />

schema di attaccamento caratteristico del<strong>la</strong> coppia madre-bambino, valutato quando il bambino aveva dodici mesi, è altamente<br />

predittivo di come quel dato bambino si comporterà in un asilo con <strong>la</strong> madre assente tre anni e mezzo più tardi. I bambini che<br />

mostravano uno schema di attaccamento sicuro verso <strong>la</strong> madre a dodici mesi verranno descritti probabilmente dallo staff<br />

dell’asilo come col<strong>la</strong>boranti graditi agli altri bambini, con capcità di ripresa e pieni di risorse. Quelli che motravano uno<br />

schema di evitamento ansioso verranno probabilemnte descritti come iso<strong>la</strong>ti sul piano emotivo, ostili o antisociali o<br />

paradossalmente come al<strong>la</strong> ricerca di eccessive attenzioni. Coloro che mostravano un attaccamento ansioso di resistenza<br />

verranno con tutta probabilità descritti anch’essi come eccessivamente al<strong>la</strong> ricerca di attenzioni e descritti come tesi ed<br />

impulsivi, facilemente frustrati, oppure come passivi e bisognosi di aiuto.<br />

<strong>La</strong> teoria dell’attacamento sottolinea due concetti fondamentali:<br />

1) Lo status primario e <strong>la</strong> funzione biologica dei legami affettivi intimi tra individui<br />

2) L’influenza potente che esercita sullo sviluppo di un bambino il modo in cui è trattato dai suoi genitori, in partico<strong>la</strong>r modo<br />

dal<strong>la</strong> figura materna o di chi ne fa le veci<br />

Il sistema dell’intervista sull’attaccamento negli adulti<br />

Dai 15 anni in poi il primo strumento per studiare l’attaccamento è l’intervista e<strong>la</strong>borata da Maily Main (1981). <strong>La</strong> sig<strong>la</strong>tura<br />

delle interviste implica un manuale che registra <strong>la</strong> forma espressiva non contenutistica. L’intervista è un sistema estremamente<br />

complesso. L’intervista è composta da una serie di domande non strutturate che parte da una proposta del tipo - pensaci un<br />

momento e dimmi 5 aggettivi per c<strong>la</strong>ssificare tua madre e 5 aggettivi per c<strong>la</strong>ssificare tuo padre- In termini teorici significa


pescare nel<strong>la</strong> memoria semantica, soggettiva. L’essere umano dà pesi differenti alle esperienze; le esperienze dichiarative sono<br />

semantiche e con l’intervista si attinge a questo tipo di memoria.<br />

Il secondo passo dell’intervista consiste nel far dare spiegazioni utilizzando degli aggettivi - Es: Padre generoso ---> si attinge<br />

al<strong>la</strong> memoria episodica. Gli episodi a volte non corre<strong>la</strong>no con il significato degli aggettivi, a volte può emergere un discorso<br />

s<strong>la</strong>bbrato oppure coerente. Bisogna verificare quali emozioni vengono mobilitate, insieme alle congruenze esistenti <strong>fra</strong><br />

emozioni espresse ed atti verbali espressi.<br />

L’intervista è registrata sul nastro e si annotano le espressioni verbali più forti. Si devono inibire gli effetti “alone” e prendere<br />

in esame solo <strong>la</strong> “forma” del linguaggio. Ci si sofferma sul<strong>la</strong> buona qualità o cattiva qualità di ciò che emerge, cioè sui criteri<br />

di buona forma del<strong>la</strong> narrazione. Il valutatore non deve essere coinvolto emotivamente. In una ricerca scientifica bisogna<br />

minimizzare <strong>la</strong> nostra proiezione.<br />

Si sono c<strong>la</strong>ssificati quattro tipi di risposte:<br />

1) Stile libero (free) - caratterizzato da grande libertà di comunicazione, coerenza, congruenza <strong>fra</strong> gli aggettivi usati per<br />

descrivere i genitori e i racconti fatti sul rapporto con essi. Si riscontra inoltre una mancanza di salti logici, un monitoraggio<br />

metacognitivo (valutazione sul<strong>la</strong> capacità di chi mi sta di fronte di comprendere ciò che dico). Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> sig<strong>la</strong>tura si ha<br />

una narrazione scorrevole. I contenuti per ora non si prendono in esame.<br />

2) Svalutanti l’attaccamento - caratterizzati da incongruenza tra agettivi ed episodi narranti il proprio rapporto con i<br />

genitori. C’è <strong>la</strong> tendenza a vivere con insofferenza l’intervista - “A che servono queste cose?” Gli episodi sono ristretti, il<br />

racconto non ha una buona forma. Non c’è metacognizione, ma non ci sono grandi incoerenze logiche forse a causa delle<br />

<strong>fra</strong>si sintetiche.<br />

3) Sovrabbondanti di memoria episodica - rispetto agli aggetivi usati. Si par<strong>la</strong> e non ci si ferma, è come se si togliesse un<br />

tappo e uscisse una piena di ricordi. L’intervista è vissuta come una attività impegnativa - “Impegnato attivamente a<br />

pensare”. Di solito sono persone invischiate con il rapporto con i genitori anche se sono adulte.<br />

4) Persone U (Unresolved) - palesano <strong>la</strong> non risoluzione di traumi o lutti irrisolti. Ci sono salti logici nel racconto - Es: <strong>la</strong><br />

persona racconta che nell’adolescenza ha perso il padre senza dire l’età. L’intervistatore chiede l’età. L’intervistato ha un<br />

senso di esitazione e poi risponde che aveva 14 anni quando ha perso il padre. Siamo di fronte a salti logici, c’è incoerenza,<br />

c’è un lutto non e<strong>la</strong>borato e non risolto in quanto l’intervistato afferma che tutto sommato a lui non dispiace troppo che suo<br />

padre sia morto. Ciò non è legato ad una convinzione religiosa di fede e ciononostante è come se il padre fosse andato da<br />

un’altra parte. L’intervistato va in mondi dai quali l’intervistatore è escluso.<br />

C’è una congruenza <strong>fra</strong> aggettivi positivi ed episodi positivi. Ma può esserci tra aggettivi negativi ed episodi negativi. In<br />

questo caso c’è sofferenza, ma al tempo stesso c’è coerenza ed è tipico del soggetto libero (F). Questo genitore anche se ha<br />

sofferto avrà un figlio sicuro (B). Probabilmente lui genitore ha perdonato <strong>la</strong> figura di attaccamento.<br />

<strong>La</strong> trasmissione intergenerazionale dei modelli di attaccamento -<br />

Secondo Fonagy (1991) esiste una stretta re<strong>la</strong>zione <strong>fra</strong> i contenuti emersi dalle interviste del padre e del<strong>la</strong> madre e i<br />

comportamenti del bambino. Gli ex bambini sicuri B, ad esempio, tendono, in età adulta, a riconoscersi e a sposarsi <strong>fra</strong> loro.<br />

Gli ex bambini C tendono a sposare gli ex A. Solo un ex bambino D può riconoscere un ex D ed accettarlo. I genitori, ex<br />

bambini D, tendono ad abusare dei figli e ad essere violenti (il bambino D è vittima e carnefice).<br />

Esiste forse una trasmissione intergenerazionale degli schemi di attaccamento come sostiene Framo (1997). Si riscontra una<br />

corre<strong>la</strong>zione tra il modo in cui <strong>la</strong> madre descrive <strong>la</strong> propria re<strong>la</strong>zione con i genitori durante l’infanzia ed il modello di<br />

attaccamento del suo bambino. Esiste quindi un nesso tra l’e<strong>la</strong>borazione dei propri vissuti con <strong>la</strong> famiglia di origine e <strong>la</strong><br />

re<strong>la</strong>zione di coppia, anche perchè <strong>la</strong> possibilità di intraprendere nuovi legami è connessa al<strong>la</strong> separazione psicologica dai<br />

genitori (Giusti 2000). Senza questo processo di maturazione personale è assai difficile intraprendere scelte affettive<br />

autonome e serene. Si può dunque sostenere che lo stile di attaccamento appreso dal bambino nel<strong>la</strong> sua infanzia influenzi ed<br />

orienti sia le strutture cognitive sia i suoi stili affettivi e re<strong>la</strong>zionali nell’età adulta. Da questi studi emerge come gli ex bambini<br />

sicuri tendano stabilire delle re<strong>la</strong>zioni basate sul principio di simmetria mentre gli altri sembrerebbero dar vita a re<strong>la</strong>zioni<br />

basate sul principio di complementarietà (per usare una terminologia propria al<strong>la</strong> Pragmatica del<strong>la</strong> Comunicazione) nei quali<br />

facilmente si verifica <strong>la</strong> riproposizione di copioni esistenziali già interpretati durante i primi anni di vita.<br />

Su questa <strong>base</strong> ad un livello adulto avremo <strong>la</strong> riproposizione di re<strong>la</strong>zioni di coppia moglie/marito riproducenti le dinamiche<br />

famigliari già conosciute. Se gli ex bambini B (attaccamento sicuro) tendono riconoscersi dando vita a legami basati su una<br />

condivisione adulta dell’altro, gli ex bambini A (Evitanti) e C (Ansioso-dipendenti) tenderanno riconoscersi creando un<br />

rapporto complementare nel quale l’ex bambino C chiederà all’ex A <strong>cura</strong> ed accettazione, facendo richieste di unione<br />

simbiotica, mentre di fronte a tali richieste l’ex A fuggirà chiudendosi ed estraniandosi da una re<strong>la</strong>zione, che vivrà come<br />

soffocante e pericolosa. <strong>La</strong> ragione del<strong>la</strong> riproposizione di questi copioni o stili re<strong>la</strong>zionali implica <strong>la</strong> presenza di modelli di<br />

attaccamento, che sembrerebbero trasmettersi a livello intergenerazionale. Ciò è possibile in virtù di dinamiche inconsce che<br />

orientano le nostre scelte affettive ed i nostri comportamenti nel tentativo di soddisfare bisogni sino a quel momento frustrati.<br />

<strong>La</strong> difficolta maggiore ovviamente risulta essere legata al<strong>la</strong> possibilità di uscire da tali copioni in quanto il raggiungimento di<br />

una posizione meta significa dover affrontare il proprio passato di bambini ed adolescenti feriti per le cure inadeguate che si<br />

sono ricevute. Da questi studi possiamo pensare di comprendere <strong>la</strong> struttura di personalità di ogni individuo anche al<strong>la</strong> luce del


modello di attaccamento dal quale è stato interessato. Quindi le nostre scelte sco<strong>la</strong>stiche, <strong>la</strong>vorative, affettive, senza per questo<br />

cadere in un riduzionismo psicologico, secondo <strong>la</strong> teoria dell’attaccamento, riverberano di quel<strong>la</strong> che è stata <strong>la</strong> nostra<br />

esperienza nei primi anni del<strong>la</strong> nostra vita. E’ infatti in questo periodo che abbiamo appreso con alterne fortune e alterne<br />

sofferenze a sopravvivere all’interno dell’ambiente famigliare ed abbiamo sviluppato stili di attaccamento generanti strategie<br />

comportamentali, che perseguendo finalità adattative (in termini darwiniani), ci hanno permesso di rispondere alle<br />

sollecitazioni dell’ambiente nel modo più ragionevole, per quelle che, allora, risultavano essere le nostre risorse psichiche. Il<br />

nostro copione di vita quindi anche quello apparentemente più disfunzionale rientra in una logica adattativa, che richiede di<br />

essere letta e compresa al<strong>la</strong> luce di quelli che sono stati i nostri rapporti con le nostre figure di attaccamento.<br />

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12. Pracca P. (1996) Coevoluzione Biosociale in: Avere <strong>cura</strong> dell’uomo, a <strong>cura</strong> di P.A. Rossi, I. Li Vigni; S.<br />

13. Zuffi, Erga Edizioni<br />

14. Scardovelli M. (2000) Sub-personalità e struttura dell’io Bor<strong>la</strong> Edizioni, Roma<br />

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16. Timbergen, N. (1969) Il comportamento sociale degli animali Einaudi, Torino.

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