1 Plinio e i rimedi terapeutici dalle piante G.Spitali Il desiderio di ...
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<strong>Plinio</strong> e i <strong>rime<strong>di</strong></strong> <strong>terapeutici</strong> <strong>dalle</strong> <strong>piante</strong><br />
G.<strong>Spitali</strong><br />
<strong>Il</strong> <strong>desiderio</strong> <strong>di</strong> conoscere è negli uomini un istinto naturale.<br />
Aristotele, Metafisica, libro I<br />
Fin dai tempi più antichi l’uomo ha usato le <strong>piante</strong> per curare malanni e <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> ogni genere.<br />
Le prime notizie sull’uso <strong>di</strong> questi me<strong>di</strong>camenti risalgono all’In<strong>di</strong>a, dove, nell’Atharveda, si sosteneva che le <strong>piante</strong> me<strong>di</strong>cinali<br />
scacciassero dal corpo il male originato dal peccato.<br />
In Cina, poi, secondo una leggenda, l’imperatore cinese Thàn-N-S ông, che regnò intorno al 2700 a. C., redasse un Grande<br />
Erbario in cui trattava della guarigione delle malattie per mezzo <strong>di</strong> <strong>piante</strong> oltre che <strong>di</strong> animali e minerali. Ciò gli valse il nome <strong>di</strong><br />
Agricoltore celeste o “Re del <strong>rime<strong>di</strong></strong>o”. 1<br />
Dalla Cina all’America centrale dove troviamo i Maya, considerato il popolo più progre<strong>di</strong>to e civile dell’epoca precolombiana.<br />
Essi tenevano in gran conto l’igiene ed erano eccellenti conoscitori dell’anatomia e della chirurgia, mentre la loro terapia<br />
farmacologica si basava, essenzialmente, sull’uso delle <strong>piante</strong> me<strong>di</strong>cinali che variavano in base al tipo <strong>di</strong> patologia e che erano<br />
classificate secondo le loro virtù terapeutiche.<br />
Arrivando in Egitto, il più antico documento sembra essere stato il Papiro <strong>di</strong> Ebers (500 a. C.), ed è noto che gli antichi Egizi<br />
conoscevano più <strong>di</strong> settecento forme <strong>di</strong> me<strong>di</strong>camenti, <strong>di</strong> natura sia vegetale che animale.<br />
Nell’antica Grecia, la cultura botanica deve ricondursi sia alle conoscenze empiriche che alle teorie filosofiche; la preparazione<br />
delle me<strong>di</strong>cine era affidata ai me<strong>di</strong>ci stessi, mentre coloro che raccoglievano <strong>piante</strong> e ra<strong>di</strong>ci me<strong>di</strong>cinali venivano in<strong>di</strong>cati con il<br />
nome <strong>di</strong> “rizòtomi”. Affini ai rizòtomi erano i “farmacopoli” che avevano il compito <strong>di</strong> vendere preparati officinali.<br />
Già nel IV secolo a. C. <strong>di</strong>versi scrittori avevano iniziato a raccogliere e a vagliare sistematicamente le conoscenze, vere o false,<br />
sulle <strong>piante</strong> e sui loro usi. Tali valutazioni, basate essenzialmente sui trattati ippocratici (V secolo a. C.) in materia me<strong>di</strong>ca e sulle<br />
opere botaniche <strong>di</strong> Teofrasto, cercarono <strong>di</strong> fare or<strong>di</strong>ne e chiarezza sulle varie credenze popolari. Rispetto agli scrittori ippocratici,<br />
Teofrasto appare più preciso e critico: teneva in grande considerazione i rizòtomi e i farmacopoli ed era ben conscio del fatto che<br />
nelle <strong>piante</strong> l’effetto delle sostanze attive <strong>di</strong>pendeva da numerosi fattori.<br />
Tra coloro che potremmo ricondurre al ruolo <strong>di</strong> farmacologi e sperimentatori, ricor<strong>di</strong>amo Eracleide <strong>di</strong> Taranto che sperimentò e<br />
usò forme me<strong>di</strong>cinali nuove e compose elaborate ricette, alcune delle quali vennero successivamente riprese dal grande me<strong>di</strong>co<br />
Celso (18 a.C.-39 d. C.). 2<br />
Per quanto riguarda i Romani, essi sin dal I secolo d. C. impiantarono “orti me<strong>di</strong>cinali” nei quali si provvedeva alle colture <strong>di</strong><br />
<strong>piante</strong> utilizzabili nella terapia me<strong>di</strong>ca. E nel modo romano eccoci, finalmente, giunti a <strong>Plinio</strong>.<br />
Natura, hoc est vita, narratur 3<br />
<strong>Plinio</strong><br />
<strong>Plinio</strong> Gaio Secondo (detto il Vecchio), famoso eru<strong>di</strong>to romano e naturalista, nato a Como nel 23 d. C. e morto nell’eruzione del<br />
Vesuvio del 79 d. C., scrisse un’opera enciclope<strong>di</strong>ca in ben 37 libri, la Storia naturale, in cui si tratta, oltre che della storia della<br />
me<strong>di</strong>cina, anche della botanica e dei <strong>rime<strong>di</strong></strong> <strong>terapeutici</strong> <strong>di</strong> origine vegetale e animale. Descrive in particolare le virtù curative <strong>di</strong><br />
numerosissime <strong>piante</strong> e alberi, sia coltivati che spontanei, e dei <strong>rime<strong>di</strong></strong> da loro derivati. Da rilevare, nel pensiero <strong>di</strong> <strong>Plinio</strong>, fu anche<br />
il rifiuto delle pratiche magiche e l’affermazione dell’importanza <strong>di</strong> indagare e osservare in prima persona.<br />
<strong>Plinio</strong> sostiene che la natura ha riservato per l’uomo <strong>rime<strong>di</strong></strong> già pronti, facili da trovare, estratti <strong>dalle</strong> <strong>piante</strong>: Questi soli <strong>rime<strong>di</strong></strong><br />
erano piaciuti alla natura, pronti in ogni luogo, facili a trovarsi e non <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osi, fatti con cose con cui viviamo. 4<br />
<strong>Il</strong> libro XII è il primo de<strong>di</strong>cato al mondo vegetale che abbraccerà una sezione larghissima dell’opera pliniana: dal XII al XIX<br />
saranno descritte tutte le <strong>piante</strong> e i loro poteri, dal XX al XXVII i me<strong>di</strong>camenti che se ne traevano.<br />
<strong>Plinio</strong> non era uno scienziato e perciò presenta il materiale raccolto dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong> una persona colta, non da quello <strong>di</strong> uno<br />
specialista. Talvolta si trova anche qualche incongruenza, per esempio una stessa pianta è trattata due volte perché ha nomi <strong>di</strong>versi,<br />
ma non perché egli abbia deciso o minimizzato qualcuno degli argomenti che si era prefissato <strong>di</strong> trattare in base a una deliberata<br />
scelta o pregiu<strong>di</strong>zio morale., in secondo luogo bisogna tenere presente che l’opera vuole essere un sunto onnicomprensivo e non<br />
un unione <strong>di</strong> singoli trattati specialistici.<br />
Per gran parte della terminologia me<strong>di</strong>ca, e più in generale per le concezioni relative al funzionamento dell’organismo umano,<br />
<strong>Plinio</strong> è ovviamente tributario della cultura greca.<br />
Molteplici sono gli esempi forniti da <strong>Plinio</strong> e, nell’impossibilità materiale <strong>di</strong> riproporli tutti, ne mostreremo solo alcuni a nostro<br />
parere più interessanti o curiosi che <strong>di</strong>mostreranno anche come la nostre o<strong>di</strong>erne conoscenze sul mondo vegetale sarebbero<br />
grandemente impoverite se non <strong>di</strong>sponessimo più della Naturalis historia.<br />
Me<strong>di</strong>cina dagli ortaggi<br />
Ci sono elementi umili 5 come gli ortaggi <strong>di</strong> cui facciamo quoti<strong>di</strong>anamente uso e che sono, magari a nostra insaputa, maggiormente<br />
importanti per la nostra salute.<br />
1<br />
Cfr. Dousset, Jean-Claude, Storia dei me<strong>di</strong>camenti e dei farmaci. Dalle origini ai giorni nostri, ECIG, Genova, 1989, pgg.<br />
39-38.<br />
2<br />
Cfr. Suozz, Roberto M., <strong>Il</strong> grande libro delle erbe me<strong>di</strong>cinali, Newton & Compton e<strong>di</strong>tori, Roma, 1998, pgg. 12-13.<br />
3<br />
“<strong>Il</strong> mio argomento è la natura, ossia la vita”, <strong>Plinio</strong>, N. H., Pref. 13.<br />
4 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XXIV, 1<br />
5 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XX, 2.<br />
1
Innumerevoli sono le virtù del cavolo così come innumerevoli sono gli autorevoli autori che ad esso si sono interessati al punto che<br />
il lamentarsi per il cattivo odore che fa quando cuoce è veramente “poco rispettoso”<br />
…il me<strong>di</strong>co Crisippo ha de<strong>di</strong>cato in particolare agli usi me<strong>di</strong>cinali <strong>di</strong> questa pianta un’opera <strong>di</strong>visa secondo le singole parti del<br />
corpo umano…Mentre Catone afferma che essa (la brassica) fa bene contro il mal <strong>di</strong> testa, contro l’offuscamento e lo scintillio<br />
della vista, e che giova allo stomaco e all’epigastrio…Anche per le ferite, sia recenti che <strong>di</strong> vecchia data, e per le piaghe<br />
cancerose che non si riesce a guarire con nessun altro me<strong>di</strong>camento, Catone prescrive <strong>di</strong> fare dapprima fomenti con acqua calda,<br />
e <strong>di</strong> applicare poi, due volte al giorno, del cavolo tritato; lo stesso <strong>di</strong>ce per le fistole, per le lussazioni e per i gonfiori che bisogna<br />
far scoppiare o riassorbire. Bollito libera anche dall’insonnia e dalla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> addormentarsi… Anche i Greci consigliavano<br />
dei <strong>rime<strong>di</strong></strong> ottenuti con la brassica. Essi ritengono che il cavolo, non del tutto cotto, faccia espellere la bile e sgombri l’intestino;<br />
che, cotto due volte, abbia effetto astringente e combatta gli effetti del vino … mangiato prima <strong>di</strong> bere previene l’ubriachezza,<br />
preso dopo cancella le conseguenze <strong>di</strong> bevute troppo abbondanti; inoltre mangiare cavolo giova molto per una vista chiara; lo<br />
stesso effetto ha il succo <strong>di</strong> cavolo crudo unito a miele attico, ad<strong>di</strong>rittura applicato solamente agli angoli degli occhi; <strong>di</strong><br />
facilissima <strong>di</strong>gestione, è alimento che purifica i sensi. La scuola <strong>di</strong> Erasistrato 6 <strong>di</strong>chiara che non c’è sostanza più benefica per lo<br />
stomaco e per i ten<strong>di</strong>ni, e perciò prescrive <strong>di</strong> somministrarne ai paralitici e ai sofferenti <strong>di</strong> tremito e a coloro che espettorano<br />
sangue. Ippocrate 7 prescrive cavolo cotto due volte con sale a chi è affetto da morbo celiaco e <strong>di</strong>ssenteria, come pure nei casi <strong>di</strong><br />
tenesmo…Apollodoro 8 ritiene che si debbano bere i semi o il succo contro l’avvelenamento da funghi… Secondo Epicarmo 9 gli<br />
impacchi <strong>di</strong> cavolo sono molto utili nelle affezioni dei testicoli e dell’apparato genitale, e il risultato è ancora migliore se si<br />
uniscono fave tritate…Evenore 10 impiega i semi <strong>di</strong> cavolo per facilitare l’espulsione della placenta e contro la morsicatura del<br />
toporagno. 11<br />
In campagna ancora oggi usa applicare esternamente sulle ferite le foglie <strong>di</strong> cavolo.<br />
L’American Cancer Society ha consigliato <strong>di</strong> consumare quoti<strong>di</strong>anamente oltre a frutta e verdura ricche <strong>di</strong> carotene, anche un buon<br />
piatto <strong>di</strong> cavoli, allo scopo <strong>di</strong> prevenire l’insorgere <strong>di</strong> forme tumorali. In particolare viene attribuita a un composto solforato,<br />
presente nel cavolo, e che ne causa il poco piacevole odore, la capacità antitumorale della pianta; effetti benefici si ricaverebbero<br />
anche dai cavolfiori e dai cavoletti <strong>di</strong> Bruxelles. 12<br />
Quante volte, poi, ci saremo lamentati anche delle lacrime versate a causa delle cipolle in realtà: quelle coltivate curano<br />
l’offuscamento della vista con il loro stesso odore e con la lacrimazione che provocano, ma ancora <strong>di</strong> più se si aspergono gli<br />
occhi con il succo. Si <strong>di</strong>ce anche che abbiano effetto ipnotico e, che, se vengono masticate con pane, guariscano le ulcerazioni<br />
della bocca, i morsi dei cani, e che questo effetto lo abbiano sia, applicate con aceto, sia secche, applicate con miele…e vino…Nei<br />
casi <strong>di</strong> mutismo improvviso si è somministrata una pozione <strong>di</strong> succo <strong>di</strong> cipolla <strong>di</strong>luito con acqua. Lo si è infuso anche negli<br />
sciacqui per il mal <strong>di</strong> denti, e per curare le piaghe provocate da qualunque animale, in particolar modo dagli scorpioni...Secondo<br />
la scuola <strong>di</strong> Asclepiade 13 con questo cibo si ottiene anche un colorito sano, e si conserva una buona con<strong>di</strong>zione fisica se si mangia<br />
ogni giorno, a <strong>di</strong>giuno, della cipolla; tale ortaggio inoltre farebbe bene allo stomaco stimolandone l’attività e libererebbe<br />
l’intestino. 14<br />
E’ noto anche l’effetto benefico della cipolle contro il cancro dello stomaco: l’osservazione si basa su <strong>di</strong> una ricerca effettuata su<br />
persone che consumano almeno mezza cipolla al giorno; tale capacità sarebbe da attribuire ad alcune sostanze anticancerogene a<br />
antimutagene contenute nel vegetale. 15<br />
Un altro “immancabile” nelle nostre cucine è l’aglio, delizia per i cuochi e tormento per chi, al pari dei vampiri, ne <strong>di</strong>sprezza<br />
l’odore e il gusto.<br />
<strong>Plinio</strong> ne propone un singolare ed efficace impiego nei <strong>di</strong>sturbi dovuti al cambiamento d’acqua e <strong>di</strong> luogo. <strong>Il</strong> suo odore tiene<br />
lontani serpenti e scorpioni e, come alcuni hanno affermato, qualsiasi animale…<br />
…Ippocrate riteneva che i suffumigi d’aglio provocassero l’espulsione della placenta…Gli antichi somministravano aglio crudo<br />
anche ai malati <strong>di</strong> mente…Contro i dolori alle tempie si fanno impacchi <strong>di</strong> aglio bollito, e si usa, cotto e poi tritato insieme con<br />
miele, contro le pustole; nei casi <strong>di</strong> tosse è efficace se cotto con grasso vecchio o con latte; oppure, qualora si abbiano anche<br />
espettorazioni <strong>di</strong> sangue o pus, va cotto sulla brace e preso insieme con un’uguale quantità <strong>di</strong> miele; in caso <strong>di</strong> slogature e<br />
fratture va preso con olio e sale. In effetti l’aglio, mescolato a grasso, guarisce i gonfiori sospetti; mescolato a zolfo e resina fa<br />
uscire gli umori guasti <strong>dalle</strong> fistole; unito a pece, facilita ad<strong>di</strong>rittura l’estrazione delle schegge <strong>di</strong> canna…Si crede anche che<br />
l’aglio, tritato insieme con coriandolo verde, e bevuto con il vino, stimoli l’appetito sessuale. Ha l’inconveniente <strong>di</strong> indebolire la<br />
vista, <strong>di</strong> causare flatulenza, <strong>di</strong> far male allo stomaco se preso in quantità eccessiva, <strong>di</strong> provocare la sete. 16<br />
L’allicina contenuta nell’aglio ha comprovata efficacia ipotensiva, vermifuga, ipoglicemizzante, <strong>di</strong>sinfettante delle vie respiratorie.<br />
E’ in<strong>di</strong>cato nell’ipertensione, nei <strong>di</strong>sturbi circolatori, nelle funzioni intestinali da regolare.<br />
6<br />
Erasistrato era un me<strong>di</strong>co originario <strong>di</strong> Ceo. Nella prima metà del III secolo a. C. fondò ad Alessandria una scuola ancora fiorente al tempo <strong>di</strong> Galeno, unendo a<br />
una me<strong>di</strong>cina pratica e sperimentale anche ambiziosi interessi filosofici.<br />
7<br />
Ippocrate considerato il padre della me<strong>di</strong>cina era originario <strong>di</strong> Coo (460-375/351 a. C.), i suoi scritti sono raccolti nel Corpus Hippocraticum.<br />
8<br />
Apollodoro era un me<strong>di</strong>co e naturalista vissuto nel III secolo a. C.<br />
9<br />
Epicarmo era un comme<strong>di</strong>ografo greco vissuto fra il VI e il V sec. a. C., cui la tra<strong>di</strong>zione attribuiva un libro <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina intitolato col nome del mitico centauro<br />
Chirone.<br />
10<br />
Evenore era un me<strong>di</strong>co ateniese.<br />
11<br />
<strong>Plinio</strong>, op. cit., XX, 78, 80-86, 89.<br />
12<br />
Suozzi, R. M., op. cit., pag.195.<br />
13<br />
Asclepiade, me<strong>di</strong>co originario <strong>di</strong> Prusa, in Bitinia, vissuto fra il II e il I secolo a. C., le opere cui opere sono andate perdute, nella terapia privilegiava la <strong>di</strong>eta<br />
rispetto ai farmaci.<br />
14 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XX. 39-43.<br />
15 Suozzi, R. M., op. cit., pag.195.<br />
16 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XX, 50 -52, 54 -57<br />
2
L’aglio è una pianta comunemente usata e non si pensa che essa possa avere degli effetti indesiderati e delle controin<strong>di</strong>cazioni.<br />
L’olio <strong>di</strong> aglio può essere irritante per la cute e mucose; vengono segnalati, in seguito a ripetute esposizioni per inalazione <strong>di</strong><br />
polvere <strong>di</strong> aglio, attacchi asmatici, L’ingestione dei bulbi freschi, <strong>di</strong> estratti o <strong>di</strong> olio può provocare nausea, vomito e <strong>di</strong>arrea. Non<br />
andrebbe somministrato in gravidanza e in allattamento, e può interferire con gli anticoagulanti sanguini e antiaggreganti<br />
piastrinici. 17<br />
Ricette utili anche dagli asparagi che sono tra<strong>di</strong>zionalmente considerati fra i cibi più utili allo stomaco. Con l’aggiunta <strong>di</strong> cumino<br />
eliminano i gonfiori dello stomaco o del colon, rendono la vista più chiara, hanno un blando effetto lassativo, sono un <strong>rime<strong>di</strong></strong>o<br />
contro i dolori al petto e alla spina dorsale, e contro i <strong>di</strong>sturbi intestinali se, mentre vengono cotti, si aggiunge del vino…Hanno<br />
effetto afro<strong>di</strong>siaco…A quanto si <strong>di</strong>ce, una persona che si sia aspersa con asparago tritato e imbevuto <strong>di</strong> olio non viene punta <strong>dalle</strong><br />
api. 18<br />
Ne è sconsigliato l’uso in caso <strong>di</strong> glomerulofrenire, insufficienza renale e litiasi renale.<br />
In un altro passo si parla della menta: è stupefacente vedere anche in questo caso come gli antichi ne facessero il nostro stesso uso.<br />
<strong>Il</strong> profumo della menta, da solo, rinvigorisce l’animo, e il sapore stimola l’appetito, perciò quest’erba è un ingre<strong>di</strong>ente usuale<br />
delle salse… Serapione curava con la menta anche gli ascessi dell’utero e i <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> fegato…e la impiegava in brodo anche<br />
contro l’espettorazione <strong>di</strong> sangue…<strong>Il</strong> succo della menta giova alla voce, però solamente nell’imminenza <strong>di</strong> una contesa oratoria;<br />
viene usato anche per i gargarismi, in latte, con l’aggiunta <strong>di</strong> ruta e coriandolo, quando l’ugola è gonfia; con l’allume è curativo<br />
anche per le tonsille; con il miele per la lingua ruvida, e da solo per le slogature interne e le affezioni polmonari.<br />
Per quando riguarda il finocchio, <strong>Plinio</strong> ci <strong>di</strong>ce che è <strong>di</strong>ventato celebre perché i serpenti se ne cibano…quando cambiano pelle e<br />
recuperano una vista acuta grazie al loro succo: si capisce così che anche l’uomo si serva del finocchio come <strong>rime<strong>di</strong></strong>o contro gli<br />
offuscamenti della vista .<br />
Altri impieghi me<strong>di</strong>cinali riguardano le morsicature <strong>di</strong> scorpioni e serpenti, per le quali si usano i semi in una pozione <strong>di</strong> vino…I<br />
semi sono un <strong>rime<strong>di</strong></strong>o in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong> stomaco, e si prendono anche se c’è febbre; tritati in acqua calmano la nausea…in<br />
pozione stimolano la produzione <strong>di</strong> latte, qualora esso sia venuto meno. 19<br />
<strong>Il</strong> Finocchio è ricco <strong>di</strong> anetolo, principio attivo stimolante e <strong>di</strong>gestivo, tonico e carminativo, galattagogo. Controin<strong>di</strong>cato per le<br />
donne che hanno subito interventi <strong>di</strong> mastectomia, può dare interazione con gli anticoncezionali orali.<br />
Me<strong>di</strong>cina da prodotti alimentari<br />
Molti paragrafi sono de<strong>di</strong>cati ai funghi che costituiscono innegabilmente un alimento squisito…si tratta infatti dell’unico cibo che i<br />
raffinati preparano con le loro mani, impiegando coltelli d’ambra e utensili d’argento, e mangiandoli già prima col pensiero.<br />
Importanti anche dal punto <strong>di</strong> vista storico, pare infatti che l’imperatore Clau<strong>di</strong>o sia stato avvelenato con un veleno versato sui un<br />
fungo così come un segretario <strong>di</strong> Nerone, 20 tanto che <strong>Plinio</strong> si domanda quale piacere si possa trovare in un cibo così pericoloso.<br />
A scopo terapeutico, qui in particolare i porcini, servono a curare le flussioni intestinali, che chiamano reumatismi, e le<br />
escrescenze carnose dell’ano: le riducono e pian piano le consumano, e lo stesso effetto hanno sulle lentiggini e sulle macchie del<br />
viso delle donne. Si lavano inoltre, come il piombo, per ottenere me<strong>di</strong>camenti per gli occhi. Si applicano in impiastro, con acqua,<br />
sulle ulcere infette, sulle eruzioni del capo e sulle morsicature <strong>di</strong> cane… 21<br />
Un prodotto naturale <strong>di</strong> largo impiego in me<strong>di</strong>cina è il miele. Esso è utile per la gola, le tonsille, l’angina e tutti i bisogni della<br />
bocca, e per la lingua quando è riarsa a causa della febbre; poi ancora, bollito, per la polmonite e la pleurite, come anche per le<br />
ferite, per i morsi <strong>di</strong> serpente e contro i veleni e i funghi; a chi è colpito da paralisi si dà nel vino melato…si istilla nelle orecchie<br />
con l’olio <strong>di</strong> rose, uccide i len<strong>di</strong>ni e i parassiti del capo. 22<br />
<strong>Il</strong> pane stesso, questo alimento base della nostra vita, racchiude un numero quasi incalcolabile <strong>di</strong> proprietà me<strong>di</strong>cinali. In acqua e<br />
olio o nell’olio <strong>di</strong> rose ammorbi<strong>di</strong>sce gli ascessi; nell’idromele è un efficace emolliente per gli indurimenti; si somministra nel<br />
vino come risolvente, quando serve, come astringente; e non basta: si fa prendere nell’aceto, contro le flussioni interne <strong>di</strong> catarro,<br />
che i Greci chiamano reumatismi, come anche per i colpi e le lussazioni…Si applica anche, nell’aceto, sui paterecci e i calli dei<br />
pie<strong>di</strong>. <strong>Il</strong> pane vecchio o il pane dei marinai, 23 pestati e cotti <strong>di</strong> nuovo, fermano la <strong>di</strong>arrea. A chi vuole migliorare la voce e contro<br />
il catarro giova molto fare colazione con il pane secco. <strong>Il</strong> pane sitanio, cioè quello fatto col grano trimestrale, è adattissimo, col<br />
miele, per curare le ammaccature del volto o le desquamazioni. Quello bianco, bagnato con acqua calda o fredda, costituisce un<br />
cibo molto leggero per i malati. Si applica, col vino, sugli occhi gonfi… 24<br />
Fra i prodotti naturali è ovviamente citato anche il vino. <strong>Plinio</strong> non sa se considerarlo una sostanza utile o dannosa, trova<br />
l’argomento un po’ <strong>di</strong>fficile da trattare e si sforza <strong>di</strong> farlo nella maniera più <strong>di</strong>ligente possibile.<br />
Leggiamo che gli antichi apprezzavano il vino <strong>di</strong> Sorrento mentre le generazioni successive l’Abano e il Falerno. Ma sono in<br />
particolare queste le parole che suoneranno come musica per le orecchie sia per coloro che non <strong>di</strong>sprezzano un buon bicchiere <strong>di</strong><br />
vino a tavola come per coloro che parcamente se ne astengono.<br />
<strong>Il</strong> vino sostiene, fa sangue e dà colorito…Mette a posto lo stomaco e stimola l’appetito; attenua la depressione e l’ansia; è<br />
<strong>di</strong>uretico e calorifico, concilia il sonno.<br />
17<br />
Suozzi, R. M., op. cit., pag. 73.<br />
18<br />
<strong>Plinio</strong>, op. cit., XX, 109 -109.<br />
19<br />
<strong>Plinio</strong>, op. cit., XX, 254, 256 – 258.<br />
20<br />
Tacito, Annales, XII 67. I; XIII 13. 2.<br />
21<br />
<strong>Plinio</strong>, op. cit., XXII, 92, 97 – 99,<br />
22<br />
<strong>Plinio</strong>, op. cit., XXII, 108 – 109.<br />
23<br />
E’ il cosiddetto “biscotto”, un pane ottenuto con una doppia o comunque prolungata cottura atta a eliminarne le umi<strong>di</strong>tà e quin<strong>di</strong> a prolungarne il tempo <strong>di</strong><br />
conservazione.<br />
24<br />
<strong>Plinio</strong>, op. cit., XXII, 138 – 139.<br />
3
Inoltre, arresta il vomito e, applicato esternamente con compresse <strong>di</strong> lana imbevute, ammorbi<strong>di</strong>sce gli ascessi. Asclepiade<br />
proclamava che l’utilità del vino uguaglia quasi la potenza degli dei…A chi vuole ingrassare e ammorbi<strong>di</strong>re l’intestino, conviene<br />
berne durante i pasti; al contrario a chi intende <strong>di</strong>magrire o restringere l’intestino conviene rimanere con la sete durante i pasti e<br />
berne solo un po’ dopo il pranzo. Bere vino a <strong>di</strong>giuno è trovata recente e sconvenientissima per chi abbia impegni importanti<br />
ovvero per chi cerchi <strong>di</strong> tenere il proprio animo all’erta; al contrario, il vino è stato, fin dall'antichità, un metodo per conciliare il<br />
sonno e un calmante…Così anche è passato in proverbio il fatto che il vino obnubila la ragione. Noi uomini dobbiamo al vino la<br />
prerogativa <strong>di</strong> essere i soli esseri viventi che bevono pur senza avere sete. E’ utilissimo intervallare le bevute <strong>di</strong> vino con sorsate<br />
d’acqua e ugualmente bere acqua in abbondanza sopra il vino ingerito. Infatti una sorsata d’acqua scaccia imme<strong>di</strong>atamente via<br />
l’ubriachezza…<strong>Il</strong> vino puro è un antidoto contro la cicuta…,l’oppio, il mercurio, le api, le vespe, i calabroni, i falangi, contro i<br />
morsi dei serpenti e degli scorpioni…La mescolanza <strong>di</strong> varie qualità <strong>di</strong> vino è dannosa a chiunque…Per quel che concerne le<br />
affezioni febbrili, è assodato che non bisogna somministrare vino in caso <strong>di</strong> febbre, a meno che il malato non sia anziano o che la<br />
malattia sia nella fase calante. Nel caso <strong>di</strong> malattie acute esso dovrà essere somministrato solo a chi manifesti chiare remissioni<br />
del male… 25<br />
Anche l’alterazione del vino e cioè l’aceto può <strong>di</strong>ventare un <strong>rime<strong>di</strong></strong>o. Bevuto puro,…elimina la nausea, arresta il singhiozzo e, se<br />
respirato, gli starnuti…Unito ad acqua …fa benissimo, in fomento, anche agli occhi colpiti dagli ardori del sole. Si usa come<br />
me<strong>di</strong>camento quando sia stata inghiottita una sanguisuga, parimenti contro le dermatiti scagliose…, i morsi dei cani, le punture<br />
degli scorpioni…, e contro il veleno <strong>di</strong> tutti gli animali forniti <strong>di</strong> aculei, nonché contro il morso del millepie<strong>di</strong>… 26<br />
Dopo la lunga <strong>di</strong>gressione sul vino, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> importanza si parla dell’olivo. Le sue foglie sono estremamente cicatrizzanti,<br />
depurative e astringenti…in uso topico dopo che siano state masticate, guariscono le ulcerazione, in linimento con olio, il mal <strong>di</strong><br />
testa…Per chi ama mangiare le olive sappia che le…bianche giovano <strong>di</strong> più allo stomaco, meno al ventre. Sono utilissime se<br />
mangiate fresche, da sole, come alimento, prima <strong>di</strong> essere trattate. Curano la renella e i denti logorati o resi vacillanti dalla<br />
masticazione <strong>di</strong> carne. L’oliva nera giova meno allo stomaco e più al ventre; non va bene per la testa e per gli occhi. Entrambe le<br />
specie, pestate e applicate, giovano alle bruciature, ma le nere, masticate, sputate e applicate, inibiscono la formazione <strong>di</strong><br />
vesciche.<br />
Come ben ricorderanno le vecchie generazioni l’olio <strong>di</strong> ricino, bevuto con un’ugual dose <strong>di</strong> acqua calda, è purgante…Giova<br />
anche alle artriti, ad ogni tipo <strong>di</strong> indurimento, all’utero, alle orecchie, alle ustioni…<br />
Le donne sanno bene come l’olio <strong>di</strong> mandorle deterge e ammorbi<strong>di</strong>sce il corpo, spiana le rughe, illumina la carnagione, unito al<br />
miele, elimina dal viso i brufoli…Unito a cera guarisce i foruncoli e le bruciature provocate dal sole.<br />
Utilissimi sono poi anche l’olio <strong>di</strong> alloro che ha proprietà calorifiche e pertanto, scaldato nella scorza <strong>di</strong> melagrana, viene<br />
applicato per la paralisi, i crampi, la sciatica, i mal <strong>di</strong> testa e quello <strong>di</strong> mirto che è astringente e rassodante. Unito a scaglie <strong>di</strong><br />
rame e cera, cura le gengive, il mal <strong>di</strong> denti, la <strong>di</strong>ssenteria… 27<br />
Piante me<strong>di</strong>camentose e rituali magico-religiosi<br />
In alcuni passi della sua opera l ’interesse <strong>di</strong> <strong>Plinio</strong> per le <strong>piante</strong> va al <strong>di</strong> là della semplice catalogazione e descrizione. In molti<br />
punti, pur mostrando talvolta un <strong>di</strong>screto scetticismo, sono evidenziate oltre le valenze terapeutiche <strong>di</strong> alcune <strong>piante</strong>, particolari riti<br />
magici che, se seguiti attentamente, ne aumenterebbero l’efficacia.<br />
Pren<strong>di</strong>amo per esempio l’Anemone. <strong>Plinio</strong> ne conosce due generi: quello silvestre e quello coltivato, allo stesso modo la<br />
sistematica moderna <strong>di</strong>stingue due Anemoni, Pulsatilla e <strong>di</strong> bosco.<br />
Già Ovi<strong>di</strong>o nelle Metamorfosi 28 ne aveva parlato come fiore nato dal sangue <strong>di</strong> Adone morto.<br />
Quanto al nome e al mito la Pulsatilla deriva il suo nome da pulso in riferimento al movimento dei suoi semi che ondeggiano se<br />
battuti dal vento. Per quanto riguarda l’Anemone <strong>di</strong> bosco, leggende greche <strong>di</strong>cevano che Anemos, il vento, inviava i suoi<br />
omonimi Anemoni nei primi giorni della primavera come messaggeri del suo arrivo, e che esso è nato <strong>dalle</strong> lacrime <strong>di</strong> Venere<br />
quando errava attraverso i boschi piangendo la morte <strong>di</strong> Adone.<br />
Lasciando da parte la mitologia ve<strong>di</strong>amo per quali affezioni <strong>Plinio</strong> li trova utili:…per curare il mal <strong>di</strong> testa, le infiammazioni, i<br />
<strong>di</strong>sturbi dell’utero. Provocano la formazione del latte e il flusso mestruale, se ingeriti insieme a tisana d’orzo, o se applicati su un<br />
panno <strong>di</strong> lana in cataplasma. La ra<strong>di</strong>ce, masticata, favorisce l’eliminazione del catarro, cura i denti; bollita, è un <strong>rime<strong>di</strong></strong>o contro<br />
lacrimazioni e cicatrici.<br />
L’Anemone è una pianta della famiglia delle Ranuncolacee, specie velenosa che però perde la sua proprietà nociva col<br />
<strong>di</strong>sseccamento della pianta. Le specie che hanno tale particolarità sono quelle che contengono il principio attivo anemonina che è<br />
talora usata come anticatarrale.<br />
L’intossicazione si manifesta con nausea, vomito e crisi convulsive; è poi potenzialmente mortale poiché è in grado <strong>di</strong> causare<br />
depressione respiratoria e <strong>di</strong>arrea.<br />
Sono possibili reazioni cutanee anche al semplice contatto.<br />
Tuttavia per chi volesse proprio curarsi con questa pianta, <strong>Plinio</strong> ci ricorda che i Magi…hanno attribuito agli anemoni un grande<br />
potere, e raccomandano <strong>di</strong> cogliere la prima pianta che compare nell’anno, <strong>di</strong>cendo che la si coglie come <strong>rime<strong>di</strong></strong>o contro la<br />
febbre terzana e quartana; poi <strong>di</strong> avvolgere il fiore in un pezzo <strong>di</strong> stoffa rossa e conservarlo all’ombra, per legarselo in tal modo<br />
al collo, a mo’ d’amuleto, quando ve ne sia bisogno.<br />
25 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XXIII, 37, 38, 41 –43, 48 –49.<br />
26 <strong>Plinio</strong> op. cit., XXIII, 54 55.<br />
27 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XXIII, 69 – 71, 73, 83 –87.<br />
28 Ovi<strong>di</strong>o, Met. X, 735,<br />
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In <strong>di</strong>versi capitoli <strong>Plinio</strong> parla <strong>di</strong> varie specie <strong>di</strong> mele. A scopo terapeutico esse hanno numerose applicazioni quasi a confermare il<br />
detto: “una mela al giorno toglie il me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> torno”. Le mele…<strong>di</strong> primavera sono acide e dannose allo stomaco, <strong>di</strong>sturbano il<br />
ventre e la vescica, nuocciono ai nervi; cotte sono migliori. Le mele cotogne sono più appetibili quando sono cotte, tuttavia,<br />
purché siano mature, giovano crude nelle emottisi, nella <strong>di</strong>ssenteria, nel colera e nelle malattie intestinali;…si applicano crude o<br />
cotte, alla maniera <strong>di</strong> un cerotto, per i dolori <strong>di</strong> stomaco…La loro lanugine guarisce il male del carbonchio. Cotte nel vino e<br />
applicate con la cera fanno rinascere i capelli agli alopeci. Quelle che sono con<strong>di</strong>te crude nel miele sono lassative, inoltre<br />
aumentano molto la dolcezza del miele e lo rendono più vantaggiosa allo stomaco.Quanto a quelle che sono cotte nel miele,<br />
alcuni le danno in alimento, tritate con un decotto <strong>di</strong> petali <strong>di</strong> rose, per i <strong>di</strong>sturbi allo stomaco. <strong>Il</strong> succo delle mele cotogne crude<br />
giova agli ammalati <strong>di</strong> milza, nell’ortopnea e nell’idropisia, come pure per il seno, per il can<strong>di</strong>le e le varici; il fiore fresco o secco<br />
è utile per le infiammazioni degli occhi, le emottisi e le mestruazioni. Dalle cotogne si fa, anche, unendolo con vino dolce, un<br />
liquore che giova alle malattie intestinali e al fegato.<br />
La moderna farmacologia ricava dai semi del melo cotogno sostanze per fare colliri; il sidro è usato per curare reumatismi e gotta e<br />
le mele mangiate prima <strong>di</strong> coricarsi curano la costipazione e l’insonnia.<br />
Una raccomandazione: si raccolgono con la mano sinistra, dopo aver circoscritta la terra attorno alla ra<strong>di</strong>ce, <strong>di</strong>cendo per quale<br />
motivo e per chi si coglie. 29<br />
Spesso <strong>di</strong>ciamo miracoloso l’Heliotropium che gira insieme con il sole anche se è nuvoloso, tanto è grande l’amore per questo<br />
astro…Se è cotto…nel latte agisce da lassativo e se si beve il succo come decotto libera l’intestino con molta efficacia…Misto con<br />
oli <strong>di</strong> rose calma i dolori <strong>di</strong> testa…I Magi raccomandano che lo stesso malato leghi, su se stesso, quattro semi <strong>di</strong> Heliotropium<br />
nella quartana e tre nella terzana e <strong>di</strong>ca che scioglierà i no<strong>di</strong> quando sarà guarito e che giacerà nel letto senza togliere la pianta.<br />
Ancora oggi all’Heliantus annus, il cui nome volgare è Girasole vengono riconosciute proprietà carminative, febbrifughe,<br />
<strong>di</strong>uretiche e sedative.<br />
Si <strong>di</strong>ce - è una superstizione – che il vischio più efficace sia quello raccolto nella prima fase della luna sulle roveri, senza usare<br />
strumenti <strong>di</strong> ferro e senza fargli toccare la terra: guarirebbe gli epilettici ed aiuterebbe le donne a partorire, se appena ne portino<br />
addosso un po’; infine avrebbe un’azione efficacissima sulle piaghe, su cui va messo dopo averlo masticato.Le palline…abbinate<br />
al grasso d’orso, permettono la ricrescita dei capelli dopo l’alopecia…<strong>Il</strong> loro decotto in fomento rinvigorisce le parti intorpi<strong>di</strong>te<br />
degli arti e farne un semicupio è prosciugante ed astringente degli organi sessuali. 30<br />
Effetti indesiderati e controin<strong>di</strong>cazioni: il vischio è una pianta tossica, in particolar modo le bacche, e alcuni suoi componenti<br />
hanno <strong>di</strong>mostrato sperimentalmente citotossicità , l’intossicazione si manifesta con <strong>di</strong>arrea sanguinolenta, vomito e sete. Può<br />
interferire con una concomitante terapia car<strong>di</strong>aca, antipertensiva, antidepressiva, anticoagulante/coagulante. Controin<strong>di</strong>cata in<br />
gravidanza e allattamento.<br />
Primum non nocere (Ippocrate)<br />
Ci sembra che i passi riportati mostrino chiaramente l’atteggiamento <strong>di</strong> <strong>Plinio</strong> nei confronti della me<strong>di</strong>cina.<br />
Come abbiamo visto la terapia da lui proposta è basata soprattutto sull’osservazione e lo stu<strong>di</strong>o della natura, ma non viene esclusa<br />
la superstizione guaritoria che con le sue molteplici forme d’espressione talvolta rimane a noi un po’ oscura. Così come <strong>di</strong>fficile a<br />
comprendersi erano nell’antichità – e rimangono ancora oggi – i confini tra magia e scienza.<br />
Tuttavia l’elenco <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> prodotti che la natura benevolmente offre all’uomo per venirgli in soccorso contro tutti i mali che lo<br />
colpiscono, mostra l’immagine <strong>di</strong> un mondo antico tormentato da numerosissime patologie, ben <strong>di</strong>verso da quello descritto da<br />
Esiodo che raccontava <strong>di</strong> un età felice in cui tutti i mali erano racchiusi nel vaso <strong>di</strong> Pandora. 31<br />
Quello che colpisce leggendo questi libri è il contrasto tra la “scientificità” raggiunta quando sono descritte <strong>di</strong>agnosi e terapie e la<br />
genericità <strong>di</strong> impiego <strong>di</strong> elementi curativi, le erbe appunto, per cui ogni malattia può venire curata da una notevole quantità <strong>di</strong> erbe<br />
<strong>di</strong>verse, quasi che ognuna fosse, in ultima analisi una panacea.<br />
Manca una coscienza critica riguardo questa multivalenza me<strong>di</strong>camentosa delle <strong>piante</strong> o delle sostanze da loro derivate: ma non è<br />
lecito aspettarsela da chi, come <strong>Plinio</strong>, non era me<strong>di</strong>co. Infatti non si stabiliscono mai confronti tra un tipo <strong>di</strong> cura ed un’altra<br />
proposta per la stessa affezione.<br />
Allo stesso modo può sconcertare la <strong>di</strong>sinvoltura con la quale vengono preparati strani miscugli che, se non tossici, avevano<br />
magari un effetto nullo o contrario a quello desiderato.<br />
Se nella me<strong>di</strong>cina antica la mentalità sperimentale appare da un lato così ra<strong>di</strong>cata e analitica viene però da chiedersi come certi<br />
aspetti e risultati inevitabilmente negativi non fossero ad un certo punto notati e come non cambiassero le abitu<strong>di</strong>ni terapeutiche:<br />
una spiegazione potrebbe essere che evidentemente anche l’ambito dell’experiri restava fortemente ancorato ad un sovrastruttura<br />
ideologica, quasi una metafisica del gesto, del rito, della formula.<br />
Per concludere, fra tutti i <strong>rime<strong>di</strong></strong> che si possono trovare in questa parte della Naturalis Historia, questo è quello che ci è sembrato<br />
più curioso nonché <strong>di</strong> semplice preparazione.<br />
Una ricetta, la più famosa fra quelle usate contro gli animali velenosi, che è scolpita in versi su una lapide nel tempio <strong>di</strong><br />
Esculapio a Cos: serpillo, due denari <strong>di</strong> peso; opopanace e meo, altrettanto <strong>di</strong> ciascuno; semi <strong>di</strong> trifoglio, un denario <strong>di</strong> peso;<br />
semi <strong>di</strong> anice, finocchio, ami e apio, sei denari ciascuno; farina <strong>di</strong> ervo, 12 denari. Si schiaccia il tutto e lo si passa al crivello, e<br />
utilizzando il miglior vino a <strong>di</strong>sposizione si formano col composto delle pastiglie del peso <strong>di</strong> un vittoriato. Somministrarne una per<br />
29 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XXIII, 100 - 103.<br />
30 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XXIV, 12 – 13.<br />
31 Esiodo, Le opere e i giorni, vv. 69 - 105<br />
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volta in tre ciati <strong>di</strong> vino mescolato ad acqua. Si <strong>di</strong>ce che il re Antioco il Grande si servisse <strong>di</strong> questa teriaca contro tutti gli animali<br />
velenosi, ad eccezione dell’aspide 32 .<br />
Bibliografia<br />
1. Capitani, U., “Celso, Scribonio Largo, <strong>Plinio</strong> il Vecchio e il loro atteggiamento nei confronti della me<strong>di</strong>cina popolare”, in<br />
Maia, XXIV, 1972, pagg. 133-135<br />
2. De Felice, Philippe, Le droghe degli dei – Veleni sacri, estasi <strong>di</strong>vine, ECIG, Genova, 1990<br />
3. Dousset, Jean-Claude, Storia dei me<strong>di</strong>camenti e dei farmaci – Dalle origini ai giorni nostri, ECIG, Genova, 1989<br />
4. Esiodo, Le opere e i giorni, Istituto E<strong>di</strong>toriale Cisalpino, Milano, 1959<br />
5. Grieve, M., A modern herbal, New York and London, 1967<br />
6. Martini, Maria Cristina, Piante me<strong>di</strong>camentose e rituali magico – religiosi in <strong>Plinio</strong>, Bulzoni E<strong>di</strong>tore, Roma, 1977<br />
7. Ovi<strong>di</strong>o, Metamorphoseon libri, a cura <strong>di</strong> P. Bernar<strong>di</strong>ni Marzolla, Torino, 1979<br />
8. <strong>Plinio</strong>, Naturalis Historia, a cura <strong>di</strong> G. B. Conte, con la collaborazione <strong>di</strong> G. Ranucci, Einau<strong>di</strong>, Torino, 1982-87 (i libri XX-<br />
XXVII – Botanica – sono a cura <strong>di</strong> Francesca Lechi)<br />
9. Suozzi, Roberto M., <strong>Il</strong> grande libro delle erbe me<strong>di</strong>cinali, Newton & Compton E<strong>di</strong>tori, Roma, 1998<br />
10. Tacito, Annales, trad. it. <strong>di</strong> Bianca Ceva, con un saggio introduttivo <strong>di</strong> Cesare Questa, 2 voll., Rizzoli, Milano, 1990<br />
11. Thorn<strong>di</strong>ke, Lynn, A History of a magical and Experimental science and their relation to christian Thought during the first<br />
Thirteen Centuries of our Era, 8 voll., Columbia University Press, New York, 1923<br />
32 <strong>Plinio</strong>, op. cit., XX, 264.<br />
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