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La scatola cranica Mauro Fornari Fisioterapeuta – Osteopata ...

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<strong>La</strong> <strong>scatola</strong> <strong>cranica</strong><br />

<strong>Mauro</strong> <strong>Fornari</strong><br />

<strong>Fisioterapeuta</strong> <strong>–</strong> <strong>Osteopata</strong><br />

Direttore del Collegio Italiano di Osteopatia<br />

<strong>Mauro</strong> <strong>Fornari</strong> presenta, da questo numero, una serie di traduzioni tratte dal libro "The Cranial Bowl" del Dott. William<br />

G. Sutherland, per meglio comprendere la respirazione craniale primaria. Il libro, scritto agli inizi del Novecento e<br />

pubblicato nel 1939, riporta un linguaggio che si discosta dalle definizioni correnti.<br />

Mobilità articolare craniale<br />

Accettare il postulato che via sia una mobilità di tutte le articolazioni del cranio e delle ossa della faccia, è la prima cosa<br />

richiesta per poter valutare le tensioni di membrana e articolari o le lesioni craniali, come etiologie trovate spesso nei<br />

disturbi della testa.<br />

Le ossa del cranio sono legate le une alle altre in modo inamovibile tramite delle suture.<br />

Nella sua Anatomia applicata, Davis fornisce una base sulla quale possiamo ragionare in modo diverso. Ha scritto: "Le<br />

ossa della base del cranio sono di origine cartilaginea mentre quelle della volta sono di origine membranosa. Le suture<br />

della volta iniziano ad ossificarsi verso i quaranta anni e continuano a fondersi fino ad ottant’anni.".<br />

I tessuti articolari membranosi craniali dimostrati dall’anatomia applicata e dal cranio del vivente, hanno una<br />

consistenza molto diversa da quelli del cadavere inanimato. Io sostengo che nel cranio del vivo la mobilità normale che<br />

si manifesta con un’espansione e una contrazione, è presente nella volta all’interno di un sistema di suture concatenate<br />

tra di loro, e queste suture continuano a fondersi durante tutta la vita.<br />

Per consentire l’espansione e la contrazione nelle suture della volta, è necessaria la mobilità della base del cranio e delle<br />

articolazioni tra le ossa della faccia.<br />

<strong>La</strong> mobilità della base è accomodata dal lavoro compensatore espansivo e contrattile delle suture della volta. Io<br />

considero la struttura articolare craniale come un meccanismo respiratorio primario funzionante in connessione con il<br />

cervello, i ventricoli e le membrane intra-craniali; il meccanismo respiratorio diaframmatico è secondario.<br />

Superfici articolari craniali<br />

Per poter riconoscere l’ampiezza normale del movimento, per diagnosticare delle fissazioni articolari anomali e quindi<br />

per il trattamento, è necessario avere un’immagine mentale delle superfici articolari delle ossa del cranio e di quelle<br />

della faccia. E’ necessario avere questa immagine mentale anche per le articolazioni sacro-iliache descritte dal Dott.<br />

Schwab nel suo libro Problemi lombari.<br />

Le superfici articolari craniali hanno maggiore estensione dell’articolazione sacro-iliaca. Nel cranio esistono diverse<br />

superfici articolari separate, mentre esistono solo due sacro-iliache.<br />

(Nella rappresentazione mentale del meccanismo articolare craniale, le superfici articolari separate devono essere<br />

considerate come un insieme intricato).<br />

Senza una rappresentazione mentale dettagliata dell’insieme della struttura articolare craniale, il terapeuta può fare<br />

riferimento a ciò che gli è famigliare.<br />

(<strong>La</strong> conoscenza si può acquisire con uno studio intensivo delle superfici articolari come le vediamo sulle ossa separate<br />

di un cranio disarticolato).<br />

Considerando la mobilità articolare craniale, occorre distinguere tre parti:<br />

1. <strong>La</strong> mobilità della zona basilare comprendente lo sfenoide, i due temporali e la parte basilare dell’occipitale.<br />

2. <strong>La</strong> funzione accomandativa suturale della volta comprendente l’osso frontale, i due parietali e la zona suturale<br />

dell’occipitale.<br />

3. <strong>La</strong> mobilità delle ossa della faccia, comprende i mascellari, i palatini, i malari, i lacrimali o unguis, il vomere e<br />

l’etmoide.<br />

Le mobilità della zona basilare.<br />

Lo sfenode si articola con undici altre ossa. Esso è di primaria importanza tanto per la mobilità della zona basilare che<br />

per quella della volta e della faccia.<br />

<strong>La</strong> superficie articolare superiore della grande ala dello sfenoide, nel suo contatto con il frontale, presenta una superficie<br />

a L di forma paragonabile alla superficie articolare delle sacro-iliache. Poiché si sono due grandi ali, vi sono due<br />

superfici a L e queste funzionano probabilmente come un punto di appoggio nel loro contatto con le altre due superfici a<br />

L del frontale, regolando così la mobilità a livello delle altre articolazioni dello sfenoide.<br />

Posteriormente alle superfici ad L, le superfici articolari divengono superfici a smusso interno e presentano dei contatti<br />

articolari con le superfici a smusso esterno del frontale e dei parietali. Ciò indica un movimento di scivolamento.<br />

Le superfici articolari posteriori delle grandi ali iniziano con un angolo acuto laddove le superfici superiori terminano.<br />

Possiamo osservare che a questo punto esse cambiano da smusso interno a smusso esterno. E’ così che si presentano in<br />

tutta la metà superiore, e partendo da un punto pivot a metà articolazione, diventano a smusso interno nella metà<br />

inferiore. Queste superfici articolari interne e esterne, hanno alternativamente dei contatti esterni e interni con le<br />

superfici articolari anteriori delle porzioni squamose dei temporali.


Questa differenza tra le grandi ali e le porzioni squamose, dovrebbe essere comparata in dettaglio: la grande ala è<br />

esterna nella sua metà superiore, e la porzione squamosa corrispondente è interna, mentre la metà inferiore della<br />

porzione squamosa è esterna. <strong>La</strong> zona dell’angolo situata a metà strada tra le due metà superiore e inferiore, in<br />

connessione con il contatto di proiezione dell’angolo con la porzione squamosa, deve essere considerata<br />

minuziosamente (punto pivot).<br />

Questo meccanico contatto articolare tra le grandi ali sfenoidali e le porzioni squamose, descritte bene lo scopo della<br />

base craniale nel movimento articolare, anche senza fare riferimento ad alcuna altra indicazione articolare meccanica.<br />

Le interessanti caratteristiche delle superfici articolari della base del cranio, mi hanno dato la prima idea sulla possibilità<br />

di mobilità articolare craniale. Esse richiedono uno studio minuzioso nella formulazione dell’immagine mentale<br />

necessaria per la diagnosi delle lesioni articolari membranose craniali e per il loro trattamento.<br />

Le superfici articolari anteriori dello sfenoide, avendo relazione articolare con le ossa della faccia e non con quelle della<br />

base, saranno considerate nella parte che tratta le ossa della faccia.<br />

Sui crani disarticolati, la base separata in due, non è disarticolata in modo corretto alla giunzione articolare normale tra<br />

lo sfenoide e l’apofisi basilare dell’occipite. I modelli in esame, divisi in due, sono di tipo adulto. Il cranio che ho<br />

utilizzato per la dimostrazione è quello di una persona tra i 25 e 35 anni. Le superfici articolari dello sfenoide e<br />

dell’apofisi basilare dell’occipite, indicano la presenza di un disco intervertebrale, che ha la possibilità di flettere,<br />

estendendosi e di fare movimento di rotazione-flessione laterale dello sfenoide sull’apofisi basilare.<br />

Durante le mie ricerche ho trovato molti crani non disarticolati, di adulti, sui quali potevo ottenere un movimento tra lo<br />

sfenoide e l’apofisi basilare, con una semplice pressione della mano. Era un movimento di scivolamento della squama<br />

sui parietali e un allargamento della fessura sfeno-mascellare della cavità orbitaria. Ho anche dimostrato l’esistenza di<br />

movimento di flessione e di flessione-laterale rotazione tra lo sfenoide e l’apofisi basilare.<br />

Nelle persone mature in vita, penso che il disco intervertebrale nella giunzione sfeno-basilare, esista fino all’età di 25-<br />

30 anni e segua, dopo questa età, un’articolazione mobile che dà un movimento di flessione, estensione e rotazione<br />

flessione-laterale, leggermente modificato.<br />

Le ossa temporali hanno un’altra importanza. Lo studio delle superfici articolari dell’uno, dà l’immagine mentale dei<br />

due. <strong>La</strong> superficie articolare superiore della squama, contigua alla grande ala dello sfenoide ha uno smusso interno e<br />

possiede un contatto con la superficie a smusso esterno del parietale che indica un movimento di scivolamento. Nella<br />

parte mastoide della superficie articolare superiore esiste uno smusso interno che entra in contatto con lo smusso esterno<br />

del parietale nel suo angolo postero-inferiore. Questa superficie presenta delle scanalature che sono in contatto con<br />

quelle analoghe del parietale. Esse indicano un movimento basculante.<br />

<strong>La</strong> superficie superiore ad angolo acuto diventa posteriore pur restando a smusso interno, ed è in contatto con lo smusso<br />

esterno dell’occipite. Essa presenta delle scanalature e delle dentellature che forniscono un vero punto di appoggio per<br />

l’accomodazione al movimento di bascula del temporale. Bisogno studiare dettagliatamente questa regione poiché essa<br />

subisce una compressione durante l’estrazione di un dente, in quanto è appoggiata sulla testiera della poltrona del<br />

dentista.<br />

<strong>La</strong> regione inferiore è rappresentata da una superficie articolare laterale: la superficie articolare della mastoide che è<br />

ellittica. Essa entra in contatto con una superficie concava laterale dell’occipitale. Ciò è molto importante e deve essere<br />

studiato accuratamente. In questa zona possono sopravvenire diverse lesioni che disturbano la tensione delle membrano<br />

intra-craniali e danno problemi di circolazione venosa e di circolazione del LCR. Alla fine di questa zona ellittica si<br />

trova una scanalatura immediatamente posteriore alla fessura giugulare. Questa scanalatura tocca un punto di appoggio<br />

anch’esso immediatamente posteriore alla fessura giugulare sull’apofisi basilare dell’occipitale. Lo possiamo<br />

considerare come un punto di appoggio sul quale il temporale bascula. <strong>La</strong> scanalatura e il punto di appoggio sono<br />

trasversali nelle superfici articolari.<br />

Nella rappresentazione mentale della zona basilare, possiamo considerare il fatto che la rocca del temporale punta in<br />

avanti in diagonale e che vi è un contatto laterale con l’apofisi basilare dell’occipitale.<br />

Questa superficie articolare laterale, oltre la fessura giugulare, come quella della zona laterale della mastoide, è ellittica<br />

e combacia con la superficie concava dell’apofisi basilare.<br />

Vi è anche una scanalatura longitudinale che si articola con una superficie a forma di cresta posta sull’apofisi basilare,<br />

creando così uno scivolamento e un movimento di rotazione simultanei.<br />

<strong>La</strong> superficie articolare anteriore della squama, è in contatto con la superficie articolare posteriore della grande ala dello<br />

sfenoide che è stata menzionata precedentemente e che dovrebbe essere studiata contemporaneamente.<br />

<strong>La</strong> superficie articolare basilare dell’occipite è stata studiata insieme con la porzione petrosa. Quando studieremo la<br />

volta, riprenderemo lo studio dell’occipite.<br />

Funzione accomodativa delle suture della volta.<br />

In questo studio dobbiamo ricordare l’origine cartilaginea della base e l’origine membranosa della volta. Questa origine<br />

indica la flessibilità della parti strutturali delle ossa della volta durante tutta la vita. Ciò vuol dire che noi possiamo<br />

contare sulla flessibilità accomodativa sia a livello delle parti strutturali, che a livello delle suture dentellate che<br />

collegano le parti strutturali tra di esse.<br />

Una meccanica geniale ha creato il cranio membranoso nella volta rendendolo atto ad una flessione accomodativa, e<br />

mentre lo ha fatto cartilagineo per la mobilità della base.


Lo studio inizia con le suture lambdoidee delle ossa parietali e occipitale. Ne esiste una da ogni lato. Esse curvano in<br />

basso e all’esterno, a partire dall’angolo superiore sporgente dell’occipite. Iniziando dal punto di giunzione con la<br />

sutura sagittale, possiamo notare come le superfici articolari delle dentellature dell’occipitale sono smussate dal lato<br />

interno, in basso, fino ad un punto intermedio.<br />

(là esse cambiano in esterno fino alla loro giunzione con i temporali. Possiamo osservare come queste superfici<br />

articolari smussate con delle dentellature dal lato interno o esterno, hanno contatto con gli smussi esterno o interno delle<br />

ossa parietali. Cioè la superficie articolare della porzione superiore è interna e si articola con una superficie articolare<br />

esterna del parietale. <strong>La</strong> superficie articolare della porzione inferiore è esterna e si articola con una superficie articolare<br />

interna del parietale).<br />

Tutto è predestinato ad accomodarsi con la mobilità articolare della base.<br />

Esempio: quando l’articolazione sfeno-basilare flette, la parte superiore dell’occipite si estende all’indietro e la parte<br />

inferiore si porta in avanti. Se l’articolazione sfeno-basilare si estende, avviene l’opposto.<br />

Su alcuni crani, la parte inferiore è caratterizzata da molte piccole divisioni dell’osso e da suture corrispondenti.<br />

Le superfici articolari della sutura sagittale comune ai due parietali lungo la parte posteriore, sono caratterizzate da<br />

dentellature più larghe e meno numerose. Nella parte anteriore le dentellature sono più fini e più ravvicinate le une alle<br />

altre.<br />

Questa differenza indica la capacità di maggiore espansione posteriore allo scopo di collaborare con il lavoro di<br />

espansione dell’articolazione lambdoidale.<br />

(Le superfici articolari dentellate della sutura coronale, possono essere considerate come alternativamente interne e<br />

esterne nel loro contatto articolare tra il parietale e il frontale).<br />

E’ importante osservare che il frontale si adatta tra i parietali con i suoi angoli inferiori. Possiamo considerare il frontale<br />

come sospeso da una cerniera nella sua porzione sagittale, avente la funzione di bilanciare in avanti la sua parte<br />

inferiore. Ciò è importante da ricordare poiché spesso, traumi sul frontale, lo incastrano tra i parietali e producono delle<br />

fissazioni articolari a livello delle grandi ali dello sfenoide, che limitano l’ampiezza normale della mobilità basilare.<br />

L’osso frontale ha due centri di ossificazione, e su qualche cranio la sutura sagittale continua ad essere elastica oltre al<br />

periodo di fine ossificazione. Ciò indica la possibilità di modellare la parte strutturale e di ristabilire così la mobilità a<br />

livello dell’articolazione fronto-etmoidale.<br />

Le altre superfici articolari delle ossa della volta sono menzionate durante lo studio della base.<br />

<strong>La</strong> mobilità delle ossa della faccia.<br />

Lo sfenoide è l’osso più importante per la mobilità della faccia. Tutte le fissazione articolari o malposizioni dello<br />

sfenoide cambino i lineamenti della faccia, comprese le cavità orbitali.<br />

A mezza via dalla superficie articolare supero-anteriore dello sfenoide troviamo la piccola spina etmoidale, una<br />

protezione sottile e piatta che si articola in una piccola nicchia sull’etmoide. Questa disposizione meccanica suggerisce<br />

la presenza di un movimento dello sfenoide con l’etmoide.<br />

Immediatamente sotto questa spina si trova la cresta etmoidale, che ha un contatto articolare flessibile con la lama<br />

cribrosa dell’etmoide. Sotto la cresta si trova un’apofisi ad uncino chiamata rostro, che ha un contatto articolare con la<br />

superficie articolare a forma di coppa sul vomere, che ricorda una funzione similare a quella procurata da<br />

un’articolazione universale (rotula).<br />

Spostandoci lateralmente a partire dalla spina etmoidale, sulla superficie articolare antero-superiore, la zona è smussata<br />

superiormente. Questa zona (vomere) è in contatto articolare con una superficie similare dell’etmoide smussata<br />

inferiormente.<br />

Dobbiamo studiare questi smussi perché aiutano ad interpretare la mobilità delle ossa della faccia. Possiamo<br />

immaginare lo sfenoide bilanciarsi, sospeso all’osso frontale, attraverso le superfici a L. L’osso si bilancia come un<br />

piatto di bilancia: la sella turcica è un’estremità di questo piatto e le ossa della faccia corrispondono all’altra estremità.<br />

<strong>La</strong> sella turcica scende durante l’espirazione e le ossa della faccia salgono mentre durante l’inspirazione la sella turcica<br />

sale e le ossa della faccia scendono.<br />

Le articolazioni anteriori delle grandi e piccole ali dello sfenoide all’interno delle cavità orbitarie originano la<br />

flessibilità così come tutte le altre ossa contribuiscono, con i loro contatti articolari, alla formazione delle cavità<br />

orbitarie.<br />

Le cavità orbitarie non sono delle strutture ossee solide come le cavità glenoidi del bacino, ma delle strutture articolari<br />

che consentono il movimento.<br />

Esse sono formate da: sfenoide, frontale, etmoide, mascellari, palatini e le ossa malari e lacrimali. Sono destinate a fare<br />

luogo ad un movimento di allargamento e di restringimento per accomodarsi a un movimento di avanzamento e di<br />

indietreggiamento dei globi oculari.<br />

(Le superfici articolari delle apofisi pterigoidee dello sfenoide sono di forma arrotondata e danno un movimento di<br />

bascula o di spazzaneve nel loro contatto con le superfici concave dei palatini). Questa disposizione articolare dovrà<br />

essere studiata minuziosamente poiché è sede di fissazioni o cattivi allineamenti.<br />

L’etmoide possiede un’apofisi, la crista galli, che si incastra nella fessura etmoidale del frontale. <strong>La</strong> falce del cervello si<br />

attacca a questa prominenza. Delle fissazioni dell’articolazione fronto-etmoidale producono delle limitazioni<br />

dell’attività della falce del cervello e della tenda del cervelletto.


L’etmoide è un osso della base e non un osso della faccia. Tramite la crista galli su cui si inserisce la falce del cervello,<br />

esso lavora con lo sfenoide nei movimenti articolari della base.<br />

Possiamo considerare i mascellari come sospesi al frontale dalla loro apofisi nasale. Queste apofisi nasali sono separate<br />

da un grande spazio e ricoperte dalle ossa nasali. Le apofisi sono spesso distorte le une verso le altre da eventuali<br />

estrazioni dentali. In tali casi è più appropriata una seduta osteopatica piuttosto che un intervento chirurgico.<br />

Ricordiamoci che i mascellari non si articolano con lo sfenoide, salvo in rare eccezioni. Al posto di un’articolazione<br />

diretta esiste una disposizione meccanica interossea per intermediazione dei palatini. Ritroviamo una disposizione<br />

simile sul piano meccanico e interosseo con le ossa malari che forniscono un movimento che collega i mascellari e i<br />

temporali.<br />

Questa connessione avviene attraverso le articolazioni semi-oblique tra i malari e le apofisi zigomatiche dei temporali.<br />

Queste due disposizioni meccaniche interossee, l’una tra lo sfenoide ed i mascellari, l’altra tra i mascellari e i temporali,<br />

hanno importanza nel movimento della base.<br />

I contatti articolari dei mascellari tra di loro sono frequentemente soggetti a delle fissazioni e cattivi allineamenti.<br />

<strong>La</strong> membrana di tensione reciproca<br />

Nella descrizione delle lesioni spinali, l’autore preferisce il termine di tensioni articolari legalmente e per le lesioni<br />

craniali il termine di tensioni articolari membranose.<br />

Le lesioni spinali inglobano sia i legamenti che le articolazioni, così come le lesioni craniali inglobano le membrane<br />

intra-craniali e le articolazioni.<br />

A livello delle articolazioni spinali i legamenti agiscono nella regolazione della tensione del movimento come degli<br />

agenti "frenanti" dell’azione muscolare volontaria. Possono essere chiamati legamenti di tensione reciproca. Le<br />

articolazioni craniali sono involontarie nella loro mobilità e non sono messe in movimento dai muscoli. Esse hanno un<br />

tessuto membranoso intra-craniale speciale che non agisce solo come intermediario, ma anche come agente di tensione<br />

reciproca limitando l’ampiezza normale della loro mobilità articolare. Questo meccanismo agisce per l’intermediazione<br />

della falce del cervello e della tenda del cervelletto, producendo del movimento e allo stesso tempo regolarizzando o<br />

limitando l’ampiezza normale della loro mobilità articolare.<br />

Questo tessuto di tensione funzione in qualche modo come la molla di una ruota d’orologio, questa molla limita e<br />

regolarizza i movimenti di va e vieni della ruota.<br />

E’ stato scelto il termine di membrana di tensione reciproca perché il tessuto membranoso intra-craniale funziona in<br />

sincronia con le articolazioni craniali.<br />

Occorre prestare un’attenzione particolare ai poli di inserzione specifici della falce del cervello e della tenda del<br />

cervelletto che sono adattati a mantenere l’ampiezza normale del movimento delle articolazioni della base: un polo<br />

antero-superiore sulla crista galli dell’etmoide e un polo antero-inferiore sulle apofisi clinoidi dello sfenoide, dei poli<br />

laterali sulle parti petrose dei temporali e dei poli posteriori sull’occipite.<br />

Durante l’inspirazione il polo antero-superiore si proietta in avanti mentre il polo antero-inferiore si proietta all’indietro<br />

e in alto. Nello stesso momento i poli laterali si alzano e i poli posteriori avanzano.<br />

(W.G. Sutherland).

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