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Quercia Dott.ssa Manuela Mortari Introduzione ... - Anthropos & Iatria

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<strong>Introduzione</strong><br />

Famiglia Fagaceae<br />

Genere Quercus<br />

SpecieQuercus robur L. (sin. Quercus peduncolata)<br />

Italiano<strong>Quercia</strong> comune o Farnia<br />

LatinoQuercus<br />

Greco δρυς<br />

CelticoDuir, Durr<br />

Gaelico Darroch<br />

Irlandese anticoDaur<br />

IrlandeseRal, Raloch<br />

FranceseChène pédonculé<br />

Inglese Common oak<br />

TedescoRaseneiche<br />

SpagnoloCarballo<br />

<strong>Quercia</strong><br />

<strong>Dott</strong>.<strong>ssa</strong> <strong>Manuela</strong> <strong>Mortari</strong><br />

Nativa dell’Europa, Caucaso, Asia Minore e Africa settentrionale, Quercus robur nei tempi più antichi era l’albero pioniere più<br />

grande della foresta decidua atlantica; dall’Europa Centrale 10.500 anni fa ha raggiunto le coste del Galles e dell’Irlanda,<br />

spingendosi, nei 3000 anni seguenti fino al confine scozzese.<br />

Si hanno dati certi sulla sua utilizzazione per la costruzione di navi e abitazioni già 9000 anni fa in Germania e 7200 anni fa in<br />

Irlanda.<br />

La Farnia caratterizza, assieme all’ontano nero, all’olmo, ai salici e al pioppo bianco il paesaggio della nostra Pianura Padana,<br />

nella quale, prima che avesse inizio l’agricoltura intensiva, formava fitti boschi i cui lembi superstiti, protetti, si possono<br />

ancora oggi visitare presso il Bosco della Mesolanel Ferrararese e il Bosco della Fontanapresso Mantova. [22]<br />

Albero dalla chioma imponente, la farnia è la specie di quercia più diffusa in Europa occidentale; deve il suo appellativo<br />

‘robur’ (dal latino resistente, duro) al fatto che ha sempre resistito ad ogni tentativo di abbattimento fino a quando l’uomo non<br />

è giunto afabbricare asce in ferro.<br />

Lalongevitàdi Quercus r. (dal celtico Kair quez = bell’albero)che, nelle condizioni adatte di terreno può vivere sino a 2000<br />

anni e raggiungere i 30-40 metri di altezza, nonchè le caratteristiche del suo legno che è forte, durevole, ma facilmente<br />

sagomabile, considerato incorruttibile dagli antichi (basti pensare che la città di Venezia poggia tutta su tronchi di quercia),<br />

hanno contribuito a rendere questo albero simbolo di immortalità e di forza.<br />

Delle 600 specie incluse nel genere Quercus, che vivono tutte nell’emisfero boreale, ricordiamo:<br />

• Q.petraea (rovere)<br />

• Q.ilex(leccio)<br />

• Q.suber (sughera)<br />

• Q.cerris (cerro)<br />

• Q.pubescens (roverella)<br />

• Q.borealis (quercia ro<strong>ssa</strong>)<br />

Miti, simbologia e leggende<br />

La quercia come albero cosmico:<br />

I miti riguardanti gli alberi cosmici sono ampiamente diffusi nel mondo arcaico e riguardano, oltre alla quercia, il castagno, il<br />

faggio, la betulla, il frassino, il fico, il larice, il pino e la vite.<br />

Questi giganti del mondo vegetale hanno rappresentato per molti popoli la raffigurazione mitica dell’asse del mondo: la<br />

lorochioma infatti arrivava fino al Cielo, dimora degli Dei, mentre il tronco erala Terra emersa, abitata dai viventi; le radici<br />

infine rappresentavano l’oceano e ciò che sta sotto, ovvero il mondo dei Morti.[16]<br />

Assieme ad altri alberi famosi, tra cui vale la pena di ricordare il frassino Yggdrasil, asse del mondo nella splendida raccolta di<br />

miti nordici denominata Edda, la querciarappresenta , con la sua chioma maestosa e le sue profonde radici, la sovranità in cielo<br />

e in terra.<br />

Già nel Vecchio Testamento abbiamo le sue prime testimonianze in qualità di ‘albero cosmico’, di tramite tra Cielo e Terra, tra<br />

Dio e gli uomini.<br />

Infatti quando Abramo lascia Ur dei Caldei e arriva a Sichem nella Terra di Canaan, è nel querceto di Morè che riceve<br />

l’apparizione di Dio che gli dice “ io darò questa terra alla tua progenie “ (Genesi 12,6).<br />

Ed è sempre in un querceto, detto di Mamrè, vicino ad Hebron, che Abramo costruisce un altare in onore di Jahvé al suo<br />

ritorno in Palestina dalla Terra dei Faraoni. (Genesi 13,18).<br />

Nel Kalevala la quercia addirittura cresce così tanto da oscurare il mondo: questa raccolta di miti (Kaleva-la = terra di Kaleva)<br />

originata da popolazioni uralo-altaiche parlanti una lingua del ramo ugro-finnico e stanziatesiattorno al IV° sec.d.C. nel<br />

territorio da loro chiamato Suomi (da Suo= palude, acquitrinio), oggi Finlandia, riporta nel II° runo la storia del vecchio eroe<br />

Vainamoinen, il quale, dopo essere vissuto a lungo su un’isola deserta in mezzo al mare, decide di seminarvi delle piante, ma<br />

la quercia non ne vuol sapere di germogliare fino a quando “le fanciulle dell’acqua non sgombrano il terreno col fuoco”.[23]


Seminata una seconda volta e<strong>ssa</strong> comincia a crescere smisuratamente, impedendo agli uomini la vista del sole e della luna,<br />

arrestando le nuvole nel cielo al punto che bisognerà appellarsi all'’eroe degli abissi’ per abbattere "l'albero dalle cento<br />

chiome".<br />

Nella maggior parte dei miti infatti questi alberi cosmici vengono abbattuti o si spezzano: in realtà, il vero significato di questi<br />

abbattimenti va ricercato nella caduta catastrofica delle Età del Mondo, cioè nella interpretazione che gli antichi davano del<br />

fenomeno chiamato Precessione degli Equinozi. [16]<br />

Per una comprensione più agevoledi questo fatto, dobbiamo dimenticare per un momento la nostra rappresentazione della<br />

Terra quale globo e fare riferimento al suo concetto arcaico: in realtà e<strong>ssa</strong> corrispondeva ad un piano quadrangolare (che per<br />

noi è rappresentato dall’eclittica) i cui angoli, detti “punti dell’anno”,<br />

designavano i solstizi e gli equinozi.<br />

L’equatore celeste di questa Terra mitica diventava pertanto il piano di demarcazione tra la terra emersa e le acque sotterranee<br />

e divideva in due metà la cintura dello zodiaco: la fascia settentrionale, andava dall’equinozio di primavera a quello d’autunno,<br />

mentre quello meridionale ovviamente, dall’equinozio d’autunno a quello di primavera.<br />

Quando una Età del Mondo terminava, e nasceva una Terra Nuova, questo significava la comparsa di un nuovo gruppo di<br />

costellazioni a rappresentare i punti equinoziali e solstiziali, proprio in virtù del fenomeno della precessione degli equinozi,<br />

che determina un lento spostamento delle medesime in senso contrario rispetto alla direzione del sole (e quindi dei punti<br />

equinoziali e solstiziali).[16]<br />

Recita il II° Runo del Kalevala: “al terzo colpo il tronco cadde verso oriente, la cima ad occidente, il fogliame a mezzogiorno e<br />

i rami a settentrione/ chi raccolseun ramo ottenne felicità eterna, chi staccò un pezzetto della chioma ebbe scienza di magia, chi<br />

ne colse una sola foglia acquistò amore duraturo…(omissis)...tutte le schegge volate via sulla chiara superficie del mare furono<br />

trascinate verso settentrione e divennero frecce per lo stregone, armi superbe per il cacciatore”.<br />

Alcune varianti di epoca più tarda narrano invece che la quercia cadde sopra il Fiume della Terra del Nord, così da formare un<br />

ponte che portava alla dimora dei morti.<br />

Un’ulteriore conferma sull’importanza degli alberi nella mitologia, la abbiamo dal Poema di Gilgames, che raccoglie su dodici<br />

tavolette scoperte a Ninive, le epiche gesta di questo eroe, che, secondo la tradizione sumerica ed assiro-babilonese regnò sulla<br />

città di Uruk.<br />

La figura dell’albero è già presente nella desinenza del nome Gilgames: infatti MES=mesu significa sorbo selvatico; sulle<br />

tavole 3 e 4 è poi raccolto un intero mito nel quale l’eroe, con l’aiuto dell’amato compagno Enkidu, deve abbattere la Foresta<br />

dei cedri del Libano, luogo misterioso e magico, residenza di Enlil, difesa dal terribile mostro Huwawa. [14,16]<br />

La quercia e il calendario:<br />

Prima che l’alfabeto fenicio modificato venisse introdotto in Grecia, ne esisteva uno molto più antico, connesso al calendario<br />

lunare, formato da 13 consonanti e 5 vocali, il cui segreto era custodito dalla sacerdote<strong>ssa</strong> Io, sorella di Foroneo, o secondo<br />

altre fonti, dalle Tre Moire.[20]<br />

Tale calendario, composto da 13 mesi di 28 giorni ciascuno, aveva inizio il 24 dicembre di ogni anno, due giorni dopo il<br />

solstizio d’inverno, ed era strutturato in modo tale che ad ogni mese-consonante, corrispondevano i rametti recisi di alberi di<br />

specie diverse. Le 5 vocali rappresentavano invece gli equinozi ed i solstizi.<br />

Il rametto di quercia – consonante D (in celtico Duir, dal greco , drus = quercia) rappresentava il settimo mese del<br />

calendario lunare, nel quale cadeva il solstizio d’estate.<br />

Secondo R.Graves, il ritrovamento presso le antiche popolazioni irlandesi, nonché presso i Druidi della Galliadi un alfabetocalendario<br />

legato ai nomi degli alberi, denominato Beth-Luis-Nion (Betulla-Frassino di montagna-Frassino), il nostro ABC per<br />

intenderci, confermerebbe l’origine pelasgica di questa popolazione, giunta sulle coste d’Irlanda attorno al III° millennio a.C.<br />

in seguito ad un cataclisma verificatosi nelle regioni corrispondenti agli odierni Marocco e Tunisia (Mito di Atlantide).<br />

Quindi:<br />

A Abete o palma Solstizio d’inverno(albero della vita)<br />

B24 dicembreBetulla<br />

L21 gennaio Frassino di montagna<br />

N18 febbraioFrassino<br />

O GinestraEquinozio di primavera<br />

F18 marzo Ontano o corniolo<br />

S15 aprileSalice<br />

H13 maggioBiancospino<br />

U Erica Solstizio d’estate<br />

D10 giugnoDuir ,<strong>Quercia</strong><br />

T 8 luglioAgrifoglio<br />

C 5 agostoNocciolo<br />

E PioppoEquinozio d’autunno<br />

M 2 settembre Vite<br />

G30 settembre Edera<br />

N28 ottobre Giunco<br />

R25 novembreSambuco<br />

I Tasso Fine anno albero della morte


La quercia nella Grecia antica:<br />

Il più antico oracolo greco, ovvero la quercia sacra a Zeus, si trovava a Dodona, nell’Epiro: secondo le testimonianze raccolte<br />

da Erodoto era stato fondato da una colomba nera partita da Tebe in Egitto, da cui l’appellativo di Peleiades (colombe, dal<br />

greco πελειαδες) dato alle sacerdotesse deputate ad interpretare il volere del signore dell’Olimpo. Anche Pausania ci<br />

conferma che “in quella quercia c’era un oracolo le cui profetesse erano donne” di nome Promenia, Timarete e Nicandra.<br />

Fonti più antiche affermano però che già in epoca pre-ellenica esisteva a Dodona un boschetto di querce “intatte”, fondato<br />

secondo la tradizione, dai preistorici Pelasgi, nel quale profetizzavano le Peleiades, sacerdotesse care a Dione, divinità<br />

femminile alla quale questo albero era consacrato e che venne probabilmente soppiantata da Zeus quando gli invasori Elleni si<br />

imposse<strong>ssa</strong>rono dell’antico santuario.[8]<br />

Omero invece ci parla dell’esistenza a Dodona di sacerdoti chiamati Selloi, “dai piedi non lavati”, che interpretavano lo<br />

stormire delle fronde delle querce: anche Ulisse in un brano dell’Odissea si reca al santuario ‘per udire dalla quercia divina di<br />

alte fronde il volere di Zeus’.<br />

Callimaco, in epoca molto più tarda, riferisce invece che i Selloi profetizzavano<br />

percuotendo particolari paioli di bronzo chiamati Lebeti, appesi ai rami delle querce, imitando così il brontolio del tuono, sacro<br />

a Zeus al pari della folgore.[10]<br />

In realtà questo era l’unico oracolo in tutta la Grecia le cui risposte si ritenevano date direttamente da Zeus e la quercia,<br />

simbolo di immortalità e durevolezza a causa della consistenza del legno, venne consacrata a questa divinità dell’Olimpo<br />

perché spesso colpita dal fulmine, rappresentando in seguito per antonomasia il padre celeste e terreno, la sovranità e la<br />

protezione.<br />

Originaria della Grecia, ma sopravvissuta anche fra le popolazioni europee, è la<br />

leggenda che proibiva di abbattere le querce prima di allontanare le ninfe che le abitavano, o anime degli alberi; ne esistevano<br />

di due specie, le Driadi che potevano abbandonare l’albero mediante formule rituali pronunciate dai sacerdoti, e le Amadriadi<br />

(da hama, insieme) che invece erano destinate a morire con la pianta e che, appena una quercia era in pericolo, pronunciavano<br />

lamenti minacciosi.[8]<br />

Gli araldi che Giasone invia in tutte le principali città della Grecia per reclutare seguaci da portare in Colchide sulla nave Argo<br />

alla ricerca del Vello d’oro, recano tutti nella mano destra una doppia ascia in miniatura e quattro ramoscelli di piante<br />

simboliche legati da un filo di lana giallo : il frassino sacro a Poseidone, col quale sono fatti i remi e le fiocine della nave,<br />

l’alloro, albero profetico di Apollo, l’olivo in onore di Atena ed infine un ramo di quercia simbolo del potere di Zeus.[21]<br />

Secondo le antiche fonti, pare che addirittura una parte della quercia di Zeus venne incorporata nella nave Argo : ”Atena ornò<br />

la prua dell’Argo con una figura di buon auspicio, intagliata in una quercia di Dodona sacra al padre suo Zeus”<br />

(Graves).[20,21]<br />

La quercia e l’impero romano:<br />

Il ruolo centrale della quercia su gran parte delle culture europee, tutte peraltro di origine ariana, è evidente anche nelle<br />

primissime fasi di quello che diventerà uno degli imperi più grandi dell’antichità: quello romano.<br />

Le prime tracce del valore simbolico e cultuale attribuiti alla quercia , secondo la narrazione di Tito Livio, si fanno risalire<br />

addirittura a Romolo, che, dopo aver sconfitto i Sabini, sale sul Campidoglio per deporre le armi del comandante nemico ai<br />

piedi di una quercia venerata dai pastori e traccia l’area sulla quale sorgerà il primo tempio dedicato a Giove, divinità della<br />

quercia, della pioggia e del fulmine.<br />

Era così grande la sacralità delle foreste di querce ed il rispetto reverenziale che da esse scaturiva che durante le campagne di<br />

Cesare nelle Gallie, come ci riferisce Tacito, i soldati temevano che, abbattendole, si sarebbero ritorte contro di loro disgrazie<br />

sui campi di battaglia. [6, opera citata]<br />

E Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia descrive lo stupore delle legioni romane di fronte alle immense foreste di<br />

querce della ‘Foresta Ercinia’, che nell’antichità corrispondeva al complesso di sistemi montuosi compresi tra il Reno e i<br />

Carpazi.<br />

Del resto una corona di foglie di quercia compariva come effigie sulle insegne dei primi re di Alba Longa, a dimostrare che<br />

erano i rappresentanti di Giove sulla terra e ornava il capo dei generali romani durante le celebrazioni dei trionfi in battaglia.<br />

Inoltre il tempio di Vesta, a Roma, sorgeva in un boschetto di querce il cui legno alimentava un fuoco perpetuo, così come<br />

Mons Querquetulanus era il primo nome dato al colle Celio, per via delle querce che lo ricoprivano.<br />

L’appellativo ‘robur’ per i Romani, identificava non solo la quercia ma anche il vigore fisico e morale, tanto è vero che il<br />

sommo riconoscimento per un cittadino distintosi per un’azione valorosa era una corona civica, fatta di foglie di quercia, che<br />

gli conferiva il privilegio di sedere al fianco dei senatori e di godere per tutta la vita di esenzioni fiscali.<br />

Le attribuivano altresì proprietà fecondatrici e afrodisiache, anticipando i tempi su quello che la gemmoterapia avrebbe messo<br />

in luce duemila anni dopo.<br />

Le ghiande infatti erano un simbolo sessuale maschile e venivano portate come amuleti: in effetti sia il termine greco<br />

βαλανος, che quello latino glans significano sia ghianda che glande.<br />

Infine si ha notizia di un rito sanguinoso che si celebrava in un boschetto sul Lago di Nemi, vicino a Roma, collegato al ramo<br />

d’oro di una quercia consacrata a Giove e alla esistenza di un dio silvano: più precisamente pare che il sacerdote di questo<br />

bosco, sacro a Diana, si aggirasse con la spada sempre sguainata perché temeva che il suo successore, riuscendo a strappare il<br />

ramo d’oro dall’albero, potesse togliergli il potere a lui conferito dal dio.[8]<br />

Il Druidismo e le querce:<br />

I Drudi celtici compivano riti sciamanici e cerimonie di religione esclusivamente nelle foreste di querce, cibandosi di ghiande<br />

prima di profetizzare. Di quercia era anche il sacro legno bruciato durante il sacrificio di mezza estate, come pure il ‘Ramo<br />

dorato’ che veniva raccolto dal capo dei Druidi soltanto durante i solstizi con una falce d’oro.


Questo ramo, definito ‘doro’ perché parassitato da una varietà di vischio molto rara, che cresce soltanto sulle querce e produce<br />

bacche giallastre invece che bianche, si pensava fosse la materializzazione in terra del fuoco celeste: si credeva, infatti, che il<br />

vischio cadesse sul ramo della quercia assieme al fulmine, consacrandolo.<br />

La quercia presso le altre popolazioni indoeuropee:<br />

Presso i Germani le querce ombreggiavano la Thing Platz, luogo in cui si radunava la tribù ed erano sacre a Thor, divinità<br />

della stirpe degli Asi che aveva soppiantato Donar, dio del tuono, analogo ad altri dei della tradizione indoeuropea quali Indra,<br />

Giove, Dagda (il più vecchio dio irlandese) e Taranis.<br />

Un dio del tuono associato a Thor e a Perenu (dio del cielo slavo) e denominato Perkuons, a cui le querce erano consacrate, si<br />

ritrova anche presso gli antichi abitanti delle attuali Lituania e Lettonia, detti Balti. La tradizione popolare lituana narra inoltre<br />

di un sovrano molto amato dal suo popolo, di nome Perkunas, che alla sua morte divenne una divinità del cielo.[8,12]<br />

Gli Slavi della Bielorussia, come Germani e Celti, rendevano giustizia sotto una quercia ed a Pron celebravano i riti religiosi in<br />

un tempio costituito da farnie consacrate a Perun, dio del tuono.<br />

Gli Estoni che invece non sono slavi ma ugro-finnici consacravano querce al dio Taara, denominato anche ‘Vecchio Padre’.<br />

Infine anche in Giappone si sono rintracciate fonti sull’esistenza di un dio della quercia arcaico detto Kashima-No Kami.<br />

La quercia nella lotta contro il Paganesimo:<br />

Agli inizi del Cristianesimo il processo di evangelizzazione messo in atto dai primi missionari mira a stroncare tutti i culti<br />

pagani che sopravvivono nei territori dell’impero, tra cui quelli riguardanti gli alberi e i boschi sacri.<br />

Così Colombano giunto dall’Irlanda sul lago di Costanza attorno al 590 d.C. distrugge un tempio pagano in legno a Tuggen.<br />

Martino, pontefice dal 649 al 653 fa sradicare querce in tutta Europa, mentre Bonifacio, missionario fra i Germani della Frisia<br />

nel 716 e dell’Assia nel 721, con l’appoggio del re franco Carlo Martello, fa abbattere la sacra quercia del dio pagano Donar<br />

(altrimenti Thor) presso Geismar, e col legname costruisce una chiesa in onore di S.Pietro a Fritzlar [1], trasformando in<br />

cristiano il simbolo cultuale più importante di quelle genti.Addirittura San Luigi IX, re di Francia, amministrerà la giustizia in<br />

nome di Dio sotto una quercia.<br />

Comunque il culto degli alberi riesce a sopravvivere, tant’è vero che nel 1.128 il Vescovo Ottone di Bamberg scopre querce<br />

sacre a Stettino, ma, non riuscendo a farle abbattere a causa della reazione violenta dei contadini del posto, fa diffondere la<br />

voce che esse sono abitate dagli spiriti malvagi. [8] In epoca più tarda i Germani utilizzeranno simbolicamente il legno di<br />

quercia per le else delle loro spade e per le lapidi.<br />

La leggenda della Madonna della <strong>Quercia</strong>:<br />

Alcune leggende medioevali narrano di apparizioni della Beata Vergine col Bambin Gesù tra le fronde delle querce nel<br />

viterbese.<br />

Curiosa però è la vicenda di cui ci informa Niccolò di Tuccia, il quale racconta che attorno al 1.414“nel tenimento di Viterbo,<br />

intra le vigne nella contrada del Mandriale” un uomo molto pio di nome Battista commissionò al maestro pittore detto Moneto<br />

un dipinto della Vergine “in una tegula”……”che conficcò in una quercia nella strada pubblica per andare a Bagnaia”.<br />

Negli anni successivi molti furono i tentativi di imposse<strong>ssa</strong>rsi di questa tegola, che faceva gola un po’ a tutti, ecclesiastici e<br />

non, ma e<strong>ssa</strong> ogni volta ritornava misteriosamente alsuo posto. E quando un viandante, che era stato inseguito nei boschi dai<br />

banditi nell’anno del Signore 1467, evitò la morte abbracciando il tronco della quercia sulla quale era posta la ‘tegula’,<br />

divenendo così invisibile ai suoi inseguitori, tutti parlarono di miracolo, tanto più che nella ste<strong>ssa</strong> estate il dipinto diede prova<br />

di possedere particolari poteri. Infatti quando un’epidemia di peste colpì la zona, bastò una processione di tutta la popolazione<br />

verso la sacra tegola per farla ce<strong>ssa</strong>re: a questo punto furono rotti gli indugi e attorno alla quercia venne costruito un santuario<br />

il cui soffitto venne impreziosito dai lavori di Antonio di Sangallo il Giovane, mentre Andrea della Robbia dipinse le tre<br />

lunette di terracotta che ornano le porte della facciata.[8]<br />

Descrizione botanica<br />

Raramente presente in Italia oltre i 1000 metri , nel meridione ed in Sardegna, Quercus robur vive bene su terreni alluvionali,<br />

ben drenati, composti da argille silicate o calcaree, ma non troppo acidi. Ha bisogno di luce ma non tollera l’esposizione<br />

diretta al sole e per questo preferisce le foreste miste. In condizioni ottimali di terreno può raggiungere dimensioni eccezionali<br />

(fino a 30-45 metri di altezza) e lunga vita; nei Parchi di Windsor e di Moccas, in Gran Bretagna, si possono ammirare querce<br />

di 800 anni di età, sopravvissute ai terribili disboscamenti che, nei secoli che vanno dal 1500 al 1900 hanno visto la<br />

distruzione in tutta Europa di intere foreste di querce per la costruzione delle navi.<br />

E’ un albero dalla chioma a forma espansa, con RAMI molto robusti e sinuosi, col tempo nodosi, che gli conferiscono un<br />

aspetto selvaggio che incute rispetto.<br />

La CORTECCIA , di colore grigio pallido, liscia e lucida quando la pianta è giovane, si fessura con l’invecchiamento.<br />

Ricchissima di tannini, veniva utilizzata, dopo essere stata schiacciata nell’acqua, per la concia del cuoio.<br />

Le FOGLIE, decidue, da ellittiche a obovate, alterne, lunghe sino a 12 cm e larghe 7,5 cm, presentano 3-6 lobi e sono munite<br />

di due orecchiette alla base. Sono di colore verde scuro sulla parte superiore, blu verde in quella inferiore. Le giovani foglie<br />

emergono subito dopo l’apertura dei fiori a tarda primavera (maggio). Nelle querce della Gran Bretagna non è raro assistere ad<br />

una seconda crescita di foglie, conosciuta come Lammas budding, in quanto coincide col Lammas, festivalceltico del 1°<br />

agosto.[27] La quercia è peraltro l’ultima rappresentante delle Latifoglie a perdere il suo rivestimento: non è raro che le foglie,<br />

avvizzite, siano visibili per tutto l’inverno. A tal proposito c’è una bellissima favola, originaria della Sardegna, nella quale la<br />

saggia . quercia, consultata dagli alberi a foglie decidue si ‘impegna’ a fare cadere le proprie solo nel tardo inverno, per<br />

rendere vano un patto che il Diavolo ha stretto con Dio.[8]


Le escrescenze brunastre o ro<strong>ssa</strong>stre che compaiono sulle foglie o sui giovani getti, dette GALLE (o mele di quercia o noci di<br />

galla ) si formano solitamente attorno all'uovo o alle larve di certe specie di insetti Imenotteri (Dyropanthia quercus folii,<br />

Neuroterus lenticularis). Ricchissime di tannini, venivano utilizzate nella concia del cuoio e dei pellami, nella tintura delle<br />

stoffe, per la produzione degli inchiostri, e in campo medico, come astringenti. Teofrasto ci parla di 3-4 tipi diversi di galle, di<br />

cui uno, definito ‘feltro’ veniva bruciato nelle lampade.<br />

Le GEMME, lunghe 5 mm, sono rotonde, brune e glabre; i FIORI maschili sono penduli e raggruppati in amenti di colore<br />

giallo-verde, mentre quelli femminili, da cui originano le ghiande, sono sorretti da un peduncolo lungo dai 2 agli 8 cm, che dà<br />

il nome ‘peduncolata’ alla specie.<br />

I FRUTTI , a ghianda, disposti in paia, per un terzo racchiusi in una cupola emisferica, lunghi circa 4-5 cm, di sapore aspro<br />

per il contenuto di tannino, maturano generalmente in autunno. La scorza che li riveste diventa di colore bruno scuro, si<br />

fessura e diviene un ottimo ‘pabulum’ per muffe e licheni.<br />

Le ghiande non vengono prodotte prima dei 40 anni di vita, con fruttificazione massima fra gli 80 e i 120 anni che tende ad<br />

essere ciclicamente abbondante, grosso modo ogni 6-7 anni.<br />

Generalmente le ghiande di farnia non vengono utilizzate per l’alimentazione degli animali a causa dell’eccessiva amarezza.<br />

La vita nel querceto<br />

La quercia dà rifugio ad una moltitudine di insetti ed invertebrati: sono circa 500 le specie fitofaghe ad e<strong>ssa</strong> associate e molte<br />

di queste sono farfalle notturne del genere Dichonia (D.aprilina), Cydia (C.splendana), Tortrix (T.viridana), Operophtera<br />

(O.brumata), oltre a Quercusia quercus il cui bruco si nutre delle foglie, e la rara Apatura iris che è molto ricercata dal picchio<br />

verde. [22,27]<br />

Vivono sulla corteccia anche cimici, scarafaggi (Gnorimus lariabius, Laconquercus) e coleotteri, tra cui il tonchio (Curculio<br />

gladium), il Rhynchaenus quercus, nonché piccoli ragni, mentre sotto la corteccia pa<strong>ssa</strong>no l’inverno molti tipi di larve. I Greci<br />

chiamavano δργοκοιται (leggasi driokoitai) le cicale che dormono sulle querce.<br />

Un discorso a parte meritano le varie specie di vespe che causano le piccole galle di colore rosso-verdastro sulla pagina interna<br />

delle foglie, appartenenti alle specieDiplolepis, Neuroterus lenticularis, Andricus quercuscalicis, Callirhytis, Dryophanthia<br />

quercus folii, Biorrhiza pallida, mentre le larve di Cynipidae producono le grosse galle denominate anche mele di quercia. Le<br />

femmine depongono le uova nel tessuto della pianta, provocando una reazione, la galla appunto, che fornirà protezione e<br />

nutrimento alle larve.[22,27]<br />

Il terreno del querceto nonché l’ampia cupola di questi alberi che consente il pa<strong>ssa</strong>ggio dei raggi del sole sono ottimi per la<br />

crescita di alcune specie di funghi appartenenti ai generi Boletus, Daedalea, Polyporus,Russula, Cortinarius, Amanita mentre<br />

Fistulina, Hericium e Pleurotusprediligono i tronchi marcescenti o quelli delle piante più vecchie.[31]<br />

Le ghiande infine costituiscono cibo peri colombacci, le cornacchie,gli scoiattoli, i tassi, i cinghiali,anche se, aquelli della<br />

farnia,vengonopreferiti gli achenii del leccio e del rovere, meno ricche di tannini e pertanto meno amare.<br />

La quercia può altresì essere attaccata da una muffa chiamata Microspaera alphitoides, che la danneggia irrimediabilmente.<br />

Parti utilizzate e principi attivi:<br />

Mentre in Fitoterapia classica si utilizzano le foglie, la corteccia, le ghiande e le galle, la Gemmoterapia usa le gemme, le<br />

ghiande, gli amenti, le giovani radici e la scorza interna di quelle più vecchie.<br />

Dalla corteccia e dalle ghiande si ricava invece la tintura madre per le preparazioni Omeopatiche e Omotossicologiche.<br />

I derivati chimicipiù importanti per l’utilizzo di Quercusnella terapia medica sono i tannini, composti aromatici di natura<br />

polifenolica diffusi in tutto il regno vegetale e contenuti in ogni parte della pianta: si va da una concentrazione pari al 15-22%<br />

per la corteccia e le radici, fino al 65% per le galle.<br />

A titolo informativo ricordiamo le altre specie vegetali più ricche di tannini, ovvero l’amamelide (Hamamelis virginiana<br />

foglie), la ratania (Krameria triandra Ruiz radice), la tormentilla (Potentilla erecta Hampe rizoma), il castagno d’India<br />

(Aesculus hippocastanum L. seme) e il noce (Juglans regia L. mallo e foglie).<br />

Fortemente irritanti per le mucose, a causa della loro capacità di far precipitare e coagulare le proteine, i tannini a dosi<br />

terapeutiche esplicano invece un’azione astringente che consiste nel far precipitare piccole dosi di albumina nelle cellule,<br />

rendendo queste ultime più impermeabili e quindi più resistenti all’azione dei microrganismi. Inoltre hanno un’azione<br />

vasocostrittrice locale e contrastano l’imbibizione del connettivo; pertanto troveranno indicazioni in tutte le patologie delle<br />

mucose e della pelle che necessitano di un’azione antisettica, cicatrizzante e astringente.[33]<br />

In particolare la corteccia contiene ac.quercitannico, ac.gallico e digallico, quercina, ac.ellagico, catechine e gallocatechine,<br />

flabafene, o<strong>ssa</strong>lato di calcio, resine, pectine e gomme.<br />

Le foglie, oltre alla clorofilla e acidi organici contengono ac.quercitannico, ac.gallico, il flavonoide quercetinae amido.Le<br />

radici infine oltre a tannini presentano sostanze polichinoniche responsabili dell’azione lenitiva eantisettica sulla pelle. [34]<br />

Azioni principali<br />

Sono legate per la maggior parte all’azione dei tannini, ovvero astringente, cicatrizzante e vasocostrittrice, antisettica,<br />

antivirale, analgesica locale.<br />

Il significato medicinale della quercia è stato storicamente associato in larga misura agli epifiti che comunemente crescono<br />

sulla corteccia, quali il vischio ed alcune specie di felce. [27]<br />

Scotti nel 1872 dichiarava che “è un fatto del resto che i macinatori della corteccia e i conciatori di pelle che la maneggiano,<br />

vanno di solito preservati dalle febbri intermittenti”, cosa che Ippocrate già conosceva in epoca molto antica, mentre


Culpepper raccomandava vari decotti di foglie, corteccia interna e gemme ‘per bloccare i sanguinamenti interni di uomini e<br />

donne’ e l’uso della polvere di ghianda sciolta nel vino come diuretico e per ‘bloccare il veleno di creature nocive’. [6, 27]<br />

In effetti ci sono riferimenti sull’uso delle ghiande cotte nel latte come antidoto nell’avvelenamento da alcaloidi, sali di<br />

piombo, rame e antimonio. [6, 34]<br />

Durante tutto il Medioevo e Rinascimento venne fatto ampio uso della corteccianelle emorragie, nei catarri intestinali e<br />

polmonari, mentre le foglie vennero utilizzate come vulnerarie sulle piaghe. Durante il 1700furono le ghiande sotto forma di<br />

infuso o in polvere, ad essere considerate il rimedio più efficace per tutte le patologie caratterizzate da ingro<strong>ssa</strong>mento<br />

ghiandolare quali il rachitismo, la tubercolosi, la ‘scrofula’, le patologie infantili dovute a linfoadenomegalia mesenterica, le<br />

enteriti catarrali e la tosse di qualsiasi origine.<br />

Dal 1800 in poi l’indicazione prevalente riguardò le patologie ginecologiche quali leucorree, metrorragie, e quelle intestinali<br />

quali le diarree.<br />

Anche la medicina popolare ha fatto largo uso del misticismo che circondava l’albero: infatti si consigliava di camminare<br />

attorno al tronco di una grande quercia pronunciando particolari incantesimi per curare i reumatismi. Solo oggi sappiamo con<br />

certezza che Quercus come gemmoterapico è indicato nelle connettiviti e come drenante del sistema immunitario.<br />

Un tempo il distillato ottenuto dalla tintura madre della ghiandaveniva prescritto agli alcoolisti con ipertrofia epatica e<br />

splenomegalia, che presentavano ascite e tendenza agli edemi degli arti inferiori.<br />

Impiego terapeutico<br />

“Prima la parola, poi la pianta, per ultimo il bisturi”<br />

Esculapio di Te<strong>ssa</strong>glia1.200 a.C.<br />

In Fitoterapia Classica:<br />

I decotti all’1% trovano applicazione per uso interno mentre per l’uso esterno la concentrazione consigliata è al 10%; sempre<br />

per uso esterno si può anche utilizzare la Tintura Madre diluita 1:10 in acqua.<br />

Indicazioni: come astringente nelle patologie flogistiche delle mucose genitali accessibili (vulvovaginiti, vaginocerviciti,<br />

ulcere del collo dell’utero, leucorree e prurito vulvare) sotto forma di lavande vaginali effettuate con decotti (vedi); nelle<br />

patologie emorroidarie, nelle ragadi anali, fistole e varici si sfruttano, oltre alle proprietà astringenti anche quelle<br />

vasocostrittrici e cicatrizzanti.<br />

L’azione antisettica ed astringente viene sfruttata anche per le patologie del cavo orale mediante gargarismi, o nelle diarree<br />

aspecifiche, oppure nei casi di iperidrosi palmoplantare.<br />

Traggono vantaggio dall’uso di Quercus anche le ustioni, i geloni, le dermatiti;<br />

sul cuoio capelluto viene esercitata inoltre un’azione di regolazione sulla secrezione sebacea, utile nelle seborree secche.<br />

E’ anche descritto l’uso delle polvere di corteccia per inalazione nella terapia della poliposi nasale (Chevallier). Da non<br />

dimenticare, infine, le proprietà febbrifughe, specialmente nelle febbri intermittenti.<br />

Decotto: Quercus robur L. cortex contusag 60<br />

Portare a ebollizione per 15 minuti e colare a caldo<br />

Gocce astringenti:<br />

-E.F. Quercus r.25%<br />

-E.F. Aesculus h. 25%<br />

-E.F. Hamamelis50%<br />

Posologia: 40 gocce in mezzo bicchier d’acqua 3 volte al dì lontano dai pasti<br />

Nota:<br />

Nella Tintura Madre il contenuto di tannini diminuisce con lo stoccaggio.[6]<br />

In Gemmoterapia:<br />

Le indicazioni terapeutiche di Quercus robur in gemmoterapia sono riconducibili essenzialmente alle situazioni che<br />

necessitano di un drenaggio o di uno stimolo a livello endocrino ed immunitario. Riguardo a quest’ultimo punto, si sfruttano le<br />

modificazioni che questo gemmoterapico riesce a produrre a livello del tracciato elettroforetico proteico alterato, secondo il<br />

modello della corrispondenza analogico-biologica tra pianta e siero umano, messo a punto da Pol Henry nel secolo scorso.<br />

Analizzando infatti le piante utilizzate in fitoterapia, solo la <strong>Quercia</strong> e la Betulla presentano specifiche qualità, quali maggior<br />

potenziale di rigenerazione, notevole capacità di adattamento a terreni diversi, di acclimatazione,di resistenza a noxae<br />

patogene e diffusione in vari tipi di habitat. Queste qualità fanno di queste due piante i capisaldi della meristemoterapia<br />

drenante,grazie alla loro attività granulopoietica sul SRE.<br />

Pertanto Quercus potrà essere usato come drenaggio prima di effettuare qualsiasi terapia, sia olistica che allopatica.<br />

In particolare si è visto che tutti i suoi 5 componenti (gemme, amenti, ghiande,giovani radici, e scorza interna di radice)<br />

presentano un notevole sinergismo. d’azione se somministrati contemporaneamente e vanno a costituire la seconda ricetta di<br />

drenaggio del . Dr.Binet, mentre in caso di diatesi reumatica o allergica egli associa Quercus peduncolata a Ribes nigrum.<br />

E’ stato inoltre provato che Quercus riduce le -1, le -2 e le -globuline, mentre induce un aumento abbastanza<br />

significativo delle albumine, intervenendo pertanto in una fase secondaria del processo flogistico acuto, così come il Querceto<br />

si sostituisce all’Ontaneto.<br />

Possiamo infatti far corrispondere per analogia il querceto a quelle fasi degenerative del processo infiammatorio, quali la<br />

ialinosi, la fibrinosi, l’amiloidosi,caratterizzate dalla deposizione o precipitazione di sostanze amorfe a livello della<br />

componente connettivale delle pareti vasali, dei parenchimi, delle sinoviali; in tutti questi casi Quercus interverrà evitando la<br />

tendenza alla cronicizzazione e la sclerosi conseguente.<br />

Analizzando i 5 meristemi della pianta, si è osservato che le gemme e gli amenti stimolano sia la produzione di 17-OH<br />

corticosteroidi da parte della ghiandola surrenale, che la secrezione gonadica di testosterone. Le ghiande hanno invece


un’azione antidepressiva, antiallergica ed antistaminica, mentre le giovani radici e la scorza interna di radice possiedono<br />

un’attività cicatrizzante e lenitiva a livello cutaneo.<br />

Pertanto le indicazioni generali per la meristemoterapia con Quercus peduncolata riguarderanno tutti gli stati di astenia,<br />

ipotensione, surmenage fisico e intellettuale, stipsi per quanto riguarda le gemme, che verranno associate agli amenti nei casi<br />

di adinamia delle gonadi, andropausa, disturbi del ciclo mestruale, pubertà e menopausa.<br />

Le ghiande invece troveranno applicazione negli stati depressivi, per aumentare la libido, contro la stanchezza cronica, in tutte<br />

le forme reumatiche e artrosiche, nelle connettiviti. Le giovani radici e la scorza interna infine, potranno essere utili nelle<br />

piaghe da decubito, nelle dermatiti e come lenitive della cute.<br />

L’anziano invece trarrà un benefico effetto rivitalizzante dall’azione di drenaggio sia a livello surrenale che immunitario,<br />

specie se a Quercus saranno associate Sequoia gigantea e Fraxinus excelsior.<br />

In Omeopatia :<br />

Indicazioni principali: piaghe da decubito, gastrite ed enterite.<br />

-Quercus e cortice<br />

-Quercus glandium spiritum T.M.<br />

Quest’ultimo, se somministrato alle basse diluizioni (3-6 DH) sembra riesca a ridurre lo smodato desiderio di bere bevande<br />

alcooliche.<br />

In Omotossicologia:<br />

Prevalentemente nelle fasi a sinistra della Tavola dell’Omotossicologia ideata dal Dr.Reckeweg, ovvero in quelle di deposito a<br />

livello mentale (dispomania) e diencefalico (alcoolismo), dell’app. digerente (gastroenterite, diarrea), del mesenchima (dolori<br />

alla milza, splenomegalia)e nelle fasi di impregnazione cutanea (piaghe da decubito).[2,35]<br />

-Quercus e cortice(da Q.robur e Q.petraea) come unitario in forma Injeel e forte in accordo di potenza ( D4,D10,D30 e D200)<br />

-T.M.da corteccia fresca<br />

La fitoterapia in Veterinaria:<br />

In Veterinaria le indicazioni terapeutiche di Quercus sono in generale sovrapponibili a quelle della patologia umana; è invece<br />

molto recente l’utilizzazione della quercetina sotto forma di estratto secco in combinazione con la rutina e i<br />

glicosaminoglicani, nella terapia delle forme degenerative delle articolazioni del cane. Questo flavonoide di cui la rutina<br />

rappresenta il precursore glicosidico e che si trasforma in quercetina mediante la perdita di questo zucchero, agisce sul<br />

controllo dell’artrosi mediante 3 modalità :<br />

1) come anti-infiammatorio e antiossidante intrappola i radicali liberi promotori della flogosi<br />

2) come antidegenerativo poiché agisce bloccando le metalloproteinasi responsabili della destrutturazione del tessuto<br />

cartilagineo<br />

3) come inibitore delle citochine IL-1 e TNF responsabili dell’infiammazione<br />

Pertanto ne risulterà un effetto condroprotettivo particolarmente utile in tutte le situazioni di stress articolare, nelle patologie<br />

degenerative del cane in accrescimento (displasie, osteocondriti, osteocondrosi, ritenzione delle cartilagini encondrali) e<br />

dell’anziano (spondilartrosi, osteoartrosi), nonché nei processi flogistici acuti quali sinoviti etraumi articolari nei cani da<br />

lavoro.<br />

Oak come rimedio vibrazionale<br />

Nel campo delle Medicine cosiddette “non convenzionali” un posto di primo piano è occupato dalla terapia con le essenze<br />

floreali ideata dal Dr.Edward Bach nei primi decenni del secolo scorso, per curare le patologie fisiche attraverso<br />

l’eliminazione degli stati mentali negativi da cui esse traggono origine.<br />

Per il Dr. Bach non era così importante la “fisicità” della malattia, quanto invece la condizione psichica alterata che l’aveva<br />

creata, risultato di uno squilibrio nel campo energetico del paziente.<br />

Il tutto era supportato dalle acute osservazioni sull’atteggiamento dei differenti individui nei confronti delle malattie, molto<br />

diverso da un soggetto all’altro nella modalità di reazione alla sofferenza: ne derivò che le condizioni associate ad uno stato di<br />

squilibrio erano effettivamente attribuibili apoche decine di specifiche alterazioni della personalità.<br />

Se infatti accettiamo il concetto che l’emozione è espressione di uno stato energetico dell’organismo, è implicito che un flusso<br />

energetico armonico sia sinonimo di funzioni cellulari normali, ovvero che armoniasignifichi benessere.<br />

Quindi l’emozione o stato mentale è il fenomeno e non la causa della malattia<br />

che si verificherà nel momento in cui c’è uno squilibrio a livello energetico, che origina da un conflitto tra anima (lato<br />

spirituale) e personalità (corpo fisico-emotivo). Si può quindi affermare che la malattia diventa per così dire ‘immateriale’<br />

nella sua origine e che i fiori vanno ad agire sulla coscienza.<br />

Oak entra nel gruppo dei rimedi floreali utili negli stati di scoraggiamento e disperazione, assieme a Larch, Pine, Elm, Sweet<br />

Chestnut, Star of Bethlehem, Willow e Crab Apple.E’ un Rimedio di Aiuto, ovvero si rivolge agli individui che hanno in<br />

qualche modo subito forti influenze a livello psichico, diversamente dai rimedi di Tipo, che si relazionano al carattere della<br />

persona .<br />

Infatti ogni essere umano già alla nascita possiede degli archetipi spirituali a cui questi ultimi fanno riferimento: la<br />

somministrazione di queste essenze risveglierà quelle qualità che andranno a contrastare i nostri stati mentali negativi.<br />

Il tipo Oak è fedele, ostinato, tenace ed instancabile, al punto di non rendersi conto del proprio esaurimento fisico e di farsi<br />

carico anche dei problemi degli altri.Responsabile, paziente, orgoglioso persegue e porta a compimento gli scopi prefi<strong>ssa</strong>ti


senza lamentarsi nè chiedere aiuto agli altri, nella convinzione di essere nel giusto, al punto di crearsi un proprio mondo<br />

perfetto. La malattia rappresenta per questo individuo una grave limitazione al proprio senso del dovere, tanto è vero che<br />

cercherà di fare il possibile per affrettare la guarigione, ma, se questa tarda a venire, ciò contribuirà ad aumentare lo stato di<br />

prostrazione e il senso di sconfitta.<br />

Le malattie di cui tende a soffrire il tipo Oak riguardano l’apparato muscolare, con contratture, rigidità della muscolatura<br />

nucale e dei trapezi, all’origine di sindromi vertiginose d’origine miotensiva, con le spalle che spesso si presentano incurvate<br />

in avanti,fino ad arrivare nei casi più gravi a collassi e cedimenti nervosi nelle situazioni in cui il soggetto abbia superato i<br />

limiti.<br />

A questo riguardo, secondo un intere<strong>ssa</strong>nte lavoro di S.Fissi, è possibile trovare una corrispondenza tra stati mentali, fiori di<br />

Bach e nosografia psichiatrica: gli individui classificati nel Gruppo Astenico trarranno giovamento da Oak in tutti<br />

gli stati di esaurimento psico-fisico, nelle situazioni di stress, dove c’è<br />

un’esasperazione del senso del doveree di autosacrificio, in quelle situazioni che a livello patologico possono sfociare nello<br />

stato pre-depressivo ( il c.d. Typus Melancholicus di Tellenbach), nelle nevrastenie, nei disturbi di personalità di tipo<br />

masochistico-depressivo, nell’alessitimia (disturbo acuto da stress). [18]<br />

Nelle problematiche dell’età pediatrica, nella quale comprendiamo anche la fase adolescenziale, Oak viene usato addirittura<br />

come rimedio costituzionale nei soggetti rigidi, chiusi ed egocentrici(al pari di Water Violet, Rock Water e<br />

Agrimony) i quali arrivano a negare il contatto energetico tra il loro Sé( nu- .cleo) e l’ambiente esterno, creandosi un Io<br />

totalmente falso.<br />

Recenti studi riportano l’utilizzo di Oak con successonella disassuefazione da . benzodiazepine nel disturbo d’ansia ge-.<br />

neralizzato (o DAG) [29]<br />

Intere<strong>ssa</strong>nte anche. il suo impiego nelle. riacutizzazioni erpe- tiche a carico dell’occhio sinistro.[15]<br />

In Iridologia i quadri che presenta il Tipo Oak consistono in miosi, OPI (orlo pupillare interno) assente, caratteristico di una<br />

persona decisa che arriva dove si è prefi<strong>ssa</strong>ta senza ascolatre i suggerimenti dati dagli altri, zona timica con radiali, archi di<br />

cerchio (irritabilità isteria, disarmonia tra corpo emozionale e mente), fibre compatte, radiali bianche (si rimugina<br />

interiormente), discromia, angolo di Fuchs rilevato.[37]<br />

Infine il Dr.Roy Martina utilizza Oak nelle preparazioni Flower Plex (che si compongono di associazioni tra vari tipi di<br />

essenze floreali con rimedi omeopatici)<br />

quando deve agire sui blocchi dei pazienti a livello del IV° Chakra, che è quello del Cuore, e cioè negli stadi di diminuzione<br />

delle motivazioni, quando l’energia di difesa è ba<strong>ssa</strong>, nei rapporti disarmonici fra colleghi di lavoro. [25]<br />

La floriterapia nei piccoli animali:<br />

In Medicina Veterinaria l’applicazione della terapia floreale nella cura di patologie comportamentali o solamente per<br />

migliorare la qualità della vita<br />

degli animali d’appartamento, è relativamente recente. Infatti molto più frequentemente di qualche anno fa il veterinario<br />

deve prendere atto di alterazioni comportamentali particolarmente fastidiose, alla base delle quali,<br />

quasi sempre, è verificabile una confusione di ruoli fra pet e proprietario.<br />

Oak può essere utile in tutti i cani e gatti molto affidabili e presenti, iperprotettivi nei confronti dei loro proprietari,<br />

coraggiosi e capaci di una dedizione esagerata, che dannosempre il massimo, anche quando le forze sono esaurite, fino al<br />

crollo improvviso che li lascia sconfitti e incapaci di reagire. [13] Questi soggetti presenteranno spesso astenia, problemi di<br />

cuore, dolorabilità al dorso e alle articolazioni e trarranno sicuramente giovamento dalla somministrazione di 4 gocce di<br />

Oak 3-4 volte al dì per 3-4 settimane.<br />

Curiosità<br />

• Con le ghiande eduli in Sardegna, nel Lazio e, secondo le fonti, nella selva di Dodona si preparava un tipo di pane molto<br />

nutriente; nella Ferrara del XVI° secolo le ghiande di leccio, rovere, macrolepsis e valonea entreranno fra gli ingredienti di<br />

una torta.<br />

• Le foglie della quercia pare incantassero i leoni.<br />

• Un palo conficcato nelle letamaie scacciava i serpenti<br />

• La cenere del legno di quercia eliminava la ruggine dai cereali<br />

• La corteccia di quercia veniva utilizzata per affumicare il pesce<br />

• Il muschio di quercia entrò nella composizione della acqua di toilette ideata dal Cavaliere Borsari di Parma nel 1800<br />

• Nel Romanticismo la quercia fu per eccellenza il simbolo di forza imperturbabile e fedeltà<br />

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