Paralisi cerebrali infantili e paraplegie spastiche ereditarie - TESTO
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09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 247<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
gite o la ventricolite), il ritardo di crescita intrauterino e la<br />
prematurità; (durante il parto) le infezioni vaginali materne.<br />
Inoltre, il rischio di sviluppare paralisi cerebrale aumenta con<br />
il diminuire dell’età gestazionale e con il peso del neonato<br />
quando questo è inferiore ai 2500 g.: questo rischio aumenta<br />
di 20 volte nei neonati di peso inferiore ai 1500 g.<br />
Fattori predisponenti del periodo postnatali sono: l’ipossia,<br />
l’iperbilirubinemia (specie se non trattata), le emorragie,<br />
comprese le coagulopatie, le infezioni, siano esse virali, batteriche<br />
o fungine, fattori tossici (mercurio e irradiazioni) e<br />
metabolici, oltre alle anomalie malformative. Le infezioni<br />
congenite del complesso TORCH, le infezioni neonatali batteriche,<br />
virali e fungine si sono ridotte notevolmente negli<br />
ultimi anni, così come gli esiti dell’iperbilirubinemia neonatale,<br />
che nel passato determinavano il quadro del k e r n i c t e r u s<br />
per la grave compromissione dei gangli della base.<br />
Esistono, infine, delle forme genetiche di paralisi cerebrale:<br />
le <strong>paraplegie</strong> <strong>spastiche</strong> <strong>ereditarie</strong> (HSP), un gruppo<br />
di affezioni eterogenee sia dal punto di vista genetico,<br />
sia fenotipico che comprendono forme cosiddette “non<br />
complicate” (o “pure”) che interessano esclusivamente il<br />
SNC e forme “complicate” che coinvolgono altri sistemi e<br />
apparati, oltre al SNC.<br />
Ciò che è cambiato notevolmente negli ultimi cinquant’anni<br />
è la storia naturale della paralisi cerebrale: con<br />
opportune tecniche riabilitative e con un’assistenza medica<br />
corretta, infatti, l’aspettativa di vita dei bambini affetti (in<br />
assenza di patologie associate) è quasi del tutto sovrapponibile<br />
a quella della popolazione generale. Nei bambini con<br />
paralisi cerebrale quadriplegica, idrocefalo, mancanza di<br />
capacità funzionali minime, convulsioni resistenti alla terapia<br />
e ritardo mentale profondo invece, la mortalità è più elevata.<br />
Più del 50% dei bambini con paralisi cerebrale è capace di<br />
deambulare senza supporti; il 25% non è in grado di deambulare,<br />
mentre il 30% ha anche ritardo mentale. Tra i disturbi<br />
neurologici associati più comuni vi sono le convulsioni<br />
(35%), i disturbi della sensibilità agli arti superiori (97%), l’idrocefalo<br />
(9%), la disfunzione del sistema nervoso autonomo<br />
e i disturbi della percezione visiva (20-40%) oltre ai disturbi<br />
del linguaggio. I soggetti emiplegici possono anche manifestare<br />
stereognosi (97%), diminuzione della capacità discriminatoria<br />
tra due punti (90%) e della propriocezione (46%); vi<br />
può essere anche incontinenza urinaria (23%).<br />
FISIOPATOLOGIA<br />
Il danno nella paralisi cerebrale è causato da lesioni permanenti<br />
e non progressive che colpiscono la corteccia cerebrale<br />
motoria prima, entro o intorno ai 2 anni di vita.<br />
Sebbene tali lesioni siano statiche nel tempo, le manifestazioni<br />
cliniche da queste causate si modificano notevolmente<br />
man mano che il bambino cresce e si sviluppa. Le capacità<br />
motorie della maggior parte dei bambini con paralisi<br />
cerebrale, infatti, migliorano durante la crescita, sebbene<br />
ciò avvenga lentamente.<br />
La disfunzione motoria è conseguenza di numerosi deficit<br />
neurologici, legati a loro volta a differenti meccanismi<br />
247<br />
fisiopatologici e substrati anatomopatologici: emorragia del<br />
SNC; danno meccanico (da stiramento, compressione, ecc.)<br />
al tronco cerebrale o al midollo spinale, ipossia profonda del<br />
SNC, ipossia della corteccia motoria, ischemia transitoria o<br />
irreversibile da necrosi cellulare secondaria a formazione di<br />
radicali liberi o da morte metabolica cellulare legata a ipossia.<br />
In realtà, uno specifico evento ipossico può spiegare la<br />
paralisi cerebrale solo nel 50% dei casi. Alcune aree <strong>cerebrali</strong><br />
sono più suscettibili (o possono divenire più suscettibili)<br />
di altre al danno: per esempio, le variazioni dell’afflusso<br />
ematico e delle necessità di determinate sostanze metaboliche<br />
aumentano in alcune aree <strong>cerebrali</strong> la sensibilità<br />
all’ipossia, in presenza di infezioni virali o batteriche fetali,<br />
di produzione fetale di citochine o di infezioni materne o<br />
corioamnioniti. Alcune aree <strong>cerebrali</strong>, inoltre, manifestano<br />
differente sensibilità agli agenti nocivi in rapporto allo stadio<br />
maturativo: a) preoligodendrociti e cellule progenitrici<br />
sono più vulnerabili rispetto agli oligodendrociti maturi; b)<br />
tra la 26 a e la 34 a settimana di vita intrauterina si ha “vulnerabilità<br />
selettiva” della sostanza bianca periventricolare e<br />
quindi qualsiasi insulto cerebrale si verifichi durante questa<br />
“finestra temporale” causerà leucomalacia periventricolare<br />
e diplegia spastica; c) alla stessa maniera, la richiesta metabolica<br />
(assai specifica) dei gangli basali fetali durante la<br />
3 8 a - 4 0 a settimana di vita intrauterina creerà un ulteriore tipo<br />
di “vulnerabilità selettiva”, che causerà danno cerebrale se<br />
la n o x a patogena colpisce il SNC durante questo periodo.<br />
Infine, la produzione fetale di citochine può danneggiare i<br />
neuroni, i preoligodendrociti o le cellule endoteliali, contribuendo<br />
all’insorgere di emorragie intraventricolari.<br />
Dal punto di vista fisiopatologico, nella paralisi cerebrale<br />
(vedi anche capitolo 6) si crea un danno ai motoneuroni<br />
corticali superiori (1° motoneurone) (Figg. 9.1 e 9.2) con<br />
diminuzione degli input eccitatori e regolatori che dalla<br />
corteccia viaggiano attraverso i tratti reticolospinale e corticospinale<br />
per giungere ai motoneuroni del tronco cerebrale<br />
e del midollo spinale (2° motoneurone) che comandano<br />
i gruppi muscolari periferici (Fig. 9.2). Questa diminuzione<br />
di input interferisce con il controllo motorio, attraverso<br />
la diminuzione del numero effettivo di unità motorie<br />
e causa il deficit del controllo muscolare e l’ipostenia. Allo<br />
stesso tempo, la perdita degli input inibitori discendenti,<br />
mediati dai tratti reticolospinali e da altri sistemi, aumenta<br />
l’eccitabilità dei – ˜γ e degli ˜α-motoneuroni causando spasticità<br />
(quest’ultima definita come un tipo di resistenza<br />
muscolare allo stiramento – dipendente dalla velocità – o<br />
come un’attività muscolare eccessiva o involontaria). La<br />
spasticità può, a sua volta, causare alcune delle complicanze<br />
associate con la paralisi cerebrale, e cioè le contratture,<br />
il dolore e le sublussazioni. La spasticità, inoltre, è peggiorata<br />
da alcune delle complicanze primitive o secondarie a<br />
carico del midollo spinale, così come accade per le alterazioni<br />
degli stimoli nocicettivi (dolore). È proprio l’eliminazione<br />
della componente spastica che permette a molti soggetti<br />
con paralisi cerebrale di potere utilizzare quella componente<br />
residua di controllo motorio selettivo, che ancora<br />
possiedono, in maniera più effettiva e funzionale. Il danno<br />
ai sistemi extrapiramidali (spesso provocato dall’iperbilirubinemia)<br />
causa invece disturbi del movimento quali ateto-