Paralisi cerebrali infantili e paraplegie spastiche ereditarie - TESTO
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09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 246<br />
L. PAVONE, V. PAVONE, M. RUGGIERI<br />
PARALISI CEREBRALI<br />
INFANTILI E PARAPLEGIE<br />
SPASTICHE EREDITARIE<br />
PARALISI CEREBRALI INFA N T I L I<br />
Il termine paralisi cerebrale comprende un gruppo eterogeneo<br />
di sindromi non progressive, caratterizzate da turbe<br />
motorie e di postura, conseguenti ad affezioni varie che colpiscono<br />
il Sistema Nervoso Centrale (SNC) durante le prime<br />
fasi del suo sviluppo. Questa definizione tiene conto di alcuni<br />
fondamentali elementi: l’interessamento motorio, l’origine<br />
centrale della lesione, la non progressività dell’affezione<br />
e il coinvolgimento del SNC in epoca precoce, quando il cervello<br />
è in fase attiva di sviluppo. Le paralisi <strong>cerebrali</strong> non<br />
costituiscono, dunque, una singola entità, ma piuttosto un<br />
gruppo eterogeneo d’affezioni che accomuna svariate condizioni<br />
patologiche. Le manifestazioni cliniche tipiche della<br />
paralisi cerebrale sono la spasticità, i disturbi del movimento,<br />
l’ipostenia, l’atassia e la rigidità. Quest’affezione rappresenta<br />
ancora oggi la causa più comune di grave handicap<br />
motorio in età infantile.<br />
Le prime osservazioni sulle paralisi <strong>cerebrali</strong>, in particolare<br />
sulla forma diplegica, si devono a un famoso ortopedico<br />
inglese, Sir William John Little, che nel 1862 descrisse<br />
con molta chiarezza il disturbo clinico e avanzò l’ipotesi<br />
secondo cui le cause dominanti di quest’affezione dovessero<br />
essere ricercate nel parto in genere, e nel travaglio<br />
abnorme (a quell’epoca il travaglio prolungato e l’estrazione<br />
vaginale, anche nei casi difficili, erano la regola), nella<br />
prematurità e nell’asfissia neonatale. Anche Sigmund<br />
Freud si occupò delle paralisi <strong>cerebrali</strong> e nel suo volume<br />
<strong>Paralisi</strong> <strong>cerebrali</strong> <strong>infantili</strong>, propose una classificazione<br />
che, per alcuni aspetti, risulta ancora oggi attuale.<br />
EPIDEMIOLOGIA<br />
Nonostante le condizioni sociosanitarie siano notevolmente<br />
migliorate, le paralisi <strong>cerebrali</strong> mantengono elevata la loro<br />
incidenza. Infatti, la riduzione della mortalità per i neonati di<br />
peso molto basso, ha coinciso con un aumento della frequen-<br />
L. PAVONE, V. PAV O N E<br />
9<br />
za di questo gruppo d’affezioni. La reale frequenza della<br />
paralisi cerebrale nel mondo è ancor oggi sconosciuta anche<br />
se le stime di prevalenza nei Paesi industrializzati in bambini<br />
dai 3 ai 10 anni è di 2,4/1000, con valori assai variabili nei<br />
due sessi. La prevalenza, inoltre, varia notevolmente in rapporto<br />
al peso e all’età gestazionale e oscilla dall’1,1/1000 nei<br />
neonati di peso uguale o poco inferiore a 2500 g. al 78,1/1000<br />
per i neonati di peso inferiore a 1000 g. La paralisi cerebrale<br />
esercita effetti importanti sulla qualità di vita dei soggetti<br />
affetti e sul loro inserimento nel tessuto sociale e, ancora<br />
oggi, ha nel suo complesso un impatto economico notevole.<br />
EZIOLOGIA E DATI DEMOGRAFICI<br />
La paralisi cerebrale è causata da un danno al SNC durante<br />
le prime fasi del suo sviluppo: ciò può accadere durante<br />
la gravidanza, al momento del parto o durante i primi 2<br />
anni di vita postnatale. Le manifestazioni cliniche dipendono<br />
dalla gravità ed estensione del danno e dalla sua localizzazione:<br />
a seconda che causi lesioni al cervello, tronco<br />
cerebrale o al midollo spinale. La gravità dei segni e dei<br />
sintomi quindi potrà variare da un lieve danno motorio sino<br />
al coinvolgimento di tutto il corpo.<br />
Le paralisi <strong>cerebrali</strong> riconoscono differenti fattori s i a p r ed<br />
i s p o n e n t i sia c a u s a l i che spesso concorrono [126, 145, 150].<br />
Sono ritenuti fattori predisponenti m a t e r n i di rilievo, la<br />
familiarità per patologie del SNC e le affezioni materne croniche,<br />
quali il diabete, l’epilessia e il ritardo mentale. Tra i<br />
fattori di rischio della gravidanza vi sono: (prima della gravidanza)<br />
gli aborti e i cicli mestruali prolungati; (durante la gravidanza)<br />
il ceto sociale basso, le minacce d’aborto, le emorragie<br />
nelle varie fasi della gravidanza, la gestosi, l’ipertensione<br />
e le anomalie placentari (specie le anastomosi vascolari<br />
placentari e le membrane amniotiche), il distacco placentare,<br />
le gravidanze multiple e le infezioni fetali (specie la menin-
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9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
gite o la ventricolite), il ritardo di crescita intrauterino e la<br />
prematurità; (durante il parto) le infezioni vaginali materne.<br />
Inoltre, il rischio di sviluppare paralisi cerebrale aumenta con<br />
il diminuire dell’età gestazionale e con il peso del neonato<br />
quando questo è inferiore ai 2500 g.: questo rischio aumenta<br />
di 20 volte nei neonati di peso inferiore ai 1500 g.<br />
Fattori predisponenti del periodo postnatali sono: l’ipossia,<br />
l’iperbilirubinemia (specie se non trattata), le emorragie,<br />
comprese le coagulopatie, le infezioni, siano esse virali, batteriche<br />
o fungine, fattori tossici (mercurio e irradiazioni) e<br />
metabolici, oltre alle anomalie malformative. Le infezioni<br />
congenite del complesso TORCH, le infezioni neonatali batteriche,<br />
virali e fungine si sono ridotte notevolmente negli<br />
ultimi anni, così come gli esiti dell’iperbilirubinemia neonatale,<br />
che nel passato determinavano il quadro del k e r n i c t e r u s<br />
per la grave compromissione dei gangli della base.<br />
Esistono, infine, delle forme genetiche di paralisi cerebrale:<br />
le <strong>paraplegie</strong> <strong>spastiche</strong> <strong>ereditarie</strong> (HSP), un gruppo<br />
di affezioni eterogenee sia dal punto di vista genetico,<br />
sia fenotipico che comprendono forme cosiddette “non<br />
complicate” (o “pure”) che interessano esclusivamente il<br />
SNC e forme “complicate” che coinvolgono altri sistemi e<br />
apparati, oltre al SNC.<br />
Ciò che è cambiato notevolmente negli ultimi cinquant’anni<br />
è la storia naturale della paralisi cerebrale: con<br />
opportune tecniche riabilitative e con un’assistenza medica<br />
corretta, infatti, l’aspettativa di vita dei bambini affetti (in<br />
assenza di patologie associate) è quasi del tutto sovrapponibile<br />
a quella della popolazione generale. Nei bambini con<br />
paralisi cerebrale quadriplegica, idrocefalo, mancanza di<br />
capacità funzionali minime, convulsioni resistenti alla terapia<br />
e ritardo mentale profondo invece, la mortalità è più elevata.<br />
Più del 50% dei bambini con paralisi cerebrale è capace di<br />
deambulare senza supporti; il 25% non è in grado di deambulare,<br />
mentre il 30% ha anche ritardo mentale. Tra i disturbi<br />
neurologici associati più comuni vi sono le convulsioni<br />
(35%), i disturbi della sensibilità agli arti superiori (97%), l’idrocefalo<br />
(9%), la disfunzione del sistema nervoso autonomo<br />
e i disturbi della percezione visiva (20-40%) oltre ai disturbi<br />
del linguaggio. I soggetti emiplegici possono anche manifestare<br />
stereognosi (97%), diminuzione della capacità discriminatoria<br />
tra due punti (90%) e della propriocezione (46%); vi<br />
può essere anche incontinenza urinaria (23%).<br />
FISIOPATOLOGIA<br />
Il danno nella paralisi cerebrale è causato da lesioni permanenti<br />
e non progressive che colpiscono la corteccia cerebrale<br />
motoria prima, entro o intorno ai 2 anni di vita.<br />
Sebbene tali lesioni siano statiche nel tempo, le manifestazioni<br />
cliniche da queste causate si modificano notevolmente<br />
man mano che il bambino cresce e si sviluppa. Le capacità<br />
motorie della maggior parte dei bambini con paralisi<br />
cerebrale, infatti, migliorano durante la crescita, sebbene<br />
ciò avvenga lentamente.<br />
La disfunzione motoria è conseguenza di numerosi deficit<br />
neurologici, legati a loro volta a differenti meccanismi<br />
247<br />
fisiopatologici e substrati anatomopatologici: emorragia del<br />
SNC; danno meccanico (da stiramento, compressione, ecc.)<br />
al tronco cerebrale o al midollo spinale, ipossia profonda del<br />
SNC, ipossia della corteccia motoria, ischemia transitoria o<br />
irreversibile da necrosi cellulare secondaria a formazione di<br />
radicali liberi o da morte metabolica cellulare legata a ipossia.<br />
In realtà, uno specifico evento ipossico può spiegare la<br />
paralisi cerebrale solo nel 50% dei casi. Alcune aree <strong>cerebrali</strong><br />
sono più suscettibili (o possono divenire più suscettibili)<br />
di altre al danno: per esempio, le variazioni dell’afflusso<br />
ematico e delle necessità di determinate sostanze metaboliche<br />
aumentano in alcune aree <strong>cerebrali</strong> la sensibilità<br />
all’ipossia, in presenza di infezioni virali o batteriche fetali,<br />
di produzione fetale di citochine o di infezioni materne o<br />
corioamnioniti. Alcune aree <strong>cerebrali</strong>, inoltre, manifestano<br />
differente sensibilità agli agenti nocivi in rapporto allo stadio<br />
maturativo: a) preoligodendrociti e cellule progenitrici<br />
sono più vulnerabili rispetto agli oligodendrociti maturi; b)<br />
tra la 26 a e la 34 a settimana di vita intrauterina si ha “vulnerabilità<br />
selettiva” della sostanza bianca periventricolare e<br />
quindi qualsiasi insulto cerebrale si verifichi durante questa<br />
“finestra temporale” causerà leucomalacia periventricolare<br />
e diplegia spastica; c) alla stessa maniera, la richiesta metabolica<br />
(assai specifica) dei gangli basali fetali durante la<br />
3 8 a - 4 0 a settimana di vita intrauterina creerà un ulteriore tipo<br />
di “vulnerabilità selettiva”, che causerà danno cerebrale se<br />
la n o x a patogena colpisce il SNC durante questo periodo.<br />
Infine, la produzione fetale di citochine può danneggiare i<br />
neuroni, i preoligodendrociti o le cellule endoteliali, contribuendo<br />
all’insorgere di emorragie intraventricolari.<br />
Dal punto di vista fisiopatologico, nella paralisi cerebrale<br />
(vedi anche capitolo 6) si crea un danno ai motoneuroni<br />
corticali superiori (1° motoneurone) (Figg. 9.1 e 9.2) con<br />
diminuzione degli input eccitatori e regolatori che dalla<br />
corteccia viaggiano attraverso i tratti reticolospinale e corticospinale<br />
per giungere ai motoneuroni del tronco cerebrale<br />
e del midollo spinale (2° motoneurone) che comandano<br />
i gruppi muscolari periferici (Fig. 9.2). Questa diminuzione<br />
di input interferisce con il controllo motorio, attraverso<br />
la diminuzione del numero effettivo di unità motorie<br />
e causa il deficit del controllo muscolare e l’ipostenia. Allo<br />
stesso tempo, la perdita degli input inibitori discendenti,<br />
mediati dai tratti reticolospinali e da altri sistemi, aumenta<br />
l’eccitabilità dei – ˜γ e degli ˜α-motoneuroni causando spasticità<br />
(quest’ultima definita come un tipo di resistenza<br />
muscolare allo stiramento – dipendente dalla velocità – o<br />
come un’attività muscolare eccessiva o involontaria). La<br />
spasticità può, a sua volta, causare alcune delle complicanze<br />
associate con la paralisi cerebrale, e cioè le contratture,<br />
il dolore e le sublussazioni. La spasticità, inoltre, è peggiorata<br />
da alcune delle complicanze primitive o secondarie a<br />
carico del midollo spinale, così come accade per le alterazioni<br />
degli stimoli nocicettivi (dolore). È proprio l’eliminazione<br />
della componente spastica che permette a molti soggetti<br />
con paralisi cerebrale di potere utilizzare quella componente<br />
residua di controllo motorio selettivo, che ancora<br />
possiedono, in maniera più effettiva e funzionale. Il danno<br />
ai sistemi extrapiramidali (spesso provocato dall’iperbilirubinemia)<br />
causa invece disturbi del movimento quali ateto-
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 248<br />
248 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Corteccia cerebrale<br />
Capsula<br />
interna<br />
(braccio posteriore)<br />
Mesencefalo<br />
Ponte<br />
Bulbo superiore<br />
Giunzione<br />
bulbo-midollare<br />
Midollo spinale<br />
Nuclei rossi<br />
Base del<br />
peduncolo<br />
cerebrale<br />
Base del ponte<br />
Trattato<br />
rubrospinale<br />
Decussazione<br />
piramidale<br />
Tratto<br />
corticospinale<br />
anteriore<br />
Tratto<br />
corticospinale<br />
laterale<br />
Fig. 9.1. Schema anatomico delle vie corticospinali.<br />
Area dell’arteria<br />
cerebrale anteriore<br />
Area<br />
dell’arteria<br />
cerebrale<br />
media<br />
Area dell’arteria<br />
cerebrale posteriore<br />
Coscia<br />
Anca<br />
Talamo<br />
Omuncolo motorio<br />
(giro precentrale)<br />
Tronco<br />
Braccio<br />
Gamba<br />
Piede<br />
Mano<br />
Lingua<br />
Laringe<br />
Faccia<br />
Lobo<br />
temporale<br />
Fig. 9.2. Schema anatomico che mostra le principali aree<br />
motorie e le relative regioni del corpo (o m u n c o l o m o t o r i o ) .<br />
si, corea, distonia o rigidità, mentre la diplegia è associata<br />
a leucomalacia periventricolare. L’emiplegia è associata a<br />
lesioni in un singolo emisfero e la quadriplegia a lesioni<br />
più diffuse. Sono quindi il tipo e l’estensione del danno al<br />
SNC, la localizzazione dell’insulto (che è di tipo irreversibile)<br />
e le capacità di adattamento e riorganizzazione del<br />
SNC, dopo aver subito il danno, a regolare il tipo e la gravità<br />
delle manifestazioni cliniche e la storia naturale del<br />
deficit neurologico nella paralisi cerebrale.<br />
La c l a s s i f i c a z i o n e delle paralisi <strong>cerebrali</strong> è basata su questi<br />
criteri (vedi anche dopo): tipo di deformità o di quadro neurologico<br />
(forma spastica, discinetica, atassica, atonica o mista);<br />
distribuzione anatomica della deformità o del deficit neurologico<br />
(forma emiplegica, monoplegica, diplegica, o quadriplegica);<br />
localizzazione del danno cerebrale (periventricolare, del<br />
tronco cerebrale, corticale, piramidale o extrapiramidale).<br />
CLINICA<br />
Le manifestazioni cliniche delle paralisi <strong>cerebrali</strong> differiscono<br />
spesso in rapporto all’età gestazionale, all’evento causale,<br />
all’età cronologica, all’entità della lesione e al fattore<br />
eziologico. La classificazione seguita in questo capitolo è<br />
quella basata sul tipo e sulla distribuzione delle alterazioni<br />
motorie che divide le paralisi <strong>cerebrali</strong> in (Fig. 9.3-9.11):<br />
• forme <strong>spastiche</strong> (da lesioni delle vie corticospinali o<br />
p i r a m i d a l i ) ;<br />
• forme discinetiche (da lesioni delle vie extrapiramidali);<br />
• forme atassiche (da lesioni prevalentemente cerebellari e<br />
delle vie cerebellari);<br />
• forme atoniche (da lesioni delle vie corticospinali o<br />
p i r a m i d a l i ) ;<br />
• forme miste.<br />
Il quadro clinico non sempre è specifico [55, 79, 82]: si<br />
possono osservare movimenti involontari anomali nelle sindromi<br />
<strong>spastiche</strong> e segni piramidali possono, per contro, essere<br />
presenti nelle sindromi discinetiche e atassiche. Le forme<br />
<strong>spastiche</strong> sono le più frequenti [con prevalenza delle varianti<br />
quadriplegiche (40%), seguite dalle emiplegiche (21%) e<br />
dalle diplegiche (17%)], seguono le forme discinetiche e<br />
infine quelle atassiche. Secondo la gravità, ciascuna di queste<br />
forme viene distinta in minima (segni clinici senza disabilità<br />
funzionale), lieve, moderata o grave. Un altro sistema<br />
di misurazione della gravità è quello basato su livelli: dal I<br />
(poche limitazioni funzionali) sino al V (grave disabilità).<br />
PARALISI CEREBRALI<br />
SPASTICHE<br />
Le paralisi <strong>cerebrali</strong> <strong>spastiche</strong> sono classificate secondo la<br />
distribuzione clinica dei segni d’interessamento motorio in<br />
(Figg. 9.3-9.4):
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 249<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
a<br />
Fig. 9.3. <strong>Paralisi</strong> cerebrale spastica grave: (a) si noti l’iperestensione degli arti inferiori con intrarotazione delle gambe e dei<br />
piedi; (b) nel tentativo di camminare la gamba sinistra e i piedi vengono maggiormente intraruotati.<br />
Fig. 9.4. <strong>Paralisi</strong> cerebrale spastica: notare come durante la<br />
deambulazione la gamba sinistra viene iperestesia e il piede<br />
sinistro viene “strisciato”.<br />
• diplegiche: maggiore interessamento degli arti inferiori;<br />
• quadriplegiche: uguale o maggiore interessamento degli<br />
arti superiori;<br />
• emiplegiche: con interessamento di un emilato.<br />
I termini paresi (che significa paralisi più lieve) o plegia<br />
vengono utilizzati indifferentemente. Nelle forme <strong>spastiche</strong><br />
si ha interessamento dei muscoli antigravitari con la<br />
comparsa di ipertonia di vario grado, che può essere assente<br />
a riposo e attivata dalla variazione posturale o dal movimento.<br />
L’atteggiamento posturale evidenzia la prevalenza<br />
dei riflessi statici rispetto a quelli dinamici. Tipicamente,<br />
la spasticità diminuisce durante il sonno mentre si incrementa<br />
con lo stress o durante i movimenti rapidi. I bambi-<br />
b<br />
249<br />
Fig. 9.5. Due gemellini con paralisi cerebrale da danno<br />
vascolare (vedi testo). Notare l’iperestensione degli arti inferiori<br />
e l’atteggiamento in varismo dei piedi.<br />
ni con forme <strong>spastiche</strong> presentano oltre all’ipertonia, iperreflessia<br />
rotulea, Babinski positivo e clono. Inoltre si possono<br />
osservare movimenti volontari lenti, alterazioni della<br />
funzione motoria fine, difficoltà nell’eseguire singoli<br />
movimenti e facile stancabilità. Nel movimento passivo la<br />
massima resistenza è raggiunta durante le prime fasi, per<br />
poi regredire successivamente [12, 22].<br />
Diplegia spastica. La diplegia spastica si manifesta con alta<br />
frequenza in soggetti nati pretermine e il rischio di tale patologia<br />
aumenta in rapporto alla maggiore prematurità. In<br />
alcuni casi, alla prematurità, si associano fattori perinatali:<br />
fenomeni d’instabilità cardiorespiratoria e di ipoperfusione<br />
possono favorire l’insorgenza di lesioni patologiche a cari-
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 250<br />
250 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
a<br />
b<br />
c<br />
Fig. 9.6. Atteggiamenti assunti dai bambini con paralisi cerebrale<br />
spastica durante la postura e la deambulazione: ( a )<br />
durante l’inizio della deambulazione il piede sinistro viene<br />
intraruotato; ( b ) manifestazioni cliniche dele PCI: si noti l’atteggiamento<br />
delle gambe incrociate “a forbice” con i piedi<br />
iperestesi; (c) diplegia spastica: si noti l’atteggiamento equino<br />
varo dei piedi e le gambe lievemente incrociate in valgismo.<br />
Fig. 9.7. Coinvolgimento degli arti superiori in una paralisi<br />
cerebrale spastica quadriplegica.<br />
Fig. 9.8. <strong>Paralisi</strong> cerebrale atonica: si noti l’ipostenia dei<br />
quattro arti durante la manovra di sollevamento.<br />
co del sistema piramidale. La comparsa di diplegia in neonati<br />
a termine è più frequentemente legata a fattori prenatali,<br />
anche se spesso può non riscontrarsi una causa specifica.<br />
La forma diplegica si manifesta clinicamente sin dalla<br />
nascita con un aumento del tono più pronunciato a carico<br />
del tronco e degli arti inferiori, mentre gli arti superiori<br />
sono pressoché normali. La spasticità degli arti inferiori si<br />
apprezza meglio quando il paziente, in posizione eretta,<br />
viene preso e sostenuto sotto le ascelle: in tal caso le cosce<br />
sono abdotte e infraruotate, le gambe incrociate a forbice,<br />
i piedi iperestesi. L’ipertonia marcata dei muscoli adduttori<br />
dell’anca tende ad aumentare e impedisce l’inizio della<br />
deambulazione, che diventa possibile solo intorno ai 4-5
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 251<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Fig. 9.9. <strong>Paralisi</strong> cerebrale distonico-discinetica: si noti la<br />
contrazione delle mani e delle braccia durante l’inizio<br />
della deambulazione con distonie degli arti inferiori.<br />
Fig. 9.11. Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T2 (sequenze FLAIR) in un bambino con PCI che<br />
dimostra la sofferenza della sostanza bianca periventricolare<br />
(aree iperintense peritrigonali anteriori e posteriori) con<br />
dilatazione ex vacuo dei ventricoli laterali.<br />
anni d’età ed è caratterizzata da andatura sugli avampiedi e<br />
flessione dell’anca. A livello degli arti superiori è limitata<br />
la motilità fine delle mani [89, 90, 104].<br />
Emiplegia spastica. L’emiplegia spastica nei neonati a termine<br />
è correlata a turbe circolatorie prenatali, a s t r o k e, o a<br />
disgenesie <strong>cerebrali</strong>. Gli arti superiori sono coinvolti più di<br />
quelli inferiori, essendo le lesioni prevalentemente corticali<br />
profonde e quindi il soggetto presenta un’ipertonia flessoria<br />
mentre l’ipertonia dell’arto inferiore è di tipo estensorio. Nei<br />
primi mesi il movimento e il tono possono essere ridotti per<br />
251<br />
Fig. 9.10. <strong>Paralisi</strong> cerebrale ipertonica: notare l’aumento<br />
del tono ai quattro arti durante la manovra di<br />
s o l l e v a m e n t o .<br />
poi aumentare rapidamente nei mesi successivi. La<br />
Sindrome emiplegica è raramente riconosciuta in epoca neonatale;<br />
nel lattante i primi sintomi possono essere rilevati per<br />
la predominanza di un arto, per il ridotto movimento o per la<br />
postura abnorme di un lato. Il deficit all’arto inferiore diventa<br />
evidente al momento della deambulazione autonoma, che<br />
generalmente viene acquisita in età normale o con lieve ritardo.<br />
Nel tempo tendono a instaurarsi retrazioni muscolo-tendinee<br />
e deformità articolari; successivamente il paziente<br />
acquisisce una posizione coatta che consiste in adduzione<br />
delle spalle, flessione del gomito, avambraccio in posizione<br />
prona, polso e dita in flessione. Le anche sono flesse e addotte,<br />
le ginocchia e le caviglie flesse (Figg. 9.5-9.11). È presente<br />
una tipica andatura “falciante” dovuta al deficit di<br />
forza, ma soprattutto all’equinismo e all’iperestensione dell’arto<br />
inferiore affetto, che il soggetto deve extraruotare per<br />
procedere nel passo. Il quadro di emiplegia spastica è quindi<br />
caratterizzato da una diminuzione della forza muscolare agli<br />
arti con spasticità dei muscoli antigravitari, cioè estensori<br />
dell’arto inferiore (piede equino-varo) e flessori-pronatori<br />
dell’arto superiore (pugno chiuso, avambraccio flesso, pronazione<br />
permanente) che s’accentua con i movimenti. In<br />
alcune forme l’handicap è lieve o moderato; nei pazienti a<br />
termine, nei quali la paralisi cerebrale ha eziologia postnatale,<br />
accanto alla diplegia si repertano frequentemente ritardo<br />
mentale, emianopsia e crisi convulsive.<br />
Tetraplegia (quadriplegia) spastica. La quadriplegia spastica<br />
interessa neonati a termine che sono piccoli per l’età gestazionale<br />
e neonati di peso molto basso. Questa forma è la più<br />
grave tra tutte le paralisi <strong>cerebrali</strong> poiché interessa tutti e<br />
quattro gli arti e si associa spesso a distonia, ritardo psicomotorio,<br />
paralisi pseudobulbare e microcefalia. Sublussazione
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 252<br />
252 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
dell’anca, contratture e scoliosi sono frequentemente presenti<br />
così come crisi convulsive e anomalie oculari. Oltre all’atteggiamento<br />
tipico di adduzione-flessione delle anche ed<br />
equinismo del piede, è presente un atteggiamento in flessione<br />
del gomito, del polso e delle dita a livello metacarpo-falangeo.<br />
I pazienti presentano un interessamento marcato degli<br />
arti superiori, incapacità a raddrizzare il capo, girarsi o sedersi<br />
per l’impossibilità di flettere le ginocchia e le anche.<br />
PARALISI CEREBRALI DISCINETICHE<br />
Le sindromi discinetiche sono secondarie a lesioni delle<br />
strutture extrapiramidali dei gangli della base: si ha quindi<br />
prevalenza delle attività muscolari fasiche su quelle toniche.<br />
Sono caratterizzate da movimenti involontari, incompleti<br />
o frammentari talvolta bizzarri e possono essere di<br />
tipo atetosico, coreico e distonico.<br />
Nelle forme atetosiche i movimenti sono prevalentemente<br />
lenti, vermicolari e dissinergici e interessano le parti<br />
distali del corpo.<br />
Nelle forme c o r e i c h e, per contro, i movimenti sono brevi,<br />
bruschi, rapidi e irregolari, interessando singoli muscoli o<br />
piccoli gruppi muscolari e si sovrappongono al movimento<br />
volontario coinvolgendo la faccia, i muscoli bulbari e le dita.<br />
Nel movimento ballico, caratterizzato da contrazioni violente<br />
e ripetute che inibiscono il movimento volontario, il<br />
tono di base può essere normale o talora diminuito.<br />
Nelle forme distoniche il corpo assume delle posizioni<br />
particolari, il tronco e gli arti si mostrano distorti.<br />
Il tono nelle sindromi discinetiche è variabile, inizialmente<br />
vi può essere ipotonia e successivamente ipertono;<br />
gli arti presentano spesso distonia di posizione.<br />
PARALISI CEREBRALI ATASSICHE<br />
Le sindromi atassiche costituiscono un gruppo molto eterogeneo<br />
di paralisi <strong>cerebrali</strong> a esordio precoce che si associano<br />
a ritardo mentale e turbe del linguaggio. Sono caratterizzate<br />
da un deficit globale della coordinazione con dissinergia<br />
nell’esecuzione del movimento, caratterizzata da<br />
contrazione degli agonisti e insufficiente rilasciamento<br />
degli antagonisti. Ne consegue dismetria, atassia del tronco<br />
con presenza di tremore intenzionale a scosse ampie degli<br />
arti, linguaggio disartrico, nistagmo e bradicinesia. Al<br />
momento dell’acquisizione della postura seduta compaiono<br />
ampie oscillazioni del tronco. La sequenza di scomparsa<br />
dei riflessi arcaici neonatali (vedi capitolo 1) avviene regolarmente.<br />
Col tempo l’atassia tende a regredire.<br />
PARALISI CEREBRALI ATONICHE<br />
Le sindromi atoniche sono tipiche dei neonati a termine. Il<br />
tono posturale appare molto ridotto, così come la motilità<br />
spontanea e i riflessi neonatali automatici sono poco validi. Le<br />
masse muscolari sono flaccide. La presa è debole, le mani<br />
sono ipomobili e generalmente aperte con avambraccio extraruotato<br />
e abdotto. Le anche sono abdotte e le ginocchia flesse.<br />
È spesso presente lussazione anteriore dell’anca secondaria a<br />
postura batraciana per abduzione, semiflessione ed extrarotazione.<br />
Le tappe di acquisizione motoria (dato il deficit sia di<br />
tipo fasico sia tonico) sono ritardate. L’ipotonia si mantiene<br />
per diversi mesi associandosi, talvolta, a grave deficit intellettivo.<br />
Sono spesso presenti microcefalia e disgenesia cerebrale.<br />
PARALISI CEREBRALI MISTE<br />
La percentuale di questo gruppo varia a seconda dei criteri<br />
di inclusione utilizzati. Infatti, può essere sufficiente considerare<br />
la presenza di movimenti distonici e atetoidi di una<br />
mano, in un soggetto con emiplegia congenita, per parlare<br />
di forma mista spastico-discinetica. Comunque, a parte le<br />
classificazioni, le associazioni tra paralisi <strong>cerebrali</strong> <strong>spastiche</strong>,<br />
discinetiche e atassiche sono le forme più comuni.<br />
M A N I F E S TAZIONI CLINICHE<br />
A S S O C I ATE A PARALISI CEREBRALE<br />
Le paralisi <strong>cerebrali</strong> si associano spesso ad altre patologie<br />
neurologiche e tra queste prevalgono l’epilessia, il ritardo<br />
mentale, i deficit sensoriali, le anomalie comportamentali,<br />
i disturbi gastrointestinali e lo scarso accrescimento.<br />
Ritardo mentale. Circa il 65% dei pazienti con paralisi<br />
cerebrale presenta ritardo mentale. In genere, vi è un certo<br />
grado di correlazione tra il ritardo mentale e la gravità dell’handicap<br />
motorio: nelle forme di quadriplegia spastica il<br />
ritardo mentale è di solito presente e molto più grave di quello<br />
della paralisi spastica emiplegica. Nelle forme <strong>spastiche</strong><br />
questa correlazione è più accentuata rispetto alle forme discinetiche.<br />
Talora è però difficile quantificare il grado di deficit<br />
cognitivo per il disturbo motorio associato; inoltre, le differenze<br />
di score di performance/verbali si accentuano man<br />
mano che il bambino cresce. La lateralità dell’emiplegia può<br />
essere associata a determinati deficit: nell’emiplegia spastica<br />
destra, ad esempio, le possibilità di avere disturbi del linguaggio<br />
(da lesioni all’emisfero sinistro) sono maggiori. Il<br />
grado di deficit cognitivo, inoltre, è maggiore quando vi è<br />
epilessia, EEG anomalo o anomalie all’imaging.<br />
E p i l e s s i a. Essa è presente in circa 1/3 dei soggetti con paralisi<br />
cerebrale (i dati sulla prevalenza variano da 35% a<br />
62%). Si manifesta più spesso entro i primi 2 anni di vita (si<br />
hanno convulsioni neonatali nel 20% dei casi), si ha più<br />
spesso stato epilettico (16%) e più frequentemente le forme<br />
sono farmaco-resistenti. L’epilessia è più frequente nei<br />
pazienti con quadriplegia spastica ed emiplegia da causa<br />
postnatale, mentre è di minor riscontro in pazienti con diplegia<br />
spastica simmetrica e nelle forme atetosiche. La prognosi<br />
dell’epilessia è migliore quando si hanno intelligenza
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 253<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
normale, singoli episodi convulsivi, assenza di lesioni all’imaging,<br />
forme che rispondono alla monoterapia e diplegia<br />
spastica. Le crisi sono più frequentemente di tipo parziale e<br />
secondariamente generalizzate o del tipo “spasmi <strong>infantili</strong>”.<br />
Deficit sensoriali. Le anomalie sensoriali sono frequenti e<br />
riguardano sia l’apparato uditivo sia quello visivo. Si possono<br />
avere disturbi dell’acuità visiva e deficit del movimento<br />
oculare (ad es., strabismo, nistagmo, ambliopia) oppure<br />
turbe visive corticali. Il gruppo più a rischio è quello con leucomalacia<br />
periventricolare. Anche le anomalie uditive sono<br />
di frequente riscontro: nel 12% circa dei bambini con paralisi<br />
cerebrale si hanno deficit dell’udito che sono più comuni<br />
nei sei soggetti con basso peso alla nascita, k e r n i c t e r u s,<br />
meningite neonatale o grave danno ipossico-ischemico.<br />
Disturbi della parola e del linguaggio. Poiché frequentamene<br />
le lesioni tipiche delle paralisi <strong>cerebrali</strong> si associano<br />
a interessamento corticobulbare si possono avere disturbi<br />
dell’articolazione della parola (linguaggio anartrico o<br />
disartrico) e varie altre disfunzioni della coordinazione<br />
oromotoria associate a disturbi della suzione, deglutizione<br />
e respirazione. Nel 38% dei bambini con paralisi cerebrale<br />
si può avere linguaggio difficilmente comprensibile. I<br />
disturbi del linguaggio invece sono correlati alla presenza<br />
e al grado di deficit cognitivo associato.<br />
Disturbi comportamentali. Le anomalie comportamentali<br />
consistono in eccessiva emotività, iperattività e deficit di<br />
attenzione, comportamento ossessivo-compulsivo.<br />
Accrescimento staturo-ponderale. L’accrescimento ponderale<br />
è ridotto e ciò è dovuto a insufficiente apporto alimentare,<br />
a vomito, a reflusso gastroesofageo e a paralisi<br />
pseudobulbare.<br />
Complicanze ortopediche. In alcuni bambini con PCI il<br />
rischio di fratture spontanee, dovute a osteopenia e osteoporosi,<br />
è elevato.<br />
Diagnosi<br />
La diagnosi precoce si basa sull’anamnesi accurata, su un<br />
insieme di osservazioni cliniche che comprendono il tipo e<br />
il grado di ritardo motorio, la presenza di segni neurologici,<br />
la persistenza o le anomalie dei riflessi arcaici, la valutazione<br />
della postura e l’eventuale presenza di manifestazioni<br />
associate e sui dati di laboratorio, neurofisiologici e<br />
di imaging.<br />
Anamnesi<br />
L ’a n a m n e s i deve sempre includere una dettagliata raccolta<br />
della storia del periodo gestazionale e perinatale e una documentazione<br />
accurata di tutte le tappe dello sviluppo psicomotorio.<br />
Vanno ricercati tutti i fattori patogenetici predisponenti<br />
e/o di rischio (vedi sopra E z i o l o g i a e dati demografici) anche<br />
se l’analisi dei fattori di rischio, ai fini di una diagnosi preco-<br />
253<br />
ce e di una correlazione prognostica, è spesso poco attendibile<br />
nella pratica clinica perché molti di questi fattori correlano<br />
poco con il successivo sviluppo di paralisi cerebrale. In diversi<br />
studi di follow-up è stato notato come, più del 60% dei bambini<br />
con paralisi cerebrale, non presentava un profilo ad alto<br />
rischio per questa patologia e più del 90% di coloro con profilo<br />
ad alto rischio non ha poi avuto segni o sintomi di paralisi<br />
cerebrale. Come accennato prima però, la prematurità e<br />
l’encefalopatia neonatale (vedi capitolo 6) rappresentano certamente<br />
dei fattori altamente predittivi di paralisi cerebrale.<br />
Osservazione clinica<br />
Dal punto di vista clinico vanno eseguiti un esame obiettivo<br />
generale e un esame neurologico che valuti la postura<br />
(ove applicabile) (vanno osservati l’allineamento delle<br />
gambe e della pelvi), il range di movimenti articolari attivi<br />
e passivi, la sensibilità, la forza e il tono muscolare, il tipo<br />
e le possibilità d’estensione del movimento e la presenza di<br />
eventuali deformità agli arti. Più specificamente vanno<br />
quindi osservati e ricercati:<br />
• i deficit neurologici a seconda della fascia d’età durante<br />
la quale il bambino viene portato all’osservazione del<br />
medico (vedi anche capitolo 1): anomalie del tono e della<br />
forza muscolare, movimenti involontari, asimmetrie motorie,<br />
anomalie dei riflessi arcaici, riposte posturali tardive,<br />
anomalie dei general movement (vedi capitolo 1), eventuali<br />
patologie associate (vedi sopra Manifestazioni cliniche<br />
associate alla paralisi cerebrale);<br />
• le limitazioni funzionali: la paralisi cerebrale è un disordine<br />
del movimento e del controllo posturale e provoca<br />
quindi limitazioni funzionali. Va ricordato che qualsiasi<br />
tipo di disturbo e/o deficit neurologico notato all’esame<br />
obiettivo, che non limiti le capacità funzionali, non provocherà<br />
disabilità. Quindi, questa strategia diagnostica, che<br />
utilizza l’analisi delle limitazioni funzionali, ha valore solo<br />
per l’attuazione di successive strategie terapeutiche. Si può<br />
valutare il quoziente motorio (QM) attraverso la misurazione<br />
dell’età motoria (EM) (determinata attraverso le<br />
tappe di sviluppo psicomotorio – vedi capitolo 1) dividendola<br />
per l’età cronologica (EC) (QM = EM : EC): un QM<br />
inferiore a 0,5 all’età di 8 mesi, ad esempio, è predittivo per<br />
un ritardo della deambulazione sino a 24 mesi. È stato ben<br />
dimostrato che queste misurazioni hanno un’ottima sensibilità<br />
e specificità (> 80%), specie se integrate all’esame<br />
obiettivo. Altro sistema è quello della videoregistrazione<br />
dei general movement (vedi capitolo 1): questo sistema è<br />
particolarmente valido nei primi giorni o nelle prime settimane<br />
di vita, quando l’esame neurologico ha minori possibilità<br />
prognostiche per lo sviluppo di una futura paralisi<br />
cerebrale. Si rimanda il lettore al capitolo 1 per una trattazione<br />
più specifica di questa metodica.<br />
Da alcuni anni sono stati affiancati all’esame obiettivo<br />
tradizionale e alle metodiche di valutazione funzionale,<br />
riportate prima delle metodiche specifiche di misu-
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 254<br />
254 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
razione quantitativa basate su test, scale funzionali di<br />
disabilità e questionari. Queste metodiche valutano<br />
essenzialmente le capacità funzionali del soggetto con<br />
paralisi cerebrale.<br />
Test/scale di valutazione funzionali degli arti superiori<br />
• Valutazione della qualità del movimento funzionale unilaterale<br />
degli arti superiori (Melbourne);<br />
• test di valutazione della Qualità delle Abilità degli Arti<br />
Superiori (QUEST – Quality of Upper Extremity Skill<br />
T e s t s ) ;<br />
• classificazione di House (per le deformità della mano).<br />
Strumenti di valutazione funzionale<br />
degli arti inferiori<br />
• Scale di misurazione della motilità grossolana (performance);<br />
• scale di misurazione della motilità grossolana (funzionali);<br />
• sistema di classificazione funzionale della motilità<br />
g r o s s o l a n a .<br />
Analisi dell’andatura basata sull’osservazione<br />
(Observational gait scale)<br />
• Scale di valutazione pratiche per il medico (scale per la<br />
valutazione degli arti inferiori/andatura basate sull’impiego<br />
della tossina botulinica TBX-A).<br />
Oppure valutano il tipo e il grado di spasticità.<br />
Strumenti di valutazione della spasticità<br />
• Scala di Ashworth;<br />
• scala modificata di Ashworth;<br />
• scala di Tardieu.<br />
O ancora la gravità dei disturbi del movimento:<br />
• scala per la distonia di Burke-Rahn-Marsden;<br />
• scala per la distonia di Barry-Albright.<br />
Ulteriori metodi generici di analisi cercano di quantificare<br />
la qualità della vita dei bambini con paralisi cerebrale<br />
impiegando questionari sottoposti al bambino stesso<br />
e/o ai genitori.<br />
Qualità della vita/salute nella paralisi cerebrale:<br />
strumenti di valutazione generici<br />
• Questionari sulla salute del bambino;<br />
• questionario pediatrico sulla qualità/salute del sistema<br />
muscoloscheletrico Peds QL 4.0.<br />
Qualità della vita/salute nella paralisi cerebrale:<br />
strumenti di valutazione specifici di malattia<br />
• Questionario curato dai sanitari.<br />
Possono anche essere impiegati tutti gli strumenti di<br />
valutazione sociosanitari esistenti nel nostro sistema sanitario<br />
nazionale.<br />
Studi neuroradiologici<br />
L’imaging cerebrale rappresenta la metodica diagnostica<br />
migliore per quantificare il danno al SNC ed è un ottimo<br />
indicatore del tipo di danno funzionale che seguirà.<br />
L’ecografia cerebrale, la TC e/o la RM cerebrale sono<br />
quindi ausili diagnostici di grande utilità (vedi capitolo 4).<br />
L ’ecografia cerebrale, in particolare, è molto utile; infatti<br />
essa mette in evidenza le dimensioni dei ventricoli, la presenza<br />
eventuale di emorragia periventricolare o intraventricolare,<br />
alterazioni della densità del tessuto periventricolare o lesioni<br />
cistiche, rileva lesioni iperecogene dei nuclei e malformazioni<br />
grossolane. Inoltre può evidenziare la presenza di leucomalacia<br />
periventricolare che spesso si associa ad aumentata incidenza<br />
di paralisi <strong>spastiche</strong>, in particolare quando i ventricoli<br />
laterali appaiono dilatati e di aspetto irregolare. L’ecografia<br />
cerebrale possiede inoltre un elevato grado ci correlazione con<br />
i reperti neuropatologici di emorragia e di leucomalacia cistica<br />
periventricolare. L’ecografia cerebrale ha notevole importanza<br />
come fattore prognostico. Infatti, lesioni emorragiche<br />
parenchimali che evolvono in cisti poroencefaliche possono<br />
dar luogo a successiva comparsa di emiparesi controlaterale.<br />
Anche la leucomalacia cistica periventricolare dà esito a susseguente<br />
paralisi cerebrale. Le emorragie peri-intraventricolari<br />
di 1° e 2° grado sono poco frequentemente associate a deficit<br />
gravi motori e/o cognitivi, mentre le forme di 3° e 4° grado<br />
si accompagnano a gravi lesioni parenchimali, a ventricolomegalia,<br />
a spasticità e a gravi esiti neurologici. L’esecuzione<br />
di ecografia cerebrale nelle prime settimane di vita extrauterina,<br />
nei bambini pretermine, è certamente importante per stabilire<br />
il tipo e le modalità di terapia, ma l’osservazione ecografica<br />
è molto più completa dopo alcune settimane nel pretermine<br />
(cioè quando giunge all’età a termine) specie per<br />
identificare la comparsa di cisti o la ventricolomegalia.<br />
La RM cerebrale offre maggiore specificità diagnostica<br />
(Figg. 9.12-9.19) ed è da preferire anche alla TC, soprattutto<br />
per i processi vascolari ed emorragici. Sebbene la<br />
maggior parte degli studi con RM cerebrale siano stati eseguiti<br />
in soggetti con indicazioni per la RM a causa di encefalopatia,<br />
tuttavia la presenza di anomalie di segnale nei<br />
gangli della base e nel talamo durante i primi 2-8 giorni di<br />
vita correla con una prognosi peggiore, inclusa la comparsa<br />
di paralisi cerebrale. Le anomalie di segnale nel braccio<br />
posteriore della capsula interna contribuiscono in maniera<br />
indipendente alla successiva comparsa di paralisi cerebrale,<br />
ma rappresentano dei marker di lesioni nei gangli della<br />
base e nel talamo. Invece, l’assenza di segnale normale nel<br />
braccio posteriore della capsula interna, nei bambini a termine,<br />
è altamente predittiva (90-100%) per uno sviluppo<br />
psicomotorio anormale. Le tecniche di RM spettroscopica<br />
e di diffusion weighted imaging (DWI) (vedi capitolo 4)<br />
possono offrire preziose informazioni aggiuntive. Le raccomandazioni<br />
attuali per i neonati a termine, con sospetto<br />
danno cerebrale, sono quelle di eseguire una RM cerebrale<br />
nei primi 2-8 giorni di vita e, se possibile, implementare le<br />
informazioni con la RM spettroscopica e la DWI. Va anche<br />
ricordato come la maggior parte delle paralisi <strong>cerebrali</strong>, nei<br />
Paesi sviluppati, è oggi associata a fattori prenatali e non a<br />
encefalopatia neonatale. La RM cerebrale rappresenta in
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 255<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Fig. 9.12. Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T2 in un bambino con PCI: si noti la lesione iperintensa<br />
(esito di patologia vascolare focale) nella capsula<br />
interna destra (a sinistra nell’immagine).<br />
Fig. 9.13. Sezione sagittale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T1 che mostra gli esiti di lesioni ipossico-ischemiche<br />
con cisti porencefaliche perventricolari (frecce bianche) e<br />
aree di aumentato segnale periventricolare (freccia nera).<br />
ogni caso l’esame d’elezione in tutti i frangenti di sospetto<br />
danno cerebrale (qualsiasi sia l’età attraverso l’RM questi<br />
vengono scoperti o segnalati subito).<br />
Diagnosi differenziale<br />
Molte affezioni si manifestano con quadri di paralisi cerebrale,<br />
ma alcune di esse vanno escluse perché non rientrano<br />
nelle caratteristiche stabilite dalla definizione. Tra queste,<br />
le malattie metaboliche, perché presentano caratteri di<br />
progressività, le malattie neurodegenerative, le malattie<br />
spinali e muscolari, i difetti del tubo neurale, i tumori e infine<br />
quelle forme nelle quali le paralisi <strong>cerebrali</strong> non rappre-<br />
255<br />
Fig. 9.14. Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T1 in un ragazzo con PCI ed esiti di lesione vascolare<br />
dell’arteria cerebrale mediana con infarto e cavità<br />
porencefaliche nelle regioni temporo-occipitali sinistre (a<br />
destra nell’immagine).<br />
*<br />
Fig. 9.15. Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T1 che mostra gli esiti di una grave sofferenza<br />
cerebrale con estese aree cistiche (asterischi bianchi).<br />
sentano una componente fondamentale dell’affezione (vedi<br />
le paralisi <strong>cerebrali</strong> associate a sindromi malformative, ad<br />
esempio sindromi cromosomiche con grave deficit cerebrale).<br />
Ci sono tuttavia una serie di condizioni che possono<br />
mimare le classiche paralisi <strong>cerebrali</strong>. I disordini del metabolismo<br />
delle ammine biogene, la Sindrome da deficit di<br />
creatina, il deficit di glutaril-CoA-deidrogenasi, i disordini<br />
del deficit di serina, il deficit di semialdeidesuccinil-deidrogenasi,<br />
le principali leucodistrofie a esordio infantile,<br />
sono alcuni di quelli da tenere in considerazione nella diagnostica<br />
differenziale con le PCI. Di recente è stata riportata<br />
diplegia spastica insorta come complicanza del trattamento<br />
con interferon β-2 per emangioma infantile.<br />
*<br />
*
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 256<br />
256 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
*<br />
Fig. 9.16. Sezione sagittale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T1 in un bambino con PCI che dimostra un’estesa<br />
distruzione cerebrale con cavità porencefaliche quale<br />
esito di eventi vascolari in utero.<br />
Fig. 9.17. Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T1 che dimostra la presenza di noduli eterotopici<br />
periventricolari (frecce bianche).<br />
Prognosi<br />
La prognosi delle paralisi <strong>cerebrali</strong> è correlata alle forme<br />
cliniche, alla localizzazione ed estensione del deficit motorio,<br />
all’evoluzione dei riflessi arcaici, alle patologie associate<br />
(epilessia, ritardo mentale, anomalie sensoriali) e allo<br />
stato sociofamiliare. In genere i bambini con paralisi cere-<br />
*<br />
*<br />
*<br />
Fig. 9.18. Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T1 che dimostra la presenza di noduli eterotopici<br />
periventricolari (frecce bianche).<br />
Fig. 9.19. Sezione assiale di RM dell’encefalo con immagini<br />
pesate in T1 che dimostra una vasta area di sofferenza<br />
vascolare dell’emisfero sinistro (freccia bianca ed asterisco) e<br />
lesioni periventricolari (freccia nera).<br />
brale raggiungono la capacità di deambulare all’età di 3<br />
anni, nelle forme di media gravità la deambulazione è raggiunta<br />
dopo i 9 anni, mentre pazienti più gravi non riescono<br />
mai a camminare autonomamente. I bambini emiplegici,<br />
atassici e atetosici sono più inclini a raggiungere la capacità<br />
di deambulare. I soggetti con paralisi <strong>cerebrali</strong> hanno un’aspettativa<br />
di vita normale in oltre il 90% dei casi.<br />
*<br />
*
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 257<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
STRATEGIE TERAPEUTICHE<br />
NEL BAMBINO AFFETTO<br />
DA PARALISI CEREBRALE<br />
V. PAVONE, C. MANNINO<br />
Il trattamento delle paralisi <strong>cerebrali</strong> <strong>infantili</strong> ha un<br />
significato prevalentemente riabilitativo e assume caratteristiche<br />
variabili, in base all’importanza del deficit<br />
anatomico funzionale e alle disabilità che ne derivano<br />
(Fig. 9.20) (Tab. 9.1). Il progetto riabilitativo prevede<br />
tappe di realizzazione dinamiche che scaturiscono da un<br />
approccio multidisciplinare. Il trattamento kinesiterapico,<br />
quello ortesico e quello chirurgico, devono rappresentare<br />
dei mezzi, tra loro complementari, per il raggiungimento<br />
di un unico fine riabilitativo.<br />
Gli interventi terapeutici, pur essendo rivolti in particolar<br />
modo al recupero della motilità, dato l’aspetto preminente<br />
del deficit motorio, non devono mai trascurare<br />
la sfera affettiva e psichica del bambino. Lo scopo finale<br />
dell’intervento terapeutico, che deve essere precoce e<br />
individualizzato, è infatti, quello di favorire l’inserimento<br />
dei bambini con paralisi cerebrale in un ambiente<br />
sociale, tramite l’acquisizione del massimo grado possibile<br />
di autonomia fisica, affettiva e relazionale [51].<br />
Il programma riabilitativo deve essere iniziato precocemente<br />
per inibire gli schemi motori patologici e facilitare<br />
la gestualità normale, e ha lo scopo di prevenire le deformità<br />
ortopediche. Indipendentemente dal metodo utilizzato<br />
esso deve essere proseguito durante tutto il periodo della<br />
crescita, con ritmi e obiettivi adeguati ai problemi del<br />
momento. Man mano che il bambino cresce e compaiono<br />
i disturbi dell’apparato muscolo-scheletrico può essere utilizzata<br />
la riabilitazione tradizionale: mobilizzazione passiva,<br />
stretching, posture, verticalizzazione, ecc.<br />
METODICHE RIABILITATIVE<br />
L’attivazione del processo riabilitativo richiede l’acquisizione,<br />
con strumenti adeguati e nel più breve tempo<br />
possibile, della diagnosi di lesione, di funzione e del<br />
profilo del grado di disabilità.<br />
Gli obiettivi terapeutici devono basarsi sulla prognosi<br />
di recupero, cioè sulla valutazione dei margini di modificabilità<br />
di ciascuna funzione, in relazione alle risorse<br />
possedute dal bambino, alla sua motivazione e alla sua<br />
capacità di apprendimento. La riabilitazione, con azioni<br />
dirette e indirette, si interessa dell’individuo nella sua<br />
globalità fisica, mentale, affettiva, comunicativa e relazionale,<br />
coinvolgendo il suo contesto familiare, sociale<br />
e ambientale. Essa può essere distinta in tecniche di facilitazione<br />
neuromuscolare, tecniche di rilassamento, educazione<br />
alle posture e alla cinesi e tecniche analitiche.<br />
Chirurgia<br />
ortopedica<br />
RUOTA DELLE STRATEGIE TERAPEUTICHE<br />
(RSP)<br />
Rizotomia selettiva<br />
posteriore<br />
Esame clinico/strumentale<br />
SCOPI<br />
Rivalutazione<br />
(ITB)<br />
Infusione intratecale di baclofene<br />
Fig. 9.20. “Ruota delle strategie terapeutiche” con i tipi<br />
d’intervento nel bambino con paralisi cerebrale (vedi testo).<br />
Tecniche di riabilitazione neuro m u s c o l a re<br />
Esse hanno come finalità la riattivazione della funzione<br />
dei muscoli plegici o paretici attraverso la stimolazione<br />
diretta e ripetuta dei recettori periferici. Tra queste tecniche<br />
ricordiamo il Metodo di Bobath, quello di Kabat,<br />
di Vojta e di Doman [11, 12].<br />
Metodo Bobath<br />
Questa è una tecnica che non richiede la partecipazione<br />
attiva del soggetto ed è basata sull’imposizione di posture<br />
idonee a contrastare i riflessi posturali patologici.<br />
Partendo dal presupposto che non sono possibili posture<br />
corrette sino a che il tono muscolare è dominato dai<br />
riflessi tonici muscolari, labirintici, ecc., si impongono le<br />
posture corrette agendo su “punti chiave” capo, spalle,<br />
anche) e si stimolano tramite manovre pressorie e percussorie<br />
(t a p p i n g) specifiche zone sensibili. Le posture<br />
inibenti i riflessi, dette posizioni sbloccanti, consistono<br />
nel fare assumere al bambino con paralisi cerebrale,<br />
prima passivamente e poi attivamente, posizioni inverse<br />
a quelle che tende ad assumere come conseguenza del<br />
danno cerebrale. Queste posizioni, inizialmente imposte<br />
al piccolo paziente, saranno progressivamente assunte<br />
attivamente e in seguito diverranno abitudinarie.<br />
Innestando su di esse movimenti di crescente complessità<br />
il bambino acquisirà un miglioramento graduale<br />
delle capacità di rilassamento e della motilità finalistica.<br />
Metodo Kabat<br />
Farmaci orali<br />
Tossina botulinica<br />
Blocco motorio/nervi<br />
Mira a determinare e incrementare la risposta neuromotoria,<br />
tramite stimolazioni propriocettive, agenti sui<br />
muscoli e sulle articolazioni; per tale motivo viene defi-<br />
257<br />
(continua)
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 258<br />
258 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Tab. 9.1. Schema delle strategie terapeutiche adottate<br />
nelle paralisi <strong>cerebrali</strong>.<br />
Metodiche Tecniche di facilitazione<br />
riabilitative neuromuscolare<br />
Metodo Bobath, Metodo Kabat,<br />
Metodo di Vojta, Metodo Doman<br />
Tecniche di rilassamento<br />
Educazione alle posture e alla cinesi<br />
Tecniche analitiche<br />
Trattamento Trattamento delle anomalie<br />
farmacologico del tono muscolare<br />
Spasticità, distonie, ipercinesie:<br />
farmaci adrenergici, antiadrenergici,<br />
dopaminergici, antidopaminergici,<br />
antispastici, tossina botulinica<br />
Trattamento per via orale con miorilassanti<br />
Baclofene, Dantrolene<br />
Somministrazione intratecale di baclofene<br />
Trattamento dell’epilessia<br />
(farmaci antiepilettici)<br />
Intervento Ortesi specifiche<br />
ortopedico<br />
Protesi correttive: tutori, plantari, molle, ecc.<br />
Interventi chirurgici<br />
Tenotomie, miotenotomie, rilasciamento<br />
muscolare, trasposizioni muscolari,<br />
osteotomie, artrodesi<br />
Intervento Chirurgia stereotassica<br />
n e u r o c h i r u r g i c o Riservata a casi selezionati: soggetti con<br />
distonia, tremore e movimenti coreoatetoidi<br />
nita facilitazione neuromuscolare propriocettiva. Ogni<br />
segmento corporeo viene impegnato al massimo delle<br />
sue possibilità (ogni muscolo è sottoposto alla massima<br />
distensione e ogni articolazione alla massima escursione)<br />
per sviluppare, in cooperazione con gli altri distretti<br />
corporei, il massimo dell’efficienza dell’organismo.<br />
Kabat ipotizza l’esistenza di movimenti globali chiamati<br />
p a t t e r n, generati da schemi motori innati, sinergici per<br />
funzione, che permettono il movimento dei vari segmenti,<br />
secondo una forma diagonale/spirale che si realizza<br />
attraverso tre componenti: adduzione/abduzione,<br />
intra/extrarotazione, flessione/estensione. Per ottenere<br />
questi movimenti globali vengono utilizzati i riflessi di<br />
“postura”, di “raddrizzamento” e i movimenti di “controresistenza”.<br />
Proprio a causa della necessità di partecipazione<br />
attiva del soggetto in trattamento, questo metodo<br />
non può essere rivolto a bambini molto piccoli o gravemente<br />
insufficienti.<br />
Metodo Vojta<br />
Prevede un trattamento immediato nei primi mesi di vita<br />
e quindi richiede una diagnosi precoce.<br />
Si basa sul presupposto che, oltre alle lesioni primarie,<br />
che sono all’origine del danno neurologico, esistono<br />
delle lesioni secondarie dovute al mancato apporto funzionale<br />
delle zone primitivamente degenerate. La stimolazione<br />
di “complessi motori di coordinazione” come il<br />
rotolare e lo strisciare, già presenti nei primi mesi di vita,<br />
provocati mediante l’applicazione di stimoli manuali in<br />
opportune zone “grilletto”, impegna strutture altrimenti<br />
destinate all’involuzione. In questa tecnica viene sfruttata<br />
l’evocazione ancestrale degli schemi motori più elementari<br />
sino all’acquisizione di schemi progressivamente<br />
più complessi.<br />
Metodo Doman<br />
Doman, rifacendosi alle teorie di Fay, sostiene che, in un<br />
bambino affetto da paralisi cerebrale permangono schemi<br />
di movimento filogeneticamente inferiori che devono essere<br />
attivati, attraverso forme di movimento ottenute con l’evocazione<br />
di riflessi, sollecitati secondo il loro naturale<br />
succedersi cronologico/filogenetico. Sarebbe possibile<br />
quindi, con il miglioramento delle capacità sensoriali ed<br />
espressive, influenzare le capacità motorie. Questa tecnica<br />
riabilitativa sfrutta tutti gli stimoli sensitivi e sensoriali<br />
capaci di mettere il bambino a contatto con il mondo esterno,<br />
aiutandolo a superare la barriera posta dalla lesione<br />
cerebrale. Questa terapia comunque, non è più raccomandata<br />
da parte dell’American Academy of Pediatrics [28].<br />
Tecniche di rilassamento<br />
Con le tecniche di rilassamento il bambino che, per il<br />
sovrapporsi di posture e movimenti distonici, non è in<br />
grado di ottenere un movimento attivo normale, può operare<br />
una forma di controllo volontario sul suo sistema<br />
muscolare. L’acquisizione di questa capacità inibitoria<br />
rappresenta la base di un iniziale autocontrollo di posture<br />
e movimenti elementari, che progressivamente porterà<br />
all’acquisizione di forme di coordinazione motoria più<br />
complesse.<br />
Le tecniche più idonee sono quelle fondate sulla regolazione<br />
del tono, attraverso movimenti e pause di percezione<br />
quali, ad esempio, la tecnica di G. Alexander. Non<br />
è invece consigliabile l’impiego di tecniche come il training<br />
autogeno.<br />
Posture e deambulazione<br />
Una delle fasi più importanti della rieducazione del bambino<br />
con paralisi cerebrale è costituita dall’integrazione<br />
e coordinazione delle sinergie che stanno alla base delle<br />
diverse posture. L’educazione alla postura deve iniziare<br />
dall’impostazione del controllo della testa e dall’allineamento<br />
tra questa e il busto; in particolare per le forme<br />
<strong>spastiche</strong> si deve prestare particolare attenzione al corretto<br />
posizionamento degli arti.<br />
(continua)
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 259<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
La rieducazione nelle forme<br />
<strong>spastiche</strong> e atetosiche<br />
Il programma rieducativo nelle forme <strong>spastiche</strong> è diversificato<br />
in rapporto all’età e alla gravità del quadro clinico<br />
[12]. La funzione fondamentale di questo programma<br />
è quella di obbligare il bambino a seguire, tramite l’apporto<br />
di stimoli propriocettivi provocati passivamente<br />
(partendo da posizioni filogeneticamente corrette), a<br />
seguire le normali tappe dello sviluppo motorio. Mira<br />
alla preparazione degli schemi motori e posturali delle<br />
singole posizioni e della deambulazione per tappe successive.<br />
Bisogna tener presente che, nei bambini con<br />
paralisi cerebrale spastica, i meccanismi che regolano le<br />
posture sono alterati, per cui la posizione di un segmento<br />
genera atteggiamenti distonici in altri segmenti (ad<br />
esempio l’alterata posizione del capo provoca, a livello<br />
degli arti, posture fisse e si riflette sulla muscolatura<br />
estensoria del tronco, e così via).<br />
Nel bambino più grande, per raggiungere schemi<br />
motori corretti, in grado di alterare gli schemi patologici<br />
di motilità già instauratisi, si ricorre a un’educazione<br />
sensitivo-motoria posturale e cinetica più cosciente,<br />
intervenendo sulle qualità psichiche del bambino quale<br />
attenzione, volontà e motivazione.<br />
La rieducazione nelle forme atassiche<br />
I bambini con paralisi cerebrale atassica non sempre possono<br />
avvantaggiarsi dell’intervento riabilitativo e in alcuni<br />
casi non presentano riprese funzionali evidenti.<br />
Caratteristiche dell’atassia sono la mancanza di coordinazione<br />
e l’incapacità di stabilizzare o fissare il movimento,<br />
a causa di un disordine motorio che ne compromette la<br />
finalità. L’attività motoria presenta sia un’alterata regolazione<br />
spaziale, sia una disorganizzata successione delle<br />
frazioni di cui si compone il movimento complesso. La<br />
rieducazione, al fine di stimolare la rielaborazione del<br />
ciclo sensitivo-motorio del movimento, può avvantaggiarsi<br />
del controllo visivo delle posture e dei movimenti.<br />
È utile anche il rilassamento, che, soprattutto per il controllo<br />
propriocettivo che ne deriva, può facilitare la presa<br />
di coscienza della posizione dei vari segmenti nello spazio<br />
e un migliore controllo del loro spostamento. Inoltre,<br />
sono fondamentali il miglioramento della statica e il controllo<br />
visivo dell’esecuzione dei movimenti.<br />
Ruolo della Gait Analysis nei pazienti<br />
con paralisi cerebrale deambulanti<br />
La Gait Analysis (GA) o analisi computerizzata tridimensionale<br />
del cammino si è dimostrata di enorme efficacia<br />
nella valutazione di soggetti con paralisi cerebrale<br />
[82]. È un esame non invasivo, che consente una valutazione<br />
quantitativa delle caratteristiche della postura e del<br />
movimento e delle loro variazioni rapportate a una situazione<br />
di normalità. Tramite la GA è possibile, effettuando<br />
un’analisi integrata multifattoriale, comprendente<br />
l’acquisizione contemporanea di dati relativi alla cinematica,<br />
alla cinetica e all’attivazione muscolare (EMG),<br />
caratterizzare il pattern locomotorio di ogni singolo<br />
paziente, stabilire il trattamento specifico più idoneo da<br />
adottare e valutarne quantitativamente i risultati. La GA<br />
fornisce numerose informazioni, ma soprattutto aiuta a<br />
individuare se è indicato un trattamento ortopedico o chirurgico.<br />
La possibilità di monitorare il movimento permette<br />
inoltre di misurare quantitativamente gli effetti<br />
prodotti da una determinata tecnica farmacologica, chirurgica<br />
o riabilitativa. Inoltre, avendo a disposizione<br />
questa metodica si ha la possibilità di evidenziare l’efficacia<br />
dell’uso di ortesi.<br />
La semplicità dell’esame e l’assoluta non invasività<br />
permettono di effettuare l’acquisizione di dati anche in<br />
pazienti poco collaboranti o con tipi di deambulazione<br />
particolari. Bisogna però evidenziare che questa metodologia,<br />
pur essendo efficace, non è di tipo immediato, né<br />
di semplice comprensione, e i dati possono essere soggetti<br />
a interpretazioni non sempre univoche.<br />
TRATTAMENTO<br />
FARMACOLOGICO<br />
Per ridurre la spasticità generalizzata, si può ricorrere<br />
all’uso di farmaci miorilassanti somministrabili per<br />
bocca. I più utilizzati sono quelli ad azione generale<br />
quali GABA agonisti, agonisti α2-adrenergici, rilassanti<br />
muscolari e antiepilettici. Il Baclofene, il Diazepam, il<br />
Dantrolene e la Tizanidina sono quelli più comunemente<br />
impiegati nella fascia pediatrica, anche se presentano<br />
notevoli effetti collaterali tra cui sedazione e un aumento<br />
del senso di affaticamento complessivo nel paziente.<br />
Inoltre, la loro sospensione dopo uso prolungato, può<br />
determinare convulsioni, irritabilità muscolare e anche<br />
allucinazioni. Di recente è stato introdotto l’utilizzo di<br />
pompe al Baclofene impiantate permanentemente nel<br />
tessuto sottocutaneo, che rilasciano il farmaco in sede<br />
subaracnoidea, riducendo in questo modo il rischio di<br />
effetti indesiderati.<br />
Nei primi anni di vita si utilizzano prevalentemente<br />
farmaci ad azione locale come la tossina botulinica (nei<br />
bambini d’età superiore ai due anni è il più utilizzato),<br />
l’alcool etilico o il fenolo. Iniettati rispettivamente nel<br />
tessuto muscolare, sulla placca neuromuscolare o sul<br />
nervo motorio, producono una paralisi periferica transitoria<br />
del distretto muscolare interessato che può durare<br />
da quattro a sei mesi. L’inibizione transitoria della spasticità<br />
del muscolo, permetterà al soggetto di imparare a<br />
riorganizzare, tramite l’intervento riabilitativo, il movimento<br />
in modo diverso.<br />
259<br />
(continua)
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 260<br />
260 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Infusione intratecale di Baclofene<br />
Il Baclofene (acido β-para-clorofenil γ-aminobutirrico) è<br />
un GABA-agonista che lega i recettori presinaptici<br />
GABA-β, localizzati soprattutto a livello della 2ª, 3ª e 4ª<br />
lamina delle corna posteriori del midollo spinale.<br />
Inibisce il rilascio di neurotrasmettitori eccitatori quali<br />
aspartato e glutammato, che svolgono un ruolo fondamentale<br />
nella genesi della spasticità. Il Baclofene causa<br />
sia la depressione dei riflessi spinali monosinaptici sia di<br />
quelli polisinaptici [21].<br />
Essendo caratterizzato da una scarsa liposolubilità,<br />
somministrato per bocca, attraversa difficilmente la barriera<br />
emato-encefalica, per cui, anche a dosi elevate, raggiunge<br />
livelli relativamente bassi nel liquor cefalorachidiano,<br />
mentre elevati livelli plasmatici possono indurre<br />
effetti collaterali indesiderati a carico del Sistema Nervoso<br />
Centrale quali sedazione, sonnolenza, atassia, fino alla<br />
depressione respiratoria e cardiovascolare. Poiché l’emivita<br />
del Baclofene è molto ridotta si preferisce utilizzare<br />
un sistema d’infusione continua intratecale di Baclofene<br />
(BIT), erogato tramite un sistema di rilascio, costituito da<br />
una pompa impiantata a livello addominale sottocutaneo e<br />
da un catetere intratecale (posizionato abitualmente nel<br />
midollo spinale) collegato alla pompa. Questo tipo di trattamento<br />
si è dimostrato molto utile nel trattamento della<br />
spasticità in pazienti affetti da paralisi cerebrale.<br />
Indicazioni elettive per il BIT sono i disturbi della deambulazione<br />
e del movimento degli arti inferiori e in bambini<br />
senza ipostenia; la spasticità degli arti, superiori e inferiori,<br />
che interferisce con la funzionalità motoria; le distonie<br />
dolorose o quelle che limitano la funzionalità motoria;<br />
la quadriplegia spastica nei soggetti non deambulanti che<br />
limita la funzionalità motoria e le attività giornaliere. Il<br />
BIT va comunque testato a piccole dosi o con infusione di<br />
breve durata prima di passare all’impiego continuativo.<br />
Una volta impiantata la pompa (Figg. 9.21-9.23) l’erogazione<br />
del Baclofene viene aggiustata a seconda della<br />
risposta e/o delle necessità del bambino (ad es., le dosi<br />
possono essere aumentate durante il giorno, per essere<br />
ridotte durante il sonno, ecc.). Si ha una risposta positiva<br />
quando la spasticità diminuisce di almeno 1 punto con la<br />
scala di Ashworth. La pompa va in genere sostituita dopo<br />
5-7 anni dall’impianto. Le principali complicazioni del<br />
BIT sono causate dall’impianto stesso della pompa (sieromi,<br />
ematomi, ferite, piaghe da decubito, infezioni) o dal<br />
catetere (migrazione del catetere, erosione, rottura, dislocamento,<br />
blocco o perdita attraverso la dura madre).<br />
Blocco neuromuscolare/denervazione<br />
chimica<br />
Si basa sulla somministrazione di agenti che bloccano<br />
la placca neuromuscolare o provocano denervazione<br />
selettiva dei muscoli e dei nervi. Tra questi ricordiamo<br />
la tossina botulinica (BTX), l’alcol (al 45-100%) e il<br />
fenolo (al 3-7%).<br />
Fig. 9.21. L’impianto nel suo insieme: la pompa è impiantata<br />
in una tasca sottocutanea addominale. Il catetere è impiantato<br />
nello spazio intratecale e tunnellizzato verso la tasca addominale.<br />
La procedura viene effettuata in anestesia locale.<br />
Fig. 9.22. Sistema di infusione Synchromed EL.<br />
Setto per il<br />
rifornimento<br />
del serbatoio<br />
Pompa<br />
impiantabile<br />
Catetere<br />
intratecale<br />
Catetere spinale<br />
Setto per<br />
l’accesso diretto<br />
al catetere<br />
Fig. 9.23. Pompa elettronica programmabile.<br />
(continua)
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 261<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Neurotossina botulinica<br />
La BTX iniettata per via intramuscolare provoca denervazione<br />
chimica selettiva della placca neuromuscolare. Il<br />
meccanismo d’azione della BTX è legato ai meccanismi<br />
di formazione delle vescicole sinaptiche (che contengono<br />
l’acetilcolina) e loro successiva fusione con il recettore<br />
per l’acetilcolina a livello della membrana postsinaptica.<br />
Vi è una famiglia di proteine, dette proteine<br />
SNARE (SNAP-25, sinaptobrevina e sintassina), necessaria<br />
per la formazione (sinaptobrevina) e la successiva<br />
fusione (SNAP-25 e sintassina) delle vescicole sinaptiche<br />
di acetilcolina. La BTX-A e la BTX-E agiscono rompendo<br />
le catene proteiche della SNAP-25 e inattivandola;<br />
la BTX-B, BTX-D, BTX-F e la BTX-G rompono le<br />
catene della sinaptobrevina, la BTX-C le catene delle<br />
SNAp-25 e della sintassina. La mancata formazione o<br />
fusione di vescicole previene il rilascio di acetilcolina,<br />
provocando paralisi flaccida. Tale meccanismo è reversibile<br />
grazie al meccanismo di sprouting terminale e collaterale<br />
delle fibre nervose.<br />
La BTX (la BTX-A, vedi dopo) è ampiamente utilizzata<br />
nel trattamento focale della spasticità dovuta a paralisi<br />
cerebrale. Nei bambini con diplegia o con emiparesi<br />
da paralisi cerebrale la BTX facilita il conseguimento di<br />
un obiettivo riabilitativo integrato in un trattamento rieducativo<br />
complessivo, comprendente fisioterapia, ortesi<br />
e interventi chirurgici [21, 22, 29, 43, 48, 52, 118].<br />
Il blocco neuromuscolare da BTX si manifesta dopo<br />
24-75 ore dall’inoculo del farmaco, il recupero avviene<br />
(neogenesi da s p r o u t i n g) dopo 6-8 settimane e l’effetto<br />
terapeutico ha una durata di 3-4 mesi. Per ottimizzare<br />
l’effetto terapeutico indotto dal trattamento con BTX, è<br />
necessario intervenire con un adeguato trattamento<br />
fisioterapico postinoculazione. L’uso di ortesi (vedi<br />
d o p o ) , associato al trattamento fisioterapico, facilita il<br />
controllo motorio richiesto e aumenta l’efficacia della<br />
prestazione intrapresa. È importante tenere presente che<br />
la spasticità, a volte, rappresenta un compenso da<br />
rispettare e non un difetto da correggere e che una valutazione<br />
non corretta della spasticità può portare a errori<br />
riabilitativi che interferiscono sulla possibilità di<br />
recupero del bambino.<br />
La quantità di tossina da iniettare nei singoli muscoli<br />
dipende dal tipo di BTX, dalla grandezza del muscolo,<br />
dal numero di placche neuromuscolari in quel<br />
muscolo e dall’altezza e peso del bambino. Vi sono due<br />
formulazioni di BTX-A disponibili in commercio:<br />
B o t o x e D y s p o r t. La B o t o x è quella più diffusa nel<br />
mondo e viene impiegata alla concentrazione di<br />
50U/mL o 100 U/mL. La dose media impiegata è di 2-<br />
6 U/kg di peso corporeo/singolo muscolo sino alla dose<br />
massima totale di 29 U/kg. Un’unità (1 U) di B o t o x<br />
equivale a 3-5 U di D y s p o r t (per quest’ultimo la dose<br />
media consigliata è di 29 U/kg sino a un massimo di<br />
1000 U/kg). Negli ultimi anni è stata notata una tendenza<br />
all’aumento delle dosi medie nei bambini con<br />
paralisi cerebrale. La metodica attualmente impiegata<br />
prevede l’iniezione contemporanea in molti muscoli<br />
per ogni sessione. L’impiego della BTX-B (le formulazioni<br />
conosciute sono il M y o b l o c e il N e u r o b l o c), nella<br />
spasticità da paralisi cerebrale, non è ancora stato supportato<br />
da studi scientifici ed è solo empirico.<br />
Vi sono ormai numerosi studi clinici randomizzati, in<br />
doppio cieco, con controllo placebo, che hanno definitivamente<br />
dimostrato l’efficacia della BTX-A nel ridurre<br />
la spasticità associata alla paralisi cerebrale e nel migliorare<br />
la deambulazione, il range di movimento degli arti<br />
superiori e da ultimo le deformità degli arti. L’impiego<br />
della BTX-A è sicuro e gli effetti collaterali includono<br />
ipostenia, dolore nella sede d’iniezione, sintomi similinfluenzali,<br />
infezioni e fenomeni allergici [79].<br />
Alcol e fenolo<br />
Nel trattamento della spasticità, in pazienti con paralisi<br />
cerebrale è stata anche utilizzata la denervazione chimica<br />
con alcol e fenolo, i quali (tramite iniezioni epidurali,<br />
perineurali e intramuscolari) denaturano le proteine<br />
inducendo degenerazione assonale con interruzione della<br />
conduzione nervosa che persiste per molti mesi, sino al<br />
completamento del processo di rigenerazione della mielina.<br />
La tecnica proposta da Tardieu consiste nell’inoculazione<br />
di una piccola quantità (1-3 ml.) in corrispondenza<br />
delle placche motorie del muscolo ipertonico.<br />
L’alcool coagula selettivamente le fibre amieliniche tipo<br />
γ, ottenendo la riduzione dell’ipertono per un tempo piuttosto<br />
lungo (da 3 a 6 mesi o anche per anni). Il fenolo,<br />
applicato a cielo aperto, provoca una maggiore distruzione<br />
di tessuto e una maggiore durata dell’effetto (4-8<br />
mesi), ma si accompagna a effetti collaterali quali dolore<br />
in sede di inoculazione, disestesia e perdita neuronale<br />
permanente. Allo scopo di ottenere delle informazioni<br />
utili per un corretto intervento terapeutico, può inoltre<br />
essere utilizzato il blocco neuromuscolare con anestetico<br />
locale (ad es., la lidocaina), che permette di ottenere<br />
paralisi e indebolimento di alcuni gruppi muscolari che<br />
verrnno poi analizzati tramite Gait Analysis.<br />
Trattamento ortopedico<br />
Ortesi<br />
L’impiego di t u t o r i nel trattamento delle paralisi <strong>cerebrali</strong><br />
<strong>infantili</strong> svolge diverse funzioni: opporsi allo squilibrio<br />
delle forze muscolari e all’insorgenza delle deformità<br />
che ne conseguono; limitare la motilità anomala<br />
sfavorevole alla funzione; sostituire o supportare una<br />
funzione deficitaria; mantenere una correzione ottenuta<br />
chirurgicamente.<br />
In passato sono state ampiamente utilizzate le o r t e s i<br />
anca-ginocchio-tibia-tarso-piede (HKAFO) per permettere<br />
al bambino l’utilizzo della stazione eretta senza assistenza.<br />
Oggi il loro impiego è stato completamente abbandonato<br />
poiché si è dimostrato di scarsa efficacia e di osta-<br />
261
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 262<br />
262 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
colo per il progresso dello sviluppo motorio. Anche le<br />
ortesi ginocchio-tibia-tarso-piede (KAFO) inibiscono la<br />
funzione invece di migliorarla, e quindi non sono consigliabili<br />
nei bambini con spasticità, ma possono dimostrarsi<br />
utili nei bambini con atetosi o distonia, che non può<br />
essere controllata in altro modo. Tali tecniche possono<br />
però essere utilizzate per prevenire l’iperestensione del<br />
ginocchio nella deambulazione con ginocchio recurvato.<br />
L’ortesi, più frequentemente utilizzata nei bambini affetti<br />
da paralisi cerebrale, è la cosiddetta AFO d’ortesi piedecaviglia<br />
(che il più delle volte è non articolata).<br />
La chirurgia ortopedica<br />
La chirurgia ortopedica, interviene nel progetto terapeutico<br />
del soggetto emiplegico quando le retrazioni muscolo-tendinee<br />
e le deformità articolari instauratesi in<br />
maniera definitiva, non possono essere trattate in altro<br />
modo che garantisca un’adeguata performance del soggetto<br />
o il controllo della sintomatologia dolorosa associata.<br />
Nella maggior parte dei casi questo non succede<br />
nei primi anni di vita e le complicanze che più frequentemente<br />
richiedono un intervento chirurgico riguardano<br />
di solito le deformità dell’anca, del ginocchio, del piede<br />
e, in età più avanzata, del rachide [29].<br />
L’intervento di chirurgia ortopedica, spesso multidistrettuale,<br />
deve far parte integrante di un progetto riabilitativo<br />
mutidisciplinare e deve essere preceduto da una<br />
valutazione globale del bambino e dei compensi adottati.<br />
Questo tipo di chirurgia non ha come fine la correzione<br />
di una deformità, ma il recupero di un’attività funzionale<br />
che permetta l’utilizzo più appropriato di un segmento<br />
e dell’intero sistema di cui fa parte. L’indicazione<br />
chirurgico/ortopedica riguarda quasi esclusivamente le<br />
forme <strong>spastiche</strong>, che rappresentano circa il 30% dei casi<br />
di paralisi cerebrale. La chirurgia, che è utile nel 20%<br />
circa del totale dei casi, è invece controindicata nelle<br />
forme discinetiche e distoniche.<br />
Trattamento postoperatorio<br />
Bambini affetti da paralisi cerebrale che subiscono<br />
interventi chirurgici multilivello richiedono una efficace<br />
terapia del dolore. Il dolore incontrollato genera spasmo<br />
muscolare che, a sua volta aumenta il dolore.<br />
Nell’immediato postoperatorio può essere utilizzata<br />
l’analgesia epidurale.<br />
Il trattamento postoperatorio ha come principale obiettivo<br />
la mobilizzazione precoce per prevenire l’instaurarsi<br />
di contratture, rigidità, osteopenia e debolezza muscolare.<br />
L’immobilizzazione in gesso e la limitazione del<br />
carico sono utilizzati solo in mancanza di una fissazione<br />
stabile dell’osso.<br />
La terapia fisica è fondamentale per la riabilitazione<br />
postoperatoria e va intrapresa il più precocemente possibile.<br />
Chirurgia non ortopedica<br />
La rizotomia selettiva posteriore è una metodica neurochirurgica<br />
utilizzata per ridurre la spasticità, attraverso<br />
meccanismi di bilanciamento delle informazioni di tipo<br />
facilitatorio e del controllo inibitorio mediate dal midollo<br />
spinale.<br />
La metodica consiste nella stimolazione e successiva<br />
transezione selettiva di alcune radici posteriori del<br />
midollo spinale o di una transezione arbitraria di gruppi<br />
interi di radici nervose. Una porzione delle radici nervose<br />
(sensitive), di solito compresa nel tratto L1-S2 (generalmente<br />
L2-L5), viene scoperta mediante laminotomia<br />
e le faccette articolari vengono eliminate per evitare<br />
successivi fenomeni di instabilità tra midollo spinale e<br />
colonna vertebrale e quindi deformità secondarie a questo<br />
processo. Per identificare le radici nervose si utilizza<br />
un monitoraggio EMG, attraverso il quale le radici<br />
stesse vengono sezionate in una percentuale variabile tra<br />
il 25 e l’80% e in tal modo si riduce in maniera definitiva<br />
e irreversibile la risposta allo stretch reflex e, quindi,<br />
la spasticità.<br />
Questa tecnica è efficace soprattutto nei pazienti<br />
deambulanti con difficoltà causate dalla spasticità in<br />
assenza di ipostenia, distonia, atetosi, atassia e rigidità<br />
associate. Non vi sono dati sull’età ottimale per l’intervento,<br />
che viene empiricamente consigliato nei<br />
periodi compresi tra 2-4 anni e 6-8 anni d’età. Come<br />
tutte le procedure chirurgiche, crea una lesione permanente<br />
e irreversibile. Nei 6 mesi successivi all’intervento<br />
è necessaria quindi una riabilitazione intensiva<br />
per favorire un corretto training al cammino e un<br />
buon rinforzo muscolare. Tra le complicanze vi sono<br />
l’aggravamento della sublussazione dell’anca e delle<br />
deviazioni della pelvi nei soggetti ambulanti, l’aumento<br />
della lordosi e della scoliosi, e l’insorgenza<br />
(postoperatoria) di piede valgo e di collasso della<br />
parte media del piede.
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 263<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Le <strong>paraplegie</strong> <strong>spastiche</strong> <strong>ereditarie</strong> (HSP, dall’inglese<br />
Hereditary Spastic Paraplegias) sono un gruppo d’affezioni<br />
caratterizzate da debolezza muscolare e spasticità<br />
(aumento del tono muscolare) a esordio insidioso e decorso<br />
progressivo. Sono ben distinte tra loro sia dal punto di<br />
vista clinico che genetico (Tab. 9.2) e sono anche conosciute<br />
come <strong>paraplegie</strong> <strong>spastiche</strong> familiari (FSP), paraparesi<br />
<strong>spastiche</strong> <strong>ereditarie</strong> (o familiari) o con l’eponimo di<br />
Sindrome di Strumpell-Lorraine [26-29, 94]. In realtà, dal<br />
punto di vista clinico, il complesso sindromico caratterizzato<br />
da debolezza muscolare progressiva associata ad<br />
aumento del tono muscolare degli arti inferiori – paraparesi<br />
spastica o paraplegia spastica nei casi molto gravi – può<br />
far parte di svariati quadri clinici o sindromici. Ciò che<br />
caratterizza e distingue le HPS (Tabb. 9.2 e 9.3) dalle altre<br />
affezioni (vedi oltre) è la predominanza dei due segni clinici<br />
(ipostenia e aumentato tono muscolare) all’interno del<br />
quadro sindromico e la possibilità di trasmettere geneticamente<br />
tali caratteri in maniera dominante, recessiva o legata<br />
al sesso (paraplegia spastica ereditaria) (Tab. 9.2).<br />
CENNI STORICI<br />
Tra i primi lavori scientifici a descrivere casi di HSP vi<br />
sono quelli di Seeligmuller (1876) – che descrisse una<br />
famiglia con debolezza muscolare e spasticità degli arti<br />
inferiori a decorso progressivo – e quelli classici di<br />
Strumpell del 1880, 1886 e 1904 [134] e di Lorraine del<br />
1898, che descrissero diverse famiglie con debolezza<br />
muscolare e spasticità progressiva degli arti inferiori in<br />
assenza di altri segni o sintomi neurologici [34-39].<br />
PREVALENZA E<br />
DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA<br />
Le stime di prevalenza variano da 2,7 (in Italia) a 9,7 (in<br />
Spagna) su 100.000 persone nella popolazione generale<br />
[34-38, 95]. Non vi sono differenze etniche o geografiche;<br />
va però notato che non sono mai state descritte famiglie<br />
con HSP di origine africana.<br />
CLASSIFICAZIONE CLINICA<br />
Le HSP sono state originariamente – e vengono ancora<br />
oggi – distinte in forme non complicate (o “HSP pure”) e<br />
forme complicate (o “HSP complesse”).<br />
M. RUGGIERI<br />
263<br />
Tra le 24 forme di HSP oggi conosciute 7 vengono classificate<br />
come HSP non complicate (Tab. 9.2) caratterizzate<br />
cioè e s c l u s i v a m e n t e da debolezza muscolare e spasticità progressiva<br />
degli arti inferiori (in particolare dei muscoli posteriori<br />
della coscia e del quadricipite, ileopsoas e tibiale anteriore)<br />
e da disfunzioni della vescica urinaria. In queste forme<br />
non complicate spesso, ma non sempre, si associano iperreflessia<br />
agli arti inferiori e lieve diminuzione della sensibilità<br />
vibratoria delle dita dei piedi con segno di Babinski positivo;<br />
la forza muscolare è normale alle estremità superiori e i<br />
pazienti non presentano disturbo o deficit della masticazione,<br />
dell’articolazione della parola o della deglutizione. Le<br />
forme non complicate esordiscono a qualsiasi età (dall’infanzia<br />
sino all’età adulta tardiva) e progrediscono lentamente<br />
senza periodi d’esacerbazione, remissione o peggioramento<br />
improvviso. Le persone affette presentano tipicamente<br />
difficoltà di deambulazione, per cui spesso si rendono<br />
necessari sostegni, tutori o talora la sedia a rotelle. Sebbene<br />
siano delle forme disabilitanti, la storia naturale non comporta<br />
accorciamento della quantità globale della vita.<br />
Le rimanenti 17 forme di HSP sono classificate come<br />
HSP complicate (Tab. 9.3) in quanto sono a s s o c i a t e, oltre<br />
che ai segni tipici delle forme non complicate, ad altre<br />
manifestazioni neurologiche non attribuibili a quadri sindromici<br />
neurologici eventualmente associati. Le HSP complicate,<br />
quindi, sono caratterizzate clinicamente da debolezza<br />
muscolare e spasticità progressiva degli arti inferiori con<br />
convulsioni, ritardo mentale o demenza, cataratta, retinopatia,<br />
neuropatia ottica, sordità, amiotrofia distale, atassia,<br />
disturbi extrapiramidali, anomalie cutanee, scheletriche o<br />
ematiche, disturbi endocrini o neuropatia periferica [1, 6, 8,<br />
30, 46, 49, 64, 75, 96, 101, 122, 124, 128, 130, 139, 141].<br />
Anita Harding, nella sua classificazione originale del<br />
1983 [57], aveva introdotto il criterio distintivo dell’età<br />
d’esordio, creando sottogruppi (o forme) di HSP (tipo 1,<br />
tipo 2, ecc.) in base appunto all’età in cui si manifestavano<br />
i primi segni neurologici specifici. Nelle HSP, però, l’età<br />
d’esordio della malattia è assai variabile, anche all’interno<br />
di uno stesso nucleo familiare, con forme nelle quali alcuni<br />
membri iniziano a presentare segni sin da bambini e altri<br />
solo da adulti [34-38]. Tale criterio è stato quindi abbandonato<br />
e oggi si preferisce seguire il sistema classificativo<br />
delle forme non complicate e complicate.<br />
VARIABILITÀ CLINICA<br />
G r a v i t à . È assai variabile sia tra le diverse forme genetiche<br />
(Tab. 9.2) che all’interno di uno stesso nucleo familiare. Tra<br />
le forme dominanti di HSP a esordio prevalentemente adulto,<br />
quelle legate al cromosoma 15 (S P G 6 d a l l ’ e p o n i m o
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 264<br />
264 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Tab. 9.2. Forme genetiche di HSP.<br />
Loci Cromosoma Gene/proteina Sindrome HSP Età d’esordio Voci<br />
SPG (età media) bibliografiche<br />
HSP autosomiche dominanti<br />
SPG4 2p22 SPG4/spastina: proteina HSP non complicata o associata con 1-75 11, 22, 46,<br />
del citosol (o nucleare?) con demenza a esordio tardivo: fenotipo HSP AD ( 2 2 - 3 6 ) 47, 52, 54, 59<br />
domini AAA per i microtubuli con atassia, disartria, depressione, epilessia, 79, 82, 84<br />
emicrania e deterioramento cognitivo; test 92, 115, 123<br />
genetico disponibile (frequenza del 45%)<br />
SPG13 2q24-34 “Heat shock protein” 60 (Hsp60), HSP non complicata 17-68 34, 43<br />
caperonina mitocondriale (39)<br />
SPG8 8q23-q24 HSP non complicata 22-60 49, 50, 97<br />
(37)<br />
SPG9 10q23.3-q24.2 HSP complicata: paraplegia spastica > 30 104<br />
con cataratta, reflusso gastroesofageo,<br />
neuropatia motoria<br />
SPG17 11q12-q14 HSP complicata: paraplegia spastica 87, 88<br />
con amiotrofia dei muscoli della mano<br />
(Sindrome di Silver)<br />
SAX1 12p13 HSP complicata con spasticità, 80<br />
atassia, disartria, disfagia<br />
e anomalie dei movimenti oculari<br />
SPG10 12q13 Chinesina a catena pesante HSP non complicata o complicata 8-40 96<br />
(KIF5A) coinvolta con atrofia distale (10, 8)<br />
nel trasporto assonale<br />
SPG3A 14q11-q21 SPG3A/atlastina: GTPasi simile HSP non complicata; abitualmente 40, 48, 50<br />
alla famiglia delle dinamine ad esordio infantile e a lenta 57, 89, 129<br />
progressione; test genetico disponibile<br />
(da sola comporta una frequenza del 9%)<br />
SPG6 15q11.1 NIPA1: proteina membrana HSP non complicata 12-35 30, 31<br />
neuronale a funzione sconosciuta (22)<br />
(Non imprinted in Prader-Willi/<br />
Angelman syndrome 1)<br />
SPG12 19q13 HSP non complicata 5-22 5, 95<br />
(6, 9)<br />
SPG19 9q33-q34 HSP non complicata 120<br />
HSP autosomiche recessive<br />
SPG14 3q27-28 HSP complicata: paraplegia (30) 26-29<br />
spastica associata a ritardo<br />
mentale e neuropatia distale motoria<br />
SPG5A 8p12-q13 HSP non complicata 1-20 53<br />
SPG11 15q13-q15 HSP non complicata o complicata: 73<br />
associata in maniera<br />
variabile ad HSP associate a corpo<br />
calloso sottile, ritardo mentale, ipostenia<br />
agli arti superiori, disartria, nistagmo<br />
SPG7 16q SPG6/paraplegina: proteina HSP non complicata o complicata: 25-42 14, 20<br />
associata in maniera mitocondriale variabile (30)<br />
con anomalie mitocondriale evidenti<br />
alla biopsia muscolo scheletrico, disartria,<br />
disfagia, papilla ottica pallida, neuropatia<br />
assonale, evidenza di “lesioni vascolari”,<br />
atrofia cerebellare o cerebrale alla RM<br />
(continua)
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 265<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
segue<br />
Loci Cromosoma Gene/proteina Sindrome HSP Età d’esordio Voci<br />
SPG (età media) bibliografiche<br />
SPG15 14q HSP complicata: paraplegia spastica 58, 89<br />
associata a maculopatia pigmentaria,<br />
amiotrofia distale, disartria, ritardo mentale<br />
con deterioramento cognitivo progressivo<br />
SPG20 13q SPG20/spartina: regione HSP complicata: paraplegia spastica associata 86<br />
N-terminale simile alla spastina: con perdita musolare distale (Sindrome di Troyer)<br />
omologia con le proteine<br />
coinvolte nella morfologia e nel<br />
traffico di membrana endosomico<br />
ARSACS 13q12.3 SACS/sacsina HSP complicata 26-29<br />
SPG24 13q14<br />
SPG21 15q21-q22 SPG21/masparidna HSP complicata ad esordio in età 107<br />
giovane-adulta associata a spasticità con<br />
lento deterioramento cognitivo sino alla<br />
paralisi totale e mutismo; la RM dimostra<br />
atrofia cerebrale, cerebellare corpo calloso<br />
con iperintensità della sostanza bianca<br />
SPG28 14q21.3-q22.3 HSP con spasticità progressiva a esordio 10<br />
infantile e necessità di supporto per la<br />
deambulazione intorno all’età di 40 anni<br />
HSP legate al sesso<br />
SPG1 Xq28 Molecole di adesione cellulare L1 HSP complicata: associata a ritardo > 1 17, 61, 63-65,<br />
(L1CAM) mentale e in maniera variabile anche 108, 109<br />
a idrocefalo, afasia e pollici addotti<br />
SPG2 Xq21 Proteina proteolipidica (PLP1): HSP complicata: associazione variabile 2-16 17, 64, 65,<br />
proteina intrinseca della mileina con anomalie della sostanza bianca cerebrale; (7-30) 101, 108,<br />
fenotipo variabile (simile alla malattia di 125, 126<br />
Pelizaues-Merzbacher, PMD, o alla forma SPG2)<br />
SPG16 Xq11.2- q23 HSP non complicata o complicata: 12, 13, 17<br />
associata a afasia motoria, riduzione del 64, 65, 108<br />
visus, ritardo mentale lieve, disfunzione 109, 116<br />
della vescica urinaria e intestinale<br />
Tab. 9.3. Paraplegie <strong>spastiche</strong> <strong>ereditarie</strong> (HSP) complicate.<br />
Paraplegia spastica e neuropatia periferica<br />
Cavanagh et al., 1979 [19] Paraplegia spastica e neuropatia sensitiva con ulcerazioni mutilanti delle mani e dei piedi AD (?)<br />
Stewart, 1981 [132] Paraparesi ad esordio precoce (primi 10 anni di vita), neuropatia periferica, AR (?)<br />
depigmentazione alle mani e piedi<br />
Antinolo et al., 1992 [6] Paraplegia spastica, neuropatia, poichilodermia AD<br />
McKusick, 1994 [94] Paraplegia spastica a esordio precoce, con ulcere non dolenti delle mani e AR (?)<br />
Thomas et al., 1994 [139] piedi, perforanti e mutilanti; dolore urente alle gambe e occasionalmente alle mani<br />
Matthys, 2000 [92] Paraplegia spastica, neuropatia periferica AD<br />
Vazza et al. 2000 [144] Paraplegia spastica, ritardo mentale, neuropatia motoria distale AR<br />
56<br />
265<br />
(continua)
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 266<br />
266 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
segue<br />
Paraplegia spastica e amiotrofia distale<br />
Silver, 1966 [128], Refsum et al., 1954 [112] Paraplegia spastica con amiotrofia delle mani A D<br />
Cross 1967 [19] Paraplegia spastica e perdita muscolare distale (Sindrome di Troyer) AR<br />
Farag, 1994 [23]<br />
Neuhauser et al., 1976 [101] Paraplegia spastica (a esordio infantile, non progressiva) perdita AR (?)<br />
muscolare distale, ritardo mentale, bassa statura<br />
Serena et al., 1989 [124] Paraplegia spastica con amiotrofia peroneale ed episodi di dolore AR<br />
scatenati da febbre, disestesia, tetraparesi<br />
McKusick, 1994 [94] Paraplegia spastica ad esordio nella 2° decade di vita con progressione lenta, AD (?)<br />
normale aspettativa di vita, amiotrofia delle mani<br />
Farah et al., 1997 [31] Paraplegia spastica con perdita muscolare distale, ritardo mentale, microcefalia, AR<br />
aracnodattilia, tremori<br />
Vazza et al. 2000 [144] Paraplegia spastica, ritardo mentale, neuropatia motoria<br />
Paraplegia spastica e ritardo mentale<br />
Bianchine, 1974 [3] Paraplegia spastica, ritardo mentale, afasia, XL<br />
Straussberg et al., 1991 [133] pollici addotti, iperlordosi lombare (Sindrome MASA)<br />
Yeatman, 1984 [150]<br />
Neuhauser, 1976 [101] Paraplegia spastica (a esordio infantile, non progressiva) AR (?)<br />
perdita muscolare distale, ritardo mentale, bassa statura<br />
Raphaelson et al., 1983 [110] Paraplegia spastica, ritardo mentale e pubertà precoce AR<br />
Farmer, 1985 [32] Paraplegia spastica, disartria, atassia, ritardo mentale, AR (?)<br />
degenerazione maculare pigmentaria<br />
Chenevix-Trench, 1986 [24] Paraplegia spastica, glaucoma e ritardo mentale AR (?)<br />
Heijbel, 1981 [64]<br />
Gustavson, 1989 [53] Paraplegia spastica e ritardo mentale AR<br />
Gutmann, 1990 [54] Paraplegia spastica (a esordio infantile), disartria, ritardo mentale, atassia XL<br />
cerebellare, tremore, anomalie della sostanza bianca periventricolare<br />
Shibaski et al., 2000 [127] Paraplegia spastica, ritardo mentale e corpo calloso sottile AR<br />
Vazza et al., 2000 [144] Paraplegia spastica, ritardo mentale, neuropatia motoria AR<br />
Paraplegia spastica e cecità<br />
Louis-Bar, 1945 [87] Degenerazione maculare e lieve ritardo mentale AR<br />
Andrè van Leeuwen, 1949 [5]<br />
Van Bogaert, 1952 [143]<br />
Mckusick, 1994 [94]<br />
Kjellin, 1959 [80] Paraplegia spastica, ritardo mentale, amiotrofia, XL/AR<br />
degenerazione retinica maculare<br />
Macrae, 1973 [88] Paraplegia spastica con degenerazione retinica AR<br />
Rothner, 1976 [120] Paraplegia spastica, atrofia ottica, demenza AD<br />
Jagell, 1981 [72] Paraplegia spastica, bassa statura, convulsioni, degenerazione retinica, AR<br />
Jagell, 1982 [73] anomalie cutanee ittiosiformi<br />
Farmer, 1985 [32] Paraplegia spastica, disartria, atassia, ritardo mentale, AR (?)<br />
degenerazione maculare pigmentaria<br />
Doro et al., 1988 [27] Ipoplasia bilaterale dei nervi ottici, dissociazione pupillare alla luce (da vicino), (?)<br />
neuropatia periferica, fascicolazioni, cardiopatia<br />
(continua)
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 267<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Paraplegia spastica e sordità<br />
Wells, 1986 [147] Paraparesi spastica con bassa statura, ipogonadismo, opacità del cristallino, sordità XL<br />
Fitzsimmons, 1988 [40] Paraplegia spastica, sordità neurosensoriale bilaterale, AD<br />
deficit cognitivi e nefropatia progressiva<br />
Paraplegia spastica e anomalie scheletriche<br />
Fryns et al., 1991 [45] Paraplegia spastica, macrocefalia, dimorfismi facciali AR<br />
Fitzsimmons, 1987 [41] Anomalie scheletriche delle mani e piedi (?)<br />
(brachidattilia, epifisi a forma di cono), disartria<br />
Paraplegia spastica e anomalie cutanee<br />
Abdallat et al., 1867 [1] Paraparesi ad esordio precoce (primi 10 anni di vita), neuropatia periferica, AR<br />
Stewart et al., 1981 [132] depigmentazione alle mani e piedi<br />
Lison et al., 1981 [86] Paraparesi spastica con manifestazioni cutanee: vitiligine, ipopigmentazione AR (?)<br />
delle aree esposte, lentiggini multiple, invecchiamento precoce dei capelli,<br />
macchie caffelatte<br />
Jagell et al., 1981 [72] Bassa statura, convulsioni, degenerazione retinica, AR<br />
Jagell, 1982 [73] ittioli cutanea (Sindrome di Sjogren-Larson)<br />
Antinolo et al., 1992 [6] Paraplegia spastica, neuropatia, poichilodermia AD<br />
Paraplegia spastica e disturbi extrapiramidali del movimento<br />
Neuhauser et al., 1976 [101] Paraplegia spastica (a esordio infantile, non progressiva) AR (?)<br />
perdita muscolare distale, ritardo mentale, bassa statura<br />
OMIM, 2005 [103] Mioclono ritmico palatale, faringeo, laringeo e facciale; atassia del tronco AD (?)<br />
McKusick, 1994 [94] Paraplegia spastica (esordio nella 2° decade di vita), con manifestazioni AR<br />
da interessamento dei gangli della base: disartria, atetosi<br />
Paraplegia spastica e epilessia<br />
Jagell, 1981 [72] Bassa statura, convulsioni, degenerazione retinica, AR<br />
Jagell, 1982 [73] cutanea (Sindrome di Sjogren-Larson)<br />
Kuroda et al., 1985 [83] Paraplegia spastica con epilessia<br />
Paraplegia spastica e anomalie ematiche<br />
Fujita et al., 1990 [47] Paraplegia spastica e anomalia di May-Heggin: inclusioni citoplasmatiche AD<br />
leucocitarie, megapiastrine e trombocitopenia<br />
Ahmed, 1996 [2] Paraplegia spastica e Sindrome di Evans (anemia emolitica Coombs positiva) AR (?)<br />
e trombocitopenia immune a eziologia sconosciuta<br />
Paraplegia spastica e atassia<br />
McKusick, 1994 [94] Paraplegia spastica (a esordio precoce) con atassia, AR<br />
disartria, nistagmo, prolasso della mitrale, atrofia muscolare<br />
Nakamura et al., 1995 [99] Paraplegia spastica con corpo calloso sottile, AR<br />
demenza, atassia, neuropatia periferica<br />
Paraplegia spastica e demenza<br />
Sutherland, 1957 [135] Paraplegia spastica, demenza, anomalie cardiache AR<br />
Nakamura et al., 1995 [99] Paraplegia spastica con corpo calloso sottile, demenza, atassia, neuropatia periferica AR<br />
Paraplegia spastica e disturbi endocrini<br />
Tuck et al., 1983 [140] Paraplegia spastica e Sindrome di Kallman AR<br />
(ipogonadismo, ipogonadotropo e anosmia)<br />
AD = autosomico dominante, AR = autosomico recessivo; XL = X-linked (legato al sesso).<br />
267
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 268<br />
268 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
inglese spastic gait [andatura spastica] usato per designare i<br />
loci genetici dell’HSP) e al cromosoma 8 (S P G 8) sembrano<br />
essere le più invalidanti [34-38, 116, 137].<br />
Debolezza muscolare e spasticità. Alcuni soggetti con<br />
HSP presentano un grado maggiore di debolezza muscolare,<br />
mentre altri hanno una grave spasticità con solo lieve<br />
ipostenia [34-39]. Nelle classificazioni usate in passato, le<br />
varie forme di HSP venivano distinte anche in base al grado<br />
di “spasticità” opposto a quello di “debolezza muscolare”<br />
[34-39, 56, 57]. In realtà queste differenze potrebbero riflettere<br />
una variabilità nel coinvolgimento anatomico o funzionale<br />
del sistema nervoso nelle varie forme di HSP [35, 68,<br />
81, 85, 93, 113, 137, 151] o sottendere differenze negli<br />
approcci terapeutici e riabilitativi [35-38].<br />
Età d’esordio. Come già detto, l’età d’esordio varia molto tra<br />
le diverse forme genetiche, all’interno di una stessa forma<br />
genetica o all’interno di uno stesso nucleo familiare ove tutti i<br />
membri presentino la stessa mutazione. Ad esempio, i disturbi<br />
dell’andatura iniziano in età infantile nelle forme di HSP<br />
legate al cromosoma 12 (S P G 1 2), 14 (S P G 3), e 19 (S P G 1 2) ,<br />
o dopo i vent’anni nelle forme autosomiche dominanti legate<br />
al cromosoma 2 (S P G 4), 2q (S P G 1 3), 8 (S P G 8) e 15 (S P G 6)<br />
(Tab. 9.2). Sebbene l’età media d’esordio vari sensibilmente<br />
tra le diverse forme di HSP (Tab. 9.2), vi possono essere notevoli<br />
sovrapposizioni d’età d’esordio della malattia.<br />
Forme progressive e non progressive. Nelle forme di<br />
HSP a esordio dopo l’adolescenza, il decorso è lentamente<br />
progressivo. Quando invece l’HSP inizia in età infantile vi<br />
può essere una progressione molto lenta anche in molti<br />
anni. Ciò è stato spiegato con una maggiore capacità del<br />
sistema nervoso in via di sviluppo a compensare una perdita<br />
assonale progressiva [35, 68, 81, 85, 93, 113, 137,<br />
151]; o con una caratteristica genetica diversa tra le forme<br />
<strong>infantili</strong> e adulte: le prime potrebbero rappresentare delle<br />
vere malattie congenite non progressive rispetto alle forme<br />
adulte, che sono malattie neurodegenerative [35-39].<br />
Segni sindromici. Sebbene alcuni segni associati (Tabb. 9.2<br />
e 9.3) permettano di caratterizzare clinicamente alcune forme<br />
di HSP complicate, non sempre una determinata forma genetica<br />
di HSP può essere riconosciuta attraverso uno specifico<br />
“segno sindromico”. Talora, infatti, nelle forme complicate<br />
(Tab. 9.3) i segni associati (ad es., neuropatia motoria distale<br />
o sordità, ecc.) possono non essere presenti in tutti i soggetti<br />
dello stesso nucleo familiare o con la stessa mutazione. In<br />
alcune famiglie, dei membri possono avere forme tipicamente<br />
non complicate e altri forme chiaramente complicate.<br />
HSP NON COMPLICATE<br />
Esordio. Che può avvenire a qualsiasi età (Tab. 9.2) – è<br />
insidioso con sensazione di debolezza muscolare e aumentato<br />
tono muscolare (spasticità) a carattere lentamente progressivo<br />
e confinato al distretto muscolare delle gambe.<br />
L’andatura diviene progressivamente, anche dopo diversi<br />
anni, sempre più difficile e questi soggetti possono in fasi<br />
successive della malattia necessitare di supporti per la<br />
deambulazione o essere costretti all’uso della sedia a rotelle.<br />
Spesso compaiono parestesie agli arti inferiori e disturbi<br />
della minzione. In queste forme gli arti superiori sono<br />
colpiti assai di rado, così com’è rara la disfagia o la disartria.<br />
I nervi cranici sono interessati pure raramente [35-39].<br />
Esame neurologico. evidenzia ipostenia bilaterale con aumento<br />
del tono muscolare maggiormente nei distretti muscolari<br />
posteriori della coscia, del quadricipite, dell’ileopsoas e dei<br />
tibiali anteriori. Negli stessi distretti vi è iperreflessia che si<br />
accompagna a riflesso di Babinski positivo. Altro segno importante<br />
è una lieve diminuzione della sensibilità vibratoria distale<br />
nelle gambe. Vi è talora lieve atrofia dei muscoli distali delle<br />
gambe in assenza però di fascicolazioni, crampi o amiotrofia<br />
importante. In questi soggetti – specie col progredire degli anni<br />
– è possibile osservare piede cavo o alluci flessi o anche dismetria<br />
(in assenza però di altri segni cerebellari, tranne movimenti<br />
saccadici degli occhi in taluni soggetti).<br />
In alcune famiglie o anche in casi sporadici vi sono<br />
disturbi cognitivi o demenza – generalmente senile – marcata.<br />
Non è chiaro se i deficit cognitivi e/o la demenza rappresentino<br />
patologie associate o segreghino assieme al<br />
materiale cromosomico (in questo caso del cromosoma 2)<br />
legato a quella forma di HSP.<br />
N e u r o p a t o l o g i a . La lesione caratteristica di queste forme è<br />
la degenerazione assonale (fibre motorie e sensitive) confinata<br />
al solo sistema nervoso centrale. Le lesioni sono tipicamente<br />
demielinizzanti con distruzione degli assoni nei tratti<br />
corticospinali laterali (toracici principalmente, cioè i segmenti<br />
terminali di questi tratti e in minore misura cervicali) o<br />
ventrali (di grado minore) e del fascicolo gracile (nel suo tratto<br />
terminale cioè cervicale), con diminuzione dei neuroni<br />
nelle colonne di Clarke con lesioni minime cerebellari, dei<br />
gangli basali, e dei tratti rubrospinali [10, 35-38, 57, 58, 123].<br />
Queste forme non complicate di HSP (con degenerazione<br />
assonale motoria e sensitiva del solo sistema nervoso centrale)<br />
possono essere considerate speculari alla Charcot-Marie-<br />
Tooth tipo 2, dove la degenerazione motoria e sensitiva è<br />
confinata al solo sistema nervoso periferico.<br />
Studi neurofisiologici. Talora, gli studi neurofisiologici –<br />
che sono abitualmente normali in quanto la neuropatia fa<br />
parte del fenotipo delle forme complicate – possono rilevare<br />
una neuropatia subclinica. Alla stessa maniera i potenziali<br />
evocati mostrano lievi (SSEP) o gravi (potenziali evocati<br />
corticali) alterazioni della conduzione nervosa nei tratti<br />
dorsali o nelle fibre corticospinali.<br />
Neuroradiologia. La risonanza magnetica (RM) cerebrale<br />
nelle HSP non complicate è abitualmente normale (sebbene<br />
all’esame anatomopatologico si rilevi demielinizzazione)<br />
[17, 37, 62], tranne che nelle forme legate al cromosoma<br />
15 (circa il 50% delle forme recessive di HSP) dove vi<br />
è assottigliamento del corpo calloso. La RM del midollo<br />
spinale è normale o rivela atrofia (diminuzione del diametro<br />
cross-sezionale) del midollo specie nel tratto toracico.
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 269<br />
9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
Criteri diagnostici. Secondo Fink e collaboratori l’HSP<br />
può essere diagnosticata in presenza di [35-38]:<br />
• segni neurologici caratteristici, quali debolezza muscolare<br />
e spasticità bilaterale e simmetrica agli arti inferiori (a<br />
esordio insidioso e carattere progressivo);<br />
• obiettività neurologica di deficit simmetrici dei tratti corticospinali<br />
che interessino le estremità inferiori (ipostenia<br />
spastica degli arti inferiori, iperreflessia e Babinski positivo),<br />
associata a lieve deficit della sensibilità vibratoria<br />
(nelle gambe), piede cavo e ipertono della vescica urinaria;<br />
• familiarità per questi disturbi con modello di trasmissione<br />
dominante, recessivo o legato al sesso;<br />
• esclusione (attraverso indagini di laboratorio, studi neurofisiologici<br />
e neuroradiologici) di altre malattie in diagnosi<br />
differenziale (vedi oltre) [35-38, 109].<br />
Diagnosi differenziale<br />
Vanno escluse le seguenti condizioni cliniche [9, 35-38, 44]:<br />
• anomalie strutturali dell’encefalo o del midollo spinale:<br />
malformazione di Arnold-Chiari, spondilolisi cervicale o<br />
lombare, Sindrome della corda ritenuta (tethered cord), neoplasie<br />
a carico del midollo spinale, granulomi (ad es., tubercolosi)<br />
a carico di vertebre o del midollo spinale.<br />
Abitualmente la clinica (presenza di atassia, di coinvolgimento<br />
delle estremità superiori, radicolopatia, dolore, perdita della<br />
sensibilità con segni di livello) e un decorso subacuto aiutano<br />
nella diagnostica differenziale, ma sono le immagini (radiografia<br />
tradizionale, RM o arteriografia) generalmente a dimostrare<br />
la natura malformativa o meno del fenomeno clinico;<br />
• malattie degenerative: sclerosi multipla, sclerosi laterale<br />
amiotrofica, sclerosi laterale primaria, atassie spinocerebellari<br />
(inclusa la malattia di Machado-Joseph). La clinica in queste<br />
malattie è abitualmente differente e anche in questo caso gli<br />
esami di laboratorio (esame del liquor), neurofisiologici (elettromiografia,<br />
potenziali evocati, potenziali somatosensitivi) e<br />
strumentali (RM) aiuteranno a dirimere i dubbi diagnostici;<br />
• l e u c o d i s t r o f i e: adrenoleucodistrofia, adrenoleuconeuropatia,<br />
leucodistrofia metacromatica, malattia di Krabbe. La<br />
modalità di <strong>ereditarie</strong>tà, i segni associati (ritardo psicomotorio,<br />
deterioramento cognitivo, neuropatia), gli esami strumentali<br />
(RM, spettroscopia), ma soprattutto i dosaggi enzimatici,<br />
sono di fondamentale importanza ai fini diagnostici;<br />
• malattie metaboliche: degenerazione subacuta combinata,<br />
encefalopatia mitocondriale, abetalipoproteinemia, deficit<br />
di vitamina E. In genere in questi casi vi sono molte<br />
manifestazioni cliniche associate, che sono di per sé diagnostiche<br />
(ad es., retinite, neuropatia, bassa statura, ecc.);<br />
anche in questi casi si hanno dei quadri di neuroimmagini<br />
tipici e il dosaggio enzimatico è dirimente;<br />
• malattie infettive: sifilide terziaria o sifilide acquisita,<br />
paraparesi spastica tropicale, Sindrome da immunodeficienza<br />
acquisita (AIDS). Queste sono forme più rare in età<br />
pediatrica a decorso subacuto e con parametri di laboratorio<br />
molto chiari nella maggior parte dei casi;<br />
• altre forme: distonia DOPA-responsiva (sensibile alla somministrazione<br />
di DOPA, che è di per sé un test diagnostico).<br />
Variabilità genetica delle HSP<br />
e meccanismi patogenetici<br />
269<br />
Esistono forme di HSP autosomiche dominanti, recessive e<br />
legate al sesso. Ciascuna di queste forme è geneticamente<br />
eterogenea: mutazioni in geni diversi causano fenotipi non<br />
distinguibili clinicamente. I loci genetici dell’HSP vengono<br />
chiamati loci SPG (dall’inglese spastic gait) [35-38, 57]. Se<br />
ne conoscono a oggi 24 e sono numerati secondo la sequenza<br />
temporale con la quale sono stati identificati per analisi di<br />
linkage o per ricerca di mutazioni (il locus SPG18, sebbene<br />
già identificato, non è stato ancora pubblicato) (Tab. 9.2).<br />
La patogenesi delle HSP appare ancora oggi poco chiara e<br />
ciò è legato all’identificazione molto recente della maggior<br />
parte dei geni che causano tali forme [35, 68, 81, 85, 93, 113,<br />
136, 151]. Considerata l’estrema variabilità clinica delle HSP<br />
– l’HSP è più un gruppo di affezioni che una singola entità clinica<br />
– e l’elevato numero di geni coinvolti su diversi cromosomi,<br />
è facile ipotizzare che le proteine coinvolte nella patogenesi<br />
delle HSP siano coinvolte in numerosi meccanismi e<br />
vie biochimiche (Tab. 9.2). Tra questi meccanismi vi sono:<br />
• fosforilazione ossidativa (la SPG13/caperonina e la<br />
SPG7/paraplegina sono proteine mitocondriali);<br />
• trasporto assonale (la SPG10/KIF5 è una molecola implicata<br />
nel movimento e nel trasporto assonale e la SPG4/spastina<br />
interagisce con i microtubuli);<br />
• mielinizzazione e conservazione della struttura della mielina<br />
(la PLP/SPG2 è una proteina intrinseca della mielina);<br />
• sviluppo embrionario dei tratti corticospinali (la SPG1 è<br />
implicata nella produzione di proteine di adesione molecolare<br />
L1 CAM). Non è ancora chiaro se tali meccanismi agiscano<br />
secondo vie separate o convergano in un’unica via comune.<br />
HSP autosomiche dominanti. Sono state identificate<br />
diverse forme di HSP a trasmissione autosomica dominante<br />
(AD) (Tab. 9.2). La forma più comune (37-45% di tutte<br />
le forme di HSP AD) è la SPG4 (cromosoma 2p22), una<br />
HSP non complicata o talora associata con altri segni neurologici<br />
a insorgenza più tardiva [54-72]. Tranne che per le<br />
forme SPG3 e SPG8, tutte le altre forme sono state osservate<br />
in singoli nuclei familiari e sono rare.<br />
Come già accennato, non è possibile distinguere le varie<br />
forme di HSP dominanti solo in base a criteri clinici, in quanto<br />
la maggior parte di esse sono forme non complicate, e quindi<br />
per definizione (vedi sopra Criteri diagnostici [35-38]) non presentano<br />
segni neurologi associati distintivi. Si pensa che tutte<br />
queste forme (Tab. 9.3) siano causate da geni di una stessa<br />
superfamiglia – quindi con una funzione comune – o che le proteine<br />
prodotte convergano in una via comune (che causerebbe<br />
degenerazione assonale dei tratti corticospinali). Anche il criterio<br />
dell’età d’esordio non viene più utilizzato perché assai variabile<br />
(vedi sopra e Tab. 9.3). L’unica eccezione è forse rappresentata<br />
dalla SPG4, che è associata in alcune – ma non tutte –<br />
forme a deficit cognitivo (subclinico o del tipo demenza senile).<br />
In alcune forme di HSP si può notare, all’interno dei nuclei<br />
familiari, il fenomeno dell’anticipazione con comparsa di<br />
segni clinici di maggior gravità a età sempre più giovani.
09-capitolo 19-07-2006 10:31 Pagina 270<br />
270 9 – PARALISI CEREBRALI INFANTILI E PARAPLEGIE SPASTICHE EREDITARIE<br />
HSP autosomiche recessive. Le forme autosomiche recessive<br />
(AR) complessivamente rappresentano il 15-20% di<br />
tutte le forme di HSP (Tab. 9.3). Tra queste la forma<br />
SPG11 è la più comune (50% dei casi di HSP AR).<br />
HSP legate al sesso. Anche queste forme sono sia eterogenee<br />
che complicate (Tab. 9.3) [61].<br />
HSP COMPLICATE<br />
In queste forme predominano i segni di debolezza muscolare<br />
e spasticità, simmetrici e bilaterali agli arti inferiori,<br />
accompagnati però ad altre manifestazioni neurologiche<br />
(che devono far parte del quadro clinico della HSP e non<br />
essere causate da altre disfunzioni neurologiche occasionali<br />
associate) (Tab. 9.2). Tale distinzione è importante perché<br />
segni, anche marcati, di ipostenia associata a spasticità<br />
progressiva si possono riscontrare anche in associazione ad<br />
altre malattie neurologiche (ad es., malattia di Machado-<br />
Joseph, Alzheimer a esordio precoce o sclerosi laterale<br />
amiotrofica), che non vengono però per questo considerate<br />
delle HSP complicate (per porre diagnosi di HSP per definizione<br />
si deve escludere qualsiasi altra malattia conosciuta)<br />
(vedi sopra Criteri diagnostici [35-38]).<br />
La classificazione delle forme complicate certamente comprende<br />
molte affezioni tra loro assai differenti, probabilmente<br />
anche dal punto di vista patogenetico (Tab. 9.3). Oltre a<br />
queste sindromi vi sono anche casi (o famiglie) isolati(e) con<br />
HSP associata a disturbi sistemici o segni neurologici particolari.<br />
Talora è anche difficile stabilire se le due condizioni<br />
(ad es., HSP e sordità, oppure HSP e convulsioni o anomalie<br />
cardiache) semplicemente coesistano casualmente nella stessa<br />
famiglia o siano realmente parte del fenotipo della HSP.<br />
Vengono osservati assai raramente nuclei familiari con<br />
HSP non complicata al cui interno vi siano anche soggetti<br />
con HSP complicate, mentre il contrario accade più<br />
frequentemente.<br />
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BIBLIOGRAFIA<br />
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E RISCHIO DI HSP<br />
Non è raro nella pratica clinica osservare bambini con debolezza<br />
muscolare e spasticità agli arti inferiori bilaterale e<br />
simmetrica, a carattere non progressivo, a esordio infantile,<br />
non accompagnata a ritardo mentale e non legata a fattori di<br />
rischio evidenziabili (ad es., prematurità, piccolo per l’età<br />
gestazionale, gravidanze multiple o ipossia/ischemia intrauterina.<br />
In tali soggetti – che vanno distinti però dai soggetti<br />
con paralisi emiplegica o monoplegia –, il rischio di forme<br />
familiari di HSP è del 12% (cioè 1 su 8). Il rischio globale<br />
di HSP nel gruppo delle paralisi <strong>cerebrali</strong> <strong>infantili</strong> viene calcolato<br />
invece intorno al 2% [35-38].<br />
Vi sono invece forme familiari di paralisi cerebrale infantile<br />
a <strong>ereditarie</strong>tà autosomica recessiva – il cui gene è stato<br />
identificato sul cromosoma 2q24-25, molto vicino al locus<br />
della HSP S P G 1 3 –, che si pensa costituiscano varianti della<br />
stessa malattia (la forma familiare AR di paralisi cerebrale<br />
infantile viene anche considerata una forma infantile di<br />
HSP); non se ne conosce, tuttavia, la natura – e l’eventuale<br />
similitudine – delle lesioni patologiche. I criteri della progressività,<br />
tipica delle HSP, opposti all’assenza di progressione,<br />
tipica della paralisi cerebrale infantile, non sembrano<br />
così certi, poiché alcune forme di HSP a esordio infantile<br />
sono a lenta progressione (o non vi è alcuna progressione),<br />
anche all’interno degli stessi nuclei familiari.<br />
TERAPIA<br />
La terapia si limita alla riduzione del tono muscolare (terapia<br />
fisica riabilitativa o farmaci, quali la tossina botulinica)<br />
e della disfunzione urinaria, all’esercizio fisico continuo<br />
(volto a mantenere e migliorare la forza delle estremità<br />
inferiori, ridurre la componente spastica, facilitare i riflessi<br />
locomotori attraverso il movimento) e al miglioramento<br />
delle condizioni cardiovascolari.<br />
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