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Figura 15 e 16. Stazioni linfonodali colpite da linfoma non Hodgkin.<br />
Quelli a basso grado di aggressività (indolenti) colpiscono soprattutto gli adulti (età<br />
media 55-60 anni), mentre quelli ad alto grado di aggressività possono interessare tutte<br />
le età, con maggiore incidenza nella 3 a e 4 a decade.<br />
Nella maggior parte dei casi esordiscono coinvolgendo sia multiple stazioni linfonodali,<br />
sia la milza, il midollo osseo ed altre sedi extra-nodali .<br />
La sintomatologia generale (piressia, prurito, sudorazioni, calo ponderale) interessa solo<br />
il 10-20% dei pazienti in fase iniziale; questi sintomi sono propri delle forme più<br />
aggressive di tutte le fasi terminali, accompagnate da tumefazione del linfonodo in una<br />
o, più spesso, diverse stazioni linfatiche superficiali e/o profonde in genere simmetriche.<br />
In quelli ad alto grado di aggressività sono presenti fin dall’esordio adenomegalie<br />
superficiali e/o profonde, meno frequentemente epatosplenomegalia. La diffusione è<br />
precoce per via ematica e per via linfatica, per cui oltre il 50% dei pazienti arriva alla<br />
diagnosi già al IV stadio.<br />
La radioterapia nell’ambito degli LNH indolenti viene utilizzata nei pazienti in I-II<br />
stadio, allo stesso modo è la terapia di prima linea in quelli ad alto grado in stadio I<br />
senza “bulky”. Nelle varianti aggressive con stadio superiore al I, la strategia<br />
terapeutica si avvale di protocolli di polichemioterapia citotossici aggressivi (1 a ,2 a ,3 a<br />
generazione). Anche i pazienti giovani con LNH indolente in fase avanzata (stadi II-<br />
IV), devono essere trattati con un programma eradicante polichemioterapico. I pazienti<br />
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anziani con malattia disseminata vengono trattati con monochemioterapia associata o<br />
non a radioterapia, con l’unico intento di contenere il più possibile l’espansione della<br />
malattia, più che eradicarla. Recenti protocolli terapeutici con Rituximab, si sono<br />
rivelati molto utili nel trattamento (in regime di monochemioterapia) dei LNH indolenti<br />
ed aggressivi, in fase di recidiva o refrattari. Il TMO autologo viene utilizzato nelle<br />
forme ad alto grado di aggressività (come nei linfomi di Hodgkin), nei pazienti in<br />
remissione completa che, all’esordio, presentavano caratteristiche sfavorevoli, in<br />
pazienti che ricadono in tempi brevi e, soprattutto, in pazienti che durante la fase di<br />
induzione mostrano scarsa o lenta risposta alla terapia di prima linea. 12,13,14,15,16,17<br />
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A. Chiappella, A. D’Alessio, R. Freilone, F. Iuliano, G. Marotta. Percorsi clinici in ematologia.<br />
Elsevier 2008.<br />
13 S. Tura. Lezioni di ematologia VI edizione. Esculapio 2003.<br />
14 V. Sermonti, U. Recine. Ematologia pratica II edizione. EMSI 2004.<br />
15 P. Corradini, R. Foà. Manuale di ematologia. Minerva Medica 2008.<br />
16<br />
E. Pauleau. Syndrome myelodysdisplasique et leucemie aigue secondaires au traitement par<br />
fludarabine: a propos de deux cas. 2000.<br />
17 A. Verdier. Les inhibiteurs des tyrosine-kinases dans les hémopathies malignes: étude d'Imatinib<br />
(Glivec r) dans le traitement de la leucemie myéloïde chronique au CHU de Dijon. 2003.<br />
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