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3.3-FASE D’INFUSIONE DELLE CSE<br />
La tecnica di infusione si esegue sia per le CSE prelevate dal midollo osseo tramite<br />
l’aspirato midollare, che nelle cellule staminali raccolte dal sangue periferico mediante<br />
leucoaferesi. Le cellule infuse attraversano il microcircolo polmonare e si vanno a<br />
collocare nel midollo osseo, grazie ad un peculiare fenomeno denominato “homing”<br />
(3). Il meccanismo molecolare legato a questo processo sembra essere determinato dalla<br />
presenza di particolari antigeni sui precursori emopoietici. L'infusione di midollo osseo<br />
richiede un margine di sicurezza di almeno 24 ore dalla somministrazione di<br />
chemioterapici, per avere la certezza che nel sangue del ricevente non siano presenti<br />
citotossici che possano ritardare o inibire l'attecchimento delle cellule staminali.<br />
Preliminarmente il midollo raccolto e congelato deve essere trasferito nell'unità di cura<br />
del paziente in un contenitore di azoto liquido; è importante infondere il midollo il più<br />
rapidamente possibile dopo lo scongelamento, per ridurre al minimo il rischi di morte<br />
delle cellule staminali.<br />
Prima di effettuare l’infusione di midollo osseo, ci si deve assicurare che il ricevente abbia<br />
un accesso venoso immediato e pervio (un'infusione di soluzione fisiologica scorre<br />
liberamente immessa nel catetere venoso centrale).<br />
Le singole sacche vengono immerse in bagno termostatato con acqua a circa 40° C,<br />
dopo essere state prelevate direttamente dall'azoto liquido: è importante accertare<br />
sempre l'identità del donatore prima dell’infusione. Una volta scongelata ciascuna<br />
sacca, viene infusa velocemente nel ricevente attraverso un dispositivo di somministrazione.<br />
Al fine di ottimizzare la resa delle cellule infuse, lo scongelamento avviene<br />
immediatamente prima dell’ infusione, portando bruscamente le cellule a 37° C e<br />
infondendole attraverso il catetere venoso centrale (fig.18). Quanto più rapidamente<br />
avviene l'infusione, dopo lo scongelamento, tanto minore è la morte cellulare. Fra<br />
l'infusione di una sacca e l'altra si può lasciare un intervallo di tempo variabile, se il ricevente<br />
ha un basso peso corporeo e occorre evitare un’iperidratazione, che generando<br />
un sovraccarico di liquidi potrebbe far insorgere uno scompenso cardiaco. Si deve<br />
avvisare il paziente dello sgradevole odore del dimetilsolfossido che viene utilizzato<br />
come criopreservante e del fatto che la lisi eritrocitaria durante lo scongelamento<br />
porterà a una colorazione rossa delle urine.<br />
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Durante l'infusione midollare è necessario il monitoraggio dei parametri vitali e<br />
l'osservazione di un’eventuale insorgenza di dispnea, ortopnea, dolore toracico, brividi,<br />
reazione orticarioide e febbre. Il torace va auscultato in caso di modificazione della<br />
respirazione e dei toni cardiaci. Se dovesse essere rilevata la presenza di murmure<br />
cardiaco o di rantolo polmonare, occorre rallentare la velocità di infusione, ma la<br />
procedura non va in ogni caso sospesa.<br />
Si possono verificare complicazioni legate all'infiltrazione dell'azoto nella sacca<br />
(attraverso una porta di accesso o una chiusura termica imperfetta) ed alla rottura della<br />
sacca in uno o più punti: in questi casi il midollo può essere contaminato da batteri. La<br />
morbilità associata all'infusione di midollo può essere dovuta a contaminazione<br />
microbica, infusione di materiale particellare, tossicità del dimetilsolfossido o altri<br />
effetti negativi. L'infusione di DMSO può portare a nausea, vampate e dolore<br />
addominale 26 .<br />
Figura 18. Infusione di cellule staminali emopoietiche tramite CVC.<br />
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26 Ljungman P, Urbano-Ispizua A, Cavazzana-Calvo, Demirer, Dini G, Einsele H, et al. Allogeneic and<br />
autologous transplantation for haematological disease, solid tumors and immune disorders: definitions<br />
and current practice in Europe. Bone Marrow Transplant. 2006.<br />
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