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<strong>Impatto</strong>» Economia» pag. 16<br />

Perchè tutto <strong>il</strong><br />

mondo guarda<br />

all’economia<br />

americana? Quanto<br />

conta oggi <strong>il</strong> nuovo<br />

continente?<br />

E’ indiscutib<strong>il</strong>e che per secoli <strong>il</strong> traino<br />

all’economia globale sia stato fornito dagli<br />

Stati Uniti d’America, ma gli stessi ancora oggi<br />

hanno la facoltà di condizionare l’economia<br />

mondiale? Qual è la loro f<strong>il</strong>osofia economica?<br />

di Pierluigi Patacca<br />

Direttore Marketing/Responsab<strong>il</strong>e Economia<br />

luigi.patacca@impattosettimanale.it<br />

La crescita, <strong>il</strong> PIL, l’occupazione: sono<br />

questi i valori di riferimento di politici,<br />

analisti finanziari, capi di governo e grandi<br />

dell’economia mondiale. È interesse di tutti<br />

che i singoli paesi industrializzati crescano.<br />

Come farebbero altrimenti, la Cina, la<br />

Germania e tutti i noti paesi esportatori ad<br />

allocare tutti i loro prodotti? Oppure, come<br />

farebbero i risparmiatori europei a investire<br />

danaro negli ‘’States’’, fornendo credito alle<br />

famiglie statunitensi, se queste smettessero<br />

di consumare? Chiaramente, questi sono<br />

soltanto due degli innumerevoli problemi<br />

che i vari esperti di economia, hanno dovuto<br />

affrontare, in questo periodo di profonda crisi<br />

e recessione.<br />

In particolare, è noto che, nella recente storia<br />

economica, gli USA hanno trainato gli altri<br />

paesi. E Nonostante la causa della crisi del 2007<br />

sia partita proprio dagli statunitensi - con i<br />

famosi mutui ‘’subprime’’ - è indiscutib<strong>il</strong>mente<br />

vero che gli stessi americani hanno assorbito<br />

Grecia tagliati 15m<strong>il</strong>a posti di lavoro<br />

pubblici L’ok del Parlamento arriva<br />

durante la notte è Una delle misure<br />

di austerity imposta ad Atene dalla<br />

troika Bce-Ue-Fmi per ottenere aiuti<br />

finanziari<br />

l’offerta di prodotti dei paesi europei e non,<br />

quando, gli altri consumatori - per via dei vari<br />

periodi di congiuntura critici - sono venuti<br />

meno. Si intuisce quindi in maniera immediata,<br />

perché <strong>il</strong> mondo guarda semrpe con maggiore<br />

attenzione ai dati macroeconomici degli<br />

Stati Uniti, piuttosto che a quelli dell’Italia<br />

o della Gran Bretagna (che sono comunque<br />

importantissimi).<br />

Se si arrestano gli USA, infatti, a risentirne non<br />

sono soltanto le famiglie d’oltreoceano ma<br />

anche le famiglie europee e asiatiche, anche se<br />

indirettamente.<br />

Ma qual è l’attuale posizione degli americani?<br />

Secondo gli ultimi dati, <strong>il</strong> paese cresce, ma al di<br />

sotto delle previsioni: <strong>il</strong> PIL si assesta sul +2,5%,<br />

contro <strong>il</strong> 3,2% degli auspici. Ma nonostante la<br />

delusione delle attese, è chiaro che la situazione<br />

è in assoluta controtendenza rispetto alla<br />

regressione dei paesi dell’Unione Europea.<br />

Contrariamente al vecchio continente, infatti,<br />

in America, i consumi aumentano, malgrado la<br />

spesa pubblica sia diminuita per via dei tagli<br />

imposti dal governo.<br />

Alle radici della crescita c’è la forte spinta della<br />

politica della FED. E’ la banca centrale, infatti,<br />

a stimolare l’economia, impostando i tassi<br />

di interesse bassissimi; i quali, nella pratica,<br />

dovrebbero incentivare gli investimenti e far<br />

aumentare <strong>il</strong> numero degli occupati.<br />

È chiaro allora che la priorità per gli americani è<br />

proprio l’occupazione, per i più svariati motivi:<br />

Uno di questi è legato al fatto che in America<br />

non esiste <strong>il</strong> welfare. Chi perde <strong>il</strong> lavoro è<br />

tutelato per un lasso di tempo breve e ciò non<br />

crea altro che ansia nei disoccupati e negli<br />

stessi occupati, che hanno un enorme paura di<br />

perdere l’impiego.<br />

Non a caso qualche giorno fa, Wall Street<br />

ha chiuso col segno verde a seguito della<br />

notizia del calo dei sussidi di disoccupazione.<br />

Pertanto la difficoltà dei cittadini è stata ben<br />

captata dai politici, i quali hanno presto intuito<br />

che per attirare l’elettorato bisogna spingere<br />

l’economia, affinché si creino posti di lavoro.<br />

L’obiettivo, quindi, è quello di non ripetere<br />

l’errore fatto nel 2007: in quell’anno infatti, i<br />

tassi bassi, non aiutarono l’economia reale,<br />

bensì si riversarono sul mercato finanziario<br />

spingendo quest’ultimo sull’orlo del disastro.<br />

Nella notte tra domenica 28 e lunedì 29, <strong>il</strong> Parlamento greco ha approvato<br />

la nuova legge sulla ristrutturazione del debito pubblico. Una manovra che<br />

comporterà anche <strong>il</strong> taglio di 15m<strong>il</strong>a posti pubblici entro <strong>il</strong> 2014, di cui 4m<strong>il</strong>a<br />

entro la fine dell’anno corrente. La legge – che ha ottenuto 168 pareri favorevoli<br />

su 292 – fa parte della serie di misure di austerity richieste dalla “Troika” (Banca<br />

Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea) per<br />

continuare a versare m<strong>il</strong>iardi di euro in aiuti al governo di Atene. La manovra<br />

comporterà anche un indebolimento delle garanzie costituzionali greche per<br />

gli impiegati pubblici: licenziamento fac<strong>il</strong>e e orario di lavoro prolungato saranno<br />

possib<strong>il</strong>i senza tanti ostacoli da oggi in terra ellenica. Intanto già 800 persone si<br />

sono radunate fuori al Parlamento in segno di protesta e si temono duri scontri.<br />

Attimi diffic<strong>il</strong>i per la new economy: Samsung supera<br />

Apple. Yahoo, Fred Amoroso lascia la presidenza<br />

Quando si pensa alla New economy, si<br />

congettura sempre un mercato fatto da<br />

leader del settore, i quali alternandosi<br />

alla testa delle quote di vendita, riescono<br />

a creare un equ<strong>il</strong>ibrio quasi immune<br />

dalla crisi. Questo dipinto così ameno<br />

forse l’avrà pensato anche <strong>il</strong> consiglio di<br />

amministrazione della Apple fino a qualche<br />

giorno fa, quando all’improvviso – nella lotta<br />

allo smartphone più venduto - l’azienda<br />

di Cupertino si è vista nettamente scalzata<br />

dalla acerrima rivale coreana Samsung.<br />

70 m<strong>il</strong>ioni di pezzi venduti a 37 questo è <strong>il</strong><br />

rapporto del primo trimestre 2013, per le<br />

rispettive quote di mercato: le quali vanno<br />

dal 32,7% per <strong>il</strong> Galaxy al 17,3% per l’iPhone.<br />

Il successo dei corani poi si è riversato anche<br />

negli ut<strong>il</strong>i trimestrali delle due società.<br />

Quelli di Samsung sono cresciuti del 41,9%<br />

arrivano a quota 4,9 m<strong>il</strong>iardi, mentre quelli<br />

di Apple pure arrivando a 9,5 m<strong>il</strong>iardi<br />

sono scesi rispetto agli 11,5 dello stesso<br />

periodo dell’anno scorso. La differenza<br />

di prestazioni – dicono agli esperti di<br />

tecnologia e mercato – è solo una questione<br />

di pollici: in quanto i consumatori ormai<br />

preferiscono sempre di più cellulari che si<br />

avvicinano ai tablet (quindi con lo schermo<br />

più esteso). E mentre l’azienda della Corea<br />

del Nord ha già sv<strong>il</strong>uppato <strong>il</strong> modello 4 della<br />

serie Galaxy con uno schermo ancora più<br />

grande, sembra che anche Apple sia pronta<br />

ad una controffensiva con un modello a<br />

metà tra iPhone e iPad mini. Guardando poi<br />

anche in casa Yahoo, le cose non sembrano<br />

migliorare per un altro colosso della new<br />

economy mondiale. Nell’azienda del noto<br />

motore di ricerca infatti – nonostante gli ut<strong>il</strong>i<br />

in rialzo - si è appena dimesso <strong>il</strong> presidente<br />

Fred Amoroso. Lo stesso ha poi dichiarato<br />

“L’azienda è in salute e sta andando bene,<br />

quindi non è una scelta dovuta a tematiche<br />

finanziarie, avevo detto che sarei rimasto in<br />

carica solo un anno, ed ho tenuto fede alla<br />

mia parola”. Guglielmo Pulcini<br />

<strong>Impatto</strong>» Economia» pag. 17<br />

Vicenda Verizon - Vodafone<br />

L’azienda newyorkese rompe<br />

gli indugi e si dichiara pronta ad<br />

acquisire la quota Vodafone US<br />

di Marco Tregua<br />

Ph.D. presso Federico II<br />

marco.tregua@impattosettimanale.it<br />

Torna nuovamente alla ribalta dei mercati azionari la<br />

vicenda Vodafone Wireless – Verizon Communications.<br />

Dopo aver condizionato l’andamento di Wall Street<br />

a fine marzo, in questi giorni Verizon ha rotto gli<br />

indugi ed è ormai ad un passo dall’acquisizione di una<br />

partecipazione r<strong>il</strong>evante nella joint venture Verizon<br />

Wireless. Si tratta di un colosso delle telecomunicazioni<br />

statunitense, con circa 60 m<strong>il</strong>ioni di clienti e con<br />

una compagine societaria che vede un impegno di<br />

Vodafone per <strong>il</strong> 45% e Verizion Communications con<br />

<strong>il</strong> 55%. Verizon Wireless ha consolidato <strong>il</strong> suo ruolo<br />

nel comparto statunitense delle telecomunicazioni,<br />

acquisendo Comcast e Time Warner nell’agosto del<br />

2012.<br />

A valle di quest’operazione <strong>il</strong> Gruppo Vodafone<br />

potrebbe procedere con l’uscita dal listino<br />

statunitense. Nel frattempo, però, la multinazionale<br />

della telefonia beneficia di risultati importanti in altre<br />

piazze, tra cui Londra, dove <strong>il</strong> titolo ha registrato picchi<br />

interessanti ad inizio mese. Lo stesso effetto si sta<br />

verificando anche per Verizon, benché su livelli più<br />

bassi. Nel complesso, però, le azioni di Verizon hanno<br />

raggiunto <strong>il</strong> valore più alto dell’anno e, parallelamente<br />

alla riduzione del costo del debito, la condizione di<br />

stallo pre-acquisto sembra potersi protrarre proprio<br />

per favorire l’ulteriore espansione delle condizioni<br />

positive di mercato.<br />

Le indiscrezioni circa l’operazione di acquisizione<br />

da parte di Verizon sono numerose e, talvolta,<br />

contrastanti, sia ad opera di operatori specializzati sia<br />

ad opera della stampa internazionale. Tuttavia i vertici<br />

dell’impresa statunitense glissano, tenendosi al riparo<br />

da speculazioni sulle condizioni di un’acquisizione<br />

che appare sempre più vicina. Difatti non sembra<br />

univocamente definito <strong>il</strong> prezzo della partecipazione<br />

oggetto di r<strong>il</strong>evazione, né si conosce, di conseguenza,<br />

l’esatto valore percentuale della partecipazione che,<br />

tuttavia, dovrebbe raggiungere proprio l’intero 45%<br />

in possesso di Vodafone. L’ammontare che Verizon<br />

dovrà versare a Vodafone osc<strong>il</strong>la in una forbice ampia,<br />

tra i 100 e i 150 m<strong>il</strong>ioni di dollari. A seguito di tali<br />

valutazioni, i responsab<strong>il</strong>i amministrativi e legali di<br />

Verizon definiranno la modalità di pagamento, che<br />

dovrebbe comprendere una quota in denaro e una<br />

quota in azioni possedute in portafoglio.<br />

L’introito della cessione apre molti scenari per<br />

Vodafone; <strong>il</strong> reinvestimento in partecipazioni<br />

all’interno del comparto telecomunicazioni sembra<br />

la pista più praticab<strong>il</strong>e, ma tale scelta si scontra<br />

con le attese degli azionisti in termini di redditività<br />

a breve termine. Proprio quest’ultima preferenza<br />

sembra spingere <strong>il</strong> top management di Vodafone<br />

verso investimenti azionari mirati all’incremento della<br />

redditività.

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