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<strong>Impatto</strong>» Cultura & Spettacolo » pag. 24<br />

Due più Due<br />

Due più due, è sempre due più due. La staticità<br />

dei numeri. Proprietà commutativa, cambiando<br />

l’ordine degli addendi <strong>il</strong> risultato non cambia.<br />

Si impara quando? In prima elementare? E poi<br />

rimane lì. Niente da rispolverare, niente da rivedere,<br />

niente di diverso da cercare. Statico, sicuro, certo.<br />

Con le parole è diverso, con i libri è diverso.<br />

Un libro muta perché noi, per primi, mutiamo.<br />

Cambia a seconda della sensib<strong>il</strong>ità di chi lo sfoglia,<br />

può essere allo stesso tempo meraviglioso e<br />

pessimo, basta cambiare gli occhi di chi legge.<br />

Cambiando gli occhi <strong>il</strong> risultato cambia. Due più<br />

due, è sempre due più due. Non esistono “libri per<br />

tutti”, nessun libro è davvero “per tutti” , esistono,<br />

quello sì, libri che “crescono”. Quelli che crescono<br />

insieme al lettore. Crescono insieme alle mani di<br />

chi ha la pazienza di r<strong>il</strong>eggerli, di chi non si stanca<br />

di interrogarli, sapendo, che le risposte cambiano<br />

proprio come le domande, e che, entrambe, sono<br />

figlie dell’età. Quelli sono i libri che si amano di più,<br />

quelli con cui si crea un legame quasi affettivo,<br />

con i quali si scivola in un do ut des continuo.<br />

Favolette prima, metafore poi. A otto anni c’è un<br />

gabbiano da qualche parte lassù che fa parte dello<br />

Stormo Buonappetito, e vuole imparare a volare,<br />

meglio di tutti. A sedici anni c’è un gabbiano<br />

che si sente intralciato da se stesso, allontanato<br />

dallo Stormo perché “diverso”, simbolo di una<br />

crescente voglia di evadere e di non conformarsi.<br />

A ventiquattro anni c’è sempre lo stesso gabbiano<br />

che su se stesso decide di lavorarci, che cerca di<br />

imparare da chi ha più esperienza, che si batte<br />

per insegnare agli altri più che sgomitare per<br />

un posto in primo piano. “Il gabbiano Jonathan<br />

Livingston” è senza dubbio uno di quei libri che<br />

sanno “crescere”. Perfetto per un primo approccio<br />

alla lettura, chi lo legge, sa di doverlo rifare. E’ un<br />

libro che sa aspettare, si prende <strong>il</strong> suo tempo,<br />

sulle librerie, sulle mensole, spesso in versioni<br />

fotocopiate (se tramandato!) … raccoglie la sua<br />

buona dose di polvere, fin quando mani pazienti<br />

e più adulte non sentono di dover contribuire ad<br />

appagare un desiderio che parte da una zona più<br />

profonda, diventata a sua volta più adulta. Una<br />

grande metafora sulla libertà, individuale prima,<br />

universale poi. Sull’impegno, sull’importanza<br />

del coraggio, quello che serve ad andare via e lo<br />

stesso che occorre per tornare, per restare. Un<br />

viaggio al di là del “qui” e dell’ “ora”, quell’obiettivo<br />

di autoperfezionamento che si trasforma in una<br />

voglia, più matura, di condivisione. Risvegliare<br />

le anime intorpidite; “D’ora in poi vivere qui sarà<br />

più vario e interessante ... Noi avremo una nuova<br />

ragione di vita. Ci solleveremo dalle tenebre<br />

dell’ignoranza, ci accorgeremo di essere creature<br />

di grande intelligenza e ab<strong>il</strong>ità. Saremo liberi!<br />

Impareremo a volare!”. Avere voglia di creare<br />

qualcosa di nuovo, di far vedere, di testimoniare<br />

agli altri che un’alternativa c’è. Best seller negli<br />

anni ’70, <strong>il</strong> romanzo breve di Richard Bach non<br />

perde mai la propria attualità, e non perde mai la<br />

capacità di far riflettere. “Ciascuno di noi è, in verità,<br />

un’immagine del grande gabbiano, un’infinita<br />

idea di libertà, senza limiti.” Non è un libro per tutti,<br />

ma tutti dovrebbero provare a leggerlo. Almeno<br />

una volta, o forse due.<br />

L<strong>il</strong>iana Squ<strong>il</strong>lacciotti<br />

l<strong>il</strong>iana.squ<strong>il</strong>lacciotti@impattosettimanale.it<br />

Un tradizione<br />

tutta partenopea<br />

riparte <strong>il</strong> Maggio<br />

dei momuneti, la fiera<br />

dell’arte di Napoli<br />

di Giovanna Sarno<br />

Giornalista<br />

giovanna.sarno@impattosettimanale.it<br />

Da molti anni ormai <strong>il</strong> “Maggio<br />

dei monumenti” è diventato un<br />

appuntamento fisso e imperdib<strong>il</strong>e non<br />

solo per i turisti ma anche e soprattutto per<br />

i cittadini napoletani, che hanno voglia di<br />

esplorare, riappropriarsi e rivivere a pieno<br />

la propria città. Tema guida dei percorsi<br />

di quest’anno è “ATTRAVERSO NAPOLI.<br />

Chiostri, cort<strong>il</strong>i e sagrati” in cui la proposta<br />

che emerge è quella chiaramente di<br />

guidare i partecipanti nella riscoperta<br />

della Napoli antica, delle sue meraviglie e<br />

delle sue tradizioni: oltre agli immancab<strong>il</strong>i<br />

musei, quest’anno viene offerta la<br />

possib<strong>il</strong>ità di visitare oltre 100 chiostri<br />

e cort<strong>il</strong>i aperti al pubblico, più di 200 siti<br />

visitab<strong>il</strong>i specialmente nei fine settimana,<br />

circa 600 visite guidate che attraversano<br />

tutta la città nelle sue strade, nei suoi spazi<br />

aperti e con un fitto programma di eventi ,<br />

reading, incontri.<br />

Da sottolineare due percorsi speciali<br />

all’interno di maggio dei monumenti:<br />

“Napoli città di Boccaccio”, dedicato<br />

appunto ai luoghi del celebre poeta, in<br />

cui verranno lette e interpretate alcune<br />

delle sue novelle, e quello invece che mira<br />

a valorizzare la tradizione della canzone<br />

napoletana, in collaborazione con la Rai.<br />

Tutti gli appuntamenti in programma<br />

sono caratterizzati da una grande sobrietà<br />

e attenzione ad i costi: in tempi di crisi,<br />

organizzare eventi a costo zero (tranne per<br />

i servizi, infatti, l’assessorato alla cultura<br />

non ha dotazione economica dai fondi<br />

ordinari a partire da luglio 2012), è una<br />

nota in favore: si è puntato soprattutto<br />

a valorizzare l’immenso patrimonio<br />

architettonico e storico largamente<br />

presente in molte zone del centro, molto<br />

spesso ignorate anche dai cittadini stessi.<br />

Un esempio classico è <strong>il</strong> famigerato<br />

cimitero delle fontanelle, piccola perla<br />

di storia, e tradizioni della Napoli che fu<br />

e che oggi sta riscoprendo <strong>il</strong> suo valore,<br />

grazie soprattutto all’intervento delle<br />

scuole limitrofe che organizzano visite<br />

guidate dagli studenti, risorsa ut<strong>il</strong>izzata<br />

anche per questa edizione del Maggio<br />

dei monumenti che vede protagoniste<br />

un gran numero di scuole che, anche in<br />

passato sono stati resi partecipi in prima<br />

persona, coinvolgendo così i giovani e<br />

rendendoli promotori consapevoli delle<br />

bellezze che la propria città può offrire.<br />

Grazie alla rete di lavoro sinergico e<br />

collaborativo che si è riusciti a creare<br />

intorno a questi nuclei di eventi, con la<br />

maggior parte degli operatori turistici<br />

e di trasporto, e con le tante istituzioni<br />

e soggetti culturali coinvolti, si sono<br />

potuti offrire pacchetti turistici per<br />

assistere agli eventi più attesi: tra questi,<br />

<strong>il</strong> concerto di Bruce Springsteen in lista<br />

per <strong>il</strong> 30 Maggio nel suggestivo scenario<br />

di Piazza Plebiscito. Ovviamente grande<br />

attenzione non solo per <strong>il</strong> centro storico<br />

ma anche per gli eventi organizzati nei<br />

quartieri di Scampia, Agnano, Fuorigrotta<br />

e Bagnoli, oltre che per l’apertura di nuovi<br />

e sconosciuti siti archeologici di una v<strong>il</strong>la<br />

romana a Ponticelli.<br />

Il programma dettagliato di tutti gli eventi,<br />

le performance, i siti e le visite guidate, si<br />

svolgerà dal 4 Maggio al 2 Giugno 2013<br />

ed è consultab<strong>il</strong>e sul sito del comune di<br />

Napoli.<br />

“L’odore che hai tu sotto le ascelle è<br />

più buono dell’acqua ragia.”<br />

Cesare Pavese,“La bella estate”: la storia di una<br />

verginità che si difende.<br />

Correva l’anno 1940 e un instancab<strong>il</strong>e<br />

redattore della Einaudi si concedeva, nei radi<br />

intervalli del suo impiego editoriale, <strong>il</strong> piacere<br />

e la terapia di tramutare in inchiostro su carta<br />

la vicenda di un’innocenza rubata, di una<br />

bella e lunga estate, calda abbastanza perché<br />

l’odore del sudore coprisse quello dell’acqua<br />

ragia.<br />

E’ l’estate di Ginia e di Amelia, di Rosa, di<br />

Severino, di Pino, di Guido e Rodriguez, è<br />

l’estate durante la quale Ginia si concederà,<br />

per la prima volta, su un freddo letto<br />

nascosto da una tenda, è <strong>il</strong> racconto di un<br />

rituale, una rituale perdita dell’innocenza,<br />

una verginità che ancestralmente si difende.<br />

Sullo sfondo del romanzo troviamo una<br />

Torino crepuscolare dal cielo grigio, scenario<br />

della maturazione di un’ingenua adolescente<br />

che si lascerà corrompere, com’è giusto ed<br />

inevitab<strong>il</strong>e che sia, da un <strong>il</strong>lusorio amore. “La<br />

bella estate” è un percorso di crescita, punto<br />

di partenza l’ingenuità della protagonista,<br />

incontaminata ma allo stesso tempo curiosa,<br />

stordita dalla corruzione e dalla sregolatezza<br />

della bohème artistica torinese, Ginia che<br />

le batte forte <strong>il</strong> cuore a veder Amelia nuda,<br />

“Il batticuore di accorgersi che tutte siamo<br />

fatte uguali e che chiunque avesse visto nuda<br />

Amelia, era come vedesse lei.”, Ginia che verrà<br />

ingannata da un amore disperante, carico<br />

di attese ed <strong>il</strong>lusioni, l’amore di un giovane<br />

pittore dal quale si lascerà sedurre dopo<br />

resistenze e rimorsi malcelati; a sig<strong>il</strong>lo della<br />

perdita d’innocenza <strong>il</strong> simbolico cambio di<br />

stagione, la fine della bella estate, rivelata<br />

dalla disinibita e truccata Amelia con una<br />

frase emblematica,“Non è più estate sai, c’è<br />

troppo fango.”.<br />

L’innocenza che cade sempre e solo a<br />

lato, risuona la canzone “Il cielo su Torino”<br />

di una recente e famosa band torinese, è<br />

<strong>il</strong> lasciapassare per un mondo di peccati e<br />

tentazioni.<br />

Inizialmente intitolato “La tenda” e<br />

successivamente pubblicato - dopo circa<br />

nove anni - come “La bella estate”, <strong>il</strong> romanzo<br />

fu la base per una tr<strong>il</strong>ogia che fruttò al<br />

Pavese <strong>il</strong> Premio Strega nel 1950, solo due<br />

mesi prima del suo suicidio. La sequenza<br />

della tr<strong>il</strong>ogia, con al centro “Il diavolo sulle<br />

colline” ed ai lati “La bella estate” e “Tra donne<br />

sole”, è una sorta di paradigma crescente<br />

sull’innocenza: negli ultimi due romanzi<br />

i personaggi compiono una progressiva<br />

esperienza del male perdendo fatalmente<br />

ogni piccolo barlume di purezza e di<br />

incontaminazione. In “La bella estate” invece<br />

Pavese descrive da osservatore esterno<br />

la crisi di coscienza di Ginia, “colpevole” di<br />

un’innocenza già precaria poiché quando<br />

è ancora <strong>il</strong>libata già sente su di sé la colpa<br />

della nudità: “<br />

pensò disperata.”, come un eco rimbombano<br />

le situazioni di vergogna e ribrezzo e timore<br />

all’interno del testo nonché le parole<br />

scelte a descriverle, chiare, dirette e crude,<br />

perfettamente in sintonia col “Naturalismo”<br />

nel quale Pavese disse di aver inserito questo<br />

primo romanzo. La tr<strong>il</strong>ogia prende sapore<br />

autobiografico, come suggerito dallo storico<br />

e saggista Furio Jesi: “La progressiva perdita<br />

dell’innocenza, e cioè <strong>il</strong> progressivo accesso<br />

al peccato, nei tre romanzi è enunciato in<br />

termini di confessione dei peccati <strong>il</strong> cui valore<br />

non è più di espiazione ma di coscienza, di<br />

sottomissione alla legge della virtù. Questa<br />

situazione sembra aver indotto Pavese<br />

a modificare progressivamente nei tre<br />

romani <strong>il</strong> suo atteggiamento di narratore:<br />

osservatore esterno nel primo, osservatore,<br />

ma anche formalmente personaggio nel<br />

secondo, osservatore protagonista nel terso.<br />

Non si è trattato soltanto di una progressiva<br />

accentuazione della componente<br />

autobiografica. […] Si potrebbe dire che<br />

Pavese, anziché trasferire nei personaggi le<br />

proprie crisi e le proprie colpe abbia accettato<br />

per sé le crisi e le colpe dei personaggi del<br />

romanzo: non solo dei suoi romanzi, ma del<br />

romanzo come forma letteraria giunta nel<br />

nostro secolo a una svolta determinante della<br />

propria storia.”<br />

Carmen Specchio<br />

carmen.specchio@impattosettimanale.it<br />

<strong>Impatto</strong>» Cultura & Spettacolo» pag. 25<br />

Lasciami cantare quella<br />

musica che vive nel<br />

mio cuore nostalgico,<br />

lasciami al mio<br />

vecchio jazz<br />

Il 27 apr<strong>il</strong>e 2013 in uno speciale appuntamento<br />

realizzato dalla Fondazione Lelio Luttazzi,<br />

alla libreria Lovat di Trieste è stato presentato<br />

<strong>il</strong> nuovo disco tributo, “Per pianoforte e<br />

amici”, fortemente voluto dalla moglie del<br />

jazzman triestino, Rossana, nonché ideatrice<br />

e presidente della Fondazione. Leggiamo sul<br />

sito ufficiale:“Qualche mese fa mi sono detta:<br />

stavolta ci vuole un regalo speciale. E che cosa<br />

se non la musica, la sua grande, magnifica<br />

passione? E così, pensa che ti ripensa, mi è<br />

venuta in mente un’idea un po’ pazza: realizzare<br />

uno speciale cd che vedesse coinvolti i suoi<br />

amici più cari. Confesso che all’inizio temevo di<br />

essere inopportuna. Di disturbarli, magari farli<br />

sentire in obbligo. Ma era un timore infondato,<br />

e me ne sono accorta in un istante. Quello che è<br />

successo dopo ha qualcosa di magico. Non solo<br />

le adesioni sono arrivate subito, tutte, e piene<br />

di entusiasmo. Ma soprattutto si è scatenata<br />

nei riguardi di Lelio (e miei) una specie di gara<br />

d’affetto, fatta di e-ma<strong>il</strong>, telefonate, messaggi.<br />

La meravigliosa catena di legami creati negli<br />

anni dalla straordinaria personalità di Lelio mi<br />

ha stretto in un commovente abbraccio. Per<br />

tutto ciò e per l’eccellente risultato che ne è<br />

scaturito desidero esprimere a questi generosi,<br />

splendidi Amici la mia immensa gratitudine<br />

e <strong>il</strong> mio profondo affetto. Rossana Luttazzi.” Il<br />

nuovo cd comprende ventidue tracce, tra cui<br />

quattro inediti, e due bonus track digitali: Mina<br />

in “Chiedimi tutto”, Stefano Bollani in “Legata<br />

ad uno scoglio”, Simona Molinari in “Dr. Jeckyll<br />

e Mr. Hyde”- presentata nell’ultima edizione<br />

di Sanremo - , Fiorello in un medley, Sophia<br />

Loren in “Perché domani”, Rossana Casale in<br />

“Prendimi”, Christian de Sica in “Canto anche<br />

se sono stonato”, stessa canzone che apparirà<br />

come bonus track digitale nella versione a<br />

quattro mani di Rita Marcotulli e Dan<strong>il</strong>o Rea al<br />

pianoforte, Renzo Arbore in “Souvenir d’Italie” e<br />

la Civica Jazz Band in collaborazione con Enrico<br />

Intra per l’altra traccia bonus “Gershwiniana”.<br />

Carmen Specchio

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