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La Canzone Napoletana dai Cantastorie ad Oggi - Zarzuela

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Introduzione<br />

Le pagine che seguono sono un breve excursus sulla canzone napoletana.<br />

Impossibile sarebbe trattare la vastissima produzione, e lontani da ogni pretesa di essere esaustivi,<br />

vogliamo avere solo il modesto compito di far leggere qualche verso delle più celebri canzoni della<br />

Napoli che fu, ma NON con l'intento di creare nostalgie e rimpianti, ma con l'obiettivo di conoscere<br />

la storia, la storia di ognuno di noi.<br />

Il nostro lavoro, infatti vuole solo tentare di operare dei confronti, tra ciò che fu e ciò che è,<br />

ricordando sempre che<br />

" Senza Memoria non c'è Futuro "<br />

1) I primordi della canzone napoletana: i vecchi cantastorie<br />

Prima di <strong>ad</strong>dentrarci nel vivo della canzone napoletana classica ( nell'accezione di canzone<br />

ottocentesca ), ci sembra interessante fondare le r<strong>ad</strong>ici nella figura dei cantastorie, una sorta di<br />

girovaghi cantafavole che leggono e recitano le storie dei cristiani, che si aggirano per le str<strong>ad</strong>e di<br />

Napoli, dal Molo al Casale ( ci riferiamo all'area compresa fra il Molo Beverello (Porto) ed il<br />

Casale di Posillipo ). Le prime testimonianze di questi cantastorie sono relative ai cantambanchi<br />

vicini a Federico II che hanno avuto poi un ragguardevole seguito nel 1490 grazie a Matteo<br />

Moravo, che pubblica in Napoli un dialogo di Pontani, dove l'autore ripercorre gli usi e i costumi<br />

della Napoli quattrocentesca e si lega alla poesia cavalleresca ed alle dominazioni francese e<br />

spagnola.<br />

Nel racconto, il cantastorie mette in risalto la sua verità e non la Verità, argomentando spesso anche<br />

con suggestioni fantastiche come poi farà Ferdinando Russo nella storia sui Rinaldi.<br />

"Ecco Rinaldo in Campo! Il Palatino !<br />

O palatino 'e Francia cchiu putente !<br />

Teneva nu cavallo, Vigliantino<br />

ca se magnava pè gramegna a gente<br />

[....]<br />

Po teneva na spata, Durlindana "<br />

In realtà il cavallo di Rinaldo è Boiardo e Durlindana è invece la sp<strong>ad</strong>a di Orlando. Ciò dimostra<br />

che l'autore vuole il trionfo di Rinaldo e nulla più.<br />

<strong>La</strong> figura del cantastorie permane fino all'ultimo trentennio dell'800. In uno studio di Benedetto<br />

Croce "I Rinaldi o i <strong>Cantastorie</strong> di Napoli" si legge che nel 1876 a Napoli ancora girovagavano tre<br />

cantastorie: il più autorevole Cosimo Salvatore operante nella zona del Molo, il secondo Rinaldo<br />

ricordato da Ferdinando Russo nel "O cantastorie" vagolante per Porta Capuana ed un terzo di cui si<br />

ricorda solo che vagabondava nella zona del Carmine (anche qui il Molo è inteso come il Molo<br />

Beverello del porto di Napoli, mentre Porta Capuana è la più importante ed antica porta di Napoli,<br />

mentre invece il Carmine è un quartiere di Napoli a grossa valenza commerciale con annessa<br />

chiesa).<br />

<strong>La</strong> dec<strong>ad</strong>enza della figura del cantastorie andrebbe ricercata, secondo Dumas, non<br />

nell'invecchiamento dei contenuti ma nella mancanza dei mezzi di sopravvivenza. L'ultima "forma"<br />

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