umenitsa - Patrasso - Grimaldi Group

i versi di “Anna verrà”, dedicato alla Magnani, a “noi che
abbiamo un mondo da cambiare, noi che ci emozioniamo
ancora di fronte al mare”. “Al mondo da cambiare forse
non ci crediamo più”, ammette il cantautore “nostalgico di
sinistra”, “ma un tramonto sul mare ci frega ancora. E lo
dico nel senso letterale della parola: la mia ultima sfida,
musica a parte, è uno stabilimento balneare alla Giannella,
lingua di paradiso vicino a Orbetello. Con il mio amico
Paolo Fantoni abbiamo rilevato una ex colonia marina, ci
saranno ombrelloni e spazi relax, ma anche un palco e
tutta l’attrezzatura per far musica. Suonare davanti al mare:
ecco, questo sì che era un mio sogno”.
Un altro sogno, di tanti, tanti, tanti anni fa, era quello di
tenere un grande concerto davanti alla Villa Comunale di
Napoli, “nel mio mare”, spiega lui, su “una chiatta trasformata
in palcoscenico delle meraviglie”: “Quello sarebbe
stato il più bello dei ferry boat possibili, un transatlantico
della musica, una nave da crociera con mille suoni per
passeggeri. Chi tene ‘o mare non ha niente, ma ha almeno
un orizzonte, un passaporto per i sogni. Quando Vincenzo
Onorato scelse il nome di un mio vecchio album, riprendendone
persino i caratteri del titolo, per la sua magnifica
barca a vela, mi sentii felice come per un primo posto in
classifica. Lo ascoltavano prima di ogni regata, dissero, e a
me piaceva iscrivermi nella scia di “Luna rossa”, che non
so perché ma ho sempre immaginato come una canzone di
mare, anche se il testo non lo dice”.
Una nuova versione di “Chi tene ‘o mare” Daniele l’ha
appena inclusa in “Tutta n’ata storia – Vai mo’ – Live in
Naples”, cd più dvd registrato dal vivo in piazza del Plebiscito
nell’estate 2008, quando celebrò i suoi primi trent’anni
di carriera con un megashow in diretta tv: “Quel brano
lo porto dentro, come il suono della risacca o quello dello
“Scirocco d’Africa” a cui pure ho dedicato un pezzo. Quella
canzone per molti napoletani è inscindibile dall’assolo
originale di James Senese, per qualcuno il suo sassofono
evoca ormai il mare tout court, quasi che dica, magari
anche meglio delle mie parole, la nostra croce, cittadini di
un mare nostrum che ci è stato rubato tanto tempo fa. La
Ortese ci ha insegnato che il mare non bagna Napoli, e
sappiamo tutti che quando parliamo di Napoli parliamo di
Italia, parliamo del mondo. In fondo la “Grande madre” di
cui ho scritto recentemente è sì la terra, si la musica, ma
anche il mare, il liquido amniotico da cui veniamo, a cui
sogniamo di tornare. Parlandone mi ha assalito una gran
voglia di mare, di salpare per un viaggio verso paesi caldi,
accompagnato dal verso dei gabbiani. E da una chitarra
marinara, si intende”.
marenostrum
Anna Magnani, to us who are going to change the world, us
who are still excited by the spectacle of the sea. “Maybe we
no longer believe we can change the world,” Daniele admits
as he looks back with nostalgia on the revolutionary period
around May 1968, “but a sunset at sea can still get to us. I really
mean it: my most recent challenge, apart from music, is a beach
resort club at la Giannella, a strip of paradise near Orbetello.
My friend Paolo Fantoni and I have bought the property and we
intend to have beach umbrellas, leisure facilities and also a stage
for musical performances. Playing right next to the sea was one
of my dreams.”
Another dream from many many years ago was the idea of
staging a big concert in front of Villa Comunale, Naples’ most
central city park, “in my sea”, as he puts it, on “a barge turned
into the stage of an open-air theatre of dreams: that would be
the best ferry of all, a transatlantic liner of music, a cruise ship
with a blast of sound for the passengers. Anyone who has the
sea has nothing, but at least they have the horizon, a passport
to dreams. When Vincenzo Onorato chose the title of one my
old albums, and even used the same typeface, for the name
of his superb yacht, I felt like I’d just released a chart-topping
record. They told me they used to listen to it before each race,
and I like to picture myself in the wake of “Luna rossa” – I don’t
know why, but I’ve always imagined it to be a song about the
sea, even though there’s nothing in the lyrics to suggest this.”
A new version of “Chi tene ‘o mare” is included in Daniele’s
“Tutta n’ata storia – Vai mo’ – Live in Naples”, a CD and DVD
recorded live in Piazza del Plebiscito in summer 2008 during a
mega-show broadcast live on TV and celebrating his first thirty
years in the music business: “That song is part of me, it’s like
the sound of the undertow or the “Scirocco d’Africa”, which
inspired me to write another track of the same name. For many
Neapolitans “Chi tene ‘o mare” is inseparable from the original
sax solo by James Senese; some people say that his saxophone
evokes the sea in general, that perhaps even better than my
lyrics it epitomises the cross we have to bear as citizens of a
city stripped of its sea a long time ago. The writer Anna Maria
Ortese taught us that the sea does not reach Naples, and when
we talk about the sea being effectively invisible in Naples we’re
really talking about Italy and the world as a whole. After all, the
“Great Mother” I wrote about recently is the Earth and is music,
but it’s also the sea – the amniotic fluid we all come from and
which we dream of returning to. Talking about it, I felt an overwhelming
desire to go to sea, to set out on a voyage to warm
climates, accompanied by the cries of seagulls. And, it goes
without saying, by a guitar of the sea.”
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