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Erich Segal Love Story

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Non perché volessi schiaffeggiarlo o prenderlo a pugni per quello che mi<br />

aveva fatto – che aveva fatto a Jenny, cioè. No, i pensieri religiosi che mi<br />

assalivano erano esattamente l'opposto. Per esempio, quando mi svegliavo<br />

la mattina e trovavo ancora Jenny accanto a me – mi imbarazza, mi secca<br />

un po' ammetterlo – speravo ci fosse un Dio da poter ringraziare.<br />

Ringraziarlo perché mi concedeva di svegliarmi e vedere Jennifer...<br />

ancora!<br />

Cercavo disperatamente di comportarmi in modo normale e perciò<br />

lasciavo che fosse lei a preparare la colazione e così via.<br />

«Vedi Stratton, oggi?» mi domandò mentre prendevo una seconda<br />

scodella di fiocchi d'avena.<br />

«Chi?» feci distrattamente.<br />

«Raymond Stratton '64,» seguitò Jenny, «il tuo migliore amico, il tuo<br />

compagno di stanza prima di me.»<br />

«Ah, già! Dovevamo giocare a squash, ma credo che rinuncerò.»<br />

«Balle!»<br />

«Come, Jenny?»<br />

«Guardati bene dal rinunciare allo squash, Preppie. Non voglio un<br />

marito con la pancia, perdio!»<br />

«D'accordo,» dissi, «però ceniamo fuori.»<br />

«Perché?»<br />

«Perché mi domandi "perché"?» urlai cercando di fingermi arrabbiato.<br />

«Non posso portar fuori a cena mia moglie, se ne ho voglia?»<br />

«Chi è tua moglie, Barrett? Come si chiama?» chiese Jenny.<br />

«Cosa?»<br />

«Stammi a sentire,» riprese lei. «Se vuoi portar fuori tua moglie a cena<br />

in un giorno feriale, vuol dire che ne scopi qualcun'altra!»<br />

«Jennifer!» sbraitai, sinceramente offeso questa volta. «Non ti permetto<br />

di parlare così!»<br />

«E allora sta buono e cena a casa. Okay?»<br />

«Okay.»<br />

E dicevo a quel Dio, chiunque e dovunque fosse, che sarei stato felice di<br />

quello status quo. Non m'importa la disperazione, non m'importa di sapere<br />

fino a quando Jenny non saprà. Mi hai ascoltato, Signore? Di' tu quale<br />

prezzo devo pagare.<br />

«Oliver?»<br />

«Sì, signor Jonas?»

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