Fig. 3 – Glomalveolina gr. primaeva. Sezione approssimantivamente polare (lungo l’asse di avvolgimento). Su un lato si nota una singola fila di aperture (apparentemente a “buco di serratura”). Glomalveolina gr. primaeva. Nearly axial section. Fig. 4 – Glomalveolina gr. primaeva. Sezione obliqua, con setti secondari che suddividono le camerette. La sezione, passante in prossimità del proloculus, mostra un iniziale avvolgimento “a gomitolo”, tipico di questo genere e molto raramente osservabile in Alveolina s.s. Glomalveolina gr. primaeva. Oblique section. 5
Discussione sulle associazioni con Glomalveolina primaeva Un primo elemento di particolare interesse è rappresentato dagli esemplari riferibili a Keramosphaerina (Figg. 5 e 6), genere presente sporadicamente nel Santoniano superiore delle piattaforme periadriatiche e della Grecia. Tale genere era fino a pochi anni fa ritenuto monospecifico, in quanto era stata descritta solamente Keramosphaerina tergestina (STACHE, 1889; 1912), ma CHERCHI & SCHROEDER (1990) hanno istituito una nuova specie (Keramosphaerina sarda) nel Coniaciano della Sardegna. Ritenuto da alcuni autori un idrozoo (le affinità con Parkeria sono notevoli), questo genere mostra un avvolgimento “a gomitolo” delle camere iniziali, tipico di molti foraminiferi (DEVOTO, 1964), oltre ad avere un guscio porcellanaceo. Un’evidente caratteristica di Keramosphaerina, che la distingue da Keramosphaera, è la “struttura radiale” (cf. Fig. 5), visibile nelle sezioni passanti per il centro (DEVOTO, 1964), mentre le sezioni variamente orientate mostrano solo la tipica struttura regolarmente concentrica (cf. Fig. 6). Le specie del genere Keramosphaera, inoltre, sono sensibilmente più piccole e con disposizione disordinata delle camere (PAVLOVEC, 1971). Nella figura 7 viene illustrato per confronto un esemplare di Keramosphaerina tergestina proveniente dalla località tipo di Prosecco (Carso triestino), di dimensioni maggiori rispetto agli esemplari di Vigant, ma con analoga struttura interna; in questa sede, le forme rinvenute a Vigant vengono conservativamente denominate Keramosphaerina sp., lasciando aperta l’attribuzione specifica. Un altro rilevante elemento di interesse biostratigrafico-biogeografico è rappresentato da orbitolinidi a struttura interna particolarmente complessa, soprattutto se confrontata con i coevi orbitolinidi paleogenici dell’area periadriatica. Si tratta di un foraminifero agglutinante di forma conica allungata, con un avvolgimento iniziale presumibilmente trocospirale, e successivamente uniseriale, con camere discoidali leggermente convesse. L’esoscheletro mostra numerose partizioni, con una struttura sub-epidermica “ a cassettoni” (Fig. 8). L’apparato embrionale è poco evidente negli esemplari rinvenuti, anche nei casi di forme “giovanili” (Fig. 9). Nella zona centrale sono riconoscibili dei pilastri e delle aperture a disposizione relativamente regolare (Fig. 10). Le sezioni orizzontali consentono di osservare più generazioni di setti secondari nella fascia marginale (Fig. 10); talora si notano brevi tratti di setti secondari verticali che, apparentemente, si estendono dalla zona marginale verso il centro (Figg. 11 e 12), congiungendosi ad alcuni pilastri. Gli esemplari di maggiori dimensioni sfiorano i 3 mm di lunghezza. Tali caratteristiche tassonomiche sono rilevabili in Karsella hottingeri, istituita come genere e specie da SIREL (1997) in clasti esotici di età thanetiana della Turchia orientale, e in Dictyoconus turriculus, descritto da HOTTINGER & DROBNE (1980) in calcari thanetiani dell’Iran. Karsella (Famiglia Orbitolinidae, Sottofamiglia Dictyoconinae) presenta molti caratteri in comune con il genere senoniano Calveziconus, ma ne differisce, oltre che per l’ampio apparato embrionale, per la struttura interna più complessa, con varie generazioni di partizioni orizzontali e verticali nella zona subepidermica, che danno luogo ad un fitto assetto alveolare. Karsella hottingeri è distinguibile dal coevo Dictyoconus turriculus per le maggiori dimensioni del guscio e dell’apparato embionale, e per la più complessa struttura subepidermica. Va sottolineato che gli 6