Babel 18 - Parliamo di Videogiochi
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1493<br />
alla scoperta delle ‘in<strong>di</strong>e’<br />
Gli anni in cui morimmo<br />
030<br />
Ogni epoca ha la sua bella dose <strong>di</strong> opere d'arte brutte e<br />
molto brutte. Solitamente si ricordano i capolavori,<br />
ovvero si tende a fare un'ampia scrematura mostrando<br />
ai posteri soltanto quanto <strong>di</strong> buono è stato prodotto<br />
nelle epoche passate e glissando amabilmente sull'immane<br />
quantità <strong>di</strong> merda che ha affollato (e affolla) le<br />
culture tutte. Ad esempio le corti rinascimentali italiane<br />
erano piene <strong>di</strong> piacioni reali che scrivevano opere de<strong>di</strong>cate<br />
ai loro signori o che litigavano in versi. Erano<br />
creazioni brutte già allora, figurarsi a rileggerle oggi<br />
(sono <strong>di</strong>scretamente ri<strong>di</strong>cole). Roba degna <strong>di</strong> porta a<br />
porta. Di committenti infilati nelle pitture più famose è<br />
piena la storia dell'arte, così come <strong>di</strong> croste spacciate<br />
per capolavori... almeno fino alla morte del nobile o potentato<br />
<strong>di</strong> turno che, <strong>di</strong>ventato carne per vermi, faceva<br />
perdere valore anche all'artaccia che gli girava intorno.<br />
Ovviamente non è andata sempre così e <strong>di</strong> opere fondamentali<br />
per la cultura umana (e ottime per farne cartoline<br />
per turisti) ne sono rimaste a bizzeffe, peccato che<br />
la paccottiglia abbia sempre soverchiato numericamente<br />
le opere <strong>di</strong> valore in tutte le arti e peccato che non la ricor<strong>di</strong><br />
mai nessuno. Certo, se ritrovi un brutto vaso vecchio<br />
<strong>di</strong> tremila anni scavando tra le rovine <strong>di</strong> un antico<br />
tempio, ten<strong>di</strong> a valorizzarlo per l'età e per la sua fortunosa<br />
sopravvivenza, oltre che per il suo essere documento<br />
<strong>di</strong> un'epoca ormai tramontata... ma pensandoci<br />
bene il <strong>di</strong>scorso se ne sta andando un po' per i fatti suoi,<br />
quin<strong>di</strong> è meglio ridargli una <strong>di</strong>rezione. E i videogiochi?<br />
Cosa c'entrano con questo tema? Tutto e niente. è che<br />
pensando alla mole <strong>di</strong> paccottiglia che sono in un certo<br />
senso 'costretto' a giocare ogni anno, un po' mi è venuto<br />
da fare un parallelo. Oggi non ci sono videogiochi de<strong>di</strong>cati<br />
a chissà quale padrone che si piegano alle logiche<br />
della piaggeria... sicuri, s-i-a-m-o, noi, <strong>di</strong>, ciò, c, h, e <strong>di</strong>ciamo?<br />
Cos'è il mercato<br />
se non un padrone subdolo<br />
che pretende genuflessioni<br />
favorendo certi<br />
temi e un certo uso estremamente<br />
co<strong>di</strong>ficato e<br />
rigido del linguaggio? E il<br />
fruitore non è <strong>di</strong>ttatorucolo<br />
sciocco che vuole<br />
essere gratificato continuamente<br />
da 'de<strong>di</strong>che'<br />
implicite alla sua cultura<br />
e al suo modo <strong>di</strong> essere e<br />
<strong>di</strong> vivere?<br />
Windosill<br />
a cura <strong>di</strong><br />
Simone “Karat45” Tagliaferri<br />
Windosill è un'avventura grafica piccola piccola<br />
che si fa prima a giocare che a descrivere.<br />
Lo scopo è quello <strong>di</strong> condurre una<br />
macchinina per le <strong>di</strong>verse schermate, risolvendo<br />
degli enigmi per aprire delle porte che<br />
collegano con la schermata successiva. Lo<br />
stile grafico è fortemente naif, con punte <strong>di</strong><br />
autorialità e uno stile orientato alla ricerca<br />
dell'onirismo visivo più puro, ma senza rinunciare<br />
mai all'unità formale e creando una liason<br />
tra i <strong>di</strong>versi spazi usando un semplice<br />
accorgimento (la cornice delle schermate).<br />
Per apprezzare veramente questo haiku videolu<strong>di</strong>co<br />
bisogna avviarlo con la consapevolezza<br />
della sua minutezza poetica e della<br />
sua perfezione formale. non c'è un elemento<br />
fuori posto, non ci sono eccessi in nessun<br />
senso e non c'è alcuna voglia <strong>di</strong> stupire ricorrendo<br />
a trucchi <strong>di</strong> bassa lega o aggiungendo<br />
elementi a caso tanto per fare numero. Dura<br />
poco ma non avrebbe senso che durasse <strong>di</strong><br />
più. Arrivare alla conclusione è facile, ma la<br />
delicatezza dell'immagine finale ripaga in<br />
pieno i due euro spesi per acquistarlo.