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CULTURE DEL PACIFICO OCCIDENTALE<br />

Dispensa e materiali <strong>per</strong> il corso<br />

A.A.20<strong>08</strong>-2009<br />

Compi<strong>la</strong>ta <strong>per</strong> il corso da Elisabetta Gnecchi Ruscone


Introduzione al<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia<br />

Introduzione preparata <strong>per</strong> il corso “Culture del Pacifico Occidentale” da Elisabetta Gnecchi-<br />

Ruscone, basata <strong>la</strong>rgamente sul<strong>la</strong> traduzione e l’adattamento <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi testi (sopratutto in inglese),<br />

citati in bibliografia.<br />

2


PERCHE’ LA MELANESIA?<br />

La Me<strong>la</strong>nesia nel Pacifico<br />

La Me<strong>la</strong>nesia è una regione geografica che comprende numerose isole gran<strong>di</strong> e piccole nel<strong>la</strong> zona<br />

dell’Oceano Pacifico inclusa tra <strong>la</strong> Nuova Caledonia a sud-est e l’iso<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Nuova Guinea.<br />

A sud si trova <strong>la</strong> massa continentale dell’Australia, a nord-ovest l’Asia, mentre ad est <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia<br />

si <strong>di</strong>stingue dal<strong>la</strong> Polinesia e dal<strong>la</strong> Micronesia. Questi termini geografici (Isole degli uomini neri,<br />

Molte isole e piccole isole) che attribuiscono delle qualità apparentemente reali a <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong><br />

isole, sono in realtà segni arbitrariamente tracciati su delle carte nautiche da navigatori ed<br />

esploratori o frutto delle c<strong>la</strong>ssificazioni <strong>di</strong> linguisti ed antropologi, ma nel tempo hanno finito <strong>per</strong><br />

influenzare il destino politico e culturale delle popo<strong>la</strong>zioni che abitano questi mari. Epeli Hau’Ofa<br />

(1993), un intellettuale originario del Pacifico impegnato nel<strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scorso<br />

anti-coloniale ma anche contro al neo-colonialismo del<strong>la</strong> globalizzazione, ha scritto un saggio su<br />

come <strong>la</strong> visione euro-centrica delle nazioni del Pacifico, immaginate come numerose piccole isole<br />

separate da vasti tratti <strong>di</strong> oceano, influenzi negativamente <strong>la</strong> possibilità che queste nazioni hanno <strong>di</strong><br />

riscattarsi da un futuro <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza economica dai poteri economici globali. Egli auspica un<br />

ribaltamento <strong>di</strong> questa immagine del pacifico secondo una visione che secondo lui è più aderente<br />

al<strong>la</strong> storia ed al<strong>la</strong> cultura tra<strong>di</strong>zionale delle popo<strong>la</strong>zioni in<strong>di</strong>gene, cioè l’Oceania come mare <strong>di</strong><br />

isole, in cui l’oceano funge da collegamento tra genti che abitano isole <strong>di</strong>verse, ma che hanno<br />

sempre navigato tra le isole <strong>per</strong> esplorare, colonizzare, commerciare e scambiare tra <strong>di</strong> loro.<br />

• In Me<strong>la</strong>nesia coesistono quattro nazioni post-coloniali (Papua New Guinea, Vanuatu, Fiji e<br />

Solomon Is<strong>la</strong>nds), con un territorio d’oltremare francese, <strong>la</strong> Nuova Caledonia, e il territorio del<strong>la</strong><br />

West Papua, che dopo essere stato un territorio marginale dell’im<strong>per</strong>o coloniale O<strong>la</strong>ndese, è stato<br />

appropriato dall’ Indonesia nel 1963.<br />

• Sia geograficamente che politicamente <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia è un patchwork<br />

Anche dal punto <strong>di</strong> vista culturale, è proprio <strong>la</strong> varietà che caratterizza <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia come regione:<br />

con una popo<strong>la</strong>zione inferiore agli 8 milioni, può vantare un quarto delle lingue (e delle culture )<br />

mon<strong>di</strong>ali.<br />

Varietà linguistica<br />

William Foley ha calco<strong>la</strong>to che nel<strong>la</strong> regione del Pacifico sud-occidentale si par<strong>la</strong>no attorno a 1200<br />

lingue, circa il 20 o 25% del totale delle lingue del mondo. Queste lingue appartengono a numerose<br />

famiglie, raggruppamenti ed iso<strong>la</strong>ti <strong>di</strong>versi “una <strong>di</strong>versità linguistica che non ha paralleli da nessuna<br />

parte al mondo” (Foley 2000:358). Un quarto <strong>di</strong> queste lingue sono c<strong>la</strong>ssificate come appartenenti<br />

al tipo Austronesiano , del gruppo <strong>di</strong> lingue Austronesiane chiamato Central-Eastern- Ma<strong>la</strong>yo-<br />

Polynesian, che a sua volta è ulteriormente sud<strong>di</strong>viso: <strong>la</strong> maggior parte <strong>di</strong> queste lingue appartiene<br />

al sotto-gruppo <strong>di</strong> lingue Oceaniche che si pensa si siano <strong>di</strong>ffuse da un’area centrale situata sull’<br />

iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> New Britain e potrebbero essere associate al<strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione delle ceramiche Lapita.<br />

Andrew Pawley, analizzando <strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> lingue Austronesiane in Nuova Guinea, osserva che<br />

sono circa 150 su un totale <strong>di</strong> 900, e sono localizzate soprattutto in zone costiere o insu<strong>la</strong>ri, e<br />

riflettono una probabile immigrazione via mare che risale a meno <strong>di</strong> 4000 anni fa, mentre le<br />

rimanenti 750 lingue par<strong>la</strong>te nell’iso<strong>la</strong>, c<strong>la</strong>ssificate come Non-Austronesian o Papuan, sono<br />

dominanti nell’interno del<strong>la</strong> Nuova Guinea, ed appartengono a ceppi linguistici che erano presenti<br />

migliaia <strong>di</strong> anni prima. Un grande numero <strong>di</strong> queste lingue sono state raggruppate da ricercatori<br />

3


guidati da Stephen Wurm in una grande famiglia chiamata Trans-New Guinea Phylum (TNG) e<br />

<strong>di</strong>visa in 47 gruppi. Secondo Pawley <strong>la</strong> maggior parte dei gruppi delle lingue TNG sono centrali<br />

nelle High<strong>la</strong>nds, e si sono <strong>di</strong>ffuse nell’arco <strong>di</strong> 5000 anni. Questo <strong>per</strong>iodo coincide con quello in cui,<br />

dai ritrovamenti archeologici <strong>di</strong> Kuk nelle High<strong>la</strong>nds, si può supporre che si praticasse l’agricoltura<br />

basata sul<strong>la</strong> coltivazione del taro. Foley calco<strong>la</strong> che questa famiglia <strong>di</strong> lingue include circa 300<br />

lingue <strong>di</strong>stinte. Per esempio solo nelle High<strong>la</strong>nds Orientali elenca do<strong>di</strong>ci lingue, par<strong>la</strong>te da un totale<br />

<strong>di</strong> 200,000 <strong>per</strong>sone. I legami <strong>di</strong> queste mappature linguistiche con le culture, le storie, ed i<br />

movimenti delle popo<strong>la</strong>zioni non sono ancora certi, e sono soggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> multi-<strong>di</strong>sciplinari. E’<br />

probabile che <strong>la</strong> complessità degli sviluppi storici abbia profondamente influenzato <strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione<br />

attuale delle lingue.<br />

Organizzazione sociale<br />

Un altro metro del<strong>la</strong> varietà delle culture me<strong>la</strong>nesiane, in termini sociali, è data dalle idee sul<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>scendenza e sul<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, e dal modo in cui queste idee sono usate nel<strong>la</strong> costruzione dei mon<strong>di</strong><br />

sociali. In Me<strong>la</strong>nesia si trovano società caratterizzate da modelli basati su principi matrilineari,<br />

patrilineari o cognatici sia nel<strong>la</strong> costituzione dei gruppi locali e <strong>di</strong> unità sociali più estese, che nel<strong>la</strong><br />

<strong>per</strong>cezione del proprio universo sociale.<br />

Nelle zone interne del<strong>la</strong> Nuova Guinea, <strong>per</strong> esempio, i principi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza sono patrilineari, e<br />

rispecchiano le idee sul<strong>la</strong> procreazione maschile e sul<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>azione tra uomini come fondamento<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> gruppi sociali. Questi principi patrilineari <strong>per</strong>ò sono bi<strong>la</strong>nciati da una forte enfasi<br />

sugli aspetti sia pratici che affettivi dei legami materni. Il risultato è un’ideologia fortemente<br />

patrilineare, associata ad una grande flessibilità dal punto <strong>di</strong> vista delle pratiche <strong>di</strong> affiliazione: in<br />

molti casi fino a metà dei membri <strong>di</strong> un gruppo (ideologicamente agnatico) è composta dai figli <strong>di</strong><br />

donne originarie del c<strong>la</strong>n. In altri casi, come i Mae Enga, <strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza agnatica non è solo un<br />

principio ideologico nel<strong>la</strong> formazione dei gruppi, ma costituisce anche il fondamento delle pratiche<br />

<strong>di</strong> affiliazione nei gruppi. Secondo Meggitt (1965) questa coincidenza tra ideologia e pratica è<br />

dovuta ad una carenza <strong>di</strong> terra causata da una crescita demografica dei Mae Enga negli anni ’50 e<br />

’60. Man mano che <strong>la</strong> pressione territoriale aumentava, i parenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza patrilineare<br />

affermavano i propri <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> precedenza, escludendo altri dalle risorse comuni al gruppo.<br />

In molti altri esempi si nota una <strong>di</strong>screpanza tra l’ideologia sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza e le pratiche<br />

dell’affiliazione ai gruppi: in quasi tutti i casi <strong>la</strong> <strong>di</strong>screpanza è dovuta a ragioni pragmatiche. E’<br />

conveniente <strong>di</strong>chiarare che tutti gli uomini sono legati da una comune <strong>di</strong>scendenza patrilineare,<br />

questa retorica, avvalorata anche dalle idee sul potere degli antenati può essere utilizzata <strong>per</strong><br />

sostenere <strong>la</strong> solidarietà <strong>di</strong> gruppo. Allo stesso tempo, è ugualmente conveniente <strong>per</strong> i membri <strong>di</strong> un<br />

gruppo incoraggiare altri parenti, quin<strong>di</strong> <strong>per</strong>sone legate da <strong>di</strong>scendenza non-agnatica, a stabilirsi con<br />

loro e a partecipare alle attività del gruppo (A. Strathern 1972). Queste attività normalmente<br />

comportano gli sforzi collettivi <strong>per</strong> produrre o acquisire beni, come maiali o oggetti <strong>di</strong> valore in<br />

conchiglia, da usare negli scambi cerimoniali che servono a rinforzare <strong>la</strong> posizione politica <strong>di</strong><br />

leader e dei loro gruppi nelle competizioni <strong>per</strong> lo status ed il potere. Dunque le ideologie e le<br />

pratiche <strong>di</strong> affiliazione ai gruppi devono essere analizzate nel contesto <strong>di</strong> questo im<strong>per</strong>ativo<br />

culturale a scambiare doni <strong>per</strong> asserire il proprio prestigio. In questo contesto i legami tramite <strong>la</strong><br />

madre sono importanti in quanto i parenti materni <strong>di</strong>ventano spesso i partner <strong>di</strong> questi scambi. Ed è<br />

così che nonostante l’ideologia patrilineare anche le donne assumono importanza come agenti<br />

sociali, in quanto forniscono il legame attraverso il quale possono avvenire gli scambi. La loro<br />

importanza cresce ancora se esse sono anche le produttrici del principale bene scambiato: le donne<br />

piantano e coltivano le patate dolci che servono a nutrire i maiali, principali beni <strong>di</strong> scambio.<br />

In alcuni casi, come tra gli Huli e i Duna del<strong>la</strong> Nuova Guinea, l’accento sui legami materni si è<br />

sviluppato in un pieno riconoscimento dei legami sia agnatici che materni nel<strong>la</strong> formazione dei<br />

gruppi. Questo ha portato ad una struttura <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza cognatica e ad un e<strong>la</strong>borato equilibrio <strong>di</strong><br />

impegni legati agli scambi sia con parenti paterni che materni. In certi contesti giuri<strong>di</strong>ci e <strong>per</strong><br />

4


l’attribuzione <strong>di</strong> precedenza nei <strong>di</strong>ritti, <strong>per</strong>ò, i legami agnatici hanno uno status più forte. Questa<br />

stessa situazione si ritrova anche tra gli abitanti Choiseul alle Salomone.<br />

In contrasto a questi modelli fortemente patrilienari, in alcune popo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> lingua Austronesiana è<br />

<strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza matrilineare ad assumere il ruolo principale nel<strong>la</strong> costituzione dei gruppi, e<br />

soprattutto nel determinare gli impegni rituali, i <strong>di</strong>ritti al<strong>la</strong> terra, e <strong>la</strong> successione a posizioni <strong>di</strong><br />

leadership. Anche in questi casi, <strong>per</strong>ò esistono fattori che servono a bi<strong>la</strong>nciare l’equilibrio tra<br />

parenti. Per esempio alle Trobriand il legame con il padre, e con i parenti paterni è importante sia<br />

affettivamente che come mezzo <strong>per</strong> ottenere risorse.<br />

Così come le lingue e le strutture <strong>di</strong> parente<strong>la</strong>, molti altri aspetti culturali e sociali mostrano un<br />

enorme ventaglio <strong>di</strong> variazioni e trasformazioni in Me<strong>la</strong>nesia. Questa <strong>di</strong>versità ha portato molti a<br />

chiedersi se <strong>la</strong> definizione <strong>di</strong> Me<strong>la</strong>nesia come regione culturale o “World Area” sia giustificata.<br />

Cosa sono le aree culturali<br />

Per World Areas infatti si intendono vaste zone geografiche (America Latina, Sud-Est Asiatico,<br />

Me<strong>di</strong>o Oriente) che servono principalmente a <strong>di</strong>videre il mondo allo scopo <strong>di</strong> definire corsi e<br />

specializzazioni (Knauft, 1999). La <strong>di</strong>visione del mondo in aree culturali ha una vecchia tra<strong>di</strong>zione<br />

in antropologia.<br />

Nel Diciannovesimo secolo l’interesse era soprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione dei tratti culturali, in<br />

partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> cultura materiale, sia all’interno <strong>di</strong> ciascuna regione che tra regioni. Esploratori e<br />

collezionisti <strong>di</strong> tutti i paesi Europei <strong>per</strong>correvano questi mari <strong>per</strong> accumu<strong>la</strong>re oggetti rappresentativi<br />

delle culture. Su questi oggetti, stu<strong>di</strong>ati, catalogati ed esposti nei musei etnografici come nelle<br />

numerose camere delle meraviglie private che fiorivano verso <strong>la</strong> fine del secolo, venivano costruite<br />

teorie sull’evoluzione dell’uomo. Queste, a loro volta, servivano da un <strong>la</strong>to a stabilire <strong>la</strong> su<strong>per</strong>iorità<br />

e il dominio dell’uomo occidentale, attraverso <strong>la</strong> conoscenza e <strong>la</strong> catalogazione, su queste<br />

popo<strong>la</strong>zioni ”esotiche”, “primitive”, “selvagge”, e dall’altro fornivano una giustificazione<br />

ideologica <strong>per</strong> l’ingerenza dei poteri coloniali in questi territori.<br />

Nel corso del Ventesimo secolo il concetto <strong>di</strong> cultura si è al<strong>la</strong>rgato ad includere costumi e credenze,<br />

oltre agli oggetti, e si è venuto a comprendere che spesso questi fattori trascendono le unità<br />

linguistiche e politiche, non è sempre possibile legare un gruppo linguistico ad una località<br />

specifica ad una cultura.<br />

Con l’accumu<strong>la</strong>rsi <strong>di</strong> dati e informazioni re<strong>la</strong>tivi ai movimenti tra culture, il concetto stesso <strong>di</strong><br />

cultura si è fatto più sofisticato. Le regioni sono state, a loro volta, sud<strong>di</strong>vise in aree culturali<br />

definite da tratti culturali comuni. Al<strong>la</strong> fine del XX secolo <strong>la</strong> nozione <strong>di</strong> aree culturali è <strong>di</strong>ventata<br />

problematica. Se le aree mon<strong>di</strong>ali sono sempre state collegate tra loro da viaggiatori, migrazioni,<br />

esplorazioni, oggi questi collegamenti avvengono con maggiore intensità, velocità e complessità <strong>di</strong><br />

prima. Le culture non possono più considerarsi locali, le <strong>per</strong>sone si appropriano <strong>di</strong> idee, beni e<br />

immagini che viaggiano attraverso lo spazio raggiungendo le località più remote.<br />

Secondo Knauft le regioni che sono venute ad essere definite come tali in antropologia non devono<br />

essere considerate come para<strong>di</strong>gmi determinanti degli orientamenti teorici, forniscono<br />

semplicemente un contesto analitico che <strong>per</strong>mette al <strong>la</strong>voro comparativo un maggiore rigore<br />

scientifico. Le analisi a livello regionale comportano <strong>la</strong> consapevolezza delle “<strong>di</strong>versità tra le<br />

similitu<strong>di</strong>ni e delle similitu<strong>di</strong>ni tra le <strong>di</strong>versità” (Bruce M.Knauft, 1999: 7).<br />

Quin<strong>di</strong>, lo stu<strong>di</strong>o dettagliato e approfon<strong>di</strong>to dell’etnografia e del<strong>la</strong> storia <strong>di</strong> un’area geo-culturale<br />

come appunto <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> confrontare culture <strong>di</strong>verse in un orizzonte più vasto <strong>di</strong><br />

quello rappresentato dal<strong>la</strong> singo<strong>la</strong> etnografia, e <strong>di</strong> sviluppare una maggior sensibilità al<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>fferenziazione culturale.<br />

In questo contesto, <strong>per</strong>ò, gli stu<strong>di</strong> a livello regionale hanno senso solo se si tiene conto da un <strong>la</strong>to<br />

delle influenze globali, e dettagli locali dall’altro.<br />

Storia e cultura in Me<strong>la</strong>nesia<br />

La maggior parte delle aree culturali del mondo sono state delimitate e stu<strong>di</strong>ate da stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><br />

5


<strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline soprattutto <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro importanza, storica, politica ed economica. La Me<strong>la</strong>nesia,<br />

invece, è sempre stata una regione <strong>di</strong> interesse marginale, eccetto che <strong>per</strong> l’Australia e <strong>per</strong><br />

l’importanza strategica <strong>per</strong> il controllo del Pacifico durante <strong>la</strong> Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale.<br />

Al contrario, <strong>la</strong> storia dell’antropologia è strettamente legata a questa regione. L’importanza del<strong>la</strong><br />

Me<strong>la</strong>nesia <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina è storicamente legata al suo iso<strong>la</strong>mento dalle influenze esterne, oltre che<br />

alle sue caratteristiche culturali intrinseche.<br />

Anche se le prime esplorazioni europee <strong>di</strong> quest’area risalgono al 1500, il contatto tra occidentali e<br />

me<strong>la</strong>nesiani delle zone più interne non è avvenuto che nel tardo ventesimo secolo.<br />

Con coste im<strong>per</strong>vie, palu<strong>di</strong>, catene montuose e foreste tropicali, <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia è stata giu<strong>di</strong>cata tra le<br />

regioni più inospitali, meno economicamente attraenti, e più <strong>di</strong>fficili da sfruttare; i suoi abitanti<br />

sono stati spesso descritti come brutti, violenti, immorali e senza scrupoli.<br />

Perlopiù i me<strong>la</strong>nesiani sono rimasti re<strong>la</strong>tivamente in<strong>di</strong>sturbati da influenze occidentali fino al<br />

secolo scorso, nonostante <strong>la</strong> presenza coloniale, almeno nominale, da parte <strong>di</strong> vari poteri europei.<br />

Comunque sarebbe ingenuo, oltre che eurocentrico, pensare che <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia cominci<br />

con l’arrivo degli europei.<br />

La preistoria<br />

Tutto il <strong>per</strong>iodo precedente al contatto con gli occidentali, in assenza <strong>di</strong> documenti scritti, è<br />

considerato “preistoria”, ed è stato soggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o da parte <strong>di</strong> numerosi archeologi e linguisti.<br />

Queste ricerche ci <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> affermare che i primi esseri umani a popo<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia<br />

arrivarono 50,000 anni fa dall’Asia sud-orientale. Il sito archeologico più antico ritrovato è a<br />

Kosipe, in Nuova Guinea, e risale a 26.000 anni fa, mentre sembra che i maiali, che in seguito<br />

<strong>di</strong>ventarono un’importante fonte <strong>di</strong> proteine, oltre che <strong>di</strong> e<strong>la</strong>borazione culturale e <strong>di</strong> scambi<br />

economici e cerimoniali in tutta <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, siano arrivati circa 10,000 anni fa. Le prime tracce <strong>di</strong><br />

attività agrico<strong>la</strong> sono state ritrovate nel<strong>la</strong> valle del Whagi, vicino a Mont Hagen, in Nuova Guinea,<br />

risalgono a 9000 anni fa. Queste popo<strong>la</strong>zioni più antiche sono associate alle lingue <strong>di</strong> ceppo non-<br />

Austronesiano.<br />

Circa 4000 anni fa è arrivata una seconda ondata <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zione dal sud-est dell’Asia, che si è<br />

gradualmente <strong>di</strong>ffusa in tutta l’area, arrivando fino al<strong>la</strong> Polinesia. A questi nuovi immigranti è<br />

associata <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> un tipo partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> vasi <strong>di</strong> ceramica, chiamata Lapita (dal nome <strong>di</strong> un<br />

sito in cui sono stati rinvenuti i primi vasi, in Nuova Caledonia). I ritrovamenti <strong>di</strong> vasel<strong>la</strong>me <strong>di</strong><br />

questo stile in <strong>di</strong>verse località <strong>per</strong>mettono agli archeologi <strong>di</strong> ricostruire <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />

colonizzazione del Pacifico da parte <strong>di</strong> questa popo<strong>la</strong>zione, associata alle lingue Austronesiane.<br />

La Storia del contatto: Il Periodo Spagnolo e Portoghese: XVI Secolo<br />

• 1511-12, I navigatori portoghesi Antonio d’Abreu e Francisco Serrao raggiungono l’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />

Ceram ad occidente del<strong>la</strong> Nuova Guinea<br />

• 1526, Il portoghese Jorge de Meneses raggiunge <strong>la</strong> costa nord-occidentale del<strong>la</strong> Nuova Guinea<br />

e <strong>la</strong> battezza Papua (Is<strong>la</strong> des los Papuas), a causa dei capelli crespi degli in<strong>di</strong>geni.<br />

• 1528-29, Lo spagnolo Alvaro de Saavedra ha navigato lungo <strong>la</strong> costa nord del<strong>la</strong> Nuova<br />

Guinea fino all’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Manus<br />

• 1545, lo spagnolo Inigo Ortez de Retes battezza l’iso<strong>la</strong> Nuova Guinea (Nueva Guinea)<br />

• 1568, lo spagnolo Alvaro de Mendaña ha navigato da un avamposto spagnolo nel Perù alle<br />

Isole Salomone<br />

• 1606 Pedro Fernandes de Quirós parte dal Peru al<strong>la</strong> sco<strong>per</strong>ta <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> che chiamò l’ Australia<br />

del Espirítu Santo (Vanuatu). Mentre lui fa ritorno in Messico Luis Vaez de Torres, sul<strong>la</strong> rotta<br />

<strong>di</strong> Mani<strong>la</strong>, attraversa lo stretto che ora porta il suo nome, che <strong>di</strong>vide <strong>la</strong> Nuova Guinea<br />

dall’Australia (ha rapito 14 ragazzi e ragazze <strong>per</strong> educarli al cristianesimo)<br />

6


Periodo O<strong>la</strong>ndese ed Inglese XVII e XVIII Secolo<br />

• 1606, Una nave O<strong>la</strong>ndese, Duyfken, comandata da Willem Jansz, naviga lungo le coste del<strong>la</strong><br />

Papua occidentale (Irian Jaya)<br />

• 1616, il famoso navigatore William Schouthen raggiunge <strong>la</strong> costa nord del<strong>la</strong> Nuova Ir<strong>la</strong>nda e<br />

del<strong>la</strong> Nuova Guinea<br />

• 1643, L’esploratore o<strong>la</strong>ndese Abel Janszoon Tasman approda alle Fiji (Cook, il cui nome è<br />

associato a queste isole vi è arrivato decenni dopo)<br />

• 1764 – Una serie <strong>di</strong> viaggi capitanati da tre inglesi ed un francese: Byron, Wallis, Carteret,<br />

Bougainville, e Cook<br />

• 1772 – 1775 James Cook scopre numerose isole tra cui <strong>la</strong> Nuova Caledonia (nel 1774) e<br />

Norfolk Is<strong>la</strong>nd, battezza l’arcipe<strong>la</strong>go New Hebrides<br />

• 1792, Il francese Antoine de Bruni d’Entrecasteaux raggiunge l’ Isle des Pins in Nuova<br />

Caledonia (battezza le Trobriand e Rossel Is<strong>la</strong>nd)<br />

Missionari<br />

• 1835 Fiji<br />

• 1839 Vanuatu (Nuove Ebri<strong>di</strong>)<br />

• 1840 Nuova Caledonia<br />

• 1845 Isole Salomone<br />

• 1847 Arcipe<strong>la</strong>go D’Entrecasteaux (PNG)<br />

(I primi missionari alle Salomone e in Papua Nuova Guinea sono stati costretti a <strong>la</strong>sciarli molto<br />

presto, e non fanno ritorno fino al 1870)<br />

Molte denominazioni si sono contese le anime dei ‘selvaggi’ <strong>di</strong> queste popo<strong>la</strong>zioni; all’inizio<br />

soprattutto i cattolici e <strong>di</strong>verse missioni protestanti e anglicane, più recentemente si sono aggiunte<br />

numerose chiese evangeliste. In alcuni casi, come in Nuova Guinea, <strong>la</strong> <strong>di</strong>visione del territorio<br />

d’azione delle <strong>di</strong>verse missioni è stata concordata “a tavolino” con i governi coloniali, in altri casi,<br />

come in Nuova Caledonia, <strong>la</strong> rivalità tra missionari <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse denominazioni in un contesto <strong>di</strong><br />

conflitti tra <strong>di</strong>versi gruppi locali esacerbati dalle trasformazioni portate dagli occidentali, hanno<br />

finito <strong>per</strong> accentuare, se non ad<strong>di</strong>rittura provocare guerre locali.<br />

Gli insegnamenti, i modelli <strong>di</strong> vita familiare e <strong>di</strong> comunità promossi, l’atteggiamento verso le<br />

tra<strong>di</strong>zioni locali, <strong>la</strong> promozione <strong>di</strong> attività <strong>di</strong> tipo economica nei convertiti, e quin<strong>di</strong> l’influenza che<br />

le missioni hanno avuto sul<strong>la</strong> cultura locale, cambiano significativamente a seconda del<strong>la</strong> filosofia<br />

delle singole missioni.<br />

In molti casi <strong>la</strong> colonizzazione veniva portata avanti contemporaneamente dai<br />

governi coloniali, che prestavano l’esercito o <strong>la</strong> polizia a o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> pacificazione nelle aree in cui si<br />

stabilivano i missionari, e dalle missioni che si occupavano <strong>di</strong> promuovere l’ideologia occidentale<br />

tramite il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> “aiuto umanitario”. In molte aree del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia sono<br />

state le missioni, molto prima dello stato, a occuparsi sia dell’assistenza sanitaria degli in<strong>di</strong>geni<br />

(colpiti da molte paurose nuove ma<strong>la</strong>ttie introdotte dagli stessi occidentali), che del<strong>la</strong><br />

7


sco<strong>la</strong>rizzazione dei convertiti.<br />

L’Annessione Coloniale<br />

• Nel 1828 gli o<strong>la</strong>ndesi <strong>di</strong>chiarano <strong>la</strong> propria sovranità sul<strong>la</strong> parte occidentale del<strong>la</strong> Nuova<br />

Guinea (Irian Jaya)<br />

• Nel 1853 i francesi si aggiu<strong>di</strong>cano <strong>la</strong> Nuova Caledonia (hanno trasportato nel<strong>la</strong> colonia penale<br />

sull’iso<strong>la</strong> principale 40.000 prigionieri – un numero quasi equivalente a quello degli in<strong>di</strong>geni<br />

sull’iso<strong>la</strong>)<br />

• 1874 gli inglesi <strong>di</strong>chiarano le Fiji un loro posse<strong>di</strong>mento. Trasportano <strong>la</strong>voratori in<strong>di</strong>ani <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong>vorare nelle piantagioni, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ani su<strong>per</strong>a quel<strong>la</strong> dei figiani<br />

• Nel 1884, i governi del<strong>la</strong> Gran Bretagna e del<strong>la</strong> Germania si <strong>di</strong>vidono <strong>la</strong> parte orientale dell’<br />

iso<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Nuova Guinea (quel<strong>la</strong> parte che ora corrisponde al<strong>la</strong> nazione del<strong>la</strong> Papua New<br />

Guinea). In seguito, nel 1906, l’Australia ottiene il controllo del<strong>la</strong> colonia inglese,<br />

chiamando<strong>la</strong> Territory of Papua; nel 1914, al principio del<strong>la</strong> Prima Guerra Mon<strong>di</strong>ale, gli<br />

australiani occupano <strong>la</strong> Nuova Guinea Tedesca<br />

• Nel 1887, gli inglesi ed i francesi <strong>di</strong>chiarano le Nuove Ebri<strong>di</strong> un condominio anglo-francese,<br />

• Nel 1893, gli inglesi nominano le Isole Salomone un protettorato<br />

Decolonizzazione ed In<strong>di</strong>pendenza<br />

• 1970 Fiji<br />

• 1975 Papua New Guinea<br />

• 1978 Solomon Is<strong>la</strong>nds<br />

• 1980 Vanuatu (ex Nuove Ebri<strong>di</strong>)<br />

• Nuova Caledonia tuttora un territorio d’oltremare del<strong>la</strong> Francia, all’ultimo referendum le<br />

richieste del movimento in<strong>di</strong>pendentista dei kanak non sono passate anche <strong>per</strong>ché i<br />

me<strong>la</strong>nesiani sono ormai una minoranza. Un nuovo referendum è programmato <strong>per</strong> il 2014<br />

• Il governo indonesiano, ottenuta l’in<strong>di</strong>pendenza dall’O<strong>la</strong>nda ha ottenuto anche il controllo<br />

sull’ Irian Jaya nel 1963 (attualmente gli in<strong>di</strong>geni del<strong>la</strong> Papua Occidentale stanno lottando <strong>per</strong><br />

l’in<strong>di</strong>pendenza)<br />

Da questo rapido excursus possiamo identificare due caratteristiche del<strong>la</strong> storia del colonialismo,<br />

che sono partico<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> questa area: l’intrusione coloniale in Me<strong>la</strong>nesia è re<strong>la</strong>tivamente recente e<br />

nel<strong>la</strong> maggioranza dei casi è stata abbastanza breve (meno <strong>di</strong> cento anni).<br />

Il colonialismo del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia non è stato un evento <strong>di</strong> conquista su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>; almeno in<br />

apparenza era <strong>di</strong> stampo più benigno e paternalistico <strong>di</strong> quello avvenuto in <strong>per</strong>io<strong>di</strong> precedenti in<br />

altre parti del mondo. Anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> penetrare nelle zone più interne, inizialmente<br />

l’influenza coloniale era localizzata: si stabilivano delle basi governative o delle missioni sulle<br />

coste, dalle quali si organizzavano spe<strong>di</strong>zioni nelle zone circostanti, delle barche viaggiavano tra<br />

questi centri, mantenendo i rapporti tra i <strong>di</strong>versi agenti del colonialismo, portando viveri e<br />

materiale, e organizzando pattugliamenti o spe<strong>di</strong>zioni. L’intento specifico spesso, come in Papua,<br />

8


era <strong>di</strong> assicurarsi il controllo dell’area, ma anche <strong>di</strong> proteggere gli in<strong>di</strong>geni dai numerosi<br />

avventurieri poco scrupolosi che cercavano fortuna in questi mari. Il progetto coloniale non era<br />

ambizioso, ed era portato avanti con pochi uomini, si limitava a portare il cristianesimo e a<br />

pacificare le popo<strong>la</strong>zioni locali, senza voler interferire troppo con l’organizzazione sociale o<br />

mo<strong>di</strong>ficare sostanzialmente l’economia <strong>di</strong> sussistenza.<br />

Ovviamente <strong>la</strong> pacificazione, le o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> conversione al cristianesimo, l’introduzione <strong>di</strong> beni<br />

commerciali e <strong>di</strong> ma<strong>la</strong>ttie, oltre che il reclutamento <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori <strong>per</strong> le piantagioni delle Fiji e <strong>per</strong> le<br />

miniere <strong>di</strong> nichel in Nuova Caledonia hanno finito <strong>per</strong> avere un forte impatto sulle strutture sociali e<br />

culturali, soprattutto sulle coste e nelle isole, a partire dal tardo ‘900.<br />

L’impatto coloniale nel<strong>la</strong> regione è stato variabile, secondo il <strong>per</strong>iodo storico e gli scopi del potere<br />

coloniale coinvolto. In generale l’influenza <strong>di</strong>retta è stata minore dove c’era meno da guadagnare, e<br />

<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia genericamente era poco attraente rispetto ad altre zone degli im<strong>per</strong>i coloniali.<br />

Ad<strong>di</strong>rittura si può <strong>di</strong>re che in molte zone del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia <strong>la</strong> presenza re<strong>la</strong>tivamente scarsa <strong>di</strong><br />

Europei era accompagnata da un crescente desiderio degli in<strong>di</strong>geni <strong>per</strong> i beni occidentali, e <strong>per</strong> le<br />

idee associate ad essi. Storicamente, questo si è palesato nel desiderio Me<strong>la</strong>nesiano <strong>per</strong> una<br />

maggiore influenza straniera, specialmente in termini <strong>di</strong> sviluppo economico, educazione, e<br />

infrastrutture materiali. Un’anomalia <strong>di</strong> questa regione è proprio che l’anticolonialismo sviluppatosi<br />

in molte nazioni coloniali del mondo, ha avuto uno sviluppo lento negli ambienti accademici del<strong>la</strong><br />

Me<strong>la</strong>nesia, eccetto che in Nuova Caledonia (che infatti è tuttora un territorio d’oltremare del<strong>la</strong><br />

Francia).<br />

L’attuale crisi delle Salomone, <strong>per</strong> esempio, ha indotto il governo in<strong>di</strong>pendente, che è alle prese con<br />

problemi interni <strong>di</strong> natura etnica, a richiedere l’intervento armato <strong>di</strong> forze esterne (prevalentemente<br />

dall’Australia, Papua New Guinea e Nuova Ze<strong>la</strong>nda).<br />

La storia orale<br />

E’ importante riconoscere che, a prescindere dal<strong>la</strong> storia occidentale del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, basata sui<br />

ritrovamenti archeologici e sui documenti scritti dal <strong>per</strong>iodo delle esplorazioni, che <strong>per</strong> ovvie<br />

ragioni sono fonti prevalentemente occidentali), ogni società in Me<strong>la</strong>nesia ha il proprio bagaglio<br />

storico, vasto e artico<strong>la</strong>to, trasmesso oralmente da una generazione all’altra. Molte informazioni<br />

storiche si trovano nei miti sull’origine <strong>di</strong> ogni cultura, nelle genealogie e nel<strong>la</strong> conoscenza sacra;<br />

queste storie contengono informazioni sui <strong>di</strong>versi gruppi all’interno <strong>di</strong> una società, e sul<strong>la</strong> loro<br />

collocazione nell’ambiente, stabiliscono il rapporto tra gli spiriti e gli esseri umani, e convalidano i<br />

<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> gruppi specifici sul<strong>la</strong> terra e sullo sfruttamento delle sue risorse. Questo genere <strong>di</strong><br />

conoscenza storica, al<strong>la</strong> base delle re<strong>la</strong>zioni politiche all’interno e tra gruppi, determina l’identità e i<br />

<strong>di</strong>ritti delle <strong>per</strong>sone, è tuttora fondamentale nel<strong>la</strong> vita <strong>di</strong> molti me<strong>la</strong>nesiani, ed è talvolta usata anche<br />

nel contesto contemporaneo <strong>per</strong> trattare col mondo esterno. Per esempio nel 1999 le genealogie e le<br />

storie d’origine dei Duna, in Nuova Guinea, sono state le basi <strong>per</strong> determinare chi aveva il <strong>di</strong>ritto ad<br />

essere risarcito <strong>per</strong> i danni causati da una miniera nel loro territorio.<br />

Le conoscenze storiche <strong>di</strong> un gruppo possono essere custo<strong>di</strong>te dagli anziani e tramandate ai più<br />

giovani in <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong>, possono essere rappresentate nei canti, nelle danze, nelle decorazioni delle<br />

case degli spiriti: sono comunque narrate e riprodotte da <strong>per</strong>sone <strong>di</strong>verse in contesti <strong>di</strong>versi, sono<br />

conoscenze importanti, negoziate e contestate: chi ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>e <strong>la</strong> storia o <strong>di</strong> raccontar<strong>la</strong>?<br />

Chi può contestar<strong>la</strong>?<br />

Me<strong>la</strong>nesia e Antropologia<br />

Per quasi tutto il Ventesimo Secolo l’importanza del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia <strong>per</strong> l’antropologia è stata legata<br />

<strong>di</strong>rettamente al<strong>la</strong> sua posizione re<strong>la</strong>tivamente marginale in termini politici e ed economici. Proprio<br />

<strong>per</strong> lo scarso interesse che aveva <strong>per</strong> gli specu<strong>la</strong>tori occidentali, questa zona è stata meno coinvolta<br />

in cambiamenti sociali e culturali <strong>di</strong> altre parti del mondo coloniale, e proprio <strong>per</strong> questo,<br />

considerata partico<strong>la</strong>rmente attraente da etnologi ed antropologi. Più una località era remota,<br />

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inesplorata, inalterata dallo sviluppo, più era considerata interessante dai ricercatori interessati a<br />

società dal<strong>la</strong> struttura politica decentrata o “tribale”.<br />

I Me<strong>la</strong>nesiani hanno fornito molto materiale interessante agli stu<strong>di</strong>osi del<strong>la</strong> <strong>di</strong>versità umana: hanno<br />

credenze religiose e pratiche rituali complesse, oltre a costumi sessuali, militari, e politici<br />

partico<strong>la</strong>ri. Le caratteristiche più frequentemente citate nel<strong>la</strong> storia dell’etnografia me<strong>la</strong>nesiana<br />

includono:<br />

• Un’economia <strong>di</strong> sussistenza basata sull’orticoltura decentralizzata <strong>di</strong> tuberi e/o lo<br />

sfruttamento del<strong>la</strong> palma del sago, insieme a caccia, pesca e all’allevamento dei maiali.<br />

• Residenza decentrata in vil<strong>la</strong>ggi o frazioni.<br />

• Modelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong>fferenti (matrilineari, patrilineari, o cognatici) in zone <strong>di</strong>verse.<br />

• Leadership politica acquisita in maniera aggressiva, ma molto decentrata, tipicamente<br />

associata a “Big Men” o “Great Men”.<br />

• Cicli <strong>di</strong> scambi competitivi e cerimoniali <strong>di</strong> beni, spesso molto e<strong>la</strong>borati, che palesano e<br />

modu<strong>la</strong>no i rapporti tra gruppi sociali e tra gli in<strong>di</strong>vidui all’interno dei gruppi.<br />

• Conflitti e guerre tra gruppi, spesso cruenti, che talvolta includevano fenomeni <strong>di</strong><br />

cannibalismo e/o <strong>di</strong> caccia <strong>di</strong> teste.<br />

• Pronunciate po<strong>la</strong>rità <strong>di</strong> genere o antagonismo tra i sessi, credenze riguardo al potere<br />

contaminante delle donne, e usanze che vietano o prescrivono una varietà <strong>di</strong> pratiche sia<br />

eterosessuali che omosessuali.<br />

• Sistemi cosmologici complessi, che includono credenze, miti, rituali, e che strutturano una<br />

vasta gamma <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> iniziazione, pratiche magiche, riti <strong>di</strong> fertilità, cerimonie ancestrali,<br />

spesso accompagnati da decorazioni corporee e<strong>la</strong>borate, pitture, musica, danze e maschere o<br />

altre sculture lignee.<br />

• In generale, una grande varietà linguistica e culturale.<br />

La documentazione etnografica del<strong>la</strong> variazione socio-culturale delle popo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> questa regione<br />

è stata <strong>di</strong> grande importanza <strong>per</strong> lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> vari argomenti <strong>di</strong> interesse antropologico, tra cui<br />

l’organizzazione politica, le credenze e pratiche spirituali,gli scambi socio-economici, e così via.<br />

Allo stesso tempo <strong>per</strong>ò, <strong>la</strong> rappresentazione collettiva del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia da parte degli antropologi, ha<br />

avuto il risultato <strong>di</strong> costruire in occidente un’immagine pubblica del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia come luogo<br />

prevalentemente esotico e primitivo. (Gli antropologi stessi hanno avuto un ruolo innegabile in<br />

questo processo, in quanto questa rappresentazione è stata strumentale nell’ottenere fon<strong>di</strong> <strong>di</strong> ricerca<br />

in un clima culturale in cui c’era grande interesse <strong>per</strong> “l’altro primitivo”).<br />

A partire dagli anni ’60 <strong>la</strong> sensibilità coloniale, messa in <strong>di</strong>fficoltà dalle reazioni socio-spirituali <strong>di</strong><br />

alcuni me<strong>la</strong>nesiani alle influenze esterne, che si sono fatte più evidenti durante <strong>la</strong> seconda guerra<br />

mon<strong>di</strong>ale, ha generato l’interesse <strong>per</strong> quelli che sono stati chiamati “Cargo Cults”. Le analisi dei<br />

culti del cargo hanno dato il via a tutta una serie <strong>di</strong> ricerche etnografiche in cui gli antropologi si<br />

sono confrontati con tutti quei fenomeni che sono più contemporanei che tribali o “tra<strong>di</strong>zionali”,<br />

come le risposte me<strong>la</strong>nesiane al<strong>la</strong> cristianizzazione, all’urbanizzazione, all’introduzione del sistema<br />

monetario, allo sviluppo economico.<br />

In un senso più generale, <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia come regione non può essere considerata a prescindere dal<strong>la</strong><br />

storia dei suoi rapporti con l’Occidente, o ad<strong>di</strong>rittura dal<strong>la</strong> sua storia come oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

antropologico. Se lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questa regione è stato <strong>di</strong> importanza fondamentale <strong>per</strong> lo sviluppo<br />

del<strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina, soprattutto nell’ambito anglosassone, è altrettanto vero che <strong>la</strong> regione si <strong>di</strong>stingue<br />

<strong>per</strong> il fatto <strong>di</strong> essere stata rappresentata al mondo soprattutto dagli antropologi che vi hanno<br />

<strong>la</strong>vorato, mentre altre regioni, <strong>di</strong> maggior interesse strategico ed economico sono state soggetti <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong> rappresentazione da parte <strong>di</strong> numerose <strong>di</strong>scipline <strong>di</strong>verse.<br />

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Un’effetto <strong>di</strong> questa “antropologizzazione” del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, è stata <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> un’immagine <strong>di</strong><br />

questa regione che ne enfatizza <strong>la</strong> sua <strong>di</strong>versità culturale in termini che l’associano allo stato<br />

primitivo. Quest’immagine <strong>per</strong>mane, nonostante molti sforzi fatti negli ultimi anni <strong>di</strong> rendere<br />

un’immagine più realistica. Basti pensare all’interesse suscitato dai me<strong>di</strong>a quando si prospetta <strong>la</strong><br />

possibilità <strong>di</strong> scoprire tribù primitive senza es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> contatto col mondo occidentale.<br />

Il <strong>per</strong>icolo <strong>di</strong> questo punto vista, oltre ad essere con<strong>di</strong>scendente, è <strong>di</strong> riscoprire in Me<strong>la</strong>nesia proprio<br />

<strong>la</strong> marginalità che le è stata attribuita dal nostro stesso sguardo <strong>di</strong>stanziante. Inoltre questo porta a<br />

sottovalutare i poteri e le ineguaglianze che intrudono sul<strong>la</strong> regione o si sviluppano in essa.<br />

Alcuni antropologi protagonisti in Me<strong>la</strong>nesia<br />

L’etnografia c<strong>la</strong>ssica del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia ha avuto un ruolo fondamentale nel<strong>la</strong> storia<br />

dell’antropologia; ricostruiamo alcuni passaggi importanti.<br />

• 1836, Robert Codrington accompagna il Vescovo John Coleridge Patterson del<strong>la</strong><br />

Me<strong>la</strong>nesian Mission nel<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia meri<strong>di</strong>onale<br />

• 1871, Il russo Mikluko Mac<strong>la</strong>y a Madang<br />

• 1898 <strong>di</strong>versi antropologi inglesi (tra cui Haddon, Rivers, Seligmann,Wilkin, Ray,<br />

McDougall, e Myers) partecipano ad una importante spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o nelle isole dello<br />

Stretto <strong>di</strong> Torres, tra l’Australia e <strong>la</strong> Nuova Guinea: <strong>la</strong> celebre Cambridge University<br />

Anthropological Expe<strong>di</strong>tion to Torres Straits<br />

• 1910, Diamond Jenness soggiorna <strong>per</strong> 9 mesi sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Goodenough<br />

• 1912-13 Spe<strong>di</strong>zione Kaiserin Augusta Fluss, durante <strong>la</strong> quale Thurnwald stu<strong>di</strong>a le tra<strong>di</strong>zioni<br />

delle popo<strong>la</strong>zioni del fiume Yuat-, allora conosciuto come Dor<strong>per</strong><br />

• 1914, Bronis<strong>la</strong>w Malinowski arriva in Australia e in Papua, fa sei mesi <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro sul campo<br />

all’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Mailu.<br />

• Tra il 1915 e il 1918 Malinowski torna due volte in Papua, più precisamente alle isole<br />

Trobriand<br />

Dopo <strong>la</strong> storica Cambridge Expe<strong>di</strong>tion to the Torres Strait nel 1898, <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia fu considerata da<br />

antropologi <strong>di</strong> spicco quali Haddon come una regione <strong>di</strong> importanza cruciale <strong>per</strong> lo stu<strong>di</strong>o del<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>ffusione e del<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> usanze primitive. (Questo era un interesse prevalente<br />

dell’antropologia del XIX secolo e servì preparare il terreno <strong>per</strong> stu<strong>di</strong> più dettagliati delle re<strong>la</strong>zioni<br />

tra tratti culturali e sociali <strong>di</strong>versi). In seguito gli stu<strong>di</strong> etnografici in Me<strong>la</strong>nesia hanno continuato ad<br />

essere influenzati da e ad influenzare i vari approcci allo stu<strong>di</strong>o dell’uomo che si sono via via<br />

susseguiti, <strong>per</strong> esempio,<br />

• Le ricerche <strong>di</strong> W.H. R. Rivers nelle isole del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia durante <strong>la</strong> seconda decade del<br />

1900 hanno dato il via agli stu<strong>di</strong> strutturali del<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> e dell’organizzazione sociale.<br />

• Il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> Bronis<strong>la</strong>w Malinowski nelle isole Trobriand è stato <strong>di</strong> importanza seminale <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> definizione delle tecniche <strong>di</strong> ricerca sul campo basate sull’osservazione partecipante e<br />

sul<strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> lingua locale, <strong>di</strong>venute il “marchio <strong>di</strong> fabbrica” dell’antropologo.<br />

Inoltre <strong>la</strong> prospettiva teorica che ha sviluppato durante gli anni ’20, in cui sottolineava <strong>la</strong><br />

funzione razionale <strong>di</strong> istituzioni in<strong>di</strong>gene), ha avuto un importante influenza sulle teorie<br />

antropologiche (funzionalismo strutturale).<br />

• Nel 1925 Marcel Mauss ha pubblicato uno stu<strong>di</strong>o sullo scambio <strong>di</strong> doni me<strong>la</strong>nesiani. Anche<br />

questo stu<strong>di</strong>o è stato <strong>di</strong> importanza seminale <strong>per</strong> lo sviluppo <strong>di</strong> teorie sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />

esistente tra scambi materiali e sociali, e ha gettato le basi <strong>per</strong> le teorie sugli scambi e <strong>per</strong><br />

l’analisi transazionale dei processi culturali.<br />

• Negli anni tra il 1920 e il 1950 <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia è stata il teatro <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> <strong>per</strong>sonaggi come<br />

Margaret Mead, Gregory Bateson, e Maurice Leenhardt, che hanno contribuito allo<br />

sviluppo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sull’emozione, <strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalità, e <strong>la</strong> socializzazione.<br />

11


• Nel<strong>la</strong> seconda metà del XIX secolo l’Africa <strong>di</strong>venne il centro <strong>per</strong> lo sviluppo del<br />

funzionalismo strutturale Britannico, e l’America Latina il teatro del<strong>la</strong> nascita dello<br />

strutturalismo <strong>di</strong> Levi-Strauss. Gli stu<strong>di</strong> condotti in Me<strong>la</strong>nesia in questo <strong>per</strong>iodo furono<br />

comunque importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> valutazione, <strong>la</strong> critica e lo sviluppo <strong>di</strong> questi approcci, mentre<br />

prospettive critiche sulle trasformazioni culturali e sui cosiddetti cargo cults furono<br />

sviluppati nelle analisi marxiste <strong>di</strong> Peter Worsley e Jean Guiart.<br />

• Durante gli anni ‘60 il materialismo culturale e l’antropologia ecologica sono stati<br />

<strong>la</strong>rgamente informati dagli stu<strong>di</strong> me<strong>la</strong>nesiani <strong>di</strong> Roy Rappaport e Andrew Vayda.<br />

• Negli anni ’70 –’80 <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia è stata al centro dello sviluppo dell’antropologia simbolica,<br />

lo stu<strong>di</strong>o del<strong>la</strong> metafora e del significato (Roy Wagner, Edward Schieffelin, Alfred Gell). Il<br />

rigore etnografico dell’antropologia marxista ha avuto sviluppo nel <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> Maurice<br />

Godelier, mentre <strong>la</strong> sociologia del<strong>la</strong> conoscenza è stata sviluppata nel corso del <strong>la</strong>voro<br />

etnografico <strong>di</strong> Frederick Barth(1975, 1987).<br />

• Negli stessi anni, le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere e <strong>la</strong> sessualità hanno assunto un’importanza<br />

fondamentale nell’antropologia me<strong>la</strong>nesiana, tramite i <strong>la</strong>vori <strong>di</strong> antropologhe come Marilyn<br />

Strathern, Annette Weiner, Margaret Jolly e Gabriele Sturzenhofecker.<br />

• Negli anni ’90 l’influenza <strong>di</strong> Roger Keesing, James Carrier, Lamont Lindstrom, Geooffry<br />

White e Nicho<strong>la</strong>s Thomas, è stata importante <strong>per</strong> lo sviluppo dell’interesse <strong>per</strong> le<br />

trasformazioni culturali, e <strong>per</strong> l’e<strong>la</strong>borazione dei concetti <strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione.<br />

Ovviamente anche altre aree geografiche sono state importanti nel<strong>la</strong> storia dell’antropologia, ma<br />

si può <strong>di</strong>re che <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> cento anni (1880-1980) <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia abbia contribuito molto<br />

materiale <strong>per</strong> lo sviluppo <strong>di</strong> tutta una serie <strong>di</strong> filoni teorici fondamentali nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina.<br />

Me<strong>la</strong>nesia e Antropologia: i problemi oggi<br />

Questo rapporto tra <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia come area geografica e l’antropologia sta cambiando. Da un <strong>la</strong>to<br />

l’interesse <strong>per</strong> <strong>la</strong> globalizzazione, dall’altro le critiche all’antropologia “tra<strong>di</strong>zionalista” mal si<br />

conciliano con l’idea prevalente del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia come “<strong>la</strong>boratorio naturale” <strong>di</strong> variazioni tribali.<br />

Troppo a lungo i ricercatori hanno cercato nelle popo<strong>la</strong>zioni remote del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia gli “ultimi<br />

casi” <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zioni allo stato naturale, in<strong>di</strong>sturbati da influenze esterne, esempi dei primi sta<strong>di</strong> dell’<br />

evoluzione culturale e sociale. Questa reputazione è <strong>di</strong>ventata sempre più <strong>di</strong>fficile da sostenere, data<br />

<strong>la</strong> crescente consapevolezza dei rapporti intrecciati dai Me<strong>la</strong>nesiani contemporanei col resto del<br />

mondo. (Es. <strong>di</strong> sito internert <strong>di</strong> una guest-house nelle High<strong>la</strong>nds che promette un’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> vita<br />

in un vil<strong>la</strong>ggio tra<strong>di</strong>zionale, www.engaex<strong>per</strong>ience.homestead.com).<br />

Dall’altra parte le trasformazioni dell’antropologia contemporanea e i nuovi interessi teorici hanno<br />

spostato il fuoco dell’attenzione da quei luoghi lungamente associati con l’uomo “primitivo” verso<br />

siti in cui <strong>la</strong> complessità sociale, l’intersecarsi <strong>di</strong> genti, flussi migratori, e <strong>la</strong> <strong>per</strong>meabilità dei<br />

confini sono più apparenti. Anche <strong>la</strong> critica postmoderna al<strong>la</strong> politica del<strong>la</strong> rappresentazione e sul<br />

ruolo degli antropologi in un mondo dove anche i popoli tribali possono par<strong>la</strong>re <strong>per</strong> sé ha<br />

contribuito a provocare un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> crisi <strong>per</strong> l’antropologia del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia (che si è potuto<br />

riscontrare anche nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà da parte delle università a mandare ricercatori).<br />

Dagli anni ’80 in poi il crescente interesse teorico <strong>per</strong> le trasformazioni culturali e <strong>per</strong> i processi <strong>di</strong><br />

contaminazione culturale, sia nel <strong>per</strong>iodo pre-coloniale che in quelli successivi, hanno influenzato<br />

l’ultima generazione <strong>di</strong> ricercatori, impegnati a sviluppare nuovi approcci creativi allo stu<strong>di</strong>o<br />

etnografico <strong>di</strong> una regione in via <strong>di</strong> trasformazione utilizzando teorie sul<strong>la</strong> storia, <strong>la</strong> memoria, <strong>la</strong><br />

cultura pubblica e l’economia politica dei Me<strong>la</strong>nesiani contemporanei.<br />

Tutti i fenomeni che sono venuti al<strong>la</strong> luce come argomenti <strong>di</strong> interesse teorico grazie all’attenzione<br />

de<strong>di</strong>cata ai processi legati al<strong>la</strong> globalizzazione (migrazione, <strong>di</strong>ffusione culturale, trasformazioni<br />

politiche ed economiche, e mutamenti nei valori culturali) sono in realtà stati sempre presenti nelle<br />

12


società me<strong>la</strong>nesiane, anche se su una sca<strong>la</strong> minore. Più recentemente questi processi sono stati<br />

influenzati sia dal colonialismo che dagli sviluppi post-coloniali.<br />

La sfida adesso, <strong>per</strong> gli antropologi che <strong>la</strong>vorano in Me<strong>la</strong>nesia, come <strong>per</strong> i me<strong>la</strong>nesiani stessi, è <strong>di</strong><br />

ricontestualizzare le tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione culturale in un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarata modernità.<br />

La modernità in Me<strong>la</strong>nesia include l’alto valore attribuito ai beni <strong>di</strong> consumo e al denaro. Oggi gli<br />

abitanti del più remoto vil<strong>la</strong>ggio o dell’iso<strong>la</strong> più lontana non si accontentano più <strong>di</strong> asce, sale,<br />

<strong>per</strong>line e fiammiferi. In molti sono abituati; ancora <strong>di</strong> più vorrebbero avere, accesso a riso, cibo in<br />

scato<strong>la</strong>, abiti occidentali, automobili o barche a motore, frigoriferi, biglietti aerei, cellu<strong>la</strong>ri, e <strong>la</strong><br />

possibilità <strong>di</strong> far proseguire gli stu<strong>di</strong> ai figli. Queste necessità, stimo<strong>la</strong>no sia i proprietari del<strong>la</strong> terra,<br />

che i governi me<strong>la</strong>nesiani, a cercare il modo guadagnare sol<strong>di</strong> rapidamente. Sempre più si <strong>la</strong>sciano<br />

sedurre dalle multinazionali minerarie o dalle imprese del legname del Sud-Est Asiatico, <strong>per</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfare il crescente bisogno <strong>di</strong> denaro. La <strong>di</strong>ffusione e <strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> queste imprese, <strong>per</strong>ò, ora<br />

rappresentano gravi problemi ecologici e sociali in molte parti del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia.<br />

Anche questo aspetto moderno del<strong>la</strong> cultura me<strong>la</strong>nesiana, le aspirazioni economiche, é da<br />

considerare come una trasformazione <strong>di</strong> modelli culturali preesistenti, in cui il dare e ricevere <strong>di</strong><br />

doni e <strong>di</strong> servizi (a volte in maniera competitiva) rappresenta <strong>la</strong> chiave <strong>per</strong> ottenere prestigio<br />

<strong>per</strong>sonale, successo sociale, e potere politico. In questo contesto, quin<strong>di</strong>, acquisire beni <strong>di</strong> consumo,<br />

che sono in<strong>di</strong>catori <strong>di</strong> successo nel<strong>la</strong> modernità, assume significati e conseguenze dal sapore<br />

<strong>di</strong>stintamente me<strong>la</strong>nesiano. Queste inflessioni culturalmente specifiche derivano dal<strong>la</strong> natura<br />

“transazionale” delle re<strong>la</strong>zioni sociali me<strong>la</strong>nesiane, al<strong>la</strong> base dell’identità sia in<strong>di</strong>viduale che<br />

collettiva.<br />

D’altro canto nel clima <strong>di</strong> trasformazione attuale le pratiche e le credenze me<strong>la</strong>nesiane non sono<br />

state represse o abbandonate, anzi continuano a proliferare, sono continuamente e<strong>la</strong>borate e ricreate<br />

dalle <strong>per</strong>sone e dai gruppi coinvolti in un processo <strong>di</strong> transizione verso un’economia politica<br />

al<strong>la</strong>rgata <strong>di</strong> un sistema ecologico al contempo ricco e fragile.<br />

Gli effetti del controllo coloniale e del<strong>la</strong> politica postcoloniale, interpretati attraverso lenti<br />

<strong>di</strong>stintamente me<strong>la</strong>nesiane, improntano l’identità in<strong>di</strong>viduale sociale e nazionale contemporanea.<br />

La comprensione <strong>di</strong> questi sviluppi culturali richiede una cognizione più approfon<strong>di</strong>ta delle<br />

tra<strong>di</strong>zioni me<strong>la</strong>nesiane e del<strong>la</strong> loro re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> storia contemporanea.<br />

L’Antropologia in Me<strong>la</strong>nesia si rinnova<br />

Gli antropologi che si occupano del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia ora devono trovare una maniera produttiva <strong>di</strong><br />

sposare il <strong>la</strong>voro tra<strong>di</strong>zionalista dei loro predecessori con <strong>la</strong> sensibilità acquisita <strong>di</strong> recente <strong>per</strong><br />

questioni legate al<strong>la</strong> trasformazione. Sarebbe limitante, oltre che controproducente, pensare che le<br />

due prospettive si escludano.<br />

Lo scopo dei ricercatori contemporanei deve essere <strong>di</strong> utilizzare criticamente <strong>la</strong> propria tra<strong>di</strong>zione<br />

intellettuale basata su stu<strong>di</strong> etnografici dettagliati <strong>per</strong> approfon<strong>di</strong>re <strong>la</strong> conoscenza attuale sia del<strong>la</strong><br />

Me<strong>la</strong>nesia come regione che dell’antropologia come <strong>di</strong>sciplina in evoluzione. In effetti, tutto il<br />

bagaglio <strong>di</strong> etnografie ricche e dettagliate <strong>di</strong> questa regione contribuisce materiale prezioso ai più<br />

recenti <strong>di</strong>battiti teorici.<br />

Secondo Knauft (1999: 218) molte delle influenze teoriche recenti derivano dal<strong>la</strong> critica dei testi,<br />

ciò le rende partico<strong>la</strong>rmente raffinate nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione critica del potere del<strong>la</strong> rappresentazione, ma<br />

non partico<strong>la</strong>rmente sottili e raffinate nel<strong>la</strong> comprensione e nel<strong>la</strong> documentazione dettagliata delle<br />

attività e delle credenze espresse nel<strong>la</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana delle <strong>per</strong>sone; mentre è proprio questa <strong>la</strong><br />

forza del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione etnografica sviluppatasi in Me<strong>la</strong>nesia.<br />

Ecco alcuni dei temi emersi in anni recenti dal coinvolgimento degli stu<strong>di</strong>osi del<strong>la</strong> regione con i più<br />

recenti interessi teorici.<br />

• Fino a trent’anni fa le unità politiche o linguistiche me<strong>la</strong>nesiane erano considerate<br />

re<strong>la</strong>tivamente a se stanti, <strong>di</strong> conseguenza le etnografie erano convenzionalmente basate su<br />

13


singoli vil<strong>la</strong>ggi, e concernevano le strutture del<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, <strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza, l’organizzazione<br />

rituale, eccetera. Ora non è più sostenibile una visione omogenea delle culture locali, in tutta<br />

<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia si vedono fenomeni <strong>di</strong> evangelizzazione, <strong>di</strong> politiche post-coloniali, del<br />

<strong>per</strong>seguimento <strong>di</strong> uno sviluppo economico, <strong>di</strong> movimenti pro e contro le multinazionali, <strong>di</strong><br />

urbanizzazione. Se il loro effetto non è omogeneo, è <strong>per</strong>lomeno sentito <strong>di</strong> riflesso anche nei<br />

vil<strong>la</strong>ggi più remoti. La cultura stessa è vista come una rappresentazione contestata, non<br />

come un sistema autonomo e autosufficiente.<br />

• La tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> documentazione etnografica accurata e dettagliata si fa carico <strong>di</strong> questi<br />

sviluppi recenti, <strong>per</strong> esempio, considerando come interessanti quei luoghi una volta<br />

tra<strong>la</strong>sciati dagli etnografi in quanto “acculturati” e includendo nel proprio sguardo fenomeni<br />

non tra<strong>di</strong>zionali (le chiese, le <strong>di</strong>scoteche, le scuole, gli ospedali, i parenti emigrati in città).<br />

Antropologi, insieme a sociologi, politologi, e storici del Pacifico, includono tra gli<br />

argomenti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o più “tra<strong>di</strong>zionali” anche interessi quali le tensioni post-coloniali<br />

riguardo all’accesso alle risorse nazionali e lo sviluppo, il fondamentalismo cristiano, e <strong>la</strong><br />

me<strong>di</strong>azione <strong>di</strong> identità etniche ed economiche. Anche nel<strong>la</strong> riven<strong>di</strong>cazione delle usanze<br />

locali (kastom) emergono tensioni e conflitti <strong>di</strong> natura post-coloniale, sul<strong>la</strong> politica del<strong>la</strong><br />

rappresentazione (cioè chi ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> definire, e <strong>per</strong> quale gruppo, quello che è da<br />

considerarsi costume, tra<strong>di</strong>zione).<br />

• Tutti questi elementi influiscono, in maniere complesse, sui tentativi degli stati me<strong>la</strong>nesiani<br />

<strong>di</strong> creare sentimenti <strong>di</strong> identità nazionale contrastando <strong>la</strong> frammentazione sociale e politica.<br />

(Ricor<strong>di</strong>amoci che anche gli stati post-coloniali, non solo le regioni geografiche, sono il<br />

risultato <strong>di</strong> definizioni <strong>di</strong> confini arbitrariamente determinati in base agli interessi dei poteri<br />

coloniali ed alle loro re<strong>la</strong>tive fortune).<br />

• Le tensioni che esistono tra le <strong>di</strong>verse fonti <strong>di</strong> potere e <strong>di</strong> valore sono espresse in problemi <strong>di</strong><br />

tutti i generi (migrazione, vandalismo, ban<strong>di</strong>tismo, abusi sessuali, alienazione del<strong>la</strong> terra,<br />

guerre locali, violenza politica, corruzione).<br />

• Le popo<strong>la</strong>zioni in<strong>di</strong>gene in questi contesti nuovi e confrontati dalle influenze più <strong>di</strong>verse,<br />

esprimono, significati, <strong>di</strong>gnità, e resistenza passiva, quando non attiva: tutti questi sviluppi<br />

culturali sono <strong>di</strong>ventati importanti argomento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o.<br />

• Che <strong>la</strong> maggior parte del<strong>la</strong> terra <strong>di</strong> nazioni come <strong>la</strong> Papua Nuova Guinea, Vanuatu, e le<br />

Salomon Is<strong>la</strong>nds, sia in mano alle popo<strong>la</strong>zioni locali, e sia usata <strong>per</strong> attività <strong>di</strong> sussistenza,<br />

nonostante le crescenti pressioni da parte <strong>di</strong> impresari del legname e <strong>di</strong> multinazionali<br />

minerarie, non è solo in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> continuità col passato. In un ambiente globale in cui <strong>la</strong><br />

proprietà in<strong>di</strong>gena del<strong>la</strong> terra ha un valore spesso molto tenue, questo fatto assume una<br />

valenza politica importante da un <strong>la</strong>to, e pone l’accento sul<strong>la</strong> minaccia rappresentata dalle<br />

mire espansionistiche delle multinazionali del legname, minerarie, petrolifere, in questa<br />

regione. La risorsa basi<strong>la</strong>re rappresentata dal<strong>la</strong> terra <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> piccoli gruppi residenti<br />

non è più garantita. Nel<strong>la</strong> cornice storica post-coloniale <strong>la</strong> terra è <strong>di</strong>ventata un bene attorno<br />

al quale si <strong>di</strong>scute e si lotta, un <strong>di</strong>ritto <strong>per</strong> il quale bisogna battersi, soprattutto data<br />

l’estensione dei terreni che devono essere <strong>di</strong>sboscati <strong>per</strong> lo sfruttamento del legname.<br />

• E’ <strong>di</strong>ventato sempre più importante comprendere le continuità, oltre che i cambiamenti<br />

portati dagli sviluppi contemporanei. La migrazione, <strong>la</strong> trasformazione, e l’e<strong>la</strong>borazione<br />

culturale sono fenomeni endogeni al<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, e sono stati ampiamente documentati, a<br />

<strong>di</strong>re il vero, dagli antropologi impegnati nel<strong>la</strong> descrizione delle culture locali, fin dai primi<br />

del ‘900 (Seligmann 1910). Pratiche e credenze in<strong>di</strong>gene hanno <strong>di</strong>mostrato una robustezza<br />

sorprendente, le tra<strong>di</strong>zioni non sono semplicemente state mantenute o mo<strong>di</strong>ficate <strong>per</strong><br />

adattarsi alle trasformazioni in atto, sono state riprodotte e attivamente ricreate (es. Jolly,<br />

1994). Anche quando <strong>per</strong>sistono, le tra<strong>di</strong>zioni sono abbracciate in un contesto <strong>di</strong><br />

trasformazione, ed acquisiscono significati nuovi. In altri casi alcune pratiche abbandonate<br />

riemergono più tar<strong>di</strong> in forma <strong>di</strong>versa, o con una nuova ragione d’essere.<br />

14


• A confronto con forme <strong>di</strong> cambiamento intrusive e sempre nuove è importante rendersi<br />

conto del<strong>la</strong> selezione e del<strong>la</strong> creatività applicata dagli in<strong>di</strong>geni nel fare proprie le varie<br />

influenze esterne. Spesso nuove immagini, nuovi valori e nuovi beni sono utilizzati <strong>per</strong><br />

ridefinire e riconfermare il valore del “tra<strong>di</strong>zionale” e del locale. Se è vero che il rapporto<br />

tra il “locale” ed il “globale” é uno dei temi chiave <strong>per</strong> l’antropologia contemporanea, ciò<br />

non toglie che sia ancora importante documentare se e come il senso locale del luogo sia<br />

soggetto a trasformazioni. In Me<strong>la</strong>nesia esistono rapporti importanti tra lo spazio sociale e il<br />

luogo ambientale. Questi rapporti, che hanno risvolti spirituali e mitologici, sono<br />

integralmente legati all’affiliazione <strong>di</strong> gruppo. Questi legami <strong>di</strong>namici tra concetti <strong>di</strong> luogo,<br />

identità e spazio sono creativamente e<strong>la</strong>borati da nativi che contemp<strong>la</strong>no <strong>la</strong> trasformazione<br />

del loro territorio, il significato delle città e <strong>di</strong> altri nuovi luoghi <strong>di</strong> potere, e <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong><br />

sviluppo economico attraverso progetti minerari o <strong>di</strong> sfruttamento delle foreste. In questi<br />

progetti sono chiamati in causa fattori <strong>di</strong>versi quali l’identificazione con <strong>la</strong> terra, i<br />

risarcimenti monetari, e l’adattamento ai mutamenti territoriali e culturali- inevitabili<br />

conseguenze del coinvolgimento con <strong>la</strong> modernità.<br />

• Nuove configurazioni <strong>di</strong> identità locale e <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione emergono, quin<strong>di</strong>, anche<br />

dall’aspirazione al<strong>la</strong> modernità, e dalle complicazioni ad essa collegate; sono e<strong>la</strong>borate in<br />

opposizione ad un “altro” (che può essere un gruppo locale avversario, una multinazionale,<br />

istituzioni statali, o le donne), e contemporaneamente adottano nozioni associate al<strong>la</strong><br />

modernità, come il successo in<strong>di</strong>viduale. I mezzi pratici con cui i Me<strong>la</strong>nesiani artico<strong>la</strong>no<br />

orientamenti <strong>di</strong> origine arcaica con le nuove pressioni e i nuovi desideri nel quadro delle<br />

tensioni e dei problemi associati alle circostanze postcoloniali e neocoloniali, rappresentano<br />

una crescente fonte <strong>di</strong> interesse e <strong>di</strong> conoscenza antropologica.<br />

• Gli stu<strong>di</strong> me<strong>la</strong>nesiani hanno un’importante occasione <strong>per</strong> situare le affiliazioni postcoloniali<br />

in un quadro <strong>di</strong> influenze politiche ed economiche più generali. Tra le caratteristiche comuni<br />

alle varie forme <strong>di</strong> colonialismo avvenute in Me<strong>la</strong>nesia ci sono: <strong>la</strong> limitata alienazione <strong>di</strong><br />

terre, lo scarso sviluppo economico, una marcata barriera razziale tra bianchi e neri. In molte<br />

aree questo modello <strong>di</strong> intrusione si è intrecciato con nozioni tipicamente me<strong>la</strong>nesiane <strong>di</strong><br />

equivalenza sociale e materialità, risultando in quelli che furono chiamati i cargo cults<br />

(ovvero movimenti sociali <strong>di</strong> Me<strong>la</strong>nesiani con aspirazioni economiche, che combinavano<br />

elementi <strong>di</strong> supplica religiosa <strong>per</strong> ottenere beni occidentali o denaro, con trasformazioni<br />

politiche e, a volte, opposizione e resistenza agli Occidentali). I numerosi risvolti <strong>di</strong> tali<br />

fenomeni non possono essere compresi in termini che siano esclusivamente in<strong>di</strong>geni o<br />

esogeni. Cristianesimo, <strong>la</strong> dominazione coloniale, e l’idea <strong>di</strong> business hanno avuto un<br />

impatto immenso, ma spesso tali influenze occidentali sono state appropriate dai<br />

me<strong>la</strong>nesiani in termini in<strong>di</strong>geni, e applicate secondo <strong>di</strong>namiche locali.<br />

• Le ricerche sui cargo cults sono state foriere <strong>di</strong> quell’interesse <strong>per</strong> <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione esistente tra<br />

cultura, politica e storia coloniale, sviluppata da Keesing negli anni ’80 e ’90. Da allora sono<br />

stati molti i ricercatori ad analizzare l’interfaccia tra cultura e storia nelle isole del<strong>la</strong><br />

Me<strong>la</strong>nesia.<br />

• Alcuni <strong>di</strong> questi <strong>la</strong>vori hanno portato a sfumare, se non cancel<strong>la</strong>re, il confine tra Me<strong>la</strong>nesia<br />

e <strong>la</strong> Polinesia ad est. Come abbiamo accennato in precedenza, i collegamenti culturali<br />

esistenti sia a livello regionale che globale pongono dei problemi all’integrità concettuale<br />

delle aree culturali. Questi sono partico<strong>la</strong>rmente rilevanti nel caso del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia,<br />

c<strong>la</strong>ssicamente contrastata alle culture <strong>di</strong> cacciatori e raccoglitori dell’Australia, alle<br />

tra<strong>di</strong>zioni “stataliste” del Sud-est Asiatico, e alle società associate ad una struttura<br />

gerarchica <strong>di</strong> capi tribù del<strong>la</strong> Polinesia.<br />

• Nel caso specifico del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, <strong>la</strong> tendenza fino a qualche decennio fa <strong>di</strong> considerare <strong>la</strong><br />

Nuova Guinea, e soprattutto le sue parti più remote, come “<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia Autentica”, ha <strong>di</strong><br />

fatto <strong>di</strong>sincentivato un’analisi delle numerose forme sociali e politiche esistenti nel<strong>la</strong><br />

regione. Le aree costiere, le isole, ed in generale le nazioni più orientali del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia<br />

15


hanno attirato un maggior numero <strong>di</strong> ricercatori tra quelli interessati al<strong>la</strong> storia del contatto e<br />

ai sincretismi, dando origine ad una rivalutazione critica e multivocale del<strong>la</strong> storia<br />

dell’economia e del<strong>la</strong> politica culturale dell’area. A sua volta <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia non è più<br />

considerata come entità a se, ma come nodo <strong>di</strong> congiunzione tra Pacifico, Asia, ed Australia.<br />

Questa <strong>per</strong>cezione, importante data <strong>la</strong> crescita <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> sviluppo a livello internazionale<br />

o regionale, influisce anche sui contenuti delle analisi etnografiche più locali e dettagliate.<br />

Conclusioni<br />

La Me<strong>la</strong>nesia è stata il sito <strong>di</strong> numerosi importanti stu<strong>di</strong> antropologici, fin dagli inizi del<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>sciplina. I me<strong>la</strong>nesiani hanno avuto un ruolo rilevante nel<strong>la</strong> storia dell’umanità, non fosse altro<br />

che <strong>per</strong> i loro rapporti con gli esploratori europei e partico<strong>la</strong>rmente <strong>per</strong> le storie coloniali ed il loro<br />

coinvolgimento nelle campagne <strong>per</strong> il Pacifico del<strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale. Oggi i me<strong>la</strong>nesiani<br />

hanno vissuto molte trasformazioni negli aspetti politici, economici e religiosi delle proprie vite, e,<br />

con creatività, hanno incorporato queste trasformazioni nel ritmo del<strong>la</strong> loro vita. Forme <strong>di</strong> governo<br />

par<strong>la</strong>mentari, imprese capitaliste e religione cristiana, sono tutte inizialmente state portate in<br />

Me<strong>la</strong>nesia dal colonialismo. In tempi post-coloniali essi continuano a lottare con i risultati del<strong>la</strong><br />

storia coloniale e <strong>per</strong> definire e creare i propri modelli <strong>di</strong> vita collettiva nel mondo trasformato. Il<br />

mondo contemporaneo dei me<strong>la</strong>nesiani include par<strong>la</strong>menti, musei, centri culturali, imprese,<br />

multinazionali, chiese, ospedali e Aids. Quale che sia <strong>la</strong> loro genesi, queste realtà fanno parte del<strong>la</strong><br />

vita dei me<strong>la</strong>nesiani oggi. Eppure un interesse <strong>per</strong> i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita degli antenati, così come sono<br />

concepiti oggi, fa parte delle innovazioni politiche e sociali del neo-tra<strong>di</strong>zionalismo.<br />

Questo mondo me<strong>la</strong>nesiano <strong>di</strong> trasformazioni, adattamenti, incorporazioni, resistenza ed<br />

accomodamenti al mondo più vasto che lo circonda e <strong>di</strong> cui ora i suoi abitanti sono sicuramente più<br />

coscienti, è un mondo che è sicuramente interessante da conoscere, forse anche più <strong>di</strong> quanto lo<br />

fosse ai tempi dei primi esploratori del Pacifico.<br />

Ecco alcune delle caratteristiche del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia contemporanea che <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenziano come area <strong>di</strong><br />

stu<strong>di</strong>o antropologico.<br />

1. La <strong>di</strong>versità culturale <strong>per</strong> <strong>la</strong> quale è così giustamente conosciuta, <strong>di</strong>venta ancora più<br />

significativa <strong>per</strong> una <strong>di</strong>sciplina attualmente interessata all’esplorazione del<strong>la</strong> <strong>di</strong>versità: con<br />

tutte le <strong>di</strong>verse lingue, e culture, questa regione offre terreno fertile a chi vuole interessarsi<br />

al<strong>la</strong> multivocalità, alle tensioni tra <strong>di</strong>verse voci, o al loro mesco<strong>la</strong>mento.<br />

2. Rispetto ad altre aree del mondo, l’influenza coloniale è stata recente e partico<strong>la</strong>rmente<br />

breve, col risultato che le compressioni temporali del<strong>la</strong> modernità, tra cui le tensioni tra le<br />

<strong>di</strong>sposizioni in<strong>di</strong>gene e le istituzioni, le reti e le tecnologie introdotte, sono partico<strong>la</strong>rmente<br />

imponenti ed appariscenti in Me<strong>la</strong>nesia.<br />

3. Le pratiche e le credenze me<strong>la</strong>nesiane sono state documentate in maniera approfon<strong>di</strong>ta e<br />

dettagliata, spesso ad uno sta<strong>di</strong>o prematuro <strong>di</strong> contatto coloniale. Questo materiale fornisce<br />

ora una lente storica e culturale attraverso <strong>la</strong> quale analizzare gli sviluppi contemporanei, e<br />

<strong>per</strong>mette una comprensione ricca ed artico<strong>la</strong>ta dei processi <strong>di</strong> trasformazione socioculturali.<br />

4. La rappresentazione del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia come area, e dei Me<strong>la</strong>nesiani come popo<strong>la</strong>zione, ha<br />

una posizione importante nel<strong>la</strong> storia dell’antropologia. Da un <strong>la</strong>to queste rappresentazioni<br />

sono state all’avanguar<strong>di</strong>a dei contributi modernisti dell’antropologia. Dall’altro, hanno<br />

spesso relegato <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia al<strong>la</strong> casel<strong>la</strong> “selvaggi” dell’immaginario occidentale, e<br />

considerato i Me<strong>la</strong>nesiani come oggetti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o più che come soggetti. Oggi questi temi<br />

richiedono analisi e riflessione. Il fatto che i Me<strong>la</strong>nesiani stessi traggano ispirazione dalle<br />

rappresentazioni occidentali delle proprie tra<strong>di</strong>zioni, nel negoziare i propri interessi<br />

nazionali, regionali, e <strong>di</strong> gruppo, rende ancora più importante <strong>la</strong> rilettura del<strong>la</strong> letteratura<br />

etnografica. Al contempo questa rilettura offre spunti sul<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina e <strong>per</strong> i suoi<br />

sviluppi futuri.<br />

5. Così come <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia è passata da un’era coloniale ad una post-coloniale o neocoloniale,<br />

gli stu<strong>di</strong> me<strong>la</strong>nesiani devono affrontare tutta una serie <strong>di</strong> temi emergenti, espandendo i<br />

16


propri interessi <strong>per</strong> includere le trasformazioni sociali, politiche e teoriche, ma continuando<br />

nel<strong>la</strong> migliore delle sue tra<strong>di</strong>zioni, cioè <strong>di</strong> includere le voci, le pratiche, e le credenze dei<br />

me<strong>la</strong>nesiani stessi.<br />

17


LA NUOVA GUINEA<br />

Bisogna <strong>di</strong>stinguere tra <strong>la</strong> nazione chiamata Papua New Guinea, e l’iso<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Nuova Guinea.<br />

Quest’ultima è una grande iso<strong>la</strong> tropicale, al nord dell’Australia, a cavallo tra <strong>la</strong> regione del Pacifico<br />

e l’arcipe<strong>la</strong>go indonesiano, che politicamente è <strong>di</strong>visa in due parti. La parte occidentale, Irian Jaya o<br />

West Papua, era una colonia o<strong>la</strong>ndese, e dal 1962 è una provincia del<strong>la</strong> Repubblica Indonesiana,<br />

mentre <strong>la</strong> parte orientale é <strong>la</strong> nazione del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea. Questa parte era composta, a sud,<br />

dal<strong>la</strong> Papua, colonia inglese dal 1884 al 1906, e australiana dal 1906 al 1975; <strong>la</strong> parte settentrionale,<br />

o Nuova Guinea, era una colonia tedesca fino al<strong>la</strong> prima guerra mon<strong>di</strong>ale, quando fu occupata dagli<br />

australiani, che poi l’amministrarono sotto mandato del<strong>la</strong> lega delle Nazioni prima, e delle Nazioni<br />

Unite poi. Dal 1975 Papua New Guinea è uno stato-nazione in<strong>di</strong>pendente, come capo <strong>di</strong> stato ha <strong>la</strong><br />

Regina Elisabetta d’Inghilterra, rappresentata da un governatore, ma il ramo legis<strong>la</strong>tivo del governo<br />

(primo ministro e par<strong>la</strong>mento) sono eletti in regime <strong>di</strong> suffragio universale ogni 5 anni.<br />

Geografia<br />

Qualche decina <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> anni fa l’iso<strong>la</strong> era collegata al<strong>la</strong> massa continentale dell’Australia dal<br />

ponte terrestre del Sahul, ora sono le isole dello stretto do Torres a formare un passaggio tra le due<br />

gran<strong>di</strong> isole del Pacifico. L’iso<strong>la</strong> è dominata da una catena montuosa che forma <strong>la</strong> spina dorsale, e<br />

che include vette oltre i 4000 metri, <strong>la</strong> parte occidentale dell’iso<strong>la</strong> vanta l’unico ghiacciaio<br />

<strong>per</strong>manente dei tropici. La maggior parte del territorio è co<strong>per</strong>to da foreste pluvuali tropicali, il resto<br />

è costituito dalle pianure dei delta, pianure erbose e palu<strong>di</strong> <strong>di</strong> mangrovie, sul<strong>la</strong> costa sudovest c’è <strong>la</strong><br />

palude più estesa del mondo. Tra i fiumi principali ci sono il Baliem, il Fly (esplorato <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima<br />

volta da un naturalista italiano D’Albertis tra il 1875 e il 1878) e il Sepik. Annesse al<strong>la</strong> Nuova<br />

Guinea sono anche numerose isole, le maggiori sono New Ire<strong>la</strong>nd, Bougainville e New Britain. Le<br />

isole sono circondate da barriere coralline, e sono spesso teatri <strong>di</strong> fenomeni naturali violenti, legati<br />

al<strong>la</strong> natura vulcanica dovuta al<strong>la</strong> loro posizione sul<strong>la</strong> Pacific Fire Rim, le coste sono soggette anche<br />

alle onde anomale, tsunami, legate all’attività tellurica del<strong>la</strong> zona. Il clima è monsonico, caldo e<br />

umido tutto l’anno, con una stagione delle piogge da <strong>di</strong>cembre a marzo ed una più secca da maggio<br />

ad ottobre, anche se ci sono variazioni stagionali e dovute al<strong>la</strong> geografia del paese, le zone<br />

montuose sono notevolmente meno calde <strong>di</strong> quelle costiere o delle isole.<br />

Le risorse naturali del<strong>la</strong> Nuova Guinea includono oro, rame, argento, gas naturale e petrolio, oltre<br />

al legname ed ai pesci, sono storicamente state appetibili ma <strong>di</strong>fficili da sfruttare, dato il clima, il<br />

territorio <strong>di</strong>fficile ed il costo <strong>per</strong> sviluppare le infrastrutture. A questi problemi si aggiungono ora i<br />

danni ambientali causati dallo sfruttamento su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong> delle foreste, che porta al<strong>la</strong><br />

deforestazione, e delle miniere che portano gravi forme <strong>di</strong> inquinamento.<br />

L’agricoltura <strong>di</strong> sussistenza continua ad essere <strong>la</strong> principale fonte <strong>di</strong> sostentamento <strong>per</strong> l’85% del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> PNG., mentre lo sfruttamento delle risorse minerali contribuisce il 72% dalle<br />

esportazioni nazionali. Tra i principali prodotti agricoli esportati ci sono il caffè, il cacao, e i<br />

prodotti derivati dal cocco. L’Australia, il Giappone e <strong>la</strong> Cina sono i maggiori importatori, mentre<br />

Australia e Singapore sono i principali fornitori <strong>di</strong> prodotti importati. L’economia dal<strong>la</strong> PNG<br />

<strong>di</strong>pende ancora <strong>la</strong>rgamente da aiuti economici esterni, soprattutto australiani. I dati re<strong>la</strong>tivi<br />

all’economia dell’Irian Jaya sono più <strong>di</strong>fficili da ottenere, essendo una provincia dell’Indonesia,<br />

quel che è certo è che lo stato indonesiano considera tutto il territorio che non è attivamente<br />

coltivato od utilizzato <strong>per</strong> scopi industriali come proprietà statale. Considerando che l’agricoltura <strong>di</strong><br />

sussistenza <strong>di</strong> queste popo<strong>la</strong>zioni è basata sul tagliare e bruciare un appezzamento da coltivare <strong>per</strong><br />

un breve <strong>per</strong>iodo, e poi <strong>la</strong>sciare che <strong>la</strong> foresta ricresca <strong>per</strong> trasferirsi ad un altro appezzamento, <strong>la</strong><br />

quasi totalità del<strong>la</strong> terra può essere gestita dallo stato come vuole, negando i <strong>di</strong>ritti ai suoi<br />

18


proprietari originali. Per cui secondo un’organizzazione umanitaria che si occupa dei <strong>di</strong>ritti degli<br />

abitanti del<strong>la</strong> West Papua, dei 41,5 milioni <strong>di</strong> ettari <strong>di</strong> foresta pluviale. Più <strong>di</strong> 27,6 milioni <strong>di</strong> ettari<br />

sono stati c<strong>la</strong>ssificati come foresta da produzione. Inoltre alcune delle principali multinazionali<br />

minerarie partecipano allo sfruttamento del petrolio e dei minerali del West Papua. Il complesso<br />

minerario più importante è il Freeport Indonesia Mining O<strong>per</strong>ation, nelle High<strong>la</strong>nds Occidentali,<br />

proprietaria del<strong>la</strong> seconda miniera <strong>di</strong> rame e del maggior giacimento d’oro del mondo. La Freeport<br />

da so<strong>la</strong> ha concessioni su 3,6 milioni <strong>di</strong> ettari <strong>di</strong> terreno in Irian Jaya, da cui sono stati scacciati gli<br />

abitanti originali <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere le attività estrattive del<strong>la</strong> Freeport, il maggior contribuente fiscale<br />

<strong>di</strong> tutta l’Indonesia .<br />

(Per approfon<strong>di</strong>menti ve<strong>di</strong> http://www.cs.utexas.edu/users/cline/papua/core.htm).<br />

Popo<strong>la</strong>zione<br />

La popo<strong>la</strong>zione dell’Irian Jaya è stimata intorno al 1,800,000 <strong>di</strong> cui oltre 700,000 sono indonesiani,<br />

è <strong>la</strong> provincia indonesiana con <strong>la</strong> maggior crescita demografica. Le popo<strong>la</strong>zioni in<strong>di</strong>gene<br />

comprendono <strong>di</strong>versi gruppi tribali, tra cui i Dani del<strong>la</strong> val<strong>la</strong>ta del Baliem, gli Asmat del<strong>la</strong> costa, e<br />

gli Ekari del<strong>la</strong> regione dei Wissel Lakes. Le lingue in<strong>di</strong>gene sono oltre 250, anche se il governo ha<br />

imposto l’uso del Bahasa Indonesia in tutte le scuole egli uffici pubblici.<br />

Per quel che riguarda <strong>la</strong> Papua New Guinea, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione stimata del 2003 è <strong>di</strong> 5,295,816 . Le<br />

lingue in<strong>di</strong>gene sono oltre 700, il 2% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione par<strong>la</strong> inglese, <strong>la</strong> lingua franca più<br />

conosciuta è il tok pisin (vocaboli derivati <strong>per</strong>lopiù all’inglese e dal tedesco, grammatica<br />

me<strong>la</strong>nesiana), nel<strong>la</strong> zona papuana è ancora usato il Police Motu, lingua franca sviluppata nell’era<br />

coloniale, basata sul<strong>la</strong> lingua delle popo<strong>la</strong>zioni intorno a Port Moresby (i Motu), i primi ad essere<br />

reclutati nel<strong>la</strong> forza <strong>di</strong> polizia locale che veniva utilizzata <strong>per</strong> pattugliare i territori del<strong>la</strong> colonia.<br />

Le religioni <strong>di</strong>chiarate includono un 22% <strong>di</strong> cattolici, 16% <strong>di</strong> luterani, 5% <strong>di</strong> anglicani 23% <strong>di</strong> altre<br />

denominazioni protestanti, e 34% che si <strong>di</strong>chiarano praticanti <strong>di</strong> credenze in<strong>di</strong>gene. La popo<strong>la</strong>zione<br />

è <strong>per</strong>lopiù me<strong>la</strong>nesiana, con qualche immigrato polinesiano e micronesiani, i nei centri urbani<br />

piccole comunità cinesi si occupano dei servizi commerciali, <strong>la</strong> comunità europea è notevolmente<br />

<strong>di</strong>minuita dagli anni ’80 <strong>per</strong> problemi <strong>di</strong> sicurezza.<br />

Storia pre-coloniale<br />

L’intera iso<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Nuova Guinea è stata popo<strong>la</strong>ta da ondate successive <strong>di</strong> migrazioni provenienti<br />

dall’ Asia del sud-est, che cominciarono almeno 40000 anni fa. Questi primi abitanti popo<strong>la</strong>rono<br />

soprattutto le coste del<strong>la</strong> grande iso<strong>la</strong>, hanno <strong>la</strong>sciato come traccia del loro passaggio delle asce<br />

litiche partico<strong>la</strong>ri, con due “<strong>la</strong>me” e assottigliate nel mezzo <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere l’impugnatura (waisted<br />

stone b<strong>la</strong>des), trovate sul<strong>la</strong> peniso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Huon, sul<strong>la</strong> costa settentrionale. Col tempo colonizzarono<br />

anche l’interno e le isole più remote, e <strong>di</strong>edero vita a complessi sistemi agricoli. Nelle zone vicino<br />

al<strong>la</strong> costa <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria rallentava l’espansione demografica, ma ad altitu<strong>di</strong>ni più elevate <strong>la</strong> mancanza<br />

del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria <strong>per</strong>mise un’espansione maggiore, che a sua volta, risultò in una pressione <strong>per</strong><br />

incrementare <strong>la</strong> produzione e <strong>per</strong> sviluppare <strong>la</strong> coltivazione dei tuberi dopo <strong>la</strong> fine del Pleistocene.<br />

A Kuk, vicino a Mount Hagen, archeologi come Jack Golson hanno sco<strong>per</strong>to evidenze <strong>di</strong><br />

coltivazioni datate a oltre 6000 anni fa, forse 9000, che ne farebbe uno dei più antichi centri <strong>per</strong> lo<br />

sviluppo dell’agricoltura al mondo (Kirch, 2000). L’innalzamento del<strong>la</strong> tem<strong>per</strong>atura nell’Olocene<br />

avrebbe facilitato sia il movimento delle popo<strong>la</strong>zioni che lo sviluppo dell’agricoltura, mentre<br />

l’aumento del livello del mare sommerse il ponte <strong>di</strong> Sahul, iso<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong> Nuova Guinea dal continente<br />

australiano.<br />

Stu<strong>di</strong> archeologici suggeriscono che circa 3500 anni fa ci fu un’ulteriore ondata <strong>di</strong> migrazioni, <strong>di</strong><br />

genti denominate Austronesiane, e probabilmente originarie <strong>di</strong> Taiwan. Al<strong>la</strong> prima <strong>di</strong> queste ondate<br />

è associato lo stile <strong>di</strong> ceramica Lapita (con decorazioni impresse e colorate <strong>di</strong> rosso),<br />

successivamente, circa 1500 anni fa, queste stesse popo<strong>la</strong>zioni produssero e commerciarono <strong>la</strong>me<br />

<strong>di</strong> ossi<strong>di</strong>ana e ornamenti in conchiglia. Erano navigatori ed esploratori, che si <strong>di</strong>ffusero rapidamente<br />

19


lungo le coste del<strong>la</strong> Nuova Guinea e circa 1200 anni fa si spinsero oltre <strong>per</strong> colonizzare<br />

gradualmente tutto il Pacifico. Da allora le culture del<strong>la</strong> Nuova Guinea si sono sviluppate attraverso<br />

una commistione tra le culture delle popo<strong>la</strong>zioni precedenti, chiamate Non-Austronesiane (NAN)<br />

con quelle portate dai nuovi colonizzatori Austronesiani (AN), una <strong>di</strong>fferenza culturale tuttora<br />

rispecchiata dalle <strong>di</strong>fferenze linguistiche tra le <strong>di</strong>verse popo<strong>la</strong>zioni, anche vicine tra loro. (Una delle<br />

spiegazioni che si dava <strong>per</strong> <strong>la</strong> varietà linguistica del<strong>la</strong> Nuova Guinea era che si trattava <strong>di</strong> piccole<br />

popo<strong>la</strong>zioni iso<strong>la</strong>te su isolette o nelle valli, in realtà stu<strong>di</strong> sulle trasformazioni linguistiche rive<strong>la</strong>no<br />

che è proprio tra popo<strong>la</strong>zioni confinanti e con molti scambi sociali e culturali che si accentuano le<br />

<strong>di</strong>versità linguistiche, un meccanismo <strong>per</strong> mantenere un senso <strong>di</strong> identità <strong>di</strong>stinto da quello dei<br />

vicini. (S. Harrison 1990)<br />

I primi contatti con gli occidentali<br />

Prima che arrivassero i primi navigatori europei le popo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> costa nord occidentale del<strong>la</strong><br />

Nuova Guinea (Bird’s Head) avevano contatti, non amichevoli, con gli im<strong>per</strong>i indonesiani <strong>di</strong><br />

Majapahit e <strong>di</strong> Timor, da dove provenivano delle spe<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> schiavisti. A loro volta queste<br />

popo<strong>la</strong>zioni organizzavano razzie verso Ovest, contro le popo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> Timor e Java.<br />

Il primo esploratore europeo a passare ad avvistare <strong>la</strong> Nuova Guinea fu il portoghese Jorge de<br />

Meneses, che <strong>la</strong> chiamò Ilhas dos Papuas (iso<strong>la</strong> dei capelli crespi). Lo spagnolo Inigo Ortiz de<br />

Retes, nel 1545 <strong>la</strong> battezzò Nuova Guinea, <strong>per</strong>chè pensava che gli abitanti somigliassero quelli<br />

del<strong>la</strong> Guinea in Africa. Più tar<strong>di</strong> approdarono in Nuova Guinea altri navigatori come Bouganville,<br />

Cook, Stanley, e John Moresby. Per lungo tempo gli unici che cercarono <strong>di</strong> asserire <strong>la</strong> propria<br />

autorità su quest’iso<strong>la</strong> così vasta e poco invitante furono gli o<strong>la</strong>ndesi, <strong>la</strong> situazione rimase indefinita<br />

fino al 1824 quando, <strong>per</strong> sostenere il proprio im<strong>per</strong>o delle In<strong>di</strong>e Orientali, gli o<strong>la</strong>ndesi<br />

formalizzarono le proprie pretese <strong>di</strong> sovranità sul<strong>la</strong> porzione occidentale dell’iso<strong>la</strong>. I tedeschi si<br />

assicurarono il possesso del<strong>la</strong> parte nord-orientale (Nuova Guinea) nel 1884, gli inglesi si<br />

affrettarono a <strong>di</strong>chiarare un protettorato sul<strong>la</strong> parte rimanente dell’iso<strong>la</strong>, che fu annessa quattro anni<br />

dopo.<br />

Storie coloniali<br />

La storia dei contatti delle popo<strong>la</strong>zioni in<strong>di</strong>gene con i vari esploratori, avventurieri, missionari,<br />

mercanti, ed agenti colonizzatori in questo territorio così vasto ed inospitale è molto varia, sia <strong>per</strong><br />

stile adottato dai <strong>di</strong>versi poteri coloniali e <strong>per</strong> le loro stesse fortune storiche, che <strong>per</strong> i tempi <strong>di</strong>versi<br />

in cui sono avvenuti.<br />

Nei territori del<strong>la</strong> Papua, il Governatore inglese Sir Hubert Murray, aveva instaurato un regime che,<br />

<strong>per</strong> quanto coloniale, era intenzionato a proteggere i <strong>di</strong>ritti degli in<strong>di</strong>geni, <strong>per</strong> esempio vietando il<br />

b<strong>la</strong>ckbir<strong>di</strong>ng, mentre l’amministrazione tedesca era più orientata allo sfruttamento commerciale<br />

del<strong>la</strong> colonia. In Nuova Guinea i proprietari delle piantagioni espropriarono terra dagli in<strong>di</strong>geni,<br />

reclutarono i <strong>la</strong>voratori anche con <strong>la</strong> forza, ed importarono <strong>la</strong>voratori esterni, con <strong>la</strong> conseguente<br />

importazione <strong>di</strong> nuove ma<strong>la</strong>ttie infettive<br />

Nel 1906 <strong>la</strong> colonia del<strong>la</strong> British New Guinea <strong>di</strong>venne Papua, e fu data in amministrazione al<strong>la</strong><br />

nuova nazione in<strong>di</strong>pendente dell’Oceania, l’Australia. All’inizio del<strong>la</strong> prima guerra mon<strong>di</strong>ale le<br />

truppe australiane occuparono il quartiere generale tedesco a Rabaul, e presero il controllo del<strong>la</strong><br />

Nuova Guinea tedesca. Nel 1920 <strong>la</strong> lega delle Nazioni <strong>la</strong> consegnò ufficialmente all’Australia.<br />

Durante <strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale le isole e quasi tuta <strong>la</strong> costa settentrionali furono occupate dai<br />

giapponesi, che continuarono ad avanzare verso sud finchè furono fermate dalle forze alleate col<br />

grande contributo dei soldati papuani, sul Kokoda trail. Nel 1945 <strong>la</strong> terraferma e Bouganville erano<br />

stati ripresi dagli alleati, ma i giapponesi erano impregnabili dall’Iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> New Ire<strong>la</strong>nd e soprattutto<br />

da Rabaul su New Britain, dove scavarono 500 chilometri <strong>di</strong> gallerie sotterranee. Solo al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />

guerra si arresero, e <strong>la</strong> parte orientale dell’iso<strong>la</strong> ritornò all’Australia <strong>di</strong>ventando il Territory of<br />

Papua and New Guinea. La fine del<strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale portò con se una trasformazione<br />

20


ideologica in cui i poteri coloniali si vedevano delegittimati e un po’ ovunque, con tempi e<br />

modalità <strong>di</strong>versi, ci si preparava a restituire l’in<strong>di</strong>pendenza ai popoli in<strong>di</strong>geni.<br />

L’Indonesia <strong>di</strong>venne repubblica in<strong>di</strong>pendente nel 1949, e l’O<strong>la</strong>nda garantì l’in<strong>di</strong>pendenza alle genti<br />

colonizzate in precedenza, tranne che in Nuova Guinea Occidentale che, data <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

me<strong>la</strong>nesiana e le sue caratteristiche culturali rimase una colonia O<strong>la</strong>ndese. Il governo europeo si era<br />

impegnato a preparare <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in<strong>di</strong>gena all’in<strong>di</strong>pendenza durante gli anni ’50, ma si<br />

scontrava con le pretese del presidente indonesiano Sukarno che avanzava pretese su tutti i territori<br />

dell’ex colonia. Ci furono conflitti armati nel 1962, gli o<strong>la</strong>ndesi fecero un accordo segreto con gli<br />

indonesiani e <strong>la</strong>sciarono il territorio sotto il controllo dell’UNTEA (the United Nations Temporary<br />

Executive Authority) <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> sei anni, dopo i quali un voto nazionale avrebbe dovuto<br />

determinare il futuro del territorio. In realtà l’Indonesia prese quasi subito il controllo del<strong>la</strong><br />

provincia. Nel 1969 si tenne un “referendum” in cui 1025 elettori selezionati dal governo<br />

indonesiano <strong>per</strong> rappresentare i 700000 abitanti me<strong>la</strong>nesiani votarono <strong>per</strong> “rimanere con<br />

l’Indonesia”, così <strong>la</strong> parte occidentale <strong>di</strong>venne ufficialmente <strong>la</strong> provincia indonesiana dell’Irian<br />

Jaya.<br />

Il controllo indonesiano è sostenuto dall’uso massiccio <strong>di</strong> forze militari, associate <strong>di</strong>rettamente alle<br />

imprese commerciali, il movimento all’interno del paese non è libero, e molte popo<strong>la</strong>zioni locali<br />

sono state rimosse con <strong>la</strong> forza dai loro territori tra<strong>di</strong>zionali <strong>per</strong> far posto a progetti <strong>di</strong> sfruttamento<br />

del<strong>la</strong> foresta o del sottosuolo. Le comunità in<strong>di</strong>gene reagiscono con ostilità ai nuovi inse<strong>di</strong>amenti,<br />

ma il controllo militare, in aggiunta al<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> raggiungere le aree remote fanno si che<br />

ci sia poca attenzione internazionale <strong>per</strong> gli abusi dei <strong>di</strong>ritti umani in questa provincia me<strong>la</strong>nesiana.<br />

Dal 1963 numerosi in<strong>di</strong>geni contrari al regime indonesiano hanno passato il confine <strong>per</strong> sfuggire<br />

alle <strong>per</strong>secuzioni politiche del governo, un’ondata partico<strong>la</strong>rmente numerosa <strong>di</strong> rifugiati si ebbe in<br />

seguito al “referendum” del 1969. Nel 1984 altri 13,000 passarono il confine, <strong>la</strong> maggioranza dei<br />

quali vive tuttora nei campi rifugiati. Attualmente si sono circa 10,000 rifugiati, <strong>di</strong> cui 7000 vivono<br />

in campi lungo <strong>la</strong> frontiera che, non godendo del<strong>la</strong> definizione ufficiale <strong>di</strong> campi rifugiati, non<br />

ricevono assistenza dall’ UNHRC (United Nations High Commissio for Refugees). Inoltre il<br />

governo indonesiano ha sponsorizzato un programma <strong>di</strong> trasmigrazione da altre province<br />

sovraffol<strong>la</strong>te, come Java, Bali e Su<strong>la</strong>wesi, che ha portato in Irian Jaya oltre 700,000 migranti <strong>di</strong><br />

etnie e cultura <strong>di</strong>verse.<br />

(http://www.irja.org/history/history.htm).<br />

L’es<strong>per</strong>ienza coloniale delle varie popo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> Nuova Guinea è stata molto <strong>di</strong>versa, dunque,<br />

ma non solo a causa delle <strong>di</strong>verse vicissitu<strong>di</strong>ni macro-politiche. Un altro fattore che ha forgiato<br />

<strong>di</strong>versamente le storie coloniali su quest’iso<strong>la</strong> è <strong>di</strong> natura geografica, o <strong>di</strong> storia locale. In entrambe<br />

le parti del<strong>la</strong> Nuova Guinea, il contatto con le forze coloniali è avvenuto in <strong>per</strong>io<strong>di</strong> storici molto<br />

<strong>di</strong>versi lungo <strong>la</strong> costa e nelle zone interne. Le isole e le coste del<strong>la</strong> Nuova Guinea hanno visto<br />

avventurieri, commercianti, e missionari occidentali dall’ultimo quarto del <strong>di</strong>ciannovesimo secolo.<br />

Le <strong>di</strong>verse missioni cristiane hanno contribuito da un <strong>la</strong>to a <strong>di</strong>fendere le popo<strong>la</strong>zioni costiere dalle<br />

forme peggiori <strong>di</strong> sfruttamento coloniale e hanno contribuito al<strong>la</strong> pacificazione, ma hanno anche<br />

introdotto nuove idee e regole su questioni come il <strong>la</strong>voro, l’uso del tempo, il vestiario, il mondo<br />

degli spiriti, il para<strong>di</strong>so e l’inferno, l’igiene. Soprattutto all’inizio hanno attaccato e vietato molte<br />

festività e rituali in<strong>di</strong>geni, sostituendoli con servizi in chiesa e preghiere. In molti casi furono<br />

<strong>di</strong>strutti quelli che consideravano idoli pagani, comunque definirono le credenze e le pratiche<br />

tra<strong>di</strong>zionali legate agli spiriti ed agli antenati come primitive, se non ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>aboliche. Anche<br />

se le generazioni successive a quelle dei primi convertiti , soprattutto dopo l’in<strong>di</strong>pendenza, hanno<br />

cominciato ad adottare versioni trasformate dei propri riti tra<strong>di</strong>zionali, spesso col supporto del<strong>la</strong><br />

chiesa locale, l’associazione delle credenze tra<strong>di</strong>zionali ad un mondo primitivo e malvagio rimane a<br />

minare l’immagine <strong>di</strong> sé che hanno queste comunità cristiane.<br />

Le zone più interne delle High<strong>la</strong>nds, data <strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà del territorio, sono state esplorate molto più<br />

recentemente. Esploratori Australiani vi penetrarono <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta a cavallo tra gli anni ’20 e<br />

21


’30. Abituati alle popo<strong>la</strong>zioni poco numerose del<strong>la</strong> costa, furono stupiti <strong>di</strong> trovare popo<strong>la</strong>zioni<br />

pros<strong>per</strong>ose e numerose, con vasti campi <strong>di</strong> tuberi. La loro organizzazione e <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione guerriera<br />

gli <strong>per</strong>metteva <strong>di</strong> resistere all’intrusione delle pattuglie esterne se si sentivano minacciati, d’altra<br />

parte erano anche in grado <strong>di</strong> fornire gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> cibo all’occorrenza.<br />

Inizialmente i nuovi arrivati bianchi furono quasi sempre scambiati <strong>per</strong> spiriti dei morti e del<strong>la</strong><br />

foresta, causando un certo al<strong>la</strong>rme tra gli in<strong>di</strong>geni, che <strong>per</strong>ò presto cominciarono a commerciare con<br />

i nuovi venuti, soprattutto quando questi portarono le conchiglie dal<strong>la</strong> costa, che avevano un ruolo<br />

importante nei festival cerimoniali locali. Dati i tempi e le modalità <strong>di</strong>verse, in genere i primi<br />

contatti in queste aree sono stati più benigni che sul<strong>la</strong> costa. Anche nel<strong>la</strong> parte occidentale dell’iso<strong>la</strong><br />

l’amministrazione coloniale o<strong>la</strong>ndese non cominciò ad esplorare l’interno fino all’inizio del secolo,<br />

e <strong>la</strong> grande val<strong>la</strong>ta interna del Baliem, casa dei numerosi Dani non fu esplorata fino agli anni ’50,<br />

poco prima che passasse in mani indonesiane.<br />

Storia post-coloniale, Papua New Guinea<br />

Uno dei primi problemi del governo in<strong>di</strong>pendente in PNG riguardava le tensioni con l’Indonesia,<br />

dovute all’influsso <strong>di</strong> rifugiati dall’Irian Jaya. Ci sono ancora circa 7500 rifugiati nel<strong>la</strong> Western<br />

Province, ma il flusso è <strong>di</strong>minuito dopo il 1985. Il governo del<strong>la</strong> PNG tende ad incoraggiare un<br />

rimpatrio volontario dei rifugiati, ma l’Indonesia non offre garanzie <strong>per</strong> chi ritorna.<br />

Sul fronte interno il più grosso problema dall’in<strong>di</strong>pendenza, a parte problemi <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne e sicurezza<br />

nei centri urbani, <strong>per</strong>io<strong>di</strong>camente terrorizzati da episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> raskolism (bande <strong>di</strong> giovani <strong>di</strong>soccupati,<br />

spesso sotto l’influenza del<strong>la</strong> birra che razziano i negozi dei quartieri commerciali, derubano e<br />

violentano le donne) <strong>per</strong> cui ricorre a soluzioni come il coprifuoco serale ed all’aiuto del<strong>la</strong> polizia<br />

Australiana, è rappresentato dall’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Bouganville. Questa è un’iso<strong>la</strong> a nord del<strong>la</strong> Nuova Guinea,<br />

geograficamente e appartenente al gruppo delle Salomone, che <strong>per</strong>ò in <strong>per</strong>iodo coloniale fu<br />

accorpata al<strong>la</strong> colonia tedesca del<strong>la</strong> Nuova Guinea, e <strong>di</strong> conseguenza ora fa parte del<strong>la</strong> Papua New<br />

Guinea. Nelle montagne <strong>di</strong> Bouganville o<strong>per</strong>ava una gigantesca miniera <strong>di</strong> rame, <strong>la</strong> Panguma<br />

cop<strong>per</strong> mine, <strong>di</strong> proprietà australiana, che forniva un terzo degli introiti nazionali del<strong>la</strong> nazione<br />

in<strong>di</strong>pendente. I proprietari tra<strong>di</strong>zionali del<strong>la</strong> terra, insod<strong>di</strong>sfatti <strong>per</strong> l’inquinamento provocato dal<strong>la</strong><br />

miniera, e dall’iniqua <strong>di</strong>stribuzione dei profitti, hanno formato <strong>la</strong> Bougainville Revolutionary Army<br />

(BRA) che ha obbligato <strong>la</strong> miniera a chiudere nel 1989, e ha cominciato pretendere <strong>la</strong> secessione. A<br />

questi eventi è seguito un confronto armato con le forze militari nazionali, con <strong>di</strong>versi abusi<br />

umanitari; nel 1990 navi da guerra fornite dall’Australia furono usate contro i ribelli (St.<br />

Valentine’s Day massacre). Si intavo<strong>la</strong>rono delle trattative <strong>di</strong> pace, ma queste furono minate dal<br />

tentativo del Primo Ministro <strong>di</strong> utilizzare dei mercenari sud africani <strong>per</strong> riprendere l’iso<strong>la</strong> con <strong>la</strong><br />

forza, il complotto fu sco<strong>per</strong>to causando scompiglio politico e i mercenari rispe<strong>di</strong>ti a casa.<br />

Ufficialmente il conflitto su Bouganville è finito nel 1998, in <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> durata sono morti 20,000<br />

iso<strong>la</strong>ni, ed altri 40,000 sono <strong>di</strong>ventati rifugiati. Questo conflitto ha anche causato tensione tra il<br />

governo del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea e quello delle Salomone. Per ora una forza <strong>di</strong> pace sta<br />

monitorando <strong>la</strong> pace, e in luglio sono programmate delle riunioni <strong>per</strong> decidere che forma <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>pendenza verrà concessa all’iso<strong>la</strong>.<br />

Scandali finanziari nel mondo del<strong>la</strong> politica e catastrofi naturali (<strong>la</strong> siccità dovuta all’ultimo El Nino<br />

ha causato <strong>la</strong> morte <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone, e tre tsunami hanno colpito <strong>la</strong> costa settentrionale nel<br />

paese <strong>di</strong>struggendo molti vil<strong>la</strong>ggi e uccidendo 3000 <strong>per</strong>sone nel 1999), sono tra i maggiori problemi<br />

del paese.<br />

La situazione attuale<br />

Esistono seri problemi nel<strong>la</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana dei citta<strong>di</strong>ni, dovuti al deterioramento dell’or<strong>di</strong>ne civile,<br />

in cui lotte tra gruppi si combinano con violenza criminale; conflitti emergono anche rispetto al<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>visione dei profitti <strong>di</strong> imprese agricole o minerarie. Sono purtroppo comuni anche le accuse <strong>di</strong><br />

corruzione in ambito politico ed amministrativo. Eppure, nonostante tutto ciò è notevole che le<br />

forme <strong>di</strong> governo istituite all’in<strong>di</strong>pendanza hanno retto finora, <strong>di</strong>mostrando che <strong>la</strong> transizione<br />

22


all’in<strong>di</strong>pendenza era giustificata. In Irian Jaya o West Papua <strong>la</strong> situazione è <strong>di</strong>versa, i separatisti<br />

hanno protestato e lottato contro l’annessione all’Indonesia da quando le nazioni Unita l’hanno<br />

ceduta a Sukarno. In anni recenti le spinte separatiste sono state stimo<strong>la</strong>te dai problemi con lo stato<br />

Indonesiano e dal successo del movimento in<strong>di</strong>pendentista <strong>di</strong> Timor Est, ma il governo ha risposto<br />

con azioni repressive forti e violente, soprattutto nel<strong>la</strong> Val<strong>la</strong>ta del Baliem.<br />

Questa situazione pone un problema <strong>per</strong> il vicino stato <strong>di</strong> Papua New Guinea, che con<strong>di</strong>vide un<br />

lungo confine non presi<strong>di</strong>ato, attraverso il quale arrivano <strong>per</strong>sone che richiedono asilo, ma anche<br />

incursioni punitive da parte <strong>di</strong> soldati indonesiani. Data <strong>la</strong> ricchezza del sottosuolo, è improbabile<br />

che l’Indonesia ceda alle richieste dei separatisti.<br />

Regioni culturali: continuità e <strong>di</strong>fferenze<br />

La Nuova Guinea, quin<strong>di</strong> è una terra che è stata <strong>di</strong>visa in maniera complessa a causa del<strong>la</strong> sua storia<br />

coloniale e post-coloniale, ma anche dalle sue gran<strong>di</strong> val<strong>la</strong>te interne, i suoi picchi montuosi, i fiumi<br />

tumultuosi: le pianure e le palu<strong>di</strong> del<strong>la</strong> costa hanno una storia molti più lunga <strong>di</strong> trasformazioni.<br />

Nel corso <strong>di</strong> molti millenni si sono evoluti <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita, con una sorprendente molteplicità<br />

<strong>di</strong> lingue, cosmologie, forme <strong>di</strong> organizzazione sociale, adattamenti ambientali ingegnosi, e lotte <strong>per</strong><br />

il prestigio ed il potere. Oggi a queste complessità culturali millenarie si sono sovrapposti e<br />

mesco<strong>la</strong>ti ulteriori numerosi cambiamenti con effetti in tutte le sfere del<strong>la</strong> vita degli abitanti del<strong>la</strong><br />

Nuova Guinea. Una caratteristica che accomuna molte <strong>di</strong> queste popo<strong>la</strong>zioni infatti, è l’abilità <strong>di</strong> far<br />

proprie le trasformazioni rimanendo legati al passato e guardando al futuro.<br />

All’interno <strong>di</strong> queste caratteristiche generali, <strong>la</strong> varietà culturale è notevole. I linguisti estimano che<br />

esistono 1200 lingue separate in Nuova Guinea e sulle sue isole del sud-ovest del Pacifico. Questa<br />

<strong>di</strong>versità non dev’essere sottovalutata, anche se aree che contengono <strong>di</strong>verse lingue possono<br />

contemporaneamente avere culture simili, nonostante <strong>la</strong> pratica corrente, in mancanza <strong>di</strong> altre forme<br />

<strong>di</strong> designazione <strong>di</strong> unità politiche, <strong>di</strong> identificare un gruppo locale con <strong>la</strong> lingua par<strong>la</strong>ta. In alcune<br />

zone interne esistono gruppi linguistici più numerosi, fino a 200,000 <strong>per</strong>sone. I gruppi linguistici<br />

più esigui tendono ad estinguersi, sia <strong>per</strong> l’emigrazione verso altre regioni dopo <strong>la</strong> pacificazione<br />

coloniale, sia <strong>per</strong> l’adozione <strong>di</strong> lingue franche come. L’inglese o il Tok Pisin.<br />

In molte zone costiere del<strong>la</strong> Nuova Guinea si riscontra una forte influenza Austronesiana, <strong>per</strong><br />

esempio tra i To<strong>la</strong>i sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> New Britain, su New Ire<strong>la</strong>nd, tra i Motu, i Roro ed i Mekeo del<strong>la</strong><br />

Papua meri<strong>di</strong>onale, e tra gli abitanti delle Trobriand. Queste popo<strong>la</strong>zioni hanno avuto sviluppi<br />

culturali <strong>di</strong>fferenziati nei secoli intercorsi dal loro arrivo in Nuova Guinea, ma alcune caratteristiche<br />

comuni <strong>per</strong>mangono. Una <strong>di</strong> questa è <strong>la</strong> trasmissione <strong>per</strong> via matrilineare, sia dell’identità <strong>di</strong> gruppo<br />

(si appartiene al c<strong>la</strong>n dei fratelli del<strong>la</strong> madre) che <strong>di</strong> importanti forme <strong>di</strong> potere. Un’altra<br />

caratteristica associata alle culture austronesiana (ma non solo) è un forte accento sulle cerimonie<br />

mortuarie e sugli scambi tra gruppi al<strong>la</strong> morte. La terza caratteristica è il riconoscimento <strong>di</strong> capi<br />

ere<strong>di</strong>tari, o <strong>di</strong> forme ere<strong>di</strong>tarie <strong>di</strong> status <strong>di</strong>fferenziato. Gli Austronesiani portarono con loro cani e<br />

maiali, questi ultimi hanno un ruolo importante, insieme ai prodotti agricoli, negli scambi<br />

cerimoniali associati a varie feste, anche questa caratteristica <strong>per</strong>ò non è esclusivamente<br />

austronesiana.<br />

Gli Asmat dell’Irian Jaya appartengono allo stesso tipo culturale del<strong>la</strong> costa meri<strong>di</strong>onale del<strong>la</strong><br />

Nuova Guinea (come i Kiwai e altre popo<strong>la</strong>zioni del Papuan Gulf in PNG). Vivono sparpagliati in<br />

pianure paludose e nel passato pre-coloniale praticavano sia il cannibalismo che <strong>la</strong> caccia alle teste.<br />

Producevano effigi dei morti in legno pitturato, che servivano a catturare <strong>la</strong> vitalità dei deceduti, i<br />

cui spiriti poi <strong>la</strong>sciavano il mondo dei vivi. Queste sculture lignee erano <strong>per</strong>lopiù dei pali con intagli<br />

complicati, e sono conosciuti col nome <strong>di</strong> bisj. Gli Asmat costruivano anche degli scu<strong>di</strong>, intagliati<br />

con figure umane o con complessi <strong>di</strong>segni astratti; gli scu<strong>di</strong> erano chiamati col nome <strong>di</strong> antenati<br />

morti, e venivano utilizzati durante i raid <strong>di</strong> caccia alle teste dei nemici, <strong>per</strong> ven<strong>di</strong>care <strong>la</strong> morte<br />

23


dell’antenato, i <strong>di</strong>segni intagliati sugli scu<strong>di</strong> avevano lo scopo <strong>di</strong> confondere e terrorizzare i nemici<br />

attaccati. Quando l’Indonesia prese il controllo del<strong>la</strong> parte occidentale dell’iso<strong>la</strong> molte delle<br />

vecchie sculture lignee sono state <strong>di</strong>strutte, più tar<strong>di</strong> c’è stato un revival nel<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> sculture<br />

<strong>per</strong> i musei locali (Thomas 1995: 79-88). In anni recenti sia gli scu<strong>di</strong> che le sculture funerarie sono<br />

state prodotte <strong>per</strong> il mercato turistico.<br />

Le Trobriands nel<strong>la</strong> regione del Massim sono conosciute <strong>per</strong> i ben documentati scambi cerimoniali<br />

ku<strong>la</strong>, resi noti negli anni 1920 da Bronis<strong>la</strong>w Malinowski (1922). Continuano ad esistere sia gli<br />

scambi che l’interesse che li circonda, anche se sono stati trasformati. Il resoconto <strong>di</strong> Malinowski<br />

evidenziava soprattutto l’aspetto competitivo ed estetico del ku<strong>la</strong>; il contesto avventuroso dei viaggi<br />

oltremare intrapresi dagli uomini in grosse canoe finemente costruite e decorate allo scopo <strong>di</strong><br />

procurarsi degli oggetti <strong>di</strong> valore (conchiglie sbracciali in conchiglia); oltre al collegamento col<br />

sistema sociale strutturato attorno ai capi ere<strong>di</strong>tari, e col tributo interno <strong>di</strong> yam (ignami) fornito ai<br />

capi soprattutto dai parenti delle mogli, che venivano accumu<strong>la</strong>ti in apposite “yam houses”<br />

cerimoniali. Negli anni successivi altri etnografi hanno rivisitato le Trobriand e fornito altre<br />

versioni del Ku<strong>la</strong>. Forse <strong>la</strong> meglio conosciuta è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> Annette Weiner, che ha fatto ricerca suol<br />

campo a Kiriwina, lo stesso vil<strong>la</strong>ggio in cui aveva vissuto Malinowski. In questo resoconto <strong>la</strong><br />

Weiner <strong>di</strong>mostra che, durante <strong>la</strong> sua <strong>per</strong>manenza, gli scambi mortuari effettuati dalle donne delle<br />

Trobriand in onore dei loro parenti matrilineare avevano un ruolo più importante <strong>di</strong> quello<br />

riconosciuto da Malinowski (Weiner 1976). Le <strong>di</strong>fferenze tra le descrizioni dei due etnografi sono<br />

attribuibili sia a trasformazioni storiche dell’isitituzione in questione, che alle <strong>di</strong>verse prospettive<br />

degli osservatori. Più recentemente Mark Mosko ha ripreso in considerazione entrambe le<br />

descrizioni e le ha analizzate in termini del<strong>la</strong> concezione del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e dell’idea che i capi delle<br />

Trobriand siano considerati come i “padri” del<strong>la</strong> loro gente.<br />

Un’altra regione del<strong>la</strong> Nuova Guinea che è stata resa nota dagli etnografi, antropologi e collezionisti<br />

che vi hanno <strong>la</strong>vorato è quel<strong>la</strong> del fiume Sepik. Tra questi i più famosi sono forse Margaret Mead e<br />

Gregory Bateson. Gli aspetti più generalmente conosciuti delle culture Sepik sono le<br />

rappresentazioni scultoree degli spiriti legate ai complessi rituali <strong>di</strong> iniziazione, e alle case dei culti<br />

spirituali, dall’architettura e decorazioni notevoli, in cui si producono le sculture e si tengono i riti<br />

iniziatici. Queste caratteristiche sono associate soprattutto al tratto me<strong>di</strong>ano del fiume, agli Abe<strong>la</strong>m<br />

ed agli Iatmul, ma non sono uniche al Sepik, né queste culture sono esaurientemente descritte se ci<br />

si ferma a queste caratteristiche. Tuttavia ora questi elementi, forse grazie al<strong>la</strong> loro visbilità, sono<br />

entrati a far parte del bagaglio culturale nazionale del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea. Forse più che in altre<br />

regioni, l’ambiente del Sepik ha subito molte mo<strong>di</strong>fiche nel tempo, dovute all’al<strong>la</strong>gamento<br />

dell’estuario al<strong>la</strong> fine del Pleistocene, seguito dal graduale riaffiorare <strong>di</strong> alcune parti. Forse questo<br />

processo ha stimo<strong>la</strong>to un’adattività ai cambiamenti che ha portato ad una grande varietà culturale in<br />

questa regione, complicata ulteriormente dall’arrivo degli Austronesiani con <strong>la</strong> loro propensione <strong>per</strong><br />

organizzare vaste reti commerciali e <strong>di</strong> scambi via acqua ed incentrate sulle coste marine. Le<br />

popo<strong>la</strong>zioni delle zone più interne del Sepik par<strong>la</strong>no lingue non-Austronesiane, tra cui il gruppo <strong>di</strong><br />

lingue Ndu che è composto da sette lingue, par<strong>la</strong>te da 100000 <strong>per</strong>sone. Vi sono anche numerosi<br />

piccoli gruppi linguistici, alcuni dei quali stanno scomparendo come lingua <strong>per</strong> l’avanzare<br />

dell’inglese e del Tok- Pisin, oltre che <strong>per</strong> l’emigrazione.<br />

La regione delle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea si aprì al<strong>la</strong> ricerca antropologica dopo <strong>la</strong><br />

seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, ed ha acquisito notorietà <strong>per</strong> un certo numero <strong>di</strong> caratteristiche. Prima <strong>di</strong><br />

tutto, è stata meta favorita da tutti quegli etnografi attirati dall’idea <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are popo<strong>la</strong>zioni che<br />

erano solo recentemente entrate a contatto con i portatori del<strong>la</strong> cultura occidentale. La letteratura<br />

etnografica su questa regione è molto ricca, e include le controversie sull’analisi delle forme <strong>di</strong><br />

affiliazione ai gruppi, sul<strong>la</strong> struttura dei gruppi sociali, sulle caratteristiche del<strong>la</strong> leadership,<br />

sull’importanza degli scambi cerimoniali, e sulle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere. In anni più recenti <strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>scussione sulle forme <strong>di</strong> leadership è stata incentrata sul<strong>la</strong> questione del contrasto attribuito dai<br />

<strong>di</strong>versi etnografi alle forme associate al “big-man” e al “great man”. C<strong>la</strong>ssicamente <strong>la</strong> figura del<br />

“big-man” è un leader che fonda <strong>la</strong> propria autorità sull’abilità <strong>di</strong> organizzare scambi cerimoniali <strong>di</strong><br />

24


doni, forgiando reti <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni sia internamente al proprio gruppo <strong>di</strong> supporto che con gruppi<br />

rivali, questa è dunque una posizione in cui l’autorità è acquisita da un in<strong>di</strong>viduo grazie al<strong>la</strong> sua<br />

ambizione ed abilità nell’accumu<strong>la</strong>re e manipo<strong>la</strong>re risorse e re<strong>la</strong>zioni. La figura del “great-man”,<br />

invece è più sfaccettata: questi leader possono essere guerrieri, sciamani, es<strong>per</strong>ti rituali, cacciatori<br />

od orticultori <strong>di</strong> fama, a volte con capacità ere<strong>di</strong>tate. Secondo questa c<strong>la</strong>ssificazione, i “big-men” si<br />

troverebbero nelle società in cui si attribuisce grande importanza agli scambi cerimoniali, mentre i<br />

“great-men” sarebbero più comuni nelle altre società. Il problema <strong>di</strong> questa c<strong>la</strong>ssificazione è che<br />

spesso lo stesso leader ha <strong>di</strong>verse funzioni e caratteristiche. Per esempio inizialmente si attribuiva ai<br />

big-men un ruolo seco<strong>la</strong>re, mentre i il potere politico dei great-men era associato alle loro posizioni<br />

rituali, mentre in pratica, i big-men devono il loro successo nelle proprie attività al supporto degli<br />

spiriti o degli antenati, quin<strong>di</strong> anche in questo caso hanno un’importanza anche rituale, oltre che<br />

seco<strong>la</strong>re.<br />

L’intero <strong>di</strong>battito sui big-men e great- men è stato preceduto nel<strong>la</strong> letteratura da un altro sul ruolo<br />

dei “big-men”Me<strong>la</strong>nesiani in contrasto ai Capi del<strong>la</strong> Polinesia, in cui le caratteristiche contrastate<br />

erano le modalità <strong>di</strong> acquisizione del<strong>la</strong> posizione <strong>di</strong> leader, nel caso dei capi era attribuita tramite<br />

l’ere<strong>di</strong>tarietà, mentre <strong>per</strong> i big-men l’autorità era acquisita in base al merito sul campo. Anche<br />

questa semplice <strong>di</strong>cotomia è risultata inadeguata a riflettere le complessità delle <strong>di</strong>fferente pratiche<br />

sociali incontrate in Oceania. E’ più fruttuoso rilevare una sottostante interazione sia tra<br />

l’ere<strong>di</strong>tarietà e <strong>la</strong> conquista del potere e che tra i poteri spirituali e quelli seco<strong>la</strong>ri (Feinberg and<br />

Watson Gegeo 1996). Questi temi saranno ripresi in alcuni dei casi presentati più avanti.<br />

Nonostante <strong>la</strong> regione delle High<strong>la</strong>nds sia stata l’ultima ad essere esplorata dai bianchi, non era<br />

tagliata fuori dal resto del mondo, già nel <strong>per</strong>iodo preistorico esistevano strade commerciali che<br />

attraversavano l’iso<strong>la</strong>, e lungo le quali viaggiavano sia beni che idee. La patata dolce raggiunse<br />

questa zona tra i 400 e i 1000 anni fa, rivoluzionando le attività <strong>di</strong> sussistenza del<strong>la</strong> regione e<br />

favorendo un’esplosione demografica (Kirch:2000). In precedenza le coltivazioni <strong>di</strong> sussistenza<br />

erano basate sul taro, le banane e <strong>la</strong> canna da zucchero; <strong>la</strong> patata dolce che non solo frutta <strong>di</strong> più<br />

sul<strong>la</strong> stessa su<strong>per</strong>ficie, ma può essere coltivata ad altitu<strong>di</strong>ni più elevate, <strong>per</strong>mise <strong>di</strong> estendere i<br />

terreni coltivati e stimolò migrazioni in luoghi prima considerati inospitali. Le altre piante<br />

continuano ad essere coltivate, ma hanno <strong>per</strong>so il ruolo centrale nel<strong>la</strong> sussistenza. Inoltre <strong>la</strong> patata<br />

dolce, usata come foraggio, <strong>per</strong>mise l’allevamento dei maiali su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>. Questi tre fattori:<br />

densità <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zione, abbondanza <strong>di</strong> patate dolci e l’allevamento <strong>di</strong> numerosi maiali come in<strong>di</strong>ce<br />

<strong>di</strong> prestigio, sono al<strong>la</strong> base dello sviluppo del modello politico associato alle High<strong>la</strong>nds, fondato<br />

sull’abilità <strong>di</strong> organizzare festival tra gruppi alleati in cui sono <strong>di</strong>stribuiti gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> maiali o<br />

del<strong>la</strong> loro carne. Le variazioni locali <strong>di</strong> questo modello sono numerose. In Irian Jaya i Dani del<strong>la</strong><br />

Baliem Valley hanno sviluppato un sistema <strong>di</strong> fossi <strong>di</strong> irrigazione <strong>per</strong> sostenere <strong>la</strong> coltivazione <strong>di</strong><br />

patate dolci sugli altipiani. In generale si sono sviluppate tipologie sociali <strong>di</strong>fferenti nelle High<strong>la</strong>nds<br />

occidentali e orientali: ad est vi è una prevalenza <strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggi più gran<strong>di</strong>, circondati da alte palizzate,<br />

associati ad una maggiore attività bellica e ad attività legate all’iniziazione dei giovani, con minore<br />

enfasi sulle alleanze con i gruppi imparentati dallo scambio <strong>di</strong> donne, i gruppi linguistici sono meno<br />

numerosi che nelle Western High<strong>la</strong>nds. Qui le abitazioni sono sparpagliate in piccoli gruppetti sul<br />

territorio del c<strong>la</strong>n, c’è una maggiore enfasi sui riti <strong>per</strong> incrementare <strong>la</strong> fertilità del gruppo intero, un<br />

ruolo maggiore delle donne negli scambi cerimoniali, e una maggiore attenzione alle alleanze con i<br />

gruppi imparentati tramite le donne, quin<strong>di</strong> maggiore enfasi sugli scambi cerimoniali. I gruppi<br />

linguistici in quest’area sono i più numerosi, i Hageners e gli Enga su<strong>per</strong>ano le 100,000 unità.<br />

A sud e a est delle High<strong>la</strong>nds ci sono popo<strong>la</strong>zioni numericamente inferiori, i Telefolmin e gli Ok,<br />

che sono imparentati con i gruppi ora appartenenti all’Irian Jaya come gli Eipo Mek, i Dani e gli<br />

Ekagi (una volta erano conosciuti nel<strong>la</strong> letteratura come i Kapauku). Tutte queste popo<strong>la</strong>zioni sono<br />

associate al<strong>la</strong> coltivazione del taro piuttosto che del<strong>la</strong> patata dolce, ed a tra<strong>di</strong>zioni fortemente legate<br />

all’iniziazione.<br />

Sia i maiali che oggetti <strong>di</strong> valore in conchiglia sono sempre stati utilizzati in scambi e commerci in<br />

tutta <strong>la</strong> Nuova Guinea. Una gran varietà <strong>di</strong> conchiglie venivano scambiate lungo strade commerciali<br />

25


che attraversavano tutta l’iso<strong>la</strong>. Questi commerci avvenivano in occasione, o ad<strong>di</strong>rittura<br />

promuovevano l’organizzazione, <strong>di</strong> eventi festivi su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>, durante i quali si negoziavano i<br />

complessi processi sociali e venivano affermati valori sociali dei gruppi coinvolti. Gli oggetti <strong>di</strong><br />

valore ed i maiali erano anche utilizzati nei rituali del ciclo vitale, venivano scambiati in occasione<br />

<strong>di</strong> nascite, svezzamenti, pubertà, matrimoni, maturità, anzianità, e morte. Questi rituali servono ad<br />

intrecciare le genti ed i loro luoghi <strong>per</strong> formare una complessa tappezzeria <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> parente<strong>la</strong><br />

ed alleanze matrimoniali, che sono viste come il prodotto del flusso <strong>di</strong> sostanze che portano e<br />

accrescono <strong>la</strong> vita. Gli oggetti scambiati stessi erano considerati come equivalenti ai flussi <strong>di</strong><br />

sostanze tramite i canali stabiliti dal<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, ed è <strong>per</strong> questo che avevano un ruolo principale<br />

nelle cerimonie <strong>di</strong> scambi re<strong>la</strong>tive ai cicli vitali. Questa enfasi sugli scambi cerimoniali si trova<br />

dap<strong>per</strong>tutto in Nuova Guinea, e generalmente in Me<strong>la</strong>nesia, declinata in una miriade <strong>di</strong> cerimonie<br />

tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong>verse. Questa varietà non è stata intaccata dal contatto con <strong>la</strong> cultura coloniale o dal<strong>la</strong><br />

globalizzazione, anzi si sono sviluppate numerose nuove forme <strong>di</strong> scambi cerimoniali nei contesti<br />

più <strong>di</strong>sparati.<br />

Dopo l’introduzione del<strong>la</strong> carta moneta, in alcune popo<strong>la</strong>zioni questa è stata sostituita alle<br />

conchiglie negli scambi, mentre altri continuano ad usare le conchiglie, che sono tenute fuori dal<br />

contesto commerciale moderno. Comunque rimangono oggettivi <strong>di</strong> valore come ornamenti e segni<br />

dello status o dell’identità <strong>di</strong> chi li indossa, anche se alcuni sono venduti ai turisti. In alcuni casi le<br />

chiese cristiane contemporanee incoraggiano l’uso degli ornamenti tra<strong>di</strong>zionali durante le feste, in<br />

altri gli ornamenti in sé sono condannati dal<strong>la</strong> chiesa in quanto inducono un’ eccessiva attenzione al<br />

corpo, <strong>di</strong>stogliendo<strong>la</strong> dall’anima. La <strong>di</strong>fferenza qui è tra le chiese cattolica e anglicana da una parte<br />

e quelle protestanti fondamentaliste.<br />

I processi <strong>di</strong> trasformazione che sono avvenuti e continuano ad avvenire in Nuova Guinea sono<br />

immensi, abbiamo già visto che in tempi preistorici movimenti <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zioni e scambi culturali<br />

anche su reti al<strong>la</strong>rgate favorivano una grande creatività e varietà culturale, questa fu accentuata sia<br />

in scopo che intensità nel <strong>per</strong>iodo coloniale <strong>per</strong> le intrusioni dei tedeschi, o<strong>la</strong>ndesi, inglesi,<br />

australiani ed indonesiani, <strong>per</strong> <strong>la</strong> Papua Nuova Guinea, ulteriori trasformazioni avvennero con<br />

l’in<strong>di</strong>pendenza nel 1975.<br />

Lo stato <strong>di</strong> Papua New Guinea è una democrazia par<strong>la</strong>mentare basata sul modello <strong>di</strong> Westminster,<br />

con una costituzione ed un servizio civile model<strong>la</strong>to su quello Australiano.<br />

Con una popo<strong>la</strong>zione poco numerosa (circa 4 milioni) ma caratterizzata da un’enorme <strong>di</strong>versità<br />

culturale, vi sono gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>sparità nel benessere economico delle aree urbane e quelle rurali. Un<br />

immenso influsso <strong>di</strong> beni <strong>di</strong> consumo occidentali ha fatto salire le richieste e le aspettative del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione in maniera sproporzionata alle capacità economiche <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfarle. Le chiese cristiane<br />

sono realtà ben ra<strong>di</strong>cate, anche se a volte vi sono rivalità tra fazioni <strong>di</strong>verse, soprattutto in quei<br />

luoghi, come Mount Hagen dove nuovi movimenti pentacostali e carismatici minacciano <strong>la</strong><br />

posizione <strong>di</strong> chiese già ra<strong>di</strong>cate localmente, come quel<strong>la</strong> cattolica, luterana, ed anglicana.<br />

Questo quadro complesso, in cui sono mischiate <strong>di</strong>verse immagini ed idee esterne hanno dato luogo<br />

in alcuni casi ad aspirazioni millenarie locali. Movimenti che aspirano a capovolgimenti ra<strong>di</strong>cali<br />

nello status e nel<strong>la</strong> ricchezza delle genti, in partico<strong>la</strong>re tendono all’acquisizione <strong>di</strong> ricchezza e status<br />

da parte <strong>di</strong> quelli che si sentono deprivati nelle con<strong>di</strong>zioni attuali. Spesso questi movimenti<br />

coincidono con il <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> idee <strong>di</strong> ispirazione cristiana, come “<strong>la</strong> fine del mondo” seguita<br />

dall’inaugurazione <strong>di</strong> una nuova epoca, espressa come “il millennio”. Queste idee raggiunsero un<br />

culmine negli anni precedenti al 2000, che era visto come l’inizio <strong>di</strong> un nuovo millennio. In seguito,<br />

visto che non vi sono stati cambiamenti epocali, <strong>la</strong> gente si è riorganizzata <strong>per</strong> continuare le proprie<br />

vite nel migliore dei mo<strong>di</strong> possibili, ma idee millenaristiche <strong>per</strong>sistono, anche se non sono<br />

manifestate esplicitamente.<br />

Nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>versità che ritroviamo in Nuova Guinea si riescono comunque ad identificare vari temi<br />

ricorrenti: l’enfasi su scambi cerimoniali politici o associati ai passaggi nei cicli vitali<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo; un e<strong>la</strong>borato sistema <strong>di</strong> pratiche rituali legate all’obbiettivo <strong>di</strong> promuovere <strong>la</strong><br />

riproduzione del<strong>la</strong> fertilità e del benessere; strategie ingegnose ed efficienti <strong>per</strong> vivere<br />

26


nell’ambiente; un interesse <strong>per</strong> i legami commerciali o <strong>di</strong> scambi e <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni esterne con membri<br />

<strong>di</strong> altri gruppi; amore <strong>per</strong> lo sfoggio e <strong>per</strong> l’ornamentazione.<br />

I Marind-Anim e i Fore: due esempi <strong>di</strong> pratiche culturali sfavorevoli al<strong>la</strong> sopravvivenza del<strong>la</strong><br />

società<br />

Non tutte le culture incontrate in Nuova Guinea sembrano essere buone soluzioni ai problemi posti<br />

dall’adattamento all’ambiente naturale. Gli ecologisti culturali, come Rappaport, tendono a<br />

considerare una cultura in equilibrio, sia internamente che in re<strong>la</strong>zione all’ambiente, e a ricercare le<br />

interconnessioni funzionali tra gli aspetti economici, sociali e religiosi dell’organizzazione <strong>di</strong> un<br />

gruppo sociale. Questo approccio è implicitamente basato su una visione a ‘mosaico’ del mondo<br />

tribale, in cui ogni cultura è vista come re<strong>la</strong>tivamente autonoma, separata, stabile, e che non prende<br />

in considerazione l’impatto del mondo esterno. Anche nel <strong>per</strong>iodo pre-coloniale, quando i contatti<br />

tra culture erano <strong>di</strong> natura e sca<strong>la</strong> <strong>di</strong>verse da quelli inaugurati dall’arrivo dei primi occidentali, non<br />

ha senso ipotizzare che le culture in un dato momento vivessero in uno stato <strong>di</strong> equilibrio<br />

ambientale, ed avessero sviluppato le strategie culturali più adatte al<strong>la</strong> sopravvivenza in un dato<br />

contesto ambientale. Secondo Morton 1978 <strong>per</strong> <strong>di</strong>stinguere una pratica, un comportamento, una<br />

cultura ben adattata all’ambiente da quelli che non lo sono, è necessario uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong>acronico. Solo<br />

<strong>per</strong> il fatto che in una società, stu<strong>di</strong>ata in un dato momento sia praticata una certa usanza, non <strong>la</strong> si<br />

può definire come utile dal punto <strong>di</strong> vista dell’adattabilità.<br />

Se invece si prende in considerazione un <strong>per</strong>iodo storico più lungo, ed una prospettiva regionale, in<br />

cui membri <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong>versi, più o meno vicini e più o meno simili dal punto <strong>di</strong> vista linguistico e<br />

culturale interagiscono e si scambiano donne, beni, conoscenze, e anche violenza, si può cominciare<br />

a valutare il re<strong>la</strong>tivo “successo” in termini <strong>di</strong> sopravvivenza <strong>di</strong> determinate pratiche culturali. In un’<br />

ottica storica i popoli “<strong>di</strong> successo” sono quelle con una popo<strong>la</strong>zione in espansione. Ma a volte il<br />

motivo <strong>per</strong> l’espansione <strong>di</strong> una società, <strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> conquistare i territori dei propri vicini, può<br />

essere un’espressione <strong>di</strong> instabilità e <strong>di</strong>sequilibrio culturale. Un esempio del<strong>la</strong> <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> attribuire<br />

un valore <strong>di</strong> successo o adattabilità ad una cultura è quello dei Marind Anim.<br />

Apparentemente, al momento del contatto con l’occidente, e <strong>per</strong> tutto il secolo precedente, <strong>la</strong><br />

cultura e <strong>la</strong> società dei Marind Anim del<strong>la</strong> costa sud del<strong>la</strong> Nuova Guinea stava vivendo un<br />

momento <strong>di</strong> espansione territoriale e <strong>di</strong> efflorescenza culturale: avevano conquistato il territorio <strong>di</strong><br />

numerosi vicini e avevano raggiunto un apice in termini <strong>di</strong> creatività artistica e <strong>di</strong> riti collettivi.<br />

La loro cultura ruotava attorno a culti dell’omosessualità maschile, stupri rituali e caccia alle teste. I<br />

ragazzi Marind Anim erano indotti in una serie <strong>di</strong> iniziazioni graduate durante le quali erano<br />

introdotti ad un culto orgiastico <strong>di</strong> sodomia, in cui i più giovani avevano un ruolo passivo. L’intero<br />

complesso rituale era sostenuto dal dogma culturale che lo s<strong>per</strong>ma è necessario al<strong>la</strong> crescita ed allo<br />

sviluppo dei ragazzi.<br />

Tutto l’e<strong>la</strong>borato ciclo rituale era costruito attorno al<strong>la</strong> finzione maschile del<strong>la</strong> propria supremazia<br />

ed in<strong>di</strong>pendenza sessuale, eppure comportava anche rapporti eterosessuali sotto forma <strong>di</strong> stupri <strong>di</strong><br />

gruppo. Il seme prodotto veniva raccolto e mischiato al cibo o utilizzato nelle decorazioni rituali.<br />

Secondo Van Baal (1966:949) il vero segreto in questo culto maschile (rive<strong>la</strong>to solo all’ultimo<br />

sta<strong>di</strong>o del<strong>la</strong> serie <strong>di</strong> iniziazione graduate) era che <strong>la</strong> tanto venerata potenza maschile non lo era poi<br />

tanto, in quanto <strong>la</strong> fonte <strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> vita, lo s<strong>per</strong>ma, era efficace solo se prodotto durante <strong>la</strong><br />

copu<strong>la</strong>zione eterosessuale. Gli uomini che celebravano <strong>la</strong> propria autosufficienza, al culmine dei<br />

propri riti segreti ammettevano <strong>la</strong> propria <strong>di</strong>pendenza dalle donne, facendo montare <strong>la</strong> rabbia ad un<br />

livello tale che imme<strong>di</strong>atamente dopo partivano <strong>per</strong> una spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> caccia alle teste.<br />

Il matrimonio era inaugurato con lo stupro collettivo del<strong>la</strong> sposa da parte degli uomini <strong>di</strong> tutto il suo<br />

c<strong>la</strong>n, questa pratica, ripetuta <strong>per</strong>io<strong>di</strong>camente con le giovani mogli al costo <strong>di</strong> grande sofferenza<br />

fisica, era sostenuta dal<strong>la</strong> credenza che sia lo s<strong>per</strong>ma mischiato degli uomini del<strong>la</strong> comunità a<br />

promuovere <strong>la</strong> fertilità.<br />

Questa preoccupazione culturale <strong>per</strong> <strong>la</strong> fertilità era giustificata dal fatto che <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dei<br />

Marind Anim aveva, in effetti, un tasso <strong>di</strong> infertilità molto alto - che in seguito venne peggiorato<br />

27


con l’introduzione <strong>di</strong> ma<strong>la</strong>ttie veneree portate dagli occidentali. Uno stu<strong>di</strong>o demografico condotto<br />

da una commissione <strong>per</strong> il Sud Pacifico ha concluso che <strong>la</strong> pratica <strong>di</strong> violenza sessuale collettiva, in<br />

parte una risposta culturale all’infertilità, in effetti <strong>per</strong>petuava e peggiorava il problema.<br />

Eppure, anche se le pratiche sessuali dei Marind Anim non si potevano <strong>di</strong>re efficienti dal punto <strong>di</strong><br />

vista demografico, i loro vil<strong>la</strong>ggi erano fiorenti centri <strong>di</strong> attività culturali, <strong>di</strong> arte, miti e cerimonie<br />

imponenti. Inoltre i Marind Anim sostenevano con successo una politica <strong>di</strong> espansionismo e<br />

decimavano le popo<strong>la</strong>zioni circostanti. Il loro potere militare era sostenuto dalle ricche risorse <strong>di</strong><br />

sago che <strong>per</strong>metteva il sostentamento <strong>di</strong> una popo<strong>la</strong>zione numerosa concentrata in vil<strong>la</strong>ggi<br />

sedentari. Era proprio tramite questa politica <strong>di</strong> conquista che i Marind Anim riuscivano a<br />

mantenere un livello <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zione accettabile: durante le spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> caccia alle teste,<br />

catturavano i bambini, che poi venivano adottati. Letteralmente sfruttavano i poteri riproduttivi dei<br />

propri vicini <strong>per</strong> poter sostenere <strong>la</strong> propria cultura basata su uno stile <strong>di</strong> vita orgiastico e una politica<br />

esterna espansionista.<br />

Questo a sua volta evidenzia <strong>la</strong> natura sbi<strong>la</strong>nciata dell’adattamento culturale dei Marind Anim: <strong>la</strong><br />

loro espansione era limitata nel tempo, probabilmente non era antica e non sarebbe durata a lungo<br />

anche senza l’intervento degli europei, il sistema sarebbe crol<strong>la</strong>to <strong>per</strong> l’effetto del<strong>la</strong> decimazione<br />

del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione circostante.<br />

E’ quin<strong>di</strong> <strong>per</strong>icoloso dare <strong>per</strong> scontato che le tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> un popolo tribale siano il risultato <strong>di</strong><br />

adattamento alle con<strong>di</strong>zioni ambientali, Salisbury suggerisce che è più probabile che una società sia<br />

in una fase <strong>di</strong> lenta espansione che <strong>di</strong> equilibrio <strong>di</strong>namico, e ci ricorda che quando un antropologo<br />

descrive il comportamento sociale in un luogo e un momento specifico nel tempo, non descrive<br />

l’adattamento equilibrato ad un ambiente specifico, ma piuttosto una data realizzazione <strong>di</strong><br />

partico<strong>la</strong>ri regole culturali, da parte <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone specifiche che mo<strong>di</strong>ficano il proprio comportamento<br />

<strong>per</strong> gestire partico<strong>la</strong>ri pressioni <strong>di</strong> tempo e <strong>di</strong> luogo.<br />

Sarebbe più proficuo considerare i le culture non come un microcosmo iso<strong>la</strong>to, ma come parte <strong>di</strong> un<br />

più vasto complesso <strong>di</strong> culture su base regionale, ed in prospettiva storica. Le pratiche culturali che<br />

osserviamo possono essere anche pratiche dannose <strong>per</strong> <strong>la</strong> sopravvivenza del gruppo nel quale si<br />

sono sviluppate, e a lungo termine essere destinate all’estinzione. Il caso più evidente è quello dei<br />

Fore del<strong>la</strong> Nuova Guinea.<br />

In questa popo<strong>la</strong>zione circa l’uno <strong>per</strong>cento, soprattutto tra le donne, morivano ogni anno <strong>di</strong> una<br />

ma<strong>la</strong>ttia degenerativa del sistema nervoso, chiamata kuru. Dal punto <strong>di</strong> vista demografico questo<br />

fenomeno aveva conseguenze catastrofiche: in certe zone c’era una so<strong>la</strong> donna ogni tre uomini, e <strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione era in declino. Un risultato <strong>di</strong> questo squilibrio demografico erano un’organizzazione<br />

sociale ed un sistema matrimoniale frenetici, a causa del<strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong> donne da sposare, e del<strong>la</strong><br />

frequente morte <strong>di</strong> mogli e madri. Inoltre, i Fore interpretavano le morti <strong>per</strong> Kuru come il risultato<br />

<strong>di</strong> attacchi <strong>di</strong> stregoneria, e <strong>la</strong> morte <strong>di</strong> una donna <strong>per</strong> questa ma<strong>la</strong>ttia spingeva gli uomini ad<br />

attaccare i loro vicini <strong>per</strong> ven<strong>di</strong>carsi del<strong>la</strong> stregoneria, sconvolgendo ulteriormente l’or<strong>di</strong>ne sociale,<br />

oltre ad aggravare <strong>la</strong> situazione demografica. Grazie al <strong>la</strong>voro degli antropologi Shirley<br />

Lindenbaum e Robert G<strong>la</strong>sse negli anni ’70, che identificarono com’era trasmessa questa ma<strong>la</strong>ttia,<br />

il Dottor Carlton Gajdusek isolò il virus che causa il Kuru, e vinse un premio Nobel. Queste<br />

sco<strong>per</strong>te hanno <strong>per</strong>messo <strong>di</strong> capire che il kuru è trasmesso da un virus che attacca il sistema nervoso<br />

centrale dopo un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> incubazione che può durare oltre i quin<strong>di</strong>ci anni. Il virus, che si<br />

concentra nei tessuti cerebrali del<strong>la</strong> vittima veniva trasmesso grazie ad una tra<strong>di</strong>zione dei Fore. Le<br />

donne ed i bambini ingerivano ritualmente i corpi ed i cervelli dei parenti morti. Solo mangiando il<br />

cervello <strong>di</strong> un ma<strong>la</strong>to è possibile contrarre <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. L’amministrazione coloniale, vietando il<br />

cannibalismo ha rotto il circolo vizioso e messo fine al kuru.<br />

Ironicamente, come nel caso dei Marind Amin, Lindembaum (1979) suggerisce che l’usanza <strong>di</strong><br />

mangiare i corpi dei propri parenti morti era un tentativo <strong>di</strong> rigenerazione simbolica in una società i<br />

cui membri si sentivano minacciati dal calo demografico. Sia il Kuru, che le pratiche cannibalesche<br />

che lo causano, erano fenomeni abbastanza recenti, e anche in questo caso si può ipotizzare che<br />

questa tra<strong>di</strong>zione si sarebbe estinta in breve tempo. Di certo <strong>per</strong>ò il fatto che <strong>la</strong> risposta culturale<br />

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al<strong>la</strong> crisi demografica causata dal Kuru fosse <strong>di</strong> sviluppare teorie sul<strong>la</strong> stregoneria che portavano a<br />

ulteriori comportamenti controproducenti, non sembra sostenere <strong>la</strong> tesi degli ecologisti culturali che<br />

le tra<strong>di</strong>zioni esistenti sono un’adattamento all’ambiente. Quello che emerge è un quadro in cui le<br />

<strong>di</strong>verse popo<strong>la</strong>zioni in una regione, e quin<strong>di</strong> le loro culture, sono in qualche modo in competizione<br />

tra loro. Mentre tutte le popo<strong>la</strong>zioni hanno comportamenti più o meno efficienti dal punto <strong>di</strong> vista<br />

dell’adattamento all’ambiente, il successo organizzativo, economico e demografico delle <strong>di</strong>verse<br />

popo<strong>la</strong>zioni varia, e questo successo <strong>di</strong>fferenziato determinerà se queste popo<strong>la</strong>zioni, e le culture <strong>di</strong><br />

cui sono portatrici, si <strong>di</strong>ffonderanno o contrarranno, conquisteranno altre popo<strong>la</strong>zioni o saranno<br />

assorbite. Molte società praticano riti e seguono costumi con conseguenze negative o al massimo<br />

neutrali, e continuano a farlo con <strong>la</strong> determinazione <strong>di</strong> seguire le vie del passato che è caratteristica<br />

degli esseri umani, almeno quanto <strong>la</strong> flessibilità ed il pragmatismo. Non si può, quin<strong>di</strong>, affermare<br />

che le trasformazioni socioculturali siano totalmente determinate dalle pressioni ambientali. Queste<br />

possono essere dei limiti ma non sono determinanti delle trasformazioni sociali e culturali, che<br />

o<strong>per</strong>ano invece a livello <strong>di</strong> significato e <strong>di</strong> motivazione umani.<br />

L’uso delle risorse naturali e sostenibilità ambientale<br />

L’estrazione e <strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione delle risorse naturali fanno parte ormai da molti anni del<strong>la</strong> vita<br />

economica del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea. Lungo <strong>la</strong> costa settentrionale dell’iso<strong>la</strong> le piantagioni <strong>di</strong><br />

cocco, <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione del<strong>la</strong> copra, caffè e gomma, risalgono ai primi anni del colonialismo.<br />

Dopo <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, con, l’a<strong>per</strong>tura delle High<strong>la</strong>nds, piantagioni <strong>di</strong> caffè e<br />

tè sono state piantate anche in queste zone <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne più elevata. Poco dopo l’inizio del<strong>la</strong> storia<br />

del<strong>la</strong> Papua New Guinea come nazione in<strong>di</strong>pendente nel 1975, cominciarono le o<strong>per</strong>azioni<br />

estrattive nel<strong>la</strong> miniera <strong>di</strong> rame <strong>di</strong> Bougainville. Questo progetto minerario ha portato a conflitti<br />

locali, uno dei pochi eventi politici su questa area del mondo a raggiungere anche i nostri giornali. I<br />

proprietari tra<strong>di</strong>zionali del<strong>la</strong> terra su cui o<strong>per</strong>ava questa miniera accusarono i proprietari degli<br />

impianti <strong>di</strong> inquinare l’ambiente e <strong>di</strong> non ripagare gli abitanti a sufficienza in termini monetari.<br />

Questi conflitti portarono ad una rivolta armata del<strong>la</strong> Bouganville Revolutionary Army nel 1988, e<br />

al<strong>la</strong> richiesta <strong>di</strong> secessione dal<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea (vale <strong>la</strong> pena ricordare che geograficamente e<br />

culturalmente l’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Bouganiville appartiene più alle Salomone che al<strong>la</strong> Nuova Guinea,<br />

l’accorpamento è dovuto solo al<strong>la</strong> comune storia coloniale <strong>di</strong> Bouganville e del<strong>la</strong> pozione<br />

settentrionale del<strong>la</strong> Nuova Guinea, entrambe ex colonie tedesche. In effetti <strong>la</strong> crisi <strong>di</strong> Bouganville<br />

ha anche rischiato <strong>di</strong> compromettere le re<strong>la</strong>zioni tra le due nazioni neo-coloniali, in quanto molti<br />

abitanti delle Salomone, legati da parente<strong>la</strong> con queli <strong>di</strong> Bouganville, hanno prestato aiuto ai<br />

ribelli). I ribelli sono riusciti a far chiudere <strong>la</strong> miniera. La crisi è stata gestita con <strong>la</strong> forza, con l’uso<br />

delle forze <strong>di</strong> polizia e militari, e ha coinvolto i politici nazionali in molte iniziative <strong>per</strong> risolvere il<br />

problema, anche <strong>per</strong>ché gli introiti dello stato da quel<strong>la</strong> miniera rappresentavano una delle<br />

maggiori fonti <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to nazionale. Il 20 Agosto 2001 è stato firmato un trattato <strong>di</strong> pace.<br />

Un’altra grande miniera <strong>di</strong> oro e rame, <strong>la</strong> Ok Te<strong>di</strong> gold and cop<strong>per</strong> mine, ha cominciato ad o<strong>per</strong>are<br />

nell’area <strong>di</strong> Tabubil nel<strong>la</strong> West Sepik Province. Questa miniera frutta enormi somme <strong>di</strong> denaro in<br />

royalties e altre tariffe sia al governo nazionale, che provinciale, che ai proprietari tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Dopo anni <strong>di</strong> controversie sull’inquinamento dovuto al<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione dei materiali del<strong>la</strong> miniera e<br />

che si è riversato nei sistemi fluviali a valle del<strong>la</strong> miniera, <strong>per</strong> esempio nel fiume Fly, sono sfociati<br />

in richieste <strong>di</strong> indennizzo da parte delle comunità locali che vivevano e sfruttano le risorse dei corsi<br />

d’acqua inquinati. Nel Gennaio del 1990 le comunità del fiume Fly e del fiume Alice hanno<br />

minacciato <strong>di</strong> bloccare il fiume e far chiudere anche questa miniera. Ogni anno <strong>la</strong> miniera scarica 30<br />

milioni <strong>di</strong> tonnel<strong>la</strong>te <strong>di</strong> scarti <strong>di</strong>rettamente nel fiume Ok Te<strong>di</strong>, tributario del Fly, che è il maggior<br />

sistema fluviale del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea, e che è stato <strong>di</strong>chiarato biologicamente “morto” in<br />

alcuni dei tratti più colpiti dall’inquinamento (gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> cianuro sono necessarie in questa<br />

<strong>la</strong>vorazione) 1 .<br />

1 Per informazioni aggiornate dal punto <strong>di</strong> visto ecologico, ve<strong>di</strong> http://www.mpi.org.au/okte<strong>di</strong>/.<br />

29


Nel<strong>la</strong> provincia delle Southern High<strong>la</strong>nds sono state sco<strong>per</strong>te riserve <strong>di</strong> petrolio e gas naturale, il<br />

loro sfruttamento è iniziato negli anni ’80 da parte del<strong>la</strong> compagnia petrolifera statunitense Chevron<br />

e dal<strong>la</strong> British petroleum. Queste o<strong>per</strong>azioni portano guadagni, ma a livello locale portano<br />

soprattutto servizi come ospedali, scuole, ponti e strade, caserme <strong>per</strong> <strong>la</strong> polizia, penitenziari e piste<br />

<strong>di</strong> atterraggio <strong>per</strong> gli aerei. Questi servizi si affiancano e spesso su<strong>per</strong>ano quelli forniti dallo stato.<br />

Gli abitanti locali sviluppano verso le imprese che portano questi servizi un atteggiamento simile a<br />

quello che riservavano al governo, e questo risulta in uno stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza che è <strong>di</strong>fficile<br />

interrom<strong>per</strong>e da parte degli abitanti del<strong>la</strong> zona.<br />

Oltre ai servizi e ai guadagni monetari a livelli locale e nazionale, le imprese <strong>di</strong> sfruttamento del<br />

sottosuolo pagano dei risarcimenti agli abitanti del<strong>la</strong> zona <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong><strong>di</strong>ta del<strong>la</strong> terra, <strong>per</strong> l’impatto<br />

ambientale, e in certi casi <strong>per</strong>e le eventuali spese <strong>di</strong> trasferimento, ma in molti casi questi<br />

risarcimenti sono considerati insufficienti dalle popo<strong>la</strong>zioni locali, e troppo alti dalle multinazionali<br />

che li pagano.<br />

La Porgera Joint Venture Gold Mine nel<strong>la</strong> Enga Province ha cominciato ad o<strong>per</strong>are nel 1991, nel<br />

1992 era <strong>la</strong> terza miniera d’oro, in termini <strong>di</strong> produzione, al mondo. Nel 1999 si doveva espandere,<br />

il che significava pagare ulteriori risarcimenti <strong>per</strong> il trasferimento altrove <strong>di</strong> ancora altri abitanti, che<br />

avrebbero <strong>per</strong>so <strong>per</strong>ennemente il <strong>di</strong>ritto al<strong>la</strong> loro terra.<br />

La questione dei risarcimenti e degli effetti sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione locale dev’essere ancora approfon<strong>di</strong>ta.<br />

Tutti questi sono esempi del risultato dei conflitti che sempre più confrontano i governanti <strong>di</strong> queste<br />

nuove nazioni: le multinazionali offrono al governo <strong>di</strong> sfruttare le risorse naturali del paese in<br />

cambio <strong>di</strong> ritorni monetari molto allettanti sia localmente che a livello statale, i proprietari del<strong>la</strong><br />

terra locali sono ugualmente sedotti dalle promesse <strong>di</strong> ritorni economici, sviluppo, <strong>la</strong>voro.<br />

Sfortunatamente sia le conseguenze ecologiche che quelle politiche e sociali <strong>di</strong> questo genere <strong>di</strong><br />

sviluppo sono molto peggiori <strong>di</strong> quanto fosse previsto dai firmatari. Molto spesso i danni ecologici<br />

influenzano gli abitanti <strong>di</strong> zone molto più estese <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>rettamente interessate dai risarcimenti<br />

<strong>per</strong> l’uso del<strong>la</strong> terra, con l’ecosistema finisce anche un modo <strong>di</strong> vivere, una cultura, e gli<br />

amministratori dello stato <strong>di</strong>pendono sempre più dalle entrate <strong>di</strong> colossi economici. Sono molti<br />

quin<strong>di</strong> i fattori da considerare:<br />

• Il primo è che <strong>la</strong> miniera esercita il suo impatto sull’organizzazione sociale e sul senso<br />

dell’ambiente già esistenti nel<strong>la</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione locale, procedendo a alterare queste<br />

<strong>per</strong>cezioni locali in maniera graduale o catastrofica. Gli stessi flussi <strong>di</strong> denaro alterano le<br />

strutture <strong>di</strong> potere locali oltre ai desideri e alle aspettative del<strong>la</strong> gente.Questo processo porta<br />

all’aumento dei conflitti nelle comunità locali, che si tenta <strong>di</strong> risolvere con un’esca<strong>la</strong>tion <strong>di</strong><br />

richieste all’impresa in questione.Il risultato, sia che le richieste siano sod<strong>di</strong>sfatte che nel<br />

caso contrario, è spesso una spirale <strong>di</strong> violenza, in quanto c’è sempre qualcuno che non è<br />

sod<strong>di</strong>sfatto.<br />

• Il secondo fattore è che <strong>la</strong> miniera influisce su <strong>di</strong>verse popo<strong>la</strong>zioni in maniera <strong>di</strong>fferente. Per<br />

esempio <strong>la</strong> miniera d’oro a Porgera influisce profondamente ed evidentemente sul<strong>la</strong> gente<br />

del luogo, ma anche in maniera più subdo<strong>la</strong> ma sempre tangibile, sul<strong>la</strong> vita <strong>di</strong> tutti quelli che<br />

vivono a valle del<strong>la</strong> miniera lungo i fiumi in cui sono riversati gli scarti del<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorazione,<br />

come i Duna del<strong>la</strong> Southern High<strong>la</strong>nds Province. Durante gli anni ’90 tra i Duna che<br />

vivevano lungo il fiume Strick<strong>la</strong>nd crebbero le preoccupazioni <strong>per</strong> l’avvelenamento dei<br />

pesci e del<strong>la</strong> vegetazione del fiume, oltre che dal<strong>la</strong> selvaggina nei paraggi. Questa<br />

preoccupazione era in parte dovuta al<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione culturale dei Duna, che considera <strong>la</strong><br />

fauna fluviale come parte del dominio <strong>di</strong> uno Spirito Femminile, Payame Ima, che era<br />

responsabile del<strong>la</strong> fertilità dell’ambiente. I Duna pensavano che lo spirito fosse morta o<br />

andata altrove a causa del danno inferto all’ambiente. Quin<strong>di</strong> le gran<strong>di</strong> miniere influiscono<br />

non solo sugli ecosistemi, ma anche sui sistemi culturali <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> azioni rituali che<br />

sono legati con gli ecosistemi in cui vivono le popo<strong>la</strong>zioni in<strong>di</strong>gene.<br />

30


• Il terzo fattore è che le o<strong>per</strong>azioni minerarie coinvolgono interessi a molti <strong>di</strong>versi livelli, dal<br />

globale al locale. Discussioni su questi interessi possono svilupparsi tra le popo<strong>la</strong>zioni<br />

locali, <strong>per</strong> esempio, e il governo nazionale; tra le autorità nazionali e provinciali; e tra<br />

<strong>di</strong>verse comunità locali in <strong>di</strong>saccordo su chi abbia il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere ricompensato in base ai<br />

<strong>di</strong>ritti ancestrali su un partico<strong>la</strong>re tratto <strong>di</strong> terreno. Organizzazioni non governative come<br />

Greenpeace o Survival International possono interporsi in questi conflitti, trasformando<br />

delle questioni locali in problemi globali, e in<strong>di</strong>candone le cause globali.<br />

Molte <strong>di</strong> queste considerazioni sono ugualmente applicabili alle o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> pesca e <strong>di</strong><br />

deforestazione. Nel lungo termine i problemi non sono solo quelli legati al<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei<br />

profitti o dei pagamenti, hanno piuttosto a che fare con <strong>la</strong> sostenibilità.<br />

31


Le Trobriands<br />

Le Trobriands consistono <strong>di</strong> un’iso<strong>la</strong> maggiore, Kiriwina, un‘ iso<strong>la</strong> corallina e abbastanza piatta, a<br />

cui sono collegate altre isole minori, Vakuta a Sud, Kanauli, Muwo, Bomapu e Kaileuna a ovest.<br />

Questo piccolo arcipe<strong>la</strong>go si trova a poca <strong>di</strong>stanza dal<strong>la</strong> costa nord-orientale del<strong>la</strong> Nuova Guinea, ed<br />

è conosciuto come l’arcipe<strong>la</strong>go dov’è nata l’antropologia moderna, grazie al fatto che Bronis<strong>la</strong>w<br />

Malinowski vi ha condotto <strong>la</strong> sua ricerca sul campo, <strong>di</strong> cui è considerato il “padre”. Oltre all’aspetto<br />

metodologico del<strong>la</strong> ricerca etnografica, <strong>per</strong>ò le Trobriands, e gli stu<strong>di</strong> condotti su <strong>di</strong> esse da<br />

Malinowski e numerosi altri ricercatori, erano e sono tuttora interessanti <strong>per</strong> numerose<br />

caratteristiche sociali e culturali che le <strong>di</strong>stinguono da altre culture me<strong>la</strong>nesiane. Tra queste si<br />

possono prefigurare il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza matrilineare, <strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> ruoli sociali ere<strong>di</strong>tari, e<br />

l’esistenza da un <strong>la</strong>to <strong>di</strong> scambi cerimoniali molto e<strong>la</strong>borati, che seguono gli stessi <strong>per</strong>corsi <strong>di</strong> un<br />

altro genere <strong>di</strong> scambi, baratti <strong>di</strong> natura più utilitaria.<br />

L’ambiente, le risorse, <strong>la</strong> specializzazione, il commercio 2 e gli scambi<br />

I vil<strong>la</strong>ggi delle Trobriands si trovano soprattutto all’interno dell’iso<strong>la</strong> e lungo <strong>la</strong> costa occidentale,<br />

ricca <strong>di</strong> <strong>la</strong>gune poco profonde. L’aspetto partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> questo ambiente è che nessun vil<strong>la</strong>ggio ha<br />

accesso imme<strong>di</strong>ato a tutte le risorse <strong>di</strong> cui i suoi abitanti necessitano. Inoltre alcuni materiali <strong>di</strong><br />

importanza vitali non sono re<strong>per</strong>ibili da nessuna parte nell’arcipe<strong>la</strong>go. Tra questi materiali (oggi<br />

sostituiti con materiali sintetici importati) sono le pietre usate <strong>per</strong> le asce e le scuri, che<br />

provenivano dall’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Marua ad est, il rattan, usato <strong>per</strong> legare qualsiasi struttura (case, canoe,<br />

asce…), e bambù, che proveniva dall’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Fergusson a sud, e l’argil<strong>la</strong> <strong>per</strong> il vasel<strong>la</strong>me, prodotto<br />

quasi tutto nelle isole Amphlett a sud.<br />

Inoltre, anche l’iso<strong>la</strong> maggiore è <strong>di</strong>visa in <strong>di</strong>verse aree, specializzate in produzione <strong>di</strong> articoli<br />

<strong>di</strong>versi. Lungo <strong>la</strong> costa occidentale sono i vil<strong>la</strong>ggi specializzati nel<strong>la</strong> pesca, all’interno del<strong>la</strong> parte<br />

settentrionale sono i vil<strong>la</strong>ggi agricoli <strong>per</strong> eccellenza. Esistono vil<strong>la</strong>ggi specializzati nel<strong>la</strong> lucidatura<br />

delle pietre, altri nelle sculture lignee, altri nel<strong>la</strong> decorazione dei contenitori <strong>per</strong> <strong>la</strong> calce. Tutti<br />

questi oggetti <strong>di</strong> valore estetico notevole sono prodotti <strong>per</strong> l’esportazione, mentre in tutti i vil<strong>la</strong>ggi si<br />

producono articoli più or<strong>di</strong>nari <strong>di</strong> tutti i tipi. Questa produzione <strong>per</strong>ò <strong>di</strong>pende dall’importazione <strong>di</strong><br />

materie prime.<br />

L’orticoltura<br />

Per Malinowki,<br />

” l’abitante delle Trobriand è soprattutto un coltivatore, che scava con piacere e raccoglie con<br />

orgoglio, a cui il cibo accumu<strong>la</strong>to da un senso <strong>di</strong> sicurezza e <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione, <strong>per</strong> cui il ricco<br />

fogliame delle piante <strong>di</strong> igname o le foglie del taro sono un’espressione <strong>di</strong>retta del<strong>la</strong> bellezza”<br />

(Malinowski 1935, I:10)<br />

2 Per commercio si intende uno “scambio <strong>di</strong> beni tra <strong>per</strong>sone o gruppi, in cui le parti entrano nel<strong>la</strong><br />

transazione a con<strong>di</strong>zioni più o meno paritarie”. Quello che ci interessa in antropologia non è il<br />

significato strettamente economico <strong>di</strong> queste transazioni, ma il sistema totale <strong>di</strong> circo<strong>la</strong>zione e<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> valori, sia materiali che simbolici: il contesto del sistema totale <strong>di</strong> scambi, che<br />

comprendono oggetti <strong>di</strong> valore cerimoniale, conoscenze, competenze, capitale umano e così via.<br />

(Seymour-Smith 1991: 95)<br />

32


Al tempo del raccolto degli ignami, gli iso<strong>la</strong>ni già preparano il terreno <strong>per</strong> le coltivazioni del<strong>la</strong><br />

stagione successiva, e nel frattempo curano gli appezzamenti <strong>di</strong> taro, che vanno continuamente<br />

liberati dalle erbacce. Il prodotto principale <strong>per</strong> gli abitanti delle Trobriand sono gli ignami, il taro,<br />

che è un altro tubero, costituisce un’importante elemento nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>eta base. Una caratteristica<br />

importante degli ignami è che possono essere conservati e immagazzinati. Questo <strong>per</strong>mette <strong>di</strong><br />

organizzare un calendario ciclico e stagionale, basato sull’alternarsi delle stagioni asciutte con<br />

quelle monsoniche. Il ciclo annuale del<strong>la</strong> piantagione e del<strong>la</strong> raccolta degli ignami struttura molti<br />

altri aspetti del<strong>la</strong> vita alle Trobriand, tra cui le spe<strong>di</strong>zioni organizzate <strong>per</strong> effettuare scambi<br />

commerciali e cerimoniali con altre popo<strong>la</strong>zioni, <strong>la</strong> guerra, le cerimonie magico-religiose, e <strong>per</strong>fino<br />

<strong>la</strong> vita sessuale.<br />

L’organizzazione del <strong>la</strong>voro<br />

Il <strong>la</strong>voro agricolo qui segue un modello <strong>di</strong> orticoltura itinerante. Il <strong>la</strong>voro è <strong>di</strong>viso tra le <strong>per</strong>sone in<br />

<strong>di</strong>verse maniere a seconda del tipo <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro. Si può <strong>di</strong>re che gli abitanti <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio formino una<br />

squadra <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> l’area scelta da essere <strong>di</strong>sboscata. La misura dei vil<strong>la</strong>ggi è abbastanza<br />

variabile, può includere da venti ad un numero più consistente <strong>di</strong> famiglie. Un vil<strong>la</strong>ggio può essere<br />

composto da uno o più sub-c<strong>la</strong>n. (Un sub-c<strong>la</strong>n è un gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza composto <strong>di</strong> uomini e<br />

donne uniti ad un’antenata comune tramite legami in linea femminile.) Il sub-c<strong>la</strong>n costituisce un<br />

gruppo corporato, cioè i suoi membri con<strong>di</strong>vidono i <strong>di</strong>ritti sul<strong>la</strong> terra, che sono trasmessi tra<br />

generazioni in base ad una rego<strong>la</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza matrilineare. In genere quando un vil<strong>la</strong>ggio è<br />

composto da due o più sub-c<strong>la</strong>n, i suoi membri <strong>la</strong>vorano collettivamente come squadra <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro del<br />

vil<strong>la</strong>ggio, non si <strong>di</strong>vidono in base all’appartenenza al sub-c<strong>la</strong>n.<br />

Per creare un nuovo appezzamento da coltivare, ricavandolo dal<strong>la</strong> vegetazione spontanea, l’intero<br />

vil<strong>la</strong>ggio funziona ed o<strong>per</strong>a un gruppo unico, <strong>di</strong>retto dai leader dei sub-c<strong>la</strong>n e dei maghi<br />

dell’orticoltura che, oltre ad occuparsi degli aspetti rituali del ciclo agricolo del<strong>la</strong> comunità, sono<br />

anche es<strong>per</strong>ti tecnici.<br />

Dopo aver identificato un’area da <strong>di</strong>sboscare ed aver tagliato e bruciato <strong>la</strong> vegetazione che <strong>la</strong><br />

ricopriva, l’intera area <strong>di</strong>sboscata è <strong>di</strong>visa in zone quadrate più piccole. Questa fase <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro<br />

collettivo che coinvolge l’intero vil<strong>la</strong>ggio si chiama tamgogu<strong>la</strong>.<br />

In seguito sono assegnati ad ogni uomo del vil<strong>la</strong>ggio <strong>di</strong>versi appezzamenti <strong>di</strong> terreno all’interno<br />

dell’area preparata dal vil<strong>la</strong>ggio. Questi appezzamenti saranno coltivati dai membri del<strong>la</strong> sua<br />

famiglia (padre, madre, e figli). Il <strong>la</strong>voro quoti<strong>di</strong>ano, giornaliero negli orti è portato avanti da ogni<br />

famiglia separatamente, e si chiama tavile’i.<br />

Per alcuni compiti più pesanti si formano gruppi <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro più estesi. In alcuni casi i membri <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>verse famiglie, o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> tutto il vil<strong>la</strong>ggio si accordano <strong>per</strong> compiere insieme un <strong>la</strong>voro che<br />

ogni famiglia potrebbe portare a termine in<strong>di</strong>vidualmente, con maggior spesa <strong>di</strong> tempo e minor<br />

senso <strong>di</strong> solidarietà. Questo <strong>la</strong>voro comunitario avviene ogniqualvolta un certo numero dei membri<br />

<strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio decidono <strong>di</strong> col<strong>la</strong>borare in una delle fasi dell’orticoltura, sulle basi del<strong>la</strong> reciprocità<br />

(Malinowski 1922: 161). Normalmente <strong>la</strong> famiglia che usufruisce del <strong>la</strong>voro degli altri componenti<br />

del vil<strong>la</strong>ggio <strong>per</strong> finire in un giorno un compito che altrimenti avrebbe impiegato molti giorni <strong>di</strong><br />

<strong>la</strong>voro, si occupa <strong>di</strong> fornire cibo e betel ai <strong>la</strong>voratori, ma non è una vera e propria forma <strong>di</strong><br />

pagamento <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro fatto (1922:161).<br />

Un’altra forma <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro comunitario, kutubu, avviene quando un in<strong>di</strong>viduo chiama i propri parenti,<br />

i parenti del<strong>la</strong> moglie ed i vicini a <strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> lui, su un progetto specifico. In questo caso, chi ha<br />

chiesto l’aiuto deve <strong>di</strong>stribuire cibo in pagamento <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro prestato. Chiunque può ricorrere a<br />

kutubu, <strong>per</strong> esempio <strong>per</strong> costruire una casa o una casa <strong>per</strong> lo stoccaggio degli ignami (yamhouse).<br />

Questa stessa forma <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro collettivo, <strong>per</strong>ò, è anche utilizzata da leader <strong>di</strong> alto lignaggio, che<br />

control<strong>la</strong>no <strong>la</strong> ricchezza, sotto forma <strong>di</strong> surplus <strong>di</strong> cibo, <strong>per</strong> mobilitare dei seguaci. Tale surplus è<br />

fornito ai leader dai membri del vil<strong>la</strong>ggio, attraverso obblighi legati al<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>; questo surplus<br />

<strong>per</strong>mette ai leader <strong>di</strong> utilizzare <strong>la</strong> ri<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> cibo <strong>per</strong> assicurarsi e mantenere nel tempo il<br />

supporto dei parenti e <strong>per</strong> mobilitare alleati. Attraverso kutubu un leader importante ha a<br />

33


<strong>di</strong>sposizione una forza <strong>la</strong>voro comunitaria che usa <strong>per</strong> costruire case <strong>per</strong> lo stoccaggio degli ignami,<br />

costruire canoe, ed eseguire altri progetti <strong>di</strong> grossa portata attraverso i quali sia il leader che i suoi<br />

seguaci ottengono prestigio. Il principale prerequisito <strong>per</strong> <strong>la</strong> mobilitazione <strong>di</strong> una tale forza <strong>la</strong>voro è<br />

<strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> nutrire <strong>la</strong> squadra <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori coinvolti, e questa capacità <strong>di</strong>pende<br />

dall’accumu<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> tuberi e verdure, forniti dai propri seguaci.<br />

Tutti gli adulti delle Trobriand partecipano pienamente nel<strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong>. A parte le<br />

prestazioni specialistiche del mago dell’orticoltura, che può essere il leder <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio od un suo<br />

parente designato, <strong>la</strong> <strong>di</strong>visione dei compiti agricoli avviene lungo linee <strong>di</strong> età e <strong>di</strong> genere. Gli<br />

uomini tagliano <strong>la</strong> boscaglia; le donne puliscono il terreno e lo preparano <strong>per</strong> piantare; gli uomini<br />

piantano e le donne strappano le erbacce; gli uomini legano i butti e rego<strong>la</strong>no le ra<strong>di</strong>ci; entrambi i<br />

sessi partecipano nel raccolto. Gli attrezzi sono semplici e basi<strong>la</strong>ri, bastoni appuntiti sono usati <strong>per</strong><br />

scavare e rimuovere le erbacce, asce ed accette <strong>di</strong> pietra sono usate <strong>per</strong> abbattere gli alberi.<br />

La produzione degli ignami<br />

Ogni gruppo familiare, una volta che il terreno è stato <strong>di</strong>sboscato e sud<strong>di</strong>viso in lotti, coltiva gli<br />

ignami nel proprio appezzamento. Due fattori sono cruciali al<strong>la</strong> cultura delle Trobriand: il primo è<br />

che <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> cibo vegetale rappresenta <strong>la</strong> sfera principale nel<strong>la</strong> vita <strong>di</strong> una coppia. Le<br />

famiglie tendono a produrre e ad accumu<strong>la</strong>re mucchi <strong>di</strong> ignami, molti più <strong>di</strong> quanti possano<br />

consumare, queste pile sono fonte <strong>di</strong> gioia e <strong>di</strong> orgoglio <strong>per</strong> <strong>la</strong> coppia, che <strong>la</strong>vora strenuamente <strong>per</strong><br />

produrre enormi quantità <strong>di</strong> cibo “inutile” in un ambiente che <strong>per</strong>metterebbe <strong>di</strong> sopravvivere con<br />

meno sforzi. Il secondo elemento cruciale è che circa <strong>la</strong> metà degli ignami prodotti da ogni famiglia<br />

sono destinati alle famiglie <strong>di</strong> una sorel<strong>la</strong> del marito, e <strong>di</strong> altre parenti prossime. Gli ignami rega<strong>la</strong>ti<br />

da ogni famiglia, ad altre famiglie ed al leader del sub-c<strong>la</strong>n, sono le migliori e le più gran<strong>di</strong> del<br />

raccolto. Il prestigio <strong>di</strong> una famiglia cresce in proporzione al numero ed al<strong>la</strong> misura degli ignami<br />

che rega<strong>la</strong>. Esistono anche spettaco<strong>la</strong>ri competizioni tra sub-c<strong>la</strong>n o vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong>versi, in cui si<br />

gareggia a chi rega<strong>la</strong> gli ignami più numerosi e più gran<strong>di</strong>.<br />

L’aspetto simbolico del<strong>la</strong> produzione degli ignami alle Trobriand emerge chiaramente dal fatto che<br />

molti degli ignami più apprezzati ed esposti più cospicuamente, non sono mai usati come cibo,<br />

finiscono <strong>per</strong> marcire. Questi ignami <strong>di</strong> qualità su<strong>per</strong>iore, che sono esposti nei magazzini <strong>per</strong> essere<br />

ammirati pubblicamente, <strong>di</strong>ventano simboli <strong>di</strong> prestigio e potere. Un leader <strong>di</strong> alto rango, come il<br />

“capo supremo” del pros<strong>per</strong>oso vil<strong>la</strong>ggio <strong>di</strong> Omarakana, riceve enormi quantità <strong>di</strong> ignami come<br />

tributo dai vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong> una vasta regione; questi tributi, a loro volta, gli forniscono il mezzo <strong>di</strong><br />

mobilitare una forza <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> i suoi progetti collettivi.<br />

La <strong>di</strong>stribuzione, il consumo e gli scambi<br />

I Trobriand devono <strong>la</strong> loro fama al sistema <strong>di</strong> scambi cerimoniali Ku<strong>la</strong>, descritti da Malinowski, <strong>la</strong><br />

sua analisi <strong>per</strong>ò si limitava al contesto degli scambi cerimoniali, a cui partecipano uomini <strong>di</strong><br />

prestigio. Per poter apprezzare <strong>la</strong> vera complessità del sistema <strong>di</strong> produzione, ri<strong>di</strong>stribuzione e<br />

scambi, oltre a come questo sistema funzioni anche a livello del<strong>la</strong> riproduzione sociale, è necessario<br />

partire dall’organizzazione del<strong>la</strong> produzione a livello domestico, <strong>per</strong> giungere al<strong>la</strong> sfera pubblica del<br />

prestigio e degli scambi. Questa maggiore complessità è emersa dalle etnografie più recenti sulle<br />

Trobriand, in partico<strong>la</strong>re quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> Annette Weiner (1976), che ha sottolineato il ruolo cruciale delle<br />

donne nell’economia <strong>di</strong> scambio in cui gli uomini si giocano il prestigio, facendo emergere <strong>la</strong> realtà<br />

femminile del<strong>la</strong> società delle Trobriand, che era stata <strong>la</strong>rgamente ignorata nelle, pur numerose,<br />

etnografie <strong>di</strong> Malinowski.<br />

La produzione ed i consumi a livello domestico<br />

La famiglia alle Trobriand funge come principale unità produttiva, ed è anche il sito entro il quale il<br />

cibo prodotto <strong>per</strong> scopi <strong>di</strong> sussistenza è consumato quoti<strong>di</strong>anamente. La <strong>di</strong>visione del <strong>la</strong>voro<br />

all’interno del<strong>la</strong> famiglia è netta e abbastanza semplice, le donne cucinano, <strong>di</strong> norma il pasto<br />

principale è quello serale in cui si consumano ignami, taro, ed altri tuberi arrostiti o bolliti, a cui<br />

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occasionalmente si aggiungono pezzi <strong>di</strong> carne o pesce. Gli avanzi del pasto serale sono consumati<br />

fred<strong>di</strong> il mattino dopo, e durante <strong>la</strong> giornata può capitare <strong>di</strong> mangiare frutti, noci <strong>di</strong> cocco, o<br />

molluschi. La raccolta del cibo (frutti e noci dal<strong>la</strong> foresta, molluschi dal mare o dai corsi d’acqua) è<br />

compito delle donne, mentre agli uomini spettano <strong>la</strong> caccia e <strong>la</strong> pesca.<br />

La <strong>di</strong>visione del <strong>la</strong>voro quoti<strong>di</strong>ano tra i due sessi è anche e<strong>la</strong>borata a livello simbolico: le donne<br />

trasportano i prodotti del proprio <strong>la</strong>voro in borse a rete sospese sul<strong>la</strong> schiena dal<strong>la</strong> fronte, mentre gli<br />

uomini portano le loro sporte so<strong>la</strong>mente a spal<strong>la</strong>; inoltre solo le donne possono portare i contenitori<br />

<strong>per</strong> l’acqua (che nelle Trobriand è associata al<strong>la</strong> fertilità femminile ed al concepimento) sul<strong>la</strong> testa<br />

(associata al<strong>la</strong> sessualità femminile). Questo compito prettamente femminile, con i suoi carichi<br />

simbolici, contribuisce a creare un ambito separato e control<strong>la</strong>to dalle donne, quello del<strong>la</strong> sorgente<br />

dell’acqua. Nonostante che lo stesso Malinowski avesse notato:<br />

“La sorgente dell’acqua è il club delle donne ed il centro dei pettegolezzi, ed è quin<strong>di</strong> molto<br />

importante, <strong>per</strong>ché nel vil<strong>la</strong>ggio Trobriand esistono un’opinione pubblica ed un punto <strong>di</strong> vista che<br />

appartengono <strong>di</strong>stintamente alle donne” (1929: 20), questo aspetto femminile del<strong>la</strong> vita delle<br />

Trobriand è rimasto nascosto alle analisi antropologiche <strong>per</strong> cinquant’anni.<br />

Appezzamento da cibo e appezzamenti da scambi<br />

Malinowski in<strong>di</strong>ca che più del<strong>la</strong> metà degli ignami prodotti da ogni famiglia sono destinati ad<br />

essere rega<strong>la</strong>ti ad altre famiglie, in partico<strong>la</strong>re a quelle delle sorelle del marito. L’allocazione <strong>di</strong><br />

questi tuberi non avviene a posteriori, ma è pianificata sistematicamente dal principio <strong>di</strong> ogni ciclo<br />

produttivo. Sono i leader del gruppo che assegnano ai <strong>di</strong>versi uomini <strong>la</strong> responsabilità <strong>di</strong> produrre<br />

ignami <strong>per</strong> specifiche sorelle degli uomini appartenenti al sub-c<strong>la</strong>n. Weiner ha <strong>di</strong>mostrato inoltre,<br />

che dal momento in cui un appezzamento è preparato è destinato al<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> cibo <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

famiglia (appezzamento da cibo) o al<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> cibo che servirà gruppo domestico <strong>per</strong><br />

mantenere i propri impegni (appezzamento da scambio). Chi pianta e cura un appezzamento da<br />

scambio non è il proprietario degli ignami ivi prodotti, fin da quando sono piantati sono <strong>di</strong> proprietà<br />

del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona a cui saranno presentati una volta raccolti (Weiner 1976:138). Inoltre è proprio chi<br />

riceverà gli ignami coltivati a fornire i materiali da piantare, presi dal raccolto dell’anno precedente.<br />

“quin<strong>di</strong> quello che viene donato da un uomo che insieme a sua moglie pianta e coltiva un<br />

appezzamento da scambio è il <strong>la</strong>voro incorporato negli ignami (1976:147). L’interesse <strong>di</strong><br />

Malinowski <strong>per</strong> gli ignami scambiati lo ha portato a ignorare <strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione tra questi due tipi <strong>di</strong><br />

appezzamenti, e anche il fatto che avrebbe dovuto incuriosirlo, cioè che gli uomini usano <strong>la</strong> magia<br />

solo negli appezzamenti destinati agli scambi. Secondo <strong>la</strong> Weiner “Nessuno usa <strong>la</strong> magia negli<br />

appezzamenti destinati al<strong>la</strong> sussistenza domestica, in quanto questi prodotti sono imme<strong>di</strong>atamente<br />

convertiti in cibo, e non servono a facilitare il mantenimento <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni sociali estese e<br />

formalizzate.” (1976: 217)<br />

A questo punto il nostro sguardo può uscire dal<strong>la</strong> sfera del<strong>la</strong> produzione domestica, e possiamo<br />

chiederci quali siano queste re<strong>la</strong>zioni sociali che devono essere sostenute al costo <strong>di</strong> tutto quel<br />

surplus <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro investito da ogni gruppo domestico, ed il <strong>per</strong>ché.<br />

Doni del raccolto<br />

Esiste un dubbio sul<strong>la</strong> correttezza del termine urigubu utilizzato da Malinowski <strong>per</strong> i doni che ogni<br />

gruppo domestico delle Trobriand fa ogni anno, al momento del raccolto, ad un’altra famiglia<br />

(idealmente quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> del marito).<br />

Coltivare ignami da consumare come cibo è cosa molto <strong>di</strong>versa dal rega<strong>la</strong>rli ad un’altra famiglia.<br />

Soprattutto <strong>per</strong>ché chi li riceve immagazzina gli ignami in una costruzione appositamente costruita<br />

<strong>per</strong> poterli esporre, e li <strong>la</strong>scia lì fino a sei mesi, spesso <strong>la</strong>sciandoli marcire. Fino a quando un igname<br />

non è cotto è un oggetto <strong>di</strong> valore che può essere investito. Una volta cucinato, può solo essere<br />

mangiato. In termini culturali Trobriand, convertire degli ignami cru<strong>di</strong> in cibo cotto non rappresenta<br />

<strong>la</strong> realizzazione dello sforzo produttivo, ma invece il soccombere ad una necessità pratica che si<br />

evita <strong>per</strong> quanto possibile.<br />

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Una volta che le yamhouses sono riempite, secondo Weiner, i Trobriand mangiano pochi ignami<br />

nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>eta quoti<strong>di</strong>ana. Gli ignami accumu<strong>la</strong>ti nei magazzini da esposizione rappresentano il capitale<br />

<strong>di</strong> un uomo, e un’esibizione del suo potenziale. Per contro, se può <strong>la</strong>sciare che gli ignami nel<br />

magazzino marciscano, significa che egli ha mantenuto tutti i suoi impegni nel<strong>la</strong> sfera degli scambi<br />

<strong>di</strong> ignami, che ha terra a sufficienza, e sufficiente cibo e sementi <strong>per</strong> <strong>la</strong> propria famiglia. Gli ignami<br />

che marciscono nel magazzino in<strong>di</strong>cano che il loro proprietario è pienamente in controllo del suo<br />

ambiente sociale, finanziario, ed ecologico.<br />

La reciprocazione <strong>per</strong> gli ignami donati al raccolto<br />

Per comprendere <strong>la</strong> ragione <strong>per</strong> cui un uomo e <strong>la</strong> sua famiglia investano tanto <strong>la</strong>voro più <strong>di</strong> quello<br />

necessario al<strong>la</strong> propria sussistenza <strong>per</strong> produrre ignami che servono sostanzialmente ad accrescere il<br />

prestigio <strong>di</strong> un altro, è necessario rivolgere <strong>la</strong> nostra attenzione a quello che il gruppo domestico<br />

riceve in cambio <strong>per</strong> gli ignami che dona <strong>la</strong> momento del raccolto. Quando un orticoltore raccoglie<br />

gli ignami da un appezzamento destinato agli scambi ne fa delle pile <strong>per</strong> esibire il frutto del <strong>la</strong>voro<br />

del suo gruppo domestico. La maggior parte degli ignami sono destinati al<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> <strong>per</strong> cui il<br />

produttore è responsabile, e a suo marito; altre quantità minori vanno ad altre sorelle o altre parenti<br />

<strong>di</strong> sesso femminile e <strong>di</strong> grado equivalente alle sorelle. A loro il produttore dona un cesto <strong>di</strong> ignami,<br />

più magari un maiale e delle noci <strong>di</strong> areca, che sono masticate col betel. Il marito del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> <strong>per</strong><br />

reciprocare questo dono rega<strong>la</strong> al donatore un oggetto <strong>di</strong> valore, come vaso <strong>di</strong> terracotta o una <strong>la</strong>ma<br />

<strong>per</strong> asce in pietra verde lucidata. L’anno successivo il produttore <strong>di</strong> ignami fa dono <strong>di</strong> una pi<strong>la</strong> più<br />

grande <strong>di</strong> ignami, <strong>per</strong> reciprocare il dono dell’oggetto <strong>di</strong> valore. Anche chi riceve un dono <strong>di</strong><br />

raccolto partico<strong>la</strong>rmente abbondante può <strong>di</strong>mostrare <strong>la</strong> sua gratitu<strong>di</strong>ne <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro in più che è<br />

stato investito nel<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> ignami destinati a lui, con un dono <strong>di</strong> un oggetto <strong>di</strong> valore che,<br />

l’anno successivo, stimolerà ulteriore <strong>la</strong>voro e sovrabbondanza <strong>di</strong> ignami.<br />

Il problema <strong>di</strong> questo ciclo <strong>di</strong> doni, oltre al fatto che <strong>la</strong> maggior parte degli ignami donati finiranno<br />

<strong>per</strong> marcire nei magazzini, è che anche i doni fatti <strong>per</strong> reciprocare il donatore <strong>per</strong> tutto il <strong>la</strong>voro<br />

investito nel<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> ignami, sono <strong>la</strong>rgamente inutili, e non spiegano, da un punto <strong>di</strong> vista<br />

utilitario, tutto l’impegno investito <strong>per</strong> ottenerli.<br />

Un ulteriore elemento nel ciclo <strong>di</strong> doni reciproci iniziato dai doni del raccolto, emerge dall’analisi<br />

delle feste mortuarie delle donne. In questi eventi spettaco<strong>la</strong>ri le donne <strong>di</strong>stribuiscono gran<strong>di</strong><br />

quantità <strong>di</strong> gonnelle <strong>di</strong> fibra vegetale e fasci <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> banana <strong>per</strong> ricompensare tutti coloro che<br />

hanno partecipato al lutto in vari mo<strong>di</strong> <strong>per</strong> il loro “<strong>la</strong>voro”. Questi oggetti da un punto <strong>di</strong> vista<br />

pratico sono inutili tanto quanto le asce e i vasi che sono conservati senza essere usati.<br />

Mentre una donna sta facendo una presentazione mortuaria <strong>per</strong> <strong>la</strong> morte <strong>di</strong> un membro del suo subc<strong>la</strong>n<br />

(che potrebbe essere un fratello o uno zio materno), le donne a cui suo marito ha fatto dono <strong>di</strong><br />

ignami come doni del raccolto, le sfi<strong>la</strong>no davanti e le donano gonnelle <strong>di</strong> fibra e fasci <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong><br />

banana. Inoltre, <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che <strong>la</strong> deve aiutare è suo marito. Lui, più <strong>di</strong> chiunque altro ha <strong>la</strong><br />

responsabilità <strong>di</strong> finanziare <strong>la</strong> sontuosa <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> ricchezza simbolica, gonne e fasci <strong>di</strong> foglie<br />

<strong>di</strong> banane, organizzata da sua moglie. Questo aiuto è considerato come una restituzione da parte del<br />

marito <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro che il fratello <strong>di</strong> sua moglie ha impiegato <strong>per</strong> fornirgli gli ignami. In occasione<br />

<strong>di</strong> una <strong>di</strong>stribuzione funeraria, i fratelli del<strong>la</strong> donna responsabile <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione osservano<br />

attentamente il marito del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>: se il suo aiuto nel racimo<strong>la</strong>re tutti gli oggetti che le servono <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione non è pronto, i fratelli del<strong>la</strong> donna lo considerano un cattivo marito, e non vorranno<br />

più coltivare appezzamenti <strong>di</strong> ignami da <strong>di</strong>stribuire a lui. (Weiner 1976:198)<br />

I doni del raccolto ed il potere dei capi<br />

Malinowski aveva sottolineato il ruolo delle prestazioni legate <strong>la</strong> raccolto degli ignami nel<br />

meccanismo attraverso il quale i capi <strong>di</strong> status elevato mantengono il loro potere politico.<br />

L’elemento cruciale in questo meccanismo è che soltanto gli uomini <strong>di</strong> status elevato hanno il<br />

<strong>di</strong>ritto al<strong>la</strong> poligamia, questo gli assicura accesso ad una maggiore quantità <strong>di</strong> ignami, <strong>per</strong> sostenere<br />

<strong>la</strong> propria posizione <strong>di</strong> prestigio.<br />

36


I rappresentanti <strong>di</strong> un capo si presentano dal leader <strong>di</strong> un sub-c<strong>la</strong>n con il quale vuole stabilire<br />

un’alleanza matrimoniale, e gettano a terra una <strong>la</strong>ncia al<strong>la</strong> quale sono state legate quattro noci <strong>di</strong><br />

cocco. Se si procede con l’accordo il sub-c<strong>la</strong>n fornirà una moglie, ma non solo, dovrà anche<br />

assegnare a quattro uomini il compito <strong>di</strong> piantare annualmente degli appezzamenti <strong>di</strong> ignami <strong>per</strong><br />

questa ‘sorel<strong>la</strong>’ e suo marito (1976:201-202).<br />

In questo modo il sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> provenienza del<strong>la</strong> moglie entra in re<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> “tributo” con un capo<br />

importante: i suoi magazzini <strong>per</strong> gli ignami sono sempre sovraccarichi <strong>di</strong> ignami provenienti da<br />

numerosi appezzamenti sparpagliati in tutto il <strong>di</strong>stretto ma, come ha evidenziato Annette Weiner,<br />

questi capi devono utilizzare le loro risorse anche <strong>per</strong> fornire alle mogli i beni <strong>di</strong> prestigio<br />

femminili, come parte dei doveri <strong>di</strong> reciprocità formale che ogni uomo ha verso i parenti <strong>di</strong> sua<br />

moglie. Per comprendere come le strutture del<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> servano ad organizzare <strong>la</strong> produzione e <strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione nel<strong>la</strong> società trobriand sarà necessario approfon<strong>di</strong>re in che modo <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> influenzi<br />

<strong>la</strong> formazione dei gruppi sociali e reti re<strong>la</strong>zionali, ma prima <strong>di</strong> aprire il capitolo sul<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>,<br />

dobbiamo approfon<strong>di</strong>re <strong>la</strong> logica culturale che sottende questi scambi <strong>di</strong> beni simbolici. Per questo<br />

dobbiamo analizzare gli altri tipi <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong> beni che rego<strong>la</strong>no <strong>la</strong> vita sociale dei trobriand.<br />

Sagali<br />

Le <strong>di</strong>stribuzioni dette sagali sono una categoria <strong>di</strong> scambi <strong>di</strong> cui fanno parte le <strong>di</strong>stribuzioni<br />

mortuarie delle donne. Rappresentano un meccanismo <strong>per</strong> <strong>la</strong> ri<strong>di</strong>stribuzione dell’abbondanza <strong>di</strong><br />

ignami che sono concentrati nelle mani <strong>di</strong> leader prominenti.<br />

Per sagali si intende qualsiasi <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> cibo collegata a qualche occasione cerimoniale, come<br />

una celebrazione funeraria, una commemorazione, un’impresa competitiva, eccetera. In questo<br />

sistema il prestigio è ottenuto, espresso, e convalidato, attraverso l’abilità <strong>di</strong> donare gran<strong>di</strong> quantità<br />

<strong>di</strong> cibo <strong>per</strong> finanziare una festa, una guerra, o un progetto <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro collettivo. In effetti, un leader<br />

importante, attraverso questo tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione, dona molto più <strong>di</strong> quanto non riceva.<br />

Le <strong>di</strong>stribuzioni più spettaco<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> cibo ed oggetti <strong>di</strong> valore avvengono, come abbiamo visto, in<br />

occasioni delle <strong>di</strong>stribuzioni funerarie, in cui sono le donne ad avere un ruolo da protagoniste. Con<br />

le sue ricerche Annette Weiner ha messo in luce il ruolo complementare degli scambi femminili nel<br />

ciclo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzioni e nel<strong>la</strong> costruzione del prestigio sociale.<br />

Quando muore una <strong>per</strong>sona del sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> una donna è lei, con le altre donne del gruppo, a<br />

prendere il ruolo centrale nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> numerose gonne <strong>di</strong> fibra e fasci <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> banano<br />

(fino a 15,000). I beni che <strong>di</strong>stribuisce sono forniti al<strong>la</strong> donna da suo marito e da donne imparentate<br />

con suo marito alle quali lei aveva in precedenza dato ceste <strong>di</strong> ignami. Inoltre le donne investono<br />

ocu<strong>la</strong>tamente gli ignami ricevuti dai suoi fratelli <strong>per</strong> poter ottenere in cambio i beni <strong>di</strong> prestigio<br />

femminili che le occorrono <strong>per</strong> organizzare i sagali in occasione del<strong>la</strong> morte <strong>di</strong> un membro del suo<br />

sub-c<strong>la</strong>n. Secondo Weiner le donne in questo contesto <strong>di</strong>mostrano lo stesso livello <strong>di</strong> aggressività e<br />

competitività degli uomini nel trattare gli scambi <strong>per</strong> ottenere il prestigio.<br />

Poka<strong>la</strong><br />

Un’ulteriore categoria <strong>di</strong> scambi tra i Trobriand è poka<strong>la</strong>, cioè un dono asimmetrico ad una <strong>per</strong>sona<br />

<strong>di</strong> status su<strong>per</strong>iore. Questo termine copre una serie <strong>di</strong> transazioni che sono concettualmente<br />

collegate tra loro. Il primo tipo <strong>di</strong> poka<strong>la</strong> è quello in cui doni e servizi sono prestati dai membri <strong>di</strong><br />

status inferiore <strong>di</strong> un sub-c<strong>la</strong>n ai suoi membri <strong>di</strong> status elevato, in cambio <strong>di</strong> vantaggi sia materiali<br />

che <strong>di</strong> status previsti nel futuro. Quin<strong>di</strong> i doni poka<strong>la</strong> sono un mezzo <strong>per</strong> assicurarsi un vantaggio<br />

politico nel futuro, <strong>per</strong> convalidare i propri <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> ere<strong>di</strong>tà matrilineare, o <strong>per</strong> rendere un tributo ad<br />

un proprio leader. Poka<strong>la</strong> implicano sempre una <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> status tra il donatore ed il ricevente,<br />

che in cambio si riterrà impegnato <strong>per</strong> il futuro, impegnato a fornire protezione, promuovere lo<br />

status del donatore, o ad aiutarlo a ottenere dei vantaggi materiali.<br />

In in altro senso poka<strong>la</strong> in<strong>di</strong>ca anche il tributo versato a un capo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto, o qualche altro<br />

<strong>per</strong>sonaggio eminente.<br />

Poka<strong>la</strong> quin<strong>di</strong> implica due con<strong>di</strong>zioni essenziali:<br />

37


1- un’assimmetria <strong>di</strong> status in cui il donatore abbia una posizione inferiore a quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> chi<br />

riceve<br />

2- <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> un impegno (<strong>di</strong>ffuso o specifico) da parte del ricevente verso il donatore, tale<br />

<strong>per</strong> cui questi migliori <strong>la</strong> sua posizione rispetto a quel<strong>la</strong> dei suoi rivali.<br />

Quest’ultima caratteristica vale anche nel caso in cui il donatore sia un intero vil<strong>la</strong>ggio che manda<br />

un tributo al capo del <strong>di</strong>stretto.<br />

Wasi<br />

Questo tipo <strong>di</strong> scambio è importante <strong>per</strong> il ruolo che ha nello scambio <strong>di</strong> prodotti specialistici,<br />

all’interno del sistema economico regionale delle Trobriand. Nello specifico wasi è lo scambio tra i<br />

vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong> pescatori sul<strong>la</strong> costa e quelli specializzati nel<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> ignami all’interno. In<br />

questo caso sussistono alleanze a lungo termine tra vil<strong>la</strong>ggi e, al loro interno, delle partnership tra<br />

in<strong>di</strong>vidui – un orticoltore è in re<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> partnership <strong>di</strong> wasi con un pescatore- Dopo il raccolto<br />

gli orticoltori portano una quantità <strong>di</strong> taro o ignami ai loro soci nel vil<strong>la</strong>ggio costiero. Appena<br />

possibile dopo questo evento i pescatori organizzano una battuta <strong>di</strong> pesca nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna, il pescato è<br />

portato <strong>di</strong>rettamente al vil<strong>la</strong>ggio dell’interno dove il pesce è rega<strong>la</strong>to in cambio dei tuberi ricevuti in<br />

precedenza. Esistono degli standard <strong>di</strong> equivalenza standar<strong>di</strong>zzati <strong>per</strong> calco<strong>la</strong>re le quantità <strong>di</strong> pesce<br />

dovuto.<br />

Gimwali<br />

Questo termine comprende tutte le forme <strong>di</strong> baratto presenti alle Trobriand, transazioni <strong>di</strong> mercato<br />

che non fanno uso <strong>di</strong> denaro. Qui <strong>la</strong> contrattazione e lo sforzo, pubblicamente ammesso <strong>di</strong> avere <strong>la</strong><br />

meglio sull’altro, sono le caratteristiche principali. Avviene sia all’interno <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio che tra<br />

vil<strong>la</strong>ggi, e può comportare lo scambio <strong>di</strong> pesce <strong>per</strong> prodotti agricoli, o <strong>di</strong> cibo <strong>per</strong> manufatti <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>versi tipi. La nostra <strong>per</strong>cezione degli scambi dei Trobriand è stata colorata dall’interesse <strong>di</strong><br />

Malinowski, e degli stessi Trobriand <strong>per</strong> le transazioni più drammatiche, formali e ritualizzate, ma<br />

in realtà <strong>la</strong> vita nei vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong> queste isole è punteggiata da scambi informali e quoti<strong>di</strong>ani: lo<br />

scambio <strong>di</strong>retto <strong>di</strong> pesce <strong>per</strong> ortaggi (vava), o lo scambio quoti<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> ignami <strong>per</strong> oggetti <strong>di</strong><br />

artigianato sia <strong>di</strong> uso corrente che <strong>di</strong> prestigio.<br />

Rimane ancora da spiegare il valore simbolico dei vasi <strong>di</strong> terracotta, delle asce in pietra lucidata e<br />

degli ornamenti in conchiglia.<br />

Vaygu’a o Veguwa<br />

Questo termine (<strong>la</strong> prima versione è l’ortografia adottata da Malinowski, <strong>la</strong> seconda da Annette<br />

Weiner), in<strong>di</strong>ca gli oggetti <strong>di</strong> valore utilizzati negli scambi e nelle presentazioni cerimoniali.<br />

Secondo Weiner tra tutti gli oggetti <strong>di</strong> scambio gli oggetti <strong>di</strong> pietra ed in conchiglia sono quelli più<br />

durevoli e <strong>per</strong>manenti. Nel contesto del sistema <strong>di</strong> scambi interno a Kiriwina, che è l’iso<strong>la</strong><br />

principale delle Trobriand, le <strong>la</strong>me <strong>per</strong> le asce in pietra lucidata (beku) sono l’articolo <strong>di</strong> maggior<br />

valore. Chi ne possiede è definito un uomo ricco. Le asce possono essere convertite, <strong>per</strong> mezzo <strong>di</strong><br />

scambi e baratti, con tutta una serie <strong>di</strong> altri beni e servizi. Beku possono essere scambiate con<br />

maiali, incantesimi magici, ignami da seminare, ed ignami cru<strong>di</strong>. A <strong>di</strong>fferenza degli ignami le asce<br />

<strong>di</strong> pietra sono praticamente in<strong>di</strong>struttibili e circo<strong>la</strong>no <strong>per</strong> <strong>di</strong>verse generazioni. Il loro valore deriva<br />

anche dal fatto che, come <strong>per</strong> altri oggetti <strong>di</strong> valore tipo i vasi <strong>di</strong> terracotta che provengono dalle<br />

isole Amphlett, sono prodotti da specialisti d’oltremare. Nel contesto interno <strong>di</strong> Kiriwina, questi<br />

beni artigianali si possono ottenere soprattutto tramite lo scambio <strong>di</strong> maiali , ignami, e incantesimi<br />

magici (Weiner 1976: 179-80).<br />

Se il valore <strong>di</strong> questi oggetti è puramente simbolico, è il potere che determina le azioni dgli uomini<br />

e delle donne.<br />

L’accesso agli oggetti <strong>di</strong> valore è <strong>di</strong> grande importanza politica. I manager dei vil<strong>la</strong>ggi, qualunque<br />

sia il loro status hanno un bisogno costante <strong>di</strong> questi oggetti <strong>per</strong> pagare l’uso del<strong>la</strong> terra. Gli uomini<br />

che control<strong>la</strong>no il potere del <strong>la</strong>voro devono ripagare altri uomini <strong>per</strong> il tempo speso negli<br />

38


appezzamenti <strong>di</strong> ignami <strong>per</strong> gli scambi. Gli uomini necessitano veguwa <strong>per</strong> i matrimoni dei propri<br />

figli, fratelli, ed i figli delle loro sorelle, oltre che in caso <strong>di</strong> una morte.<br />

E’ <strong>la</strong> ricerca del potere attribuito dal possesso <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore simbolico che spinge gli uomini<br />

delle Trobriand ad intraprendere viaggi avventurosi <strong>per</strong> mare, e a partecipare in uno dei più notevoli<br />

sistemi <strong>di</strong> scambio regionale del mondo tribale.<br />

Ku<strong>la</strong><br />

Le Trobriand fanno parte dell’arcipe<strong>la</strong>go d’ Entrecasteaux, a sud est del<strong>la</strong> Nuova Guinea. Le culture<br />

presenti nell’arcipe<strong>la</strong>go sono imparentate tra loro, anche se ogni gruppo ha costumi e par<strong>la</strong> lingue<br />

<strong>di</strong>fferenti. La cosa che li accomuna è <strong>la</strong> partecipazione nello stesso esteso ciclo <strong>di</strong> scambi<br />

cerimoniali, <strong>di</strong> cui ogni gruppo tribale forma una parte del sistema totale. Gli scambi avvengono tra<br />

le isole seguendo una rotta circo<strong>la</strong>re, in cui un tipo <strong>di</strong> oggetto viaggia in senso orario, e l’altro in<br />

senso anti-orario. Gli oggetti che circo<strong>la</strong>no nel ku<strong>la</strong> sono essenzialmente inutili, e sono c<strong>la</strong>ssificati<br />

come vaygu’a. Sou<strong>la</strong>va sono lunghe col<strong>la</strong>ne fatte <strong>di</strong> <strong>di</strong>schetti in conchiglia infi<strong>la</strong>ti su un lungo spago<br />

<strong>di</strong> fibra vegetale, e viaggiano lungo <strong>la</strong> rotta del ku<strong>la</strong> seguendo una <strong>di</strong>rezione oraria. I mwali, o<br />

bracciali ricavati da un segmento <strong>di</strong> conchiglia, sono scambiati in <strong>di</strong>rezione anti-oraria.<br />

E’ importante ricordare, dunque, che i Trobriand sono solo un anello nel<strong>la</strong> catena del complesso<br />

ciclo <strong>di</strong> scambi conosciuto come ku<strong>la</strong>.<br />

La rego<strong>la</strong> fondamentale del ku<strong>la</strong> è che se un uomo fa pubblicamente e cerimoniosamente un dono<br />

<strong>di</strong> una col<strong>la</strong>na sou<strong>la</strong>va ad un altro uomo, questi dovrà, in futuro, dargli un bracciale mwali <strong>di</strong> valore<br />

corrispondente. In questo modo due uomini <strong>di</strong>ventano partner <strong>di</strong> ku<strong>la</strong>, una re<strong>la</strong>zione che dura tutta<br />

<strong>la</strong> vita ed è sostenuta dal <strong>per</strong>io<strong>di</strong>co scambio <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore. Da un qualunque punto delle<br />

Trobriand un uomo riceve col<strong>la</strong>ne dai suoi partner a sud e ad ovest, e braccali dai suoi partner<br />

provenienti da isole a nord ed a est.<br />

In me<strong>di</strong>a un uomo ha numerosi partner sia sull’iso<strong>la</strong> che oltremare, ed intrattiene re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong><br />

scambio con uno o due capi importanti, dallo status elevato. I partner locali sono generalmente<br />

amici e parenti del sub-c<strong>la</strong>n del<strong>la</strong> moglie. Lo scambio <strong>di</strong> vaygu’a con loro è solo una parte <strong>di</strong> una<br />

serie <strong>di</strong> scambi e <strong>di</strong> assistenza reciproca. Le partnership ku<strong>la</strong> all’interno <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto (come le<br />

Trobriand) costituiscono il “ku<strong>la</strong> interno”. Gli scambi in questo contesto ristretto sono in<strong>di</strong>viduali,<br />

su sca<strong>la</strong> ridotta, e avvengono con meno formalità cerimoniale che il ku<strong>la</strong> d’oltremare.<br />

Gli scambi principali comportano lunghi viaggi e complessi cerimoniali e magici e<strong>la</strong>borati.<br />

Malinowski illustrava così le strategie ed i principi che governano il ku<strong>la</strong> d’oltremare, dal punto <strong>di</strong><br />

vista <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio sul<strong>la</strong> costa <strong>di</strong> Kiriwina, Sinaketa.<br />

“Supponiamo che io, un uomo <strong>di</strong> Sinaketa, sia in possesso <strong>di</strong> un paio <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> bracciali in<br />

conchiglia. Una spe<strong>di</strong>zione d’oltremare da Dobu arriva <strong>la</strong> mio vil<strong>la</strong>ggio. Soffiando nel<strong>la</strong> mia<br />

conchiglia conch prendo il mio paio <strong>di</strong> bracciali e li offro al mio partner d’oltremare con parole tipo,<br />

“questo è un vaga [dono d’a<strong>per</strong>tura] – nel tempo tu mi darai una grande sou<strong>la</strong>va in cambio <strong>di</strong><br />

questo!”. L’anno successivo, quando io vado in visita al vil<strong>la</strong>ggio del mio partner, o lui è in<br />

possesso <strong>di</strong> una col<strong>la</strong>na <strong>di</strong> valore equivalente che mi da come cotile [dono <strong>di</strong> chiusura], oppure non<br />

ha una col<strong>la</strong>na <strong>di</strong> valore sufficiente a uguagliare il mio ultimo dono a lui. In questo caso egli mi darà<br />

una col<strong>la</strong>na più picco<strong>la</strong>- evidentemente non equivalente al mio dono – e me <strong>la</strong> darà come basi [dono<br />

interme<strong>di</strong>o]. Questo vuol <strong>di</strong>re che il dono principale dovrà essere ripagato in un’occasione futura ed<br />

il basi è dato come gesto <strong>di</strong> buona fede- , ma anche questo, a sua volta dovrà essere ripagato da me<br />

nel frattempo con un dono <strong>di</strong> un bracciale piccolo. Il dono finale, che mi sarà dato <strong>per</strong> concludere<br />

l’intera transazione, si chiama kudu [dono equivalente] … (Malinowski 1922: 99-100)<br />

La fama <strong>di</strong> un uomo che è in possesso <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore <strong>di</strong> qualità su<strong>per</strong>iore si <strong>di</strong>ffonde<br />

rapidamente. Tutti i bracciali e le col<strong>la</strong>ne <strong>di</strong> pregio hanno un nome ed una storia partico<strong>la</strong>re e,<br />

siccome circo<strong>la</strong>no tutti entro il sistema <strong>di</strong> ku<strong>la</strong>, sono ben conosciuti. Se ne arriva uno in un <strong>di</strong>stretto,<br />

<strong>la</strong> notizia si <strong>di</strong>ffonde, e tutti i partner dell’uomo che l’ha ricevuto competono <strong>per</strong> ottenerlo da lui.<br />

Coloro che ci tengono partico<strong>la</strong>rmente arrivano a fargli delle offerte e dei doni partico<strong>la</strong>ri allo scopo<br />

<strong>di</strong> sollecitarlo a passare l’articolo celebre nelle loro mani.<br />

39


Un uomo cerca <strong>di</strong> mantenere una reputazione <strong>di</strong> generosità come partner ku<strong>la</strong>. Non può tenere gli<br />

oggetti a lungo, e non ne può fare un grande uso, quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> sua fama ed il suo prestigio <strong>di</strong>pendono<br />

dal numero e dal<strong>la</strong> qualità degli oggetti che gli passano tra le mani. Per questo egli deve donare con<br />

generosità e allo stesso tempo deve essere bravo ad attuare strategie <strong>per</strong> ottenere numerosi oggetti <strong>di</strong><br />

prestigio dai suoi partner. Non è possibile essere generosi senza sa<strong>per</strong> ottenere buoni oggetti. Ma<br />

anche nel ku<strong>la</strong> esistono strategie <strong>per</strong> massimizzare i propri vantaggi.<br />

Fortune ha raccolto questa testimonianza da un iso<strong>la</strong>no <strong>di</strong> Dobu<br />

“Se io, Kisian <strong>di</strong> Tewara, vado alle Trobriand e ottengo un bracciale chiamato Lucerto<strong>la</strong> Monitor.<br />

Poi proseguo <strong>per</strong> Sanar<strong>la</strong> e in quattro vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong>versi ottengo quattro <strong>di</strong>verse col<strong>la</strong>ne <strong>di</strong> conchiglie,<br />

promettendo ad ogni uomo che mi dona una col<strong>la</strong>na, il bracciale Lucerto<strong>la</strong> Monitor in restituzione.<br />

Io, Kisian, non devo essere specifico nel<strong>la</strong> mia promessa. Sarà trasmessa implicitamente,<br />

soprattutto. Più tar<strong>di</strong>, quando quattro uomini si presenteranno a casa mia a Tewara <strong>per</strong> ottenere<br />

Lucerto<strong>la</strong> Monitor, solo uno <strong>di</strong> loro <strong>la</strong> otterrà. Però gli altri non sono defraudati in <strong>per</strong>manenza. E’<br />

vero che saranno furibon<strong>di</strong>, e lo scambio con loro sarà in stallo <strong>per</strong> quell’anno. L’anno successivo<br />

quando io, Kisian, ritorno alle Trobriand <strong>di</strong>rò che ho quattro col<strong>la</strong>ne a casa in attesa <strong>di</strong> coloro che<br />

mi daranno quattro bracciali. Così ottengo più bracciali del<strong>la</strong> volta precedente e ripago i miei debiti<br />

con un anno <strong>di</strong> ritardo. I tre uomini che non hanno ottenuto Lucerto<strong>la</strong> Monitor sono svantaggiati<br />

nel mio vil<strong>la</strong>ggio, Tewara. Più tar<strong>di</strong>, quando tornano a casa propria sono troppo lontani <strong>per</strong><br />

rappresentare un <strong>per</strong>icolo <strong>per</strong> me. E’ possibile che tentino <strong>di</strong> uccidere il loro rivale, colui che ha<br />

ottenuto da me Lucerto<strong>la</strong> Monitor, con l’arte magica. E’ vero, ma sono affari loro. Io sono <strong>di</strong>ventato<br />

un grande uomo estendendo i miei scambi al costo <strong>di</strong> bloccare i loro <strong>per</strong> un anno. Non mi posso<br />

<strong>per</strong>mettere <strong>di</strong> bloccare i loro scambi troppo a lungo, o nessuno si fiderà più <strong>di</strong> scambiare con me.” (<br />

Fortune, 1932: 217).<br />

Gli scambi del ku<strong>la</strong> sono intimamente associati al sistema <strong>di</strong> stratificazione sociale delle Trobriand.<br />

Un leader <strong>di</strong> un sub-c<strong>la</strong>n locale costruisce, rinforza e convalida il proprio potere politico prima <strong>di</strong><br />

tutto attraverso l’accumu<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> ri<strong>di</strong>stribuzione degli ignami, ma in secondo luogo attraverso <strong>la</strong><br />

partecipazione nel ku<strong>la</strong>. Solo gli uomini partecipano a questi scambi, e il numero <strong>di</strong> partner, il loro<br />

prestigio e potere, e <strong>la</strong> fama degli oggetti <strong>di</strong> valore che un uomo riesce ad ottenere ed a passare ai<br />

suoi partner costituiscono una convalida simbolica del potere e del prestigio <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> status.<br />

Nel contesto delle spe<strong>di</strong>zioni <strong>per</strong> fare ku<strong>la</strong>, paralle<strong>la</strong>mente agli scambi cerimoniali, avvengono<br />

anche molti baratti. E’ così che si ottengono materie prime e manufatti che non si trovano nei<br />

paraggi dei propri vil<strong>la</strong>ggi. In questo modo i Trobriand ottengono vasel<strong>la</strong>me, rattan, bambù, le<br />

pietre <strong>per</strong> le asce. Le spe<strong>di</strong>zioni oltremare organizzate <strong>per</strong> fare ku<strong>la</strong>, quin<strong>di</strong> <strong>per</strong>mettono <strong>di</strong> ottenere<br />

beni <strong>di</strong> uso quoti<strong>di</strong>ano oltre che quelli <strong>di</strong> alto valore simbolico. La rego<strong>la</strong> è che i partner degli<br />

scambi cerimoniali non possano barattare i beni tra loro, ma tutti gli altri partecipanti al<strong>la</strong><br />

spe<strong>di</strong>zione possono barattare con i partner degli altri.<br />

Nonostante queste forme <strong>di</strong> gimwali che avvengono paralle<strong>la</strong>mente agli scambi cerimoniali del ku<strong>la</strong><br />

vero e proprio abbiano attirato meno l’attenzione degli etnografi degli aspetti vistosamente<br />

cerimoniali, costituiscono un importante aspetto dell’equilibrio economico regionale. Nelle<br />

spe<strong>di</strong>zioni d’oltremare i partecipanti possono trovare cibo, noci areca e calce <strong>per</strong> <strong>la</strong> masticazione del<br />

betel, noci <strong>di</strong> cocco, materiale <strong>per</strong> le costruzioni, sago, oltre ai beni <strong>di</strong> prestigio che, magari non<br />

sono quelli scambiati nel ku<strong>la</strong>, ma possono essere utilizzati, una volta tornati nel<strong>la</strong> propria iso<strong>la</strong>, nel<br />

contesto degli scambi locali. Il sistema del ku<strong>la</strong> può anche essere interpretato come una sorta <strong>di</strong><br />

trattato <strong>di</strong> pace tra potenziali nemici, che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> commerciare, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> sostenere <strong>la</strong><br />

sopravvivenza in isole dalle risorse <strong>di</strong>versificate. Un elemento cruciale <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> sistema, che<br />

era abbastanza comune in tutta <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, era costituito dal<strong>la</strong> produzione dei vasi <strong>di</strong> terracotta,<br />

che sono utilizzati in tutta l’area, ma prodotti solo in alcuni vil<strong>la</strong>ggi specializzati. Nel caso<br />

dell’arcipe<strong>la</strong>go d’Entrecasteaux i vasi sono prodotti alle isole Amphlett, in posizione strategica: gli<br />

iso<strong>la</strong>ni importavano <strong>la</strong> maggior parte del cibo dalle isole più lussureggianti, le pietre ver<strong>di</strong> <strong>per</strong> le<br />

asce e le gran<strong>di</strong> canoe necessarie <strong>per</strong> i viaggi e <strong>la</strong> pesca dalle isole ad oriente.<br />

40


L’economia delle Trobriand: un sistema integrato?<br />

Avendo analizzato le <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> scambio che intraprendono gli abitanti delle trobriand non ci<br />

resta che cercare <strong>di</strong> capire se e come tutte queste <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione siano integrati in un<br />

sistema coerente.<br />

Abbiamo visto che esiste all’interno <strong>di</strong> questa società un ventaglio <strong>di</strong> pratiche legate al<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione ad agli scambi: alcuni scambi sono cerimoniali, trattati secondo degli standard <strong>di</strong><br />

equivalenza prestabiliti e comportano un obbligo <strong>di</strong> ritorno pressoché <strong>di</strong>retto. Altri scambi, come il<br />

poka<strong>la</strong>, comportano degli impegni molto meno definiti, e altri ancora, come gimwali, risentono<br />

delle variazioni legate al mercato in termini <strong>di</strong> domanda e offerta, altre ancora, <strong>per</strong> esempio certe<br />

forme <strong>di</strong> sagali, portano vantaggi solo in termini <strong>di</strong> prestigio.<br />

Per comprendere il sistema economico complessivo, e cioè come queste <strong>di</strong>verse pratiche formino un<br />

insieme coerente, dovremmo sa<strong>per</strong>e qualcosa <strong>di</strong> più riguardo:<br />

1- Il modo in cui i valori o gli oggetti <strong>di</strong> valore sono convertiti da una sfera <strong>di</strong> scambi ad<br />

un’altra, e secondo quale sca<strong>la</strong> <strong>di</strong> valori avviene questa conversione<br />

2- Il flusso <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore, cibo, materie prime e manufatti nel sistema, ed il modo in cui<br />

questo flusso è legato al potere, al prestigio, al<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, eccetera.<br />

3- Quali sono le strategie che portano ad effettuare transazioni tra i <strong>di</strong>versi sottosistemi, oltre<br />

che al loro interno; quali considerazioni strategiche determinano <strong>la</strong> decisione <strong>di</strong> investire in<br />

un tipo <strong>di</strong> scambio piuttosto che un altro.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> informazione lo troviamo nell’etnografia <strong>di</strong> Annette Weiner (1976), in cui descrive il<br />

sistema <strong>di</strong> scambi con <strong>la</strong> metafora delle strade. Esiste una “strada principale” <strong>di</strong> scambi, lungo <strong>la</strong><br />

quale ‘viaggiano’ tutti gli uomini e le donne delle Trobriand, che è collegata attraverso sentieri<br />

secondari con altri cicli <strong>di</strong> scambi. Questa strada principale collega le risorse delle donne a quelle<br />

degli uomini, ma collega anche <strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong> con <strong>la</strong> rete delle re<strong>la</strong>zioni sociali e con i riti<br />

funerari che sono uno dei principali no<strong>di</strong> del<strong>la</strong> cultura Trobriand.<br />

I principali beni <strong>di</strong> scambio trattati lungo questa ‘via principale’ sono gli ignami da scambio. Gli<br />

ignami sono i beni fondamentali, convertibili in altre forme <strong>di</strong> ricchezza e, in ultima analisi, in<br />

prestigio e potere. I Trobriand <strong>di</strong>cono, “se un uomo ha degli ignami può trovare qualsiasi altra cosa<br />

gli serva”. Anche ora, che il denaro è entrato a far parte dell’economia contemporanea delle<br />

Trobriand, niente può rimpiazzare gli ignami nelle <strong>di</strong>stribuzioni che avvengono alle cerimonie<br />

funerarie, o quelli dati alle donne dai loro fratelli, o quelli che sono dati in cambio delle donne nel<br />

contesto degli scambi matrimoniali. Tutti gli scambi che comportano le creazione o il mantenimento<br />

delle re<strong>la</strong>zioni sociali continuano ad essere me<strong>di</strong>ati dagli ignami, che non sono sostituiti dal denaro.<br />

Secondo Weiner <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> ignami da scambio produce accesso ad altri beni e altri<br />

commestibili, oltre che l’accesso a impegni imme<strong>di</strong>ati e futuri. Rega<strong>la</strong>re una cesta <strong>di</strong> ignami<br />

produce altri oggetti ricevuti in cambio, i quali a loro volta forniscono altre strade <strong>per</strong> altre cose e<br />

<strong>per</strong> altre <strong>per</strong>sone. Quin<strong>di</strong> una donna può utilizzare ignami che suo fratello o i suoi parenti<br />

matrilineali hanno donato a suo marito e convertirli, tramite uno scambio, in gonnelle <strong>di</strong> fibra o<br />

fasci <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong> banano. Inoltre può convertire beni tra sottosistemi barattando un oggetto prodotto<br />

da lei, come una sporta <strong>di</strong> spago, bilum, <strong>per</strong> beni <strong>di</strong> prestigio femminili, o <strong>per</strong> altri ignami che<br />

possono essere ulteriormente convertiti. Il fine ultimo è quello <strong>di</strong> aumentare il proprio prestigio<br />

attraverso <strong>la</strong> presentazione cerimoniale <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> scambio (gonnelle e fasci <strong>di</strong> foglie <strong>per</strong> le<br />

donne, col<strong>la</strong>ne e bracciali ku<strong>la</strong> e cibo presentato in occasione <strong>di</strong> sagali <strong>per</strong> gli uomini). Un ulteriore<br />

mezzo <strong>per</strong> promuovere il proprio prestigio è quello <strong>di</strong> <strong>per</strong>mettere che gli ignami accumu<strong>la</strong>ti<br />

marciscano inutilizzati.<br />

La ‘strada principale’ <strong>di</strong> scambi attraverso <strong>la</strong> quale ogni uomo ed ogni donna converte ignami in<br />

misure <strong>di</strong> prestigio porta attraverso delle ‘vie secondarie’ alle strade del ku<strong>la</strong> o degli altri scambi –<br />

attraverso questi sottosistemi gli uomini <strong>di</strong> status su<strong>per</strong>iore possono accedere ad ulteriore prestigio e<br />

potere.<br />

Le con<strong>di</strong>zioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> riproduzione <strong>di</strong> questo sistema alle Trobriand, come in altre società tribali,<br />

sono legate al<strong>la</strong> struttura sociale, ai sub-c<strong>la</strong>n ed alle re<strong>la</strong>zioni definite dal<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> e stabilite<br />

41


attraverso il matrimonio, alle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> potere e prestigio all’interno <strong>di</strong> ogni gruppo e tra sub-c<strong>la</strong>n,<br />

e ai valori culturali trasmessi. E’ necessario considerare tutti i sistemi sociali in termini dei processi<br />

storici in cui sonno coinvolti, e che comprendano sia le <strong>di</strong>namiche nascoste che i loro significati<br />

culturali. Infatti gli esseri umani non <strong>per</strong>cepiscono <strong>la</strong> natura come un campionario <strong>di</strong> prodotti<br />

potenzialmente utili <strong>per</strong> nutrirsi, vestirsi o costruirsi un’abitazione. L’incontro con <strong>la</strong> natura è<br />

me<strong>di</strong>ato da un sistema <strong>di</strong> significati culturalmente definiti. Per un pescatore che nuota nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna<br />

alle Trobriand, <strong>per</strong> esempio, una conchiglia spondylus non ha significato come oggetto, ma come<br />

una componente <strong>di</strong> una potenziale col<strong>la</strong>na vaguy’a. Allo stesso modo un pesce non è ‘proteina’ agli<br />

occhi del pescatore, ma ha importanza economica in termini dell’uso che può esserne fatto negli<br />

scambi wasi o gimwali, o come componente <strong>di</strong> un pasto, il quale pasto è strutturato da presupposti<br />

culturali sul cibo, sull’atto <strong>di</strong> mangiare, e sulle re<strong>la</strong>zioni sociali coinvolte.<br />

Allo stesso tempo è necessario considerare, in termini storici come si è sviluppato il sistema, e<br />

cogliere le trasformazioni in corso. Un sistema come quello delle Trobriand si riproduce così com’è<br />

solo nel breve termine: probabilmente questo stesso sistema si è evoluto da uno più semplice, basato<br />

su una minor stratificazione sociale e su un’economia del prestigio meno complessa, simile a quelle<br />

delle popo<strong>la</strong>zioni delle altre isole dell’arcipe<strong>la</strong>go d’Entrecasteaux. La maggior fertilità delle<br />

Trobriand ha <strong>per</strong>messo l’evolversi del sistema basato sul<strong>la</strong> sovrapproduzione <strong>di</strong> ignami come basi<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> prestigio e potere, ma quali sono stati i fattori a determinare <strong>la</strong> trasformazione<br />

<strong>di</strong> un sistema <strong>di</strong> produzione domestico ad uno in cui il surplus <strong>di</strong>venta merce <strong>di</strong> scambio,<br />

organizzato a livello <strong>di</strong> sub-c<strong>la</strong>n o <strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggio, in cui dei leader <strong>di</strong> status elevato servono da no<strong>di</strong><br />

attorno ai quali il surplus è prima accumu<strong>la</strong>to e poi ri<strong>di</strong>stribuito? Cosa impe<strong>di</strong>sce ai capi <strong>di</strong> status<br />

più elevato <strong>di</strong> assicurarsi il monopolio sugli oggetti <strong>di</strong> valore ed il controllo assoluto sul <strong>la</strong>voro<br />

degli iso<strong>la</strong>ni, ?<br />

E <strong>per</strong> quel che riguarda le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere, il potere delle donne è in ascesa o in <strong>di</strong>minuzione<br />

rispetto a quello degli uomini? A tutte queste questioni re<strong>la</strong>tive alle trasformazioni inerenti al<br />

sistema stesso se ne aggiungono altre, se consideriamo quelle dovute all’intrusione coloniale prima<br />

(già presente seppure ignorata da Malinowski) e dal<strong>la</strong> realtà globale ora. Prima <strong>di</strong> poter considerare<br />

le trasformazioni, <strong>per</strong>ò è necessario completare l’immagine del sistema nel suo complesso.<br />

La struttura sociale delle Trobriand:<br />

(1) Il sub-c<strong>la</strong>n e <strong>la</strong> trasmissione matrilineare<br />

Le Trobriand sono sud<strong>di</strong>vise in territori. Ognuno <strong>di</strong> questi territori contiene dei luoghi sacri da cui,<br />

nel<strong>la</strong> mitologia locale, è apparsa un’antenata. Da lei sono <strong>di</strong>scesi, in linea femminile, i membri <strong>di</strong> un<br />

da<strong>la</strong>. Dato che non si conoscono precisamente i legami genealogici con l’antenata originaria, anche<br />

se i gruppi sono fortemente corporativi, i da<strong>la</strong> sono detti sub-c<strong>la</strong>n nel<strong>la</strong> letteratura etnografica sulle<br />

Trobriand. Un sub-c<strong>la</strong>n Trobriand è un gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza matrilineare che consiste <strong>di</strong>:<br />

1- uomini imparentati tramite le loro madri, le madri delle loro madri, le madri delle madri<br />

delle madri, e così via;<br />

2- le sorelle degli uomini, ed altre donne imparentate ad essi in maniera simile, nel<strong>la</strong> linea<br />

femminile<br />

3- i figli <strong>di</strong> queste donne (ma non i figli degli uomini)<br />

Nel<strong>la</strong> concezione culturale delle Trobriand il da<strong>la</strong> è considerato come un entità che si rigenera in<br />

<strong>per</strong>petuo: <strong>la</strong> sostanza interiore <strong>di</strong> un bambino è considerato sangue da<strong>la</strong>, concepito attraverso<br />

l’unione <strong>di</strong> una donna con uno spirito bambino il quale è a sua volta una reincarnazione <strong>di</strong> un<br />

baloma, cioè <strong>di</strong> uno spirito <strong>di</strong> un morto, cioè <strong>di</strong> un antenato, che vive nel mondo sotterraneo, Tuma.<br />

Un bambino appartiene al da<strong>la</strong> del<strong>la</strong> madre, ma nel corso <strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> vita sostiene anche i legami col<br />

da<strong>la</strong> del padre.<br />

“nelle Trobriand, i bambini sono creati e cresciuti dal proprio da<strong>la</strong> e dal proprio padre ed il suo<br />

da<strong>la</strong>. I bambini traggono beneficio dal posto che occupano nel proprio da<strong>la</strong> e dal<strong>la</strong> posizione che<br />

hanno in un altro da<strong>la</strong>…Siccome un bambino rappresenta un amalgama <strong>di</strong> essenza femminile e <strong>di</strong><br />

42


approvvigionamento maschile, sia il da<strong>la</strong> <strong>di</strong> una donna che il da<strong>la</strong> <strong>di</strong> suo marito sono infusi <strong>di</strong><br />

nuova vita e nuovo potenziale. “(Weiner 1976:130).<br />

Le nozioni culturali sul concepimento, e le nozioni sul tempo e sul<strong>la</strong> causalità che esprimono, non<br />

sono idee astratte sull’universo; sono idee sui gruppi che sono cruciali in quanto è al loro interno<br />

che si svolge <strong>la</strong> vita umana, e sui collegamenti tra gli umani nel tempo- umani che, <strong>per</strong> i Trobriand,<br />

includono sia i vivi che i morti. Nelle Trobriand, come in molti altri gruppi del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, o del<br />

mondo tribale, i lignaggi ed i c<strong>la</strong>n sono concepiti come gruppi duraturi nel tempo, i cui membri<br />

includono quelli vivi e quelli già morti.<br />

Un da<strong>la</strong> è un gruppo corporato che control<strong>la</strong> <strong>la</strong> terra. Gli interessi corporativi sul<strong>la</strong> terra sono gestiti<br />

e control<strong>la</strong>ti da un uomo chiamato (da Weiner, 1976:154) il “manager”. In teoria lo status <strong>di</strong><br />

manager passa da un manager al fratello minore fino al<strong>la</strong> morte dell’ultimo fratello <strong>di</strong> quel<strong>la</strong><br />

generazione, allora passa al figlio maggiore del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> maggiore del manager precedente. I questo<br />

modo i figli delle sorelle minori <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> fratelli e sorelle, hanno poche possibilità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ventare manager.<br />

Il manager, insieme agli altri leader del sub-c<strong>la</strong>n prendono collettivamente le decisioni riguardo<br />

all’assegnazione e al<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei doveri legati alle <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> ignami ai membri<br />

femminili del gruppo ed ai loro mariti (alle sorelle ed ai mariti delle sorelle). Inoltre programmano e<br />

organizzano i riti funerari ed altre <strong>di</strong>mostrazioni collettive del proprio prestigio e dei propri doveri<br />

<strong>di</strong> parente<strong>la</strong>. In questo senso, anche se <strong>la</strong> successione è <strong>per</strong> linea femminile, il potere politico e<br />

decisionale alle Trobriand è in mani maschili.<br />

Il sistema sociale delle Trobriand, <strong>per</strong>ò, celebra almeno a livello simbolico <strong>la</strong> natura ed i poteri delle<br />

donne, oltre al loro ruolo fondamentale nei legami tra le generazioni. Le donne hanno un ruolo<br />

centrale nelle celebrazioni funerarie, e le donne che accumu<strong>la</strong>no ricchezza e status godono <strong>di</strong><br />

grande prestigio e <strong>di</strong> poteri importanti. In confronto alle donne <strong>di</strong> molte società patrilineari, le<br />

donne Trobriand sono re<strong>la</strong>tivamente autonome in termini del<strong>la</strong> propria vita <strong>per</strong>sonale e del<strong>la</strong><br />

sessualità.<br />

Quando si sposano le donne vanno a vivere nel gruppo del marito. Questo pone un problema<br />

organizzativo, se una moglie risiede col marito sul<strong>la</strong> terra del suo gruppo, ed i figli crescono lì,<br />

come si fa a definire un da<strong>la</strong> come gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza matrilineare con interessi comuni nel<strong>la</strong><br />

terra?<br />

Per Malinowski i figli maschi delle donne al raggiungimento dell’adolescenza <strong>la</strong>sciano <strong>la</strong> casa<br />

paterna <strong>per</strong> andare a vivere con i propri zii materni nel territorio del da<strong>la</strong>. Se questo comportamento<br />

è ripetuto in tutte le generazioni significa che gli uomini adulti <strong>di</strong> ogni subc<strong>la</strong>n vivono sul proprio<br />

territorio, mentre i ragazzi crescono nel gruppo e sul<strong>la</strong> terra del padre. In realtà i modelli<br />

residenziali sono molto più flessibili, data anche <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione dei parenti, quin<strong>di</strong> molti uomini<br />

finiscono <strong>per</strong> vivere nel vil<strong>la</strong>ggio del padre, del<strong>la</strong> madre del padre, o altri ancora. In realtà secondo<br />

Weiner (1976:155) solo i ragazzi che aspirano al<strong>la</strong> posizione <strong>di</strong> manager devono <strong>la</strong>sciare il vil<strong>la</strong>ggio<br />

del padre e trasferirsi sul<strong>la</strong> terra del proprio sub-c<strong>la</strong>n con i fratelli del<strong>la</strong> madre.<br />

Ad ogni sub-c<strong>la</strong>n è attribuito uno status: un sub-c<strong>la</strong>n può essere comune o su<strong>per</strong>iore, chiefly<br />

all’interno <strong>di</strong> queste categorie, <strong>per</strong>ò, il prestigio ed il potere <strong>di</strong> ogni sub-c<strong>la</strong>n varia<br />

considerevolmente. A prescindere dallo status, comunque un sub-c<strong>la</strong>n è un gruppo forte e duraturo,<br />

con interessi corporativi nel<strong>la</strong> terra e severamente esogamo.<br />

Si <strong>di</strong>ce che ogni sub-c<strong>la</strong>n appartiene ad uno <strong>di</strong> quattro c<strong>la</strong>n, l’importanza <strong>di</strong> questi c<strong>la</strong>n è oscura,<br />

quello che si sa è che i c<strong>la</strong>n sono categorie sociali, composte da un gruppo <strong>di</strong> sub-c<strong>la</strong>n associate<br />

tra<strong>di</strong>zionalmente tramite legami matrilineari e con associazioni simboliche con una specie <strong>di</strong><br />

animale o <strong>di</strong> uccello. I c<strong>la</strong>n non sono gruppi corporati, e lo stesso c<strong>la</strong>n può includere sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong><br />

rango alto e altri <strong>di</strong> basso rango. La rego<strong>la</strong> dell’esogamia tra membri dello stesso sub-c<strong>la</strong>n è, in<br />

teoria, estesa ai membri dello stesso c<strong>la</strong>n, in pratica esistono matrimoni tra membri dello stesso c<strong>la</strong>n<br />

ma sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong>versi. Re<strong>la</strong>zioni sessuali tra i membri dello stesso c<strong>la</strong>n, sempre che siano <strong>di</strong> sub-c<strong>la</strong>n<br />

<strong>di</strong>versi, sono considerati trasgressive ma non scandalose.<br />

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Questo sistema schematizzato sembra semplice, equilibrato e duraturo nel tempo: un territorio che<br />

contiene un vil<strong>la</strong>ggio dove vivono i membri maschi del gruppo. In realtà, come sempre, il vero<br />

mondo sociale in cui vivono <strong>per</strong>sone autentiche non è mai così or<strong>di</strong>nato. I gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza<br />

possono crescere a <strong>di</strong>smisura e separarsi o <strong>di</strong>ventare troppe esigui <strong>per</strong> essere sostenibili; gli interessi<br />

le alleanze e le strategie degli in<strong>di</strong>vidui e dei gruppi, <strong>per</strong> non par<strong>la</strong>re delle simpatie o delle<br />

incompatibilità <strong>di</strong> carattere, fanno si che il sistema <strong>di</strong> residenza e <strong>di</strong> affiliazione nei gruppi sia più<br />

flessibile del dogma.<br />

(2) Le re<strong>la</strong>zioni tra affini<br />

Abbiamo già visto come il sistema delle <strong>di</strong>stribuzioni del raccolto, urigubu, sia strutturato dai<br />

rapporti tra affini. Ogni gruppo familiare, otre che <strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> produrre il cibo <strong>per</strong> sod<strong>di</strong>sfare i<br />

propri bisogni <strong>di</strong> sussistenza, coltiva degli appezzamenti <strong>di</strong> ignami destinati ad altri gruppi familiari.<br />

Da quando questi appezzamenti destinati agli scambi sono preparati, gli ignami che vi sono<br />

coltivati, da talee fornite da coloro che ne beneficeranno, sono considerati già <strong>di</strong> proprietà delle<br />

<strong>per</strong>sone a cui sono destinati. La coppia <strong>di</strong> marito e moglie che li coltivano forniscono il <strong>la</strong>voro.<br />

Tipicamente ogni gruppo familiare è responsabile <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione <strong>di</strong> un appezzamento <strong>di</strong> ignami<br />

da destinare al gruppo familiare del marito del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>. Questi ignami saranno esibiti in depositi<br />

costruiti appositamente e rappresenteranno visibilmente <strong>la</strong> generosità e <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> sostenere i<br />

propri impegni del donatore. Questi farà dei doni minori (ceste <strong>di</strong> ignami) anche ai gruppi familiari<br />

delle altre sorelle e ad altri membri del suo sub-c<strong>la</strong>n, come i genitori. La <strong>di</strong>stribuzione dei compiti<br />

agli uomini del sub-c<strong>la</strong>n, cioè l’allocazione <strong>di</strong> un appezzamento destinato ad ogni sorel<strong>la</strong> del gruppo<br />

e a suo marito, è presa collettivamente dal sub-c<strong>la</strong>n. E’ il da<strong>la</strong>, quin<strong>di</strong> che collettivamente ha <strong>la</strong><br />

responsabilità <strong>di</strong> assolvere ai propri impegni <strong>di</strong> scambio reciproco con i propri membri <strong>di</strong> sesso<br />

femminile, <strong>la</strong> cui fertilità <strong>per</strong>metterà <strong>la</strong> riproduzione del gruppo nel<strong>la</strong> generazione successiva<br />

(ricor<strong>di</strong>amo che il sub-c<strong>la</strong>n è un gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza matrilineare, composto dagli uomini che<br />

<strong>di</strong>scendono in linea femminile dal<strong>la</strong> stessa antenata, dalle loro sorelle, le quali <strong>per</strong>ò sposano uomini<br />

<strong>di</strong> altri gruppi e risiedono nel territorio del marito, e dai figli delle loro sorelle). Questi obblighi<br />

verso le sorelle del sub-c<strong>la</strong>n sono espletati con <strong>di</strong>mostrazioni pubbliche <strong>di</strong> produttività e generosità.<br />

Nel<strong>la</strong> descrizione <strong>di</strong> Malinowski questo sistema era chiaro: come una dote queste presentazioni<br />

sembravano essere una ricompensa, in prodotti del<strong>la</strong> terra del proprio da<strong>la</strong>, alle donne del sub-c<strong>la</strong>n<br />

che non vivono mai sul<strong>la</strong> quel<strong>la</strong> terra: da bambine vivono sul<strong>la</strong> terra del da<strong>la</strong> del padre e da sposate<br />

su quel<strong>la</strong> del gruppo del marito. Questa spiegazione non è sod<strong>di</strong>sfacente, <strong>per</strong>ò se si considera che il<br />

più delle volte il dono non è rappresentato come il dono <strong>di</strong> un uomo a sua sorel<strong>la</strong>, ma come il dono<br />

<strong>di</strong> un uomo ad un altro uomo: il marito del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>. Inoltre, se an<strong>di</strong>amo a considerare <strong>la</strong> realtà dei<br />

fatti, al <strong>di</strong> là del modello teorico, c’è una grande flessibilità nel<strong>la</strong> scelta del luogo <strong>di</strong> residenza <strong>di</strong> una<br />

famiglia, e il risultato è che <strong>la</strong> maggior parte degli uomini che coltivano un appezzamento <strong>per</strong> il<br />

gruppo familiare del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> non risiedono nel vil<strong>la</strong>ggio o nel territorio del proprio sub-c<strong>la</strong>n, e<br />

l’appezzamento coltivato <strong>per</strong> urigubu, non è quin<strong>di</strong> terra del sub-c<strong>la</strong>n.<br />

In realtà sono gli stessi sub-c<strong>la</strong>n ad essere uniti in una re<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> alleanza dal matrimonio. Un<br />

matrimonio è un atto politico che stabilisce un’unione formale ed una re<strong>la</strong>zione contrattuale tra i<br />

gruppi corporati che dura quanto il matrimonio, ed è questo legame tra i sub-c<strong>la</strong>n che viene<br />

riaffermato annualmente tramite gli scambi <strong>di</strong> ignami del raccolto. Da un punto <strong>di</strong> vista simbolico i<br />

doni del raccolto sottolineano sia l’unità degli uomini <strong>di</strong> un sub-c<strong>la</strong>n che <strong>la</strong>vorano collettivamente<br />

<strong>per</strong> mantenere i propri impegni con gli affini, che l’unità tra i membri maschi e femmine dello<br />

stesso sub-c<strong>la</strong>n. Questi doni, <strong>per</strong>ò implicano anche un elemento <strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione in cui il sub-c<strong>la</strong>n<br />

del marito assume una posizione dominante (in quanto donatore) rispetto a quello del<strong>la</strong> moglie. Le<br />

re<strong>la</strong>zioni create attraverso il matrimonio legano gruppi familiari e sub-c<strong>la</strong>n in una commessa rete <strong>di</strong><br />

obblighi e pretese, <strong>di</strong> cui l’urigubu ed il dono <strong>di</strong> oggetti valore con cui il ricevente degli ignami<br />

riconosce il <strong>la</strong>voro del fratello del<strong>la</strong> moglie sono solo un esempio. Altri scambi importanti tra i<br />

gruppi familiari ed i sub-c<strong>la</strong>n avvengono in tutte le occasioni legate al ciclo vitale dei membri del<br />

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gruppo: al matrimonio, al concepimento e al<strong>la</strong> nascita dei figli, al<strong>la</strong> morte. Tutti questi scambi<br />

legano gli affini in re<strong>la</strong>zioni fatte <strong>di</strong> obblighi reciprochi e mutua <strong>di</strong>pendenza.<br />

(3) Il vil<strong>la</strong>ggio<br />

Data l’organizzazione dei Trobriand in gruppi corporati matrilineari, ognuno associato ad un<br />

territorio specifico, il caso più semplice è che un vil<strong>la</strong>ggio sia come il ‘quartier generale’ <strong>di</strong> un<br />

singolo sub-c<strong>la</strong>n. In questo caso <strong>la</strong> maggior parte degli uomini del gruppo e le loro mogli, vivono in<br />

quel vil<strong>la</strong>ggio, mentre le donne del sub-c<strong>la</strong>n vivono altrove con i rispettivi mariti.<br />

In realtà, <strong>per</strong>ò, molti vil<strong>la</strong>ggi contengono segmenti <strong>di</strong> due o più sub-c<strong>la</strong>n. Possono esserci vil<strong>la</strong>ggi<br />

con un sub-c<strong>la</strong>n principale a cui si sono aggregati segmenti <strong>di</strong> altri sub-c<strong>la</strong>n, o vil<strong>la</strong>ggi costituiti da<br />

due sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong>versi.<br />

In questi casi in cui sub-c<strong>la</strong>n e vil<strong>la</strong>ggio non coincidono, è il vil<strong>la</strong>ggio, non il sub-c<strong>la</strong>n, a costituire il<br />

contesto sociale principale nel<strong>la</strong> vita dei Trobriand. Sono le re<strong>la</strong>zioni forgiate attraverso <strong>la</strong><br />

con<strong>di</strong>visione del<strong>la</strong> vita e del <strong>la</strong>voro quoti<strong>di</strong>ano, a fornire il contesto <strong>per</strong> <strong>la</strong> vita <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo e<br />

famiglia.<br />

L’importanza del vil<strong>la</strong>ggio emerge nel contesto dell’orticoltura, infatti quando si tratta <strong>di</strong><br />

organizzare squadre <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro collettive , è il vil<strong>la</strong>ggio ad organizzarsi collettivamente non il subc<strong>la</strong>n.<br />

La <strong>di</strong>visione degli spazi nei vil<strong>la</strong>ggi Trobriand riflettono sia <strong>la</strong> sua unità ad un livello (rispetto<br />

all’esterno), che <strong>la</strong> parziale separazione tra i <strong>di</strong>versi segmenti <strong>di</strong> sub-c<strong>la</strong>n che lo compongono, in<br />

quanto i membri dei <strong>di</strong>versi gruppi costruiscono le loro case in un settore <strong>di</strong>verso del cerchio <strong>di</strong><br />

case.<br />

(4) L’organizzazione politica<br />

I vil<strong>la</strong>ggi del<strong>la</strong> stessa area sono legati tra loro da numerose alleanze matrimoniali, che nel tempo<br />

cambiano ma al<strong>la</strong> lunga forgiano tra i vil<strong>la</strong>ggi un’ulteriore livello <strong>di</strong> raggruppamento sociale.<br />

Ogni vil<strong>la</strong>ggio ha un leader, il suo ruolo può essere simile a quello dei Big man generalmente<br />

associati alle strutture politiche me<strong>la</strong>nesiane, ma nel caso delle Trobriand c’è una <strong>di</strong>fferenza<br />

cruciale, in quanto esiste una nozione <strong>di</strong> rango che <strong>per</strong>vade l’ideologia. Il rango non concerne gli<br />

in<strong>di</strong>vidui, ma i sub-c<strong>la</strong>n. Questi possono essere <strong>di</strong> rango comune o <strong>di</strong> rango associato al<strong>la</strong> funzione<br />

del capo (chiefly, o guyau). Quin<strong>di</strong> ogni vil<strong>la</strong>ggio è control<strong>la</strong>to da un sub-c<strong>la</strong>n che può essere <strong>di</strong><br />

rango comune o guyau, contemporaneamente <strong>per</strong>ò, gli stessi sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> rango su<strong>per</strong>iore sono<br />

costantemente in lotta tra loro <strong>per</strong> ottenere maggior prestigio e potere: esiste quin<strong>di</strong> una sca<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />

valore associata ai <strong>di</strong>versi sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> alto rango, questa sca<strong>la</strong> è <strong>di</strong> pubblico dominio pur non<br />

essendo ufficiale, fissata nel tempo, o sempre chiara e netta.<br />

La figura che più assomiglia al big-man c<strong>la</strong>ssico in questo sistema è il leader <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio <strong>di</strong><br />

rango comune; egli ottiene <strong>la</strong> propria posizione manipo<strong>la</strong>ndo il potere ed i beni, e <strong>di</strong>mostrando<br />

saggezza nell’esercitare <strong>la</strong> propria leadership. La <strong>di</strong>fferenza sta nel fatto che sia lui che il gruppo <strong>di</strong><br />

cui è a capo, fanno parte <strong>di</strong> un sistema politico più al<strong>la</strong>rgato che include sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> alto rango. I<br />

leader dei vil<strong>la</strong>ggi guyau, infatti hanno un vantaggio importante, il <strong>di</strong>ritto al<strong>la</strong> poligamia.<br />

Un capo con sei mogli, <strong>per</strong> <strong>di</strong>re, riceve al momento del raccolto i tributi in ignami dai sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong><br />

ognuna delle mogli, e ricor<strong>di</strong>amo che gli ignami significano prestigio. Le presentazioni del raccolto<br />

<strong>di</strong>ventano, nel caso <strong>di</strong> questi leader <strong>di</strong> alto rango, una forma <strong>di</strong> tributo politico. Più un sub-c<strong>la</strong>n è<br />

potente, più sono i sub-c<strong>la</strong>n che si trovano in una posizione politicamente subor<strong>di</strong>nata ad esso a<br />

causa delle alleanze matrimoniali strategicamente contratte. Mandare una donna del proprio subc<strong>la</strong>n<br />

a sposare un leader <strong>di</strong> un c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> alto rango è <strong>di</strong> <strong>per</strong> se un primo atto <strong>di</strong> tributo, anche se come<br />

sottolinea Annette Weiner questo atto è reciprocato dal marito <strong>di</strong> alto rango che deve fornire le<br />

gonne in fibra e i fasci <strong>di</strong> foglie <strong>per</strong> i doni delle cerimonie funerarie.<br />

Il rango dei capi dei sub-c<strong>la</strong>n guayau è simbolicamente rappresentato dalle piattaforme, più alte<br />

delle altre nel vil<strong>la</strong>ggio, in cui siedono. Gli uomini del sub-c<strong>la</strong>n comuni devono mostrare deferenza<br />

anche fisicamente a questi leader. I leader <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio <strong>di</strong> alto rango simbolizza lo status ed il<br />

prestigio del suo sub-c<strong>la</strong>n, e contemporaneamente ne guida le decisioni e le politiche e le esprime<br />

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pubblicamente. Questi capi possono mobilitare i loro alleati in caso <strong>di</strong> conflitto <strong>per</strong> mantenere o<br />

migliorare <strong>la</strong> posizione del proprio sub-c<strong>la</strong>n in re<strong>la</strong>zione a quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> gruppi rivali.<br />

I capi importanti assumono il ruolo principale nelle spe<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ku<strong>la</strong>, in questo modo ogni<br />

passaggio <strong>di</strong> vaguy’a attraverso le Trobriand serve anche convalidare o mo<strong>di</strong>ficare l’equilibrio <strong>di</strong><br />

potere e prestigio tra i sub-c<strong>la</strong>n e i raggruppamenti <strong>di</strong> livello su<strong>per</strong>iore.<br />

Il leader del sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> rango su<strong>per</strong>iore e più potente <strong>di</strong> un raggruppamento <strong>di</strong> livello su<strong>per</strong>iore,<br />

attraverso <strong>la</strong> manipo<strong>la</strong>zione delle alleanze matrimoniali e l’ocu<strong>la</strong>ta ri<strong>di</strong>stribuzione dei beni che<br />

convoglia, si trova ad agire come il leader dell’intero raggruppamento. Il suo ruolo è simile a quello<br />

del leader <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio guyau, ma su una sca<strong>la</strong> più grande. Anche in questo caso i suoi poteri e <strong>la</strong><br />

sua posizione non sono assoluti. Se li è conquistati in virtù del<strong>la</strong> volontà dei sub-c<strong>la</strong>n che<br />

rappresenta e del fatto che numerose <strong>per</strong>sone sono obbligate a mostrargli deferenza e a prestargli<br />

supporto grazie all’abilità con <strong>la</strong> quale egli ha incana<strong>la</strong>to, accumu<strong>la</strong>to e ri<strong>di</strong>stribuito beni materiali e<br />

simbolici.<br />

Il rango <strong>di</strong> un leader riflette quello del suo sub-c<strong>la</strong>n, <strong>la</strong> sua autorità è quel<strong>la</strong> che gli viene accordata<br />

dal suo gruppo, ed egli contratta i suoi matrimoni e riceve tributi materiali come espressione<br />

simbolica del prestigio e del poter del suo gruppo. Però <strong>la</strong> rete <strong>di</strong> matrimoni strategici dev’essere<br />

ricostruita da zero da ogni aspirante leader guyau, e l’equilibrio del potere e del prestigio, basati sul<br />

successo nel manipo<strong>la</strong>re gia scambi, è in continuo movimento.<br />

Secondo Weiner (1976:45) i leader dei sub-c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> alto rango hanno gli stessi problemi dei big-men<br />

nel costruire e mantenere <strong>la</strong> propria base politica, ma hanno tre caratteristiche che li <strong>di</strong>fferenziano<br />

dagli altri leader del<strong>la</strong> regione del Massim e li <strong>di</strong>fferenziano da un <strong>la</strong>to dai big-men e dall’altro dai<br />

capi polinesiani:<br />

1- I capi Trobriand devono essere <strong>di</strong> alto rango, il che non esclude competizione tra <strong>di</strong>versi<br />

aspiranti o <strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> ricostruire una rete <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong> sostenere il proprio potere, ma<br />

esclude dal<strong>la</strong> competizione gli uomini <strong>di</strong> rango comune.<br />

2- La separazione <strong>di</strong> questi leader <strong>di</strong> alto rango è simbolicamente rimarcata da tabù sociali e<br />

fisici e dagli accessori decorativi riservati a loro<br />

3- Solo i pochi tra i guyau ad aver raggiunto <strong>la</strong> posizione <strong>di</strong> leader del proprio vil<strong>la</strong>ggio<br />

possono prendere più <strong>di</strong> una moglie, quin<strong>di</strong> questa è una prerogativa legata al<strong>la</strong> posizione<br />

ottenuta, più che al rango ere<strong>di</strong>tato (ancora una volta <strong>per</strong>ò il rango preclude gli uomini<br />

or<strong>di</strong>nari dall’ottenere <strong>la</strong> posizione).<br />

In conclusione lo stile dei capi Trobriand ricorda le <strong>di</strong>namiche dei big-men me<strong>la</strong>nesiani, ma il<br />

dogma dei <strong>di</strong>ritti ere<strong>di</strong>tari attribuisce ad un numero limitato <strong>di</strong> uomini Trobriand il potenziale<br />

accesso a più risorse. Risorse che sono necessarie <strong>per</strong> competere nell’ambito del prestigio e del<br />

potere <strong>per</strong> poter aspirare al<strong>la</strong> posizione <strong>di</strong> capo.<br />

46


Le High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea<br />

La regione delle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea è stata una delle ultime regioni del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, e<br />

del mondo, ad entrare in contatto con gli occidentali. Protetta dall’impenetrabilità delle montagne,<br />

del<strong>la</strong> foresta tropicale e delle palu<strong>di</strong>, è stato solo negli anni 1930 che ci si è resi conto delle<br />

numerose popo<strong>la</strong>zioni che abitavano le valli e gli altipiani all’interno dell’iso<strong>la</strong>. I primi esploratori a<br />

raggiungere questa zona, i fratelli Leahy, furono sorpresi <strong>di</strong> trovare gruppi in<strong>di</strong>geni così numerosi,<br />

dall’organizzazione politica così strutturata, e con un sistema agricolo e <strong>di</strong> allevamento così<br />

avanzato. Da parte loro i High<strong>la</strong>nders furono in un primo tempo stupiti e spaventati dall’arrivo <strong>di</strong><br />

uomini bianchi, che scambiarono <strong>per</strong> gli spiriti dei morti, ma ben presto i più intraprendenti<br />

compresero i vantaggi che questi stranieri portavano, tra questi erano molto apprezzate le gran<strong>di</strong><br />

quantità <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore in conchiglia, portati dalle zone costiere, ed utilizzate <strong>per</strong> pagare chi<br />

<strong>la</strong>vorava <strong>per</strong> i nuovi venuti o forniva loro cibo o altri servizi.<br />

In tempi precedenti al contatto i Hig<strong>la</strong>nders entravano in possesso <strong>di</strong> oggetti ricavati dalle<br />

conchiglie tramite una lunga serie <strong>di</strong> scambi e baratti, che li collegava in<strong>di</strong>rettamente alle<br />

popo<strong>la</strong>zioni più lontane. Questi oggetti erano rari nelle High<strong>la</strong>nds e <strong>di</strong> molto valore, venivano<br />

utilizzati come decorazioni rituali e scambiati in occasioni importanti, come i matrimoni e <strong>la</strong> morte.<br />

Associati al prestigio, erano molto desiderabili. Non erano solo gli oggetti tra<strong>di</strong>zionali ad interessare<br />

i High<strong>la</strong>nders, ovviamente, anche i coltelli e le asce <strong>di</strong> metallo, il cibo in scato<strong>la</strong>, lo zucchero ed il<br />

tè. Data l’altitu<strong>di</strong>ne, le High<strong>la</strong>nds si rive<strong>la</strong>rono adatte alle piantagioni <strong>di</strong> caffè, oltre ad essere<br />

re<strong>la</strong>tivamente al sicuro dal<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria che affligge le zone costiere, fluviali e paludose del<strong>la</strong> Nuova<br />

Guinea.<br />

Dal<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale <strong>la</strong> zona delle High<strong>la</strong>nds si è a<strong>per</strong>ta allo sviluppo<br />

economico, alle missioni, ed al<strong>la</strong> ricerca antropologica. Proprio <strong>per</strong> il fatto che avevano avuto pochi<br />

anni <strong>di</strong> contatto con <strong>la</strong> realtà coloniale, le popo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> queste zone erano partico<strong>la</strong>rmente attraenti<br />

agli antropologi che ricercavano una cultura “autentica”, incontaminata da influenze esterne.<br />

Ovviamente non era solo il gusto <strong>per</strong> l’esotico ad attirare gli etnografi in questa zona. I temi trattati<br />

dalle numerose ricerche che si sono tenute in questa parte del<strong>la</strong> Nuova Guinea includono: le analisi<br />

delle forme <strong>di</strong> affiliazione ai gruppi, e del<strong>la</strong> struttura dei gruppi sociali, le caratteristiche dei modelli<br />

<strong>di</strong> leadership, l’importanza degli scambi cerimoniali, e le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere. In un certo senso c’è<br />

stata una tale produzione <strong>di</strong> materiale etnografico su questa area ed un tale afflusso <strong>di</strong> antropologi in<br />

quest’area che, secondo Bruce Knauft (1999), l’intera Me<strong>la</strong>nesia tendeva ad essere <strong>per</strong>cepita in<br />

termini derivati dall’etnografia delle società delle High<strong>la</strong>nds, considerate come <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia<br />

“autentica”.<br />

Ironicamente, <strong>per</strong>ò questa è anche stata un’area in cui lo sviluppo economico è avvenuto più<br />

rapidamente, ed in cui le trasformazioni sociali e culturali si sono <strong>di</strong>ffuse rapidamente. Ora anche<br />

gli stu<strong>di</strong>osi delle High<strong>la</strong>nds si occupano <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> trasformazione culturale.<br />

Primi contatti<br />

“ Li ho visti con i miei occhi quando sono arrivati” <strong>di</strong>ce Dirupano Eza’e “ E non l’ho <strong>di</strong>menticato.<br />

Noi vivevamo nel vecchio vil<strong>la</strong>ggio ora. Mia madre mi aveva svezzato, io camminavo, andavo in<br />

giro come qualunque bambino. Ero con mio padre quando li ho visti <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta” (4)<br />

Questa testimonianza è stata raccolta negli anni 80 da due antropologi e registi australiani, Bob<br />

Connolly e Robin Anderson (1987), continua:<br />

“ Ero così terrorizzato che non riuscivo a pensare e piangevo senza controllo. Mio padre mi trascinò<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> mano e ci nascondemmo <strong>di</strong>etro dell’erba kunai molto alta. Poi lui si alzò <strong>per</strong> vedere gli<br />

uomini bianchi” (6)<br />

47


I bianchi erano tutti vestiti <strong>di</strong> bianco e marciavano in fi<strong>la</strong> accompagnati da portatori in<strong>di</strong>geni<br />

reclutati tra le popo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> costa, facevano parte del<strong>la</strong> spe<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> Michael Leahy, cercatore<br />

d’oro australiano che condusse le esplorazioni delle High<strong>la</strong>nds tra il 1930 e il 1934, aprendo <strong>la</strong><br />

strada al contatto <strong>di</strong> queste popo<strong>la</strong>zioni con il mondo esterno. Leahy portava con sé macchine<br />

fotografiche e pellicole, e scriveva un <strong>di</strong>ario tutti i giorni. Questo materiale <strong>per</strong>mise a Connolly e<br />

Anderson <strong>di</strong> rintracciare alcuni uomini e donne delle High<strong>la</strong>nds ripresi dagli esploratori, e<br />

intervistarli sulle loro impressioni <strong>di</strong> quei primi bianchi.<br />

“ Quando se ne furono andati <strong>la</strong> gente si sedette e cominciò a sviluppare le storie. Non sapevano<br />

niente degli uomini con <strong>la</strong> pelle bianca. Noi non avevamo visto i luoghi lontani. Conoscevamo solo<br />

questa parte delle montagne. E pensavamo <strong>di</strong> essere gli unici uomini viventi. Pensavamo che<br />

quando una <strong>per</strong>sona muore <strong>la</strong> sua pelle <strong>di</strong>venta bianca e lui va al <strong>di</strong> là del confine in ‘quel luogo’- al<br />

posto dei morti. Così quando gli stranieri arrivarono noi pensammo “ Ah questi uomini non<br />

appartengono al<strong>la</strong> terra. Non ucci<strong>di</strong>amoli, sono i nostri stessi parenti. Quelli che sono morti in<br />

precedenza e sono <strong>di</strong>ventati bianchi e ritornati.” (6).<br />

Secondo Edward Schieffelin (Scheffelin and Crittenden 1991) quando gli australiani e gli abitanti<br />

del<strong>la</strong> Nuova Guinea si incontrarono <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima volta, non ci fu effettivamente un incontro tra i<br />

loro rispettivi mon<strong>di</strong>, <strong>per</strong>ché ognuna delle due parti rappresentava contesti culturali e storici molto<br />

<strong>di</strong>versi. Anche <strong>la</strong> qualità dell’Alterità che ognuno sentiva nell’altro era <strong>di</strong>fferente, e in un certo<br />

senso ogni incontro può <strong>di</strong>rsi composto <strong>di</strong> due eventi separati ( 1991:4).<br />

Le situazioni <strong>di</strong> primo incontro rappresentano un momento partico<strong>la</strong>re e intrinsecamente<br />

interessante dal punto <strong>di</strong> vista antropologico, e forse <strong>la</strong> Nuova Guinea è uno dei pochi luoghi in cui<br />

è stato possibile farlo, data proprio <strong>la</strong> sua storia coloniale recente.<br />

Secondo Schieffelin sono almeno tre le <strong>di</strong>mensioni significative dei primi incontri:<br />

1. La prima è <strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione esistenziale, il crudo shock dell’alterità. Questa <strong>di</strong>mensione è in<br />

qualche misura sempre presente nell’incontro con l’altro, ma è partico<strong>la</strong>rmente toccante<br />

nelle situazioni <strong>di</strong> primo contatto, in cui si è confrontati con <strong>la</strong> paradossale familiarità<br />

dell’alieno: un essere che sembra un umano ma allo stesso tempo è così ra<strong>di</strong>calmente<br />

<strong>di</strong>verso da far sorgere dei dubbi. Questa es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> confusione e <strong>di</strong> incertezza sul<strong>la</strong><br />

vali<strong>di</strong>tà delle proprie categorie <strong>per</strong> comprendere questa nuova forma <strong>di</strong> umanità ha una<br />

durata limitata, è propria del momento stesso del contatto, e viene su<strong>per</strong>ata nel momento in<br />

cui si fa appello alle proprie categorie culturali <strong>per</strong> dare una spiegazione razionale al<strong>la</strong><br />

propria es<strong>per</strong>ienza. Ma in quel momento abbiamo <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione dei confini epistemologici<br />

del<strong>la</strong> nostra comprensione sociale, una <strong>per</strong>cezione che ci <strong>la</strong>scia una sensazione <strong>di</strong> fascino e<br />

insieme <strong>di</strong> paura. Questa paura è più acuta e problematica se accompagnata dal<strong>la</strong><br />

consapevolezza <strong>di</strong> inferiorità e minaccia.<br />

E’ probabile che questo aspetto sia stato meno problematico <strong>per</strong> gli esploratori europei che<br />

<strong>per</strong> gli in<strong>di</strong>geni. Gli esploratori erano abituati ad incontrare altri popoli ed erano favoriti<br />

dall’elemento sorpresa, inoltre avevano già a <strong>di</strong>sposizione nel proprio bagaglio culturale <strong>la</strong><br />

categoria”nativi” <strong>per</strong> comprendere coloro che incontravano sul<strong>la</strong> loro strada, una categoria<br />

<strong>di</strong> subor<strong>di</strong>nazione sociale che serviva a rassicurarli, a <strong>di</strong>ssipare il senso <strong>di</strong> alterità. Gli<br />

in<strong>di</strong>geni erano spesso colti <strong>di</strong> sorpresa da questi incontri, e non avevano una categoria<br />

sociale pre-esistente <strong>per</strong> razionalizzare l’apparizione nel loro territorio degli esploratori. Per<br />

loro il confronto con l’alterità era molto più problematico, <strong>per</strong>cepivano che questi esseri così<br />

alieni avevano dei poteri, e sospettavano che fossero esseri sovrannaturali. La sorpresa e <strong>la</strong><br />

confusione si <strong>di</strong>pingeva sui loro volti, e <strong>di</strong>ventavano fonte <strong>di</strong> <strong>di</strong>vertimento e senso <strong>di</strong><br />

su<strong>per</strong>iorità <strong>per</strong> gli europei.<br />

2. La seconda <strong>di</strong>mensione dei primi incontri è quel<strong>la</strong> socio-culturale. L’incontro è sempre<br />

p<strong>la</strong>smato dalle strutture politiche e sociali locali e inquadrato dai valori e dalle categorie<br />

culturali prevalenti.<br />

48


Dal punto <strong>di</strong> vista antropologico <strong>la</strong> domanda più semplice è: cosa pensavano che stesse<br />

succedendo i protagonisti, dalle due parti, dell’incontro? Per rispondere a questa domanda<br />

bisogna far riferimento, da un <strong>la</strong>to ai sistemi <strong>di</strong> valori, credenze e categorie <strong>di</strong> pensiero delle<br />

due culture a confronto, e dall’altro al<strong>la</strong> struttura <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni sociali e politiche che sono<br />

servite e model<strong>la</strong>te dai valori culturali, e chiedersi come sono intervenuti questi elementi<br />

nell’incontro specifico.<br />

3. La terza <strong>di</strong>mensione è quel<strong>la</strong> storica, che comporta anche l’elemento del<strong>la</strong> contingenza<br />

storica: come partico<strong>la</strong>ri incidenti circostanziali, strutture <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni, <strong>per</strong>sonalità in<strong>di</strong>viduali<br />

partico<strong>la</strong>ri, e scopi <strong>di</strong>fferenti sono coinvolti nel dare forma ad una serie <strong>di</strong> eventi in un<br />

momento specifico.<br />

Per poter comprendere i primi incontri culturali è necessario considerare sia gli aspetti storici che<br />

etnografici dell’es<strong>per</strong>ienza. Gli eventi dei primi incontri sono il risultato <strong>di</strong> una complessa<br />

interazione tra <strong>per</strong>cezioni culturali <strong>di</strong>fferenti e contesti storici completamente estranei dal punto <strong>di</strong><br />

vista <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone in posizioni <strong>di</strong>verse. L’interesse è <strong>per</strong> i processi attraverso i quali due gruppi <strong>di</strong><br />

<strong>per</strong>sone da situazioni così ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>fferenti si comprendono a vicenda, rispondendo gli uni<br />

alle mosse degli altri senza sa<strong>per</strong>e con certezza cosa stessero pensando o volessero fare o cercassero<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>re.<br />

L’alterità umana comunque non è mai completamente altra, è sempre il prodotto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

sociali culturali e storiche, ed è me<strong>di</strong>ata dall’ umanità comune, oltre ad essere con<strong>di</strong>zionata dal<strong>la</strong><br />

struttura stessa dell’incontro.<br />

Ma l’interesse antropologico <strong>per</strong> le situazioni <strong>di</strong> primo incontro va oltre al momento stesso in cui è<br />

avvenuto. Le modalità dell’incontro hanno effetti duraturi sui partecipanti e sulle loro culture:<br />

influiscono sulle <strong>per</strong>cezioni <strong>di</strong> loro stessi e dal proprio mondo dei partecipanti. Inoltre gli eventi<br />

dell’incontro potevano presagire o preparare <strong>la</strong> strada e determinare <strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione delle re<strong>la</strong>zioni e<br />

interazioni tra i due gruppi che sarebbero seguite.<br />

I Tsembaga Maring, agricoltori itineranti: cultura e ambiente<br />

I Maring sono un gruppo tribale che popo<strong>la</strong> due gran<strong>di</strong> val<strong>la</strong>te fluviali delle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova<br />

Guinea, esistono circa venti gruppi locali che par<strong>la</strong>no <strong>la</strong> lingua Maring, <strong>la</strong> loro popo<strong>la</strong>zione varia da<br />

un centinaio a 900 <strong>per</strong>sone, e sono considerati un esempio c<strong>la</strong>ssico <strong>di</strong> agricoltori itineranti.<br />

I Tsembaga Maring stu<strong>di</strong>ati e descritti da Rappaport (1968) sono uno <strong>di</strong> questi gruppi locali, con<br />

circa 200 membri, che abitano un territorio <strong>di</strong> 8,3 chilometri quadrati sulle sponde del fiume<br />

Simbai. Il loro territorio è molto ripido e sale rapidamente dalle sponde del fiume a 670 metri a una<br />

cresta montuosa a 2194 metri, ma <strong>la</strong> porzione che si può coltivare si ferma attorno ai 1500 metri.<br />

Durante l’anno del <strong>la</strong>voro sul campo <strong>di</strong> Rappaport, il 10% del totale territorio sfruttabile era<br />

coltivato, alcune coltivazioni durano due o tre anni. Secondo Rappaport <strong>la</strong> terra dei Maring ha un<br />

potenziale <strong>di</strong> sostenere 200 <strong>per</strong>sone <strong>per</strong> acro (4.047 metri quadrati), mentre <strong>la</strong> densità effettiva<br />

durante <strong>la</strong> sua ricerca era <strong>di</strong> 124.<br />

L’orticoltura fornisce il 99% del<strong>la</strong> <strong>di</strong>eta quoti<strong>di</strong>ana dei Maring, che mangiano anche maiali<br />

selvatici, marsupiali, rettili, e <strong>la</strong>rve cacciati e raccolti nel<strong>la</strong> foresta circostante. Un appezzamento<br />

tipico è coltivato con gli alimenti base, cioè patate dolci e taro, ma contiene anche altri prodotti<br />

come ignami, manioca, e banane, oltre a numerosi legumi, verdure e canna da zucchero. Queste<br />

piante crescono una accanto all’altra riproducendo in miniatura <strong>la</strong> varietà vegetale del<strong>la</strong> foresta<br />

pluviale.<br />

Per poter cominciare a coltivare un appezzamento, una famiglia Maring deve abbattere <strong>la</strong> foresta<br />

secondaria ricresciuta dall’ultima volta che questo è stato coltivato. Gli uomini e le donne <strong>la</strong>vorano<br />

insieme <strong>per</strong> rimuovere il sottobosco; ora utilizzano machete <strong>di</strong> metallo, nel <strong>per</strong>iodo precedente al<br />

contatto avevano solo asce <strong>di</strong> pietra. Dopo circa due settimane <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro gli uomini abbattono <strong>la</strong><br />

maggior parte degli alberi, i più gran<strong>di</strong> sono <strong>la</strong>sciati in pie<strong>di</strong>, ma sono uccisi rimuovendo<br />

interamente <strong>la</strong> corteccia, <strong>per</strong> evitare che <strong>la</strong> chioma faccia ombra sull’area da coltivare. Secondo una<br />

stima <strong>di</strong> Rappaport lo sforzo impiegato <strong>per</strong> pulire il sottobosco è <strong>di</strong> due volte e mezzo su<strong>per</strong>iore a<br />

49


quello necessario <strong>per</strong> abbattere gli alberi. Il passaggio successivo, è quello <strong>di</strong> recintare gli orti <strong>per</strong><br />

tenerne fuori i maiali, sia domestici che selvatici. Per minimizzare questa parte del <strong>la</strong>voro i Maring<br />

tendono a selezionare e coltivare appezzamenti vicini: questa fase del <strong>la</strong>voro richiede un<br />

investimento energetico <strong>per</strong> metro equivalente a metà <strong>di</strong> quello necessario <strong>per</strong> <strong>la</strong> pulizia iniziale del<br />

sottobosco. Anche questo è compito degli uomini. Quando <strong>la</strong> vegetazione tagliata si è seccata al<br />

sole, l’appezzamento viene bruciato e si strappano le erbacce, questo <strong>la</strong>voro è eseguito da uomini e<br />

donne.<br />

La preparazione <strong>di</strong> un appezzamento richiede un investimento, in termini energetici, sostanzioso ma<br />

re<strong>la</strong>tivamente breve. In contrasto, mantenerlo libero dalle erbacce <strong>per</strong> tutto il tempo in cui le piante<br />

coltivate maturano richiede uno sforzo costante, più <strong>di</strong> tre volte l’energia totale utilizzata <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

preparazione iniziale dell’appezzamento. Raccogliere e trasportare il raccolto sono altre fasi <strong>di</strong><br />

<strong>la</strong>voro che richiedono un investimento energetico consistente, anche se sono compiti che procurano<br />

un maggior senso <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione. Rappaport stima che ogni acro coltivato richieda un<br />

investimento energetico pari a 300.000 calorie, e fornisce circa 5 milioni <strong>di</strong> calorie in cibo, un<br />

ritorno poco su<strong>per</strong>iore <strong>di</strong> 16 a 1. In annate più tipiche <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> analizzata da lui, in cui gli orti erano<br />

<strong>di</strong>sseminati più del solito, il ritorno energetico può raggiungere una re<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> 20 a 1. Da un punto<br />

<strong>di</strong> vista comparativo, questa re<strong>la</strong>zione è più del doppio quel<strong>la</strong> calco<strong>la</strong>ta da Lee (1969) <strong>per</strong> i<br />

cacciatori-raccoglitori !Kung del Sud Africa. E’ importante ricordare che queste cifre non in<strong>di</strong>cano<br />

necessariamente che i cacciatori- raccoglitori devono <strong>la</strong>vorare <strong>di</strong> più <strong>per</strong> assicurare <strong>la</strong> propria<br />

sopravvivenza, come <strong>di</strong>mostrato dal modello dell’affluenza primitiva <strong>di</strong> Sahlins. Mentre i Maring<br />

investono molta energia <strong>per</strong> allevare i maiali i !Kung ottengono le proteine con <strong>la</strong> caccia, e<br />

sopravvivono con meno calorie, mentre i Tsembaga Maring devono assumere molte calorie<br />

contenute nei tuberi ricchi <strong>di</strong> amido ma <strong>di</strong> basso contenuto nutritivo. Quin<strong>di</strong>, anche se il progresso<br />

tecnologico dei Maring rispetto ai !Kung gli <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> raddoppiare il ritorno energetico, questo<br />

non implica che debbano <strong>la</strong>vorare meno <strong>per</strong> assicurarsi <strong>la</strong> sopravvivenza.<br />

Un fattore importante nelle strategie attuate dagli orticoltori Maring è il numero <strong>di</strong> maiali da<br />

allevare. Se una famiglia deve nutrire solo un paio <strong>di</strong> maiali, è sufficiente coltivare un<br />

appezzamento <strong>di</strong> me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>mensioni ad un’altitu<strong>di</strong>ne me<strong>di</strong>a, <strong>per</strong> nutrire sia i maiali che <strong>la</strong> famiglia.<br />

Quando il numero <strong>di</strong> maiali aumenta una famiglia deve coltivare un appezzamento ad altitu<strong>di</strong>ni più<br />

elevate, destinato quasi interamente alle patate dolci <strong>per</strong> uomini e maiali, mentre un appezzamento<br />

più vicino al fiume viene coltivato a taro ed ignami che saranno consumati solo dagli umani. Questo<br />

ciclo <strong>di</strong> allevamento dei maiali è legato alle attività rituali e politiche dei Tsembaga Maring: più<br />

avanti vedremo come secondo Rappaport questi tre aspetti del<strong>la</strong> cultura dei Tsembaga rappresentino<br />

un sistema complicato ed equilibrante <strong>di</strong> adattamento che <strong>per</strong>mette loro <strong>di</strong> sopravvivere in un<br />

ambiente <strong>di</strong>fficile.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista sociale, l’organizzazione del <strong>la</strong>voro nell’agricoltura ‘taglia e brucia’ ha <strong>di</strong>verse<br />

conseguenze:<br />

• La terra assume un’importanza fondamentale <strong>per</strong> i gruppi sociali. La <strong>di</strong>fesa e <strong>la</strong> conquista<br />

del<strong>la</strong> terra da gruppi vicini sono eventi comuni tra i Maring. Anche in assenza <strong>di</strong> guerre <strong>di</strong><br />

occupazione il tema dei <strong>di</strong>ritti sul<strong>la</strong> terra è costantemente <strong>di</strong>battuto e contestato. Come <strong>per</strong><br />

molte popo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> tagliare <strong>la</strong> foresta primaria <strong>per</strong> convertir<strong>la</strong> in<br />

territorio coltivabile è uno sforzo enorme, e <strong>la</strong> crescita secondaria costituisce una proprietà,<br />

control<strong>la</strong>ta corporativamente dai <strong>di</strong>scendenti dei primi colonizzatori umani <strong>di</strong> un territorio.<br />

• La possibilità <strong>di</strong> produrre e accumu<strong>la</strong>re surplus. Solo alcuni dei prodotti tipici<br />

dell’agricoltura tropicale possono essere conservati ed accumu<strong>la</strong>ti: tra i prodotti coltivati dai<br />

Maring solo gli ignami offrono questa possibilità. Gli altri prodotti non possono essere<br />

accumu<strong>la</strong>ti <strong>per</strong> conservarli, ma possono comunque essere prodotti in quantità <strong>di</strong> gran lunga<br />

su<strong>per</strong>iori a quelle necessarie <strong>per</strong> <strong>la</strong> mera sopravvivenza: banane, manioca, taro e patate<br />

dolci, oltre ai maiali sono accumu<strong>la</strong>te <strong>per</strong> scambi cerimoniali e feste.<br />

50


• La maggior parte del <strong>la</strong>voro quoti<strong>di</strong>ano necessario <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione è compito delle donne,<br />

agli uomini sono richiesti degli sforzi consistenti ma spora<strong>di</strong>ci, legati alle attività più pesanti<br />

come abbattere gli alberi e costruire le recinzioni.<br />

• Un gruppo familiare, composto da moglie marito e figli, costituisce un unità <strong>di</strong> produzione<br />

<strong>di</strong> alimenti in grado <strong>di</strong> provvedere ai propri bisogni <strong>di</strong> sussistenza, ma <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong><br />

produrre un surplus e ‘convertirlo’ in maiali che costituiscono un capitale sociale, comporta<br />

anche <strong>la</strong> possibilità che il controllo maschile sul <strong>la</strong>voro delle donne <strong>di</strong>venti uno strumento<br />

politico. Chi control<strong>la</strong> il movimento ed il <strong>la</strong>voro delle donne attraverso il finanziamento dei<br />

matrimoni, o attraverso <strong>la</strong> poligamia, può aspirare al controllo politico.<br />

L’etnografia <strong>di</strong> Rappaport è conosciuta, oltre che <strong>per</strong> le descrizioni dettagliate dei processi<br />

produttivi che assicurano <strong>la</strong> sussistenza ai Tsembaga Maring, <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua tesi <strong>di</strong> ecologia culturale,<br />

Rappaport vuole <strong>di</strong>mostrare che <strong>la</strong> cultura Maring contenga una razionalità nascosta <strong>di</strong> natura<br />

ecologica: le credenze, i rituali, ed il sistema sociale sarebbero risposte alle pressioni ambientali del<br />

territorio in cui essi vivono.<br />

L’analisi <strong>di</strong> Rappaport inizia dal ruolo dell’allevamento dei maiali nel<strong>la</strong> vita dei Tsembaga.<br />

Normalmente, quando solo pochi maiali sono allevati, questi sono tenuti liberi durante il giorno, e<br />

fanno ritorno <strong>di</strong> sera al<strong>la</strong> case del proprietario, dove sono nutriti con le patate dolci più scadenti<br />

dell’appezzamento familiare. Questi maiali sono sacrificati agli antenati, e consumati, solo in tempi<br />

<strong>di</strong> crisi, quando c’è un ma<strong>la</strong>to da curare o in tempo <strong>di</strong> guerra con altri gruppi. Secondo Rappaport<br />

questi sacrifici hanno conseguenze che sono fisiologicamente vantaggiose dal punto <strong>di</strong> vista<br />

ecologico, anche se i partecipanti non ne sono coscienti. Quando un maiale è sacrificato agli<br />

antenati <strong>per</strong> promuovere <strong>la</strong> guarigione <strong>di</strong> un ma<strong>la</strong>to, il paziente, e i suoi parenti, ricevono proteine <strong>di</strong><br />

alta qualità che sono molto utili in tempi <strong>di</strong> stress fisico, soprattutto considerando che <strong>la</strong> <strong>di</strong>eta <strong>di</strong><br />

tutti i giorni dei Maring è marginalmente povera <strong>di</strong> proteine. Lo stesso <strong>di</strong>scorso vale <strong>per</strong> i maiali<br />

sacrificati e consumati dai guerrieri in tempi <strong>di</strong> conflitti tribali.<br />

Più interessanti sono le conseguenze ecologiche dei complessi cicli rituali che comportano <strong>la</strong><br />

crescita del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione suina a livelli molto più elevati del normale. Questi cicli vanno<br />

considerati in re<strong>la</strong>zione alle re<strong>la</strong>zioni politiche dei Maring.<br />

Le re<strong>la</strong>zioni tra i gruppi vicini si alternano tra <strong>per</strong>io<strong>di</strong> <strong>di</strong> pace e <strong>di</strong> ostilità. Quando comincia un<br />

conflitto, normalmente tra gruppi confinanti, le lotte continuano spora<strong>di</strong>camente <strong>per</strong> qualche<br />

settimana. Normalmente le forze si equivalgono ed il conflitto si conclude senza gran<strong>di</strong><br />

cambiamenti, ma quando sopravviene una vittoria decisiva i vinti sono scacciati e si rifugiano da<br />

parenti appartenenti ad altri gruppi locali, le loro case, gli orti ed i maiali sono <strong>di</strong>strutti, ma il loro<br />

territorio non può semplicemente essere occupato dai vincitori, è ancora “custo<strong>di</strong>to” dagli antenati<br />

degli sconfitti.<br />

Al<strong>la</strong> fine delle ostilità il gruppo che non è stato cacciato dal proprio territorio esegue un rito in cui<br />

un cespuglio magico, rumbim, è piantato e tutti i maiali adulti sono uccisi e de<strong>di</strong>cati agli antenati.<br />

La maggior parte del<strong>la</strong> carne è <strong>di</strong>stribuita agli alleati dei gruppi vicini che hanno partecipato ai<br />

combattimenti. Con questa azione si rimuovono i tabù imposti durante i conflitti, ma i debiti<br />

materiali e spirituali verso gli alleati e verso gli antenati sono ancora da ripagare. Il gruppo entra in<br />

una fase <strong>di</strong> tregua, ma <strong>di</strong> indebitamento e <strong>di</strong> <strong>per</strong>icolo, che avrà termine solo quando si potrà<br />

sra<strong>di</strong>care il rumbim in occasione <strong>di</strong> una festa kaiko. L’organizzazione <strong>di</strong> questa festa necessitava<br />

l’allevamento <strong>di</strong> numerosi maiali, uno sforzo che richiede sforzo e tempo, fino a <strong>di</strong>eci anni.<br />

Con <strong>la</strong> crescita del<strong>la</strong> mandria <strong>di</strong> maiali allevati, lo sforzo <strong>per</strong> nutrirli comporta l’espansione degli<br />

appezzamenti <strong>di</strong> patate dolci, ed un grosso investimento energetico. Rappaport ha calco<strong>la</strong>to che <strong>la</strong><br />

mandria <strong>di</strong> 169 maiali allevata dai Tsembaga Maring prima <strong>di</strong> un festival kaiko consumava il 54%<br />

delle patate dolci prodotte e l’82% del<strong>la</strong> manioca. Dopo il festival, gli appezzamenti coltivati furono<br />

ridotti del 36,1%.<br />

Sono soprattutto le donne, responsabili <strong>per</strong> il nutrimento delle mandrie sempre più numerose, a fare<br />

pressione <strong>per</strong>ché il cespuglio sacro sia sra<strong>di</strong>cato e i maiali uccisi; <strong>la</strong> densità <strong>di</strong> maiali provoca anche<br />

51


litigi e lotte quando questi riescono a penetrare nei campi attraverso i recinti, <strong>per</strong> minimizzare questi<br />

inconvenienti, gli inse<strong>di</strong>amenti umani si <strong>di</strong>s<strong>per</strong>dono maggiormente nel territorio.<br />

All’inizio del festival kaiko si piantano dei picchetti lungo il nuovo confine. Se il gruppo sconfitto e<br />

<strong>di</strong>s<strong>per</strong>so è rimasto altrove, senza ritrovare <strong>la</strong> forza <strong>per</strong> rioccupare i propri territori piantando il<br />

proprio rumbim, i vincitori possono estendere i propri confini ad incorporare il territorio<br />

conquistato, in assenza <strong>di</strong> un rumbim il territorio risulta ufficialmente inoccupato. Inoltre gli<br />

sconfitti che si sono rifugiati presso altri gruppi hanno nel frattempo partecipato al<strong>la</strong> vita rituale <strong>di</strong><br />

quei gruppi e, soprattutto piantando i rumbim altrove, hanno spostato i propri antenati e <strong>la</strong> propria<br />

affiliazione ai gruppi che li ospitano nei loro territori.<br />

Quando il rumbim è sra<strong>di</strong>cato, molti maiali (32 sui 169 nell’evento descritto da Rappaport) sono<br />

macel<strong>la</strong>ti e <strong>di</strong>stribuiti tra gli alleati ed i parenti acquisiti appartenenti ad altri gruppi. Il festival<br />

continua <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> circa un anno. Il gruppo in questione ospita <strong>per</strong>io<strong>di</strong>camente gruppi<br />

confinanti amici, <strong>per</strong> danzare e <strong>di</strong>stribuire loro del cibo. Secondo Rappaport anche le danze hanno<br />

una funzione ecologica, funzionano da rito del corteggiamento ma soprattutto servono a <strong>di</strong>mostrare<br />

agli altri gruppi, potenziali alleati, <strong>la</strong> prestanza del proprio gruppo e promuovere <strong>la</strong> convenienza<br />

dell’alleanza.<br />

Rappapport nota che gli inviti alle danze sono fatti in<strong>di</strong>vidualmente ad amici, affini e parenti <strong>di</strong> altri<br />

gruppi, allo stesso modo in cui sono estesi gli inviti a lottare. Danzare e lottare <strong>per</strong> i Maring sono<br />

attività equivalenti: i riti che precedono le due attività sono simili, e si <strong>di</strong>ce che chi viene <strong>per</strong><br />

danzare viene anche <strong>per</strong> lottare. La consistenza <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> danzatori è quin<strong>di</strong> considerata una<br />

misura del contingente <strong>di</strong> guerrieri su cui un gruppo potrà contare nel prossimo conflitto.<br />

Dopo una nottata <strong>di</strong> danze i partecipanti possono barattare tra loro il sale, gli attrezzi <strong>di</strong> pietra e gli<br />

oggetti simbolici <strong>di</strong> pros<strong>per</strong>ità, quin<strong>di</strong> il kaiko, fornisce anche l’opportunità <strong>di</strong> far circo<strong>la</strong>re beni che<br />

scarseggiano. Il kaiko si conclude con un sacrificio in massa dei maiali adulti rimanenti, che sono<br />

<strong>di</strong>stribuiti tra i membri degli altri gruppi selezionati (parenti e alleati). Il festival osservato da<br />

Rappaport ha portato porzioni <strong>di</strong> carne <strong>di</strong> maiale a due o tremi<strong>la</strong> <strong>per</strong>sone appartenenti a 17 <strong>di</strong>versi<br />

gruppi locali. In occasione <strong>di</strong> questo festival ci sono anche state <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> beni parallele,<br />

legate alle trattative matrimoniali.<br />

Una volta concluso il festival kaiko il conflitto poteva riaprirsi, e questo normalmente accadeva, ma<br />

se <strong>la</strong> pace si manteneva <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo sufficientemente lungo da <strong>per</strong>mettere l’allevamento <strong>di</strong> una<br />

seconda mandria <strong>di</strong> maiali, si poteva organizzare un secondo festival. In teoria questo significava<br />

che i due gruppi che tra<strong>di</strong>zionalmente si lottavano avevano fatto pace.<br />

Secondo Rappaport questi cicli rituali hanno una serie <strong>di</strong> conseguenze <strong>di</strong> cui i Maring stessi non<br />

sono coscienti, e che servono a preservare l’equilibrio dell’ecosistema, mantenere re<strong>la</strong>zioni<br />

bi<strong>la</strong>nciate tra i gruppi vicini, ri<strong>di</strong>stribuire <strong>la</strong> terra in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, e <strong>di</strong>stribuire le<br />

risorse, inclusi i beni scarsi che sono barattati e le proteine animali.<br />

“I cicli rituali… hanno un ruolo importante nel rego<strong>la</strong>re le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> questi gruppi sia con i<br />

componenti non-umani del loro ambiente imme<strong>di</strong>ato che con i componenti umani del loro ambiente<br />

meno imme<strong>di</strong>ato” (Rappaport 1968: 182).<br />

La prospettiva ecologica sul<strong>la</strong> cultura è complessa, è stata utilizzata <strong>per</strong> fornire spiegazioni razionali<br />

a comportamenti e credenze che sembrano irrazionali: interpretazioni simili sono state usate anche<br />

<strong>per</strong> spiegare le credenze, comuni in Nuova Guinea e in Me<strong>la</strong>nesia generalmente, sui poteri<br />

contaminanti delle donne, inoltre sono serviti come spunto <strong>per</strong> il materialismo culturale <strong>di</strong> Marvin<br />

Harris, una teoria sulle trasformazioni socioculturali.<br />

Il problema con entrambe queste prospettive sta nell’assumere che gli esseri umani siano passivi nel<br />

loro rapporto con l’ambiente, e portino aggiustamenti ai propri sistemi rituali, al<strong>la</strong> propria<br />

economia, ed alle proprie credenze inconsciamente, in risposta alle pressioni ambientali che<br />

incontrano. Questa visione non è sostenibile, gli uomini e le donne, come abbiamo già visto nel<br />

caso delle Trobriand, organizzano il proprio <strong>la</strong>voro <strong>per</strong> raggiungere i propri scopi, definiti<br />

culturalmente.<br />

52


Il secondo problema <strong>di</strong> questo approccio è quello <strong>di</strong> considerare una cultura così com’è al momento<br />

in cui è osservata da un antropologo come un sistema in una situazione <strong>di</strong> equilibrio, sia interno che<br />

con l’ambiente, che con gli altri gruppi. Non è possibile determinare se <strong>la</strong> cultura in questione sia<br />

effettivamente o<strong>per</strong>ando efficientemente nel proprio ambiente con osservazioni sincroniche, solo<br />

con uno stu<strong>di</strong>o a lungo termine sarebbe possibile affermare, <strong>per</strong> esempio, che i gruppi Maring sono<br />

ecologicamente adattati al loro ambiente, e che le loro pratiche non li portino verso l’estinzione,<br />

come abbiamo visto <strong>per</strong> i Fore e i Marind Anim.<br />

Inoltre le trasformazioni nel mondo <strong>di</strong> tutte queste popo<strong>la</strong>zioni, anche le più remote, che sono<br />

avvenute nel corso degli ultimi cinquant’anni, rendono questo genere <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o in cui una cultura è<br />

considerata un microcosmo iso<strong>la</strong>to ed autosufficiente, già <strong>di</strong>fficile da sostenere in tempi precoloniali,<br />

obsoleto.<br />

Maring e Trobriand : Un’analisi comparativa nei termini dell’antropologia economica<br />

Negli anni 1970 fino al<strong>la</strong> fine dei 1980 vari antropologi (Terray, Meil<strong>la</strong>sseux, Sahlins, Godelier) si<br />

sono cimentati nell’ applicazione <strong>di</strong> termini analitici derivati dall’analisi economica marxista ai<br />

sistemi economici e politici delle società tribali. Questa analisi comparativa nei termini neo-marxisti<br />

ci <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> capire fino a che punto questi termini analitici, sviluppati <strong>per</strong> lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> società<br />

feudali e capitaliste, possono servire a spiegare il sistema delle società tribali.<br />

Anche I Maring sono organizzati in gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza che funzionano corporativamente nel<br />

gestire i <strong>di</strong>ritti al<strong>la</strong> terra. Nel caso dei Maring <strong>per</strong>ò <strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza è calco<strong>la</strong>ta in linea maschile.<br />

Inoltre nel caso dei Maring l’organizzazione del <strong>la</strong>voro agricolo non è su base comunitaria, ogni<br />

famiglia <strong>di</strong>sbosca, pulisce, prepara, pianta e poi raccoglie i frutti dei propri appezzamenti<br />

in<strong>di</strong>pendentemente dagli altri membri del vil<strong>la</strong>ggio o del c<strong>la</strong>n. Il prodotto principale <strong>per</strong> i Maring<br />

non è l’igname ma <strong>la</strong> patata dolce. A <strong>di</strong>fferenza degli ignami le patate dolci non possono essere<br />

conservate a lungo, e devono essere raccolte e ripiantate continuamente <strong>per</strong> assicurare una<br />

continuità nell’approvvigionamento. Eppure anche i Maring ne producono molte <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quante ne<br />

possano consumare, il surplus in questo caso non è immagazzinato o rega<strong>la</strong>to, ma usato <strong>per</strong> nutrire<br />

i maiali.<br />

Quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> i Maring il <strong>la</strong>voro ed il prodotto in eccesso alle loro necessità <strong>di</strong> mera sopravvivenza<br />

sono usati <strong>per</strong> allevare maiali che sono necessari <strong>per</strong> gli scambi e le feste, mentre alle Trobriand il<br />

surplus <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro è utilizzato <strong>di</strong>rettamente <strong>per</strong> produrre ignami da esibire e rega<strong>la</strong>re. In entrambi i<br />

casi <strong>la</strong> <strong>di</strong>visione del <strong>la</strong>voro agricolo è re<strong>la</strong>tivamente semplice, basata sulle <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> età e <strong>di</strong><br />

genere, in cui gli uomini assolvono ai compiti più faticosi che <strong>per</strong>ò sono spora<strong>di</strong>ci, mentre le donne<br />

seguono l’aspetto più continuativo e che prende più tempo del<strong>la</strong> cura degli appezzamenti. Una<br />

<strong>di</strong>fferenza tra <strong>la</strong> <strong>di</strong>visione del <strong>la</strong>voro tra i Maring ed i Trobriand è legato all’ambiente, che essendo<br />

più uniforme nelle High<strong>la</strong>nds <strong>per</strong>mette una minore specializzazione : tutte le comunità producono<br />

sia patate dolci che maiali, ed ognuno ha abilità simili. Alle Trobriand i <strong>di</strong>versi vil<strong>la</strong>ggi si sono<br />

specializzati nel<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> artefatti <strong>di</strong>versi, soprattutto <strong>di</strong> quelli che non sono <strong>di</strong> utilizzo<br />

quoti<strong>di</strong>ano, oltre al<strong>la</strong> specializzazione <strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong> pescatori o agricoli. In questo caso dunque, oltre<br />

allo scambio cerimoniale dei prodotti fiorisce anche il commercio.<br />

In entrambi i casi <strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei prodotti del <strong>la</strong>voro è organizzata in base ai sistemi <strong>di</strong><br />

parente<strong>la</strong> e matrimoniali. In assenza <strong>di</strong> istituzioni statali che regolino <strong>la</strong> produzione e <strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione del surplus, questi processi politici avvengono sia tra i Maring che tra i Trobriand,<br />

come in altre società tribali, nel contesto <strong>di</strong> strutture e <strong>di</strong> i<strong>di</strong>omi del<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> e del<strong>la</strong> comunità.<br />

Per quanto riguarda i mezzi <strong>di</strong> produzione, sia <strong>per</strong> le Trobriand che <strong>per</strong> le High<strong>la</strong>nds, <strong>la</strong> terra, gli<br />

attrezzi, i materiali da piantare, <strong>la</strong> conoscenza tecnica e magica, sono tutti <strong>di</strong> proprietà collettiva. La<br />

terra è <strong>di</strong> proprietà dei gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza. Sia gli attrezzi che il materiale da piantare, mentre<br />

sono nominalmente appartenenti ad in<strong>di</strong>vidui, sono in realtà control<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> famiglia che, <strong>per</strong> tutti i<br />

gruppi tribali, costituisce l’unità <strong>di</strong> produzione principale. La conoscenza magica specialistica è<br />

control<strong>la</strong>ta da un in<strong>di</strong>viduo, il mago, ma <strong>la</strong> sua non è una proprietà in<strong>di</strong>viduale; egli è considerato il<br />

custode del<strong>la</strong> conoscenza del gruppo ed è responsabile sia del suo uso che del<strong>la</strong> sua trasmissione<br />

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alle generazioni successive. Inoltre i riti magici minori sono conosciuti ed utilizzati a livello<br />

in<strong>di</strong>viduale da molte altre <strong>per</strong>sone nel<strong>la</strong> comunità. Quin<strong>di</strong> i mezzi <strong>di</strong> produzione sono generalmente<br />

accessibili a tutte le famiglie.<br />

In termini neo-marxisti, questo tipo <strong>di</strong> organizzazione è stato descritto con <strong>di</strong>versi termini, dal modo<br />

<strong>di</strong> produzione comunista primitivo (Hirst e Hindess 1975) a modo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> lignaggio<br />

(Terray 1972), a modo <strong>di</strong> produzione domestico (Sahlins 1972, Meil<strong>la</strong>sseux 1975) a modo <strong>di</strong><br />

produzione tribale e communalistico (Keesing 1981), ma a parte <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> una tipologia dei<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> produzione, progetto dal sospetto carattere evoluzionistico, il valore analitico <strong>di</strong> queste<br />

etichette è re<strong>la</strong>tivo. Se <strong>per</strong> alcuni scopi comparativi può essere utile considerare centinaia <strong>di</strong> sistemi<br />

tribali tra cui quelli dei Trobriand, dei Maring e degli Iban come appartenenti al<strong>la</strong> stessa categoria,<br />

<strong>per</strong> contrastarli agli Atzechi, i Maya o gli Inca, o alle culture conta<strong>di</strong>ne del Messico e del<strong>la</strong><br />

Tai<strong>la</strong>n<strong>di</strong>a, più spesso le domande poste dall’antropologia economica trovano risposte considerando<br />

le <strong>di</strong>fferenze tra i sistemi, <strong>per</strong> esempio, dei Trobriand e dei Maring, nel<strong>la</strong> comprensione dei<br />

meccanismo interni <strong>di</strong> ogni sistema.<br />

Però una domanda importante che è emersa dal <strong>di</strong>battito teorico neo-marxista si rivolge al tema<br />

dello sfruttamento nelle società tribali. In assenza <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong> c<strong>la</strong>sse, si può par<strong>la</strong>re <strong>di</strong><br />

sfruttamento? Questa questione è stata affrontata in termini <strong>di</strong> genere e <strong>di</strong> anzianità: gli uomini<br />

maring, che usano i maiali <strong>per</strong> ottenere potere e prestigio attraverso gli scambi cerimoniali,<br />

sfruttano il <strong>la</strong>voro delle donne che coltivano le patate dolci necessarie <strong>per</strong> allevare i maiali? I capi<br />

Trobriand, che control<strong>la</strong>no l’economia del prestigio, ed esercitano il loro potere control<strong>la</strong>ndo <strong>la</strong><br />

ri<strong>di</strong>stribuzione, sfruttano i loro seguaci, produttori degli ignami in eccedenza?<br />

Per rispondere a queste domande non si può considerare il mondo economico separatamente dalle<br />

istituzioni del<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, che organizzano i processi del<strong>la</strong> produzione e del<strong>la</strong> ri<strong>di</strong>stribuzione, né dai<br />

sistemi <strong>di</strong> credenze religiose e magiche, che attribuiscono legittimità al modo <strong>di</strong> produzione <strong>di</strong> una<br />

società e allo stesso tempo, <strong>per</strong> i membri <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> società, forniscono elementi cruciali <strong>per</strong> il<br />

successo del <strong>la</strong>voro degli umani. I sistemi economici, sociali, politici e religiosi formano un<br />

intreccio in<strong>di</strong>ssolubile nelle culture tribali. Godelier (1978) ha notato che in queste società dove le<br />

istituzioni del<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, del<strong>la</strong> politica e del<strong>la</strong> religione non sono separabili analiticamente, l’unica<br />

<strong>di</strong>stinzione che si può fare è quel<strong>la</strong> basata sulle funzioni. Se le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> parente<strong>la</strong> o i rituali<br />

religiosi servono ad organizzare <strong>la</strong> produzione o <strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> beni, allora si può <strong>di</strong>re che sono<br />

elementi del sistema economico del<strong>la</strong> società in questione. Secondo Godelier <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> in una<br />

società tribale assolve a funzioni oltre a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> mera riproduzione fisica del<strong>la</strong> forza <strong>la</strong>voro,<br />

come fa anche nelle società feudali e capitaliste, <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> è anche il sistema che organizza <strong>la</strong><br />

produzione e <strong>la</strong> ri<strong>di</strong>stribuzione dei beni. La domanda, allora <strong>di</strong>venta: <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> ha questo<br />

ruolo dominante nell’economia tribale? Per Godelier è necessario spiegare “come ‘è che <strong>la</strong><br />

parente<strong>la</strong> (o <strong>la</strong> religione) vengono ad assumere <strong>la</strong> funzione <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> produzione” (1978:766),<br />

e <strong>di</strong> dominare sopra le altre strutture. Nelle società tribali, rispetto a quelle capitalista, c’è poca<br />

accumu<strong>la</strong>zione dei prodotti del <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> generazioni precedenti, ci sono poche cose oltre a quelle<br />

che ogni famiglia è in grado <strong>di</strong> produrre <strong>per</strong> sé. La cosa più importante in queste società, dunque, è<br />

<strong>la</strong> forza <strong>la</strong>voro stessa, e da questo fatto deriva l’importanza economica delle istituzioni legate al<strong>la</strong><br />

parente<strong>la</strong>, alle alleanze matrimoniali ed al<strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza, tutte istituzioni che sono centrali nel<strong>la</strong><br />

riproduzione fisica del<strong>la</strong> forza <strong>la</strong>voro. E’ quin<strong>di</strong> necessario considerare le istituzioni delle società<br />

tribali non solo in termini delle loro espressioni simboliche, ma anche in termini <strong>di</strong> quello che fanno<br />

nell’organizzazione delle re<strong>la</strong>zioni tra umani e tra loro e l’ambiente.<br />

Il concetto <strong>di</strong> riproduzione sociale è quello che assicura <strong>la</strong> continuità <strong>di</strong> un sistema attraverso le<br />

generazioni. Nelle società tribali, in cui non ci sono c<strong>la</strong>ssi sociali, sono le donne ad assolvere <strong>la</strong><br />

maggior parte del <strong>la</strong>voro quoti<strong>di</strong>ano nei campi, inoltre gli uomini più anziani possono control<strong>la</strong>re il<br />

<strong>la</strong>voro <strong>di</strong> più mogli e degli uomini più giovani, attraverso il controllo degli oggetti <strong>di</strong> valore<br />

necessari <strong>per</strong> gli scambi legati ai matrimoni. Un’ideologia religiosa che definisce le donne come<br />

impure dal punto <strong>di</strong> vista rituale, e quin<strong>di</strong> le esclude dall’ambito religioso e politico le limita, come<br />

produttrici, al contesto domestico.<br />

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Tutti questi meccanismi servono a riprodurre il sistema delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> produzione da una<br />

generazione al<strong>la</strong> prossima. Stu<strong>di</strong>are questi processi nel lungo termine rive<strong>la</strong> anche come il <strong>la</strong>voro in<br />

eccesso rispetto al<strong>la</strong> produzione del cibo necessario <strong>per</strong> <strong>la</strong> sopravvivenza serva a sostenere questo<br />

sistema, cioè sia utile in termini del<strong>la</strong> riproduzione sociale. L’attenzione <strong>per</strong> <strong>la</strong> riproduzione <strong>di</strong> un<br />

sistema sociale comporta andare oltre <strong>la</strong> mera produzione dei prodotti. Dato che <strong>la</strong> produzione è un<br />

processo sociale implica una certa inter<strong>di</strong>pendenza tra produttori, che si palesa al livello del<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione e del consumo. D’altra parte, problematizzare <strong>la</strong> riproduzione sociale nel lungo<br />

termine, considerando <strong>la</strong> società come un processo nel tempo, ci fornisce i mezzi concettuali <strong>per</strong><br />

comprendere i cambiamenti progressivi da un sistema ad un altro, in quanto ogni sistema sociale<br />

contiene i semi del<strong>la</strong> propria trasformazione.<br />

Un altro aspetto da considerare è il limite del cosiddetto sistema <strong>di</strong> produzione. E’ vero che nel<strong>la</strong><br />

maggior parte delle società tribali il gruppo sociale che esegue il <strong>la</strong>voro produttivo quoti<strong>di</strong>ano è <strong>la</strong><br />

famiglia. Il gruppo familiare è in grado <strong>di</strong> compiere tutti i compiti necessari al<strong>la</strong> produzione, con <strong>la</strong><br />

possibile eccezione del<strong>la</strong> magia. Ma questa in<strong>di</strong>pendenza economica dei gruppi familiari viene<br />

imme<strong>di</strong>atamente meno quando si considerano i processi del<strong>la</strong> riproduzione sociale, del<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione: le famiglie sono necessariamente collegate tra <strong>di</strong> loro in un sistema più vasto, un<br />

sistema entro il quale si producono le famiglie attraverso l’istituzione del matrimonio, e in cui si<br />

viene a creare un flusso <strong>di</strong> beni. Il problema <strong>per</strong> l’etnografo allora <strong>di</strong>venta quello <strong>di</strong> delimitare il<br />

sistema sociale da analizzare. Per comprende l’organizzazione e i limiti spaziali <strong>di</strong> un sistema<br />

economico, è necessario considerare assieme ai processi produttivi, anche quelli del<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />

Agricoltura e trasformazione nelle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea<br />

In tutta <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia le attività legate al<strong>la</strong> coltivazione o al<strong>la</strong> gestione <strong>di</strong> piante e alberi <strong>per</strong> produrre<br />

cibo <strong>per</strong> gli esseri umani, sono <strong>di</strong> importanza notevole <strong>per</strong> i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> uomini e donne. In<br />

molte zone queste attività sono accompagnate da quelle legate al<strong>la</strong> pesca, al<strong>la</strong> caccia, al<strong>la</strong> raccolta <strong>di</strong><br />

frutti e bacche dal<strong>la</strong> foresta; soprattutto nel<strong>la</strong> foresta pluviale ad altitu<strong>di</strong>ni meno elevate l’agricoltura<br />

è meno importante, e c’è maggiore mobilità <strong>per</strong> seguire <strong>la</strong> selvaggina.<br />

Nelle High<strong>la</strong>nds <strong>la</strong> maggior densità <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> concomitante adozione del<strong>la</strong> patata dolce<br />

come alimento base, hanno determinato un’intensificazione dell’agricoltura e, almeno nelle aree più<br />

popo<strong>la</strong>te, una minore enfasi del<strong>la</strong> caccia, anche se i miti ne esaltano il ruolo nel<strong>la</strong> storia degli<br />

antenati delle popo<strong>la</strong>zioni attuali. La caccia e <strong>la</strong> raccolta <strong>di</strong> frutti e piante del<strong>la</strong> foresta, come le<br />

felci, conservano un ruolo importanza nell’immaginazione dei High<strong>la</strong>nders. Immagini del<strong>la</strong> foresta<br />

sono utilizzate nei loro incantesimi e si ritrovano nelle idee sugli spiriti del<strong>la</strong> fertilità, <strong>la</strong> cui<br />

benevolenza è considerata essenziale <strong>per</strong> <strong>la</strong> produttività dei loro orti. La foresta e l’appezzamento<br />

coltivato, <strong>per</strong> i High<strong>la</strong>nders, esistono in una re<strong>la</strong>zione simbiotica: nel<strong>la</strong> mitologia dei Duna, <strong>per</strong><br />

esempio si narra <strong>di</strong> un orto magicamente produttivo ricavato con l’aiuto degli spiriti in una parte<br />

segreta del<strong>la</strong> foresta.<br />

L’enorme varietà dei sistemi agricoli che si sono sviluppati nelle High<strong>la</strong>nds rende <strong>di</strong>fficile<br />

generalizzare. Questa <strong>di</strong>versità non si esprime solo in termini <strong>di</strong> re<strong>la</strong>tiva intensità <strong>di</strong> coltivazioni, ma<br />

anche in termini tecnici, come nei meto<strong>di</strong> usati <strong>per</strong> <strong>di</strong>ssodare <strong>la</strong> terra e costruire le recinzioni, e nelle<br />

varietà <strong>di</strong> piante coltivate.<br />

Molti antropologi hanno descritto i meto<strong>di</strong> utilizzati da <strong>di</strong>versi gruppi delle High<strong>la</strong>nds <strong>per</strong> coltivare<br />

<strong>la</strong> terra, in molti si evidenzia almeno parzialmente l’aspetto <strong>di</strong> adattamento ecologico all’ambiente.<br />

Edward Schieffelin (1975) ha descritto il modo in cui i Kaluli <strong>la</strong>sciano gli alberi tagliati al suolo <strong>per</strong><br />

piantare i loro orti tra i tronchi caduti, in questo modo impedendo l’erosione del terreno in una zona<br />

<strong>di</strong> terreni scoscesi. George Morren (1986), estendendo <strong>la</strong> <strong>di</strong>scussione teorica sull’orticoltura e <strong>la</strong><br />

caccia come mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> adattamento ambientale, ha descritto dettagliatamente le pratiche produttive<br />

dei Miyanmin dell’area Ok, una popo<strong>la</strong>zione in movimento.<br />

Nel suo libro Morren identifica come elemento cruciale nello sviluppo dell’intensificazione<br />

agrico<strong>la</strong>, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra i maiali e gli esseri umani. I Miyanmin cacciano i maiali selvatici ed allo<br />

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stesso tempo ne allevano delle piccole mandrie domestiche. Nelle aree con maggiore densità <strong>di</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione, le mandrie <strong>di</strong> maiali domestici aumentano, mentre <strong>di</strong>minuisce il numero <strong>di</strong> maiali<br />

selvatici <strong>per</strong> <strong>la</strong> caccia. In contrasto nel territorio Duna nel<strong>la</strong> val<strong>la</strong>ta Aluni, i maiali selvatici vivono<br />

nelle vaste praterie vicino al fiume Strick<strong>la</strong>nd, che non sono coltivabili, e che funzionano come<br />

delle riserve <strong>di</strong> caccia. Nel<strong>la</strong> stagione asciutta gli uomini dei vil<strong>la</strong>ggi sulle pen<strong>di</strong>ci delle montagne<br />

organizzano delle battute <strong>di</strong> caccia in cui bruciano l’erba secca del<strong>la</strong> prateria <strong>per</strong> cacciare i maiali.<br />

Allo stesso tempo allevano numerose mandrie <strong>di</strong> maiali domestici nei loro vil<strong>la</strong>ggi. Quin<strong>di</strong> i Duna<br />

praticano sia <strong>la</strong> caccia che l’allevamento che <strong>la</strong> coltivazione intensiva <strong>di</strong> patate dolci, necessaria <strong>per</strong><br />

nutrire i maiali domestici.<br />

I maiali, che siano selvatici o domestici, richiedono <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> recinzioni robuste intorno agli<br />

appezzamenti coltivati. Il resoconto <strong>di</strong> Peter Dwyer (1990) sulle attività cerimoniali degli Etoro<br />

del<strong>la</strong> zona dello Strick<strong>la</strong>nd-Bosavi, parte dal<strong>la</strong> constatazione che questi <strong>di</strong>cevano <strong>di</strong> dover<br />

organizzare una festa cerimoniale in cui avrebbero ucciso i loro maiali <strong>per</strong>ché gli animali avevano<br />

sfondato <strong>la</strong> recinzione <strong>di</strong> un appezzamento coltivato e mangiato tutte le piante, mentre <strong>la</strong> realtà era<br />

che gli stessi Etoro avevano fatto entrare i maiali nel recinto <strong>per</strong> ingrassarli prima del<strong>la</strong> festa. Una<br />

situazione analoga si è verificata a Pangia, nelle High<strong>la</strong>nds meri<strong>di</strong>onali quando gli organizzatori <strong>di</strong><br />

una festa <strong>di</strong>cevano <strong>di</strong> dover uccidere i maiali a causa del<strong>la</strong> carenza <strong>di</strong> patate dolci <strong>per</strong> nutrirli,<br />

mentre in realtà le patate dolci erano state utilizzate <strong>per</strong> ingrassare i maiali, ma allo stesso tempo un<br />

raccolto scarso significava che c’era una carenza <strong>di</strong> cibo <strong>per</strong> gli uomini e le loro famiglie.<br />

Da tutti questi stu<strong>di</strong> emerge che i maiali hanno un ruolo centrale sia nel<strong>la</strong> sussistenza che nel<strong>la</strong><br />

politica dei <strong>di</strong>versi gruppi delle High<strong>la</strong>nds, e probabilmente questa è una situazione che dura da<br />

molti anni prima dell’intervento coloniale.<br />

Molti antropologi hanno concentrato le proprie ricerche su quelle aree delle High<strong>la</strong>nds in cui <strong>la</strong><br />

densità del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione è maggiore, e più alto è il numero <strong>di</strong> maiali pro capita. Daryl Feil,<br />

sintetizzando i risultati <strong>di</strong> molti stu<strong>di</strong>, ha sviluppato uno schema sull’evoluzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong><br />

organizzazione politica basata sull’intensificazione e sull’importanza dei maiali negli scambi<br />

cerimoniali tra gruppi sociali (1987). In parte questo <strong>la</strong>voro è basato su quello in cui Watson (1977)<br />

sottolineava il ruolo dell’allevamento dei maiali nell’intensificarsi del<strong>la</strong> competizione <strong>per</strong> <strong>la</strong> terra, e<br />

quin<strong>di</strong> del<strong>la</strong> rivalità tra gruppi. Secondo Watson questi processi erano re<strong>la</strong>tivamente recenti,<br />

determinati dall’arrivo delle patate dolci su questi altipiani tre o quattromi<strong>la</strong> anni fa. Le ipotesi <strong>di</strong><br />

Watson sono state definitivamente smontate dal <strong>la</strong>voro condotto da Jack Golson e i suoi<br />

col<strong>la</strong>boratori sul sito archeologico <strong>di</strong> Kuk, nel<strong>la</strong> valle del Wahgi nelle Western High<strong>la</strong>nds.<br />

Gli scavi che Golson ha cominciato negli anni ’70 e continuano tuttora, <strong>di</strong>mostrano che nel<strong>la</strong> zona<br />

paludosa <strong>di</strong> Kuk esisteva un’importante attività agrico<strong>la</strong> a partire da 6000, forse anche 9000 anni fa:<br />

le date più remote sono ancora soggette a verifiche. Gli scavi <strong>di</strong> Kuk, comunque hanno evidenziato<br />

che <strong>per</strong> migliaia <strong>di</strong> anni gli uomini che vivevano su questi altipiani hanno investito molta energia<br />

nel <strong>la</strong>voro agricolo, <strong>per</strong> esempio costruendo e poi mantenendo in o<strong>per</strong>azione un sistema <strong>di</strong> canali <strong>di</strong><br />

drenaggio <strong>per</strong> control<strong>la</strong>re le acque delle palu<strong>di</strong>. Questa sco<strong>per</strong>ta è molto importante, e il sito <strong>di</strong> Kuk<br />

è considerato uno dei più interessanti e importanti al mondo tra gli archeologi egli stu<strong>di</strong>osi del<strong>la</strong><br />

preistoria (Golson, 1982).<br />

Le ricerche condotte a Kuk hanno contribuito ai termini del<strong>la</strong> questione riguardo ai prodotti coltivati<br />

prima dell’arrivo del<strong>la</strong> patata dolce, oltre che a quando sia arrivata; alcuni dati suggeriscono che in<br />

realtà le patate dolci fossero già coltivate nelle High<strong>la</strong>nds qualche centinaio <strong>di</strong> anni prima del<strong>la</strong> data<br />

finora citata (400 anni fa). La risposta più p<strong>la</strong>usibile al<strong>la</strong> questione su cosa si coltivasse prima del<strong>la</strong><br />

patata dolce è il taro Colocasia, oltre che <strong>la</strong> canna da zucchero, le banane e <strong>di</strong>verse verdure locali.<br />

In altre parti del Pacifico, in zone dove <strong>la</strong> patata dolce non è predominante, il taro ha un posto<br />

d’onore <strong>di</strong> coltura antica e stimata, <strong>la</strong> cui coltivazione è spesso accompagnata da riti e formule<br />

magiche ancestrali. Lo stesso vale <strong>per</strong> gli ignami (Dioscorea). E’ interessare notare che nel<strong>la</strong> zona<br />

<strong>di</strong> Hagen, dove si trova Kuk, nel territorio dei Kawelka, <strong>la</strong> canna da zucchero e le banane sono<br />

prodotti che tra<strong>di</strong>zionalmente devono essere offerti da un uomo ai suoi ospiti. Invece le donne<br />

tendono ad essere responsabili <strong>per</strong> il taro, gli ignami, le verdure ver<strong>di</strong>, e le patate dolci. Questo<br />

56


suggerisce, secondo Strathern e Stewart, che esistesse una precedente <strong>di</strong>visione <strong>di</strong> genere riguardo<br />

ai prodotti coltivati, e che <strong>la</strong> patata dolce sia stata aggiunta al<strong>la</strong> preesistente sfera femminile.<br />

Watson (1965) ha suggerito che prima del<strong>la</strong> patata dolce l’alimento base nelle High<strong>la</strong>nds fosse un<br />

altro prodotto, <strong>la</strong> Pueraria lobata, una ra<strong>di</strong>ce con un tubero che si sviluppa lentamente ma<br />

raggiunge gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni. Questa ipotesi è caduta in <strong>di</strong>sfavore con l’affermarsi dell’ipotesi che il<br />

taro era probabilmente il prodotto favorito <strong>per</strong> l’agricoltura in zone paludose. E’ ancora irrisolta <strong>la</strong><br />

questione riguardo all’età dell’agricoltura in altre zone delle High<strong>la</strong>nds, come <strong>per</strong> esempio in altre<br />

zone paludose simili a Kuk, come il <strong>la</strong>go Kopiago, nell’area dei Duna o <strong>la</strong> valle del Baliem, tra i<br />

Dani.<br />

Il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> Golson ha posto l’accento non solo sull’uso <strong>di</strong> fossati <strong>per</strong> rego<strong>la</strong>re l’acqua delle palu<strong>di</strong>,<br />

ma anche sui meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>la</strong>vorazione del<strong>la</strong> terra. Brookfield e Hart (1971) hanno compi<strong>la</strong>to uno<br />

stu<strong>di</strong>o comparativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi aspetti tecnici dell’agricoltura praticata in 44 località <strong>di</strong>verse. Gli<br />

autori hanno or<strong>di</strong>nato queste località da sistemi a bassa intensità a quelli <strong>di</strong> agricoltura più intensiva.<br />

Molte località delle High<strong>la</strong>nds, come Chimbu, Enga e Dani, sono c<strong>la</strong>ssificate tra quelle ad<br />

agricoltura intensiva. Lo stu<strong>di</strong>o fornisce anche un lista <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> coltivazione, con 14 variabili,<br />

dall’uso del fuoco o del<strong>la</strong> cenere, al <strong>di</strong>ssodamento e compostaggio, al controllo del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura del<br />

terreno durante il <strong>per</strong>iodo in cui è incolto, tramite <strong>per</strong> esempio, il piantare delle specie partico<strong>la</strong>ri <strong>di</strong><br />

alberi. Inoltre gli autori <strong>di</strong>stinguono tre tecniche <strong>di</strong> base <strong>per</strong> preparare il terreno: aratura completa,<br />

fossati a griglia, e <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> monticelli <strong>di</strong> terra. Nel<strong>la</strong> tecnica dell’aratura completa il terreno è<br />

<strong>di</strong>ssodato con dei bastoni appuntiti e <strong>di</strong>sposto in lettiere con piccoli canali <strong>per</strong> far scorrere l’acqua, o<br />

in monticelli. Questo modello è quello trovato nelle Eastern High<strong>la</strong>nds. Nelle zone <strong>di</strong> Pangia e dei<br />

Duna si vedono spesso campi in cui sono stati scavati dei fossi <strong>di</strong> drenaggio e <strong>la</strong> terra brevemente<br />

rivoltata prima <strong>di</strong> piantare patate dolci. Dopo qualche tempo questi appezzamenti sono arati più a<br />

fondo <strong>per</strong> preparare dei monticelli <strong>di</strong> terra. Questi raccolgono <strong>la</strong> terra <strong>di</strong> su<strong>per</strong>ficie dell’area<br />

circostante, e sono concimati al centro col composto. Questa è <strong>la</strong> tecnica dei monticelli nello<br />

schema <strong>di</strong> Brookfield e Hart , ed è molto usata nelle Southern high<strong>la</strong>nds e nel<strong>la</strong> provincia Enga.<br />

C<strong>la</strong>ssicamente è associata alle zone <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne elevata, ma si trova in molte altre località a <strong>di</strong>verse<br />

altitu<strong>di</strong>ni. Il terzo metodo, quello dei fossati a griglia, è utilizzato prevalentemente nel<strong>la</strong> Wahgi<br />

Valley e in tutto il territorio Chimbu. E’ associato con un drenaggio efficiente del<strong>la</strong> terra e con <strong>la</strong><br />

creazione <strong>di</strong> uno strato <strong>di</strong> terra fertile <strong>per</strong> le lettiere utilizzando lo strato su<strong>per</strong>ficiale del<strong>la</strong> terra<br />

rimossa dai fossati. Si ipotizza che questa tecnica si sia <strong>di</strong>ffusa in altre aree dalle zone coltivate<br />

delle palu<strong>di</strong> del<strong>la</strong> valle del Wahgi.<br />

Sia <strong>la</strong> tecnica dei fossati a griglia che quel<strong>la</strong> dei monticelli sono utilizzati oggi <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione<br />

delle patate dolci. Gli appezzamenti <strong>di</strong> taro tendono ad essere coltivati <strong>di</strong>versamente, con fossati<br />

sufficienti a far drenar l’acqua, ma anche tecniche <strong>per</strong> far arrivare molta acqua alle piante, questo<br />

suggerisce che le tecniche legate al<strong>la</strong> patata dolce, i fossati a griglia ed i monticelli, siano state<br />

acquisite più recentemente. Questa ipotesi è confermata dal<strong>la</strong> tendenza generale <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre gli<br />

appezzamenti in zone coltivate esclusivamente a patate dolci, ed altre in cui sono coltivati i taro<br />

mischiati ad altri tuberi e verdure. Michael Bourke e David Lea (1982), scrivendo del<strong>la</strong> zona degli<br />

Enga, <strong>di</strong>stinguono tra appezzamenti misti <strong>per</strong> alimenti base, appezzamenti misti supplementari, e<br />

appezzamenti <strong>di</strong> taro. Queste categorie riflettono una probabile evoluzione <strong>di</strong> tipologia <strong>di</strong> orticoltura<br />

nel<strong>la</strong> regione. Gli appezzamenti <strong>di</strong> alimenti <strong>di</strong> base misti rappresentano probabilmente lo stile<br />

originario dell’agricoltura praticata in con<strong>di</strong>zioni non intensive. Gli appezzamenti supplementari<br />

misti sono probabilmente stati sviluppati nelle aree <strong>di</strong> agricoltura intensiva in luogo degli<br />

appezzamenti originari. Gli appezzamenti <strong>di</strong> monocolture <strong>di</strong> taro e <strong>di</strong> patate dolci rappresentano<br />

forme rispettivamente antiche e nuove <strong>di</strong> orticoltura intensiva. Questi stu<strong>di</strong> delle tecniche agricole<br />

del presente ci possono suggerire in<strong>di</strong>zi sulle tecniche e sui raccolti del passato, e sottolineano,<br />

ancora una volta che le culture delle Higha<strong>la</strong>nds sono sempre state, anche in assenza <strong>di</strong> contatto col<br />

mondo occidentale, culture in evoluzione.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> sulle tecniche agricole possono sembrare poco interessanti, rispetto ad altri<br />

argomenti trattati dagli antropologi, ma non dobbiamo <strong>di</strong>menticare che <strong>per</strong> i Me<strong>la</strong>nesiani<br />

57


l’orticoltura non è solo il principale mezzo <strong>di</strong> sostentamento, ma anche il centro del<strong>la</strong> loro vita<br />

sociale, rituale ed economica. Inoltre queste analisi <strong>di</strong> trasformazioni tecnologiche legate<br />

all’orticoltura sono rilevanti <strong>per</strong> il presente ed il futuro dei Me<strong>la</strong>nesiani.<br />

Fin dagli anni 1950 sono stati introdotti in tutte le High<strong>la</strong>nds prodotti agricoli destinati al mercato, e<br />

vaste su<strong>per</strong>fici <strong>di</strong> terra sono state alienate dai proprietari tra<strong>di</strong>zionali <strong>per</strong> essere convertite in<br />

piantagioni <strong>di</strong> tè e caffè, o destinate ad allevamenti <strong>di</strong> bovini. Queste imprese <strong>di</strong> proporzioni<br />

notevoli in origine erano gestite da stranieri, soprattutto australiani. Più recentemente sono state<br />

prese in gestione da gruppi <strong>di</strong> proprietari terrieri in<strong>di</strong>geni e da agenzie governative. Ma <strong>la</strong> nuova<br />

economia non è limitata a queste piantagioni <strong>di</strong> vasta sca<strong>la</strong>, con i loro bisogni <strong>di</strong> capitali, forza<br />

<strong>la</strong>voro, impianti <strong>di</strong> essiccazione e imbal<strong>la</strong>ggio, e numerosi veicoli a motore. L’agricoltura <strong>di</strong><br />

mercato si è <strong>di</strong>ffusa in tutti i vil<strong>la</strong>ggi accessibili ai veicoli, tramite numerose coltivazioni <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>mensioni ridotte. Il caffè è entrato a far parte del<strong>la</strong> vita dei High<strong>la</strong>nders nei vil<strong>la</strong>ggi. Il denaro che<br />

produce è utilizzato in vari mo<strong>di</strong>: negli scambi locali, <strong>per</strong> i pagamenti <strong>per</strong> risarcire l’uccisione <strong>di</strong><br />

una <strong>per</strong>sona, <strong>per</strong> costruire case moderne, spesi nel consumo <strong>di</strong> alcol o <strong>per</strong> acquistare veicoli a<br />

motore.<br />

La coltivazione del caffè non è senza conseguenze nell’ecologia e nel<strong>la</strong> vita sociale <strong>di</strong> queste zone.<br />

In primo luogo, le <strong>per</strong>sone si abituano a <strong>di</strong>pendere dall’economia <strong>di</strong> mercato in genere. Le comunità<br />

rurali sono sconvolte dal comportamento degli ubriachi nel <strong>per</strong>iodo del raccolto del caffè. I furti <strong>di</strong><br />

bacche <strong>di</strong> caffè portano ulteriori conflitti e <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni. Nel lungo termine le conseguenze sono più<br />

importanti: sempre più terra viene convertita al<strong>la</strong> coltivazione <strong>di</strong> alberi semi-<strong>per</strong>manenti, si riduce <strong>la</strong><br />

terra <strong>di</strong>sponibile <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione <strong>di</strong> una varietà <strong>di</strong> prodotti vegetali nutrienti. Inoltre <strong>la</strong> flessibilità<br />

nell’attribuzione dei <strong>di</strong>ritti a coltivare <strong>la</strong> terra è ridotta, questo porta a scarsità <strong>di</strong> terra e <strong>di</strong>spute, e <strong>la</strong><br />

gente <strong>di</strong>pende sempre più dagli alimenti acquistati nei negozi. Questi risultati cominciano a<br />

mostrare i propri effetti, <strong>per</strong> esempio il sito archeologico <strong>di</strong> Kuk, centro degli stu<strong>di</strong> del gruppo <strong>di</strong><br />

Jack Golson, ora è <strong>di</strong>ventato il centro <strong>di</strong> una complicata situazione legale, sociale, culturale e<br />

politica, in quanto i proprietari tra<strong>di</strong>zionali del<strong>la</strong> terra Kawelka, hanno chiesto che <strong>la</strong> terra sia<br />

restituita a loro <strong>per</strong> espandere le piantagioni <strong>di</strong> caffè. Questa contesa ha portato ad una <strong>di</strong>scussione<br />

più generale sulle possibili conseguenze del<strong>la</strong> crescente domanda <strong>di</strong> terra <strong>per</strong> le piantagioni <strong>di</strong> caffè<br />

da un <strong>la</strong>to e l’interesse nazionale e provinciale <strong>per</strong> aree <strong>di</strong> interesse culturale e patrimonio nazionale.<br />

Negli anni dell’introduzione del caffè Ben Finney fece una ricerca sugli emergenti impren<strong>di</strong>tori del<br />

caffè nell’area <strong>di</strong> Goroka nelle Eastern High<strong>la</strong>nds (1973). Le sue conclusioni al tempo erano<br />

ottimiste <strong>per</strong> il futuro del<strong>la</strong> zona. Vedeva i Big-men locali che entravano con entusiasmo<br />

nell’economia <strong>di</strong> mercato come i portatori <strong>di</strong> un nuovo or<strong>di</strong>ne, e considerava che le culture delle<br />

High<strong>la</strong>nds, con <strong>la</strong> loro enfasi sul<strong>la</strong> competizione, fossero in qualche modo pre-adattate alle<br />

trasformazioni che sarebbero seguite al<strong>la</strong> loro entrata nell’economia <strong>di</strong> mercato. Queste ipotesi <strong>di</strong><br />

Finney vanno collocate in un <strong>di</strong>battito più generale sul concetto del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona in Nuova Guinea:<br />

alcuni antropologi evidenziano l’aspetto in<strong>di</strong>viduale, altri quello collettivo o re<strong>la</strong>zionale, del<br />

concetto <strong>di</strong> sé che hanno le <strong>per</strong>sone. Per poter comprendere le complessità delle trasformazioni è<br />

necessario, in realtà considerare entrambi gli aspetti. Gli impren<strong>di</strong>tori stu<strong>di</strong>ati da Finney incorsero<br />

in problemi <strong>di</strong>versi negli anni successivi al<strong>la</strong> sua valutazione ottimista: i membri dei loro gruppi si<br />

trovarono svantaggiati in confronto ai loro leader, e una serie <strong>di</strong> problemi generati dalle<br />

trasformazioni sociali sfociarono in lotte tra gruppi rivali. Come vedremo più avanti il potere ed il<br />

prestigio dei big-man sono fondati sul<strong>la</strong> loro abilità <strong>di</strong> <strong>per</strong>suadere le <strong>per</strong>sone a <strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> loro,<br />

abilità necessaria ad un impren<strong>di</strong>tore nell’economia <strong>di</strong> mercato, ma è espressa dal<strong>la</strong> generosità con<br />

cui il leader <strong>di</strong>stribuisce ad altri i prodotti <strong>di</strong> questo <strong>la</strong>voro collettivo da lui organizzato, con<strong>di</strong>zione<br />

che non può essere pienamente riprodotta se un’impresa commerciale deve funzionare nel lungo<br />

termine. Inoltre, ancora una volta è <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> proprietà e dei <strong>di</strong>ritti sul<strong>la</strong> terra e sui suoi<br />

prodotti ad emergere come un punto problematico.<br />

58


Me<strong>di</strong>cina e trasformazione nelle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea<br />

Le ma<strong>la</strong>ttie e <strong>la</strong> loro cura avevano un ruolo prominente nelle pratiche e nelle credenze in<strong>di</strong>gene<br />

del<strong>la</strong> Nuova Guinea, qualsiasi acca<strong>di</strong>mento negativo al corpo era attribuito, se non agli effetti del<strong>la</strong><br />

stregoneria e del<strong>la</strong> magia nera, alle azioni degli spiriti.<br />

I sistemi <strong>di</strong> cura in<strong>di</strong>geni <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parte rientrano nel<strong>la</strong> categoria definita dagli antropologi<br />

me<strong>di</strong>ci come ‘ me<strong>di</strong>cina <strong>per</strong>sonalitica’ in cui <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia è considerata essere il risultato <strong>di</strong> agenti<br />

intenzionali, umani o spiriti. La ma<strong>la</strong>ttia era ugualmente legata al<strong>la</strong> politica ed al<strong>la</strong> moralità, in<br />

quanto si credeva che gli attacchi degli agenti ostili fossero dovuti a motivazioni politiche, o ad un<br />

desiderio <strong>di</strong> punire o ven<strong>di</strong>carsi del<strong>la</strong> vittima. Le formule magiche e le azioni rituali praticate <strong>per</strong><br />

curare un ma<strong>la</strong>to, tra cui il sacrificio <strong>di</strong> maiali, avevano lo scopo <strong>di</strong> cambiare il rapporto con gli<br />

spiriti che avevano causato <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, riportandolo ad uno stato <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong> supporto.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> sistema <strong>per</strong>sonalistico è ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>verso dai principi del<strong>la</strong> biome<strong>di</strong>cina<br />

occidentale che è stata introdotta nelle High<strong>la</strong>nds a partire dal 1930, con maggior enfasi negli anni<br />

precedenti e subito successivi all’ottenimento dell’in<strong>di</strong>pendenza del<strong>la</strong> Papua New Guinea nel 1975.<br />

Nonostante <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> principi basici, generale i High<strong>la</strong>nders in generale si sono convinti<br />

rapidamente dell’ utilità del<strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina occidentale, quando si sono resi conto del<strong>la</strong> sua efficacia<br />

contro <strong>di</strong>sturbi che li affliggevano, come <strong>la</strong> framboesia, le ferite, i morsi, le punture <strong>di</strong> insetti, febbri<br />

e dolori <strong>di</strong> stomaco. Accettarono e richiedevano me<strong>di</strong>cine esattamente come avevano accettato e<br />

richiesto gli attrezzi <strong>di</strong> acciaio che gli occidentali avevano portato con se <strong>per</strong> barattare e che erano<br />

evidentemente vantaggiosi rispetto agli attrezzi in<strong>di</strong>geni <strong>di</strong> legno e pietra.<br />

Poteva sembrare, quin<strong>di</strong>, che <strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina occidentale venisse rapidamente a rimpiazzare<br />

completamente tutte le pratiche e le credenze in<strong>di</strong>gene nel<strong>la</strong> sfera del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia e delle cure. Questo<br />

non è successo. Come in altre sfere culturali, quelle del<strong>la</strong> politica e dell’economia, l’interesse dei<br />

High<strong>la</strong>nders <strong>per</strong> le spiegazioni profonde e <strong>per</strong> le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> causa ed effetto, intrecciato con <strong>la</strong> loro<br />

visione socio-cosmica del mondo, hanno giocato a sfavore <strong>di</strong> una semplice sostituzione <strong>di</strong> un<br />

sistema <strong>per</strong> un altro. Il motivo è che <strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina bio-me<strong>di</strong>ca non offre nessuna spiegazione morale<br />

<strong>per</strong> le ma<strong>la</strong>ttie, se non in termini <strong>di</strong> igiene sociale, mentre i High<strong>la</strong>nders continuano a ricercare le<br />

ragioni dei propri ma<strong>la</strong>nni nel<strong>la</strong> sfera religiosa, anche questa soggetta a molte trasformazioni.<br />

In alcuni casi è Dio ad essere citato come <strong>la</strong> causa <strong>di</strong> una ma<strong>la</strong>ttia, e sono prescritte azioni rituali<br />

con lo scopo <strong>di</strong> restaurare una corretta re<strong>la</strong>zione con lui. In altri casi vengono implicati, più o meno<br />

esplicitamente, gli spiriti dei morti o quelli insiti nell’ambiente, e si praticano dei sacrifici <strong>per</strong><br />

p<strong>la</strong>carli. Si tengono riunioni dei parenti <strong>di</strong> una <strong>per</strong>sona amma<strong>la</strong>ta <strong>per</strong> cercare <strong>di</strong> capire quale<br />

infrazione abbia commesso <strong>per</strong> venire punito tramite <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia.<br />

Questo non vuole <strong>di</strong>re che <strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina occidentale sia ignorata. Gli in<strong>di</strong>vidui si sforzano <strong>per</strong><br />

accedere alle possibilità offerte dal<strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina bio-me<strong>di</strong>ca, ma spesso sono scoraggiati da molti<br />

fattori, come <strong>la</strong> <strong>di</strong>stanza ed il costo che comporta una visita al più vicino centro urbano,<br />

l’affol<strong>la</strong>mento e <strong>la</strong> paura <strong>di</strong> venire contaminati all’interno dello stesso ospedale, e il prezzo delle<br />

me<strong>di</strong>cine prescritte, da acquistare in farmacia. Eppure i High<strong>la</strong>nders provano a far uso del<strong>la</strong><br />

me<strong>di</strong>cina occidentale, così come recitano preghiere cristiani, fanno sacrifici agli spiriti, e cercano <strong>di</strong><br />

farsi <strong>di</strong>agnosticare gli attacchi degli stregoni: una situazione c<strong>la</strong>ssificata nel<strong>la</strong> letteratura<br />

specialistica come pluralismo me<strong>di</strong>co, l’uso cosciente <strong>di</strong> più <strong>di</strong> un metodo <strong>per</strong> cercare <strong>di</strong> combattere<br />

<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Il pluralismo me<strong>di</strong>co è spesso associato a popo<strong>la</strong>zioni in cui situazioni <strong>di</strong> ineguaglianza<br />

<strong>di</strong> c<strong>la</strong>sse precludono ad alcune categorie <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone l’accesso al<strong>la</strong> bio-me<strong>di</strong>cina. Anche se è vero<br />

che considerazioni economiche possono rendere più <strong>di</strong>fficile l’accesso al<strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina occidentale <strong>per</strong><br />

alcuni High<strong>la</strong>nders, <strong>la</strong> situazione qui è più legata al fatto che <strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina occidentale non sod<strong>di</strong>sfa<br />

alcuni bisogni <strong>per</strong>cepiti dagli in<strong>di</strong>geni in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. In alcune situazioni, come le le<br />

morti che <strong>per</strong> i Duna erano legati a episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> stregoneria, né le preghiere cristiane né <strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina<br />

bio-me<strong>di</strong>ca sono considerati efficaci, ci sono stati tentativi <strong>di</strong> ritornare ai meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>vinazione<br />

tra<strong>di</strong>zionale, o <strong>di</strong> sviluppare forme ibride <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ti rituali, che possano includere nel loro bagaglio<br />

sia le idee in<strong>di</strong>gene che quelle introdotte dal cristianesimo.<br />

59


Fino a questo momento queste forme <strong>di</strong> adattamento si sono sviluppate senza che il mondo biome<strong>di</strong>co<br />

in generale ne abbia preso coscienza. E nonostante ci siano tentativi e programmi <strong>per</strong> lo<br />

stu<strong>di</strong>o del<strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina tra<strong>di</strong>zionale <strong>per</strong> identificare e stu<strong>di</strong>are le piante me<strong>di</strong>cinali in<strong>di</strong>gene, ci sono<br />

stati pochissimi tentativi <strong>di</strong> integrare l’approccio bio-me<strong>di</strong>co con gli strumenti culturali in<strong>di</strong>geni <strong>di</strong><br />

combattere <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, in tutti i suoi aspetti.<br />

Le preghiere ed i rituali cristiani sono stati incorporati dagli in<strong>di</strong>geni <strong>per</strong> sod<strong>di</strong>sfare questo bisogno<br />

<strong>di</strong> risolvere il problema morale del ma<strong>la</strong>to, ma rimangono comunque delle aree sco<strong>per</strong>te. Per<br />

esempio riguardo al sacrificio dei maiali o il pagamento <strong>per</strong> compensare qualcuno vittima delle<br />

infrazioni del ma<strong>la</strong>to, oppure le pratiche legate al<strong>la</strong> rimozione del ‘sangue cattivo’, che a Mount<br />

Hagen si faceva applicando un pezzetto <strong>di</strong> canna da zucchero al<strong>la</strong> pelle e succhiando<strong>la</strong> attraverso <strong>la</strong><br />

canna.<br />

I risultati <strong>di</strong> questa situazione pluralistica è dunque un compromesso scomodo, <strong>la</strong> convivenza <strong>di</strong><br />

pratiche e idee molto <strong>di</strong>verse, accomunate solo dal fatto che tutte si occupano <strong>di</strong> corpi sofferenti.<br />

Gilbert Lewis (2000) ha scritto una monografia in cui si vede <strong>la</strong> pluralità me<strong>di</strong>ca applicata al caso<br />

specifico <strong>di</strong> un uomo ma<strong>la</strong>to. Lewis descrive i tentativi da parte dei parenti e dei membri del<br />

vil<strong>la</strong>ggio del ma<strong>la</strong>to, <strong>di</strong> sconfiggere <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia, utilizzando tutti i mezzi a loro <strong>di</strong>sposizione, incluso<br />

un viaggio al centro <strong>di</strong> assistenza me<strong>di</strong>ca, le preghiere e l’organizzazione <strong>di</strong> rituali <strong>di</strong> riparazione<br />

che coinvolsero l’intero vil<strong>la</strong>ggio nel<strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> un recinto sacro e <strong>di</strong> una maschera, e in<br />

ripetute danze nel tentativo <strong>di</strong> p<strong>la</strong>care lo spirito ritenuto responsabile <strong>per</strong> <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Nel<strong>la</strong><br />

monografia vengono evidenziati sia i processi decisionali coinvolti quando si tratta <strong>di</strong> decidere<br />

quale strada terapeutica intraprendere, che quelli che intervengono in caso <strong>di</strong> fallimento del<strong>la</strong> cura,<br />

<strong>per</strong> darsi una ragione o una spiegazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> morte <strong>di</strong> un uomo. Quello che risalta dal libro <strong>di</strong><br />

Lewis, che è frutto <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro sul campo nel Sepik ma che pone interrogativi vali<strong>di</strong> generalmente <strong>per</strong><br />

tutta <strong>la</strong> Nuova Guinea, è come l’es<strong>per</strong>ienza in<strong>di</strong>viduale e l’interpretazione culturale del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia,<br />

così come il processo curativo, siano tutti integrati nel<strong>la</strong> vita sociale del<strong>la</strong> comunità. Ed è questo<br />

elemento che <strong>per</strong>dura nonostante l’introduzione <strong>di</strong> sistemi me<strong>di</strong>ci alternativi. Non sono certo i<br />

Me<strong>la</strong>nesiani ad escludere <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> fare uso <strong>di</strong> un tipo me<strong>di</strong>cina in favore <strong>di</strong> un altro, sono le<br />

nostre categorie occidentali: magia-scienza-religione a farci supporre che queste metodologie siano<br />

mutuamente esclusive.<br />

I High<strong>la</strong>nders desiderano e richiedono un’assistenza bio-me<strong>di</strong>ca migliore, soprattutto nelle stazioni<br />

<strong>di</strong> assistenza me<strong>di</strong>ca rurali in zone remote e lontane dai centri urbani, come tra i Duna dell’Aluni<br />

Valley. Anche qui, <strong>per</strong>ò gli in<strong>di</strong>geni si chiedono come questa nuova me<strong>di</strong>cina possa gestire gli<br />

attacchi degli stregoni, e le cause sottostanti. Inoltre, avendo constatato che il governo non è in<br />

grado <strong>di</strong> portate un’assistenza me<strong>di</strong>ca adeguata ai loro vil<strong>la</strong>ggi remoti, si sono rivolti a delle fonti<br />

alternative, in questo caso ad una compagnia mineraria che o<strong>per</strong>a nelle vicinanze, <strong>la</strong> Porgera Joint<br />

Venture Mining Company, che nel 1999 ha a<strong>per</strong>to un centro <strong>di</strong> assistenza me<strong>di</strong>ca ad Aluni. Dal<br />

punto <strong>di</strong> vista dei Duna, come <strong>di</strong> tutti i Me<strong>la</strong>nesiani, <strong>la</strong> cosa più importante è <strong>di</strong> trovare un sistema<br />

me<strong>di</strong>co che sia efficace <strong>per</strong> loro, sia fisicamente che socialmente. In questo rispetto rimane ancora<br />

molto da fare <strong>per</strong> portare assistenza me<strong>di</strong>ca efficace, soprattutto nelle zone rurali remote.<br />

60


Guerra, scambi cerimoniali, re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere e<br />

forme <strong>di</strong> leadership nelle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova<br />

Guinea e oltre<br />

Tutti questi sono temi hanno esercitato molto interesse tra gli antropologi, in partico<strong>la</strong>re in<br />

riferimento alle società delle High<strong>la</strong>nds. Data <strong>la</strong> varietà <strong>di</strong> pratiche e <strong>di</strong> idee che si incontrano, anche<br />

solo nelle High<strong>la</strong>nds, sarebbe impossibile e poco utile generalizzare. Quello che intendo fare è<br />

estrapo<strong>la</strong>re dall’etnografia delle High<strong>la</strong>nds alcuni dei temi e delle questioni più interessanti e<br />

analizzarli in una prospettiva comparativa che comprenda altre culture del<strong>la</strong> Nuova Guinea e del<strong>la</strong><br />

Me<strong>la</strong>nesia. Dato che <strong>per</strong> molti anni <strong>la</strong> ricerca antropologica si è concentrata nelle High<strong>la</strong>nds, molte<br />

delle tipologie c<strong>la</strong>ssiche derivano da etnografie scritte su popo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> questa regione. Infatti,<br />

come ho già osservato in precedenza, le High<strong>la</strong>nds <strong>per</strong> un certo <strong>per</strong>iodo erano considerate come il<br />

cuore del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia autentica, e tutte le culture <strong>di</strong> altre aree del<strong>la</strong> Nuova Guinea e del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia<br />

venivano confrontate con queste società prototipiche, come a validarne, <strong>per</strong> assurdo, <strong>la</strong><br />

“me<strong>la</strong>nesità”.<br />

Così come non si può fissare una società nel tempo, non si può fissare un tratto culturale in un<br />

luogo. Sia le etichette che noi <strong>di</strong>amo a pratiche e credenze, che i confini che <strong>di</strong>segniamo tra una<br />

zona e l’altra, una nazione e l’altra, una regione e l’altra, sono solo strumenti concettuali che ci<br />

aiutano a pensare analiticamente e comparativamente, non dobbiamo mai accre<strong>di</strong>tarli con uno status<br />

<strong>di</strong> verità, reificare le nostre categorie analitiche. Prima delle etichette, dei termini antropologici, dei<br />

confini, vengono <strong>per</strong>sone in carne ed ossa, le loro idee, e i loro progetti.<br />

Una delle poche generalizzazioni che si possono fare, è che questi quattro ambiti: <strong>la</strong> guerra, gli<br />

scambi, le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere, e le strutture politiche del potere sono aspetti del<strong>la</strong> vita sociale <strong>di</strong> un<br />

gruppo che sono interre<strong>la</strong>ti tra loro.<br />

La guerra, o <strong>per</strong>lomeno le lotte <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso genere ed entità tra gruppi, erano sicuramente universali<br />

nelle High<strong>la</strong>nds, ma non solo. Le culture del<strong>la</strong> costa meri<strong>di</strong>onale del<strong>la</strong> Nuova Guinea sono<br />

altrettanto rinomate <strong>per</strong> lo stato <strong>di</strong> guerra costante in cui vivevano i vil<strong>la</strong>ggi prima del<strong>la</strong><br />

pacificazione coloniale, e vedremo come altri popoli del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, tra cui quelli del<strong>la</strong> Nuova<br />

Caledonia e delle Salomone avessero <strong>la</strong> stessa reputazione, anche se in alcuni casi si può <strong>di</strong>re che <strong>la</strong><br />

tendenza a lottare con i propri vicini fosse esacerbata dalle con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rivoluzione sociale portate,<br />

insieme alle armi da fuoco, proprio dal<strong>la</strong> presenza <strong>di</strong> quei primi europei che poi descrivevano gli<br />

in<strong>di</strong>geni come guerrieri feroci e sanguinari.<br />

La guerra è un termine generico, le lotte tra i gruppi possono variare molto sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> durata che <strong>per</strong><br />

gli scopi. In tutte le High<strong>la</strong>nds i conflitti erano legati agli scambi cerimoniali. Abbiamo visto nel<br />

caso descritto da Rappaport, <strong>per</strong> esempio, che molti scambi cerimoniali erano organizzati al termine<br />

<strong>di</strong> una sequenza <strong>di</strong> conflitti. In altri casi una crescente enfasi sugli scambi cerimoniali porta ad una<br />

graduale riduzione e cessazione delle ostilità, d’altra parte <strong>di</strong>spute occasionate dagli scambi possono<br />

sfociare in nuovi conflitti. In tutti questi casi si può vedere come i conflitti armati e gli scambi sono<br />

due aspetti contrastanti ma complementari delle re<strong>la</strong>zioni tra gruppi <strong>di</strong>versi.<br />

Le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere, a loro volta, sono fortemente influenzate dalle lotte, dalle alleanze e dalle<br />

ostilità tra gruppi, <strong>per</strong>ché i matrimoni sono tra uomini e donne appartenenti a gruppi <strong>di</strong>versi.<br />

Laddove i gruppi rivali sono comunque legati da re<strong>la</strong>zioni matrimoniali tra i propri membri, ci sarà<br />

maggior tensione nel<strong>la</strong> famiglia, dovuta al fatto che marito e moglie potrebbero avere legami <strong>di</strong><br />

lealtà <strong>per</strong> fazioni opposte nel<strong>la</strong> guerra. Questa situazione è ovviamente mitigata quando le alleanze<br />

matrimoniali sono parte <strong>di</strong> una re<strong>la</strong>zione tra gruppi me<strong>di</strong>ata da una serie continuativa <strong>di</strong> scambi<br />

amichevoli. La violenza domestica è corre<strong>la</strong>ta a un modello culturale che attribuisce valore ai<br />

guerrieri, in una società dove il matrimonio avviene tra gruppi nemici. Anche <strong>la</strong> poliginia, associata<br />

con <strong>la</strong> forma <strong>di</strong> leadership competitiva dei big-men, influenza le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere. Abbiamo già<br />

visto che le società in cui si attribuisce importanza al<strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza in linea matrilineare, come nelle<br />

61


Trobriand ma anche altre culture del<strong>la</strong> regione del Massim, in New Ire<strong>la</strong>nd e New Britain, si<br />

attribuisce molto valore ai poteri <strong>di</strong> riproduzione sociale delle donne. Quello che viene forse un po’<br />

nascosto dall’enfasi sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza patrilineare nelle High<strong>la</strong>nds, è che anche in queste culture si<br />

attribuisce un valore altrettanto grande ai legami materni ed al ruolo che hanno nelle alleanze tra<br />

gruppi, questo è in linea anche con <strong>la</strong> presenza in queste stesse società, <strong>di</strong> molte credenze e rituali<br />

<strong>di</strong>retti a spiriti femminili. La questione delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere è dunque molto complicata, ed<br />

inoltre le rapide trasformazioni in molte sfere del<strong>la</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana, continuano a mo<strong>di</strong>ficare <strong>la</strong><br />

situazione. Nell’area del Sepik, in cui si praticavano iniziazioni maschili che esaltavano il valore<br />

sociale degli uomini escludendo le donne da questa sfera rituale, i parenti materni degli inizian<strong>di</strong><br />

avevano un ruolo importante nelle cerimonie, dovevano accu<strong>di</strong>re, nutrire e generalmente prendersi<br />

cura dei ragazzi. Secondo David Lipset, che ha <strong>la</strong>vorato nel<strong>la</strong> zona dei Murik Lakes del<strong>la</strong> regione<br />

del Sepik, esiste al<strong>la</strong> base <strong>di</strong> queste culture uno “schema materno” basato sull’idea del “corpo<br />

uterino”, questo schema dev’essere considerato in contrapposizione ai modelli <strong>di</strong> aggressività<br />

maschile e <strong>di</strong> prevalenza degli uomini nell’ambito cerimoniale (Lipset 1997).<br />

Ci sono tre questioni che hanno provocato molti <strong>di</strong>battiti tra antropologi che si occupano del<strong>la</strong><br />

Nuova Guinea e del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia in generale.<br />

La prima questione è se <strong>la</strong> guerra fosse ugualmente importante in tutta <strong>la</strong> Nuova Guinea. La<br />

seconda questione concerne l’eguaglianza o l’ineguaglianza nelle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere La terza<br />

questione è il <strong>di</strong>battito sulle forme <strong>di</strong> leadership e <strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione tra big- men , great-men e capi.<br />

Le guerre tribali<br />

In <strong>di</strong>verse culture i conflitti inter-gruppo erano variamente importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> riproduzione sociale.<br />

Sicuramente tutte quelle società in cui l’iniziazione maschile era obbligatoria, esisteva anche una<br />

preoccupazione culturale <strong>per</strong> <strong>la</strong> maturazione dei ragazzi, sia in termini sessuali, sia nel matrimonio.<br />

Queste preoccupazioni andavano <strong>di</strong> pari passo con quelle dell’efficacia bellica dei guerrieri. In<br />

alcuni casi, come quello degli Asmat dell’Irian Jaya, il collegamento tra questi due aspetti era<br />

evidenziato da regole come quel<strong>la</strong> che richiedeva che un giovane <strong>di</strong>mostrasse <strong>la</strong> propria capacità <strong>di</strong><br />

guerriero, prendendo teste nemiche, <strong>per</strong> essere iniziato, e dal<strong>la</strong> credenza che <strong>la</strong> forza del<strong>la</strong> vittima<br />

sarebbe passata al giovane (Knauft 1993). Anche tra i Fore delle Eastern High<strong>la</strong>nds un ragazzo non<br />

poteva sposarsi prima <strong>di</strong> aver <strong>di</strong>mostrato <strong>la</strong> propria capacità <strong>di</strong> guerriero uccidendo un nemico<br />

(Berndt 1962). Questo genere <strong>di</strong> regole era comune in tutte quelle società in cui i guerrieri avevano<br />

un ruolo centrale. Apparentemente questo modello non esisteva nelle Western High<strong>la</strong>nds,<br />

nonostante anche qui il coraggio in guerra fosse una caratteristica ammirata ed app<strong>la</strong>u<strong>di</strong>ta. Questa<br />

<strong>di</strong>fferenza, che è più una questione <strong>di</strong> grado o <strong>di</strong> enfasi culturale, che una <strong>di</strong>fferenza sostanziale, si<br />

può spiegare con il maggiore accento che queste culture pongono sugli scambi cerimoniali e sulle<br />

alleanze matrimoniali.<br />

Paul Sillitoe, nel suo <strong>la</strong>voro sui Wo<strong>la</strong> delle Southern High<strong>la</strong>nds (1978), che è basata su ricerche<br />

molto approfon<strong>di</strong>te e condotte nell’arco <strong>di</strong> molti anni, ha suggerito un altro collegamento tra guerra<br />

e scambi cerimoniali. Sillitoe suggerisce che mentre i big-men apparentemente devono <strong>la</strong> propria<br />

influenza al<strong>la</strong> prodezza <strong>di</strong>mostrata negli scambi cerimoniali, in realtà stimo<strong>la</strong>vano anche lotte e<br />

conflitti tra gruppi <strong>per</strong> aumentare <strong>la</strong> propria influenza e posizione, sia <strong>per</strong> il ruolo che poi avevano<br />

nell’accumu<strong>la</strong>re i beni <strong>per</strong> i pagamenti <strong>per</strong> risarcire le morti dovute alle ostilità, che come mezzo<br />

<strong>per</strong> eliminare i rivali. Questa ipotesi vale anche <strong>per</strong> altre zone, come quel<strong>la</strong> attorno a Hagen, dove i<br />

big-men sono spesso accusati <strong>di</strong> causare <strong>la</strong> morte <strong>di</strong> importanti rivali tramite <strong>la</strong> stregoneria e, in<br />

concomitanza, quando muore un big-man si sospetta che sia stato vittima <strong>di</strong> un attacco <strong>di</strong><br />

stregoneria.<br />

O’ Hanlon (1989) nota che tra i Komblo del<strong>la</strong> Wahgi Valley è <strong>di</strong>ffuso il timore <strong>di</strong> essere tra<strong>di</strong>ti dai<br />

membri del proprio gruppo <strong>per</strong> favorire un attacco <strong>di</strong> stregoneria da parte <strong>di</strong> un nemico. Il termine<br />

usato dai Komblo <strong>per</strong> questo tra<strong>di</strong>mento è kum, lo stesso termine che a Hagen significa stregoneria.<br />

62


Inoltre a Hagen si crede che ogni volta che viene danzata una partico<strong>la</strong>re danza durante un festival,<br />

questa <strong>per</strong>formance avrebbe coinciso con <strong>la</strong> notizia del<strong>la</strong> morte <strong>di</strong> un rivale. I parenti del nemico,<br />

sentendo <strong>la</strong> musica <strong>di</strong> questa danza, traevano le proprie conclusioni. La cosa interessante è che<br />

questa partico<strong>la</strong>re danza era anche un’occasione <strong>di</strong> corteggiamento, in cui i giovani potevano<br />

cercare ed interagire con potenziali partner matrimoniali. In un certo senso il gruppo celebrava <strong>la</strong><br />

<strong>per</strong><strong>di</strong>ta del nemico proprio mentre esprimeva <strong>la</strong> propria forza ed esuberanza danzando insieme, e<br />

promuoveva <strong>la</strong> propria riproduzione sociale favorendo future alleanze matrimoniali con gruppi<br />

alleati.<br />

Secondo Lemmonier (1990) in molte società sono proprio i leader dei gruppi a me<strong>di</strong>are le <strong>di</strong>spute,<br />

organizzando il pagamento <strong>di</strong> beni <strong>di</strong> valore. Questa osservazione non esclude necessariamente <strong>la</strong><br />

possibilità che gli stessi leader siano responsabili del<strong>la</strong> promozione <strong>di</strong> conflitti.<br />

Dall’in<strong>di</strong>pendenza del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea nel 1975 c’è stato un ritorno ai conflitti tra gruppi<br />

nel<strong>la</strong> zona delle High<strong>la</strong>nds, in effetti i conflitti armati tra gruppi rivali costituisce un problema<br />

crescente <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne pubblico. Le vaste reti <strong>di</strong> alleanze basate sugli scambi che si erano sviluppati<br />

negli anni precedenti al contatto coloniale intorno al 1930, e che in seguito al<strong>la</strong> “pacificazione”<br />

avevano inizialmente goduto <strong>di</strong> una notevole espansione, si sono sgreto<strong>la</strong>ti negli anni successivi <strong>per</strong><br />

il sopravvenire <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse forze nuove: nuove forme <strong>di</strong> politica, il <strong>di</strong>sinteresse dei giovani,<br />

l’influenza delle chiese, e l’aumento <strong>di</strong> conflitti <strong>per</strong> <strong>la</strong> terra, causate dall’insod<strong>di</strong>sfazione <strong>per</strong> le<br />

politiche coloniali <strong>di</strong> conge<strong>la</strong>mento delle proprietà , che impe<strong>di</strong>scono ai meccanismi in<strong>di</strong>geni <strong>di</strong><br />

adeguarsi con flessibilità alle trasformazioni nel<strong>la</strong> composizione dei gruppi (Meggitt 1977). Inoltre<br />

sono sempre continuate, e sono in aumento, le uccisioni che coinvolgono gruppi <strong>di</strong> territori anche<br />

lontani, <strong>per</strong>ché sono legate all’uso delle automobili e agli incidenti. Emergono quin<strong>di</strong> grossi<br />

problemi legati all’usanza tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> pagamenti <strong>per</strong> indennizzare un gruppo <strong>per</strong> <strong>la</strong> morte <strong>di</strong> un<br />

suo membro causata dal membro <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong>verso. Questi problemi coinvolgono una nuova<br />

leva <strong>di</strong> leader, spesso gli uomini che ricoprono cariche politiche od amministrative a livello<br />

provinciale o nazionale. Nel nuovo contesto politico ed economico, questi pagamenti <strong>di</strong> indennizzo<br />

ormai comportano il pagamento, tra le altre cose <strong>di</strong> molte migliaia <strong>di</strong> Kina (<strong>la</strong> moneta del<strong>la</strong> Papua<br />

Nuova Guinea), che sono ricavate soprattutto dalle ven<strong>di</strong>te del caffè. L’intero complesso <strong>di</strong> scambi<br />

tra gruppi predominante nel contesto post-coloniale, dunque, <strong>di</strong>pende dal<strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong>,<br />

così come gli scambi tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong>pendevano dal<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> un eccedenza <strong>di</strong> patate dolci che<br />

<strong>per</strong>mettevano <strong>di</strong> allevare i maiali.<br />

I pagamenti <strong>per</strong> indennizzare <strong>la</strong> morte coinvolgono anche i processi del<strong>la</strong> politica contemporanea.<br />

Più generalmente, l’al<strong>la</strong>rgamento del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> delle re<strong>la</strong>zioni sociali avvenuta in meno <strong>di</strong> un secolo,<br />

oltre al coinvolgimento <strong>di</strong> queste re<strong>la</strong>zioni nei processi dello sviluppo agricolo ed industriale, ha<br />

portato a molti problemi in molti campi. Uno <strong>di</strong> questi problemi, che ha attirato l’attenzione anche<br />

degli stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> scienze politiche (Dinnen 2001), è legato alle elezioni in Papua Nuova Guinea, ed<br />

al<strong>la</strong> violenza che spesso accompagna le campagne elettorali. Nell’area <strong>di</strong> Hagen si intrecciano<br />

nuove forme <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> scambio nelle nuove campagne elettorali. I voti stessi sono considerati<br />

come un bene da “com<strong>per</strong>are”. Ma l’i<strong>di</strong>oma in cui si esprime questa idea moderna è quello<br />

tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> sollecitare un dono moka. Si dona denaro <strong>per</strong> ottenere un ritorno in voti, e questi a<br />

loro volta entrano a far parte <strong>di</strong> ulteriori e successivi scambi <strong>di</strong> beni.<br />

Re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere<br />

L’importanza fondamentale del<strong>la</strong> produzione agrico<strong>la</strong> nelle aree <strong>di</strong> orticoltura ad alta intensità delle<br />

High<strong>la</strong>nds è generalmente corre<strong>la</strong>ta ad una <strong>di</strong>visione del <strong>la</strong>voro lungo linee <strong>di</strong> genere, in cui il<br />

contributo femminile, e il partico<strong>la</strong>re ruolo essenziale delle donne nell’allevamento dei maiali sono<br />

<strong>la</strong>rgamente riconosciuti. Le donne fanno quasi, se non proprio tutto, il <strong>la</strong>voro necessario <strong>per</strong><br />

l’allevamento dei maiali, soprattutto sono loro a raccogliere le patate dolci che servono <strong>per</strong> nutrirli.<br />

Tutte le culture delle High<strong>la</strong>nds riconoscono questo contributo, e a Hagen, <strong>per</strong> esempio, era<br />

esplicitamente segna<strong>la</strong>to dalle ricche decorazioni che le donne, come gli uomini, portavano nelle<br />

occasioni cerimoniali.<br />

63


Secondo Maurice Godelier (1982, 1986) questo riconoscimento del <strong>la</strong>voro complementare, e tutto<br />

ciò che questo comporta dal punto <strong>di</strong> vista delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere nel<strong>la</strong> vita sia quoti<strong>di</strong>ana che<br />

politica, non si manifesta nelle aree ai margini orientali delle High<strong>la</strong>nds. Godelier descrive una<br />

situazione in cui gli uomini dominano interamente <strong>la</strong> vita sociale, le donne sono escluse dal<strong>la</strong><br />

partecipazione nei “culti maschili” <strong>di</strong> iniziazione, e non hanno nemmeno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> possedere asce<br />

od altri attrezzi agricoli. Godelier presenta un’ immagine delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere tra i Baruya<br />

piuttosto estrema. Gli uomini hanno un ruolo dominante in tutte le sfere, <strong>di</strong>mostrato in tutti i<br />

dettagli del<strong>la</strong> loro vita, fino al<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei tagli <strong>di</strong> maiale alle feste: le donne ricevono<br />

l’intestino e <strong>la</strong> lingua, considerate parti <strong>di</strong> scarto, mentre agli uomini è riservato il fegato, “<strong>la</strong> sede<br />

del<strong>la</strong> forza dell’animale” ( 1986:16-17).<br />

Questa interpretazione sembra sorvo<strong>la</strong>re su molti dettagli etnografici che lo stesso antropologo ha<br />

incluso nel<strong>la</strong> sua etnografia sui Baruya, e su <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> uomini e donne Baruya che sembrano<br />

mitigare, se non contrad<strong>di</strong>re <strong>la</strong> versione <strong>di</strong> Godelier, offrendo una visione più bi<strong>la</strong>nciata delle<br />

re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere. Per esempio, se è vero che una donna non possiede gli attrezzi del suo <strong>la</strong>voro, è<br />

altrettanto vero che un uomo li deve fornire a sua moglie e, una volta che glie li ha procurati, non<br />

può chiederle <strong>di</strong> restituirli. Le donne hanno il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> decidere a chi dev’essere destinata <strong>la</strong> carne<br />

<strong>di</strong> maiale, e generalmente i mariti tendono a rispettare queste decisioni <strong>per</strong> non provocare delle liti<br />

anche violente. Le mogli si aspettano che i propri mariti <strong>di</strong>vidano con loro il denaro che hanno<br />

guadagnato <strong>la</strong>vorando <strong>per</strong> sol<strong>di</strong>. Mariti e mogli decidono insieme a chi destinare delle strisce <strong>di</strong><br />

terra che hanno destinato al<strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione, e sono le donne ad avere possesso e controllo del<strong>la</strong><br />

magia usata nell’allevamento dei maiali, nel<strong>la</strong> coltivazione <strong>di</strong> patate dolci e taro, e nel<strong>la</strong> nascita dei<br />

bambini. Da questi dati si potrebbe concludere che sono le donne Baruya ad avere il controllo <strong>di</strong><br />

certe sfere <strong>di</strong> attività sociali che sono importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> riproduzione del<strong>la</strong> società. Questa<br />

conclusione non collima con l’immagine proposta da Godelier <strong>di</strong> dominazione maschile assoluta.<br />

Sempre dal<strong>la</strong> descrizione che Godelier fa delle usanze Baruya traspare che in occasione<br />

dell’iniziazione delle ragazze, le donne anziane danno loro dei consigli su come comportarsi con il<br />

marito. Per esempio gli <strong>di</strong>cono <strong>di</strong> accettare il desiderio del marito <strong>di</strong> avere una re<strong>la</strong>zione sessuale<br />

senza gridare o gli altri sentiranno e il marito, <strong>per</strong> <strong>la</strong> vergogna, si impiccherà. Alle ragazze è anche<br />

insegnato che non dovranno ridere se <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura genitale del marito fosse storta, <strong>per</strong> non farlo<br />

vergognare (Godelier 1986: 43). Secondo Strathern e Steward (2002:61) questi due consigli<br />

in<strong>di</strong>cano che i rapporti tra marito e moglie nei Baruya siano control<strong>la</strong>ti più da un senso <strong>di</strong> vergogna<br />

che <strong>di</strong> forza. Anche se <strong>la</strong> minaccia <strong>di</strong> venire uccise dal proprio marito è citata, questa vale solo nei<br />

casi <strong>di</strong> trasgressione più grave, l’adulterio. Per convincere le ragazze a comportarsi nel<strong>la</strong> maniera<br />

considerata accettabile verso i mariti si fa appello al<strong>la</strong> loro sensibilità culturale e in<strong>di</strong>viduale, e ai<br />

sentimenti <strong>per</strong> il marito, più che al<strong>la</strong> minaccia del<strong>la</strong> forza fisica.<br />

E’ molto complicato valutare tutte le componenti <strong>per</strong> giu<strong>di</strong>care il grado <strong>di</strong> gerarchia e dominazione<br />

nelle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere. Se in certi contesti <strong>la</strong> gerarchia può sembrare l’aspetto dominante delle<br />

re<strong>la</strong>zioni tra uomo e donna, in altri è <strong>la</strong> solidarietà e <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione ad assumere importanza. Le<br />

donne possono essere escluse da certi ambiti <strong>di</strong> attività in cui gli uomini si contendono posizioni <strong>di</strong><br />

prestigio o “si fanno uomini”, ma non è detto che questo neghi alle donne il loro ruolo fondamentale<br />

nel<strong>la</strong> riproduzione sociale del gruppo. Come nel caso dei Marind Amin è spesso proprio <strong>per</strong>ché gli<br />

uomini sanno <strong>di</strong> non poter fare a meno delle donne, che devono creare dei contesti rituali da cui<br />

escluderle, <strong>per</strong> affermare <strong>la</strong> propria in<strong>di</strong>pendenza. In un certo senso questa paura <strong>di</strong> ammettere <strong>la</strong><br />

propria <strong>di</strong>pendenza dal contributo femminile è maggiore in quelle società dove <strong>la</strong> guerra tra gruppi<br />

è endemica e in cui gli uomini sposano donne provenienti da gruppi nemici. Anche nelle società<br />

del<strong>la</strong> costa meri<strong>di</strong>onale del<strong>la</strong> Nuova Guinea, associate nel<strong>la</strong> letteratura antropologica a tra<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />

guerra e caccia alle teste, è <strong>di</strong>fficile determinare il grado <strong>di</strong> dominazione maschile nelle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong><br />

genere (Knauft 1993). Spesso è il caso che a regole ideologiche, enunciate a gran voce, e usate <strong>per</strong><br />

spiegare alcuni comportamenti non corrispondano le idee che <strong>di</strong>versi membri del<strong>la</strong> stessa società<br />

hanno sul funzionamento, o sulle loro pratiche quoti<strong>di</strong>ane. Questo è quasi sempre il caso nei riti<br />

segreti, da cui sono escluse le donne <strong>per</strong> nascondere il fatto che sono gli stessi uomini a creare e<br />

64


appresentare gli spaventosi spiriti ancestrali che sono invitati nel vil<strong>la</strong>ggio <strong>per</strong> trasformare i ragazzi<br />

in uomini: seppure alle donne sia negata <strong>la</strong> partecipazione al<strong>la</strong> preparazione o anche ai riti stessi, e<br />

seppure neghino <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>e qualcosa sui riti degli uomini, questo è spesso un “segreto <strong>di</strong> Pulcinel<strong>la</strong>”.<br />

Il problema con <strong>la</strong> tesi <strong>di</strong> Godelier, secondo Stewart e Strathern è che è basata su una teoria del<strong>la</strong><br />

gerarchia, costruita usando solo alcuni dei dati che l’antropologo francese ha raccolto sui Baruya, e<br />

ignorandone altri.<br />

La stessa critica è rivolta al <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> Raymond Kelly (1993) sugli Etoro dell’area Strick<strong>la</strong>nd-<br />

Bosavi. Kelly <strong>di</strong>scute <strong>la</strong> questione teorica <strong>di</strong> come valutare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva eguaglianza nelle società<br />

semplici, e suggerisce, nel caso degli Etoro e altre culture simili, che “il sistema <strong>di</strong> valutazione<br />

morale derivato dal<strong>la</strong> cosmologia è centrale” (1993:512). Secondo lui tra gli Etoro i prodotti<br />

maschili posseggono un valore su<strong>per</strong>iore in termini <strong>di</strong> prestigio e inoltre alcuni dei prodotti maschili<br />

hanno un valore spirituale che manca ai prodotti femminili. La gerarchia sociale creata in questa<br />

società è quin<strong>di</strong> un “manufatto ideologico”, infatti <strong>la</strong> sua monografia è intito<strong>la</strong>ta “<strong>la</strong> fabbricazione <strong>di</strong><br />

una gerarchia <strong>di</strong> virtù”. Nello schema teorico <strong>di</strong> Kelly, quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> mitologia ha un ruolo centrale nel<br />

determinare le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere, quin<strong>di</strong> l’analisi del<strong>la</strong> mitologia legata ad una cultura dovrebbe<br />

fornire uno strumento “<strong>di</strong>agnostico” <strong>per</strong> determinare l’esistenza o meno <strong>di</strong> una gerarchizzazione dei<br />

rapporti tra uomini e donne. Eppure anche se lo stesso Kelly nota che uomini e donne danno<br />

interpretazioni <strong>di</strong>verse ad un mito che tratta <strong>di</strong> riproduzione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere, afferma che<br />

“sia gli uomini che le donne vivono in un mondo concettuale determinato dal<strong>la</strong> cosmologia<br />

maschio-centrica” (p. 191-2). Quin<strong>di</strong> è Kelly che nel<strong>la</strong> sua analisi privilegia l’ideologia maschile,<br />

attribuendogli una valenza maggiore delle voci <strong>di</strong>ssonanti femminili, mentre nel costruire un<br />

modello <strong>di</strong> una società, e nel considerare i ruoli <strong>di</strong> uomini e donne nell’or<strong>di</strong>ne sociale, è importante<br />

prendere in considerazione tutti gli ambiti del<strong>la</strong> vita delle <strong>per</strong>sone e ascoltare sia gli uomini che le<br />

donne.<br />

Per le popo<strong>la</strong>zioni più numerose delle High<strong>la</strong>nds vere e proprie, <strong>la</strong> proposizione <strong>di</strong> dominanza<br />

maschile non è sicuramente sostenibile, secondo Strathern e Stewart. Anche se gli uomini in queste<br />

società asseriscono <strong>di</strong> avere una posizione preminente nelle attività inerenti al<strong>la</strong> politica e agli<br />

scambi rituali, i miti ed i rituali delle stesse società rive<strong>la</strong>no una considerevole importanza attribuita<br />

agli spiriti femminili ed ai poteri <strong>di</strong> fertilità e pros<strong>per</strong>ità che possono conferire ugualmente agli<br />

uomini e alle donne.<br />

Il ruolo delle donne come allevatrici <strong>di</strong> maiali, orticoltrici, e come legami politici tra gruppi,<br />

attribuisce loro un ruolo complementare e bi<strong>la</strong>nciato con quello degli uomini, questa<br />

complementarità è rive<strong>la</strong>ta nelle attività quoti<strong>di</strong>ane <strong>di</strong> uomini e donne, e sono inoltre riconosciute<br />

nei miti e nei rituali praticati dai High<strong>la</strong>nders.<br />

Molti dei contributi al <strong>di</strong>battito sul<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva uguaglianza delle società delle High<strong>la</strong>nds hanno<br />

origine in un <strong>di</strong>battito teorico sull’applicabilità delle teorie marxiste allo sfruttamento nelle società<br />

cosiddette primitive e alle ineguaglianze <strong>di</strong> genere. I primi scritti <strong>di</strong> Godelier erano appunto una<br />

critica in vena neo-marxista del<strong>la</strong> teoria <strong>per</strong> cui le “società tribali” godessero <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni<br />

egualitarie. Paul Sillitoe (1985) ha costruito <strong>la</strong> sua analisi dei Wo<strong>la</strong> in opposizione a questo modo <strong>di</strong><br />

vedere. Mentre ammette che ci sia una preminenza maschile nell’ambito degli scambi cerimoniali e<br />

delle decorazioni usate nelle danze, Sillitoe vuole <strong>di</strong>mostrare che le società delle High<strong>la</strong>nds sono<br />

essenzialmente organizzate in una maniera che impe<strong>di</strong>sce l’instaurazione <strong>per</strong>manente <strong>di</strong><br />

ineguaglianze sociali, anche nel campo delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere. Con questo non <strong>di</strong>ce che ci sia uno<br />

stato <strong>di</strong> vera uguaglianza, ma che non si formano re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> ineguaglianza <strong>di</strong> lunga durata, ovvero<br />

che le re<strong>la</strong>zioni sono costantemente variate, contestate e rinegoziate.<br />

Margaret Jolly, che non ha <strong>la</strong>vorato in Nuova Guinea ma nell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> South Pentecost aVanuatu,<br />

descrive una situazione in cui esiste una gerarchia <strong>di</strong> valori, come quelle descritte da Godelier e<br />

Kelly. Secondo lei <strong>per</strong>ò il <strong>la</strong>voro femminile non è cancel<strong>la</strong>to ma è compreso, cioè reso inferiore<br />

rispetto al valore su<strong>per</strong>iore del <strong>la</strong>voro maschile (Jolly 1994:85) Secondo lei è il valore re<strong>la</strong>tivo<br />

attribuito al <strong>la</strong>voro maschile e femminile ad essere <strong>la</strong> fonte dell’ineguaglianza e quin<strong>di</strong> anche<br />

dell’egemonia maschile. Anche in questo caso è necessario prendere in considerazione il quadro<br />

65


sociale nel<strong>la</strong> sua complessità, incluse le sfere rituali e religiose, <strong>per</strong> determinare <strong>la</strong> posizione e il<br />

valore degli uomini e delle donne in queste società.<br />

La <strong>di</strong>fficoltà nel<strong>la</strong> valutazione definitiva del<strong>la</strong> gerarchia è determinata dal fatto che <strong>di</strong>pendono<br />

dall’idea che in ogni società esista un’ideologia complessiva, globale, incapsu<strong>la</strong>ta nelle pratiche<br />

quoti<strong>di</strong>ane delle <strong>per</strong>sone: il habitus definito da Pierre Bour<strong>di</strong>eu (1977) come un’orienatmento<br />

prevalentemente inconscio al mondo. La <strong>per</strong>cezione e valutazione del habitus <strong>di</strong> una società, <strong>per</strong>ò, è<br />

un’o<strong>per</strong>azione soggettiva, <strong>di</strong>pende dall’antropologo e sugli aspetti del<strong>la</strong> vita sociale che vengono<br />

presi in considerazione. Per esempio <strong>la</strong> rivalutazione del<strong>la</strong> società delle Trobriand da parte <strong>di</strong><br />

Annette Weiner, ha portato ad un’immagine molto più bi<strong>la</strong>nciata delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere <strong>di</strong> quel<strong>la</strong><br />

presentata da Malinowski, un’immagine che è ben riassunta dal titolo del<strong>la</strong> sua monografia<br />

“Women of Value, Men of Renown” (1976).<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista simbolico, molte società me<strong>la</strong>nesiane sono caratterizzate dal<strong>la</strong> <strong>di</strong>visione sociale<br />

tra uomini e donne, sostenuta da credenze che attribuiscono al corpo femminile e alle sostanze<br />

associate ad esso, delle proprietà contaminanti. Entrare in contatto con queste sostanze è<br />

fondamentalmente <strong>per</strong>icoloso <strong>per</strong> gli uomini che ne risultano indeboliti sia fisicamente che<br />

spiritualmente. Queste credenze sono accompagnate da una serie <strong>di</strong> tabù, <strong>di</strong> pratiche quoti<strong>di</strong>ane e<br />

rituali, e <strong>di</strong> accorgimenti come <strong>la</strong> separazione fisica dello spazio del vil<strong>la</strong>ggio in aree” sacre”<br />

riservate agli uomini, da cui sono escluse le donne, altre riservate a donne e bambini, con altre aree<br />

ancora in cui le donne si iso<strong>la</strong>no durante i giorni del ciclo mestruale o <strong>per</strong> partorire. Tutti questi<br />

fattori sono stati interpretati come sintomi <strong>di</strong> una po<strong>la</strong>rizzazione tra uomini e donne corrispondente<br />

a una separazione del mondo sociale in sfere <strong>di</strong> vita sacra, associata agli uomini, e contaminata<br />

associata alle donne, due sfere che vanno tenute rigorosamente separate. Questa visione del mondo<br />

è fortemente associata a re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere <strong>di</strong>seguali. Alcuni antropologi (Keesing 1989) sono in<br />

<strong>di</strong>saccordo con questa interpretazione del<strong>la</strong> cosmologia e <strong>di</strong> rituali <strong>di</strong> separazione <strong>di</strong> genere, che<br />

<strong>di</strong>cono essere influenzati dallo sguardo maschile dell’antropologo, e dai preconcetti occidentali<br />

sul<strong>la</strong> natura contaminante delle donne. In molti casi, le donne me<strong>la</strong>nesiane non <strong>per</strong>cepiscono il<br />

proprio corpo come impuro; il <strong>per</strong>icolo che obbiettivamente rappresentano <strong>per</strong> gli uomini, secondo<br />

queste donne, non deriva dal fatto che sono impure o inferiori, ma custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> poteri alternativi e<br />

complementari a quelli maschili, e quin<strong>di</strong> fonte <strong>di</strong> <strong>per</strong>icolo <strong>per</strong> gli uomini.<br />

Trasformazioni nello status delle donne Enga, Western High<strong>la</strong>nds<br />

Ad ogni modo <strong>la</strong> <strong>di</strong>visione così ra<strong>di</strong>cale tra i generi è da subito <strong>di</strong>spiaciuta agli agenti <strong>di</strong><br />

trasformazione coloniale e governativa. Primi tra tutti i missionari, che non approvavano<br />

l’organizzazione del<strong>la</strong> vita familiare e <strong>la</strong> poligamia che spesso accompagnava questa separazione tra<br />

i generi, e <strong>la</strong> associavano al sistema religioso tra<strong>di</strong>zionale, considerando<strong>la</strong> una “su<strong>per</strong>stizione<br />

pagana”. Mervyn Meggitt descrive <strong>la</strong> situazione delle donne Enga negli anni ’80, descrivendo le<br />

conseguenze <strong>di</strong> cinquant’anni <strong>di</strong> politiche coloniali e governative, degli insegnamenti dei<br />

missionari, oltre che le trasformazioni dell’economia locale, sulle re<strong>la</strong>zioni tra uomini e donne. Tutti<br />

questi fattori hanno portato ad una trasformazione delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere ma, secondo Meggitt, <strong>la</strong><br />

situazione femminile è peggiorata.<br />

Tra<strong>di</strong>zionalmente gli Enga erano <strong>di</strong>visi in numerosi c<strong>la</strong>n localizzati e patrilineari che erano legati tra<br />

loro dagli scambi matrimoniali, dagli scambi cerimoniali <strong>di</strong> maiali ed altri oggetti <strong>di</strong> valore, ma<br />

erano spesso in guerra <strong>per</strong> <strong>la</strong> terra. Le sfere del<strong>la</strong> vita politica e cerimoniale erano control<strong>la</strong>te da<br />

leader non ere<strong>di</strong>tari, maschi. Il <strong>la</strong>voro e le abilità femminili erano essenziali sia <strong>per</strong> il sostentamento<br />

del<strong>la</strong> famiglia ma anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione dei maiali necessari alle attività cerimoniali control<strong>la</strong>te<br />

dagli uomini. Nonostante questo ruolo fosse riconosciuto alle donne, e <strong>per</strong>mettesse loro un certo<br />

grado <strong>di</strong> influenza e autorità nell’economia domestica, avevano <strong>di</strong>ritti e privilegi limitati in altre<br />

sfere.<br />

Per tutta <strong>la</strong> loro vita le donne erano sotto tute<strong>la</strong> maschile, del padre, del fratello, del marito, o del<br />

figlio adulto. Una donna non aveva il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> decidere chi sposare o <strong>di</strong> partecipare alle decisioni su<br />

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come <strong>di</strong>sporre del<strong>la</strong> terra o dei maiali, e poteva essere punita severamente. Il <strong>di</strong>vorzio era raro, e<br />

quasi mai richiesto da una moglie maltrattata.<br />

Gli uomini e le donne vivevano in case separate. Ogni moglie (il 20% degli uomini era poligamo)<br />

con<strong>di</strong>videva <strong>la</strong> propria casa con i figli piccoli e le figlie nubili, mentre gli uomini imparentati,<br />

sposati e non, vivevano insieme in clubhouses, in cui le donne non potevano mettere piede <strong>per</strong>ché<br />

gli uomini le consideravano impure e <strong>per</strong>icolose. Era nel<strong>la</strong> casa degli uomini che i membri del c<strong>la</strong>n<br />

decidevano delle questioni politiche religiose ed economiche.<br />

Questa situazione ‘tra<strong>di</strong>zionale’ si è <strong>per</strong>petrata durante il <strong>per</strong>iodo coloniale (iniziata nel 1946) anche<br />

<strong>per</strong>ché i processi del colonialismo e il <strong>la</strong>voro dei missionari erano notevolmente selettivi, e<br />

miravano a cambiare <strong>la</strong> situazione dei giovani più che dei vecchi, e degli uomini più che delle<br />

donne, riflettendo i pregiu<strong>di</strong>zi sessuali delle autorità australiane e delle missioni. Questa preferenza<br />

ha avuto effetti sul<strong>la</strong> vita economica degli Enga. Mentre i giovani uomini venivano estratti dal<strong>la</strong> vita<br />

<strong>di</strong> c<strong>la</strong>n ed educati (o acculturati) a sufficienza da invogliarli ad entrare nel<strong>la</strong> forza <strong>la</strong>voro nelle<br />

piantagioni in altre zone del paese, le donne continuavano a <strong>la</strong>vorare negli orti <strong>per</strong> sostenere<br />

famiglia e comunità, col tacito accordo dei missionari e degli amministratori. Le scuole che erano<br />

prevalentemente organizzate dai missionari non incoraggiavano <strong>la</strong> presenza delle bambine. Molti<br />

enti legati alle chiese, al<strong>la</strong> croce rossa e all’amministrazione, proc<strong>la</strong>mavano <strong>di</strong> essere de<strong>di</strong>cati<br />

all’avanzamento delle donne. In quegli anni furono fondati, <strong>di</strong> solito dalle mogli degli<br />

amministratori coloniali, svariati club femminili, ma questi funzionavano ad intermittenza e spesso<br />

si estinguevano quando <strong>la</strong> fondatrice veniva trasferita altrove.<br />

Sono state altre le cause <strong>di</strong> un marginale cambiamento nel<strong>la</strong> posizione delle donne Enga. Negli<br />

anni ’60 si cominciò a coltivare il caffè <strong>per</strong> il mercato, oltre ad alcuni ortaggi acquistati dai<br />

<strong>la</strong>voratori del governo. Alcuni mariti <strong>per</strong>mettevano alle mogli <strong>di</strong> vendere parte del caffè e i prodotti<br />

dell’orto e <strong>di</strong> tenere i profitti <strong>per</strong> spese domestiche o <strong>per</strong> i bambini. Inoltre <strong>la</strong> visita settimanale al<br />

mercato offriva alle donne l’opportunità <strong>di</strong> socializzare tra loro in un contesto esterno al c<strong>la</strong>n.<br />

Questi modesti miglioramenti dello status sociale ed economico era accompagnato anche da una<br />

libertà marginalmente su<strong>per</strong>iore a prima, potevano rivolgersi alle autorità <strong>per</strong> resistere l’imposizione<br />

<strong>di</strong> un matrimonio sgra<strong>di</strong>to, e donne maltrattate potevano rifugiarsi temporaneamente al<strong>la</strong> missione.<br />

Anche alcune vedove si stabilivano <strong>per</strong>manentemente al<strong>la</strong> missione <strong>per</strong> non doversi risposare,<br />

mentre altre donne locali sposavano <strong>la</strong>voratori del governo da altre province. Alcune <strong>di</strong> queste<br />

rimanevano nell’inse<strong>di</strong>amento degli amministratori quando il marito veniva trasferito e tra loro<br />

qualcuna si prostituiva pur <strong>di</strong> non tornare al<strong>la</strong> vita del c<strong>la</strong>n.<br />

Nel frattempo, i missionari e le scuole combattevano una guerra ideologica contro il culto del<strong>la</strong><br />

purezza <strong>per</strong>sonale degli uomini, e contro l’idea che le donne erano portatrici <strong>di</strong> corruzione. Queste<br />

mo<strong>di</strong>fiche dell’atteggiamento verso il sesso femminile non ebbero esiti positivi <strong>per</strong> le donne, <strong>per</strong>ò,<br />

soprattutto <strong>per</strong>ché non erano accompagnate da una critica esplicita del<strong>la</strong> su<strong>per</strong>iorità maschile.<br />

Insieme all’introduzione del<strong>la</strong> birra, al<strong>la</strong> maggiore mobilità, e all’accesso al denaro, queste<br />

trasformazioni contribuirono ad un aumento del<strong>la</strong> violenza domestica, del <strong>di</strong>vorzio, delle unioni<br />

extra-coniugali e delle nascite <strong>di</strong> bambini illegittimi. Tutti elementi che contribuirono a peggiorare<br />

<strong>la</strong> situazione femminile nel<strong>la</strong> regione. Le donne Enga ora sono violentate più spesso <strong>di</strong> prima,<br />

<strong>per</strong>ché gli uomini giovani non hanno più paura del corpo femminile e del sangue mestruale, ma<br />

continuano ad essere certi del<strong>la</strong> propria su<strong>per</strong>iorità e del proprio controllo sulle donne.<br />

Dal 1976 il governo del<strong>la</strong> Papua New Guinea ha fatto propri i valori occidentali delle pari<br />

opportunità nell’educazione e nell’occupazione, e condannato le forme <strong>di</strong> <strong>di</strong>scriminazione contro le<br />

donne. Eppure nei fatti le donne Enga continuano ad essere subor<strong>di</strong>nate e deprivate, sono una<br />

minoranza sia nel sistema sco<strong>la</strong>stico che nel mondo del <strong>la</strong>voro retribuito. Al contrario non sono<br />

pochi gli uomini Enga che hanno raggiunto posizioni <strong>di</strong> rilievo nel nuovo apparato statale<br />

in<strong>di</strong>pendente, e nonostante <strong>la</strong> nominale attenzione alle questioni <strong>di</strong> genere, non implementano o non<br />

incoraggiano misure <strong>per</strong> il miglioramento delle con<strong>di</strong>zioni femminili. L’ideologia del<strong>la</strong> supremazia<br />

maschile continua ad esercitare una forza egemonica <strong>per</strong> limitare l’autonomia, l’educazione, e il<br />

ricorso al<strong>la</strong> legge da parte delle donne.<br />

67


Secondo Margaret Jolly e Martha Macintyre (1989: 14-15) questa analisi <strong>di</strong> Meggitt solleva delle<br />

importanti questioni filosofiche e politiche sul<strong>la</strong> tensione tra gli “universali” e i partico<strong>la</strong>ri culturali,<br />

che, se sono al cuore del<strong>la</strong> ricerca antropologica in generale, sono partico<strong>la</strong>rmente acuti nello stu<strong>di</strong>o<br />

comparativo delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere. I giu<strong>di</strong>zi sul re<strong>la</strong>tivo vantaggio o svantaggio <strong>per</strong> le donne si<br />

<strong>di</strong>battono tra affermazioni basate su un semplice re<strong>la</strong>tivismo culturale, e altre su una decostruzione<br />

più sofisticata, che spesso rive<strong>la</strong> che i concetti analitici che utilizziamo <strong>per</strong> confrontare e giu<strong>di</strong>care<br />

le situazioni incontrate sul campo – come natura e cultura, o domestico e pubblico, autonomia,<br />

uguaglianza - sono “abitu<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> pensiero” sviluppatesi in un preciso momento storico europeo, non<br />

universali del<strong>la</strong> mente umana.<br />

In generale nel Pacifico i missionari, i legis<strong>la</strong>tori e gli educatori occidentali hanno cercato <strong>di</strong><br />

cambiare le vite delle donne in mo<strong>di</strong> che credavano avrebbero <strong>per</strong>messo ad una nuova generazione<br />

<strong>di</strong> donne <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> uno stato moderno. Questi scopi furono portati avanti e ora sono<br />

incorporati nel<strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea in<strong>di</strong>pendente, ma l’ideale liberale <strong>di</strong> status<br />

uguale davanti al<strong>la</strong> legge non solo era alieno, ma culturalmente precluso nel caso degli Enga. Le<br />

politiche del governo post-coloniale, impostate in termini derivati dall’ideologia occidentale,<br />

rendono appropriati questi termini <strong>di</strong> analisi nel confronto del<strong>la</strong> situazione contemporanea delle<br />

donne. La conclusione <strong>di</strong> Meggitt è che le re<strong>la</strong>zioni tra uomini e donne sono state trasformate dal<strong>la</strong><br />

storia degli ultimi settant’anni, ma che le donne non ci hanno guadagnato.<br />

Scambi cerimoniali <strong>di</strong> maiali<br />

Una caratteristica centrale delle società delle High<strong>la</strong>nds sono gli scambi cerimoniali dei maiali,<br />

gran<strong>di</strong> occasioni festive in cui vengono costruite e sostenute alleanze, ma soprattutto il prestigio ed<br />

il potere politico degli uomini che riescono ad avere <strong>la</strong> meglio nel<strong>la</strong> competizione <strong>per</strong> dare <strong>di</strong> più<br />

dell’altro. Tra gli scambi cerimoniali più citati c’è il moka, dei Melpa intorno a Mount Hagen ( A.<br />

Strathern 1971), ma variazioni sullo stesso tema <strong>di</strong> scambi cerimoniali si trovano anche tra Men<strong>di</strong>,<br />

mok ink, e gli Enga, tee. Il termine tok pisin mekim moka è entrato nell’uso corrente <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re <strong>di</strong><br />

qualsiasi forma <strong>di</strong> scambio competitivo in cui si rega<strong>la</strong>no e ricevono maiali vivi.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista teorico si può considerare il moka come un elemento centrale sia nel<strong>la</strong> questione<br />

delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere, in quanto è stato interpretato come il meccanismo dell’appropriazione<br />

maschile del <strong>la</strong>voro femminile; che nel<strong>la</strong> questione delle guerre tra c<strong>la</strong>n, in quanto una re<strong>la</strong>zione <strong>di</strong><br />

scambio moka può scaturire da un iniziale pagamento <strong>di</strong> risarcimento <strong>per</strong> <strong>la</strong> morte <strong>di</strong> un nemico o<br />

un alleato in guerra. Ma nell’etnografia me<strong>la</strong>nesiana questi scambi cerimoniali e competitivi <strong>di</strong><br />

maiali sono considerati soprattutto importanti <strong>per</strong> il ruolo centrale che hanno nel<strong>la</strong> costituzione e<br />

nel<strong>la</strong> crescita del prestigio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui ambiziosi che competono tra loro <strong>per</strong> accrescere il proprio<br />

nome e <strong>di</strong>ventare big man.<br />

Una definizione <strong>di</strong> moka <strong>di</strong> Andrew Strathern è:<br />

“Uomini e donne <strong>la</strong>vorano duramente <strong>per</strong> allevare i maiali <strong>per</strong> il moka. Danno via questi maiali e si<br />

aspettano una restituzione maggiore più tar<strong>di</strong>” (1984:5)<br />

Una caratteristica partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> questi scambi cerimoniali delle High<strong>la</strong>nds occidentali è che chi dà<br />

l’avvio ad un ciclo <strong>di</strong> scambi e li organizza non sono c<strong>la</strong>n o tribù, ma degli in<strong>di</strong>vidui ambiziosi che<br />

vogliono crearsi un nome. Funziona grazie al principio dell’incremento: chi riceve un dono deve<br />

restituirlo con un incremento, è questa capacità si su<strong>per</strong>are con il proprio dono <strong>la</strong> prestazione<br />

originale che dà prestigio ai partecipanti del moka. Le numerose transazioni avvengono nel campo<br />

cerimoniale del big man, uno spiazzo decorato con piante fiorite. L’uomo che vuole avviare il moka<br />

deve avere a <strong>di</strong>sposizione numerosi maiali ben ingrassati: comincia a <strong>di</strong>stribuirne alcuni tra i suoi<br />

sostenitori, debitori, affini, parenti ed amici in una serie <strong>di</strong> doni che servono a sollecitare tutti coloro<br />

che sono legati a lui, ad avvisarli che egli si aspetta da loro alcuni maiali in cambio. Questa prima<br />

mossa dà inizio a tutta una serie <strong>di</strong> passaggi <strong>di</strong> mano <strong>di</strong> maiali che viaggia, <strong>per</strong> esempio, da est a<br />

ovest. Ogni uomo che ha ricevuto un dono <strong>di</strong> sollecito a sua volta sollecita i propri sostenitori e<br />

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debitori, fa i suoi calcoli sui maiali in suo possesso e quelli che gli verranno dati dai propri<br />

sostenitori e li destina a chi ha iniziato il processo <strong>di</strong> moka.<br />

Non sono solo i maiali a passare <strong>di</strong> mano, nel moka si sono sempre scambiate le decorazioni <strong>di</strong><br />

madre<strong>per</strong><strong>la</strong> a forma <strong>di</strong> mezzaluna e incastonate in <strong>di</strong>schi <strong>di</strong> creta rossa, chiamate kina, che in tempi<br />

precedenti al contatto erano molto rare e control<strong>la</strong>te dai big men. L’arrivo degli esploratori<br />

australiani negli anni ’30 ha provocato una sorta <strong>di</strong> inf<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> kina, e il loro numero nelle<br />

prestazioni è aumentato. Il prestigio dei donatori è legato non solo al fatto <strong>di</strong> su<strong>per</strong>are in quantità il<br />

dono ricevuto, ma anche nell’inclusione <strong>di</strong> altri beni rari o <strong>di</strong> valore, come oggetti decorativi in<br />

conchiglia, penne <strong>di</strong> uccelli, casoari. Con l’entrata delle high<strong>la</strong>nds nell’economia <strong>di</strong> mercato si<br />

sono aggiunti alle prestazioni molti beni com<strong>per</strong>ati, oltre allo stesso denaro. 3<br />

Durante un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> tempo (che varia a secondo del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> del moka) i maiali dei sostenitori<br />

cominciano a tornare verso l’originatore del<strong>la</strong> catena moka, viaggiando da ovest a est, con una serie<br />

<strong>di</strong> scambi interme<strong>di</strong> che si tengono sul campo cerimoniale <strong>di</strong> ogni big man coinvolto. In ognuno <strong>di</strong><br />

questi campi cerimoniali si tiene una danza, si espongono i beni scambiati, e si <strong>di</strong>stribuiscono i<br />

maiali. Sono molti gli in<strong>di</strong>vidui che partecipano a questi scambi a titolo <strong>per</strong>sonale, iniziando piccole<br />

reti <strong>di</strong> scambio, ma i protagonisti sono i big men che convogliano tutte queste attività col<strong>la</strong>terali sui<br />

propri campi cerimoniali dove organizzano le danze, radunano tutti i maiali contribuiti dai loro<br />

sostenitori e orchestrano <strong>la</strong> loro ri<strong>di</strong>stribuzione. Ad ogni passaggio chi riceve dei maiali ne trattiene<br />

alcuni, altri li passa lungo <strong>la</strong> catena insieme ai maiali allevati o radunati da lui.<br />

La fase conclusiva del moka consiste nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> carne <strong>di</strong> maiale cotta da parte <strong>di</strong> quelli<br />

che hanno ricevuto i maiali vivi, <strong>per</strong> ringraziare i propri partner. Questa <strong>di</strong>stribuzione avviene in<br />

senso inverso a quel<strong>la</strong> dei maiali vivi, e non tutti i maiali ricevuti sono macel<strong>la</strong>ti e cucinati, alcuni<br />

sono trattenuti da chi li ha ricevuti <strong>per</strong> iniziare un nuovo allevamento.<br />

Alcuni anni più tar<strong>di</strong> il processo sarà invertito, i doni <strong>di</strong> sollecito viaggeranno da ovest verso est, e<br />

ogni uomo che aveva ricevuto maiali da un partner si sforzerà <strong>di</strong> donargliene <strong>di</strong> più: <strong>per</strong> far questo<br />

conta, oltre che sui maiali allevati da sua moglie, su quelli che gli fanno avere i parenti, gli affini, e<br />

tutta una serie <strong>di</strong> sostenitori legati a lui da scambi precedenti: è nel creare sostenere ed espandere<br />

questa rete <strong>di</strong> obbligazioni che si vede <strong>la</strong> stoffa <strong>di</strong> un uomo come potenziale big man.<br />

Gli uomini contano sul duro <strong>la</strong>voro delle donne <strong>per</strong> incrementare il proprio prestigio nell’ambito<br />

maschile degli scambi moka. In un certo senso le donne <strong>la</strong>vorano <strong>per</strong> incrementare il prestigio del<br />

marito, anche se in questa maniera anche il proprio status ne guadagna.<br />

Secondo Marylin Strathern (1988:148-50) <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra mariti e mogli (come quel<strong>la</strong> tra alleati e<br />

membri dello stesso c<strong>la</strong>n) è caratterizzata dal termine “prendersi cura” uno dell’altro, che significa<br />

contribuire agli sforzi dell’altro. Mentre moglie e marito possono entrambi prendersi cura dell’altro,<br />

il marito è anche in una posizione che gli <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> acquisire un nome, cioè il prestigio. L’aiuto<br />

che gli da sua moglie lo assiste in questa ricerca <strong>di</strong> prestigio, e a sua volta lei può partecipare nel<br />

suo status. Un esempio <strong>di</strong> questa re<strong>la</strong>zione in contesto contemporaneo è che un uomo può chiedere<br />

a sua moglie <strong>di</strong> aiutarlo finanziariamente ad acquistare un’automobile che porterà il nome <strong>di</strong> lui<br />

soltanto, ma <strong>la</strong> situazione inversa è inconcepibile. La stessa rego<strong>la</strong> vale <strong>per</strong> l’uso dei maiali: marito<br />

3 Secondo A. Strathern (1984:93) negli anni 1970 c’è stato un <strong>di</strong>battito a livello nazionale<br />

sull’opportunità <strong>di</strong> <strong>per</strong>mettere che il denaro fosse utilizzato in un contesto “tra<strong>di</strong>zionale” come il<br />

moka: il problema <strong>per</strong> i sostenitori dello sviluppo e del<strong>la</strong> modernità era lo spreco <strong>di</strong> energie e <strong>di</strong><br />

risorse economiche che invece <strong>di</strong> essere investite in attività economiche ‘legittime’ venivano<br />

incana<strong>la</strong>te in attività tra<strong>di</strong>zionali che, secondo loro, avrebbero dovuto sparire gradualmente. Il<br />

concetto <strong>di</strong> ‘tra<strong>di</strong>zionale’ in realtà che si trasformano rapidamente come le High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova<br />

Guinea, assume rapidamente le caratteristiche <strong>di</strong> un simbolo legittimante a cui fanno appello i<br />

leader <strong>per</strong> far accettare le proprie azioni. In questa situazione il denaro è legittimato come mezzo <strong>di</strong><br />

ottenere prestigio, ed è convogliato negli scambi cerimoniali, <strong>la</strong> partecipazione dei leader in moka<br />

non è in conflitto col loro essere uomini d’affari, anzi <strong>la</strong> partecipazione negli affari è <strong>di</strong>ventata<br />

essenziale <strong>per</strong> ottenere risorse necessarie <strong>per</strong> fare moka.<br />

69


e moglie allevano insieme i maiali, è <strong>la</strong> moglie a curarli quoti<strong>di</strong>anamente e a nutrirli con le patate<br />

dolci che lei ha coltivato sul<strong>la</strong> terra appartenente al c<strong>la</strong>n del marito, ma solo lui può trasformare i<br />

maiali in doni e metterli in circo<strong>la</strong>zione negli scambi cerimoniali. Così il marito si fa un nome; più<br />

tar<strong>di</strong> restituirà altri maiali vivi alle cure del<strong>la</strong> moglie, e le attribuirà parte del<strong>la</strong> carne cotta; lei ci<br />

guadagna in maiali e carne, ma non ne ricava un nome.<br />

E’ in questa trasformazione dei maiali da un ambito <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro domestico a quello cerimoniale degli<br />

scambi dominati dall’ideologia del<strong>la</strong> reciprocità che secondo Lisette Josephides, si creano le<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>per</strong> quello che lei chiama “re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> sfruttamento” (1982:32). Se è vero che il <strong>la</strong>voro<br />

delle mogli nell’allevare i maiali è riconosciuto anche al<strong>la</strong> festa in cui i maiali sono <strong>di</strong>stribuiti, è<br />

proprio in questo stesso momento che il <strong>la</strong>voro produttivo delle donne viene “appropriato” dagli<br />

uomini. Una volta che i maiali entrano in circo<strong>la</strong>zione nel sistema <strong>di</strong> scambi competitivi, scambio<br />

dopo scambio, <strong>la</strong> retorica del<strong>la</strong> reciprocità costruisce <strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione che siano le attività (maschili)<br />

dello scambio a creare ricchezza, in quanto ci sia aspetta un ritorno maggiore rispetto a quanto si è<br />

dato, oscurando il contributo produttivo delle donne, che viene quin<strong>di</strong> appropriato dagli uomini.<br />

(1982:306). Gli scambi cerimoniali, con il mito che sono i doni a creare i doni, ce<strong>la</strong>no il fatto che lo<br />

scambio è il mezzo attraverso il quale i beni sono appropriati.<br />

Il dogma del<strong>la</strong> reciprocità nasconde, secondo Josephides, l’ineguaglianza nell’accesso alle risorse.<br />

Se <strong>la</strong> dominazione degli uomini sulle donne è esplicita, quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> alcuni uomini, quelli con accesso a<br />

più risorse, su altri è nascosta. La separazione ideologica tra produzione e transazione rende i<br />

produttori vulnerabili allo sfruttamento <strong>per</strong> Josephides, coprendo l’ineguaglianza degli scambi tra<br />

marito e moglie, uomo sposato e celibe, big man e i suoi agnati.<br />

Marylin Strathern rivolge <strong>la</strong> sua attenzione a due presupposti fondamentali <strong>di</strong> questa analisi: <strong>la</strong><br />

supposizione che sia il <strong>la</strong>voro ad essere soggetto a una conversione, <strong>per</strong> poter par<strong>la</strong>re <strong>di</strong><br />

appropriazione del <strong>la</strong>voro; e quel<strong>la</strong> che le <strong>per</strong>sone naturalmente possiedono e mantengono il<br />

controllo su quello che fanno, sul proprio <strong>la</strong>voro.<br />

1. Per quel che riguarda <strong>la</strong> prima proposizione, cioè che il <strong>la</strong>voro è appropriato nel<strong>la</strong><br />

trasformazione dei maiali in beni <strong>di</strong> scambio, M. Strathern (1989: 155) sostiene che anche se<br />

<strong>la</strong> produzione, come categoria <strong>di</strong> attività, viene effettivamente sminuita in certe situazioni, il<br />

<strong>la</strong>voro produttivo non è alienato. Allo stesso tempo sostiene che esiste una ra<strong>di</strong>cale<br />

trasformazione <strong>di</strong> valore a sostenere <strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione tra produzione (sfera <strong>di</strong> competenza sia<br />

maschile che femminile) e transazione (sfera <strong>di</strong> attività prettamente maschile). Esiste una<br />

dominazione, ma non si verifica attraverso lo sfruttamento del <strong>la</strong>voro.<br />

Secondo l’antropologa sia uomini che donne sono responsabili <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione domestica,<br />

e quando gli uomini immettono i maiali nel sistema <strong>di</strong> scambi cerimoniali eclissano il<br />

proprio contributo produttivo, oltre a quello delle mogli.<br />

Il <strong>la</strong>voro creativo dell’allevamento dei maiali e dell’orticoltura è a<strong>per</strong>tamente riconosciuto.<br />

Quin<strong>di</strong> non è il <strong>la</strong>voro ad essere trasformato quando i maiali entrano nel<strong>la</strong> sfera degli scambi<br />

cerimoniali, ma <strong>la</strong> struttura delle re<strong>la</strong>zioni sociali. Le donne <strong>la</strong>vorano nel contesto <strong>di</strong> una<br />

struttura <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni creata dal flusso <strong>di</strong> maiali in circo<strong>la</strong>zione, prodotti in <strong>la</strong>rga parte dal<br />

proprio <strong>la</strong>voro, eppure questo mondo non è sfera <strong>di</strong> competenza femminile e non è creato da<br />

loro. Non è una questione <strong>di</strong> alienare il surplus prodotto dal <strong>la</strong>voro (sia maschile che<br />

femminile), questo può anche essere restituito a chi lo ha prodotto; ciò da cui le donne sono<br />

alienate è un e<strong>di</strong>ficio sociale costruito dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> beni dominata dagli uomini.<br />

Dato il modo in cui il <strong>la</strong>voro è orientato verso altri esseri sociali, il potere sta nel<strong>la</strong><br />

definizione del campo <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni che possono essere create da questo <strong>la</strong>voro. Il <strong>la</strong>voro non<br />

è trasformato, è una sfera d’azione. Gli uomini sono, come le donne, il prodotto <strong>di</strong> una sfera<br />

<strong>di</strong> azione domestica, ma arrogandosi il dominio dell’azione politica, eclissano le proprie<br />

ra<strong>di</strong>ci sociali, <strong>di</strong>chiarando che le proprie attività non sono determinate solo dalle re<strong>la</strong>zioni<br />

domestiche. La vita politica è creata in esplicito contrasto con <strong>la</strong> socialità domestica<br />

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2. La seconda supposizione fatta nelle analisi sullo sfruttamento femminile, e decostruita da<br />

Marylin Strathern, è che le <strong>per</strong>sone sono proprietarie <strong>di</strong> quello che fanno. Secondo lei al<strong>la</strong><br />

base dell’ideologia occidentale, nelle sue accezioni capitaliste e marxiste, sta un’unica<br />

nozione culturale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduo unitario e possessivo. Nel<strong>la</strong> prima visione questo essere<br />

unitario è un agente autonomo che control<strong>la</strong> oggetti esterni a sé, ma che se sono in suo<br />

possesso <strong>di</strong>ventano parte del<strong>la</strong> sua identità; nel<strong>la</strong> seconda <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona è in<strong>di</strong>ssolubilmente<br />

legata alle proprie attività <strong>di</strong> modo che il proprio sé è <strong>di</strong>viso quando i prodotti delle sue<br />

attività sono appropriate da altri.<br />

Nelle società caratterizzate da un’economia <strong>di</strong> scambio, invece, le <strong>per</strong>sone sono<br />

intrinsecamente plurali, sono prodotti <strong>di</strong> numerose <strong>di</strong>verse re<strong>la</strong>zioni e compiono azioni<br />

<strong>di</strong>verse. In questa luce <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> alienazione e sfruttamento, concetti<br />

derivati da una visione occidentale del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona.<br />

Le attività cerimoniali degli uomini Hagen sono separate dal<strong>la</strong> domesticità e dal<strong>la</strong> produzione nel<strong>la</strong><br />

sfera <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni familiari, oltre che dalle richieste dei legami <strong>di</strong> parente<strong>la</strong>. In tutti questi ambiti il<br />

<strong>la</strong>voro rimane concreto ed è attribuito al<strong>la</strong> propria fonte sociale e, dato che i prodotti del <strong>la</strong>voro sono<br />

attribuiti a <strong>di</strong>verse fonti, a questi sono attribuiti molti autori.<br />

L’o<strong>per</strong>azione che avviene nel contesto degli scambi cerimoniali, dunque è <strong>la</strong> trasformazione dei<br />

prodotti multipli (i maiali, prodotti dal <strong>la</strong>voro complementare <strong>di</strong> marito e moglie) in un’identità<br />

singo<strong>la</strong> <strong>per</strong> gli uomini: <strong>la</strong> ricchezza prodotta sta <strong>per</strong> quel<strong>la</strong> parte <strong>di</strong> sé che poi sarà interpretata come<br />

l’intero essere dell’uomo, il prestigio.<br />

Questa trasformazione consiste nel passare da un dominio all’altro, e risulta nel<strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> beni<br />

<strong>di</strong> valore e dei loro messaggi sul prestigio <strong>di</strong> chi li dà e chi li riceve. Non si tratta <strong>di</strong> soppiantare un<br />

proprietario con un altro, ma del<strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> un’identità unitaria (<strong>per</strong> gli uomini) da un’identità<br />

multip<strong>la</strong>.<br />

La re<strong>la</strong>zione principalmente coinvolta nel<strong>la</strong> costruzione dei valori degli scambi cerimoniale è quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> <strong>di</strong>visione del <strong>la</strong>voro tra coniugi. Il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> entrambi <strong>di</strong>mostra sia motivazione che<br />

intenzionalità, oltre che un senso <strong>di</strong> impegno nel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione. Il maiale è un prodotto multiplo, il<br />

risultato <strong>di</strong> tutta una serie <strong>di</strong> scambi tra parenti e non: è il prodotto del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra i partner <strong>di</strong> un<br />

matrimonio, non è riducibile al singolo interesse <strong>di</strong> uno dei due.<br />

Negli occhi <strong>di</strong> un uomo che riceve un maiale in moka il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> nutrire il maiale non conta, lui<br />

considera i maiali che dovrà restituire. Mentre <strong>per</strong> il donatore il maiale donato incarna in sé tutto il<br />

<strong>la</strong>voro che comporta allevarlo, egli non può considerare questo <strong>la</strong>voro senza considerare le proprie<br />

re<strong>la</strong>zioni domestiche. Pensare al <strong>la</strong>voro incorporato in un maiale ingrassato equivale a pensare al<br />

valore attribuito reciprocamente da marito e moglie. La moglie non può essere considerata una<br />

proprietaria del maiale che può trasferirne <strong>la</strong> proprietà o a cui può essere sottratto il controllo<br />

dell’animale, <strong>per</strong>ché non esiste una re<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> corrispondenza <strong>di</strong>retta tra lei e <strong>la</strong> sua capacità <strong>di</strong><br />

<strong>la</strong>vorare o <strong>la</strong> sua capacità <strong>di</strong> <strong>la</strong>vorare ed i prodotti del suo <strong>la</strong>voro. E’ questo il fattore cruciale, quello<br />

che rende impossibile pa<strong>la</strong>re <strong>di</strong> alienazione nel contesto <strong>di</strong> un economia del basata sugli scambi <strong>di</strong><br />

doni.<br />

Chris Gregory (1982) ha postu<strong>la</strong>to che <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza tra un’economia <strong>di</strong> mercato e una <strong>di</strong> scambio è<br />

che i beni trasmessi nelle transazioni <strong>di</strong> scambi cerimoniali sono inalienabili dal donatore il quale,<br />

nel donarli, crea un legame con chi li riceve. Per M. Strathern i protagonisti degli scambi<br />

cerimoniali a Hagen non hanno beni alienabili, cioè proprietà: <strong>per</strong> loro non esiste <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un bene se non legandosi in re<strong>la</strong>zioni con altri. Che sia tra partner <strong>di</strong> scambi, tra coniugi,<br />

o tra parenti, <strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> cose o <strong>per</strong>sone porta al<strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> una re<strong>la</strong>zione. Il <strong>la</strong>voro<br />

produce o rende visibile una re<strong>la</strong>zione. Se nelle economie basate sugli scambi <strong>di</strong> doni non è<br />

l’alienazione del <strong>la</strong>voro o l’appropriazione del surplus a determinare <strong>la</strong> dominazione <strong>di</strong> alcuni sugli<br />

altri, come accade in un’ economia <strong>di</strong> mercato, quelli che dominano sono coloro che determinano i<br />

collegamenti e gli scollegamenti creati dal<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione degli oggetti. Negli scambi <strong>di</strong> doni il<br />

valore umano è reso apparente, le re<strong>la</strong>zioni sociali sono eclissate e poi rive<strong>la</strong>te.<br />

71


Quin<strong>di</strong> <strong>per</strong> Marylin Strathern quello che è ce<strong>la</strong>to nel passaggio dei maiali dal<strong>la</strong> sfera <strong>di</strong> produzione<br />

domestica quel<strong>la</strong> degli scambi cerimoniali non è il <strong>la</strong>voro delle donne, ma il fatto che gli uomini<br />

siano il prodotto del<strong>la</strong> sfera <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni domestiche. Gli uomini entrano in una sfera <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro<br />

politico <strong>per</strong> acquisire un nome, e a questo prestigio si fa coincidere l’identità maschile. Al contempo<br />

si può par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> dominazione maschile, ma non in termini <strong>di</strong> alienazione del <strong>la</strong>voro delle donne:<br />

quello che è negato alle donne è il potere <strong>di</strong> control<strong>la</strong>re le reti sociali e politiche da alimentare con<br />

lo scambio dei maiali.<br />

Modelli <strong>di</strong> Leadership<br />

Uno dei temi principali nell’etnografia delle High<strong>la</strong>nds è quello dei modelli <strong>di</strong> leadership, in<br />

partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> precisa re<strong>la</strong>zione tra status ere<strong>di</strong>tato e status ottenuto. Per tutti gli anni 1970 il modello<br />

<strong>di</strong> leadership associato alle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea (e quin<strong>di</strong> considerato prototipico del<strong>la</strong><br />

Me<strong>la</strong>nesia come area culturale), era quello del Hagener big man descritto da A. Strathern (1971).<br />

Il tipico big man è un oratore convincente e allo stesso tempo un poligamo abbiente,<br />

partico<strong>la</strong>rmente abile nell’investire i maiali allevati dalle sue mogli nel sistema <strong>di</strong> scambi<br />

cerimoniali del moka. Dal punto <strong>di</strong> vista maschile il sistema è meritocratico, non ere<strong>di</strong>tario: anche<br />

se un big man può dare un vantaggio al figlio finanziando il suo matrimonio con un paio <strong>di</strong> donne,<br />

questa non rappresenta con<strong>di</strong>zione necessaria o sufficiente <strong>per</strong> raggiungere lo status <strong>di</strong> big man.<br />

Oltre che meritocratico il sistema politico del big man è competitivo. Il big man costruisce <strong>la</strong><br />

propria posizione ed esercita <strong>la</strong> sua influenza su una rete al<strong>la</strong>rgata <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone legate a lui in <strong>di</strong>verse<br />

maniere; una fazione che ha al suo nucleo i parenti, il c<strong>la</strong>n e gli affini, ma anche chiunque abbia un<br />

qualunque legame, partner <strong>di</strong> scambi, familiari adottati amici. Tutte queste <strong>per</strong>sone formano un<br />

gruppo che potenzialmente può espandersi, ma che è sostanzialmente instabile, soprattutto ai<br />

margini. Il leader non occupa una posizione <strong>di</strong> autorità formale riconosciuta, e <strong>la</strong> sua legittimità <strong>di</strong><br />

leader è costantemente in gioco, minacciata dall’ascesa nel sistema <strong>di</strong> prestigio <strong>di</strong> altri uomini che<br />

cercano <strong>di</strong> al<strong>la</strong>rgare le proprie sfere d’influenza. Ci possono essere numerosi rivali <strong>per</strong> il prestigio<br />

all’interno <strong>di</strong> una comunità, <strong>la</strong> quale può <strong>di</strong>vidersi, o allearsi ad altri gruppi. Anche se <strong>la</strong> sua sfera<br />

d’influenza è in espansione, il gruppo che si coagu<strong>la</strong> intorno al big man non costituisce una<br />

comunità politica stabile.<br />

Il big man funge da fulcro <strong>per</strong> lo scambio <strong>di</strong> beni tra comunità locali, e quin<strong>di</strong> il sistema promuove<br />

<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> un surplus da usare in questi scambi, ed è prevalentemente nel contesto <strong>di</strong> questi<br />

scambi che il prestigio e lo status dei big men è <strong>di</strong> volta in volta costruito, e messo al<strong>la</strong> prova. Il suo<br />

status <strong>di</strong>pende dal<strong>la</strong> sua abilità <strong>di</strong> convincere i suoi sostenitori ad aiutarlo nelle attività legate al<br />

moka <strong>per</strong> mantenere alto il prestigio sue e del suo gruppo. Egli non ha l’autorità <strong>per</strong> costringere i<br />

propri sostenitori a seguirlo in un’impresa che non approvano. Andando ad analizzare le storie<br />

in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi big men, Pau<strong>la</strong> Brown (1978) conclude che le qualità dei leader sono varie,<br />

ognuno ha uno stile <strong>per</strong>sonale ed ha successo con i suoi sostenitori <strong>per</strong> motivi <strong>di</strong>versi, alcune qualità<br />

sono comuni a molti degli uomini che si sono affermati come big man:<br />

• Ambizione ed energia<br />

• Abilità <strong>di</strong> manipo<strong>la</strong>re gli altri e <strong>di</strong> organizzare attività su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong><br />

• Prodezza in guerra<br />

• Successo nell’accumu<strong>la</strong>re molti beni<br />

• Generosità nel <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> beni<br />

• Possesso <strong>di</strong> conoscenze speciali, <strong>di</strong> solito magiche<br />

• Abilità oratoria<br />

Bill Stan<strong>di</strong>sh (1978) e Daryl Feil (1982) hanno criticato il modello <strong>di</strong> big man sviluppato da<br />

Strathern che, secondo loro, non aveva dato sufficiente peso all’effetto democratizzante del<br />

colonialismo. Con l’imposizione del<strong>la</strong> Pax Australiana era venuto meno il potere che i big men in<br />

precedenza avevano sui rifugiati, mentre con l’importazione massiccia <strong>di</strong> madre<strong>per</strong><strong>la</strong> dal<strong>la</strong> costa<br />

avevano minato il loro controllo sulle reti commerciali e <strong>di</strong> scambi cerimoniali. La figura<br />

72


e<strong>la</strong>tivamente egualitaria del big man descritta da Strathern ed altri etnografi degli anni 1960, era<br />

dunque <strong>la</strong>rgamente una costruzione coloniale.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista comparativo il modello del big man è stato uno dei soggetti del <strong>di</strong>battito sui<br />

sistemi politici dell’Oceania, stimo<strong>la</strong>to dall’analisi <strong>di</strong> Sahlins (1963) del<strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione tra Me<strong>la</strong>nesia<br />

e Polinesia in termini <strong>di</strong> evoluzione politica 4 . Sahlins contrasta il sistema politico basato sul<strong>la</strong> figura<br />

big man associato all’area me<strong>la</strong>nesiana a quello apparentemente più evoluto, in cui prevale <strong>la</strong> figura<br />

del capo, tipico del<strong>la</strong> Polinesia. Per Sahlins il sistema politico me<strong>la</strong>nesiano è meno evoluto <strong>di</strong> quello<br />

polinesiano a causa del<strong>la</strong> sua intrinseca instabilità e precarietà, che impe<strong>di</strong>sce sia <strong>la</strong> costituzione <strong>di</strong><br />

un gruppo sociale al<strong>la</strong>rgato e stabile nel tempo, che <strong>di</strong> un sistema gerarchico organizzato e con<br />

posizioni legittimate: due caratteristiche che rendono il sistema politico me<strong>la</strong>nesiano incapace <strong>di</strong><br />

evolversi, cosa che invece è avvenuta nelle società polinesiane basate sul chiefship, in cui <strong>la</strong> figura<br />

del capo ricopre una carica istituzionale e porta un titolo. In contrasto al potere acquisito del big<br />

man il capo polinesiano ere<strong>di</strong>ta <strong>la</strong> propria posizione ed il rango che legittimano <strong>la</strong> sua autorità. Se il<br />

big man è costretto ad accumu<strong>la</strong>re e ri<strong>di</strong>stribuire ingenti ricchezze <strong>per</strong> mantenere <strong>la</strong> propria<br />

posizione <strong>di</strong> prestigio, il chief polinesiano mantiene il controllo sulle risorse tramite un legame<br />

all’ambito <strong>di</strong>vino, un legame mistico legato alle nozioni <strong>di</strong> mana e tapu. Il <strong>di</strong>ritto dei capi ad esigere<br />

il <strong>la</strong>voro dei membri del proprio gruppo consente <strong>la</strong> realizzazione <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e comuni, e risulta in una<br />

crescente specializzazione, in cui il capo fa solo quello. Lo scambio dei me<strong>la</strong>nesiani <strong>di</strong>venta<br />

ri<strong>di</strong>stribuzione ostentatoria, in cui i capi legittimano il loro potere <strong>di</strong>mostrando il controllo che<br />

hanno sulle risorse. Secondo Sahlins il sistema politico dei chiefdoms avendo su<strong>per</strong>ato <strong>la</strong> con<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> instabilità e precarietà del sistema me<strong>la</strong>nesiano si sono evolute verso sistemi politici pre-statali.<br />

Aparte l’aspetto neo-evoluzionista dell’analisi <strong>di</strong> Sahlins, l’opposizione tipologica dei due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

esercitare <strong>la</strong> leadership continua ad influenzare <strong>la</strong> ricerca sul potere in Oceania.<br />

Una delle critiche al<strong>la</strong> tipologia costruita da Sahlins è che è basata su una <strong>di</strong>visione artificiale e<br />

troppo netta tra Me<strong>la</strong>nesia e Polinesia, aree con confini precisi e a ciascuna delle quali<br />

corrisponderebbe un sistema socio- politico specifico: questa rappresentazione schematica non<br />

corrisponde al<strong>la</strong> realtà etnografica incontrata sul campo, esistono variazioni all’interno <strong>di</strong> ciascun<br />

tipo, ed esistono sistemi politici più simili al chiefdom in molte aree del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia (soprattutto<br />

nelle isole o nelle zone costiere popo<strong>la</strong>te da genti <strong>di</strong> origine austronesiana, ve<strong>di</strong> Mekeo, Trobriand,<br />

le Figi e <strong>la</strong> Nuova Caledonia).<br />

Inoltre, andando a considerare nel dettaglio le caratteristiche attribuite ai due tipi <strong>di</strong> leader, si<br />

trovano numerose eccezioni e mo<strong>di</strong>fiche, tante che finisce <strong>per</strong> essere <strong>di</strong>fficile sostenere <strong>la</strong> tipologia.<br />

In partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva importanza del principio dell’ere<strong>di</strong>tarietà del titolo rispetto alle doti<br />

<strong>per</strong>sonali è <strong>di</strong>fficile da ‘provare sul campo’. In alcune società polinesiane il criterio genealogico <strong>di</strong><br />

successione può essere negato in assenza <strong>di</strong> qualità <strong>per</strong>sonali considerate essenziali in un capo,<br />

mentre in alcune società me<strong>la</strong>nesiane l’appartenenza ad un partico<strong>la</strong>re gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza può<br />

dare vantaggi oggettivi ad un uomo che aspira a <strong>di</strong>ventare big man. Mentre in alcune società del<strong>la</strong><br />

Polinesia <strong>la</strong> carica <strong>di</strong> capo è legittimata dal <strong>la</strong>voro compiuto <strong>per</strong> il gruppo parentale o dal<strong>la</strong> prodezza<br />

in guerra, esistono in società me<strong>la</strong>nesiane alcune cariche o titoli <strong>di</strong> carattere ere<strong>di</strong>tario. Dalle<br />

descrizioni <strong>di</strong> Raymond Firth (1981) del sistema politico <strong>di</strong> Tikopia, al confine tra le due aree,<br />

risulta che il potere dei capi <strong>di</strong> Tikopia è sia ascritto che acquisito: <strong>la</strong> successione è determinata<br />

genealogicamente, ma <strong>per</strong>ché un capo possa esercitare autorità sul gruppo deve <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong><br />

promuovere il benessere comune, e, come un big man, deve esercitare le sue abilità <strong>di</strong> oratore <strong>per</strong><br />

ottenere consenso e appoggio. Altri esempi dall’etnografia sia me<strong>la</strong>nesiana che polinesiana<br />

<strong>di</strong>mostrano lo stesso tipo <strong>di</strong> commistione tra caratteristiche attribuite a due tipologie <strong>di</strong>verse <strong>di</strong><br />

leader. La raccolta <strong>di</strong> saggi curata da Watson-Gegeo e Feinberg (1996) in cui sono scrutate<br />

attentamente le strutture politiche contemporanee <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse società sia me<strong>la</strong>nesiane che polinesiane<br />

4 Questa sommaria esposizione del <strong>di</strong>battito sui sistemi politici oceanici è tratta dall’analisi <strong>di</strong><br />

Adriano Favole a pagg. 152-160 <strong>di</strong> La palma e il potere. I capi e <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> Società a<br />

Futuna (Polinesia Occidentale) Torino, Il Segnalibro E<strong>di</strong>tore.<br />

73


<strong>di</strong>mostra che sul campo le categorie <strong>di</strong> Sahlins sono con-fuse, non possono <strong>di</strong>rsi due tipologie né un<br />

movimento evolutivo. Rappresentano due mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> pensare, <strong>di</strong> intendere il potere e <strong>la</strong><br />

leadership, due modelli <strong>di</strong> organizzazione politica e sociale <strong>di</strong>fferenti che tuttavia sono entrambi<br />

presenti in molte società dell’Oceania.<br />

“La preminenza re<strong>la</strong>tiva dell’uno o dell’altro modo <strong>di</strong> esercitare il potere politico è legata all’area<br />

geografica (indubbiamente il sistema fondato sui capi è prevalente in Polinesia) ma anche<br />

all’ambito <strong>di</strong> ricerca prescelto, al<strong>la</strong> categoria <strong>di</strong> informatori a cui si fa riferimento, all’epoca storica<br />

presa in esame” (Favole, 2000:160).<br />

In un contesto più prettamente me<strong>la</strong>nesiano, Maurice Godelier (1981) ha proposto un altro modello<br />

<strong>di</strong> leadership alternativo a quello del big man, associato alle aree più centrali delle High<strong>la</strong>nds,<br />

prendendo spunto dalle sue ricerche sui Baruya, una popo<strong>la</strong>zione dell’area a<strong>di</strong>acente (fringe<br />

High<strong>la</strong>nds). Questo nuovo tipo <strong>di</strong> leader si <strong>di</strong>fferenzia sia dal capo che dal big man, soprattutto <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> sua prevalenza in quelle che Godelier definisce società fondamentalmente egualitarie. Secondo<br />

questa nuova tipologia le “Società dei Big men” delle aree centrali delle High<strong>la</strong>nds sono<br />

sistematicamente contrapposte alle “Società dei Great men” altrove in Me<strong>la</strong>nesia. Secondo<br />

Godelier al<strong>la</strong> base delle <strong>di</strong>fferenze tra i due tipi <strong>di</strong> società associate a modelli <strong>di</strong> leadership <strong>di</strong>verse,<br />

si trovano due <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> scambio <strong>di</strong> beni, e alle variazioni nelle modalità degli scambi<br />

corrispondono variazioni in altri ambiti. Nelle “Società dei Big men” si scambiano beni materiali<br />

<strong>per</strong> vite umane (pagamenti <strong>di</strong> compensazione e <strong>per</strong> le spose), e questo in<strong>di</strong>ca l’esistenza <strong>di</strong> un<br />

complesso sistema <strong>di</strong> scambi in cui si scambiano articoli non equivalenti. Infatti in queste società è<br />

il controllo sui beni scambiati negli e<strong>la</strong>borati scambi cerimoniali a fornire <strong>la</strong> chiave del<strong>la</strong> leadership<br />

del big man.<br />

Il sistema basato sul great man, in contrasto, è basato su una forma <strong>di</strong> scambio più <strong>di</strong>retto, ristretto,<br />

in cui si scambia un articolo <strong>per</strong> un altro articolo equivalente, <strong>per</strong> esempio lo scambio <strong>di</strong> sorelle tra<br />

c<strong>la</strong>n <strong>per</strong> scopi matrimoniali ed un enfasi sul<strong>la</strong> vendetta in caso <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o, in contrasto ai<br />

risarcimenti in beni <strong>per</strong> le donne passate ad un altro c<strong>la</strong>n o <strong>per</strong> gli uomini uccisi. Nelle “Società dei<br />

Great men” i ruoli dei leader tendono ad essere più variati, e tendono ad essere basati sul<strong>la</strong><br />

dominazione spirituale (il controllo delle conoscenze e dei poteri magici o delle re<strong>la</strong>zioni col mondo<br />

sovrannaturale) o sul<strong>la</strong> forza coercitiva, piuttosto che sul controllo dei beni materiali, spesso <strong>di</strong>versi<br />

uomini in un gruppo assumono <strong>la</strong> leaderhip in contesti <strong>di</strong>fferenti.<br />

Questi contrasti possono essere rappresentati schematicamente così:<br />

Big Men Great Men<br />

Scambi competitivi e non equivalenti: Scambi ristretti ed equivalenti:<br />

prezzo del<strong>la</strong> sposa scambi <strong>di</strong> sorelle<br />

risarcimenti <strong>per</strong> omici<strong>di</strong>o vendetta, faida<br />

leadership esercitata tramite accumulo <strong>di</strong> beni leadership <strong>di</strong>pende da poteri spirituali o<br />

forza coercitiva<br />

fusione delle funzioni del<strong>la</strong> leadership <strong>di</strong>visione delle funzioni del<strong>la</strong> leadership<br />

(ruolo singolo) (ruoli multipli)<br />

Rispetto alle società fondate sui capi, in cui <strong>la</strong> successione ai titoli è determinata dal rango, gli<br />

scambi sono generalizzati e <strong>la</strong> ricchezza centralizzata, quelle dei great men si <strong>di</strong>fferenziano<br />

soprattutto <strong>per</strong> il maggiore egualitarismo.<br />

Come nel caso del<strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione tra big men e capi, anche quel<strong>la</strong> tra big men e great men, messa al<strong>la</strong><br />

prova ‘sul campo’ da tutta una serie <strong>di</strong> analisi etnografiche comparative, è risultata essere <strong>di</strong>fficile<br />

da stabilire categoricamente (Godelier e M Strathern 1991, Watson Gegeo e Feinberg 1996, Knauft<br />

1993) . Non si può associare un tipo <strong>di</strong> leadership ad una società. Esistono sia i big men che i great<br />

men in Me<strong>la</strong>nesia: rappresentano modelli <strong>di</strong> organizzazione politica che si integrano e che in<br />

<strong>di</strong>verse società me<strong>la</strong>nesiane sono complementari, presenti entrambi in <strong>di</strong>verse misure. Anzi gli<br />

74


accurati stu<strong>di</strong> etnografici e comparativi stimo<strong>la</strong>ti da questo <strong>di</strong>battito hanno anche evidenziato come<br />

in molte società me<strong>la</strong>nesiane si trovino anche caratteristiche associate ai sistemi politici basati sul<strong>la</strong><br />

figura del capo.<br />

Se le semplici <strong>di</strong>cotomie tra capi e big men o tra big men e great men,si sono rive<strong>la</strong>te inadeguate <strong>per</strong><br />

gestire analiticamente le complessità etnografiche dei sistemi politici me<strong>la</strong>nesiane, l’attenzione<br />

degli antropologi è attualmente rivolta a <strong>di</strong>scernere l’interazione tra poteri ascritti e poteri<br />

guadagnati da un <strong>la</strong>to, e tra posizioni o capacità rituali e seco<strong>la</strong>ri dall’altra, al<strong>la</strong> base delle società <strong>di</strong><br />

tutto il pacifico. La sfida, <strong>per</strong> Favole (2000) <strong>per</strong> esempio<br />

“è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> delineare i <strong>di</strong>fferenti modelli che sono o<strong>per</strong>ativi, i mo<strong>di</strong> in cui essi si intrecciano e le<br />

circostanze che determinano come e quando ciascuno <strong>di</strong> essi è invocato.” ( 2000:160)<br />

75


Antenati, cristianesimo, e cargo<br />

I culti del cargo<br />

Il fenomeno dei “culti del cargo”, cargo cults, sono un argomento c<strong>la</strong>ssico nell’etnografia del<strong>la</strong><br />

Nuova Guinea. Questo termine si riferisce ad una varietà <strong>di</strong> rituali e <strong>di</strong> movimenti che sono emersi<br />

storicamente nel <strong>per</strong>iodo coloniale e post-coloniale, e che si sono variamente impegnati <strong>per</strong><br />

ottenere con mezzi magici o rituali i beni materiali portati nel<strong>la</strong> zona dagli occidentali. Cargo è un<br />

termine generico in Tok Pisin <strong>per</strong> tutti questi beni, che vanno dalle scatolette <strong>di</strong> carne o altro cibo<br />

associato agli occidentali, a gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> denaro contante, <strong>di</strong>pende dal <strong>per</strong>iodo storico del<br />

contatto, e dai desideri del<strong>la</strong> gente coinvolta. Questi desideri sono profondamente implicati con<br />

preoccupazioni <strong>di</strong> tipo politico e morale.<br />

Questi movimenti possono essere interpretati come:<br />

• proteste <strong>per</strong> le ineguaglianze del sistema coloniale;<br />

• nuove organizzazioni politiche <strong>di</strong> resistenza;<br />

• <strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> una redenzione morale attraverso l’ottenimento dell’eguaglianza tra gli in<strong>di</strong>geni e<br />

i forestieri.<br />

Un’altra interpretazione dei cargo cults è che sono un mezzo <strong>per</strong> rettificare l’ingiustizia che si pensa<br />

sia stata <strong>per</strong>petrata dai colonialisti tramite degli imbrogli. Spesso questa idea è collegata al<strong>la</strong><br />

credenza che un antenato in<strong>di</strong>geno aveva intrapreso un viaggio nel<strong>la</strong> “terra dei bianchi” e aveva<br />

spe<strong>di</strong>to il cargo <strong>per</strong> i suoi <strong>di</strong>scendenti, ma questo era stato intercettato dai poteri coloniali che se lo<br />

tenevano <strong>per</strong> sé, oppure all’idea che i missionari abbiano omesso <strong>di</strong> insegnare alcune verità<br />

necessarie <strong>per</strong> ottenere <strong>la</strong> ricchezza associata ai bianchi.<br />

Queste interpretazioni hanno offerto molto materiale agli storici ed agli antropologi interessati alle<br />

<strong>di</strong>mensioni etiche e politiche del colonialismo. Altri stu<strong>di</strong>osi hanno in<strong>di</strong>cato che spesso il termine<br />

“cargo cult” è stato imposto dagli amministratori coloniali preoccupati dalle aspirazioni e dalle<br />

riven<strong>di</strong>cazioni degli in<strong>di</strong>geni, e che utilizzavano il termine”culto” <strong>per</strong> delegittimare i movimenti <strong>di</strong><br />

resistenza popo<strong>la</strong>re al potere coloniale.<br />

E’ anche importante ricordare che se molti movimenti sociali innovativi in Nuova Guinea sono stati<br />

accomunati, nelle definizioni degli amministratori coloniali e degli antropologi occidentali, <strong>per</strong> il<br />

fatto <strong>di</strong> contenere aspetti legati al cargo, ognuno <strong>di</strong> questi movimenti aveva anche molti altri<br />

elementi, oscurati dal<strong>la</strong> definizione comune. Questo è un problema generale quando si cerca <strong>di</strong><br />

analizzare fenomeni simili in <strong>di</strong>verse culture, trovando una definizione comune.<br />

Nonostante queste note <strong>di</strong> cauzione, molti stu<strong>di</strong> hanno evidenziato come <strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> ricchezza<br />

sia al<strong>la</strong> base <strong>di</strong> numerosi movimenti. Quello che bisogna ricordare è che nel Pacifico in generale, ed<br />

in Me<strong>la</strong>nesia in partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> ricchezza è spesso considerata come un mezzo <strong>per</strong> ottenere un senso<br />

<strong>di</strong> valore o <strong>di</strong> eguaglianza con gli altri. Queste idee in fondo non sono troppo <strong>di</strong>fferenti da quelle<br />

del<strong>la</strong> nostra società capitalista, ma <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza è che nel contesto me<strong>la</strong>nesiano <strong>la</strong> ricchezza ha<br />

anche un valore magico-religioso. La ricchezza è interpretata da molti me<strong>la</strong>nesiani come un segno<br />

<strong>di</strong> benessere cosmico, e <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni corrette col mondo spirituale; <strong>la</strong> sua mancanza è <strong>di</strong> conseguenza<br />

interpretata come un segno che il cosmo e il mondo spirituale sono sbi<strong>la</strong>nciati, in <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne: <strong>per</strong><br />

ristabilire un or<strong>di</strong>ne cosmico è necessario intervenire con dei riti o dei sacrifici. Questa idea è anche<br />

al<strong>la</strong> base <strong>di</strong> tutti i sistemi rituali legati al<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> fertilità, chiamati anche questi culti<br />

nel<strong>la</strong> letteratura antropologica, senza <strong>per</strong>ò attribuire delle valenze <strong>di</strong> stranezza o <strong>di</strong> potenziale<br />

sovversivo.<br />

E’ fin dai tempi in cui Marcel Mauss (1954) scriveva del dono che gli antropologi sottolineano <strong>la</strong><br />

simbiosi tra <strong>per</strong>sone e cose, l’associazione <strong>di</strong> oggetti materiali al<strong>la</strong> parte vivente delle re<strong>la</strong>zioni<br />

sociali, ed il significato spirituale attribuito ai beni materiali nelle culture del<strong>la</strong> Nuova Guinea. Visti<br />

in quest’ottica, sarebbe strano se i movimenti <strong>di</strong> trasformazione sociale non fossero almeno in parte<br />

76


incentrati sull’acquisizione del<strong>la</strong> ricchezza.<br />

Andrew Lattas (1998) ha analizzato uno <strong>di</strong> questi movimenti tra i Kiwai sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> New Ire<strong>la</strong>nd,<br />

<strong>di</strong>mostrando come l’elemento <strong>di</strong> acquisizione <strong>di</strong> beni è anche inestricabilmente legato al contesto<br />

coloniale, oltre che (come già suggeriva Margaret Mead) all’impatto degli eventi del<strong>la</strong> seconda<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale, soprattutto l’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> vedere montagne <strong>di</strong> apparecchiature, cibarie e altri beni<br />

trasportati dalle truppe americane. Conclusioni simili sono quelle raggiunte da Keesing nel<strong>la</strong> sua<br />

descrizione del movimento Maasina a Ma<strong>la</strong>ita, nelle Salomone.<br />

Sono due i fattori importanti nei cargo cults:<br />

1. il desiderio <strong>per</strong> i beni materiali è sempre una parte del desiderio più generale <strong>di</strong> ottenere <strong>la</strong><br />

parità morale e politica<br />

2. i capi <strong>di</strong> questi movimenti provano sempre a organizzare forme e<strong>la</strong>borate <strong>di</strong> organizzazione<br />

sociale <strong>per</strong> poter raggiungere i propri scopi, queste forme sono considerate come “<strong>la</strong>voro”:<br />

<strong>la</strong>voro che porterà al<strong>la</strong> loro riaffermazione politica e all’ottenimento del<strong>la</strong> pros<strong>per</strong>ità in<br />

senso al<strong>la</strong>rgato.<br />

E’ importante anche ricordare che il “cargo” in questione, ed i suoi significati, variano molto in<br />

funzione del<strong>la</strong> storia coloniale del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in questione. Per esempio un movimento che fiorì<br />

a Mount Hagen tra il 1968 e il 1971, che gli adepti chiamavano “wind work” ed è stato descritto<br />

come “the red box money cult”, era incentrato su un rito <strong>per</strong> ottenere grosse somme <strong>di</strong> denaro. Gli<br />

adepti utilizzavano le scatole <strong>di</strong> legno <strong>di</strong>pinte <strong>di</strong> rosso del tipo utilizzato dai <strong>la</strong>voratori delle<br />

piantagioni quando tornavano ai loro vil<strong>la</strong>ggi <strong>per</strong> portare il denaro ed i beni acquistati sul<strong>la</strong> costa.<br />

Riempivano le casse <strong>di</strong> pietre e metallo, ed eseguivano dei riti che avrebbero dovuto <strong>per</strong>suadere gli<br />

spiriti dei morti “wind people” a convertire le pietre in denaro. Questo culto si estinse quando<br />

<strong>di</strong>venne evidente che il denaro non si materializzava.<br />

In altre parti del<strong>la</strong> Nuova Guinea, le idee legate al cargo ed i culti associati a queste idee hanno una<br />

storia molto più lunga, si sono trasformate nel tempo, sviluppando forme <strong>di</strong> organizzazione sociale<br />

e scopi molto più complessi. Questo avviene soprattutto in quelle aree dove il contatto coloniale e<br />

l’influenza dei missionari sono es<strong>per</strong>ienze <strong>di</strong> lunga durata, e dove viene molto sentito il problema<br />

dello sviluppo economico. In questi casi i movimenti che contenevano un elemento magicoreligioso<br />

tendevano anche ad includere ambiziosi progetti <strong>di</strong> mutuo aiuto e <strong>di</strong> sforzi economici,<br />

sono questi gli aspetti ricordati ora dai <strong>di</strong>scendenti delle <strong>per</strong>sone coinvolte nel culto, e questa<br />

<strong>per</strong>cezione oggi aiuta a dar forma alle interpretazioni antropologiche dei movimenti. Gli stu<strong>di</strong> più<br />

fruttuosi, da questo punto <strong>di</strong> vista, sono quelli condotti da antropologi con una prospettiva storica,<br />

soprattutto quelli che sono ritornati <strong>di</strong>verse volte in <strong>per</strong>io<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi nell’area del culto. Così gli<br />

antropologi riescono a registrare le trasformazioni delle attività e degli scopi del culto in <strong>di</strong>verse<br />

contingenze storiche.<br />

Un’esempio è l’analisi <strong>di</strong> Panoff (1997) del movimento Pomio Kivung dei Maenge del<strong>la</strong> New<br />

Britain tra il 1966 e il 1981. Egli <strong>di</strong>mostra che nel corso del tempo gli elementi magico-religiosi<br />

nelle idee delle <strong>per</strong>sone che aderivano al culto si sono tramutati in nuove forme <strong>di</strong> organizzazione<br />

<strong>per</strong> lo sviluppo economico. Altri antropologi sostengono che alcuni movimenti che erano in effetti<br />

motivati da sforzi collettivi e razionali <strong>di</strong> cambiare <strong>per</strong> il meglio, sono stati etichettati come<br />

irrazionali dagli osservatori coloniali che li hanno battezzati cargo cult.<br />

Quello che è certo è che bisogna riconoscere l’intrecciarsi <strong>di</strong> idee magico-religiose con altre idee <strong>di</strong><br />

natura più seco<strong>la</strong>re nell’organizzazione <strong>di</strong> molti movimenti in<strong>di</strong>geni <strong>per</strong> <strong>la</strong> trasformazione e <strong>per</strong> il<br />

miglioramento del<strong>la</strong> propria situazione economica e politica rispetto al mondo trasformato dal<strong>la</strong><br />

storia coloniale. (Questa caratteristica dei cargo cult si può rinvenire anche in alcuni comportamenti<br />

occidentali: l’adozione <strong>di</strong> <strong>di</strong>ete e stili <strong>di</strong> vita che promuovono <strong>la</strong> longevità, l’illusione <strong>di</strong> arricchirsi<br />

tramite il gioco in borsa, i numerosi corsi <strong>di</strong> mutuo aiuto che promuovono il proprio successo nel<br />

mondo- sono tutti esempi <strong>di</strong> comportamenti <strong>per</strong> far avverare i propri desideri combinano<br />

organizzazione sforzi pratico, con atteggiamenti ritualistici, quin<strong>di</strong> si può <strong>di</strong>re che i cargo cults ci<br />

siano dap<strong>per</strong>tutto).<br />

Uno dei primi antropologi ad adottare <strong>la</strong> prospettiva storica è stato Peter Lawrence (1964) nel<strong>la</strong> sua<br />

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analisi dei movimenti cargo del<strong>la</strong> Rai coast <strong>di</strong> Madang. Il suo stu<strong>di</strong>o ha come punto <strong>di</strong> partenza <strong>la</strong><br />

descrizione dell’or<strong>di</strong>ne cosmico in<strong>di</strong>geno, dopo<strong>di</strong>ché traccia una storia <strong>di</strong> cinque <strong>di</strong>verse fasi <strong>di</strong><br />

attività rituali nel contesto del<strong>la</strong> società coloniale e degli effetti delle politiche amministrative<br />

attuate: tre fasi dal 1871 al 1933, <strong>la</strong> quarta dal 1933 al 1945, e <strong>la</strong> quinta dal 1948 al 1950. Un<br />

aspetto chiaramente evidenziato da Lawrence è che l’appropriazione da parte degli in<strong>di</strong>geni degli<br />

insegnamenti del cristianesimo è una componente importante <strong>di</strong> questi movimenti, in tutte le loro<br />

fasi storiche. L’ideologia cristiana stessa, soprattutto tradotta in pidgin, è potenzialmente ambigua e<br />

porta a molte interpretazioni, soprattutto nei riferimenti al para<strong>di</strong>so.<br />

La sua descrizione del<strong>la</strong> quinta fase dell’attività cargoista, dal 1945 è incentrata su un leader<br />

rituale, Yali. Suo padre era stato il tenutario delle conoscenze magiche tra<strong>di</strong>zionali degli Ngaing.<br />

Yali <strong>di</strong>venne un rappresentante in<strong>di</strong>geno del suo vil<strong>la</strong>ggio, ed accompagnava le pattuglie degli<br />

ispettori coloniali Australiani, poi si arruolò nel<strong>la</strong> polizia (il sistema coloniale in Papua Nuova<br />

Guinea era basato su pochi ufficiali bianchi e un gran numero <strong>di</strong> uomini in<strong>di</strong>geni, reclutati<br />

inizialmente tra i Motu del<strong>la</strong> zona <strong>di</strong> Port Moresby). Quando scoppiò <strong>la</strong> guerra in Europa, Yali era<br />

nel<strong>la</strong> città costiera <strong>di</strong> Lae, sentì par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> molti movimenti del cargo nel<strong>la</strong> sua ragione, poi fu<br />

promosso Sergente, assegnato a compiti <strong>di</strong> guerra, e mandato in Australia <strong>per</strong> essere istruito al<br />

combattimento nel<strong>la</strong> giung<strong>la</strong>. In Australia visitò alcune città, fabbriche, una raccolta museale <strong>di</strong><br />

oggetti sacri del<strong>la</strong> Nuova Guinea: un suo compagno si chiese <strong>per</strong>ché i missionari bianchi li avessero<br />

convinti a bruciare i loro oggetti sacri, se invece altri bianchi li raccoglievano custo<strong>di</strong>vano in una<br />

costruzione apposita. Ritornato in Nuova Guinea Yali si fece una reputazione <strong>di</strong> combattente,<br />

incoraggiato dalle promesse fatte alle reclute in<strong>di</strong>gene che gli australiani li avrebbero aiutati a<br />

ottenere più benessere una volta finita <strong>la</strong> guerra.<br />

Dopo <strong>la</strong> guerra Yali <strong>di</strong>venne il leader riconosciuto <strong>di</strong> una rinnovata forma <strong>di</strong> pensiero cargoista<br />

anche se secondo Lawrence lui stesso non era necessariamente convinto <strong>di</strong> tutte le credenze<br />

associate al<strong>la</strong> sua <strong>per</strong>sona. Quello che è certo è che era convinto che l’amministrazione coloniale<br />

avrebbe ricompensato lui e <strong>la</strong> sua gente <strong>per</strong> gli sforzi fatti durante <strong>la</strong> guerra. Dopo un viaggio<br />

fallimentare a Port Moresby nel 1947, Yali si rivoltò contro l’amministrazione. Dopo aver appreso<br />

che alcuni occidentali credevano all’evoluzionismo invece che nel<strong>la</strong> creazione dell’uomo da parte <strong>di</strong><br />

Dio, Yali si risentì con i missionari <strong>per</strong> aver tenuta segreta questa informazione, e si ribellò anche ai<br />

loro insegnamenti. Decise <strong>di</strong> riorganizzare il paganesimo <strong>per</strong> assicurarsi l’aiuto degli spiriti in<strong>di</strong>geni<br />

<strong>per</strong> ottenere buoni raccolti, selvaggina abbondante e maiali da allevamento.<br />

A quel tempo Yali fu influenzato anche da Gurek, un catechista cattolico in<strong>di</strong>geno, che sosteneva <strong>di</strong><br />

aver avuto visioni in cui spiriti soldati si addestravano nel<strong>la</strong> foresta e si preparavano a portare fucili<br />

ed altri beni occidentali al<strong>la</strong> gente. Gli altri, secondo Gurek, non riuscivano a vedere questi spiriti<br />

soldati <strong>per</strong>ché portavano <strong>la</strong> rabbia nei cuori e litigavano troppo. Dovevano vivere in pace, seguire<br />

lui, e avrebbero trovata <strong>la</strong> “strada <strong>per</strong> il cargo”.<br />

Disilluso con le autorità sia seco<strong>la</strong>ri che religiose del colonialismo, Yali adottò <strong>la</strong> posizione <strong>di</strong><br />

Gurek. Sviluppò una nuova serie <strong>di</strong> rituali, alcuni derivati dalle abitu<strong>di</strong>ni occidentali osservate in<br />

Australia, come quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> decorare i tavoli con dei fiori, su questi tavoli venivano allestiti dei<br />

sacrifici agli dei in<strong>di</strong>geni locali. Yali ristrutturò l’organizzazione politica locale <strong>di</strong> tutta l’area <strong>di</strong><br />

Madang e Bogia, dove si <strong>di</strong>ffusero i nuovi rituali cargo. Imitando <strong>la</strong> struttura piramidale dei modelli<br />

coloniali, si mise in cima a questa organizzazione, <strong>per</strong>correva <strong>per</strong>io<strong>di</strong>camente <strong>la</strong> zona (come<br />

facevano le pattuglie <strong>di</strong> ufficiali coloniali), consigliava <strong>la</strong> gente su come eseguire i rituali senza<br />

incorrere nel <strong>di</strong>spiacere delle autorità coloniali. Durante quel <strong>per</strong>iodo molti abitanti del<strong>la</strong> costa Rai<br />

<strong>la</strong>sciarono il cristianesimo, <strong>per</strong>ò, dopo <strong>la</strong> partenza <strong>di</strong> Gurek, cominciarono ad essere delusi<br />

dall’apparente mancanza <strong>di</strong> efficacia dei nuovi rituali pagani.<br />

La missione Luterana costruì un dossier contro Yali, accusandolo <strong>di</strong> corruzione, fu processato e<br />

incarcerato, ma non <strong>per</strong> reati collegati al<strong>la</strong> promozione dei cargo cults. In prigione <strong>per</strong>se <strong>la</strong> sua<br />

influenza.<br />

L’impressionante organizzazione politica sviluppata da Yali era un segno dell’al<strong>la</strong>rgamento <strong>di</strong><br />

aspirazioni politiche da parte degli in<strong>di</strong>geni delusi dal governo e dalle missioni. Secondo Lawrence,<br />

78


questi movimenti potevano quin<strong>di</strong> essere considerati come una forma ru<strong>di</strong>mentale <strong>di</strong> nazionalismo.<br />

Anche Peter Worsley (1957) sottolineava <strong>la</strong> componente nazionalistica dei movimenti cargo cult in<br />

Nuova Guinea e nelle Salomone. Mentre è chiaro che i movimenti contenessero elementi <strong>di</strong><br />

ribellione e resistenza, dovrebbero <strong>per</strong>ò essere considerati in prospettiva regionale più che<br />

nazionale, in quanto negli anni in questione ancora non esisteva <strong>la</strong> nozione <strong>di</strong> una unica Papua<br />

Nuova Guinea. Possiamo interpretare questi movimenti come i precursori del nazionalismo, nel<br />

senso che erano movimenti <strong>di</strong> opposizione al regime coloniale, anche se in realtà non erano<br />

movimenti <strong>di</strong> protesta contro <strong>la</strong> dominazione da parte <strong>di</strong> un altro potere, piuttosto era una protesta<br />

<strong>per</strong> le “mancate promesse”.<br />

Gli effetti a lungo termine <strong>di</strong> questo importante movimento continuano a farsi sentire; Elfriede<br />

Hermann che ha <strong>la</strong>vorato nel<strong>la</strong> stessa zona in <strong>per</strong>io<strong>di</strong> più recenti, ha osservato come le idee sul<strong>la</strong><br />

figura storica <strong>di</strong> Yali influiscano ancora sui <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> coloro che venivano chiamate le<br />

“ragazze dei fiori” nei rituali collegati al suo movimento. Hermann (1977) spiega come oggi gli<br />

abitanti <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> zona abbiano sviluppato un’ideologia legata al costume, kastom, in opposizione<br />

al<strong>la</strong> definizione coloniale <strong>di</strong> cargo cult <strong>per</strong> combattere lo stigma legato a questo termine.<br />

In parte questo stigma è dovuto al conflitto <strong>di</strong> Yali con <strong>la</strong> missione luterana; dopo <strong>la</strong> caduta <strong>di</strong> Yali<br />

ed il suo arresto, i suoi seguaci si vergognarono del proprio coinvolgimento nel movimento. In<br />

seguito cercarono <strong>di</strong> rivalutare quegli aspetti rituali in<strong>di</strong>geni usati da Yali ma che sono associati al<strong>la</strong><br />

tra<strong>di</strong>zione, più che al cargo cult. Oggi gli abitanti del vil<strong>la</strong>ggio originario <strong>di</strong> Yali si <strong>di</strong>stanziano dai<br />

riti associati ai fiori che aveva introdotto, <strong>di</strong>cendo che questi non sono “autentici”, non fanno parte<br />

del kastom. Le donne che avevano avuto un ruolo in questi rituali spiegano che lo facevano solo<br />

<strong>per</strong>ché secondo il kastom le donne dovevano aiutare nei riti organizzati dagli uomini, e quin<strong>di</strong><br />

seguendo le in<strong>di</strong>cazioni degli uomini in posizione <strong>di</strong> leadership rituale, non facevano che <strong>di</strong>mostrare<br />

<strong>la</strong> propria volontà <strong>di</strong> aiutare, come da tra<strong>di</strong>zione. Questa analisi <strong>di</strong> Hermann non serve a confutare<br />

quel<strong>la</strong> precedente <strong>di</strong> Lawrence, solo a <strong>di</strong>mostrare che i <strong>di</strong>scorsi e le ideologie si trasformano nel<br />

tempo. Nel 1986 il libro <strong>di</strong> Worsley è stato tradotto in pidgin e venduto, sarebbe interessante sa<strong>per</strong>e<br />

com’è stato recepito nel<strong>la</strong> zona <strong>di</strong> Madang.<br />

I <strong>di</strong>battiti antropologici sull’etichetta “cargo cult”, oltre che sul<strong>la</strong> loro interpretazione continuano.<br />

Lo stigma a cui fa riferimento Hermann ha portato alcuni antropologi a <strong>di</strong>stanziarsi dall’uso <strong>di</strong><br />

questo termine, altri sottolineano come comportamenti simili possono essere identificati anche in<br />

culture occidentali. Le domande fondamentali poste da Yali, su come <strong>la</strong> ricchezza sia originata e su<br />

come si possa venirne in possesso, possono trovare risposte in molti mo<strong>di</strong>, E’ necessario<br />

riconoscere che tutte le possibili risposte sono sempre costruite all’interno <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> pensiero<br />

partico<strong>la</strong>ri. Spiegare a Yali e ai suoi seguaci che gli australiani erano generalmente più ricchi degli<br />

abitanti del<strong>la</strong> Nuova Guinea <strong>per</strong>ché storicamente hanno avuto un maggior accesso al<strong>la</strong> tecnologia,<br />

<strong>per</strong>ché gli in<strong>di</strong>geni erano stati indeboliti da epidemie introdotte dagli agenti del colonialismo, o<br />

<strong>per</strong>ché gli occidentali avevano inventato i fucili 5, non servirebbe a rispondere alle questioni<br />

epistemologiche e storiche più profonde con cui essi si cimentavano. Come evidenziava lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

Lawrence le questioni più profonde al<strong>la</strong> base del movimento <strong>di</strong> Yali avevano a che fare con i temi<br />

dell’uguaglianza e con i poteri che danno forma al cosmo. Secondo Strathern e Stewart (2002) lo<br />

stu<strong>di</strong>o dei movimenti storici <strong>per</strong> <strong>la</strong> trasformazione in Me<strong>la</strong>nesia, ci insegna non solo che i cargo<br />

cults erano il risultato dell’intrusione coloniale, o ad<strong>di</strong>rittura un’invenzione dell’immaginazione<br />

occidentale incapace <strong>di</strong> concepire <strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> un movimento <strong>di</strong> ribellione in<strong>di</strong>geno, ma che<br />

movimenti in cui si intrecciano scopi ed idee religiose, politiche ed economiche, sono eventi<br />

ricorrenti nel<strong>la</strong> storia e nell’es<strong>per</strong>ienza umana universale.<br />

Cristianesimo e antenati tra i Korafe del<strong>la</strong> Oro Province<br />

I cargo cults non sono le uniche manifestazioni <strong>di</strong> religiosità me<strong>la</strong>nesiana nel contesto coloniale e<br />

post-coloniale. In molte aree del<strong>la</strong> Nuova Guinea, e del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia in generale, <strong>di</strong>verse missioni<br />

5 Cf. Jared Diamond Guns Steel and Germs<br />

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cristiane hanno convertito le popo<strong>la</strong>zioni locali al cristianesimo. I meto<strong>di</strong> adottati, il <strong>per</strong>sonale<br />

impiegato, le dottrine trasmesse dai missionari, ma anche il modello <strong>di</strong> vita famigliare e <strong>di</strong><br />

comunità incoraggiati dai missionari variano a seconda del tipo <strong>di</strong> missione che si è instaurato, e dal<br />

<strong>per</strong>iodo storico in cui è avvenuta <strong>la</strong> missionizzazione <strong>di</strong> un’area.<br />

Per quel che riguarda <strong>la</strong> costa nord-orientale del<strong>la</strong> Nuova Guinea, <strong>la</strong> missione che storicamente si è<br />

instaurata nell’area ed ha convertito gli in<strong>di</strong>geni, tra cui i Korafe, è quel<strong>la</strong> Anglicana. I primi<br />

contatti risalgono al<strong>la</strong> fine del ‘900, con le visite saltuarie <strong>di</strong> missionari che navigavano lungo tutta<br />

<strong>la</strong> costa da una mission station ad un'altra in battello. Negli anni ‘trenta è stata costruita una<br />

missione nel territorio Korafe, lo staff includeva un padre inglese con sua moglie e un paio <strong>di</strong><br />

evangelisti provenienti da altre isole del pacifico. Seguendolo schema abituale i missionari<br />

combinavano le loro attività <strong>di</strong> proselitismo con assistenza me<strong>di</strong>ca e con l’insegnamento<br />

elementare. I ragazzi più portati erano incoraggiati a proseguire gli stu<strong>di</strong> nelle scuole su<strong>per</strong>iori del<strong>la</strong><br />

missione, ad Alotau, in cui sono state formate quelle che sarebbero <strong>di</strong>ventate le élites del<strong>la</strong> nuova<br />

nazione. Con <strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale il <strong>per</strong>sonale del<strong>la</strong> missione è stato evacuato, e gli stessi<br />

Korafe hanno abbandonato i vil<strong>la</strong>ggi <strong>per</strong> rifugiarsi nel<strong>la</strong> foresta.<br />

Dopo <strong>la</strong> guerra e con l’in<strong>di</strong>pendenza del<strong>la</strong> Papua New Guinea, anche le missioni anglicane hanno<br />

seguito <strong>la</strong> strada dell’in<strong>di</strong>genizzazione, e il <strong>per</strong>sonale del<strong>la</strong> chiesa è tratto prevalentemente dalle leve<br />

<strong>di</strong> in<strong>di</strong>geni che da ragazzi che avevano frequentato le scuole missionarie. Dalle mission stations i<br />

padri anglicani pattugliano <strong>per</strong>io<strong>di</strong>camente le proprie <strong>di</strong>ocesi <strong>per</strong> celebrare <strong>la</strong> messa ed eventuali<br />

battesimi e matrimoni crisitiani. Per il resto dell’anno le chiese locali sono affidate alle cure <strong>di</strong><br />

evangelisti locali che vivono nei loro vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong> origine e conducono il servizio religioso ogni<br />

domenica, organizzano attività <strong>di</strong> manutenzione del<strong>la</strong> chiesa, pregano in caso <strong>di</strong> ma<strong>la</strong>ttia o morte,<br />

organizzano gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del<strong>la</strong> bibbia. Queste attività sono affiancate da altre organizzate dai<br />

membri locali <strong>di</strong> organizzazioni anglicane transnazionali, come <strong>la</strong> Mother’s Union e<br />

l’organizzazione giovanile Youth Groups. Queste da un <strong>la</strong>to forniscono opportunità a donne e<br />

giovani <strong>di</strong> riunirsi con scopi che variano dall’intrattenimento, a riunioni <strong>di</strong> preghiera <strong>per</strong> i ma<strong>la</strong>ti, a<br />

progetti <strong>di</strong> “sviluppo” economico, dall’altro al<strong>la</strong>rga l’orizzonte sociale dei membri mettendoli in<br />

contatto con tutta una serie <strong>di</strong> gruppi del<strong>la</strong> stessa organizzazione in <strong>di</strong>verse parti del<strong>la</strong> Papua New<br />

Guinea, e del mondo anglosassone in genere. Questo al<strong>la</strong>rgamento dell’orizzonte sociale, in effetti,<br />

è uno dei principali effetti del<strong>la</strong> pacificazione da un <strong>la</strong>to, ma soprattutto degli insegnamenti del<br />

cristianesimo, con <strong>la</strong> sua ideologia del<strong>la</strong> fratel<strong>la</strong>nza tra gli uomini <strong>di</strong> tutto il mondo.<br />

A metà degli anni ’80, al tempo del<strong>la</strong> mia ricerca sul campo, tutti i Korafe si <strong>di</strong>chiaravano cristiani,<br />

<strong>la</strong> maggioranza anglicani, anche se gli abitanti <strong>di</strong> uno dei vil<strong>la</strong>ggi avevano da poco aderito al<strong>la</strong><br />

chiesa degli Avventisti del Settimo Giorno, convinti da un migrante ritornato dal<strong>la</strong> città. Alcuni<br />

anziani ricordano <strong>di</strong> aver visto i propri padri e nonni “costretti” a bruciare reliquie degli antenati<br />

associate ai rituali tra<strong>di</strong>zionali, e anche <strong>per</strong>sone <strong>di</strong> mezza età ricordano le ultime feste <strong>di</strong> scambio, e<br />

festini <strong>di</strong> corteggiamento tra i giovani: cose che non succedono più “<strong>per</strong>ché ora è il tempo del<strong>la</strong><br />

chiesa e del denaro, non degli antenati e degli spiriti.” Nonostante ciò il cristianesimo non è vissuto<br />

come un’imposizione, ma come una delle <strong>di</strong>mensioni nuove del<strong>la</strong> loro vita contemporanea, una<br />

<strong>di</strong>mensione che li impegna e <strong>di</strong> cui vanno fieri, è un aspetto del<strong>la</strong> propria identità che associano al<strong>la</strong><br />

modernità, contrastando<strong>la</strong> con un passato associato ad uno stato primitivo e <strong>di</strong> ignoranza.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista del<strong>la</strong> cosmologia tra<strong>di</strong>zionale, <strong>per</strong> i Korafe, il cristianesimo è stato come <strong>la</strong><br />

rive<strong>la</strong>zione dell’esistenza <strong>di</strong> un ulteriore livello <strong>di</strong> socialità, e <strong>di</strong> esseri <strong>di</strong> natura sacra, che<br />

inglobava il sistema tra<strong>di</strong>zionalmente conosciuto <strong>di</strong> c<strong>la</strong>n derivati, idealmente <strong>per</strong> <strong>di</strong>scendenza<br />

patrilineare, da un gruppo <strong>di</strong> fratelli, <strong>di</strong>fferenziati <strong>per</strong> età e ognuno con conoscenze, poteri, e<br />

responsabilità rituali specifiche. Questo nuovo livello su<strong>per</strong>iore, più inclusivo, era naturalmente<br />

associato a poteri e ricchezze maggiori, appunto quelli esibiti dai bianchi, portatori del<strong>la</strong> nuova<br />

conoscenza.<br />

La struttura sociale Korafe è organizzata concettualmente in termini derivati dalle re<strong>la</strong>zioni tra<br />

fratelli maggiori e minori. I c<strong>la</strong>n, che idealmente corrispondono a gruppi co-residenti nello stesso<br />

vil<strong>la</strong>ggio, sono composti da un gruppo <strong>di</strong> fratelli, <strong>di</strong>scesi in linea patrilineare dallo stesso antenato,<br />

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con le rispettive mogli e figli. I figli adulti si sposano e costruiscono <strong>la</strong> propria casa nel vil<strong>la</strong>ggio.<br />

All’interno del c<strong>la</strong>n il fratello senior (il maggiore del<strong>la</strong> generazione più anziana) è il custode del<strong>la</strong><br />

conoscenza magica specifica <strong>di</strong> quel c<strong>la</strong>n. Diversi c<strong>la</strong>n, <strong>di</strong>scesi rispettivamente da un gruppo <strong>di</strong><br />

fratelli, gli ancestri d’origine, formano un gruppo <strong>di</strong> alleanza che occupa un dato territorio<br />

all’interno dell’area linguistica Korafe. All’interno <strong>di</strong> questo gruppo d’alleanza il c<strong>la</strong>n che traccia <strong>la</strong><br />

propria <strong>di</strong>scendenza dal fratello maggiore tra gli ancestri d’origine, gode <strong>di</strong> status su<strong>per</strong>iore, ed è<br />

detto Kotofu, tutti gli altri sono <strong>di</strong> status comune e sono detti Sabùa 6 . A loro volta i gruppi <strong>di</strong><br />

alleanza, ognuno associato al proprio c<strong>la</strong>n Kotofu, sono appaiati in re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> scambio competitivo<br />

reciproco, nate in tempi precoloniali.<br />

I c<strong>la</strong>n sono gruppi corporati, sia rispetto al<strong>la</strong> terra che al<strong>la</strong> conoscenza rituale ed ai poteri magici<br />

associati ad essi. Esiste una specializzazione rituale tra i c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> alleanza. I Kotofu<br />

sono i c<strong>la</strong>n che control<strong>la</strong>no <strong>la</strong> magia del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong>, questo gli conferisce il potere <strong>di</strong> <strong>per</strong>suasione e, ai<br />

loro membri anziani, lo status <strong>di</strong> leader: con <strong>la</strong> loro magia convincono i propri seguaci a partecipare<br />

alle loro imprese, che siano guerre, danze, o feste. Discendenti <strong>di</strong> un fratello maggiore, sono<br />

considerati i fratelli maggiori degli altri c<strong>la</strong>n: sono responsabili, posati, ed usano <strong>la</strong> loro autorità <strong>per</strong><br />

il bene comune, promuovono iniziative a cui partecipano i c<strong>la</strong>n minori, e si occupano del<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione tra questi dei benefici ottenuti (dal<strong>la</strong> guerra o dalle cerimonie <strong>di</strong> scambio).<br />

Nell’ideologia politica locale i Kotofu hanno <strong>la</strong> responsabilità <strong>di</strong> prendersi cura dei Sabùa. In<br />

contrasto i <strong>di</strong>scendenti dei fratelli minori, i membri dei c<strong>la</strong>n c<strong>la</strong>ssificati come Sabùa, hanno il<br />

dovere <strong>di</strong> <strong>la</strong>vorare <strong>per</strong> i Kotofu, ma si aspettano che questi si prendano cura <strong>di</strong> loro. Come i fratelli<br />

minori in una famiglia sono più irresponsabili, uomini d’azione non <strong>di</strong> pensiero. Ognuno <strong>di</strong> questi<br />

c<strong>la</strong>n è associato al<strong>la</strong> conoscenza rituale e magica <strong>di</strong> un ambito <strong>di</strong>verso, che può essere usato <strong>per</strong><br />

scopi benefici (quando è <strong>di</strong>retta all’interno del gruppo) o malefici (quando è <strong>di</strong>retta a nemici o<br />

rivali). Per questo <strong>la</strong>to negativa <strong>la</strong> magia all’infuori <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> <strong>per</strong> paro<strong>la</strong> è preclusa ai c<strong>la</strong>n Kotofu.<br />

Gli ambiti sono l’agricoltura, il tempo, <strong>la</strong> salute, <strong>la</strong> pesca, <strong>la</strong> caccia, eccetera.<br />

All’interno <strong>di</strong> ogni c<strong>la</strong>n è il fratello senior ad avere in custo<strong>di</strong>a le reliquie degli antenati, e, cosa più<br />

importante, <strong>la</strong> conoscenza rituale che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> convocarne i poteri. Come <strong>per</strong> gli altri tipi <strong>di</strong><br />

<strong>la</strong>voro, ogni specialista rituale dovrebbe utilizzare i propri poteri solo <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<br />

benessere generale del gruppo <strong>di</strong> alleanza, sotto <strong>la</strong> guida del Kotofu. L’ideologia sociale dei Korafe<br />

promuove <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>azione tra i c<strong>la</strong>n <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> alleanza come tra un gruppo <strong>di</strong> fratelli, guidati<br />

dal maggiore.<br />

A questa struttura ideale il cristianesimo ha sovrapposto un livello su<strong>per</strong>iore, quello <strong>di</strong> un Dio<br />

“Padre”, che rende tutti gli uomini del mondo “fratelli”. Questa espansione dell’orizzonte morale<br />

riflette un effettivo al<strong>la</strong>rgamento del mondo sociale dei Korafe, avvenuto in seguito al<strong>la</strong><br />

colonizzazione.<br />

Il fatto che il cristianesimo fosse così evidentemente associato al<strong>la</strong> maggior pros<strong>per</strong>ità e ai poteri<br />

straor<strong>di</strong>nari <strong>di</strong>mostrati dai bianchi, è stato un fattore determinante <strong>per</strong> <strong>la</strong> pronta conversione dei<br />

Korafe. Era come se i missionari, rive<strong>la</strong>ndo l’esistenza <strong>di</strong> un padre, a un livello su<strong>per</strong>iore dei fratelli<br />

originari, avessero rive<strong>la</strong>to un livello su<strong>per</strong>iore <strong>di</strong> conoscenza, evidentemente portatore <strong>di</strong> poteri<br />

su<strong>per</strong>iori e maggior ricchezza .<br />

Il problema, <strong>per</strong> i Korafe contemporanei, è che <strong>la</strong> ricchezza e il potere dei bianchi non sono arrivati<br />

ai loro vil<strong>la</strong>ggi, nonostante <strong>la</strong> loro nuova fede e l’assidua partecipazione alle attività rituali del<strong>la</strong><br />

chiesa. E allo stesso tempo i problemi tra<strong>di</strong>zionalmente gestiti con il ricorso a rituali magici in cui si<br />

faceva appello ai poteri degli spiriti ancestrali, non se ne sono andati. La risposta a questo paradosso<br />

è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne morale. Nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione Korafe il successo sia in<strong>di</strong>viduale che collettivo <strong>di</strong>pende da un<br />

6 Questa ere<strong>di</strong>tarietà è simile a quel<strong>la</strong> nelle Trobriand, dove non l’in<strong>di</strong>viduo ma il sub-c<strong>la</strong>n ere<strong>di</strong>ta lo<br />

status <strong>di</strong> chiefly. La cultura Korafe ha caratteristiche associate agli austronesiani ed altre più<br />

comunemente associate ai papuani, come <strong>la</strong> lingua che è non-Austronesiana. Questo riflette <strong>la</strong><br />

movimentata storia precoloniale delle popo<strong>la</strong>zioni costiere, in cui gruppi austronesiani e papuani si<br />

sono contesi il territorio, sposati e scambiato beni, idee, e morti <strong>per</strong> anni.<br />

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apporto morale positivo con gli antenati, che potevano aiutare od ostaco<strong>la</strong>re i loro <strong>di</strong>scendenti <strong>per</strong><br />

esprimere <strong>la</strong> propria approvazione o <strong>per</strong> punire i trasgressori.<br />

Questo aspetto si scontra col fatto che gli insegnamenti dei missionari condannano senza esclusione<br />

qualsiasi contatto con <strong>la</strong> magia, con gli spiriti e con gli antenati: tutti elementi del<strong>la</strong> cultura<br />

tra<strong>di</strong>zionale associati non solo ad un passato primitivo e inferiore, ma al<strong>la</strong> su<strong>per</strong>stizione pagana e al<br />

<strong>di</strong>avolo. Per accedere al para<strong>di</strong>so cristiano (che i Korafe si immaginano come un su<strong>per</strong>mercato <strong>di</strong><br />

beni <strong>di</strong> lusso occidentali) è necessario rinnegare completamente il contatto con gli antenati e<br />

soprattutto l’uso dei poteri che ne derivano. Nel<strong>la</strong> concezione cristiana non c’è più <strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong><br />

magia positiva e negativa, <strong>la</strong> magia è un’espressione del<strong>la</strong> malvagità <strong>di</strong> Satana.<br />

Se in tempi tranquilli questa contrad<strong>di</strong>zione è mascherata e praticamente tutti i Korafe possono<br />

sostenere che <strong>la</strong> magia e gli spiriti sono cose che appartengono al loro passato, ai loro precedessori,<br />

ma che non interessano più <strong>la</strong> loro vita, in quanto preferiscono de<strong>di</strong>carsi alle attività legate al<br />

cristianesimo ed all’acquisizione del denaro, <strong>la</strong> situazione è <strong>di</strong>versa in momenti <strong>di</strong> crisi. Il problema<br />

è che nel<strong>la</strong> visione morale Korafe ai poteri sono sempre accoppiate delle responsabilità rituali, e<br />

quando succede qualcosa <strong>di</strong> brutto al gruppo (una siccità, un’epidemia, un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> sfortune) gli<br />

uomini che sono i custo<strong>di</strong> del<strong>la</strong> proprietà e del<strong>la</strong> conoscenza rituale del gruppo sono sotto lo<br />

sguardo <strong>di</strong> tutti. Se normalmente sono un po’ derisi <strong>per</strong> il loro ruolo rituale, ora ci si aspetta che<br />

agiscano, che si <strong>di</strong>chiarino cristiani o meno.<br />

Se in un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> siccità tutti gli orti producono poco, ci si aspetta che l’uomo più anziano del c<strong>la</strong>n<br />

associato al<strong>la</strong> magia del giar<strong>di</strong>naggio si faccia carico del problema e convinca i suoi antenati a<br />

riportare <strong>la</strong> fertilità agli appezzamenti del suo gruppo. Altrimenti il sospetto nasce che sia stato lui,<br />

<strong>per</strong> motivi politici, <strong>di</strong> vendetta, o d’accordo con un rivale, a causare il problema e <strong>la</strong> punizione<br />

comporta l’uso del<strong>la</strong> stregoneria <strong>per</strong> farlo amma<strong>la</strong>re a sua volta.<br />

Il risultato è una situazione <strong>di</strong>versa da quel<strong>la</strong> descritta <strong>per</strong> esempio da Keesing <strong>per</strong> i Kwaio delle<br />

Salomone, in cui le comunità si <strong>di</strong>fferenziano tra tra<strong>di</strong>zionalisti e cristiani. Qui il conflitto tra<br />

cristianesimo e tra<strong>di</strong>zione ancestrale è vissuto a livello in<strong>di</strong>viduale dagli anziani che normalmente<br />

sono scoraggiati dal sottolineare il loro ruolo rituale <strong>per</strong> conquistarsi il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere “buoni<br />

cristiani”, e hanno <strong>di</strong>fficoltà a trovare un giovane a cui trasmettere <strong>la</strong> propria conoscenza e i poteri<br />

magici, ma che in <strong>per</strong>io<strong>di</strong> <strong>di</strong> crisi sono sotto pressione <strong>per</strong> <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> voler prendersi cura del<br />

benessere generale.<br />

Per altri aspetti, <strong>la</strong> chiesa anglicana locale ha fatto proprie alcune caratteristiche del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

Korafe. Anche se i Korafe rimpiangono le feste <strong>di</strong> un tempo, queste sono sostituite dalle Church<br />

Day feasts, che sono molto simili in struttura a quelle tra<strong>di</strong>zionali, con <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza che i partner <strong>di</strong><br />

scambio cerimoniale non sono più i nemici tra<strong>di</strong>zionali, ma gruppi associati ad un’altra chiesa, <strong>di</strong> un<br />

gruppo linguistico <strong>di</strong>verso e più <strong>di</strong>stante geograficamente, ancora una volta riflettendo l’espansione<br />

dell’orizzonte sociale dei Korafe e delle altre popo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> questa costa (Gnecchi-Ruscone 1997).<br />

Anche le tra<strong>di</strong>zionali feste <strong>di</strong> corteggiamento, sospettano molti genitori, hanno trovato il loro<br />

corrispondente nelle riunioni serali del gruppo giovanile del<strong>la</strong> chiesa, che si riunisce <strong>per</strong> cantare e<br />

suonare <strong>la</strong> chitarra al chiaro <strong>di</strong> luna.<br />

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Culture “fluviali” del<strong>la</strong> Nuova Guinea<br />

In questo capitolo prenderemo in considerazione alcune culture del<strong>la</strong> Nuova Guinea che non sono<br />

associate né all’area del Massim, né a quelle delle High<strong>la</strong>nds. Sarebbero moltissime le culture<br />

interessanti da considerare, ma ho scelto <strong>di</strong> concentrarmi su quelle che sono conosciute come<br />

“low<strong>la</strong>nd cultures”, <strong>per</strong>ché includono culture con caratteristiche interessanti in termini comparativi,<br />

sia tra loro che rispetto alle culture delle High<strong>la</strong>nds che abbiamo considerato. Sono due le principali<br />

aree associate a importanti sistemi fluviali e alle palu<strong>di</strong> tropicali in Nuova Guinea. Ricor<strong>di</strong>amo che<br />

<strong>la</strong> Nuova Guinea è <strong>di</strong>visa da est a ovest da due catene montuose più o meno parallele, che formano<br />

il complesso <strong>di</strong> altipiani e <strong>di</strong> val<strong>la</strong>te conosciute come le High<strong>la</strong>nds. Il principale sistema fluviale a<br />

nord <strong>di</strong> questa barriera è il Sepik, a sud Il Fly.<br />

Sepik<br />

Il fiume Sepik nasce vicino al confine tra <strong>la</strong> Nuova Guinea e <strong>la</strong> Papua Occidentale e, scorrendo<br />

verso est, attraversa una regione del<strong>la</strong> Nuova Guinea Centrale, forma un vasto bacino paludoso <strong>per</strong><br />

raggiungere il mare <strong>di</strong> Bismark. Sia il Sepik che il Ramu, e tutto il sistema <strong>di</strong> tributari sono<br />

re<strong>la</strong>tivamente recenti. Nel tardo Pleistocene tutto il bacino è stato al<strong>la</strong>gato e costituiva un mare<br />

interno <strong>di</strong> acqua sa<strong>la</strong>ta, gradualmente sono riaffiorate alcune parti <strong>di</strong> terra, e si è formato il bacino<br />

fluviale. Ad Angoram durante <strong>la</strong> stagione secca è ancora possibile vedere formazioni coralline che<br />

emergono dal<strong>la</strong> riva del fiume. Il corso del fiume (oltre 1100 chilometri) è quasi interamente<br />

navigabile, è caratterizzato dai numerosi meandri e dai <strong>la</strong>ghi formati dai cambiamenti del corso<br />

d’acqua, il più grande dei quali è il Chambri Lake. Durante <strong>la</strong> stagione delle piogge l’area<br />

circostante al Chambri e tutto il bacino del Sepik-Ramu (il Ramu è uno degli affluenti principali)<br />

sono inondati, formando un’immensa <strong>di</strong>stesa paludosa. Nel<strong>la</strong> stagione secca, i fiumi minori ed il<br />

<strong>la</strong>go si restringono a stretti canali e i meandri che rimangono iso<strong>la</strong>ti formano dei <strong>la</strong>ghetti<br />

semicirco<strong>la</strong>ri ( chiamati in Tok Pisin raunwaras: da round water). A causa dei movimenti del corso<br />

d’acqua capita che interi vil<strong>la</strong>ggi debbano essere ricostruiti in un altro posto, o che una sezione del<br />

vil<strong>la</strong>ggio si accampi in un sito separato.<br />

La regione del Sepik si <strong>di</strong>stingue in Up<strong>per</strong>, Middle, e Lower Sepik, tutta <strong>la</strong> regione, ma in<br />

partico<strong>la</strong>re le culture del Middle Sepik sono rinomate <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione artistica: praticamente ogni<br />

vil<strong>la</strong>ggio ha sviluppato uno stile partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> sculture lignee, associate tra<strong>di</strong>zionalmente alle case<br />

degli spiriti o haus tambaran, luoghi <strong>di</strong> culto maschile in cui si praticano le iniziazioni. Oggi molti<br />

rituali legati al<strong>la</strong> religione ancestrale sono solo una memoria, ma le architetture e le decorazioni<br />

rituali delle case degli spiriti sonno <strong>di</strong>ventate uno dei simboli non solo <strong>per</strong> le culture del Sepik, ma<br />

anche dell’identità nazionale del<strong>la</strong> Papua New Guinea, e attirano numerosi turisti e commercianti <strong>di</strong><br />

arte etnica nel<strong>la</strong> regione. Molti musei espongono pezzi <strong>di</strong> arte del Sepik, in partico<strong>la</strong>re sono<br />

conosciute le collezioni <strong>di</strong> arte del Sepik del museo etnografico <strong>di</strong> Basilea, in Svizzera, e quelle <strong>di</strong><br />

New York: al Museum of Primitive Art, e nelll’a<strong>la</strong> Rockefeller del Metropoliotan Museum.<br />

Le società del<strong>la</strong> regione del Sepik si <strong>di</strong>stinguono tra quelle popo<strong>la</strong>zioni che abitano vil<strong>la</strong>ggi sulle<br />

rive dei fiumi e quelle <strong>di</strong> terraferma, associate al<strong>la</strong> foresta. Il modo <strong>di</strong> sussistenza tra<strong>di</strong>zionale delle<br />

popo<strong>la</strong>zioni fluviali è basato principalmente sul<strong>la</strong> caccia e <strong>la</strong> raccolta sedentaria. Quello del fiume e<br />

del<strong>la</strong> palude è un ambiente ricco <strong>di</strong> risorse acquatiche, e <strong>la</strong> pesca nelle <strong>la</strong>gune abbondante. L’altra<br />

risorsa importante <strong>di</strong> questo ambiente è <strong>la</strong> palma da sago, (Metroxylum rumphii) che fornisce <strong>la</strong><br />

principale fonte <strong>di</strong> carboidrati. La pianta non è coltivata, anche se il suo sfruttamento necessita <strong>di</strong><br />

qualche cura, e <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> produrre in brevi <strong>per</strong>io<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro concentrato, gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> cibo<br />

che si può conservare nel clima caldo e umido del<strong>la</strong> Nuova Guinea. Gli uomini cacciano maiali e<br />

casoari selvatici nel<strong>la</strong> foresta, e sia uomini che donne coltivano piccoli appezzamenti <strong>di</strong> ignami e<br />

altri ortaggi. Gli abitanti dei vil<strong>la</strong>ggi sui corsi d’acqua si definiscono pescatori e considerano i fiumi<br />

ed i <strong>la</strong>ghi il proprio habitat, e le canoe il mezzo <strong>di</strong> comunicazione preferito. Per loro <strong>la</strong> terra ferma è<br />

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un ostacolo al movimento, <strong>la</strong> foresta un ambiente <strong>per</strong>icoloso ed inospitale. Gli abitanti delle zone<br />

più interne invece, considerano I corsi d’acqua delle barriere temibili, in genere non sanno nuotare o<br />

pagaiare, e sono orticoltori e produttori <strong>di</strong> sago, oltre che cacciatori. Gli abitanti dei gran<strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggi<br />

sui fiumi <strong>di</strong>sprezzano le popo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> foresta, li considerano primitivi e più selvaggi. Il fatto<br />

che le loro case non sono costruite sulle pa<strong>la</strong>fitte ma sul<strong>la</strong> nuda terra li fa sembrare simili agli<br />

animali, e le loro abitu<strong>di</strong>ni strane li rendono “<strong>per</strong>icolosi”. Anche i loro vil<strong>la</strong>ggi, piccoli, recintati e<br />

protetti da barriere <strong>di</strong> piante spinose sono in netto contrasto con quelli gran<strong>di</strong> e soleggiati sulle rive<br />

dei fiumi. Gli abitanti delle rive <strong>di</strong>cono dei bushmen che vivono nel<strong>la</strong> foresta come i maiali<br />

selvatici, e possano mutarsi in questi animali <strong>per</strong> attaccare chi si avventura nelle parti buie del<strong>la</strong><br />

foresta. Gli abitanti dei vil<strong>la</strong>ggi sui fiumi attribuiscono a quelli del<strong>la</strong> foresta conoscenze e poteri<br />

magici negativi, sono rinomati <strong>per</strong> <strong>la</strong> stregoneria fatta usando i rifiuti delle vittime.<br />

I Manambu, una popo<strong>la</strong>zione fluviale, hanno un detto <strong>per</strong> cui gli abitanti del<strong>la</strong> foresta muoiono tutti<br />

<strong>di</strong> stregoneria, mentre gli abitanti dei vil<strong>la</strong>ggi sulle rive dei fiumi muoiono a causa delle infrazioni<br />

rituali o <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni incestuose. In passato questi gruppi erano le principali vittime dei raid dei<br />

guerrieri dei vil<strong>la</strong>ggi fluviali, e viceversa (Harrison, 1993: 33).<br />

In generale le popo<strong>la</strong>zioni del Sepik vivono in vil<strong>la</strong>ggi popolosi composti da <strong>di</strong>versi gruppi o c<strong>la</strong>n <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scendenza patrilineare, in cui l’antagonismo sessuale è pronunciato, ma i legami col c<strong>la</strong>n materno<br />

sono promossi da re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> patronato tra i ragazzi e il fratello del<strong>la</strong> madre, che contribuiscono al<br />

nutrimento dei bambini ed assumono un ruolo protettivo e <strong>di</strong> sostegno durante le fasi più dure<br />

dell’iniziazione. Queste re<strong>la</strong>zioni, che si intersecano con quelle patrilineari che determinano<br />

l’appartenenza al c<strong>la</strong>n, servono a imbastire una serie <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni che facilitano <strong>la</strong> convivenza <strong>di</strong><br />

membri <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi gruppi in vil<strong>la</strong>ggi numerosi, nonostante un ethos violento ed in<strong>di</strong>vidualista.<br />

Iatmul<br />

Tra le popo<strong>la</strong>zioni del Sepik, una <strong>di</strong> quelle più conosciute è quel<strong>la</strong> degli Iatmul, stu<strong>di</strong>ati da Gregory<br />

Bateson e descritti negli anni 1930 nel<strong>la</strong> sua monografia “Naven”. Gli Iatmul sono pescatori e<br />

orticoltori che abitano venticinque vil<strong>la</strong>ggi pros<strong>per</strong>osi sulle rive del tratto me<strong>di</strong>ano del Sepik. Alcuni<br />

anni dopo <strong>la</strong> sua prima ricerca sul Sepik, Bateson ha fatto ritorno al vil<strong>la</strong>ggio <strong>di</strong> Tambunum insieme<br />

a Margaret Mead, nel 1938, Lo stesso vil<strong>la</strong>ggio è stato ripetutamente visitato da Eric Kline<br />

Silverman durante gli anni ’80 e 90’, che lo descrive come un bellissimo vil<strong>la</strong>ggio vibrante e<br />

pros<strong>per</strong>o, con 1000 abitanti che risiedono in centoventi case enormi ed e<strong>la</strong>boratamente decorate.<br />

L’aspetto del<strong>la</strong> cultura Iatmul che più interessava Bateson era una tra<strong>di</strong>zione chiamata, appunto,<br />

naven, e che, secondo lui, <strong>per</strong>metteva ai membri <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza ma che<br />

risiedevano nello stesso vil<strong>la</strong>ggio, <strong>di</strong> costruire delle salde re<strong>la</strong>zioni e alleanza. Questo era uno dei<br />

motivi <strong>per</strong> cui nonostante <strong>la</strong> violenza e <strong>la</strong> vo<strong>la</strong>tilità degli uomini del Sepik (caratteristiche<br />

apprezzate e volutamente promosse dai riti <strong>di</strong> passaggio a cui erano sottomessi i ragazzi) i membri<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi c<strong>la</strong>n riuscissero a convivere in gran<strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggi numerosi. La società Iatmul è strutturata in<br />

gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza fortemente patrilineari, ma l’usanza del naven serve a sottolineare e a<br />

rinforzare sia simbolicamente che nel<strong>la</strong> pratica i legami matrilineari che si intersecano con quelli<br />

che determinano l’appartenenza dell’in<strong>di</strong>viduo ad un c<strong>la</strong>n.<br />

Ogni bambino ed ogni bambina sono “assegnati”, fin dal<strong>la</strong> nascita, ad uno zio materno, il suo wau.<br />

Lo wau si impegna a costruire e sostenere una re<strong>la</strong>zione privilegiata con il figlio del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong>, il suo<br />

<strong>la</strong>ua, gli fa dei doni <strong>di</strong> cibo, lo sostiene durante le <strong>di</strong>verse fasi dolorose e spaventose del processo<br />

d’iniziazione e, in <strong>per</strong>io<strong>di</strong> pre-pacificazione, lo aiutava a commettere i primi omici<strong>di</strong>, necessari <strong>per</strong><br />

<strong>di</strong>ventare un uomo adulto. Inoltre, ogni volta che il suo <strong>la</strong>ua riesce in un’impresa <strong>di</strong>fficile <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

prima volta (tipo costruire una canoa, uccidere un coccodrillo, uccidere un abitante <strong>di</strong> un altro<br />

vil<strong>la</strong>ggio, o attirarlo con l’inganno in un’imboscata <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere agli altri uomini <strong>di</strong> ucciderlo), il<br />

wau si traveste da vecchia ma<strong>la</strong>ndata, e <strong>per</strong> commemorare l’evento si trasforma in buffone,<br />

marciando su e giù <strong>per</strong> il vil<strong>la</strong>ggio e bal<strong>la</strong>ndo. E’ questo atto <strong>di</strong> travestimento e <strong>di</strong> buffoneria, a cui<br />

si uniscono anche altri uomini e donne travestiti da membri del sesso opposto che si chiama naven,<br />

e <strong>la</strong> domanda principale che si è posto Bateson nel<strong>la</strong> sua etnografia è <strong>per</strong>ché gli Iatmul avessero<br />

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questa usanza.<br />

La sua risposta era formu<strong>la</strong>ta secondo le teorie del funzionalismo strutturale che si stava<br />

sviluppando in quegli anni, e <strong>di</strong>mostrava come da un <strong>la</strong>to il naven era una conseguenza del<strong>la</strong><br />

struttura del<strong>la</strong> società Iatmul, e dall’altro contribuisse al<strong>la</strong> riproduzione <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> stessa struttura.<br />

La re<strong>la</strong>zione tra wau e <strong>la</strong>ua è una re<strong>la</strong>zione importante <strong>per</strong> entrambi i partecipanti, è fonte <strong>di</strong><br />

orgoglio <strong>per</strong>sonale, ma soprattutto fornisce ad entrambi un’alleanza stabile e duratura, che li<br />

accompagna <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> vita, forgiado un legame importante tra membri <strong>di</strong> due c<strong>la</strong>n <strong>di</strong>versi. Questa<br />

alleanza può essere <strong>di</strong> importanza fondamentale dato <strong>la</strong> violenza che caratterizza l’ambiente sia<br />

interno che esterno al vil<strong>la</strong>ggio.<br />

Uno dei processi analizzati da Bateson nel<strong>la</strong> struttura sociale Iatmul è quello che ha chiamato <strong>la</strong><br />

schismogenesi. Secondo lui questo processo caratterizza le re<strong>la</strong>zioni tra <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> gruppi e <strong>di</strong><br />

categorie sociali tra gli Iatmul, ed è una sorta <strong>di</strong> “interazione cumu<strong>la</strong>tiva” in cui un conflitto si<br />

intensifica via via che gli antagonisti reagiscono uno all’altro, e reagiscono alle reazioni reciproche,<br />

in un processo <strong>di</strong> feedback positivo, fino a portare al<strong>la</strong> formazione <strong>di</strong> fazioni nel vil<strong>la</strong>ggio, ed<br />

eventualmente al<strong>la</strong> <strong>di</strong>partita <strong>di</strong> una o più fazioni che decidono <strong>di</strong> stabilirsi in in altro luogo,<br />

formando un nuovo vil<strong>la</strong>ggio. Secondo Harrison (1993) questo processo, tipico delle società<br />

me<strong>la</strong>nesiane, e in partico<strong>la</strong>re del Sepik, è uno in cui il conflitto e <strong>la</strong> competizione sono re<strong>la</strong>zioni<br />

sociali che in un certo senso “creano” i competitori unendoli in una re<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> conflitto. E’ proprio<br />

attraverso questo processo conflittuale, che sfocia in una scissione tra in<strong>di</strong>vidui o gruppi antagonisti,<br />

che si formano le identità sociali degli attori.<br />

Il naven, quin<strong>di</strong> funge come meccanismo <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> questa tendenza separatista ed<br />

in<strong>di</strong>vidualista degli Iatmul; <strong>per</strong>mette a tutta una serie <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong> convivere più o meno<br />

stabilmente in gran<strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggi popolosi, anche in assenza <strong>di</strong> strutture politiche <strong>di</strong> controllo sociale.<br />

La tra<strong>di</strong>zione del naven lega membri <strong>di</strong> c<strong>la</strong>n <strong>di</strong>versi tra loro in re<strong>la</strong>zioni determinati da <strong>di</strong>scendenza<br />

matrilineare, che si intrecciano con quelli patrilineari. Questo meccanismo funziona <strong>per</strong> tenere<br />

assieme i vil<strong>la</strong>ggi fino a una certa misura, oltre un certo punto l’equilibrio tra le tendenze<br />

in<strong>di</strong>vidualiste e quelle unificatrici si spezza, e <strong>la</strong> schismogenesi giunge al<strong>la</strong> sua conclusione.<br />

Bateson considerava il naven come un esercizio <strong>di</strong> travestitismo, e <strong>per</strong> comprenderlo meglio ha<br />

analizzato le <strong>di</strong>fferenze e le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere tra gli Iatmul. Descrive gli uomini come duri,<br />

arroganti, in<strong>di</strong>vidualisti e poco propensi al<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione, tanto che trovava sorprendente il fatto<br />

che riuscissero a convivere in vil<strong>la</strong>ggi così numerosi <strong>per</strong> gli standard me<strong>la</strong>nesiani. Le donne, invece,<br />

tendono ad essere allegre e conviviali, soprattutto quando sono lontane dagli uomini. Le re<strong>la</strong>zioni<br />

tra uomini e donne sono piuttosto antagoniste, il <strong>la</strong>voro quoti<strong>di</strong>ano ricade quasi esclusivamente sulle<br />

spalle delle donne, che raccolgono il cibo dal<strong>la</strong> foresta, pescano pesci e gamberetti dal fiume,<br />

allevano i maiali e si occupano dei bambini. Gli uomini sono cacciatori e, tra<strong>di</strong>zionalmente,<br />

guerrieri: attività maschili legate ad un’intensa attività rituale che comporta <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> case<br />

rituali speciali, riservate agli uomini, e l’organizzazione <strong>di</strong> festività spettaco<strong>la</strong>ri e riti segreti, da cui<br />

sono esclusi i ragazzi non iniziati e le donne. Uno degli scopi <strong>di</strong> questi rituali e del<strong>la</strong> segretezza che<br />

li accompagna è quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> impressionare le donne con il potere maschile e <strong>la</strong> loro associazione con<br />

gli spiriti.<br />

Secondo Silverman (2001) il rito del naven è una celebrazione dei successi in<strong>di</strong>viduali tramite uno<br />

sguaiato capovolgimento caricaturale dei ruoli <strong>di</strong> genere, in partico<strong>la</strong>re delle caratteristiche<br />

associate al<strong>la</strong> maternità da un <strong>la</strong>to ed al<strong>la</strong> mascolinità dall’altra. Tra le imprese che vengono<br />

celebrate con <strong>la</strong> cerimonia del naven nel <strong>per</strong>iodo contemporaneo, Silverman include l’acquisto <strong>di</strong><br />

un motore fuoribordo e un viaggio in areo.<br />

Un altro aspetto del<strong>la</strong> vita sociale degli Iatmul descritto nel<strong>la</strong> monografia <strong>di</strong> Bateson è <strong>la</strong><br />

risoluzione dei conflitti. In caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>a, o se qualcuno trasgre<strong>di</strong>va qualche norma veniva<br />

convocata una riunione suonando lo slit gong del<strong>la</strong> casa cerimoniale degli uomini, vietata alle<br />

donne. Qui i <strong>di</strong>versi partecipanti prendevano <strong>la</strong> parte <strong>di</strong> una delle parti e <strong>di</strong>battevano <strong>la</strong> questione,<br />

punteggiando le proprie orazioni coll’azione <strong>di</strong> sbattere alcuni rami <strong>di</strong> una pianta partico<strong>la</strong>re su uno<br />

sgabello cerimoniale. In alcuni <strong>di</strong>scussioni partico<strong>la</strong>rmente accese gli uomini <strong>di</strong> una fazione<br />

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minacciavano <strong>di</strong> rive<strong>la</strong>re i segreti totemici del gruppo antagonista. Quando questo avveniva, e un<br />

gruppo rive<strong>la</strong>va in tono <strong>di</strong> scherno i segreti dei rivali, questi rispondevano con violenza.<br />

Silverman, tornato nello stesso vil<strong>la</strong>ggio cinquant’anni dopo Bateson, descrive molte trasfomazioni<br />

nel<strong>la</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana degli Iatmul: le canoe sono fornite <strong>di</strong> motori fuoribordo, e <strong>la</strong> <strong>di</strong>eta tra<strong>di</strong>zionale<br />

abase <strong>di</strong> sago, pesci e tuberi è variata dall’aggiunta <strong>di</strong> beni com<strong>per</strong>ati nei magazzini commerciali<br />

(tradestores) come pesce in scato<strong>la</strong>, riso, biscotti, caffè, <strong>la</strong>tte in polvere, birra. Altri beni importati<br />

ormai entrati in uso comune sono le pile, il kerosene <strong>per</strong> le <strong>la</strong>nterne, le aspirine ed il sapone. I<br />

bambini vanno a scuo<strong>la</strong>, e c’è un costante flusso <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone che si muovono tra il vil<strong>la</strong>ggio ed i<br />

centri urbani dove numerosi Iatmul <strong>la</strong>vorano come insegnanti, commessi, poliziotti, cameriere <strong>di</strong><br />

hotel, ma anche come avvocati e impiegati negli uffici pubblici. Una delle trasformazioni fisiche<br />

più evidenti nel vil<strong>la</strong>ggio è che l’imponente casa cerimoniale riservata agli uomini è stata <strong>di</strong>strutta<br />

durante <strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, questo ha avuto <strong>la</strong> conseguenza <strong>di</strong> sospendere le cerimonie <strong>di</strong><br />

iniziazione maschili. Eppure, secondo Silverman <strong>la</strong> modernità non ha completamente eclissato le<br />

tra<strong>di</strong>zioni, se <strong>la</strong> casa cerimoniale non è stata ricostruita, esistono comunque dei luoghi <strong>di</strong> ritrovo<br />

esclusivamente maschili, in sca<strong>la</strong> ridotta, dove gli uomini continuano a fare i preparativi <strong>per</strong> le<br />

cerimonie, a ri<strong>la</strong>ssarsi, e partecipare ai <strong>di</strong>battiti politici. Le ra<strong>di</strong>o o i registratori che trasmettono<br />

musica contemporanea sono spenti quando si sente il suono dei f<strong>la</strong>uti sacri, i giovani imparano gli<br />

inni del<strong>la</strong> chiesa cristiana, ma sono ugualmente interessati ai canti totemici, al<strong>la</strong> mitologia<br />

tra<strong>di</strong>zionale, e ad apprendere <strong>la</strong> magia. Il vil<strong>la</strong>ggio stesso Tambunum, una volta un nodo centrale<br />

dei commerci del<strong>la</strong> regione è <strong>di</strong>ventato un importante “emporio turistico” del Sepik, e vanta una<br />

guesthouse <strong>per</strong> i turisti ed i mercanti d’arte.<br />

Il vil<strong>la</strong>ggio <strong>di</strong> Tambunum è considerato uno dei più prolifici produttori <strong>di</strong> “arte <strong>per</strong> turisti” del<br />

Sepik. E’ vero che <strong>la</strong> produzione artistica è stimo<strong>la</strong>ta soprattutto dal desiderio <strong>di</strong> guadagnare dei<br />

sol<strong>di</strong>, ma questo non impe<strong>di</strong>sce ai <strong>la</strong>vori <strong>di</strong> esprimere visivamente come gli uomini e le donne<br />

Iatmul costruiscono <strong>la</strong> propria identità etnica e <strong>per</strong>sonale. L’arte turistica, com’è stata denominata<br />

<strong>la</strong> produzione più commerciale <strong>per</strong> <strong>di</strong>stinguer<strong>la</strong> dagli oggetti <strong>di</strong> carattere sacro che <strong>per</strong> primi hanno<br />

attirato l’attenzione dei visitatori occidentali al Sepik, riesce ad integrare temi tra<strong>di</strong>zionali con<br />

simboli e materiali moderni, e rappresenta l’era contemporanea con <strong>la</strong> giustapposizione <strong>di</strong> elementi<br />

locali ad altri globali. Nonostante che gli abitanti del vil<strong>la</strong>ggio siano orgogliosi delle proprie<br />

tra<strong>di</strong>zioni, delle loro tra<strong>di</strong>zioni architettoniche, del<strong>la</strong> loro fama <strong>di</strong> artisti, oltre che del<strong>la</strong> guesthouse<br />

<strong>per</strong> i turisti, anch’essi sono frustrati dal<strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong> sviluppo economico nel<strong>la</strong> loro regione.<br />

Gli Abe<strong>la</strong>m<br />

Gli Abe<strong>la</strong>m sono un gruppo numeroso, abitano le pen<strong>di</strong>ci meri<strong>di</strong>onali delle Prince Alexander<br />

Mountains, del <strong>di</strong>stretto del Sepik. Par<strong>la</strong>no <strong>di</strong>versi <strong>di</strong>aletti <strong>di</strong> una lingua del<strong>la</strong> famiglia Ndu, uno dei<br />

gruppi linguistici più numerosi del<strong>la</strong> Low<strong>la</strong>nd New Guinea.<br />

I vil<strong>la</strong>ggi costituiscono <strong>la</strong> principale unità politica e, tra<strong>di</strong>zionalmente, il gruppo funzionale al<strong>la</strong><br />

guerra. Anche i vil<strong>la</strong>ggi sono piuttosto popolosi, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione varia dai 300 agli 800.<br />

L’alimento base sono gli ignami, ma si coltivano anche taro, cocchi, frutto del pane e sago;<br />

l’allevamento dei maiali fornisce un’importante fonte <strong>di</strong> proteine, oltre a un bene <strong>di</strong> scambio <strong>per</strong><br />

ottenere degli anelli <strong>di</strong> conchiglia che hanno un valore molto alto tra gli Abe<strong>la</strong>m, costituiscono <strong>la</strong><br />

ricchezza.<br />

Le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> scambio cerimoniale sono molto importanti <strong>per</strong> gli Abe<strong>la</strong>m e, assieme alle re<strong>la</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> scambio occasionate dai matrimoni, che continuano <strong>per</strong> tre generazioni, costituiscono il modo<br />

principale <strong>per</strong> ri<strong>di</strong>stribuire i prodotti nel vil<strong>la</strong>ggio e tra vil<strong>la</strong>ggi. Il sistema <strong>di</strong> scambi cerimoniali,<br />

<strong>per</strong>ò è soprattutto il principio organizzativo <strong>per</strong> tutte le cerimonie degli Abe<strong>la</strong>m.<br />

Le cerimonie sono eseguite da una metà <strong>di</strong> un’organizzazione dualistica, che organizza l’iniziazione<br />

dei figli dei propri partner <strong>di</strong> scambi, che appartengono all’altra metà, e ricevono in cambio dei<br />

maiali.<br />

La cerimonia successiva è eseguita dall’altra metà e i ruoli sono capovolti. Otto cerimonie, <strong>di</strong><br />

importanza ed e<strong>la</strong>borazione crescente formano un ciclo rituale. Dato che un uomo può essere<br />

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iniziato solo ad una cerimonia organizzata dai suoi partner <strong>di</strong> scambi, ci vogliono due cicli interi <strong>per</strong><br />

completare l’iniziazione <strong>di</strong> un uomo, <strong>per</strong>mettendogli <strong>di</strong> raggiungere lo sta<strong>di</strong>o più alto in questo<br />

sistema <strong>di</strong> iniziazioni graduate.<br />

Negli anni 1970 Antony Forge, l’antropologo che ha stu<strong>di</strong>ato <strong>la</strong> società e l’arte degli Abe<strong>la</strong>m,<br />

meravigliava al<strong>la</strong> tenacità con cui gli Abe<strong>la</strong>m continuavano a praticare i culti tra<strong>di</strong>zionali, resistendo<br />

al<strong>la</strong> tentazione dei numerosi cargo cults che hanno interessato l’area del Sepik dopo <strong>la</strong> fine<br />

dell’occupazione Giapponese (Forge 1970: 271), come esempio <strong>di</strong> questa intensa attività rituale<br />

tra<strong>di</strong>zionale cita <strong>di</strong> aver assistito ad oltre venti cerimonie in due anni e mezzo <strong>di</strong> ricerca sul campo,<br />

e del<strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> quin<strong>di</strong>ci nuove case <strong>di</strong> culto Abe<strong>la</strong>m nell’arco <strong>di</strong> sei mesi. Questi dati <strong>per</strong>ò<br />

risalgono agli anni ’60 e ’70, non so oggi quale sia <strong>la</strong> situazione.<br />

Numerose missioni cristiane hanno iniziato ad o<strong>per</strong>are nell’area dopo <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra, e quasi<br />

tutte inizialmente si opponevano sia al culto che l’arte che costituiva il punto focale delle <strong>di</strong>verse<br />

cerimonie del culto. Quest’area era anche re<strong>la</strong>tivamente pros<strong>per</strong>osa, gli Abe<strong>la</strong>m vendevano caffè,<br />

ricavavano polvere d’oro da alcuni torrenti e vendevano sculture lignee, quin<strong>di</strong> poteva considerarsi<br />

tra le aree più “sviluppate” in termini economici, eppure era fortemente tra<strong>di</strong>zionalista e resisteva i<br />

culti del cargo, capovolgendo gli stereotipi sullo sviluppo e <strong>la</strong> religione in Nuova Guinea. Due<br />

fattori contribuiscono a spiegare questa situazione: il primo è <strong>la</strong> natura sod<strong>di</strong>sfacente del long-yam<br />

cult (il culto degli ignami lunghi), un culto che Forge definisce “<strong>di</strong> fertilità e nutrimento <strong>di</strong> natura<br />

decisamente fallica” (:271), che è anche <strong>la</strong> via principale <strong>per</strong> l’ottenimento del prestigio maschile; il<br />

secondo è <strong>la</strong> funzione che assume <strong>la</strong> frequente esecuzione delle cerimonie nel<strong>la</strong> cristallizzazione e<br />

riorganizzazione delle re<strong>la</strong>zioni tra in<strong>di</strong>vidui e gruppi, che quin<strong>di</strong> <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> portare a termine<br />

imprese su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>, tra cui quelle che producono denaro, a <strong>per</strong>sone che normalmente sarebbero<br />

caratterizzate da un in<strong>di</strong>vidualismo profondo ed aggressivo.<br />

I rituali degli Abe<strong>la</strong>m possono essere <strong>di</strong>visi in due culti, il culto degli ignami lunghi e il culto<br />

tambaran (questo è un termine in tok pisin, che corrisponde al termine Abe<strong>la</strong>m maira, ed è<br />

<strong>di</strong>ventato un termine nel<strong>la</strong> letteratura etnografica me<strong>la</strong>nesiana <strong>per</strong> in<strong>di</strong>care i culti legati agli spiriti<br />

ed alle case cerimoniali maschili del Sepik). I due culti sono <strong>di</strong>stinti concettualmente, e i<br />

cerimoniali sono eseguiti in tempi <strong>di</strong>versi. A livello simbolico i due culti sono uniti in quanto<br />

concernono aspetti <strong>di</strong>versi degli nggwalndu gli spiriti associati con i c<strong>la</strong>n, nominalmente<br />

patrilineari, che costituiscono l’unità <strong>di</strong> base del<strong>la</strong> struttura cerimoniale e dell’organizzazione<br />

interna dei vil<strong>la</strong>ggi e delle frazioni. Entrambi i culti sono legati al<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> fertilità, del<br />

prestigio e dell’aggressività maschile.<br />

Il long-yam cult comporta <strong>la</strong> coltivazione <strong>di</strong> una varietà partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> ignami, <strong>la</strong> Discorsa a<strong>la</strong>ta in<br />

appezzamenti speciali, vietati alle donne, e in cui possono entrare solo gli uomini che osservano<br />

tutta una serie <strong>di</strong> tabù, tra cui quello sul sesso e sull’ingestione <strong>di</strong> carne. Le <strong>di</strong>verse fasi del<strong>la</strong><br />

coltivazione <strong>di</strong> questi ignami lunghi comporta molti rituali e magie, e dura circa sei mesi. Una volta<br />

raccolti, gli ignami sono decorati in maniera e<strong>la</strong>borata, gli viene applicata una maschera <strong>di</strong> legno o<br />

<strong>di</strong> fibre vegetali intrecciate, sono esposti ed in seguito donati cerimoniosamente al partner <strong>di</strong> scambi<br />

dell’uomo che li ha coltivati. Il prestigio del donatore <strong>di</strong>pende dal numero e dal<strong>la</strong> lunghezza degli<br />

ignami presentati. (I più lunghi possono raggiungere 4 metri, ma <strong>di</strong> solito se ne vedono alcuni<br />

esemp<strong>la</strong>ri <strong>di</strong> circa 3 metri in tutti i vil<strong>la</strong>ggi ad ogni stagione).<br />

Le cerimonie del culto del tambaran si tengono dopo che tutti gli scambi <strong>di</strong> ignami sono conclusi e<br />

quando gli ignami sono stati deposti nei loro magazzini. Tutte le cerimonie <strong>di</strong> questo culto<br />

richiedono gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> cibo, e <strong>di</strong> solito il raccolto del taro e del<strong>la</strong> varietà <strong>di</strong> igname da cibo<br />

(Discorsa esculenta) sono già completati prima dell’inizio delle cerimonie. La stagione cerimoniale<br />

del tambaran deve concludersi prima che inizi il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> <strong>di</strong>sboscamento dei nuovi appezzamenti<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> crescita degli ignami lunghi, quin<strong>di</strong> dura circa quattro mesi. Non si può tenere nessuna<br />

cerimonia <strong>di</strong> nessun tipo durante <strong>la</strong> crescita degli ignami lunghi.<br />

Il culto del tambaran comporta una serie <strong>di</strong> esposizioni <strong>di</strong> oggetti d’arte. Ad ogni sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

iniziazione viene detto agli inizian<strong>di</strong> che gli sono mostrati gli spiriti nggwalndu; poi al<strong>la</strong> cerimonia<br />

successiva gli viene rive<strong>la</strong>to che erano stati imbrogliati <strong>la</strong> volta precedente, e che questa volta<br />

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vedranno quello vero. Questo meccanismo si ripete ad ogni sta<strong>di</strong>o fino al<strong>la</strong> cerimonia finale, quando<br />

agli inizian<strong>di</strong> sono finalmente mostrate le enormi figure intagliate che sono considerate gli autentici<br />

nggwalndu. Dato che un in<strong>di</strong>viduo non può essere iniziato dai membri del<strong>la</strong> propria metà<br />

dell’organizzazione dualistica, un uomo impiega da venti a trent’ anni a vedere tutte otto le<br />

esposizioni. Queste esibizioni avvengono nel<strong>la</strong> casa cerimoniale haus tambaran, costruita su un <strong>la</strong>to<br />

del terreno cerimoniale, con un’altissima facciata cerimoniale (fino a due metri d’altezza) che<br />

domina il vil<strong>la</strong>ggio e si può vedere da chilometri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza. La base del<strong>la</strong> facciata è costituita da<br />

stuoie intrecciate in cui si apre l’accesso, sopra c’è un’asse intagliata con delle teste, e <strong>la</strong> parte<br />

su<strong>per</strong>iore e più estesa è occupata da fasce <strong>di</strong> pitture policrome sulle fa<strong>la</strong>nge del<strong>la</strong> palma del sago.<br />

Tra queste le pitture più gran<strong>di</strong> e più importanti sono nel<strong>la</strong> fascia inferiore, rappresentano una fi<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />

teste <strong>di</strong> nggwalndu con gran<strong>di</strong> occhi roton<strong>di</strong> che guardano verso il terreno cerimoniale.<br />

L’iniziazione femminile<br />

Le bambine sono promesse in sposa ben prima del<strong>la</strong> pubertà. Al<strong>la</strong> prima mestruazione sono<br />

sottoposte ad una cerimonia <strong>di</strong> iniziazione che comprende un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> reclusione ed una serie <strong>di</strong><br />

scambi ed esibizioni <strong>di</strong> ricchezza tra il padre ed il suo partner <strong>di</strong> scambi, seguiti da una cerimonia in<br />

cui <strong>la</strong> ragazza è picchiata e massaggiata con le ortiche dagli uomini. La parte principale del<strong>la</strong><br />

cerimonia è responsabilità delle donne e prende un giorno intero. All’alba <strong>la</strong> ragazza, tenuta dal<br />

fratello del<strong>la</strong> madre, è scarificata sul seno sul ventre e sulle braccia dalle donne anziane. Avvenuta<br />

<strong>la</strong> scarificazione gli uomini sono scacciati dal terreno cerimoniale, dove le donne eseguono i propri<br />

cerimoniali segreti in cui, tra l’altro, donne travestite da uomo imitano il comportamento dei mariti<br />

e dei fratelli, vengono recitate pantomime sull’atto sessuale che includono consigli su come<br />

comportarsi con gli amanti, il rituale è accompagnato da una festa e da molte risate. Solo al<br />

tramonto le donne abbandonano il terreno cerimoniale e <strong>per</strong>mettono agli uomini <strong>di</strong> ritornare <strong>per</strong><br />

ripulirlo e purificarlo dagli effetti <strong>di</strong> “tutte quelle vulve” (:274). Dopo l’iniziazione <strong>la</strong> ragazza è<br />

decorata con pitture del viso <strong>per</strong> accentuarne <strong>la</strong> bellezza ed inizia un <strong>per</strong>iodo i<strong>di</strong>lliaco in cui non<br />

deve <strong>la</strong>vorare, è <strong>la</strong> benvenuta ovunque nel vil<strong>la</strong>ggio e le viene offerto il cibo migliore. I genitali<br />

sono co<strong>per</strong>ti da una versione miniaturizzata <strong>di</strong> borse <strong>di</strong> rete, bilum, che in tempi precoloniali era<br />

l’unico capo <strong>di</strong> vestiario mai indossato da uomini o donne Abe<strong>la</strong>m. Dopo circa un anno, <strong>la</strong><br />

co<strong>per</strong>tura genitale è rimossa, segno che il matrimonio è stato consumato e <strong>la</strong> ragazza ha iniziato <strong>la</strong><br />

sua carriera <strong>di</strong> donna sposata.<br />

Iniziazioni tambaran<br />

Dati i lunghi tempi necessari <strong>per</strong> completare il ciclo rituale delle iniziazioni tambaran, un bambino<br />

sarà presente a tutte le cerimonie organizzate dal partner <strong>di</strong> scambio del padre dal<strong>la</strong> nascita. Tutto<br />

quel che è necessario è che il bambino sia fisicamente presente <strong>per</strong> parte del<strong>la</strong> cerimonia e che il<br />

padre doni un maiale al partner che funge da iniziatore. Ci sono anche neonati in braccio al fratello<br />

del<strong>la</strong> madre, e bambini <strong>di</strong> quattro e cinque anni formano un gruppo, una banda <strong>di</strong> inizian<strong>di</strong> che<br />

dovrebbero seguire tutta <strong>la</strong> cerimonia, spesso sono spaventati scappano, soprattutto se sanno che <strong>la</strong><br />

cerimonia comporta <strong>per</strong>cosse cerimoniali; non sono puniti <strong>per</strong> questo, ma presi un giro dai loro<br />

compagni, e saranno considerati iniziati anche se non hanno effettivamente visto l’esposizione.<br />

L’iniziazione non comporta un’istruzione formale, gli inizian<strong>di</strong> devono su<strong>per</strong>are alcune ordalie, <strong>di</strong><br />

solito <strong>per</strong>cosse o massaggi con le ortiche, durante le quali sono portati a braccia dal fratello del<strong>la</strong><br />

madre che in realtà prende su <strong>di</strong> sé gran parte delle <strong>per</strong>cosse. Uomini con una reputazione <strong>di</strong><br />

coraggiosi tendono a <strong>per</strong>correre il passaggio lentamente, senza schivare i picchiatori, ance se i loro<br />

protetti ne sofriranno le conseguenze. Le <strong>per</strong>cosse sono una parte essenziale <strong>di</strong> alcune cerimonie, e<br />

non hanno scopi ulteriori, mentre i massaggi con le ortiche sono considerati <strong>di</strong> beneficio agli<br />

inizian<strong>di</strong>.<br />

Gli inizian<strong>di</strong> devono anche osservare dei tabù <strong>per</strong> qualche giorno, e devono partecipare a riti<br />

specifici, ma non gli viene spiegato niente: vengono tirati fuori <strong>per</strong> eseguire alcuni riti, poi mandati<br />

via fino al<strong>la</strong> prossima volta in cui sono chiamati. Anche se le cerimonie sono teoricamente eseguite<br />

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<strong>per</strong> il loro beneficio gli inizian<strong>di</strong> sono le <strong>per</strong>sone meno importanti e reagiscono con un misto <strong>di</strong><br />

spaesamento e terrore.<br />

Le <strong>per</strong>cosse e i massaggi con le ortiche sono partico<strong>la</strong>rmente severi prima del <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> reclusione,<br />

e sono seguiti da istruzioni sul<strong>la</strong> purificazione necessaria dopo il contatto sessuale tramite delle<br />

incisioni sul pene, che vanno eseguite sul<strong>la</strong> riva <strong>di</strong> un corso d’acqua in cui va fatto scorrere il<br />

sangue. Durante <strong>la</strong><br />

reclusione i ragazzi sono nutriti col cibo migliore e sono generalmente istruiti sul ruolo degli<br />

uomini nel<strong>la</strong> società e sul <strong>per</strong>icolo rappresentato dal contatto sessuale con le donne agli ignami<br />

lunghi e alle cose sacre in generale. L’istruzione non include interpretazioni delle varie cerimonie<br />

o racconti <strong>di</strong> miti. La reclusione dura da tre settimane a due mesi e termina con il rientro<br />

cerimoniale degli iniziati, pitturati e decorati con copricapo <strong>di</strong> penne imponenti. Le pitture facciali<br />

sono nello stesso stile utilizzato <strong>per</strong> le maschere <strong>di</strong> ignami, <strong>per</strong> gli nggwalndu, <strong>per</strong> gli iniziatori,<br />

eccetto che gli iniziati hanno gli occhi interamente <strong>di</strong>pinti dello stesso colore delle guance, tanto da<br />

sembrare non solo ciechi, ma senza occhi.<br />

Al<strong>la</strong> fine <strong>di</strong> questa sfi<strong>la</strong>ta <strong>la</strong> haus tambaran e <strong>la</strong> camera interna in cui sono avvenute le iniziazioni<br />

sono chiuse, <strong>per</strong> dare inizio al<strong>la</strong> stagione del<strong>la</strong> coltivazione degli ignami lunghi: i padri doneranno<br />

ai propri partner <strong>di</strong> scambi gli ignami decorati pre “pagare” l’esibizione rituale. Al termine degli<br />

scambi <strong>la</strong> camera iniziatica è ria<strong>per</strong>ta e smantel<strong>la</strong>ta dagli iniziati e dai loro padri: solo ora gli iniziati<br />

imparano com’era costruita l’esibizione, e vedono le <strong>di</strong>verse componenti <strong>di</strong> quello che durante<br />

l’iniziazione appariva una massa <strong>di</strong> colore e facce spaventose. Circa <strong>di</strong>eci anni dopo gli stessi<br />

inizian<strong>di</strong>, assieme ai loro padri e fratelli maggiori, costruiranno a loro volta l’esibizione <strong>per</strong> i<br />

ragazzi dell’altra metà rituale, imparando a loro volta a preparare <strong>la</strong> cerimonia. Ogni Abe<strong>la</strong>m<br />

partecipa nel corso del<strong>la</strong> sua vita a quattro esecuzioni <strong>di</strong> ogni cerimonia del ciclo rituale (come<br />

iniziando e come padre dell’iniziando in cerimonie organizzate dall’altra metà rituale, e come<br />

iniziatore junior e senior quando è <strong>la</strong> propria metà organizzare <strong>la</strong> cerimonia), dopo<strong>di</strong>ché viene<br />

escluso dai rituali del tambaran.<br />

Oltre a partecipare alle cerimonie del tambaran, i bambini tra gli otto e <strong>la</strong> pubertà hanno un ruolo<br />

importante nel<strong>la</strong> vita rituale degli uomini adulti, proprio <strong>per</strong> il fatto <strong>di</strong> essere vergini. Gli Abe<strong>la</strong>m<br />

hanno credenze molto forti sui <strong>per</strong>icoli dell’attività sessuale <strong>per</strong> le attività rituali, anche se par<strong>la</strong>no<br />

del <strong>per</strong>icolo del<strong>la</strong> vulva, in realtà non sono le donne in quanto donne ad essere temute, ma i rapporti<br />

sessuali. Gli uomini giovani, sposati da poco non sono considerati abbastanza affidabili da seguire i<br />

tabù sull’attività sessuale <strong>per</strong> tutti i sei mesi necessari al<strong>la</strong> coltivazione degli ignami lunghi. Fino ai<br />

trent’anni i giovani adulti sono esclusi dal culto degli ignami lunghi. Sono gli anziani che si<br />

occupano dei loro ignami cerimoniali, accrescendo il proprio prestigio <strong>per</strong>sonale. I bambini prepuberali<br />

sono molto importanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione degli ignami cerimoniali, sono loro a preparare il<br />

terreno <strong>per</strong> <strong>la</strong> piantagione e, sotto <strong>la</strong> su<strong>per</strong>visione degli anziani, a preparare e <strong>di</strong>stribuire le<br />

sostanze magiche utilizzate ad ogni fase del<strong>la</strong> coltivazione.<br />

I bambini pre puberali sono anche usati <strong>per</strong> evitare i <strong>per</strong>icoli del<strong>la</strong> contaminazione nel<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>stribuzione dei benefici <strong>di</strong> una cerimonia tambaran. I vil<strong>la</strong>ggi che hanno contribuito ai preparativi<br />

portano alcuni anelli in conchiglia <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni e valore e li <strong>di</strong>spongono davanti<br />

all’esposizione <strong>per</strong> i tre giorni del<strong>la</strong> cerimonia. Questi anelli, col pugnale <strong>di</strong> osso <strong>di</strong> casoario<br />

piantato nel mezzo sono simboli <strong>di</strong> pace e col<strong>la</strong>borazione, ma sono anche nel cuore dell’esposizione<br />

vera e propria e al centro dell’aspetto sacro del<strong>la</strong> cerimonia. Al<strong>la</strong> fine sono portati fuori sul terreno<br />

cerimoniale, adagiati su foglie <strong>di</strong> banano e <strong>la</strong>vati cerimoniosamente con <strong>la</strong>tte <strong>di</strong> cocco trattato<br />

magicamente dai bambini vergini, i quali in seguito prenderanno lo stesso <strong>la</strong>tte <strong>di</strong> cocco e lo<br />

spargeranno sulle case cerimoniali, sui nggwalndu, e sugli ignami lunghi del vil<strong>la</strong>ggio, trasferendo a<br />

tutti questi oggetti i benefici rituali ottenuti con <strong>la</strong> cerimonia. Una volta raggiunta <strong>la</strong> pubertà i<br />

ragazzi sono esclusi dai riti del<strong>la</strong> coltivazione degli ignami lunghi fino a quando hanno raggiunto <strong>la</strong><br />

maturità da privilegiare le attività legate al<strong>la</strong> costruzione del proprio prestigio all’attività sessuale.<br />

Gli uomini non sono considerati veramente adulti fino ai trent’anni, nei primi anni <strong>di</strong> matrimonio<br />

sono pochi quelli che riescono a sostenere da soli <strong>la</strong> propria famiglia, allo stesso tempo sono esposti<br />

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ad una serie <strong>di</strong> cerimonie durante le quali gli vengono mostrati oggetti scolpiti e pitture in<br />

con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> grande tensione, e associate a rituali <strong>di</strong> cui non capiscono molto se non <strong>la</strong> costante<br />

associazione al dolore.<br />

L’arte degli Abe<strong>la</strong>m e i rituali<br />

Tutta l’arte degli Abe<strong>la</strong>m è fondamentalmente legata ai culti, l’arte decorativa esiste ma è derivata<br />

da quel<strong>la</strong> sacra, e non comporta <strong>la</strong> pittura. La pittura, <strong>di</strong>versamente dalle sculture e dalle incisioni, è<br />

un’attività sacra. La magia viene usata dagli artisti anche <strong>per</strong> le altre forma <strong>di</strong> produzione artistica,<br />

ma solo <strong>per</strong> motivi utilitari, mentre nel caso del<strong>la</strong> pittura è una parte essenziale del rito, è eseguita<br />

da tutto il gruppo degli iniziatori nelle fasi finali dei preparativi. La fase del<strong>la</strong> pittura è inaugurata e<br />

conclusa con feste e <strong>di</strong>stribuzioni <strong>di</strong> cibo; gli iniziatori si purificano ritualmente dai contatti con le<br />

donne e osservano tabù sul sesso e sull’ingestione <strong>di</strong> carne <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong> durata <strong>di</strong> questa fase (gli<br />

stessi tabù associati al<strong>la</strong> coltivazione degli ignami)<br />

Tutte le sostanze che hanno poteri magici e sovrannaturali sono c<strong>la</strong>ssificati dagli Abe<strong>la</strong>m come<br />

pittura. La pittura usata nelle cerimonie tambaran non è intrinsecamente potente, ma <strong>di</strong>venta il<br />

mezzo <strong>per</strong> trasferire i benefici rituali del<strong>la</strong> cerimonia a coloro che vi partecipano. L’effetto dell’arte<br />

Abe<strong>la</strong>m <strong>di</strong>pende dai colori vivaci e contrastati nelle pitture policrome. Le sculture hanno meno<br />

valore rituale, è un’attività specialistica, eseguita in segreto, ma non è una parte essenziale del<br />

rituale. Molti uomini non partecipano mai al<strong>la</strong> scultura, mentre tutti <strong>di</strong>pingono o preparano <strong>la</strong> pittura<br />

che è applicata a tutte le sculture, ai pannelli del<strong>la</strong> facciata e ai pannelli utilizzati <strong>per</strong> costruire <strong>la</strong><br />

camera dell’iniziazione costruita all’interno del<strong>la</strong> haus tambaran in occasione <strong>di</strong> ogni cerimonia.<br />

In generale le sculture sono <strong>di</strong> forme umane, ma alcune, soprattutto quelle che rappresentano gli<br />

spiriti hanno una testa molto grande. Le facce sono <strong>di</strong>pinte secondo modelli precisi che includono<br />

una serie <strong>di</strong> elementi: ornamenti del<strong>la</strong> fronte e del naso, e colori convenzionali: occhi neri, guance<br />

gialle, ecc. In questo modo tutte le facce si somigliano e sono anche assimi<strong>la</strong>bili a quelle delle<br />

maschere applicate agli ignami lunghi, e a quelle degli iniziatori delle cerimonie. Secondo Forge<br />

l’identificazione tra uomini, spiriti ed ignami è uno dei principali messaggi simbolici dell’arte sacra<br />

Abe<strong>la</strong>m (1970:280). Ma gli spiriti hanno più <strong>di</strong> una faccia, sono rappresentati <strong>di</strong>versamente nelle<br />

sculture e nelle pitture bi<strong>di</strong>mensionali. Infatti né le pitture né le sculture sono intese dagli Abe<strong>la</strong>m<br />

come “rappresentazioni” degli nggwalndu, non sono tentativi <strong>di</strong> mostrare come sono fatti gli spiriti,<br />

ma sono <strong>di</strong>fferenti “manifestazioni” degli spiriti. (Questi si possono anche manifestare come maiali<br />

selvatici feroci, rumori nel<strong>la</strong> foresta, in sogno come uomini giganteschi). Le sculture chiamata<br />

nggwalndu sono gli oggetti più sacri <strong>per</strong> gli Abe<strong>la</strong>m, <strong>per</strong>mettono un contatto ravvicinato con gli<br />

spiriti, possono essere usate dagli uomini <strong>per</strong> manipo<strong>la</strong>re o control<strong>la</strong>re il comportamento degli<br />

spiriti, ad esempio in seguito ad una serie <strong>di</strong> ma<strong>la</strong>ttie o eventi sfortunati è stato scolpito un nuovo<br />

nggwalndu che ha rimpiazzato quello dall’influenza negativa, inaugurando un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> pros<strong>per</strong>ità<br />

e benessere.<br />

Per Forge, l’arte Abe<strong>la</strong>m comunica dei valori fondamentali del<strong>la</strong> società, ma questa comunicazione<br />

non avviene a livello pienamente cosciente, comunque non costituisce un bagaglio <strong>di</strong> conoscenza<br />

verbalizzabile. Non esiste una iconografia sicura, i <strong>di</strong>fferenti elementi dei <strong>di</strong>segni, e le varie<br />

combinazioni possibili sono essenzialmente ambigui, l’interpretazione varia a seconda del contesto<br />

artistico e sociale e del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che lo interpreta. Infatti gli Abe<strong>la</strong>m non si interrogano sul<br />

significato delle pitture. I singoli elementi hanno nomi e sono assemb<strong>la</strong>ti in composizioni<br />

armoniche, che agiscono su chi le guarda, senza essere verbalizzate. L’arte degli Abe<strong>la</strong>m, <strong>per</strong><br />

Forge, concerne re<strong>la</strong>zioni, non cose. La sua funzione principale è <strong>di</strong> mettere in re<strong>la</strong>zione cose<br />

<strong>di</strong>fferenti nei termini del<strong>la</strong> loro collocazione nell’or<strong>di</strong>ne cosmologico e rituale, ma questa funzione<br />

non è espletata <strong>di</strong>rettamente, non è l’illustrazione <strong>di</strong> concetti espressi anche tramite <strong>la</strong> paro<strong>la</strong>. L’arte<br />

degli Abe<strong>la</strong>m è una forma <strong>di</strong> comunicazione che o<strong>per</strong>a con regole proprie <strong>per</strong> comunicare cose che<br />

non possono essere comunicate altrimenti. Una delle funzioni del sistema delle iniziazioni, con le<br />

ripetute esposizioni ad oggetti d’arte è quello <strong>di</strong> insegnare ai giovani a vedere l’arte, non <strong>per</strong> poter<strong>la</strong><br />

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interpretare consciamente, ma in modo che ne siano <strong>di</strong>rettamente toccati. Dalle loro es<strong>per</strong>ienze<br />

quando erano bambini vergini, e da quelle associate alle iniziazioni, i giovani Abe<strong>la</strong>m imparano a<br />

considerare <strong>la</strong> pittura come un elemento associato ai poteri sovrannaturali, e gli oggetti pitturati<br />

come oggetti misteriosi <strong>di</strong> grande importanza rituale; sono al cuore delle cerimonie e loro devono<br />

soffrire prima <strong>di</strong> vederle. Non è dall’iniziazione vera e propria che gli inizian<strong>di</strong> apprendono delle<br />

verità cerimoniali, secondo Forge, ma prima smontando <strong>la</strong> propria camera iniziatica e poi<br />

preparando quel<strong>la</strong> <strong>per</strong> gli inizian<strong>di</strong> dell’altra metà rituale del vil<strong>la</strong>ggio (1970: 278).<br />

Gli Umeda<br />

Gli Umeda vivono in una zona remota e montuosa del<strong>la</strong> West Sepik Province, vicino al confine con<br />

l’Irian Jaya. Anche questa cultura è caratterizzata da un’intensa attività rituale collegata al<strong>la</strong><br />

promozione del<strong>la</strong> fertilità sia naturale che umana, ma in questo caso le attività rituali sono associati<br />

ad una <strong>di</strong>versa forma <strong>di</strong> espressione artistica, <strong>la</strong> danza. Alfred Gell ha analizzato una sequenza <strong>di</strong><br />

danze rituali, chiamata ida (Gell, 1975).<br />

A <strong>di</strong>fferenza degli abitanti dei gran<strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggi sulle rive del fiume, il problema <strong>per</strong> gli Umeda, è<br />

quello <strong>di</strong> assicurarsi l’esistenza e formare un gruppo sociale duraturo nel tempo in un ambiente<br />

<strong>di</strong>fficile e ostile. Il terreno poco fertile e <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria endemica risultano in una densità <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

molto bassa, e un’alta mortalità. Gli Umeda vivono delle risorse del<strong>la</strong> foresta e <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parte<br />

dell’anno devono abbandonare i vil<strong>la</strong>ggi e sparpagliarsi in piccoli gruppi negli accampamenti<br />

provvisori dove possono cacciare e produrre il sago. Una volta l’anno, se le con<strong>di</strong>zioni lo<br />

<strong>per</strong>mettono, e durante un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> re<strong>la</strong>tiva pros<strong>per</strong>ità i membri dei vil<strong>la</strong>ggi si riuniscono e<br />

danzano <strong>per</strong> celebrare il fatto <strong>di</strong> essere riusciti a non soccombere; celebrano <strong>la</strong> vittoria sul<strong>la</strong> morte e<br />

sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>sintegrazione sociale.<br />

Il tema principale <strong>di</strong> queste danze è proprio <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione ambivalente tra l’uomo e <strong>la</strong> foresta che da<br />

un <strong>la</strong>to gli <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> vivere, ma dall’altro lo costringe ai ritmi dettati dal<strong>la</strong> foresta e a vivere<br />

scomodamente, ed in balia dei <strong>per</strong>icoli che lì si trovano (spiriti, fantasmi e stregoni). Con le danze<br />

gli Umeda affermano <strong>la</strong> supremazia del<strong>la</strong> cultura e del<strong>la</strong> civilizzazione umana sul<strong>la</strong> natura, e allo<br />

stesso tempo <strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong> avere il controllo in ultima analisi del<strong>la</strong> fertilità delle donne da un <strong>la</strong>to e<br />

del<strong>la</strong> foresta dall’altro.<br />

Lo scopo <strong>di</strong> queste danze è <strong>di</strong> drammatizzare in un contesto rituale, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> promuovere, i<br />

processi del<strong>la</strong> rigenerazione bio-sociale, un compito che culmina con l’apparenza degli arcieri ipele,<br />

che sono uomini “nuovi”, prodotti proprio dall’azione rituale delle danze. Sia le maschere che i<br />

<strong>di</strong>versi stili associati ai <strong>di</strong>versi momenti delle danze co<strong>di</strong>ficano questo ciclo <strong>di</strong> rigenerazione rituale<br />

dell’ambiente naturale e del<strong>la</strong> società e, secondo Gell, rappresentano un insieme <strong>di</strong> trasformazioni<br />

dello stesso essere, non esseri <strong>di</strong>versi.<br />

La cerimonia ida dura due giorni e due notti. Consiste nell’apparizione nel centro del vil<strong>la</strong>ggio, <strong>di</strong><br />

una sequenza <strong>di</strong> danzatori mascherati, che danzano in uno spiazzo rituale davanti a un pubblico<br />

composto da membri del vil<strong>la</strong>ggio e da alcuni visitatori. Anche le donne danzano, ma senza<br />

maschere o ruoli specifici, lo stile del<strong>la</strong> loro danza e il loro abbigliamento le associa al<strong>la</strong> natura ed<br />

ai poteri del<strong>la</strong> fertilità. Ogni fase del rituale è inaugurata dall’ingresso <strong>di</strong> un nuovo tipo <strong>di</strong> danzatore,<br />

che rappresenta una trasformazione dei danzatori precedenti, uno “sta<strong>di</strong>o evolutivo” che li avvicina<br />

all’apoteosi rappresentata dagli arcieri ipeli, l’uomo. Come <strong>per</strong> culture delle rive del Sepik, <strong>la</strong><br />

pittura è considerata come una sostanza dai poteri magici, ma gli Umeda <strong>la</strong> applicano al corpo dei<br />

danzatori non solo <strong>per</strong> abbellirli, ma <strong>per</strong> esprimere una trasformazione avvenuta. Dipingere è<br />

un’attività sacra e trasformatrice.<br />

I primi danzatori sono mascherati da casoari, <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> nero e con una maschera che richiama <strong>la</strong><br />

boscaglia, e danzano in maniera scomposta, rappresentano <strong>la</strong> natura, il selvatico, l’incontrol<strong>la</strong>bile, il<br />

primor<strong>di</strong>ale. Questo ruolo porta grande prestigio al danzatore ma, allo stesso tempo ha un valore<br />

negativo. Man mano che il rituale procede i danzatori rappresentano ruoli che si <strong>di</strong>stanziano sempre<br />

più da questo modello, i casoari sono seguiti dai danzatori che rappresentano il sago, pianta che<br />

cresce naturalmente ma è trasformata in cibo dall’o<strong>per</strong>azione culturale <strong>di</strong> uomini e donne, questi<br />

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sono seguiti dai danzatori che rappresentano <strong>la</strong> legna da ardere, poi i pesci, emblematici del<strong>la</strong><br />

mascolinità eroticamente attraenti, ma con maschere che evocano temi culturali (costruite con<br />

piante coltivate e <strong>di</strong>pinte con gli emblemi del c<strong>la</strong>n). Durante il secondo giorno arrivano i danzatori<br />

“termiti”, uomini maturi, con astucci penici più <strong>di</strong>screti <strong>di</strong> quelli precedenti e maschere più<br />

semplici, rappresentano <strong>la</strong> domesticità e <strong>la</strong> cura dei bambini, ogni tanto sono raggiunti da danzatori<br />

spaventosi o ri<strong>di</strong>coli. Al culmine del<strong>la</strong> seconda giornata arrivano i danzatori ipele nuovi uomini<br />

<strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> rosso, cacciatori novelli , accompagnati dai precettori.<br />

Con le danze rituali ida gli Umeda effettuano a livello simbolico una rassicurante riconciliazione tra<br />

<strong>la</strong> cultura e <strong>la</strong> natura. I poteri naturali del<strong>la</strong> foresta e delle donne sono celebrati ma civilizzati <strong>per</strong><br />

renderli risorse culturali dell’uomo: <strong>la</strong> cultura è usata <strong>per</strong> control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> natura. Solo al<strong>la</strong> fine entrano<br />

i nuovi uomini, che chiudono il ciclo rituale scoccando delle frecce che vo<strong>la</strong>no sopra i tetti del<br />

vil<strong>la</strong>ggio <strong>per</strong> infi<strong>la</strong>rsi nel<strong>la</strong> fitta vegetazione del<strong>la</strong> foresta, così fecondando<strong>la</strong> e rendendo<strong>la</strong><br />

produttiva <strong>per</strong> <strong>la</strong> stagione successiva.<br />

Le Culture del<strong>la</strong> costa sud del<strong>la</strong> Nuova Guinea<br />

L’area culturale delle popo<strong>la</strong>zioni non-Austonesiane, o Papuane del<strong>la</strong> costa meri<strong>di</strong>onale del<strong>la</strong><br />

Nuova Guinea si estende <strong>per</strong> 2500 chilometri <strong>di</strong> costa paludosa. Questa costa paludosa e influenzata<br />

da forti correnti e maree era <strong>di</strong>fficile da avvicinare dal mare, l’interno prometteva poche opportunità<br />

<strong>di</strong> sfruttamento o <strong>di</strong> profitto, e gli abitanti avevano una reputazione <strong>di</strong> violenza: tutti questi fattori<br />

hanno scoraggiato l’intrusione coloniale nel XIX secolo. Questa regione è rimasta fuori<br />

dall’influenza dell’economia politica statale più a lungo <strong>di</strong> tutte le altre regioni costiere del mondo,<br />

a parte quelle delle regioni artiche (Knauft 1993:26).<br />

Il primo Europeo a stabilire un contatto continuativo con le popo<strong>la</strong>zioni del<strong>la</strong> parte orientale del<strong>la</strong><br />

costa fino all’estuario del fiume Fly, il Reverendo James Chalmers del<strong>la</strong> London Mission Society. Il<br />

missionario fu ucciso con i suoi do<strong>di</strong>ci compagni a Goriari Is<strong>la</strong>nd nel 1901. Il controllo coloniale<br />

del<strong>la</strong> parte papuana del<strong>la</strong> costa è stato stabilito molto gradualmente con pattugliamenti occasionali<br />

e <strong>la</strong>boriosi tra il 1890 e il 1920, l’influenza coloniale in genere si <strong>di</strong>ffondeva gradualmente lungo <strong>la</strong><br />

costa da est a ovest. Fino al<strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale l’influenza occidentale in quest’area si<br />

limitava al<strong>la</strong> soppressione del<strong>la</strong> caccia alle teste, un piccolo flusso <strong>di</strong> beni importati, una<br />

cristianizzazione su<strong>per</strong>ficiale tranne che in alcune mission stations stabili e ben ra<strong>di</strong>cate in località<br />

definite, e alcuni tentativi <strong>di</strong> sviluppare imprese commerciali. Anche qui il <strong>di</strong>sinteresse politicoeconomico<br />

ha stimo<strong>la</strong>to l’interesse <strong>di</strong> numerosi etnografi tra il 1910 e il 1930, incoraggiati da<br />

Haddon a registrare i dettagli etnografici che sarebbero serviti ai teorici completare un mosaico<br />

comparativo, <strong>per</strong> esempio sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione dei tratti culturali e dei culti (Knauft, 1993: 31).<br />

La parte occidentale del<strong>la</strong> costa sud <strong>di</strong>venne colonia o<strong>la</strong>ndese nel 1828. Se <strong>la</strong> parte settentrionale<br />

del<strong>la</strong> colonia aveva avuto numerosi contatti con i commercianti provenienti da Indonesia e Malesia,<br />

questa costa aveva scoraggiato anche questi navigatori. Gli o<strong>la</strong>ndesi <strong>la</strong>sciarono il controllo<br />

dell’area quasi totalmente al sultano <strong>di</strong> Tidore fino al<strong>la</strong> metà del 1900. La prima postazione<br />

coloniale fu stabilita tra i Marind-Anim nel 1902 in risposta alle proteste del governo inglese <strong>per</strong> i<br />

raid che cacciatori <strong>di</strong> teste <strong>di</strong> queste tribù conducevano oltre confine. Nelle tre deca<strong>di</strong> successive i<br />

Marind-Anim furono pacificati e portati sotto influenza missionaria dagli o<strong>la</strong>ndesi. Van Baal ( ha<br />

compi<strong>la</strong>to un’imponente ricostruzione del<strong>la</strong> cultura precoloniale, utilizzando fonti <strong>di</strong>verse, ma dopo<br />

il primo <strong>per</strong>iodo coloniale ci sono state poche opportunità <strong>per</strong> stu<strong>di</strong> etnografici in quest’area, e<br />

attualmente il governo Indonesiano non favorisce <strong>la</strong> ricerca sui temi degli sviluppi contemporanei in<br />

Irian Jaya.<br />

In<strong>di</strong>pendentemente delle <strong>di</strong>fferenti storie degli ultimi centocinquanta anni, <strong>la</strong> costa del<strong>la</strong> Nuova<br />

Guinea meri<strong>di</strong>onale è caratterizzata da attributi sia geografici che culturali che hanno influito sul<strong>la</strong><br />

loro storia a lungo termine e giustificano <strong>la</strong> definizione <strong>di</strong> quest’area come regione culturale (Knauft<br />

1993:37). Queste caratteristiche includono <strong>la</strong> facilità del movimento e del trasporto su canoa lungo i<br />

fiumi, nei delta e nelle palu<strong>di</strong>; <strong>la</strong> crescita spontanea ed abbondante <strong>di</strong> palme da sago, e l’abbondanza<br />

<strong>di</strong> pesce e mollluschi. Questi due fattori sommati hanno <strong>per</strong>messo agli abitanti dell’area <strong>di</strong><br />

92


sviluppare affiliazioni politiche su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>, che comprendevano abitanti <strong>di</strong> territori estesi, o<br />

l’aggregazione residenziale <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi gruppi in vil<strong>la</strong>ggi popolosi, nonostante che <strong>la</strong> densità del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione in quest’area è, in generale, bassa. Questa regione ha visto lo sviluppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>verse<br />

tipologie <strong>di</strong> formazioni socio-politiche, accompagnate da sistemi rituali e <strong>di</strong> culto e<strong>la</strong>borati e <strong>per</strong> noi<br />

occidentali, esotici.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista linguistico quest’area comprende numerose lingue non-Austronesiane (o<br />

Papuan), a est e a ovest <strong>di</strong> questa regione, dove <strong>la</strong> costa <strong>di</strong>venta più stretta e montuosa, si sono<br />

inse<strong>di</strong>ate popo<strong>la</strong>zioni Austronesiane. Esistono alcune <strong>di</strong>fferenze tra le popo<strong>la</strong>zioni costiere e quelle<br />

dell’interno, legate all’ambiente in cui vivono: i vil<strong>la</strong>ggi sul mare tendono ad essere più popolosi, a<br />

mantenere un maggior livello <strong>di</strong> coerenza interna e integrità sia sociale che culturale dei gruppi più<br />

piccoli e più mobili dell’interno, su cui comunque esiste meno materiale etnografico pubblicato.<br />

Quest’area è associata nel<strong>la</strong> letteratura con l’omosessualità rituale, anche se in realtà questa è<br />

presente in una minoranza <strong>di</strong> culture del<strong>la</strong> costa meri<strong>di</strong>onale, soprattutto nel<strong>la</strong> porzione centrale<br />

del<strong>la</strong> costa, e all’interno lungo il fiume Fly.<br />

Permutazioni “a catena” <strong>di</strong> pratiche simboliche e politiche simili attraversavano i confini culturali e<br />

linguistici del<strong>la</strong> costa meri<strong>di</strong>onale, fornendo una base <strong>per</strong> l’interazione tra gruppi <strong>di</strong>versi e <strong>di</strong>stanti,<br />

tramite legami commerciali e <strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> culti. Nel <strong>per</strong>iodo pre-coloniale, e quello<br />

imme<strong>di</strong>atamente successivo al contatto le popo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> quest’area presentavano molte<br />

caratteristiche comuni:<br />

1. credenze mito-cosmologiche legate al<strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> rigenerare <strong>la</strong> fertilità<br />

2. queste credenze si artico<strong>la</strong>vano in <strong>di</strong>verse maniere con:<br />

• rappresentazioni rituali e<strong>la</strong>borate usando oggetti o maschere <strong>per</strong> incarnare esseri mitici o<br />

ancestrali<br />

• riti <strong>per</strong> <strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> fertilità e del<strong>la</strong> rigenerazione basati su pratiche orgiastiche<br />

rituali, eterosessuali e in certi casi omosessuali<br />

• organizzazione <strong>di</strong> feste <strong>di</strong> scambi<br />

• guerre tribali, partico<strong>la</strong>rmente associate al<strong>la</strong> caccia alle teste, come mezzo <strong>di</strong> esplicitare e<br />

aumentare <strong>la</strong> forza spirituale e sociale del gruppo locale.<br />

Le variazioni locali su questi temi comuni sono numerose e risultano in moltissime <strong>di</strong>fferenze<br />

culturali tra le <strong>di</strong>verse culture <strong>di</strong> questa regione. Ogni cultura artico<strong>la</strong> <strong>di</strong>verse versioni delle<br />

credenze sul<strong>la</strong> fertilità con pratiche <strong>di</strong> sussistenza, <strong>di</strong> organizzazione politica, <strong>di</strong> genere, oltre che <strong>di</strong><br />

guerra e rituali, con risultati <strong>di</strong>fferenti. Alcuni <strong>di</strong> questi temi generali, <strong>per</strong>ò richiamano al<strong>la</strong> memoria<br />

quelli che, sempre a livello <strong>di</strong> generalizzazione su sca<strong>la</strong> regionale, sono associati all’altra grande<br />

zona associata alle pianure e ai gran<strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> fiumi e palu<strong>di</strong>, il Sepik.<br />

Gli Asmat: L’arte e <strong>la</strong> trasformazione dei significati<br />

Gli Asmat popo<strong>la</strong>no <strong>la</strong> costa meri<strong>di</strong>onale dell’Irian Jaya (o West Papua) sono rinomati <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

produzione <strong>di</strong> sculture lignee e<strong>la</strong>borate e <strong>per</strong> il fatto che nel <strong>per</strong>iodo precedente al<strong>la</strong> pacificazione<br />

erano cacciatori <strong>di</strong> teste, nel contesto <strong>di</strong> serie <strong>di</strong> raid ven<strong>di</strong>cativi tra gruppi vicini. Sia le missioni<br />

cristiane che il governo indonesiano hanno vietato le guerre a<strong>per</strong>te e le tra<strong>di</strong>zioni legate<br />

all’acquisizione <strong>di</strong> prestigio maschile tramite <strong>la</strong> caccia alle teste umane. Questa tra<strong>di</strong>zione era basata<br />

sull’idea che un guerriero, prendendo <strong>la</strong> testa <strong>di</strong> un nemico aumentasse <strong>la</strong> propria forza vitale e allo<br />

stesso tempo appagasse gli spiriti dei morti che pretendevano <strong>di</strong> essere ven<strong>di</strong>cati. Solo dopo essersi<br />

provato come guerriero, procurandosi sei teste, un uomo poteva sponsorizzare una festa cerimoniale<br />

<strong>per</strong> far erigere un palo rituale intagliato, chiamato bisj. Uomini che non riuscivano a procurarsi una<br />

testa erano <strong>di</strong>sprezzati e <strong>di</strong>fficilmente riuscivano sposarsi (Knauft: 1993). I leader dei guerrieri,<br />

spesso avevano più <strong>di</strong> una moglie.<br />

Il territorio degli Asmat copre un’area <strong>di</strong> circa 422 chilometri quadrati, e <strong>la</strong> loro popo<strong>la</strong>zione attuale<br />

è stimata tra i 65.000 e gli 85.000. L’ambiente costiero è costituito da una palude fangosa e soggetta<br />

ad alluvioni, un complesso retico<strong>la</strong>to <strong>di</strong> corsi d’acqua: una sfida al<strong>la</strong> resistenza ed all’ingegno<br />

93


umano. Gli Asmat si muovono spesso e coprono gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze, usando i fiumi e le canoe. La<br />

sussistenza degli abitanti è assicurata dal sago, a cui si aggiungono le proteine apportate dal<strong>la</strong> caccia<br />

ai maiali selvatici, ai marsupiali, ai coccodrilli, e al casuario, oltre che dal<strong>la</strong> pesca e dal<strong>la</strong> raccolta <strong>di</strong><br />

frutti del<strong>la</strong> foresta e dalle <strong>la</strong>rve del sago (<strong>la</strong>rve dello scarabeo capricorno). Il casuario è importante<br />

sia come selvaggina che <strong>per</strong> il posto che occupa nel<strong>la</strong> mitologia. Le lunghe ossa delle gambe erano<br />

utilizzate nel<strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> coltelli e attrezzi <strong>per</strong> scolpire il legno. Il coccodrillo, il ca<strong>la</strong>o (bucero),<br />

<strong>la</strong> lucerto<strong>la</strong> e <strong>la</strong> tartaruga hanno tutti un ruolo nel<strong>la</strong> me<strong>di</strong>azione spirituale tra i vivi e i morti.<br />

Non tutti gli Asmat vivono in questo ambiente ricco ma <strong>di</strong>fficile delle palu<strong>di</strong>, alcuni abitano le<br />

colline Jayawijaya all’interno. Le palu<strong>di</strong> sono dominate da arbusti spinosi e gran<strong>di</strong> alberi, piogge<br />

torrenziali e alluvioni sono occorrenze comuni, come <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria.<br />

Data <strong>la</strong> frequenza dei raid <strong>di</strong> guerrieri gli Asmat costruivano torri <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a: <strong>la</strong> frammentazione<br />

sociale dovuta a questo stato <strong>di</strong> guerra costante è anche considerata <strong>la</strong> causa delle numerose lingue<br />

par<strong>la</strong>te nell’area, anche se alleanze politiche hanno occasionalmente unito gruppi <strong>di</strong> lingue <strong>di</strong>verse.<br />

Un ulteriore motivo <strong>per</strong> <strong>la</strong> frammentazione dei gruppi erano le epidemie.<br />

Gli O<strong>la</strong>ndesi si aggiu<strong>di</strong>carono <strong>la</strong> metà occidentale del<strong>la</strong> Nuova Guinea nel 1793, ma questa regione<br />

rimase inesplorata fino ai primi anni del 1900; stabilirono una postazione a Meruke e da lì<br />

procedettero a pattugliare il territorio Asmat. Nel 1938 gli O<strong>la</strong>ndesi impiantarono una centro a<br />

Agats, gli Indonesiani arrivarono negli anni ’60.<br />

L’arte e i riti tra<strong>di</strong>zionali Asmat erano legati alle attività del<strong>la</strong> guerra, quin<strong>di</strong> molti aspetti del<strong>la</strong> loro<br />

vita cerimoniale sono stati vietati dal governo Indonesiano. Le autorità volevano costruire una<br />

nazione nuova e moderna, inoltre gli ufficiali indonesiani erano spaventati dalle storie <strong>di</strong><br />

cannibalismo <strong>di</strong> caccia alle teste degli Asmat, quin<strong>di</strong> assunsero un atteggiamento repressivo nei<br />

confronti <strong>di</strong> questa cultura. Bruciarono le case degli uomini, i centri rituali dei vil<strong>la</strong>ggi, e vietarono<br />

le danze e i tamburi.<br />

Più tar<strong>di</strong> <strong>per</strong>ò, dal 1968 le sculture lignee degli Asmat (come quelle dei Gogoda<strong>la</strong> in Papua Nuova<br />

Guinea) hanno vissuto un revival: sono state riappropriate come forma artistica legata all’identità<br />

locale, oltre che come oggetto da vendere ai turisti. Questo revival è stato possibile <strong>per</strong> l’interesse<br />

occidentale <strong>per</strong> le sculture Asmat, un interesse che ha origine nei primi due decenni del 1900<br />

quando alcune sculture furono portate in Europa dagli esploratori e dai collezionisti <strong>di</strong> arte etnica.<br />

Dal 1968 gli sforzi del vescovo cattolico americano ad Agats, Alphonse A. Sowada, e dell’United<br />

Nations Asmat Art Project, hanno contribuito al<strong>la</strong> rinascita <strong>di</strong> questa forma <strong>di</strong> espressione artistica.<br />

Dal 1981 i missionari cattolici organizzano ogni anno un festival competitivo <strong>per</strong> vil<strong>la</strong>ggi ed artisti<br />

in<strong>di</strong>viduali. Esiste anche un museo <strong>di</strong> arte Asmat nel loro territorio (Schneebaum, 1990).<br />

Gli scultori Asmat sono conosciuti soprattutto <strong>per</strong> i pali intagliati bisj e <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>di</strong>versità dei <strong>di</strong>segni<br />

intagliati sugli scu<strong>di</strong>. Sia <strong>la</strong> parte su<strong>per</strong>iore dei bisj che gli scu<strong>di</strong> erano intagliati da ‘assi’ ricavate<br />

dalle f<strong>la</strong>ngie esterne delle mangrovie del<strong>la</strong> palude. Per procurarsi queste f<strong>la</strong>ngie si organizzava una<br />

spe<strong>di</strong>zione rituale; l’albero del<strong>la</strong> mangrovia era considerato uno spirito nemico che doveva essere<br />

‘inseguito’ prima <strong>di</strong> essere ‘catturato’ e abbattuto. I bisj raggiungevano una lunghezza tra i 5 e i 7<br />

metri, ed erano intagliati con una serie <strong>di</strong> rappresentazioni <strong>di</strong> antenati e <strong>di</strong> ca<strong>la</strong>o. Al<strong>la</strong> base veniva<br />

intagliata una canoa, considerata il ricettacolo del<strong>la</strong> forza vitale delle vittime uccise dagli sponsor<br />

del<strong>la</strong> festa durante <strong>la</strong> quale un bisj veniva eretto. Gli sponsor avevano <strong>la</strong> responsabilità <strong>di</strong> retribuire<br />

gli scultori, wow-ipits, e <strong>di</strong> fornire il sago dalle proprie palme <strong>per</strong> una festa durante <strong>la</strong> quale si<br />

erigeva il nuovo palo. L’idea centrale <strong>di</strong> questi rituali era quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> ciclicità delle sostanze: <strong>la</strong><br />

forza vitale, o nammu, del cacciatore <strong>di</strong> teste passava nel bisj, che era piantato nel<strong>la</strong> foresta, vicino<br />

alle palme del sago, <strong>di</strong> modo che le palme potessero assorbirne il nammu. Più tar<strong>di</strong>, quando <strong>la</strong> gente<br />

consumava il sago prodotto dalle palme ingerivano quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> forza vitale del proprio leader.<br />

La caccia alle teste era collegata anche all’iniziazione dei ragazzi. Un guerriero, presa una testa, <strong>la</strong><br />

dava ad un ragazzo che doveva rimanere recluso con <strong>la</strong> testa <strong>per</strong> un certo <strong>per</strong>iodo, fino ad emergere<br />

con l’identità del<strong>la</strong> vittima. Perfino i parenti del<strong>la</strong> vittima riconoscevano al ragazzo un legame <strong>di</strong><br />

parente<strong>la</strong>.<br />

I wow-ipits, o gli intagliatori, erano rispettati nel<strong>la</strong> comunità. Con le loro sculture catturavano <strong>la</strong><br />

94


forza vitale che <strong>per</strong> sua natura era sfuggevole e circo<strong>la</strong>nte, legando<strong>la</strong> al ciclo vitale <strong>di</strong> un leader<br />

specifico ed al suo gruppo. Data l’importanza del<strong>la</strong> guerra, gli intagliatori erano anche molto<br />

richiesti <strong>per</strong> decorare gli scu<strong>di</strong> dei guerrieri, oltre che le prue delle canoe da guerra.<br />

Ad ogni scudo veniva attribuito il nome <strong>di</strong> un antenato specifico. La sua forza veniva inscritta nello<br />

scudo, e aiutava il guerriero a prevalere sui nemici. I <strong>di</strong>segni sullo scudo, bianchi rossi e neri,<br />

dovevano terrorizzare il nemico. Il colore bianco era ricavato polverizzando delle conchiglie<br />

bruciate, applicato alle canoe serviva a proteggerle e renderle veloci. Il rosso era ottenuto arrostendo<br />

<strong>la</strong> terra ocra, anche questo colore attribuiva velocità, ma essendo associato agli occhi <strong>di</strong> un cacatoa<br />

nero arrabbiato, era applicato anche <strong>per</strong> spaventare il nemico. Nelle rappresentazioni pittoriche<br />

degli esseri umani il bianco rappresenta <strong>la</strong> pelle, il rosso le scarificazioni del<strong>la</strong> pelle, il nero i<br />

capelli.<br />

I <strong>di</strong>segni sugli scu<strong>di</strong> Asmat variano a seconda del<strong>la</strong> zona <strong>di</strong> provenienza, anche se hanno molti<br />

elementi in comune. La parte alta dello scudo, o testa, a volte è chiamata il pene, come anche <strong>la</strong><br />

parte su<strong>per</strong>iore dei bisj , anche questa intagliata dalle f<strong>la</strong>ngie del<strong>la</strong> mangrovia utilizzata negli scu<strong>di</strong>.<br />

I <strong>di</strong>segni sugli scu<strong>di</strong> rappresentano canguri arboricoli, buceri, pipistrelli, tartarughe, casoari, o razze,<br />

tutte creature associate al<strong>la</strong> natura selvaggia, che incarnano <strong>la</strong> fertilità. Gli scu<strong>di</strong> dovevano sempre<br />

essere mantenuti in pie<strong>di</strong> dal verso giusto, capovolti significavano <strong>la</strong> <strong>per</strong><strong>di</strong>ta del potere ed<br />

in<strong>di</strong>cavano <strong>la</strong> resa. Gli Asmat del<strong>la</strong> costa credevano che i loro antenati prendessero <strong>la</strong> forma <strong>di</strong><br />

cacatoa neri o <strong>di</strong> pipistrelli, quin<strong>di</strong> li <strong>di</strong>pingevano sugli scu<strong>di</strong>. Questi ed altri animali erano<br />

rappresentati con <strong>di</strong>segni stilizzati, figure <strong>di</strong> cerchi e ganci. I <strong>di</strong>segni astratti erano più comuni negli<br />

scu<strong>di</strong> degli Asmat delle zone interne. Nel<strong>la</strong> parte alta <strong>di</strong> alcuni scu<strong>di</strong> venivano <strong>di</strong>segnati dei cerchi, a<br />

rappresentare gli occhi, che attribuivano allo scudo l’apparenza <strong>di</strong> una smorfia aggressiva. Altri<br />

<strong>di</strong>segni mostravano le creature del<strong>la</strong> foresta in associazione con gli esseri umani, ed erano comuni<br />

sui pali cerimoniali, sugli scu<strong>di</strong>, sui tamburi e sulle canoe, <strong>di</strong>mostrando un comune senso estetico<br />

che si riproponeva in <strong>di</strong>versi contesti.<br />

Questa unità <strong>di</strong> concetti in origine era fondata nelle attività legate al<strong>la</strong> guerra ed al<strong>la</strong> caccia delle<br />

teste. Le forme artistiche sono sopravvissute alle trasformazioni dovute all’imposizione del<strong>la</strong> pace e<br />

del cristianesimo, anche grazie all’interesse <strong>di</strong>mostrato dagli stranieri, oltre che <strong>per</strong> l’orgoglio<br />

interno <strong>per</strong> l’abilità artistica degli scultori. Gli intagliatori Asmat utilizzano attrezzi metallici che<br />

sostituiscono o si aggiungono a quelli tra<strong>di</strong>zionali in osso <strong>di</strong> casuario o pietra.<br />

In seguito al recente revival artistico degli Asmat, i wow-ipits hanno cominciato a mo<strong>di</strong>ficare i<br />

<strong>di</strong>segni <strong>per</strong> <strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta ai turisti e ad al<strong>la</strong>rgare il proprio re<strong>per</strong>torio ad includere simboli nuovi, come<br />

madri col bambino e l’uccello Garuda, simbolo dell’Indonesia, ma con una testa <strong>di</strong> ca<strong>la</strong>o. Gli artisti<br />

usano anche ritagli <strong>di</strong> legname utilizzato dalle segherie locali <strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> case e chiese, ed<br />

hanno sviluppato un nuovo stile <strong>di</strong> scultura, ajur, utilizzando dei legni moto duri (ironwood).<br />

Queste sculture sono ideali <strong>per</strong> il mercato turistico <strong>per</strong>ché non si rompono in viaggio. Per venire<br />

incontro alle richieste dei turisti sono state mo<strong>di</strong>ficate alcune altre cose rispetto ai <strong>la</strong>vori<br />

tra<strong>di</strong>zionali: i falli od altre parti sporgenti sono stati ‘piegati’ all’insù <strong>per</strong> evitare che si rompano nel<br />

trasporto, si producono delle false prue <strong>per</strong> canoe, o su commissione, crocifissi <strong>per</strong> le chiese<br />

cattoliche che in questa zona sono costruite incorporando elementi del<strong>la</strong> cultura in<strong>di</strong>gena.<br />

Anche se <strong>la</strong> caccia alle teste è stata soppressa, <strong>la</strong> creatività degli Asmat, e l’idea del<strong>la</strong> ciclicità del<strong>la</strong><br />

vita e del<strong>la</strong> morte continua ad essere espressa dal<strong>la</strong> vita e dalle sculture Asmat.<br />

forms unsure<br />

95


VANUATU<br />

Repubblica <strong>di</strong> Vanuatu “Isole senza tempo” o “Terra che si regge in pie<strong>di</strong> (da so<strong>la</strong>)” è il nome scelto<br />

dai suoi abitanti <strong>per</strong> questa picco<strong>la</strong> nazione del Pacifico quando ha ottenuto l’in<strong>di</strong>pendenza nel<br />

1980. Da allora Vanuatu è una repubblica, con una costituzione democratica ed elezioni ogni<br />

quattro anni. Il Capo <strong>di</strong> Stato è un Presidente (attualmente John Bani) e il Capo del Governo il<br />

Primo Ministro (Edward Natapei)<br />

Geografia<br />

Vanuatu comprende 82 isole nel mar dei Coralli, <strong>di</strong>vise in 3 gruppi. Si trovano a circa 2250<br />

chilometri a nord-est dall’Australia. Le nazioni vicine sono tutti is<strong>la</strong>nd states, ci sono le Figi a 800<br />

chilometri verso est, le Isole Solomoni a nord e <strong>la</strong> Nuova Caledonia a sudest. La su<strong>per</strong>ficie totale<br />

del<strong>la</strong> terra <strong>di</strong> Vanuatu copre 14.700 chilometri, mentre le acque territoriali coprono una su<strong>per</strong>ficie <strong>di</strong><br />

450.000 chilometri quadrati.<br />

L’arcipe<strong>la</strong>go si trova sul Pacific Rim of Fire, una faglia nel<strong>la</strong> crosta terrestre, soggetta a terremoti<br />

ed eruzioni. Le isole sono tutte <strong>di</strong> origine vulcanica, e contano numerosi crateri estinti e vulcani<br />

attivi. La zona più attiva è <strong>la</strong> linea centrale delle isole. Aoba (1450 metri) e Ambrym sono i vulcani<br />

più <strong>per</strong>icolosi, Lopevi sembrava addormentato fino a 50 anni fa quando ha ripreso ad eruttare.<br />

Yasur, sull’iso<strong>la</strong> meri<strong>di</strong>onale <strong>di</strong> Tanna è considerato il vulcano più attivo del mondo. Questa attività<br />

geologica costituisce uno dei problemi economici del paese, anche se cercano <strong>di</strong> sfruttarne il<br />

potenziale turistico. Un grave terremoto nel 1999 fu seguito da un’onda anoma<strong>la</strong>, tsunami, che<br />

causò gravi danni all’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Pentecoste <strong>di</strong>struggendo migliaia <strong>di</strong> case. Nel 2002 fu <strong>la</strong> capitale Port-<br />

Vi<strong>la</strong> ad essere colpita da un terremoto seguito da uno tsunami.<br />

Il clima è tropicale, moderato da venti da sud-est, ma soggetto a cicloni tropicali nel<strong>la</strong> stagione delle<br />

piogge che va da novembre ad aprile (in certi posti le precipitazioni possono raggiungere i 4 metri<br />

all’anno!).<br />

Il territorio è prevalentemente montuoso (arriva a 1877 metri) con strette pianure costiere.<br />

L’economia <strong>di</strong>pende <strong>la</strong>rgamente sull’agricoltura <strong>di</strong> sussistenza, che sostiene il 65% del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione.<br />

Altrimenti le risorse economiche principali sono costituite dall’estrazione del manganese, foreste <strong>di</strong><br />

alberi <strong>di</strong> legno duro, l’esportazione del<strong>la</strong> copra, e dal<strong>la</strong> pesca.<br />

In anni recenti il governo, convinto che lo sviluppo economico basato sull’esportazione <strong>di</strong> risorse<br />

naturali sia comunque <strong>di</strong>fficile <strong>per</strong> una nazione picco<strong>la</strong>, vulnerabile a <strong>di</strong>sastri naturali, costituita da<br />

isole <strong>di</strong>stanti tra <strong>di</strong> loro, e lontana dai mercati principali, ha puntato sullo sviluppo del turismo,<br />

sfruttando le meraviglie naturali e spettaco<strong>la</strong>rizzando cerimonie rituali dei suoi citta<strong>di</strong>ni più esotici<br />

e “primitivi “ (50.000 turisti nel 1997).<br />

Dagli anni ’70 il settore del terziario è stato favorito da politiche basate sull’offerta <strong>di</strong> servizi<br />

finanziari e facilitazioni fiscali a impren<strong>di</strong>tori stranieri, e con lo sviluppo <strong>di</strong> un international<br />

offshore finance centre (http://www.vanuatugovernment.gov.vu/vanuatugov.html.) .<br />

I maggiori problemi <strong>di</strong> carattere ambientale sono <strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong> fonti <strong>di</strong> acqua potabile e sicura <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong> maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e <strong>la</strong> deforestazione, anche se il terreno ripido <strong>di</strong> alcune isole ha<br />

scoraggiato lo sfruttamento delle foreste, che ancora ospitano alberi giganti <strong>di</strong> baniano (Ficus<br />

benghalensis) e pini (Agathus australis), oltre a qualche albero <strong>di</strong> sandalo sopravvissuto ai<br />

commercianti <strong>di</strong> legname del secolo scorso.<br />

Popo<strong>la</strong>zione<br />

Gli abitanti <strong>di</strong> Vanuatu si chiamano Ni-Vanuatu.<br />

La capitale, Port Vi<strong>la</strong>, è sull’iso<strong>la</strong> Efate, che Cook aveva battezzato Sandwich, in onore <strong>di</strong><br />

Lord Sandwich.<br />

96


La maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, che si aggira sui 199.000 (2003) abita le do<strong>di</strong>ci isole più gran<strong>di</strong>.<br />

La grande maggioranza, oltre il 90% sono me<strong>la</strong>nesiani, ma a Vanuatu vivono anche minoranze<br />

francesi, inglesi, australiane, neoze<strong>la</strong>ndesi, vietnamite, cinesi, oltre che provenienti da altre isole del<br />

Pacifico.<br />

Le lingue ufficiali sono tre: l’inglese, il francese ed il bis<strong>la</strong>ma (l’inglese pidgin <strong>di</strong> Vanuatu), che è<br />

con<strong>di</strong>visa da tutti in ni-Vanuatu, a prescindere sia del gruppo locale, che dalle influenze coloniali. 7<br />

Nei vil<strong>la</strong>ggi sparsi sulle isole si par<strong>la</strong>no circa 115 lingue <strong>di</strong>verse, ognuna associata a tra<strong>di</strong>zioni<br />

culturali <strong>di</strong>stinte. 8<br />

Le religioni praticate dai Ni-Vanuatu riflettono <strong>la</strong> loro storia: mentre il 7,6 % <strong>di</strong>chiara <strong>di</strong> aderire a<br />

religioni animiste o tra<strong>di</strong>zionali e il 15,7% si professano seguaci <strong>di</strong> altre religioni, tra cui il culto <strong>di</strong><br />

John Frum (cargo cult che si è <strong>di</strong>ffuso dall’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Tanna), il resto si <strong>di</strong>vide tra le <strong>di</strong>verse chiese<br />

cristiane che hanno inviato missionari nelle isole 15% Anglicani, 15% Cattolici, 6,2% Avventisti<br />

del Settimo Giorno, e il 3,8% Chiesa <strong>di</strong> Cristo (dati del 2003).<br />

Storia pre-coloniale<br />

I ritrovamenti archeologici suggeriscono che i primi coloni, portatori del<strong>la</strong> cultura “Lapita”, sono<br />

arrivati oltre 3000 anni fa sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Erromango. In seguito si svilupparono altri stili locali <strong>di</strong><br />

ceramiche sulle isole circostanti, con incisioni e rilievi applicati (che gli archeologi hanno<br />

battezzato Mangaasi). Le tra<strong>di</strong>zioni orali ni-Vanuatu hanno fornito importanti informazioni sul<strong>la</strong><br />

preistoria delle isole, poi confermate da scavi archeologici. La tra<strong>di</strong>zione riferiva <strong>di</strong> una località<br />

sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Retoka in cui Roy Mata, un capo molto importante, sarebbe stato seppellito insieme a<br />

numerosi parenti. Gli scavi <strong>di</strong> José Garanger confermarono l’esistenza <strong>di</strong> una sepoltura collettiva, in<br />

cui uno scheletro maschile occupava una posizione centrale, mentre coppie <strong>di</strong> scheletri maschi e<br />

femmine abbracciati erano sepolti ai <strong>la</strong>ti. Gli scheletri erano decorati con frontali <strong>di</strong> conchiglie,<br />

bracciali in conchiglia, e zanne <strong>di</strong> maiale. Il sito è stato datato tra 650 e 400 anni fa, il che<br />

testimonia l’atten<strong>di</strong>bilità e <strong>la</strong> durabilità delle tra<strong>di</strong>zioni orali locali.<br />

L’archeologo Matthew Spriggs riferisce che secondo le tra<strong>di</strong>zioni orali dell’iso<strong>la</strong> le donne sarebbero<br />

state drogate con <strong>la</strong> kava, mentre gli uomini erano coscienti al momento del<strong>la</strong> sepoltura.<br />

Questa sepoltura <strong>di</strong>mostra che il sistema gerarchico dei capi era ra<strong>di</strong>cato a Retoka in tempi precoloniali,<br />

ed è considerata da alcuni stu<strong>di</strong>osi <strong>la</strong> <strong>di</strong>mostrazione che prima dell’arrivo degli europei, le<br />

strutture politiche legate ai capi avessero raggiunto uno sviluppo che fu oscurato dal crollo<br />

demografico che seguì il loro arrivo. ( Kirch, 2000: 130-140; Jolly 1994: 29-34)<br />

I primi contatti con gli Europei<br />

L’esploratore spagnolo Pedro Fernandez de Quiros fu il primo Europeo a visitare queste isole.<br />

L’iso<strong>la</strong> ora conosciuta come Santu fu battezzata dal navigatore Nuestra Senora de Australia del<br />

Espirito Santu. De Quiros progettava <strong>di</strong> fondare una Nuova Gerusalemme nel Pacifico, ma <strong>la</strong><br />

resistenza degli in<strong>di</strong>geni ai suoi sforzi <strong>di</strong> convertirli, e le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> ormeggiare con i venti da sudest,<br />

lo fecero desistere. Altri navigatori, da tutte le potenze europee lo seguirono, tra loro Louise<br />

Antoine de Bouganville che navigò tra le isole <strong>di</strong> Espiritu Santu e Maleluka nel 1768 e chiamò le<br />

isole Le Gran<strong>di</strong> Cic<strong>la</strong><strong>di</strong>, paragonandole al para<strong>di</strong>so terrestre; ma fu James Cook a battezzarle col<br />

loro nome coloniale, Nuove Ebri<strong>di</strong>, dopo averne completata <strong>la</strong> cartografia nel 1774.<br />

Storia del “condominio” coloniale<br />

La storia coloniale <strong>di</strong> queste isole è stata turbolenta: agli esploratori sono seguiti avventurieri,<br />

7 http://www.chez.com/webyumi/lexi_fr.htm lessico bis<strong>la</strong>ma- francese<br />

8<br />

(http://www.linguistics.unimelb.edu.au/contact/studentsites/thieberger/van<strong>la</strong>ngs/index.ht<br />

ml elenco <strong>di</strong> lingue par<strong>la</strong>te nelle varie isole <strong>di</strong> Vanuatu)<br />

97


cacciatori <strong>di</strong> balene, mercanti <strong>di</strong> sandalo, e missionari a caccia <strong>di</strong> anime. Gli europei portarono con<br />

se epidemie <strong>di</strong> influenza, morbillo, e ma<strong>la</strong>ttie veneree, il vaiolo fu introdotto attraverso vestiti<br />

infetti dall’Europa. I mercanti <strong>di</strong> sandalo provocarono violenza tra il 1825 ed il 1869, ma anche i<br />

missionari furono spesso al centro <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> violenza: nel 1839 furono uccisi dei missionari del<strong>la</strong><br />

London Missionary Society, mentre un missionario presbiteriano, John Paton, incitò <strong>la</strong> Marina a<br />

bombardare l’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Tanna nel 1865, cinque anni dopo che gli abitanti avevano espulso lui e <strong>la</strong><br />

moglie in seguito ad un’epidemia <strong>di</strong> morbillo (ve<strong>di</strong> Linnekin 1997: 199).<br />

Il b<strong>la</strong>ckbir<strong>di</strong>ng era una forma <strong>di</strong> reclutamento (spesso forzato) <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori da molte isole del<br />

Pacifico, con un contratto che li legava <strong>per</strong> un certo numero <strong>di</strong> anni alle piantagioni, soprattutto<br />

quelle <strong>di</strong> zucchero del Queens<strong>la</strong>nd (Australia) e delle Figi. Per oltre un secolo questa pratica fornì<br />

<strong>la</strong>voratori a basso costo, fino a 50.000 uomini e donne furono prelevati dai vil<strong>la</strong>ggi delle Nuove<br />

Ebri<strong>di</strong>, molti dei quali non fecero mai ritorno. (Moore 1985)<br />

Tutti questi fattori contribuirono a un gravissimo crollo demografico nelle isole. Nel 1920 erano<br />

rimasti solo 40.000 abitanti, da un numero originale stimato attorno ai 500.000, in alcune isole<br />

settentrionali si risente ancora <strong>di</strong> questo spopo<strong>la</strong>mento.<br />

Compagnie sia inglesi che francesi occuparono le terre degli in<strong>di</strong>geni, e utilizzarono le navi da<br />

guerra <strong>per</strong> bombardare i vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong> quelli che si opponevano. Anche le re<strong>la</strong>zioni tra le due potenze<br />

coloniali non erano facili, in quanto dovevano convivere in qualche nelle Nuove Ebri<strong>di</strong>, sebbene<br />

fossero spesso in guerra tra loro in Europa. Solo nel 1887 le due potenze si accordarono <strong>per</strong> una<br />

giuris<strong>di</strong>zione congiunta sulle isole, che <strong>di</strong>venne il protocollo Anglo-Francese, o il ”condominio” <strong>per</strong><br />

amministrare, con poteri uguali, <strong>la</strong> colonia d’oltremare.<br />

Durante <strong>la</strong> Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, gli Americani costruirono importanti basi militari sulle isole<br />

<strong>di</strong> Etafe e <strong>di</strong> Espiritu Santu, fondamentali <strong>per</strong> <strong>la</strong> guerra nel Pacifico. Questo ebbe due effetti: da un<br />

<strong>la</strong>to gli Americani portarono con loro tecnologia e ricchezza mai viste prima, <strong>per</strong> molti in<strong>di</strong>geni fu<br />

<strong>la</strong> prima occasione <strong>di</strong> guadagnare un vero stipen<strong>di</strong>o. Dall’altro gli iso<strong>la</strong>ni videro i neri Americani<br />

che apparentemente godevano degli stessi beni materiali <strong>di</strong>sponibili ai soldati bianchi, questa<br />

realizzazione ebbe un ruolo non in<strong>di</strong>fferente nelle agitazioni <strong>per</strong> l’in<strong>di</strong>pendenza che seguirono.<br />

In<strong>di</strong>pendenza<br />

Vero <strong>la</strong> fine degli anni ’60 il movimento Nagriamel, guidato da Jimmy Stevens, attrasse molti<br />

seguaci soprattutto nelle isole del nord. Inizialmente questo movimento si limitava a richiedere<br />

<strong>di</strong>ritti sul “dark bush”, cioè sul<strong>la</strong> terra che non era mai stata occupata dagli Europei. Nel 1971 il<br />

movimento era <strong>di</strong>ventato più politicizzato e fece richiesta alle Nazioni Unite <strong>per</strong> avere una libera<br />

scelta sul<strong>la</strong> questione dell’in<strong>di</strong>pendenza. Nello stesso anno nacque <strong>la</strong> New Hebrides Cultural<br />

Association, un movimento <strong>di</strong> resistenza all’acquisto <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> appezzamenti <strong>di</strong> terra da parte <strong>di</strong> un<br />

affarista Americano. L’associazione <strong>di</strong>venne partito politico nazionalista, il Vana’aku Party,<br />

capeggiato dal prete anglicano Walter Lini.<br />

Nei termini del “condominio” Francesi ed Inglesi fecero un accordo <strong>di</strong> non ritirarsi senza l’altro,<br />

una ricetta <strong>per</strong> non fare niente. Allo stesso tempo, <strong>per</strong>ò i due poteri cominciarono a prepararsi <strong>per</strong><br />

un cambiamento che cominciava a sembrare inevitabile: gli inglesi <strong>la</strong>voravano <strong>per</strong> preparare una<br />

c<strong>la</strong>sse politica in<strong>di</strong>gena che potesse sostenere dei ruoli <strong>di</strong> governo, mentre i francesi provarono,<br />

senza riuscirci, a costruire una maggioranza francofona.<br />

Nel 1975 ci fu una riforma costituzionale, seguita da elezioni in preparazione <strong>per</strong> l’in<strong>di</strong>pendenza<br />

che era stata fissata <strong>per</strong> <strong>la</strong> metà degli anni ’80.<br />

Walter Lini del Vana’aku party fu eletto primo ministro, nonostante l’opposizione dei Francesi. Il<br />

crescente secessionismo, portò <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni anche nei centri urbani, che le forze inglesi e francesi,<br />

<strong>di</strong>vise, non riuscivano a control<strong>la</strong>re. Il nuovo governo sopravvisse ad una ribellione dei seguaci <strong>di</strong><br />

Jimmy Stevens, sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Espiritu Santu chiamando l’esercito del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea a<br />

sostituire le forze anglo-francesi. In seguito <strong>di</strong>chiarò l’in<strong>di</strong>pendenza del paese, Vanuatu, nel 1980.<br />

Con l’in<strong>di</strong>pendenza tutta <strong>la</strong> terra che era stata sottratta dai coloni fu restituita a coloro che furono<br />

considerati i possidenti tra<strong>di</strong>zionali.<br />

98


Per tutti gli anni ’90 <strong>la</strong> situazione politica <strong>di</strong> Vanuatu è stata caratterizzata da instabilità dovuta al<strong>la</strong><br />

continua opposizione <strong>di</strong> interessi tra i francofoni egli anglofili. I problemi economici, aggravati<br />

anche dai terremoti, e le accuse reciproche <strong>di</strong> corruzione hanno portato a numerosi cambiamenti <strong>di</strong><br />

governo.<br />

Tratti culturali comuni<br />

Come in tutto il Pacifico, l’esistenza <strong>di</strong> gruppi autonomi su isole separate ha portato ad una grande<br />

<strong>di</strong>versità culturale. Le tra<strong>di</strong>zioni rituali ni-Vanuatu e quelle artistiche a cui sono associate sono<br />

svariate. Eppure ci sono elementi comuni: i temi principali dei riti si <strong>di</strong>panano attorno<br />

all’importanza delle iniziazioni graduate, l’istituzione dei capi, l’allevamento dei maiali <strong>per</strong><br />

sacrifici rituali, l’uso delle zanne <strong>di</strong> maiale <strong>per</strong> decorazioni prestigiose, e scambi reciproci <strong>di</strong><br />

ignami, taro, kava, da un <strong>la</strong>to e danze e canti dall’altro.<br />

Tutte queste caratteristiche legano le culture <strong>di</strong> Vanuatu a quelle del<strong>la</strong> Nuova Guinea e delle<br />

Salomone, così come <strong>la</strong> varietà linguistica (oltre cento varianti <strong>di</strong> lingua Austronesiana). Inoltre<br />

anche il Bis<strong>la</strong>ma, <strong>la</strong> lingua franca delle Vanuatu, assomiglia molto al Tok Pisin del<strong>la</strong> Papua Nuova<br />

Guinea, ed al Pijin delle Solomons. Tutte queste sono forme linguistiche “creole” che combinano<br />

un vocabo<strong>la</strong>rio basato soprattutto su quello inglese con forme grammaticali derivate dalle lingue<br />

in<strong>di</strong>gene.<br />

Acquisire prestigio: arte e potere<br />

Le culture <strong>di</strong> Vanuatu sono conosciute nel<strong>la</strong> letteratura etnografica <strong>per</strong> i sistemi graduati <strong>di</strong> riti<br />

attraverso i quali gli uomini conquistano prestigio. Apparentemente <strong>di</strong>versi culti associati a questa<br />

idea sono circo<strong>la</strong>ti in <strong>di</strong>versi <strong>per</strong>io<strong>di</strong> storici, ed è quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>stricarli a posteriori, <strong>per</strong><br />

determinare quale elemento appartenesse a quale culto specifico.<br />

Alcune delle attività principali associate a questi culti erano:<br />

• piantare alberi e arbusti sacri,<br />

• erigere statue fatte intagliando il tronco delle felci arboree 9<br />

• costruire dolmen, piattaforme in pietra, e cerchi <strong>di</strong> pietre.<br />

Questa caratteristica <strong>di</strong> utilizzare costruzioni in pietra, non molto comune in altre parti del Pacifico<br />

ad eccezione dell’Iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Pasqua, ha portato al<strong>la</strong> denominazione delle culture ni-Vanuatu col<br />

termine culture megalitico (Patterson, 1981:191).<br />

In termini <strong>di</strong> parente<strong>la</strong>, un altro elemento comune è l’introduzione <strong>di</strong> un can<strong>di</strong>dato nei gra<strong>di</strong> inferiori<br />

del<strong>la</strong> gerarchia del prestigio da parte dei parenti materni. A questa pratica sono associati i sacrifici<br />

<strong>di</strong> maiali con gran<strong>di</strong> zanne sulle piattaforme in pietra, prima <strong>di</strong> darli ai parenti del<strong>la</strong> madre o del<strong>la</strong><br />

moglie.<br />

Patterson descrive tre <strong>di</strong> questi riti, localizzati al<strong>la</strong> parte settentrionale dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Ambrym; uno <strong>di</strong><br />

questi è denominato tobuan, praticato ancora durante <strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> Patterson (1968-71) eccetto<br />

dagli in<strong>di</strong>geni convertiti al<strong>la</strong> chiesa degli Avventisti del Settimo Giorno.<br />

Come sottolineano Strathern e Stewart (2002:27) questi rituali hanno molti aspetti comuni con gli<br />

scambi moka praticati nell’area Hagen nelle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea.<br />

Tobuan erano, in sostanza, dei riti che fornivano al protagonista le circostanze <strong>per</strong> aumentare il<br />

proprio prestigio e crearsi un seguito politico.<br />

Prima del rito vero o proprio <strong>la</strong> <strong>per</strong>sona che intende fare tobuan sollecita i suoi parenti (<strong>la</strong> linea<br />

patrilineare del<strong>la</strong> madre o del<strong>la</strong> moglie) a fargli dei doni preliminari <strong>di</strong> maiali.<br />

Questi doni saranno poi restituiti, con un incremento, nel corso del tobuan vero e proprio.<br />

Altri parenti del protagonista costruiscono <strong>la</strong> piattaforma sacrificale in pietra, e vengono retribuiti<br />

<strong>per</strong> questo. Grossi maiali allevati dall’uccisore e dai suoi sostenitori, con zanne grosse e circo<strong>la</strong>ri<br />

sono adagiati sul<strong>la</strong> piattaforma e ammazzati a colpi <strong>di</strong> mazza; questi maiali costituiscono il<br />

9 (sono felci comuni in alcune zone del Pacifico in cui si sviluppa un tronco ligneo sovrastato da una<br />

corona <strong>di</strong> foglie),<br />

99


pagamento <strong>di</strong> ritorno ai parenti <strong>di</strong> linea patrilineare <strong>per</strong> i doni sollecitati in precedenza dall’uccisore<br />

dei maiali.<br />

Coloro che riceveranno i maiali sacrificati costruiscono una sca<strong>la</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> cerimonia: ogni piolo<br />

rappresenta un maiale precedentemente sacrificato dall’uccisore. Quest’ultimo si arrampica un<br />

gra<strong>di</strong>no <strong>per</strong> volta, pronunciando man mano i nomi dei partecipanti che avevano già ricevuto i maiali<br />

commemorati dal<strong>la</strong> sca<strong>la</strong>.<br />

Oltre ai maiali, sono <strong>di</strong>stribuite anche foglie <strong>di</strong> palme cycas, e piante con fiori rossi, probabilmente<br />

associate a poteri vitali.<br />

Durante <strong>la</strong> stessa cerimonia, l’organizzatore <strong>di</strong> un tobuan, oltre a sacrificare dei maiali in<br />

restituzione <strong>di</strong> quelli ricevuti dai parenti del<strong>la</strong> madre o del<strong>la</strong> moglie, può iniziare un’ulteriore catena<br />

<strong>di</strong> prestazioni sacrificando maiali <strong>per</strong> dei giovani che desidera introdurre nel<strong>la</strong> categoria dei suoi<br />

“figli”, legandoli a sé come sostenitori.<br />

Nel corso del<strong>la</strong> sua vita, una <strong>per</strong>sona organizza una serie <strong>di</strong> sacrifici tobuan. Ad ogni evento<br />

successivo l’uccisore si identifica progressivamente con gli antenati, assicurandosi un posto nel<br />

mondo ancestrale. In un certo senso ogni sacrificio può essere visto come <strong>la</strong> rinascita dell’identità<br />

dell’uccisore dei maiali, che assume un nuovo nome e un nuovo titolo dopo ogni evento<br />

organizzato.<br />

Questi sacrifici avevano anche una funzione propiziatoria od apotropaica (cioè <strong>di</strong> scongiurare un<br />

influsso magico maligno), si sacrificavano i maiali <strong>per</strong> p<strong>la</strong>care gli spiriti e scongiurare <strong>per</strong>icoli, un<br />

uomo doveva continuare a sacrificare <strong>la</strong> vita nel corso del<strong>la</strong> propria vita “<strong>per</strong> evitare che gli spiriti<br />

dei parenti <strong>di</strong> sua madre lo <strong>di</strong>vorino quando muore, lo facciano amma<strong>la</strong>re mentre è in vita, o<br />

ad<strong>di</strong>rittura lo uccidano” (Patterson, 1981: 197). Anche questo rapporto ambiguo con <strong>la</strong> linea dei<br />

parenti materni, “che sono quelli che passano, attraverso le sorelle o le figlie, il sangue vitale,<br />

sostenitore del<strong>la</strong> vita, e che hanno il potere <strong>di</strong> garantire l’esistenza <strong>di</strong> uno spirito <strong>di</strong> una <strong>per</strong>sona<br />

dopo <strong>la</strong> morte”(Patterson, 1981:217) e quin<strong>di</strong> vanno p<strong>la</strong>cati con doni e pagamenti, è simile a quello<br />

riscontrato da Strathern in Nuova Guinea.<br />

In altre forme rituali il protagonista punta una freccia ai parenti materni, in un gesto rituale che<br />

esprime <strong>la</strong> minaccia <strong>di</strong> ucciderli, <strong>per</strong> <strong>di</strong>mostrare <strong>la</strong> propria audacia nei confronti <strong>di</strong> coloro che gli<br />

danno <strong>la</strong> vita.<br />

I riti sacrificali erano continuamente importati da zone e isole <strong>di</strong>verse, usati come veicoli <strong>per</strong><br />

costruire il proprio prestigio politico e <strong>per</strong>sonale. Apparentemente i riti tobuan erano <strong>la</strong> forma più<br />

antica, e basi<strong>la</strong>re, strettamente legata alle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> parente<strong>la</strong>. Gli abitanti <strong>di</strong> Ambrym avevano<br />

recentemente importato un altro sistema <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> si prestigio, chiamato mage. Con questi riti i<br />

membri <strong>di</strong> certe famiglie <strong>di</strong> prestigio erano in grado <strong>di</strong> consolidare il proprio status, trasmettendolo<br />

ai propri successori.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> queste importazioni culturali, e dei prerequisiti <strong>per</strong> l’acquisizione <strong>di</strong> status che<br />

accompagnava questi nuovi riti, può fornire preziosi in<strong>di</strong>zi sul<strong>la</strong> sequenza delle trasformazioni<br />

storiche del<strong>la</strong> leadership locale, probabilmente legate all’influenza coloniale, oltre che al<strong>la</strong> microevoluzione<br />

endogena.<br />

I rituali ni-Vanuatu sono molto complessi, ed esteticamente impressionanti, accompagnati da forme<br />

artistiche affascinanti. Secondo Bonnemaison (1996), gran parte del<strong>la</strong> produzione artistica <strong>di</strong><br />

Vanuatu era motivata dagli stimoli sociali del<strong>la</strong> competizione e del<strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong> prestigio. Questo a<br />

sua volta era il risultato storico dell’origine religiosa dei rituali. Ricor<strong>di</strong>amo che <strong>per</strong> Patterson i riti<br />

erano sì legati al<strong>la</strong> parente<strong>la</strong>, ma contavano un elemento <strong>di</strong> trasgressione rispetto all’or<strong>di</strong>ne<br />

parentale: <strong>la</strong> cornice ideologica fondamentale era comunque quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza dal supporto<br />

ancestrale. I partecipanti indossavano maschere come segno dell’ascesa nel<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> del prestigio.<br />

Man mano che un uomo saliva i ranghi del<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> del prestigio, cominciava ad essere associato agli<br />

antenati, trattato come un essere sovrannaturale, vinco<strong>la</strong>to e protetto da numerosi tabù e tenuto in<br />

<strong>di</strong>sparte dal mondo dei “vivi “(Bonnemaison 1996:209).<br />

Questo aspetto è totalmente assente nelle cerimonie moka del<strong>la</strong> Nuova Guinea, in cui il prestigio<br />

acquisito durante <strong>la</strong> vita non era automaticamente trasferito al contesto ancestrale.<br />

100


Le produzioni artistiche ni-Vanuatu erano espressamente legate a questo sistema <strong>di</strong> conquista <strong>di</strong><br />

prestigio. I partecipanti dovevano intagliare tronchi <strong>di</strong> alberi <strong>di</strong> felce <strong>per</strong> accedere ai gra<strong>di</strong> inferiori,<br />

più tar<strong>di</strong>, <strong>per</strong> passare ai gra<strong>di</strong> interme<strong>di</strong>, dovevano circondare queste statue con cerchi <strong>di</strong> piccole<br />

pietre erette, pietre più gran<strong>di</strong> erano utilizzate <strong>per</strong> accedere ai gra<strong>di</strong> su<strong>per</strong>iori.<br />

Nel sud dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>luka gli uomini che in vita sono riusciti ad accedere ai ranghi su<strong>per</strong>iori del<br />

ciclo rituale Nevimbur o Nimangki, dopo <strong>la</strong> morte sono rappresentati con delle effigi<br />

commemorative , Rambaramp, costruite <strong>di</strong> legno <strong>di</strong> felce, bamboo, e altri materiali vegetali, e attaccate<br />

al teschio del deceduto, trattato <strong>per</strong> conservarlo, model<strong>la</strong>to e <strong>di</strong>pinto in bianco, blu, nero e rosso. Tutti<br />

i simboli del rango ottenuti in vita sono riprodotti sull’effige. Il teschio contiene lo spirito<br />

dell’uomo <strong>di</strong> rango deceduto, e l’effige a grandezza naturale è costruita <strong>per</strong> rivestirlo, conferendogli<br />

corpo e <strong>di</strong>gnità. Queste effigi sono conservate nel<strong>la</strong> “casa degli antenati”, da cui sono prelevate<br />

<strong>per</strong>io<strong>di</strong>camente <strong>per</strong> dei riti che servono a rinforzare lo spirito dell’antenato rappresentato. Dopo un<br />

certo numero <strong>di</strong> anni (circa venti, quin<strong>di</strong> col passaggio <strong>di</strong> una generazione, quando <strong>la</strong> memoria del<br />

deceduto è probabilmente meno presente nei vivi) lo spirito <strong>la</strong>scia l’effige che, dopo un’ultima<br />

cerimonia, è rimossa dal santuario. 10<br />

Associati ai riti graduati erano anche altre forme artistiche: gli uomini tessevano abiti speciali e<br />

preparavano cinture <strong>di</strong> tapa partico<strong>la</strong>ri <strong>per</strong> in<strong>di</strong>care il proprio accesso ai ranghi su<strong>per</strong>iori. Le donne<br />

si decoravano in maniera e<strong>la</strong>borata in queste occasioni ed intessevano stuoie partico<strong>la</strong>rmente<br />

e<strong>la</strong>borate. Bolton (1996) ha analizzato <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong> manufatti femminili a Vanuatu, <strong>per</strong><br />

<strong>di</strong>mostrare <strong>la</strong> complementarità dei ruoli <strong>di</strong> genere nelle tra<strong>di</strong>zioni legate allo status.<br />

Alcune stuoie prodotte dalle donne sono utilizzate <strong>per</strong> avvolgere i morti, altre (chiamate singo<br />

sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Ambae) sono stuoie piccole, finemente intrecciate ed intrinsecamente potenti, capaci <strong>di</strong><br />

nuocere chiunque le maneggi male). Sempre <strong>di</strong> produzione femminile è un altro oggetto <strong>di</strong> foglie <strong>di</strong><br />

pandano intrecciate, indossato nel<strong>la</strong> cintura dagli uomini che raggiungevano un grado alto nelle<br />

cerimonie associate ai sacrifici <strong>di</strong> maiali hungwe, (Bolton 1996:113).<br />

Bolton osserva che anche le donne indossano mantelli <strong>di</strong> tapa finemente intessuti nelle loro danze,<br />

e che sono le maggiori produttrici delle stuoie usate nelle occasioni sociali, tra cui i riti collegati al<br />

ciclo vitale degli in<strong>di</strong>vidui. A Lontana, <strong>per</strong> esempio, i matrimoni comportano il passaggio <strong>di</strong> mano<br />

<strong>di</strong> oltre 1500 stuoie. Storicamente le donne hanno inventato nuovi tipi <strong>di</strong> stuoie, immettendoli nelle<br />

reti <strong>di</strong> scambio, e commemorando i nomi dei luoghi dove ogni tipo <strong>di</strong> stuoia è stato prodotto <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

prima volta.<br />

E’ evidente che il “ciclo delle stuoie” costituisce una sfera importante <strong>per</strong> <strong>la</strong> riproduzione sociale e<br />

<strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> memoria storica associata alle reti <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni tra donne e luoghi, paralle<strong>la</strong> in<br />

importanza all’impulso maschile <strong>di</strong> creare potere in<strong>di</strong>viduale e ancestrale attraverso <strong>la</strong><br />

partecipazione ai rituali graduati. Inoltre i manufatti prodotti dalle donne erano essenziali <strong>per</strong> gli<br />

uomini: erano i segni artistici dello status ottenuto da vivi, e li avvolgevano <strong>per</strong> accompagnarli nel<br />

tratto finale del<strong>la</strong> morte corporea. In questa rilettura al femminile si comprende meglio il ruolo dei<br />

legami materni e del<strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza matrilineale come elementi complementari nel sistema <strong>di</strong><br />

interazione equilibrata nell’ottenimento <strong>di</strong> status maschile e femminile.<br />

Cultura e turismo, un binomio rischioso<br />

Margaret Jolly è un’antropologa che si occupa del concetto post-coloniale <strong>di</strong> Kastom a Vanuatu e<br />

nel Pacifico in generale. In un articolo del 1982 descrive il modo in cui <strong>la</strong> commercializzazione dei<br />

riti tra<strong>di</strong>zionali nel sud dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Pentecost agisce subdo<strong>la</strong>mente <strong>per</strong> portare cambiamenti nelle<br />

comunità più tra<strong>di</strong>zionaliste dell’iso<strong>la</strong>. Ad uno sguardo su<strong>per</strong>ficiale, l’a<strong>per</strong>tura dei rituali<br />

tra<strong>di</strong>zionali ai turisti sembra fornire ai vil<strong>la</strong>ggi tra<strong>di</strong>zionalisti un’opportunità <strong>di</strong> guadagnare facendo<br />

10 (Ve<strong>di</strong> http://www.tribalsite.com/articles/maleku<strong>la</strong>.htm <strong>per</strong> descrizione <strong>di</strong> questo<br />

complesso rituale con alcune fotografie delle effigi).<br />

101


quello che desiderano, cioè continuando a vivere secondo le proprie tra<strong>di</strong>zioni. In pratica <strong>per</strong>ò, il<br />

turismo etnico tanto promosso dai governi dei piccoli stati iso<strong>la</strong>ni, portano il costume e <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />

nell’ambito moderno dell’economia capitalista. Il conflitto tra i due sistemi trova espressione nelle<br />

<strong>di</strong>vergenze nate nei vil<strong>la</strong>ggi tra<strong>di</strong>zionalisti tra coloro che volevano approfittare dell’opportunità <strong>di</strong><br />

guadagno, e quelli che ritenevano fosse contrario al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione chiedere sol<strong>di</strong> <strong>per</strong> assistere ad un<br />

rito. Anche se si raggiunge un’accordo sul fatto <strong>di</strong> far pagare i turisti, subentrano <strong>di</strong>spute su chi<br />

siano i proprietari dei <strong>di</strong>ritti sui riti, e quin<strong>di</strong> su chi debba tenere ed amministrare i guadagni dello<br />

spettacolo. Queste <strong>di</strong>scussioni non sono <strong>di</strong> poca importanza, anche <strong>per</strong>ché <strong>la</strong> riuscita dei <strong>per</strong>icolosi<br />

<strong>la</strong>nci dalle torri <strong>di</strong>pende (secondo <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione ni-Vanuatu) dal sostegno degli antenati, i quali<br />

notoriamente lo offrono solo quando nel vil<strong>la</strong>ggio c’è armonia. Tra<strong>di</strong>zionalmente questi rituali<br />

avvenivano in un <strong>per</strong>iodo dell’anno ben preciso, e servivano ad assicurare il benestare degli antenati<br />

e <strong>la</strong> fertilità dei raccolti, il vero <strong>per</strong>icolo <strong>per</strong> i partecipanti al rito, i giovani “tuffatori” è<br />

rappresentato dalle esigenze <strong>di</strong> far coincidere il rito con l’arrivo dei gruppi <strong>di</strong> turisti, in quanto le<br />

liane ado<strong>per</strong>ate hanno <strong>di</strong>fferente e<strong>la</strong>sticità in <strong>di</strong>versi <strong>per</strong>io<strong>di</strong> dell’anno.<br />

La sacralità dello spazio nelle religioni in<strong>di</strong>gene e cristiane <strong>di</strong> Vanuatu<br />

Sia nelle religione tra<strong>di</strong>zionale che nelle <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong> cristianesimo adottate dai ni-Vanuatu, lo<br />

spazio assume valenze <strong>di</strong> sacralità, analizzate da Margaret Jolly nel contesto delle comunità che<br />

abitano il sud dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Pentecost (Jolly e Macintyre 1989: 213-235).<br />

La situazione in questa regione assomiglia quel<strong>la</strong> descritta da Keesing <strong>per</strong> i Kwaio <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>ita<br />

(Salomone), <strong>per</strong> cui esiste sia un contrasto tra <strong>la</strong> religione ancestrale del passato e il cristianesimo<br />

contemporaneo, ma <strong>la</strong> coesistenza <strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggi che si identificano come vil<strong>la</strong>ggi cristiani e altri come<br />

tra<strong>di</strong>zionalisti. Inoltre esistono vil<strong>la</strong>ggi cristiani <strong>di</strong> tre <strong>di</strong>verse denominazioni in un’area <strong>di</strong> 12<br />

chilometri quadrati abitata da circa 3000 <strong>per</strong>sone, che <strong>per</strong>mettono un’analisi comparativa delle<br />

trasformazioni nel modo in cui è organizzato lo spazio dalle <strong>di</strong>verse comunità, riflettendo le<br />

rispettive politiche sulle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere e sul<strong>la</strong> vita famigliare. Le <strong>di</strong>visioni tra le <strong>di</strong>fferenti<br />

denominazioni sono rigidamente rispettate a livello dei singoli vil<strong>la</strong>ggi e, anche se legami <strong>di</strong><br />

parente<strong>la</strong> o altre re<strong>la</strong>zioni intersecano le <strong>di</strong>visioni religiose, le denominazioni costituiscono gruppi<br />

endogami, re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> affinità sono raramente contemp<strong>la</strong>te, e con <strong>di</strong>sfavore. Nel sistema in<strong>di</strong>geno <strong>la</strong><br />

sacralità era creata attraverso <strong>la</strong> separazione fisica dei vivi dagli antenati, delle <strong>per</strong>sone <strong>di</strong> ranghi<br />

<strong>di</strong>fferenti, degli uomini dalle donne. Questa separazione avveniva, e tuttora avviene nei vil<strong>la</strong>ggi<br />

tra<strong>di</strong>zionalisti, tramite <strong>la</strong> separazione dell’inse<strong>di</strong>amento umano dall’ambiente circostante, tra zone<br />

sacre e altre destinate alle attività or<strong>di</strong>narie, tra case degli uomini ed abitazioni domestiche e,<br />

all’interno <strong>di</strong> queste due tipi <strong>di</strong> case, <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenziazione dei foco<strong>la</strong>ri in base, rispettivamente , al<br />

genere e al rango.<br />

I missionari cristiani ed i convertiti locali hanno volutamente trasgre<strong>di</strong>to queste <strong>di</strong>visioni sacre e, in<br />

mo<strong>di</strong> e gra<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti hanno cercato <strong>di</strong> decostruire questi spazi sacri rimpiazzandoli con altri: non<br />

solo con <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> chiese, ma anche con nuove forme <strong>di</strong> abitazioni e con <strong>la</strong> concomitante<br />

promozione <strong>di</strong> nuove forme <strong>di</strong> vita domestica e famigliare.<br />

La tra<strong>di</strong>zione a Vanuatu, come in altre parti del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia, può <strong>di</strong>rsi scritta sul terreno, non solo i<br />

miti sulle origine umane e del<strong>la</strong> terra, ma anche le gesta degli antenati sono co<strong>di</strong>ficate su elementi<br />

del paesaggio. Per esempio i siti da cui provengono i <strong>di</strong>versi gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza sono chiamati ut<br />

loas (spazio sacro) e, seppure in un’area coltivata, non vengono mai coltivati, un’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> foresta<br />

primaria in un paesaggio altrimenti mo<strong>di</strong>ficato da secoli <strong>di</strong> orticoltura itinerante e <strong>di</strong> allevamento <strong>di</strong><br />

maiali. Anche solo avventurarsi in questi luoghi può causare ma<strong>la</strong>ttie o altri guai. Questa è <strong>la</strong> più<br />

evidente <strong>di</strong>stinzione tra spazio dei vivi e quello degli antenati.<br />

Per quel che riguarda i viventi, le <strong>di</strong>stinzioni tra<strong>di</strong>zionali più importanti sono quelle <strong>di</strong> genere e <strong>di</strong><br />

rango (ottenuto con una serie <strong>di</strong> iniziazioni graduate), e sono visibilmente espresse<br />

nell’organizzazione spaziale dei vil<strong>la</strong>ggi. Il vil<strong>la</strong>ggio si <strong>di</strong>stingue sia dal<strong>la</strong> foresta che dal territorio<br />

coltivabile, ed è circondato da un recinto che dev’essere scavalcato <strong>per</strong> entrare o uscire. Il nucleo<br />

102


del vil<strong>la</strong>ggio è formato da una casa comune riservata agli uomini, mal, e da un terreno cerimoniale,<br />

nasara, utilizzato <strong>per</strong> una serie <strong>di</strong> riti e cerimonie. Lo spazio interno al vil<strong>la</strong>ggio è chiaramente<br />

<strong>di</strong>fferenziato secondo il genere, anche i sentieri usati da uomini e donne sono <strong>di</strong>versi in quanto le<br />

donne devono fare attenzione ad attraversare il terreno cerimoniale, che in alcuni <strong>per</strong>io<strong>di</strong> è vietato<br />

<strong>per</strong> loro, così come è vietato l’accesso ad un boschetto sacro piantato vicino al<strong>la</strong> casa degli uomini.<br />

Gli uomini e le donne usano <strong>la</strong>trine separate, ma a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre culture non vi sono case <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

reclusione femminile durante il parto o le mestruazioni.<br />

La <strong>di</strong>fferenziazione <strong>di</strong> genere e <strong>di</strong> status si può notare anche nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>visione interna dello spazio nei<br />

due tipi <strong>di</strong> case. L’abitazione domestica è <strong>di</strong>visa in due da una trave sul pavimento, creando una<br />

sfera maschile ed una femminile, verso l’entrata del<strong>la</strong> casa. I membri del<strong>la</strong> famiglia possono<br />

muoversi liberamente in entrambi gli spazi delimitati, ma le principali attività quoti<strong>di</strong>ane del gruppo<br />

famigliare (mangiare e dormire) sono attività segregate <strong>per</strong> sesso, quin<strong>di</strong> gli uomini (<strong>di</strong> qualsiasi<br />

grado iniziatico) cucinano, mangiano e dormono nel<strong>la</strong> metà posteriore del<strong>la</strong> casa, mentre le donne<br />

ed i bambini fanno le stesse cose nell’altra metà. A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre culture in cui esiste una<br />

segregazione tra i sessi, il <strong>per</strong>icolo nel<strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> cibo, a Vanuatu, è <strong>per</strong> le donne e i bambini,<br />

non <strong>per</strong> gli uomini. Normalmente gli uomini dormono nel<strong>la</strong> casa del<strong>la</strong> famiglia (in tempi <strong>di</strong><br />

poliginia visitavano le case delle <strong>di</strong>verse mogli a turno), ma nel<strong>la</strong> loro metà del<strong>la</strong> casa, mentre <strong>la</strong><br />

moglie dorme coi bambini. Dormire insieme tutta <strong>la</strong> notte è considerato <strong>per</strong>icoloso <strong>per</strong> <strong>la</strong> fertilità<br />

del<strong>la</strong> coppia. Prima dell’ingerenza coloniale le case delle famiglie erano anche con<strong>di</strong>vise dai maiali,<br />

in un recinto davanti all’entrata, e dai membri deceduti del<strong>la</strong> famiglia, sepolti sotto <strong>la</strong> casa.<br />

La casa degli uomini, in cui questi mangiano e dormono solo in <strong>per</strong>io<strong>di</strong> specifici legati ad attività<br />

rituali che comportano <strong>la</strong> seclusione o in occasione <strong>di</strong> visite da altri vil<strong>la</strong>ggi, è <strong>di</strong>visa in quattro<br />

compartimenti. Ad ognuno corrisponde un grado iniziatico, ed in ognuno c’è un foco<strong>la</strong>re <strong>di</strong>verso<br />

<strong>per</strong> <strong>la</strong> preparazione del cibo che è cucinato e con<strong>di</strong>viso solo dagli uomini dello stesso status. Nei<br />

mal vengono custo<strong>di</strong>ti una serie <strong>di</strong> attrezzature sacre, usate <strong>per</strong> i rituali del<strong>la</strong> comunità. Queste case<br />

sono quin<strong>di</strong> simboli importanti del<strong>la</strong> religione tra<strong>di</strong>zionale. Il cristianesimo passa anche tramite <strong>la</strong><br />

sostituzione o <strong>la</strong> ri-concettualizzazione <strong>di</strong> questi spazi sacri. Secondo Jolly, <strong>per</strong>ò, non bisogna<br />

ripetere l’errore dei missionari che hanno fatto coincidere il contrasto tra case residenziali e case<br />

cerimoniali, con una <strong>di</strong>cotomia eurocentrica tra spazi pubblici e spazi domestici. Anche se è vero<br />

che il contrasto tra queste due abitazioni sono centrali nell’ideologia sulle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere nei<br />

vil<strong>la</strong>ggi tra<strong>di</strong>zionali, le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere sono ra<strong>di</strong>calmente <strong>di</strong>fferenti da quelle occidentali <strong>per</strong> tre<br />

motivi: gli uomini partecipano in ugual misura delle donne alle attività domestiche quoti<strong>di</strong>ane; le<br />

case degli uomini, pur essendo precluse alle donne, non sono associate al<strong>la</strong> vita pubblica, né al<strong>la</strong><br />

vita politica; le donne, escluse dal<strong>la</strong> casa degli uomini sono comunque attrici sociali che partecipano<br />

al<strong>la</strong> vita rituale del gruppo, non solo come spettatrici. Quin<strong>di</strong> anche se le <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> genere sono<br />

co<strong>di</strong>ficate nell’organizzazione dello spazio dei vil<strong>la</strong>ggi tra<strong>di</strong>zionali, le forme ed i significati <strong>di</strong><br />

queste <strong>di</strong>fferenti sfere maschili e femminili non sono sovrapponibili a quelle derivate dall’ideologia<br />

occidentale in cui il femminile è associato al<strong>la</strong> sfera domestica e il maschile a quel<strong>la</strong> pubblica. Per i<br />

ni-Vanuatu questa <strong>di</strong>stinzione è senza fondamento in quanto le istituzione più pubbliche e centrali<br />

al<strong>la</strong> cultura riguardavano proprio <strong>la</strong> sacralizzazione del<strong>la</strong> vita domestica: coltivare piante, allevare<br />

bambini, crescere bambini, e <strong>per</strong>petuare i cicli <strong>di</strong> parente<strong>la</strong> che univano gli antenati ai <strong>di</strong>scendenti<br />

erano attività del<strong>la</strong> sfera <strong>di</strong> vita pubblica, oltre che domestica.<br />

I missionari delle <strong>di</strong>verse denominazioni erano tutti d’accordo sul<strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> riformare le<br />

re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere esistenti. L’introduzione <strong>di</strong> modelli cristiani <strong>di</strong> separazione tra sfere maschili e<br />

femminili era un elemento fondamentale dell’o<strong>per</strong>a <strong>di</strong> conversione. I modelli introdotti dal<br />

cristianesimo separano ra<strong>di</strong>calmente gli uomini dalle donne, come avveniva nel vil<strong>la</strong>ggio<br />

tra<strong>di</strong>zionale, e introducono <strong>la</strong> <strong>di</strong>mensione tra pubblico e domestico. La <strong>di</strong>visione tra<strong>di</strong>zionale è<br />

condannata in quanto considerata degradante <strong>per</strong> le donne, ma i nuovi modelli proposti dalle chiese<br />

cristiane non attribuivano alle donne gli stessi poteri rituali che godevano nel<strong>la</strong> separazione<br />

tra<strong>di</strong>zionale delle sfere <strong>di</strong> competenze.<br />

Le denominazioni cristiane presenti in questa zona ora sono: Cattolica, Church of Christ, e<br />

103


Me<strong>la</strong>nesian Mission., ognuna <strong>di</strong> queste chiese ha avuto una storia <strong>di</strong>fferente, e ha associato <strong>la</strong><br />

conversione al<strong>la</strong> propria religione a <strong>di</strong>verse regole <strong>di</strong> vita, che risultano in <strong>di</strong>verse concezioni del<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong>visione dello spazio nelle comunità.<br />

Per i cattolici (presenti dal<strong>la</strong> fine del 1900), mentre <strong>la</strong> poliginia era inammissibile, lo scambio <strong>di</strong><br />

sorelle ed il pagamento del prezzo del<strong>la</strong> sposa era tollerato, e sono tuttora <strong>di</strong>ffusi tra i convertiti al<br />

cattolicesimo. Inoltre era inaccettabile <strong>per</strong> i cattolici <strong>la</strong> segregazione dei pasti tra uomini e donne e<br />

l’esclusività maschile del<strong>la</strong> casa degli uomini. L’abitazione domestica dei vil<strong>la</strong>ggi cattolici ha subito<br />

trasformazioni più drastiche: un solo foco<strong>la</strong>re, in una costruzione separata in cui cucinano e<br />

mangiano insieme uomini donne e bambini, e <strong>la</strong> casa <strong>per</strong> dormire che, quando è <strong>di</strong>visa in due parti è<br />

abitata da marito e moglie in una parte e dai figli nell’altra. In molti vil<strong>la</strong>ggi cattolici esiste ancora il<br />

mal, che <strong>per</strong>ò è nominalmente accessibile alle donne, anche se è utilizzato dagli uomini <strong>per</strong><br />

socializzare, preparare il kava. La chiesa è un elemento <strong>di</strong> innovazione, e lì sono custo<strong>di</strong>ti gli<br />

oggetti del culto cristiano ed è celebrata <strong>la</strong> messa. La separazione dei sessi è severamente osservata<br />

nel contesto del<strong>la</strong> messa ed è riflessa nei ruoli <strong>di</strong> genere associati al <strong>per</strong>sonale del<strong>la</strong> missione (prete<br />

e suore). Inoltre nel contesto coloniale <strong>di</strong> questa missione <strong>la</strong> <strong>di</strong>visione tra clero e <strong>la</strong>ici, e <strong>la</strong> struttura<br />

gerarchica del<strong>la</strong> chiesa cattolica mantiene ancora una evidente <strong>di</strong>mensione etnica.<br />

Questa struttura è in contrasto con quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> Church of Christ, un’ organizzazione protestante<br />

evangelica basata sulle congregazioni, che sono principalmente gestite da un certo numero <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>geni con cariche efunzioni <strong>di</strong>verse, non espatriati <strong>di</strong> origine europea od anglosassone. Questa<br />

missione, che o<strong>per</strong>a dagli anni ’50, si è opposta con più severità al kastom, combattendo molti<br />

aspetti del<strong>la</strong> vita famigliare tra<strong>di</strong>zionale. Ai membri <strong>di</strong> questa chiesa è vietato partecipare ai riti<br />

tra<strong>di</strong>zionali legati al<strong>la</strong> nascita, al<strong>la</strong> circoncisione, al matrimonio ed al<strong>la</strong> morte. I convertiti sono<br />

anche scoraggiati dall’allevare i maiali e dal bere kava. Questo atteggiamento più abolizionista si<br />

riflette anche nei nuovi vil<strong>la</strong>ggi associati al<strong>la</strong> Church of Christ, in cui non esistono più le case degli<br />

uomini. Le uniche strutture pubbliche sono al chiesa e ed una casa <strong>per</strong> i banchetti festivi comune, in<br />

cui uomini e donne mangiano insieme. Anche le case delle famiglie sono più simili a quelle<br />

europee, sono costruite in materiali occidentali, mariti e mogli dormono e mangiano insieme,<br />

spesso in letti matrimoniali con zanzariera. Questi sono gli unici vil<strong>la</strong>ggi costruiti sul<strong>la</strong> costa ovest<br />

dell’iso<strong>la</strong>, dove ci sono le zanzare ma anche le migliori con<strong>di</strong>zioni <strong>per</strong> lo sviluppo economico.<br />

Secondo Jolly l’impatto del cristianesimo evangelico è intrecciato in questi vil<strong>la</strong>ggi con <strong>la</strong><br />

formazione <strong>di</strong> c<strong>la</strong>ssi sociali, espresse con <strong>la</strong> costruzione delle case dei più abbienti su terreni fuori<br />

dal vil<strong>la</strong>ggio. Rimane da comprendere, <strong>per</strong>ò quanto <strong>la</strong> privatizzazione del<strong>la</strong> famiglia sia avvenuta in<br />

risposta all’incoraggiamento dei missionari, o in un tentativo <strong>di</strong> allontanamento dalle richieste dei<br />

parenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione delle risorse.<br />

La terza missione, <strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesian Mission è presente nell’area dagli anni ’50, ed è una missione<br />

anglicana. Dal punto <strong>di</strong> vista dell’organizzazione è simile al<strong>la</strong> struttura cattolica, in quanto <strong>la</strong><br />

missione è condotta da un uomo solo, il prete or<strong>di</strong>nato, ma <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza è nell’in<strong>di</strong>genizzazione del<br />

<strong>per</strong>sonale. Anche questa missione ha promosso una riforma del<strong>la</strong> vita famigliare e delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong><br />

genere tra i suoi convertiti. Nonostante uomini e donne partecipino insieme al<strong>la</strong> vita rituale del<strong>la</strong><br />

chiesa, che fornisce le basi <strong>per</strong> una vita <strong>di</strong> comunità, secondo i missionari, <strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina e <strong>la</strong> routine<br />

<strong>di</strong> questa comunità sono <strong>di</strong>fferenti <strong>per</strong> gli uomini e le donne, a cui sono insegnate nozioni <strong>di</strong><br />

economia domestica. Il ruolo delle donne in questa, come nelle altre chiese, è comunque quello <strong>di</strong><br />

ausiliaria alle attività maschili, in quanto mogli e madri. Come nei vil<strong>la</strong>ggi cattolici molte delle<br />

<strong>di</strong>visioni <strong>di</strong> genere tra<strong>di</strong>zionali <strong>per</strong>durano. La segregazione nel mangiare e nel dormire non esistono<br />

più, ma continuano ad esistere i mal che non sono vietati alle donne, ma sono frequentati solo da<br />

uomini, <strong>la</strong> monogamia prevale, ma si continuano a praticare i pagamenti <strong>per</strong> le spose e gli scambi <strong>di</strong><br />

sorelle.<br />

Jolly conclude che tutte le missioni cristiane hanno sentito il bisogno <strong>di</strong> trasformare le re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong><br />

genere e <strong>la</strong> vita famigliare degli abitanti <strong>di</strong> South Pentecost, e lo hanno fatto proponendo politiche,<br />

strutture e modelli <strong>di</strong>fferenti. La Church of Christ ha adottato una politica più abolizionista che<br />

riformista, eppure le trasformazioni nei vil<strong>la</strong>ggi associati alle <strong>di</strong>verse chiese non sono il risultato<br />

104


semplicemente dell’intervento del<strong>la</strong> chiesa, i ni-Vanuatu hanno adattato il messaggio cristiano, in<br />

qualche caso hanno resistito all’insegnamento, e quando <strong>la</strong> resistenza non è stata ammessa si sono<br />

ritirati, scegliendo <strong>di</strong> seguire le vie del kastom. Queste trasformazioni sono avvenute in un contesto<br />

<strong>di</strong> trasformazioni socio-economiche più vaste, che hanno comunque influito anche sui vil<strong>la</strong>ggi più<br />

tra<strong>di</strong>zionalisti. Anche se gli interventi delle <strong>di</strong>verse missioni erano ispirati dall’idea <strong>di</strong> recu<strong>per</strong>are le<br />

donne da uno stato considerato degradante, promettendo <strong>la</strong> salvezza in nome <strong>di</strong> Dio, <strong>la</strong> segregazione<br />

e <strong>la</strong> dominazione maschile <strong>per</strong>durano nelle chiese cristiane. Nel nuovo modello proposto <strong>la</strong><br />

segregazione celebra le donne in quanto mogli e madri, ma le depriva dell’associazione con quegli<br />

aspetti sacri legati al<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> che attribuiva loro un ruolo cruciale, anche se subor<strong>di</strong>nato, nel<strong>la</strong><br />

religione tra<strong>di</strong>zionale.<br />

105


LE ISOLE SALOMONE<br />

Geografia<br />

Le Salomone sono un arcipe<strong>la</strong>go nel Pacifico sud-orientale, subito a est dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Bouganville<br />

che <strong>per</strong> motivi legati al<strong>la</strong> storia coloniale <strong>di</strong> quest’area, fa parte del<strong>la</strong> nazione del<strong>la</strong> Papua Nuova<br />

Guinea. Le Solomoni comprendono 992 isole montuose e atolli corallini, <strong>di</strong> cui solo un terzo sono<br />

abitate. Le isole più importanti sono Choiseul, Isabel, Ma<strong>la</strong>ita, New Georgia, Guadalcanal, e<br />

Makira. Il clima è tropicale, con grande variazione nelle precipitazioni, che abbondano soprattutto<br />

nel<strong>la</strong> stagione monsonica, tra gennaio ed aprile. Questa stagione porta anche spora<strong>di</strong>ci tifoni, ma<br />

generalmente non sono <strong>di</strong>struttivi. L’area è geologicamente instabile, ci sono attività vulcaniche<br />

oltre a frequenti tremori del<strong>la</strong> crosta terrestre.<br />

La posizione geografica <strong>di</strong> questo arcipe<strong>la</strong>go, tra l’Oceano Pacifico Meri<strong>di</strong>onale il Mare delle<br />

Salomone e il Mare dei Coralli, le rende <strong>di</strong> importanza strategica <strong>per</strong> le rotte commerciali.<br />

L’economia è tuttora basata principalmente sul<strong>la</strong> pesca e sull’agricoltura <strong>di</strong> sussistenza. I principali<br />

prodotti esportati (soprattutto verso l’Asia) sono il legname, il pesce, <strong>la</strong> copra, l’olio <strong>di</strong> palma ed il<br />

cacao. La deforestazione, un problema comune a tutta l’area Me<strong>la</strong>nesiana, ha ha <strong>la</strong>sciato il 10% del<br />

territorio denudato, portando anche problemi <strong>di</strong> erosione. Nel 1994 l’Australia ha offerto 2 milioni<br />

<strong>di</strong> Dol<strong>la</strong>ri Australiani <strong>di</strong> assistenza economica a patto <strong>di</strong> terminare le concessioni <strong>per</strong> il legname<br />

dal<strong>la</strong> foresta pluviale attorno al<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna <strong>di</strong> Marovo, sito proposto <strong>per</strong> il World Heritage.<br />

Ultimamente il governo ha imposto una tassa <strong>di</strong> riforestazione sui raccolti <strong>di</strong> legname. Anche se in<br />

realtà non è utilizzato <strong>per</strong> piantare nuovi alberi, si sta facendo strada tra i proprietari terrieri <strong>la</strong><br />

consapevolezza che ci sono mo<strong>di</strong> migliori <strong>di</strong> usare <strong>la</strong> terra che abbattere le foreste pluviali con i<br />

bulldozer. D’altra parte dal 1994 il governo ha utilizzato <strong>la</strong> propria polizia paramilitare <strong>per</strong><br />

<strong>di</strong>fendere le o<strong>per</strong>azioni delle compagnie del legname Malesiane dall’opposizione locale.<br />

I mari delle Salomone sono pescosissimi, partico<strong>la</strong>rmente ricchi <strong>di</strong> tonni. Fino al 2000 i tonni sono<br />

stati pescati e surge<strong>la</strong>ti soprattutto da una compagnia Giapponese, <strong>la</strong> Taiyo. Il ritiro del<strong>la</strong> Taiyo dal<br />

paese ha <strong>la</strong>sciato il governo col <strong>di</strong>fficile compito <strong>di</strong> riorganizzare l’industria ittica.<br />

La maggior parte dei prodotti industriali e petroliferi sono importati, principalmente dall’Australia,<br />

Singapore, ed altre nazioni del Pacifico. Le isole sono ricche <strong>di</strong> risorse minerali non sviluppate, ma<br />

gravi problemi <strong>di</strong> stabilità e violenza etnica hanno portato problemi finanziari, e le casse dello stato<br />

sono vuote. L’insolvenza da parte del governo causa occasionali sospensioni nel<strong>la</strong> consegna dei<br />

combustibili, tra cui quello utilizzato <strong>per</strong> produrre l’energia elettrica. Una situazione simile si è<br />

verificata <strong>per</strong> le telecomunicazioni.<br />

Popo<strong>la</strong>zione<br />

La popo<strong>la</strong>zione stimata nel 2003 era <strong>di</strong> 509,190. Il 93% degli abitanti sono me<strong>la</strong>nesiani, il 4%<br />

polinesiani, l’1,5 % micronesiani, ci sono anche pochi cinesi ed europei. Il 45% degli abitanti si<br />

riconoscono nel<strong>la</strong> chiesa Anglicana, il 18% in quel<strong>la</strong> Cattolica, il 7% appartengono al<strong>la</strong> Chiesa<br />

degli Avventisti del Settimo Giorno, il 4% si <strong>di</strong>chiarano seguace <strong>di</strong> credenze tra<strong>di</strong>zionali, il<br />

rimanente si <strong>di</strong>vidono tra varie altre denominazioni protestanti.<br />

Nelle Isole Salomone si par<strong>la</strong>no 120 lingue <strong>di</strong>fferenti, ma il pidgin me<strong>la</strong>nesiano funziona da lingua<br />

franca. L’inglese, una lingua ufficiale, è par<strong>la</strong>to solo dall’1-2% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />

Storia pre-coloniale<br />

In termini archeologici, l’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Bouganville appartiene al gruppo delle Salomone. Si pensa che i<br />

primi occupanti arrivarono dal nord-est circa 30000 anni fa, ma i primi inse<strong>di</strong>amenti organizzati<br />

risalgono a 4000 anni fa, e da allora si può datare lo sviluppo <strong>di</strong> tecniche legate al<strong>la</strong> navigazione,<br />

all’agricoltura e all’allevamento. Kirch ha compi<strong>la</strong>to il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> numerosi stu<strong>di</strong>osi del<strong>la</strong> preistoria<br />

106


del<strong>la</strong> regione e in<strong>di</strong>ca che Spriggs ha trovato una sequenza <strong>di</strong> ceramiche prodotte nell’arco degli<br />

ultimi 1500 anni nel<strong>la</strong> parte centrale <strong>di</strong> Bouganville, mentre Peter Sheppard ha trovato tracce <strong>di</strong> una<br />

possibile occupazione Lapita nel<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna <strong>di</strong> Roviana, sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> New Georgia (Kirch 2000:133).<br />

D’altra parte David Roe analizzando resti da scavi effettuati su Guadalcanal ha trovato tracce <strong>di</strong><br />

inse<strong>di</strong>amenti datati da 6400 a 150 anni fa: nel corso <strong>di</strong> quel <strong>per</strong>iodo si può <strong>di</strong>mostrare una<br />

intensificazione dell’agricoltura, ma non vi sono tracce <strong>di</strong> produzioni in terracotta.<br />

Cripte <strong>di</strong> sepoltura stu<strong>di</strong>ate da Kirch, Yen, e Rosendahl sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Kolombangara contenevano<br />

crani umani e <strong>di</strong>schi ricavati da conchiglie associati con attività <strong>di</strong> scambi cerimoniali competitivi.<br />

Le ricerche archeologiche ed etno-storiche <strong>di</strong> Sheppard e Aswani sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Roviana tendono a<br />

stabilire con maggior precisione il momento storico dell’apparizione <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore nelle<br />

sepolture, e <strong>la</strong> concomitante intensificazione <strong>di</strong> strutture politiche basate sul<strong>la</strong> struttura gerarchica<br />

dei capi, il che <strong>per</strong>metterebbe anche <strong>di</strong> collegare tra loro le storie degli Austronesiani costieri, con<br />

quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> lingua non-Austronesiana che abitano le zone interne. In questa maniera si<br />

riescono a considerare insieme i ritrovamenti recenti degli archeologi (prehistorians) con quelli<br />

dell’antropologia sociale. A questo proposito è anche interessante notare che sia Granger che<br />

Spriggs attribuiscono <strong>la</strong> camera mortuaria <strong>di</strong> Roy Mata a Vanuatu ad un ritorno migratorio da<br />

parte <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zioni Polinesiane, un’ ipotesi che è compatibile con altri ritorni migratori dal<strong>la</strong><br />

Polinesia verso ovest avvenuti negli ultimi 1500 anni, tra cui quelli che portarono popo<strong>la</strong>zioni<br />

polinesiane ad Anuta, Tikopia, e Bellona.<br />

Trovando le isole maggiori già occupate dai Me<strong>la</strong>nesiani, questi Polinesiani <strong>di</strong> ritorno si stabilirono<br />

sulle isole minori, eliminando piccole popo<strong>la</strong>zioni locali. Per i quattro secoli successivi queste isole<br />

appartate furono bersagli <strong>di</strong> ripetute aggressioni da parte <strong>di</strong> abitanti <strong>di</strong> Tonga e Toke<strong>la</strong>u. Anche le<br />

isole <strong>di</strong> Santa Cruz sono abitate tuttora da popo<strong>la</strong>zioni sia me<strong>la</strong>nesiane (che par<strong>la</strong>no lingue nonaustonesiane)<br />

che polinesiane. Un risultato <strong>di</strong> queste successive ondate migratorie è una<br />

commistione culturale <strong>di</strong> elementi associati al<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia e altri considerati più polinesiani, un<br />

altro è una <strong>di</strong>ffidenza verso gli stranieri che, nel <strong>di</strong>ciannovesimo secolo, rese queste isole tra le più<br />

ostili verso gli esploratori occidentali.<br />

Primi contatti con gli occidentali<br />

I primi ad avventurarsi in queste acque furono gli esploratori spagnoli, che dal Perù cominciavano a<br />

spaziare in ricerca <strong>di</strong> El Dorado. Nel 1567 Don Alvaro de Mondana y Neyra partì al<strong>la</strong> ricerca <strong>di</strong><br />

nuove terre, nel 1568 avvistò un’iso<strong>la</strong> che chiamò Santa Isabel, prima <strong>di</strong> procedere nel<strong>la</strong><br />

navigazione delle isole dell’arcipe<strong>la</strong>go, che battezzò con i nomi spagnoli che ancora rimangono.<br />

Dopo sei mesi <strong>di</strong> conflitti con gli in<strong>di</strong>geni, gli spagnoli ripartirono. Mendana descrisse le isole in<br />

termini esaltanti, ma fu Pedro Fernandez de Quiros a chiamarle Isole Salomone, associandole ai<br />

tesori <strong>di</strong> Re Salomone. Fino al 1605 gli spagnoli tentarono <strong>di</strong> stabilire delle colonie alle Salomone,<br />

ma desistettero <strong>per</strong> via del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ria e dell’ostilità dei nativi.<br />

A causa delle imprecisioni delle carte degli spagnoli, le Salomone rimasero in<strong>di</strong>sturbate dagli<br />

europei <strong>per</strong> circa un secolo e mezzo fino a quando, nel 1767, il Capitano Inglese Philip Cartaret<br />

capitò casualmente nell’arcipe<strong>la</strong>go. Egli non credeva <strong>di</strong> aver ritrovato le famose isole Salomone, ma<br />

fu presto seguito dal navigatore francese De Bouganville e da un assortimento vario <strong>di</strong> avventurieri<br />

che <strong>la</strong>sciarono il segno nelle isole.<br />

Storia coloniale<br />

Dal 1830 si aprì una fase <strong>di</strong> commerci coloniali, mercanti marittimi cercavano conchiglie, cetrioli<br />

<strong>di</strong> mare e legno <strong>di</strong> sandalo, li scambiavano con beni <strong>di</strong> scambio occidentali, come ferro e tessuti, ma<br />

in molti casi imbrogliarono gli in<strong>di</strong>geni con cui commerciavano, e portarono molte nuove ma<strong>la</strong>ttie<br />

alle isole. Tra il 1870 e il 1910 i reclutatori “b<strong>la</strong>ckbirders” portarono via migliaia <strong>di</strong> iso<strong>la</strong>ni, spesso<br />

con <strong>la</strong> forza, <strong>per</strong> mandarli a <strong>la</strong>vorare nelle piantagioni australiane del Queens<strong>la</strong>nd o nelle Figi. Gli<br />

107


iso<strong>la</strong>ni impararono presto a <strong>di</strong>ffidare degli europei, avendo acquisito dei fucili dai mercanti meno<br />

scrupolosi presero ad usarli contro chiunque si avvicinasse, guadagnandosi <strong>la</strong> reputazione <strong>di</strong><br />

selvaggi <strong>per</strong>icolosi e bellicosi. Anche i missionari più temerari tardarono ad approdare in queste<br />

isole. Nel <strong>di</strong>ciannovesimo secolo i missionari cattolici arrivarono sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Gadalcanal, mentre i<br />

<strong>la</strong>voratori <strong>di</strong> ritorno dalle piantagioni portarono con loro le influenze <strong>di</strong> altre chiese cristiane. Nel<br />

1893 l’Inghilterra, dopo trattative con <strong>la</strong> Germania che aveva interessi coloniali a Bouganville,<br />

<strong>di</strong>chiarò un protettorato nelle altre isole dell’arcipe<strong>la</strong>go, chiamato British Solomon Is<strong>la</strong>nds<br />

Protectorate. Furono messe in pie<strong>di</strong> delle gran<strong>di</strong> piantagioni <strong>di</strong> palme da cocco, <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong><br />

Levers e del<strong>la</strong> Burns Philip. Il primo Resident Commissioner, Charles Woodford, amministrò le<br />

isole dal 1856 al 1815, era considerato un amministratore illuminato <strong>per</strong>ché rifiutava <strong>di</strong> girare<br />

armato, ed è a lui che si attribuisce <strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong> governo organizzato alle Salomone.<br />

Nel 1942 i giapponesi si impossessarono delle isole Short<strong>la</strong>nd e <strong>di</strong> Tu<strong>la</strong>gi, quando cominciarono a<br />

costruire una pista <strong>per</strong> gli aerei a Guadalcanal gli alleati reagirono duramente. Gli americani<br />

sbarcarono numerosi in agosto, ma i giapponesi li sorpresero ed inflissero una delle peggiori<br />

sconfitte al<strong>la</strong> marina americana, nel<strong>la</strong> battaglia <strong>di</strong> Savo. Per sei mesi gli americani mantennero il<br />

controllo <strong>di</strong> Guadalcanal, ma i giapponesi attaccavano <strong>di</strong> notte e continuavano a mandare rinforzi.<br />

Gradualmente gli americani presero possesso <strong>di</strong> tutte le isole, una <strong>per</strong> volta. Nel frattempo gli<br />

iso<strong>la</strong>ni, <strong>per</strong> via dei maltrattamenti da parte dei giapponesi, più che <strong>per</strong> obbe<strong>di</strong>enza agli or<strong>di</strong>ni<br />

britannici, rimasero leali agli alleati. Dopo <strong>la</strong> resa dei giapponesi nel 1945 molti in<strong>di</strong>geni,<br />

soprattutto da Ma<strong>la</strong>ita, <strong>la</strong>vorarono al<strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> base US su Guadalcanal. Gli iso<strong>la</strong>ni furono<br />

impressionati dal<strong>la</strong> ricchezza e dal potere degli americani e dai <strong>di</strong>versi rapporti, più egalitari, che<br />

questi stabilivano con gli in<strong>di</strong>geni.<br />

Al<strong>la</strong> fine del<strong>la</strong> guerra prese piede alle Salomone Il Ma’asina Ruru (o Masing Rule), un movimento<br />

a favore del cambiamento e del<strong>la</strong> rivalutazione delle tra<strong>di</strong>zioni locali, kastom, come mezzo <strong>per</strong><br />

promuovere l’autonomia culturale e politica, in opposizione al dominio coloniale britannico.<br />

Il nome Ma’asina è una paro<strong>la</strong> derivata dal<strong>la</strong> lingua degli ‘Are are, che significa “gruppo <strong>di</strong><br />

fratelli”. Lo scopo del movimento era <strong>di</strong> unire numerosi gruppi linguistici nel<strong>la</strong> lotta <strong>di</strong> opposizione<br />

al governo coloniale. L’aspetto peculiare <strong>di</strong> questo movimento <strong>di</strong> liberazione era l’altro scopo<br />

promosso: convincere gli Americani, con i loro mezzi e <strong>la</strong> loro ricchezza, a tornare <strong>per</strong><br />

amministrare le isole (Keesing 1992: 103). L’arresto dei capi del movimento e <strong>di</strong> molti seguaci nel<br />

1947 e 1948 indebolì il movimento, che si <strong>di</strong>vise internamente e si estinse definitivamente con <strong>la</strong><br />

partenza degli Americani nel 1950. Le autorità coloniali furono costrette da questi movimenti<br />

popo<strong>la</strong>ri a organizzare un sistema <strong>di</strong> governo locale: dal 1953 istituirono delle assemblee regionali<br />

iniziando da Ma<strong>la</strong>ita, nel 1970 fu eletto il consiglio <strong>di</strong> governo, nel 1976 le Salomone ottennero<br />

l’autogoverno, e l’in<strong>di</strong>pendenza fu raggiunta il 7 Luglio 1978.<br />

Storia post-coloniale<br />

Alle Salomone vige una democrazia par<strong>la</strong>mentare. Il capo dello stato è <strong>la</strong> Regina Elisabetta II,<br />

rappresentata dal Governatore Generale che è nominato dal<strong>la</strong> regina su consiglio del par<strong>la</strong>mento. Il<br />

par<strong>la</strong>mento è eletto, il primo ministro viene scelto dal par<strong>la</strong>mento (<strong>di</strong> solito capo del partito o del<strong>la</strong><br />

coalizione vincente) il vice primo ministro è un par<strong>la</strong>mentare nominato dal Governatore su<br />

consiglio del Primo Ministro. Un gabinetto <strong>di</strong> governo è costituito da 20 par<strong>la</strong>mentari nominati dal<br />

Governatore <strong>di</strong>etro consiglio del Primo Ministro. Il par<strong>la</strong>mento nazionale è unicamerale, ed è<br />

composto da 50 par<strong>la</strong>mentari eletti <strong>per</strong> quattro anni in elezioni popo<strong>la</strong>ri. Dall’ultima elezione del<br />

2001 il primo Ministro è Sir Al<strong>la</strong>n Kemakeza (People's Alliance Party o PAP), e il Vice-Primo<br />

Ministro Snyder Rini (<strong>di</strong> una coalizione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>pendenti), le prossime elezioni sono programmate<br />

entro il 2005.<br />

Da quando hanno ottenuto l’in<strong>di</strong>pendenza, l’unico coinvolgimento delle Salomone a livello<br />

internazionale è stato durante <strong>la</strong> crisi dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Bougainville in Papua Nuova Guinea, i rapporti<br />

tra<strong>di</strong>zionali tra gli iso<strong>la</strong>ni <strong>di</strong> Short<strong>la</strong>nd e quelli del<strong>la</strong> vicina iso<strong>la</strong> in<strong>di</strong>pen<strong>di</strong>sta, hanno determinato<br />

<strong>di</strong>saccordo tra le Salomone e i governi dell’Australia e del<strong>la</strong> Papua Nuova Guinea sulle politiche<br />

1<strong>08</strong>


adottate rispetto al movimento separatista.<br />

Internamente violenze etniche, illegalità da parte dei governanti, e criminalità endemica hanno<br />

minato <strong>la</strong> società civile e <strong>la</strong> stabilità politica del paese.<br />

Il problema <strong>di</strong> Bouganville ha influito negativamente anche sui problemi tra i Ma<strong>la</strong>itiani e gli<br />

abitanti <strong>di</strong> Guadalcanal, nati a causa del<strong>la</strong> massiccia migrazione <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>itiani verso Guadalcanal, e<br />

sfociati recentemente in gravi conflitti interetnici intorno al<strong>la</strong> capitale del paese, Honiara. Nel<br />

giugno del 1999, <strong>la</strong> situazione è degenerata al punto che nelle isole fu <strong>di</strong>chiarato lo stato <strong>di</strong><br />

emergenza. Un anno dopo <strong>la</strong> violenza nelle strade sfociò in un colpo <strong>di</strong> stato.<br />

Il Primo Ministro, Bartholomew Ulufa’alu, anche se era originario <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>ita, fu minacciato dai<br />

membri <strong>di</strong> una forza paramilitare, <strong>di</strong> quell’iso<strong>la</strong> The Ma<strong>la</strong>ita Eagles Force, e dovette <strong>di</strong>mettersi. La<br />

Ma<strong>la</strong>ita Eagle Force e l’Isatabu Freedom Movement firmarono un accordo nell’ottobre del 2000,<br />

ma <strong>la</strong> tregua non durò molto. Sir Al<strong>la</strong>n Kemakeza, che era stato licenziato pochi mesi prima dal<strong>la</strong><br />

posizione <strong>di</strong> Vice Primo Ministro a causa <strong>di</strong> scandali finanziari, <strong>di</strong>venne Primo Ministro nel<br />

<strong>di</strong>cembre 2001, promise <strong>di</strong> ristabilire <strong>la</strong> pace e <strong>la</strong> pros<strong>per</strong>ità. La violenza continuò a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong><br />

queste promesse al punto da costringere le forze <strong>di</strong> pace ad andarsene nel 2002.<br />

Gruppi armati illegali come gli “Special Police Constables”, sfuggendo al controllo del<strong>la</strong> polizia,<br />

minacciavano ed estorcevano denari dagli ufficiali governativi. Nel febbraio 2003 un membro del<br />

National Peace Council, ex commissario <strong>di</strong> polizia, fu assassinato ad Auki, nel<strong>la</strong> Provincia <strong>di</strong><br />

Ma<strong>la</strong>ita. Vista <strong>la</strong> propria incapacità ad assicurare l’or<strong>di</strong>ne, il governo delle Salomone ha richiesto<br />

l’intervento <strong>di</strong> una forza <strong>di</strong> pace internazionale, costituita da forze <strong>di</strong> polizia e militari australiane,<br />

neoze<strong>la</strong>ndesi, e da altri paesi del pacifico, <strong>per</strong> ristabilire l’or<strong>di</strong>ne e <strong>la</strong> pace nel<strong>la</strong> nazione. I risultati,<br />

fino ad ora sembrano essere incoraggianti, molti dei ribelli si sono avvantaggiati dell’amnistia e <strong>la</strong><br />

situazione si sta stabilizzando, anche se il potenziale <strong>di</strong> violenza continua ad esistere, soprattutto<br />

nelle aree rurali <strong>di</strong> Guadalcanal e su Ma<strong>la</strong>ita. 11<br />

Trasformazioni Storiche a Marovo<br />

La vita degli abitanti del Pacifico è caratterizzata dall’Oceano, che hanno attraversato <strong>per</strong><br />

colonizzare le zone più ospitali. Per tutti gli inse<strong>di</strong>amenti costieri, <strong>la</strong> pesca ha sempre rappresentato<br />

un’importante risorsa e un elemento fondamentale del<strong>la</strong> cultura. Come <strong>per</strong> <strong>la</strong> terra coltivabile e <strong>la</strong><br />

foresta, i gruppi che vivono sul<strong>la</strong> costa riconoscono dei <strong>di</strong>ritti su <strong>di</strong>verse aree dell’acqua che li<br />

circonda. Edvard Hvi<strong>di</strong>ng ha pubblicato uno stu<strong>di</strong>o sul possesso marino nel<strong>la</strong> zona <strong>di</strong> Marovo<br />

Lagoon, sul versante orientale dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> New Georgia. In questo stu<strong>di</strong>o sono illustrati alcuni dei<br />

temi principali dell’etnografia contemporanea del Pacifico: “le contrapposizioni tra tra<strong>di</strong>zionalismo<br />

e modernità…e i multipli coinvolgimenti del<strong>la</strong> gente <strong>di</strong> Marovo nei sistemi culturali antichi, in<br />

varietà <strong>di</strong>verse <strong>di</strong> religione Cristiana, nello stato-nazione moderno, e nel sistema capitalista”<br />

(1996:xv).<br />

I proprietari tra<strong>di</strong>zionali del<strong>la</strong> zona intorno a Marovo Lagoon si considerano i guar<strong>di</strong>ani delle risorse<br />

del<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna; le compagnie malesi giunte sull’iso<strong>la</strong> <strong>per</strong> tagliare gli alberi sono stati vissuti come<br />

sfruttatori da combattere. In questa zona i conflitti tra proprietari tra<strong>di</strong>zionali e le compagnie che<br />

avevano fatto contratti <strong>per</strong> lo sfruttamento del legname con lo stato sono stati partico<strong>la</strong>rmente<br />

accesi.<br />

Circa 10000 Marovo appartengono a gruppi parentali, butubutu, con nomi specifici. Ogni butubutu<br />

è associato con una tenuta, puava, composta da tratti <strong>di</strong> terra, barriera corallina e mare, su cui<br />

11 Ve<strong>di</strong> sito http://www.peoplefirst.net.sb/intervention/ <strong>per</strong> evidenza degli sforzi da parte dei<br />

rappresentanti <strong>di</strong> questa forza internazionale <strong>per</strong> comunicare al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione che sono stati<br />

chiamati formalmente ed esplicitamente dal governo, e che rispettano <strong>la</strong> sovranità e l’in<strong>di</strong>pendenza<br />

delle Salomone- in effetti questo genere <strong>di</strong> intervento sollecita quesiti sul<strong>la</strong> natura neo-coloniale<br />

dell’interesse delle nazioni più potenti nell’area del Pacifico <strong>per</strong> <strong>la</strong> stabilità interna delle nuove<br />

nazioni in<strong>di</strong>pendenti.<br />

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hanno controllo. L’appartenenza a questi gruppi è determinata da legami <strong>di</strong> parente<strong>la</strong> bi<strong>la</strong>terali (cioè<br />

che possono essere trasmessi da entrambi i genitori). I membri <strong>di</strong> ogni butubutu sostengono un<br />

senso <strong>di</strong> legame sociale con le creature all’interno del loro puava, e control<strong>la</strong>no conoscenze<br />

essenziali <strong>per</strong> il ritrovamento delle risorse marine. Per questi motivi i gruppi tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong><br />

quest’area si sono <strong>di</strong>mostrati essere forti oppositori <strong>di</strong> stranieri desiderosi <strong>di</strong> appropriarsi degli<br />

alberi e dei tonni che si trovano nelle loro tenute tra<strong>di</strong>zionali.<br />

Il termine Marovo significa “verso l’alba” (est). La parte occidentale dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> New Georgia, è<br />

conosciuta come Roviana , che significa “verso il tramonto”. L’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Kolombangara è un’iso<strong>la</strong><br />

vulcanica all’estremità nord-ovest <strong>di</strong> New Georgia, <strong>la</strong> foresta è stata tagliata intensamente in anni<br />

recenti, grazie all’intervento <strong>di</strong> forze governative a <strong>di</strong>fesa delle o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sboscamento.<br />

L’ambiente <strong>di</strong> Marovo fornisce risorse alimentari molto varie; gli abitanti cacciano maiali selvatici<br />

e marsupiali nel<strong>la</strong> foresta, raccolgono prodotti del<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna e del mare come molluschi, pesci e<br />

crostacei, e piantano banane e una varietà <strong>di</strong> tuberi nei loro orti, tra cui taro e patate dolci, con<br />

questi e le noci selvatiche confezionano dei pasticci che arrostiscono in forni scavati nel<strong>la</strong> terra. Gli<br />

abitanti dei vil<strong>la</strong>ggi considerano questo stile <strong>di</strong> cucina come una parte importante del loro kino,<br />

modo <strong>di</strong> vita.<br />

Le tempeste tropicali limitano i viaggi in canoa. Infatti, nel re<strong>per</strong>torio magico dei locali sono più gli<br />

incantesimi <strong>per</strong> far smettere <strong>la</strong> pioggia che quelli <strong>per</strong> provocar<strong>la</strong>.<br />

L’interno dell’iso<strong>la</strong> consiste <strong>di</strong> crateri estinti, pinnacoli <strong>di</strong> roccia e pen<strong>di</strong>i ripi<strong>di</strong>. Come in tutta <strong>la</strong><br />

zona del sud-ovest del Pacifico, ci sono vulcani attivi e frequenti terremoti, eppure l’iso<strong>la</strong> è stata<br />

abitata estensivamente nel passato. Si trovano numerosi santuari ancestrali nel<strong>la</strong> foresta, questi<br />

contengono corni ricavati da grosse conchiglie (chonch), denti <strong>di</strong> balena, e anelli <strong>di</strong> conchiglia,<br />

oltre a cranii umani come quelli ritrovati nei siti archeologici <strong>di</strong> Kolombangara. I luoghi scelti <strong>per</strong> i<br />

santuari <strong>di</strong>mostrano un senso <strong>di</strong> legame spirituale con <strong>la</strong> foresta stessa come entità ancestrale, un<br />

senso comune anche a popo<strong>la</strong>zioni dell’interno del<strong>la</strong> Nuova Guinea, come i Duna del<strong>la</strong> Southern<br />

High<strong>la</strong>nds Province in P.N.G.<br />

I Marovo sono anche legati ad un’economia monetaria, <strong>per</strong> sod<strong>di</strong>sfare i propri bisogni <strong>di</strong> beni<br />

introdotti, come il sapone, sale, cherosene, e fiammiferi. Per procurarsi il denaro necessario gli<br />

abitanti dei vil<strong>la</strong>ggi producono dei mortai in pietra, come quelli che usano <strong>per</strong> macinare le noci, che<br />

sono molto richiesti in altre zone del paese. Inoltre vendono piccole conchiglie nassa agli in<strong>di</strong>geni<br />

<strong>di</strong> altre isole, o cetrioli <strong>di</strong> mare a mercanti esterni; ma ultimamente c’è stato un boom nel<strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> figurine intagliate nel legno dagli uomini, promossa dal<strong>la</strong> chiesa degli Avventisti del Settimo<br />

Giorno. Anche questo è un fenomeno simile a quello verificatosi in Nuova Guinea tra gli Asmat<br />

dell’Irian Jaya. I missionari cattolici inizialmente avevano soppresso le sculture lignee in quanto<br />

associate alle pratiche dei tagliatori <strong>di</strong> teste, ma in anni recenti hanno incoraggiato un revival del<strong>la</strong><br />

scultura <strong>per</strong> motivi culturali e commerciali. Inoltre gli abitanti dei vil<strong>la</strong>ggi <strong>di</strong>pendono in <strong>la</strong>rga<br />

misura dalle rimesse spe<strong>di</strong>te dai famigliari che sono andati a <strong>la</strong>vorare nei centri urbani, ma che<br />

vogliono mantenere i legami sociali e i loro <strong>di</strong>ritti nei luoghi d’origine (un altro fenomeno molto<br />

<strong>di</strong>ffuso nel Pacifico).<br />

Le tre chiese Cristiane principali del paese (Avventisti del Settimo Giorno, Meto<strong>di</strong>sta e Anglicana)<br />

si sono rese responsabili <strong>per</strong> il mantenimento <strong>di</strong> scuole, segherie, piste <strong>di</strong> atterraggio <strong>per</strong> gli aerei e<br />

centri <strong>di</strong> assistenza me<strong>di</strong>ca.<br />

Nelle Salomone non è <strong>per</strong>messo alienare dai gruppi butubutu le zone <strong>di</strong> terra e <strong>di</strong> mare riconosciute<br />

come tenute tra<strong>di</strong>zionali (all’infuori <strong>di</strong> quelle aree già alienate sotto il regime coloniale). Ogni<br />

vil<strong>la</strong>ggio ha un bangara, o capo ere<strong>di</strong>tario, che trae il suo potere dal fatto <strong>di</strong> aver ere<strong>di</strong>tato <strong>la</strong><br />

custo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore fatti <strong>di</strong> conchiglia e associati ai capi ancestrali; egli sovrintende<br />

all’attuazione delle leggi tra<strong>di</strong>zionali. I nuovi rappresentanti del governo non hanno rimpiazzato i<br />

bangara, e l’adesione all’idea <strong>di</strong> kastom (tra<strong>di</strong>zione) come modo <strong>di</strong> vita continua ad essere<br />

importante. Questo non vuole <strong>di</strong>re che l’idea del kastom sia necessariamente immutevole o senza<br />

una storia, anzi <strong>la</strong> storia orale locale porta esempi <strong>di</strong> movimenti e trasformazioni anche nel passato<br />

pre-coloniale. L’idea del Kastom fornisce un’ancora concettuale <strong>per</strong> nozioni identitarie locali,<br />

110


vissute come ra<strong>di</strong>cate nel passato, in un contesto <strong>di</strong> continue trasformazioni nel<strong>la</strong> vita dal<br />

<strong>di</strong>ciannovesimo secolo. Inoltre il concetto <strong>di</strong> kastom fornisce un mezzo <strong>di</strong> sostenere una<br />

rego<strong>la</strong>mentazione sulle risorse marine e terrestri.<br />

Kastom è usato come base <strong>per</strong> negoziare con gli interessi commerciali esterni, come i pescherecci<br />

dei tonni, e come cornice entro <strong>la</strong> quale gestire le tendenze interne a in<strong>di</strong>vidualizzare <strong>la</strong> proprietà<br />

delle risorse. Nel corso <strong>di</strong> questi negoziati, <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione stessa è re-interpretata e trasformata. I<br />

conflitti più gravi sono emersi riguardo allo sfruttamento delle foreste, iniziato da compagnie<br />

Inglesi ed Australiane ma dagli anni ’90 intrapreso soprattutto da interessi <strong>di</strong> nazioni asiatiche.<br />

Levers Pacific Timbers cominciò a tagliare gli alberi attorno a Marovo negli anni ’70. Nel 1983 i<br />

leader dei butubutu locali rifiutarono <strong>di</strong> negoziare oltre con <strong>la</strong> Levers che, tre anni dopo, smise le<br />

o<strong>per</strong>azioni e <strong>la</strong>sciò le Salomone, causando una grossa <strong>per</strong><strong>di</strong>ta degli esporti nazionali. I gruppi legati<br />

alle chiese del<strong>la</strong> Christian Fellowship ebbero un ruolo rilevante nel guidare <strong>la</strong> resistenza al<strong>la</strong><br />

compagnia.<br />

Questa chiesa, nata dopo <strong>la</strong> Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, fonde il meto<strong>di</strong>smo con forti tendenze<br />

comunitarie e alcuni elementi del culto degli Antenati. E’ stata fondata da un profeta carismatico,<br />

Si<strong>la</strong>s Eto, conosciuto come Holy Mama (Santo Padre), che ruppe con <strong>la</strong> chiesa meto<strong>di</strong>sta <strong>per</strong><br />

fondare una chiesa in<strong>di</strong>gena in<strong>di</strong>pendente nel 1960. Il fondatore morì nel 1984, e fu succeduto dai<br />

figli, uno dei quali <strong>di</strong>venne il leader dell’opposizione al<strong>la</strong> Levers. Anche se il governo aveva<br />

trattato con gli iso<strong>la</strong>ni <strong>per</strong> conto del<strong>la</strong> compagnia del legname, quando videro l’impatto delle attività<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sboscamento sul loro ambiente, gli abitanti del<strong>la</strong> zona lo giu<strong>di</strong>carono insopportabile. Inoltre<br />

non tutti i leaders avevano firmato l’accordo <strong>per</strong> tagliare gli alberi, e i locali non rispettavano <strong>la</strong><br />

compagnia che non li aveva riconosciuti, non aveva mandato i propri rappresentanti negoziare<br />

<strong>di</strong>rettamente con loro.<br />

Seppure loro stessi invitarono le compagnie del legname Malesiane nel 1989, gli stessi problemi si<br />

ripresentarono, soprattutto a causa del<strong>la</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> alcuni antichi siti sacri nel<strong>la</strong> foresta. Hvi<strong>di</strong>ng<br />

illustra come questo tipo <strong>di</strong> conflitto metta gli stati-nazioni contemporanei in una posizione<br />

doppiamente scomoda: da un <strong>la</strong>to sono tenuti a salvaguardare gli interessi delle proprie popo<strong>la</strong>zioni<br />

locali, dall’altro hanno bisogno <strong>di</strong> generare red<strong>di</strong>to a livello nazionale <strong>per</strong> promuovere lo sviluppo<br />

economico, ugualmente richiesto dal<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione. In queste circostanze è <strong>di</strong>fficile che il governo<br />

riesca a guadagnarsi il rispetto da parte delle popo<strong>la</strong>zioni rurali o da quel<strong>la</strong> delle multinazionali con<br />

le quali tratta affari su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>. Questo stesso <strong>di</strong>lemma è al centro dei conflitti in Papua Nuova<br />

Guinea riguardo alle o<strong>per</strong>azioni minerarie, <strong>per</strong> esempio l’enorme miniera <strong>di</strong> oro e rame a Ok Te<strong>di</strong><br />

nel<strong>la</strong> Western Province che ha causato danni ambientali <strong>di</strong> una tale gravità da obbligare il governo<br />

ad una decisione molto <strong>di</strong>fficile: o rinunciare al red<strong>di</strong>to portato dal<strong>la</strong> miniera, o <strong>per</strong>dere l’agibilità <strong>di</strong><br />

tutto il territorio a valle del<strong>la</strong> miniera <strong>per</strong> un <strong>la</strong>sso <strong>di</strong> tempo indeterminato.<br />

Scambi e trasformazioni sociali sull’Iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Choiseul<br />

L’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Choiseul si trova a nord <strong>di</strong> New Georgia. Harold Scheffler ha stu<strong>di</strong>ato <strong>la</strong> zona dell’iso<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>ta da gente associata al<strong>la</strong> lingua Varisi tra il 1958 e il 1961. La lingua Varisi, una delle sei<br />

<strong>di</strong>visioni linguistiche identificate sull’iso<strong>la</strong>, contava circa <strong>per</strong>sone negli anni ’60 (un sesto del<strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione totale dell’iso<strong>la</strong>).<br />

Gli iso<strong>la</strong>ni hanno avuto es<strong>per</strong>ienze storiche <strong>di</strong>fficili e complesse nei confronti degli stranieri dal<br />

1860. Hanno subito ondate <strong>di</strong> mercanti <strong>di</strong> gusci <strong>di</strong> tartaruga e cetrioli <strong>di</strong> mare, reclutatori<br />

“b<strong>la</strong>ckbirders” che usavano <strong>la</strong> forza <strong>per</strong> <strong>per</strong>suadere gli iso<strong>la</strong>ni a salire sulle navi <strong>per</strong> le piantagioni e<br />

vendevano fucili. Inoltre dal 1893 si sono scontrati col governo coloniale Britannico che rimase<br />

coinvolto con le politiche locali, punendo i partecipanti ai raid e chi uccideva europei. Gli inglesi<br />

punivano severamente gli iso<strong>la</strong>ni <strong>di</strong> Choiseul in un tentativo <strong>di</strong> interrom<strong>per</strong>e i cicli <strong>di</strong> uccisioni e<br />

vendette locali, ma così facendo sembrava entrare nel<strong>la</strong> stessa logica. Questo intrecciarsi <strong>di</strong><br />

politiche colonialiste con le faide locali è una componente frequente del<strong>la</strong> storia coloniale, ed ha<br />

avuto un ruolo importante nel<strong>la</strong> storia dei Kwaio <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>ita, <strong>per</strong> esempio (Keesing 1992).<br />

111


Missionari cristiani, soprattutto Meto<strong>di</strong>sti e Anglicani, furono strumentali nel <strong>per</strong>suadere gli iso<strong>la</strong>ni<br />

a riunirsi in inse<strong>di</strong>amenti più numerosi sul<strong>la</strong> costa, commerciare <strong>la</strong> copra, e mandare i figli a scuo<strong>la</strong>.<br />

Come in altre aree del pacifico, furono i <strong>la</strong>voratori convertiti nelle piantagioni, una volta tornati al<br />

loro vil<strong>la</strong>ggio, ad aiutare i missionari ad essere accettati (Scheffler 1965:21), contemporaneamente<br />

il governo coloniale dava anche molto supporto ai missionari. I Cattolici e gli Avventisti del<br />

Settimo Giorno raggiunsero Choiseul nel 1920, e negli anni seguenti il cristianesimo e le credenze<br />

tra<strong>di</strong>zionali si sono parzialmente mesco<strong>la</strong>ti: Dio ha rimpiazzato gli spiriti in<strong>di</strong>geni, e le offerte <strong>di</strong><br />

prodotti degli orti non sono più fatte ai leader dei gruppi locali (che Scheffler chiamava i<br />

“manager”) ma ai pre<strong>di</strong>catori cristiani.<br />

La descrizione <strong>di</strong> Scheffler dei Varisi è contemporaneamente uno stu<strong>di</strong>o storico ed una<br />

ricostruzione del<strong>la</strong> società com’era intorno al 1900, poco dopo <strong>la</strong> <strong>di</strong>chiarazione del Protettorato<br />

Britannico, quin<strong>di</strong> molti dei dati si riferiscono al<strong>la</strong> situazione <strong>di</strong> oltre un secolo fa, eppure questo<br />

stu<strong>di</strong>o è importante <strong>per</strong> due motivi.<br />

Primo <strong>per</strong>ché analizza una struttura sociale molto partico<strong>la</strong>re, in cui <strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza è sia patrilineare<br />

che bi<strong>la</strong>terale (parente<strong>la</strong> tramite legami sia del<strong>la</strong> madre che del padre). Questo potrebbe sembrare un<br />

tecnicismo, ma è importante dal punto <strong>di</strong> vista comparativo, in quanto ci sono molte similitu<strong>di</strong>ni<br />

con <strong>la</strong> struttura sociale dei Duna del<strong>la</strong> Nuova Guinea.<br />

Il secondo motivo è che questo stu<strong>di</strong>o analizza le pratiche <strong>di</strong> scambi cerimoniali quali erano a un<br />

tempo precedente al totale controllo coloniale dell’iso<strong>la</strong>, un altro aspetto che si può confrontare con<br />

un’altra popo<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> Nuova Guinea, gli abitanti <strong>di</strong> Mount Hagen.<br />

L’analisi delle strutture sociali <strong>di</strong> Choiseul Is<strong>la</strong>nd proposta da Scheffler va considerata nell’ambito<br />

dei <strong>di</strong>battiti teorici degli anni ’60 sull’applicabilità dei “modelli africani” alle società delle<br />

High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea. Gli etnografi <strong>di</strong> queste società me<strong>la</strong>nesiane notavano che esisteva<br />

una considerevole flessibilità nelle scelte in<strong>di</strong>viduali in re<strong>la</strong>zione al luogo <strong>di</strong> residenza e al<strong>la</strong> scelta<br />

delle <strong>per</strong>sone da cui farsi aiutare nelle proprie attività. John Barnes (1962) <strong>per</strong> esempio suggeriva<br />

che questa flessibilità nell’affiliazione e il fatto che i processi <strong>di</strong> segmentazione non avvenissero con<br />

rego<strong>la</strong>rità, ma in maniera denominata “catastrofica”, cioè determinata da conflitti impreve<strong>di</strong>bili,<br />

fosse un elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione dai modelli <strong>di</strong> struttura sociale basati sullo stu<strong>di</strong>o delle società<br />

africane. In realtà è molto <strong>di</strong>fficile fare dei confronti tra strutture sociali <strong>di</strong> due entità così varie<br />

come le High<strong>la</strong>nds da una parte e l’Africa dall’altra. Il punto è che Scheffler trovò le<br />

generalizzazioni <strong>di</strong> Barnes sulle High<strong>la</strong>nds utili <strong>per</strong> pensare al<strong>la</strong> situazione incontrata su Choiseul.<br />

Su Choiseul, <strong>per</strong>ò, anche <strong>la</strong> flessibilità postu<strong>la</strong>ta da Barnes era a sua volta chiaramente strutturata.<br />

I gruppi locali erano costituiti attorno a un nucleo <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone imparentate <strong>per</strong> via patrilineare o <strong>di</strong> un<br />

comune antenato <strong>di</strong> sesso maschile (agnazione), i quali erano riconosciuti come i principali tenutari<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti sul<strong>la</strong> tenuta territoriale. Uno tra i membri <strong>di</strong> questo gruppo era detto batu, termine che<br />

Scheffler (seguendo Burridge 1961) traduceva come “manager”. Il batu era generalmente il figlio<br />

maggiore del batu precedente, ma l’ottenimento <strong>di</strong> questa posizione <strong>di</strong>pendeva anche dall’abilità, e<br />

quin<strong>di</strong> poteva anche accadere che fosse attribuita ad un altro membro del gruppo. Questo significa<br />

che potevano anche esserci dei conflitti <strong>per</strong> <strong>la</strong> successione. Il gruppo costituito attorno al batu era<br />

un sinangge, ed un certo numero <strong>di</strong> sinangge erano raggruppati in un gruppo più vasto, chiamato<br />

anch’esso sinangge “big sinangge”. Il ruolo del batu era molto significativo, egli era custode del<strong>la</strong><br />

pros<strong>per</strong>ità del gruppo, in partico<strong>la</strong>r modo <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore in conchiglia chiamati kesa. I Kesa<br />

erano <strong>di</strong>schi ricavati da fossili <strong>di</strong> conchiglie giganti (Tridacna), servivano <strong>per</strong> pagare i debiti,<br />

premiare gli alleati, e <strong>per</strong> le prestazioni effettuate nel corso delle feste chiamate kelo.<br />

Oltre agli agnati (<strong>di</strong>scendenti <strong>per</strong> via patrilineare da un antenato comune) del batu i gruppi potevano<br />

includere altre <strong>per</strong>sone, soprattutto i figli o <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> donne nate nel gruppo, <strong>per</strong> esempio nel<br />

caso <strong>di</strong> matrimoni in cui non viene pagato il prezzo del<strong>la</strong> sposa, e quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> coppia risiede nel<br />

vil<strong>la</strong>ggio <strong>di</strong> origine del<strong>la</strong> donna (residenza uxorilocale). Questo genere <strong>di</strong> matrimonio, chiamato<br />

tamazira, era spesso organizzato volutamente da un batu <strong>per</strong> assicurarsi <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione delle<br />

figlie e dei loro mariti <strong>per</strong> le proprie attività (Scheffler 1965: 47, 196). Più generalmente un<br />

sinangge può accogliere al suo interno chiunque possa <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> avere qualche legame <strong>di</strong><br />

112


sangue con i suoi membri. I <strong>di</strong>scendenti cognatici venivano chiamati “nati dalle donne” popodo<br />

nggole, mentre i <strong>di</strong>scendenti <strong>per</strong> via patrilineare erano chiamati popodo valeke, “nati dagli uomini”.<br />

Una <strong>di</strong>fferenza esisteva tra questi sottogruppi, i “nati dalle donne” erano considerati ospiti del<br />

gruppo, e meno “forti” nel riven<strong>di</strong>care <strong>di</strong>ritti politici dei popodo valeke. I <strong>di</strong>scendenti delle donne<br />

avevano il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> residenza, ma non potevano esercitare <strong>la</strong> stessa influenza sull’organizzazione<br />

delle attività del gruppo dei membri che potevano <strong>di</strong>mostrare <strong>di</strong> appartenere tramite <strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza<br />

patrilineare. Questa situazione è simile a quel<strong>la</strong> riscontrata da Stewart e Strathern tra i Duna del<strong>la</strong><br />

Nuova Guinea (2002).<br />

Il secondo motivo <strong>di</strong> interesse <strong>per</strong> il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> Scheffler è <strong>la</strong> sua descrizione delle attività <strong>di</strong> scambio<br />

im<strong>per</strong>niate sui kesa. Una partico<strong>la</strong>rità <strong>di</strong> questi oggetti <strong>di</strong> valore è che non solo non erano prodotti<br />

rego<strong>la</strong>rmente dagli abitanti <strong>di</strong> Choiseul, ma non provenivano neppure da rotte commerciali stabilite,<br />

come avviene <strong>per</strong> altre popo<strong>la</strong>zioni me<strong>la</strong>nesiane, come le High<strong>la</strong>nds. Gli iso<strong>la</strong>ni <strong>di</strong>ssero a Scheffler<br />

che i kesa erano stati fatti e dati agli uomini da Bangara Laena, un <strong>di</strong>o dell’acqua che risiede nel<br />

mare. Il <strong>di</strong>o aveva dato questi oggetti <strong>per</strong>ché fossero il marchio degli uomini <strong>di</strong> prestigio “big<br />

men”. (1965:200). Se gli oggetti sono in numero limitato, e control<strong>la</strong>ti dai batu, è chiaro che<br />

potevano essere usati <strong>per</strong> control<strong>la</strong>re politicamente gli altri membri del gruppo, in accordo con il<br />

loro mito <strong>di</strong> origine.<br />

I kesa erano conservati in serie <strong>di</strong> nove <strong>di</strong>schi che formavano un cilindro e si <strong>di</strong>stinguevano in kesa<br />

“da <strong>la</strong>voro” e kesa “gran<strong>di</strong>. Questi ultimi non erano usati negli scambi minori, ma conservati <strong>per</strong> il<br />

prestigio che attribuivano ai possessori, <strong>per</strong> sicurezza, e <strong>per</strong> essere utilizzati <strong>per</strong> fissare alleanze<br />

importanti. Non erano quin<strong>di</strong> oggetti “inalienabili” nel senso utilizzato da Annette Weiner <strong>per</strong><br />

descrivere una certa categoria <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore delle Trobriand ( 1992) o da Godelier (1997), ma<br />

venivano riservati <strong>per</strong> trattare unicamente le alleanze politiche più importanti, come nel caso <strong>di</strong><br />

alcuni oggetti <strong>di</strong> madre<strong>per</strong><strong>la</strong> con nomi in<strong>di</strong>viduali, usati nelle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea.<br />

Ogni cilindro era chiamato mata (“occhio”) e le storie in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> quelli più grossi erano<br />

conosciute dettagliatamente. Dopo l’introduzione del denaro, furono stabilite delle equivalenze tra il<br />

valore dei kesa e quello monetario.<br />

I kesa potevano essere acquisiti in <strong>di</strong>verse maniere. Un modo era <strong>di</strong> allevare maiali e venderli agli<br />

organizzatori delle feste tra<strong>di</strong>zionali, che richiedono molti maiali da donare. Queste ven<strong>di</strong>te<br />

potevano solo avvenire all’esterno del proprio gruppo <strong>di</strong> appartenenza, in quanto all’interno <strong>di</strong> un<br />

sinangge i maiali <strong>per</strong> una festa dovevano essere dati liberamente, e reciprocamente. I kesa si<br />

ottenevano anche come prezzo del<strong>la</strong> sposa, e i batu potevano pretendere questo pagamento <strong>per</strong><br />

eventuali donne orfane o <strong>di</strong> status inferiore adottate in gioventù. Se qualcuno moriva mentre aiutava<br />

un altro, si poteva richiedere un pagamento in kesa. Come tra i Kwaio dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>ita (Keesing<br />

1992), anche tra gli abitanti <strong>di</strong> Choiseul c’era chi si costruiva una reputazione come assassino<br />

prezzo<strong>la</strong>to, ed era ripagato <strong>per</strong> le proprie commissioni in kesa.<br />

Un altro modo <strong>per</strong> ottenere gli oggetti <strong>di</strong> valore era <strong>di</strong> andare ospite da un partner <strong>di</strong> scambi e fare<br />

nggare. Il padrone <strong>di</strong> casa offriva del<strong>la</strong> carne <strong>di</strong> maiale al vapore all’ospite, il quale chiedeva anche<br />

kesa <strong>per</strong> accompagnare <strong>la</strong> carne, e il partner era obbligato a dargliene (Scheffler 1965:204).<br />

Successivamente i ruoli dei due partner si sarebbero rovesciati, <strong>per</strong>mettendo al primo donatore <strong>di</strong><br />

pretendere un ritorno <strong>di</strong> kesa.<br />

In maniera meno coercitiva, i giovani desiderosi <strong>di</strong> iniziare delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> scambio con dei<br />

partner, potevano ottenere dai fratelli del<strong>la</strong> madre o dai padri del<strong>la</strong> madre i primi kesa portando loro<br />

del maiale arrostito e del pasticcio <strong>di</strong> taro. Queste richieste incontravano successo solo se esistevano<br />

delle buone re<strong>la</strong>zioni tra i giovani e i parenti matrilineali a cui si rivolgevano. La nozione <strong>di</strong> buone<br />

re<strong>la</strong>zioni era al<strong>la</strong>rgata anche al mondo degli spiriti: si pensava che alcuni spiriti chiamati sinipa<br />

potessero far amicizia con un essere umano e mostrargli dove poteva trovare dei kesa che erano stati<br />

seppelliti da uomini deceduti prima <strong>di</strong> rive<strong>la</strong>re il loro nascon<strong>di</strong>glio ai <strong>di</strong>scendenti. In alcuni casi i<br />

sinipa erano obbligati a rive<strong>la</strong>re il nascon<strong>di</strong>glio dopo che l’uomo gli aveva rubato il coltello usato<br />

<strong>per</strong> tagliare il taro, in altri casi era lo spirito che voleva “sposare” l’umano. Dopo aver passato<br />

qualche tempo nel<strong>la</strong> foresta con il sinipa, l’umano faceva ritorno con i kesa ottenuti. (Anche questa<br />

113


concezione <strong>di</strong> ottenere ricchezza o buona fortuna da un matrimonio con uno spirito è comune sia in<br />

Nuova Guinea che in Indonesia).<br />

Gli iso<strong>la</strong>ni degli anni ’60 attribuivano ancora molto valore ai kesa e descrivevano chi non ne aveva<br />

come “nessuno”. I manager dei gruppi erano responsabili <strong>per</strong> l’organizzazione <strong>di</strong> festival kelo in cui<br />

si potessero scambiare gli oggetti <strong>di</strong> valore. Due batu <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong>versi potevano competere come<br />

organizzatori <strong>di</strong> una serie crescente <strong>di</strong> kelo reciproci. In alternativa un batu, in qualità <strong>di</strong> leader del<br />

suo gruppo poteva dare kesa ad un altro gruppo i cui uomini avessero accettato <strong>di</strong> aiutarli in un raid<br />

contro un vil<strong>la</strong>ggio nemico. Alleati in questa maniera erano anche chiamati ad aiutare in caso <strong>di</strong><br />

morte: costruivano con <strong>la</strong>stre <strong>di</strong> pietra <strong>la</strong> sepoltura <strong>per</strong> le ceneri del deceduto, ed erano ripagati dai<br />

parenti più prossimi con almeno tre kesa. Se ne ricevevano molti <strong>di</strong> più si sentivano in obbligo <strong>di</strong><br />

reciprocare, ed organizzavano a loro volta una kelo <strong>per</strong> non <strong>per</strong>dere prestigio. Se restituivano più<br />

kesa <strong>di</strong> quelli ricevuti obbligavano i parenti del morto ad organizzare una festa ulteriore, <strong>per</strong><br />

restituire i kesa ricevuti, magari qualcuno in più… In qualunque momento in questo ciclo <strong>di</strong><br />

prestazioni un gruppo poteva segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> sua intenzione <strong>di</strong> ritirarsi dal<strong>la</strong> competizione facendo solo<br />

un piccolo dono <strong>di</strong> restituzione. Ogni sequenza <strong>di</strong> scambi richiedeva un’organizzazione notevole,<br />

soprattutto nel piantare piantagioni <strong>di</strong> taro sufficienti <strong>per</strong> le feste che accompagnavano ogni<br />

scambio <strong>di</strong> doni. I debiti in questo sistema potevano essere ere<strong>di</strong>tati da padre in figlio, anche se un<br />

figlio poteva negare <strong>di</strong> essere a conoscenza del debito del padre, o sostenere che i debiti erano stati<br />

ripagati. Le strategie legate alle attività del kelo erano complesse e richiedevano manovre politiche<br />

continue da parte dei “managers” <strong>per</strong> assicurarsi il supporto dei sostenitori ed il successo nel<strong>la</strong><br />

competizione.<br />

Oltre a custo<strong>di</strong>re i kesa, dunque, era <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> organizzare i loro scambi nell’ambito <strong>di</strong> festival<br />

kelo, ad essere il vero marchio <strong>di</strong> un batu. L’abilità <strong>di</strong> iniziare tutte quelle transazioni che sarebbero<br />

sfociate nello scambio <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore era <strong>la</strong> qualità necessaria a <strong>di</strong>ventare manager, e il<br />

partecipare a questi scambi cerimoniali faceva accrescere il prestigio e lo status sia del manager che<br />

del suo sinangge.<br />

I paralleli tra questo sistema <strong>di</strong> scambi cerimoniali e quello più conosciuto del Moka <strong>di</strong> Mount<br />

Hagen in Nuova Guinea sono numerosi, e Strathern suggerisce che sarebbe opportuno considerare<br />

uno stu<strong>di</strong>o comparativo <strong>di</strong> tutti i sistemi politici basati sul prestigio costruito tramite<br />

l’organizzazione <strong>di</strong> scambi agonistici, minando <strong>la</strong> supposta <strong>di</strong>visione tra le popo<strong>la</strong>zioni austonesiane<br />

e non-austronesiane del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia.<br />

I “piccoli gran<strong>di</strong> uomini” Kwaio<br />

Una delle caratteristiche che si sono venute ad associare con <strong>la</strong> struttura politica dei popoli<br />

me<strong>la</strong>nesiani è <strong>la</strong> figura dei “big men”, in opposizione ai capi delle società polinesiane. Questa è una<br />

generalizzazione che si è verificata a partire dal<strong>la</strong> descrizione etnografica <strong>di</strong> società delle High<strong>la</strong>nds<br />

del<strong>la</strong> Nuova Guinea, (Strarthern 1971) in cui <strong>la</strong> densità del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, il surplus <strong>di</strong> tuberi<br />

prodotti, e <strong>la</strong> conseguente abbondanza <strong>di</strong> maiali, <strong>per</strong>mette agli uomini più carismatici e<br />

intraprendenti <strong>di</strong> vincere il supporto <strong>di</strong> altri uomini e donne attraverso <strong>la</strong> prominenza<br />

nell’organizzazione <strong>di</strong> feste e nel controllo <strong>di</strong> sistemi <strong>di</strong> scambi cerimoniali a livello regionale,<br />

come <strong>la</strong> moka <strong>di</strong> Mount Hagen e il tee degli Enga. Caratteristiche simili nello stile <strong>di</strong> leadership<br />

sono poi state riscontrate in altre società me<strong>la</strong>nesiane, da cui <strong>la</strong> generalizzazione, ma <strong>per</strong> motivi<br />

ambientali le società costiere o iso<strong>la</strong>ne del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia non <strong>per</strong>mettono ai loro big men <strong>di</strong><br />

sviluppare lo stesso grado <strong>di</strong> “grandezza”, <strong>di</strong> crearsi una posizione <strong>di</strong> prestigio che spazi su un<br />

territorio così vasto, influisca su una rete così <strong>la</strong>rga <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni o <strong>di</strong> essere così fermamente ra<strong>di</strong>cati<br />

nelle strutture politiche locali. Roger Keesing (1978) descrive un big man dei Kwaio nelle<br />

Salomone, come esempio minore del<strong>la</strong> figura del big man che si è andata configurando nel<strong>la</strong><br />

letteratura antropologica sul<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia negli anni ’80.<br />

La società Kwaio è frammentata, composta da decine <strong>di</strong> gruppi locali basati sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza. Ogni<br />

gruppo possiede un territorio e non esiste una organizzazione che unisca questi gruppi ad un livello<br />

politico più inclusivo, o una carica politica ufficiale. L’influenza, l’autorità, e <strong>la</strong> leadership negli<br />

114


affari seco<strong>la</strong>ri del gruppo derivano dall’abilità <strong>di</strong> mobilitare e manipo<strong>la</strong>re le risorse. All’interno del<br />

gruppo, colui che ha più successo nell’utilizzare le risorse visibili, come <strong>di</strong>schi <strong>di</strong> conchiglia infi<strong>la</strong>ti<br />

e maiali, <strong>per</strong> accrescere il proprio “capitale” <strong>di</strong> prestigio è riconosciuto come il big man. Perché un<br />

gruppo acquisisca rinomanza e rispetto deve organizzare dei festeggiamenti mortuari in onore dei<br />

propri morti importanti. Se muore un uomo appartenente ad un gruppo, un suo parente appartenente<br />

ad un altro gruppo può essere uno dei molti emissari a cui è <strong>per</strong>messo <strong>di</strong> seppellirlo. Il big man del<br />

gruppo del morto coor<strong>di</strong>nerà uno sforzo collettivo <strong>per</strong> mobilitare le risorse del suo gruppo. Coloro<br />

che trasportano <strong>la</strong> salma, tra cui il parente appartenente ad un altro gruppo, sono ricompensati con<br />

gran<strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> oggetti <strong>di</strong> valore. Questi doni <strong>per</strong>ò saranno reciprocati dai membri del secondo<br />

gruppo quando ci sarà una morte nel primo gruppo.<br />

Quello che può sembrare un atto dovuto verso i parenti in lutto, si rive<strong>la</strong> essere un duello tra i big<br />

men dei due gruppi <strong>per</strong> il prestigio del proprio gruppo. Per <strong>di</strong>venire il big man del gruppo, un uomo<br />

dev’essere abile nel gestire le risorse. Perché possa ottenere successo un big man dev’essere un<br />

fratello maggiore, e deve avere un numero consistente <strong>di</strong> parenti vicini e <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone con <strong>la</strong> sua stessa<br />

<strong>di</strong>scendenza, da poter mobilitare. La sua strategia è <strong>di</strong> obbligare gli altri a lui contribuendo alle loro<br />

festività, finanziando i matrimoni, e attraverso altri investimenti delle sue risorse.<br />

Un big man non ha autorità o poteri formali, non ha una posizione definita; è semplicemente uno<br />

che comanda <strong>per</strong>ché gli altri lo seguono, uno che decide <strong>per</strong>ché gli altri si rimettono alle sue<br />

decisioni. Un big man prende <strong>la</strong> guida nell’accampare <strong>di</strong>ritti o pretese a verso altri gruppi, e nelle<br />

contese. I Kwaio <strong>di</strong>cono che un big man è colui che mantiene <strong>la</strong> stabilità interna del gruppo e ne<br />

determina <strong>la</strong> <strong>di</strong>rezione, come il timoniere <strong>di</strong> una canoa. Il figlio maggiore <strong>di</strong> un big man avrà<br />

sempre un leggero vantaggio nel<strong>la</strong> competizione <strong>per</strong> il prestigio ed il potere, ma <strong>la</strong> successione non<br />

è ere<strong>di</strong>taria, anche <strong>per</strong>ché quel<strong>la</strong> del big man non è una carica. La “grandezza” è una questione <strong>di</strong><br />

gra<strong>di</strong> in una società dove ogni uomo organizza delle feste e partecipa agli investimenti del gruppo<br />

<strong>per</strong> il prestigio; esistono molti gruppi in cui il big man non c’è.<br />

In contesti in cui <strong>la</strong> produzione economica è intensificata, <strong>la</strong> densità del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione è maggiore e<br />

quin<strong>di</strong> il controllo del big man sui maiali e sugli oggetti <strong>di</strong> valore aumentano <strong>la</strong> loro base <strong>di</strong> potere,<br />

come nel caso delle High<strong>la</strong>nds, questi leader non solo <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> più potere ed influenza, ma<br />

possono cominciare a comportarsi come elite e ad essere in grado <strong>di</strong> trasmettere il proprio potere e<br />

<strong>la</strong> propria influenza ai figli. Nell’al<strong>la</strong>rgarsi del golfo tra uomini comuni e big men si può intravedere<br />

lo sviluppo <strong>di</strong> un principio <strong>di</strong> c<strong>la</strong>sse sociale. Un passaggio successivo sarebbe quello in cui i big<br />

men <strong>di</strong>ventano più simili ai capi, control<strong>la</strong>no le risorse usate negli scambi con altri gruppi ed i<br />

prodotti del <strong>la</strong>voro delle mogli e dei seguaci, cominciano a circondarsi con i simboli <strong>di</strong> uno status<br />

elevato, e a legittimare <strong>la</strong> propria posizione attraverso <strong>la</strong> mitologia ed i rituali, come nel sistema<br />

politico delle Trobriand, che rappresenta una parziale trasformazione del sistema dei big men.<br />

Struttura sociale e religione tra<strong>di</strong>zionali dei Kwaio<br />

Roger Keesing è stato uno degli antropologi più prominenti in Me<strong>la</strong>nesia, unendo una profonda<br />

conoscenza dei Kwaio <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>ita tra i quali è tornato ripetutamente a fare ricerca, con un intenso<br />

interesse <strong>per</strong> le tematiche teoriche legate al<strong>la</strong> contrapposizione tra tra<strong>di</strong>zione da una parte e<br />

trasformazione storica dall’altra, e <strong>per</strong> gli aspetti politici del<strong>la</strong> cultura, sia internamente al<strong>la</strong> società<br />

che ai livelli nazionale e globale. Una partico<strong>la</strong>rità dei Kwaio rispetto alle situazioni più miste che<br />

sono comuni altrove in Me<strong>la</strong>nesia, è che <strong>per</strong> motivi legati al<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> colonizzazione <strong>di</strong><br />

Ma<strong>la</strong>ita, si sono <strong>di</strong>fferenziati i gruppi <strong>di</strong> Kwaio cristianizzati, che si sono stabiliti <strong>per</strong>lopiù in<br />

vil<strong>la</strong>ggi sviluppati attorno alle missioni sul<strong>la</strong> costa, e gruppi <strong>di</strong> Kwaio tra<strong>di</strong>zionalisti, che hanno<br />

rifiutato e si sono attivamente opposti all’ingerenza dei missionari e sono rimasti a vivere in piccoli<br />

vil<strong>la</strong>ggi dell’interno dell’iso<strong>la</strong>.<br />

Questo non significa che <strong>la</strong> cultura dei Kwaio tra<strong>di</strong>zionalisti non sia stata influenzata dal contatto<br />

con <strong>la</strong> religione e le strutture politiche coloniali, anzi il fatto stesso <strong>di</strong> dover o<strong>per</strong>are una scelta, e <strong>di</strong><br />

definire <strong>la</strong> propria identità tra<strong>di</strong>zionale in opposizione a quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> chi si è <strong>la</strong>sciato convertire<br />

115


comporta una presa <strong>di</strong> coscienza del<strong>la</strong> propria cosmologia e dell’esistenza <strong>di</strong> alternative, da un <strong>la</strong>to,<br />

e l’evolvere <strong>di</strong> una ideologia del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione come atto identitario e <strong>di</strong> resistenza politica.<br />

Keesing descrive il sistema religioso e <strong>la</strong> struttura sociale dei Kwaio tra<strong>di</strong>zionalisti facendo<br />

risaltare le re<strong>la</strong>zioni sistematiche tra le due sfere culturali. Come abbiamo visto in precedenza i<br />

Kwaio sono organizzati in piccoli gruppi composti dai <strong>di</strong>scendenti agnatici e cognatici degli<br />

antenati fondatori del territorio su cui vivono.<br />

La cosmologia Kwaio colloca il mondo degli uomini in una posizione interme<strong>di</strong>a tra il reame del<br />

sacro, dominato dagli antenati e da cui le donne sono escluse, e <strong>la</strong> sua immagine specu<strong>la</strong>re, un<br />

mondo in cui sono i poteri delle donne, <strong>per</strong>icolosi <strong>per</strong> gli uomini, a dominare.<br />

I legami tra gli uomini ed i loro antenati sono molteplici, <strong>per</strong> gli osservatori occidentali è <strong>di</strong>fficile<br />

comprendere le realtà soggettive del vivere in un mondo dominato dagli antenati. Per chi lo fa gli<br />

antenati non sono una parte separata del<strong>la</strong> realtà quoti<strong>di</strong>ana, ma attori sociali, anche se invisibili,<br />

nel<strong>la</strong> vita del<strong>la</strong> comunità. In questo senso sarebbe più coerente considerare i lignaggi come<br />

composti da membri sia vivi che morti. I Kwaio credono che il loro mondo sia dominato dagli<br />

spiriti ancestrali, adalo, i quali sono invisibili e <strong>di</strong>ffusi “come il vento”, e comunicano coi vivi. Le<br />

ombre dei vivi e gli spiriti comunicano in sogno; gli spiriti degli antenati comunicano il proprio<br />

<strong>di</strong>spiacere causando ma<strong>la</strong>ttie o <strong>di</strong>sgrazie; e gli officianti religiosi par<strong>la</strong>no con essi <strong>per</strong> conto del loro<br />

gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza.<br />

I luoghi attorno ai quali avviene questa comunicazione tra i vivi e i morti sono le case degli uomini<br />

e santuari, cioè dei boschetti in cui sono custo<strong>di</strong>te delle pietre sacrificali, sono partico<strong>la</strong>rmente sacri.<br />

Qui i ragazzi e gli uomini del gruppo, oltre ad altri <strong>di</strong>scendenti dei fondatori si riuniscono <strong>per</strong><br />

consumare <strong>la</strong> comunione sacrificale.<br />

Ogni adulto, uomo o donna, dopo il decesso, è tramutato in antenato, come spirito. Gli adalo si<br />

<strong>di</strong>stinguono in “minori” e “importanti”. Gli adalo minori sono gli spiriti <strong>di</strong> coloro che uno ha<br />

conosciuto in vita - parenti vicini nel<strong>la</strong> generazione dei genitori e dei nonni; le loro attività incidono<br />

solo sul<strong>la</strong> vita dei parenti in vita più vicini. Antenati importanti sono coloro che sono cresciuti in<br />

importanza attraverso le generazioni, <strong>la</strong> maggior parte risultano essere del<strong>la</strong> sesta o settima<br />

generazione precedente a quel<strong>la</strong> del loro <strong>di</strong>scendente più anziano ancora in vita. Certe volte gli<br />

adalo minori fanno da tramiti tra gli umani viventi e gli spiriti più importanti. Come tra i vivi ci<br />

sono adalo più o meno prestigiosi, più o meno “gran<strong>di</strong>”. In pratica esiste una categoria <strong>di</strong> adalo<br />

dalle generazioni precedenti che non sono considerati partico<strong>la</strong>rmente potenti o <strong>per</strong>icolosi, e ai quali<br />

non sono offerti sacrifici specifici, che esistono in una sorta <strong>di</strong> limbo. Questa organizzazione tra gli<br />

adalo è paralle<strong>la</strong> al<strong>la</strong> struttura sociale dei vivi. Ogni gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenti ha generalmente due o<br />

tre antenati potenti ai quali il sacerdote sacrifica dei maiali, normalmente uno <strong>di</strong> questi antenati è<br />

considerato avere poteri maggiori degli altri del suo gruppo, corrisponde quin<strong>di</strong> al<strong>la</strong> figura del big<br />

man. Quando un maiale è sacrificato in onore <strong>di</strong> un antenato principale, si considera che <strong>la</strong> sua<br />

carne sia <strong>di</strong>stribuita da questo a tutti gli antenati del gruppo. Anche se è possibile pensare al gruppo<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza degli antenati come a una proiezione nel su<strong>per</strong>naturale del<strong>la</strong> struttura sociale, è<br />

culturalmente più sensato considerare il gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza come un’unica corporazione<br />

<strong>per</strong>petua, che include sia i vivi che i loro antenati, Così come i vivi sono frammentati in numerosi<br />

gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza basati in località specifiche, anche i culti ancestrali sono circoscritti e basati<br />

in località limitate. Gli spiriti ancestrali si preoccupano solo dei propri <strong>di</strong>scendenti e i viventi si<br />

occupano solo dei propri antenati. La preoccupazione degli antenati <strong>per</strong> gli affari dei propri<br />

<strong>di</strong>scendenti ha due facce: essi sostengono e proteggono i vivi quando vedono che vi sono maiali<br />

sacrificati <strong>per</strong> loro, quando le procedure rituali sono seguite scrupolosamente, e quando i viventi<br />

seguono le rigide regole necessarie <strong>per</strong> contenere entro i propri limiti i poteri potenzialmente<br />

contaminanti delle donne.<br />

Le re<strong>la</strong>zioni tra i vivi ed i morti riflettono ed esprimono le strutture del<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> Kwaio. In<strong>di</strong>vidui<br />

appartengono a numerose categorie <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza cognatica, definite dal<strong>la</strong> comune <strong>di</strong>scendenza da<br />

un antenato fondatore. Sono questi antenati più antichi a conferire i poteri <strong>per</strong> lottare, rubare,<br />

coltivare, organizzare feste cerimoniali, e riuscire in tutte le attività terrene. Quando i membri<br />

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maschi <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza partecipano insieme ad un sacrificio <strong>per</strong> <strong>la</strong> purificazione,<br />

possono partecipare anche i <strong>di</strong>scendenti cognatici che sono principalmente affiliati ad altri gruppi.<br />

Le donne sono sempre escluse da tutte queste attività rituali che mettono in comunicazione il<br />

mondo dei vivi con quello degli antenati. Il motivo <strong>per</strong> questa esclusione è che il corpo femminile è<br />

potenzialmente contaminante. L’atto <strong>di</strong> urinare o defecare in una donna sono contaminanti, le<br />

mestruazioni lo sono ancora <strong>di</strong> più, e <strong>la</strong> cosa più contaminante <strong>di</strong> tutte è il parto. La causa più<br />

comunemente attribuita in questa cultura <strong>per</strong> ma<strong>la</strong>ttia, morte, o <strong>di</strong>sgrazie, è una vio<strong>la</strong>zione da parte<br />

<strong>di</strong> una donna dei rigi<strong>di</strong> tabù imposti <strong>per</strong> prevenire <strong>la</strong> contaminazione.<br />

Le maggiori preoccupazioni rituali dei Kwaio servono a mantenere i reami sacri e contaminanti ben<br />

demarcati e separati da quello or<strong>di</strong>nario in cui si coltiva l’orto, si mangia, si par<strong>la</strong> e si dorme. La<br />

separazione <strong>di</strong> queste categorie è centrale nelle attività rituali dei Kwaio, <strong>per</strong> cui uomini e donne<br />

devono usare stoviglie separate <strong>per</strong> mangiare e bere, eccetera. Il modello simbolico che si può<br />

rappresentare con una serie <strong>di</strong> opposizioni binarie in cui gli elementi si specchiano reciprocamente:<br />

DONNA:UOMO<br />

CONTAMINATO:SACRO<br />

SOTTO: SOPRA<br />

Lo stesso modello simbolico è riprodotto nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>visione dello spazio <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio Kwaio.<br />

Al margine su<strong>per</strong>iore del<strong>la</strong> radura c’è <strong>la</strong> casa degli uomini, considerata sacra e quin<strong>di</strong> vietata alle<br />

donne, in cui gli uomini dormono e mangiano. Al margine inferiore c’è <strong>la</strong> casa mestruale,<br />

contaminata, e vietata agli uomini. Nel centro del<strong>la</strong> radura, <strong>la</strong> parte più neutrale, ci sono delle<br />

abitazioni domestiche, ma anche all’interno <strong>di</strong> queste si riproduce <strong>la</strong> <strong>di</strong>visione degli spazi; <strong>la</strong> parte<br />

del<strong>la</strong> casa più a monte (dal foco<strong>la</strong>re) è riservata agli uomini, <strong>la</strong> parte a valle può essere con<strong>di</strong>visa da<br />

uomini e donne. Una linea invisibile <strong>di</strong>vide <strong>la</strong> radura del vil<strong>la</strong>ggio, <strong>la</strong> parte più a monte è<br />

prevalentemente occupata dagli uomini, anche se pragmaticamente , gli uomini <strong>per</strong>mettono alle<br />

donne <strong>di</strong> arrivare fino ai margini del<strong>la</strong> casa degli uomini <strong>per</strong> pulire <strong>la</strong> radura e portate legna. Gli<br />

uomini si possono muovere liberamente tra le abitazioni domestiche e <strong>la</strong> casa degli uomini; le<br />

donne, <strong>di</strong> riflesso hanno libertà <strong>di</strong> movimento in tutto lo spazio tra l’abitazione domestica e <strong>la</strong> casa<br />

mestruale.<br />

Ma le transizioni da un’area del vil<strong>la</strong>ggio ad un'altra avvengono con caute<strong>la</strong>. Una donna deve<br />

<strong>la</strong>sciare <strong>la</strong> pipa e <strong>la</strong> sua sporta prima <strong>di</strong> entrare nell’area contaminata del<strong>la</strong> casa mestruale. Se porta<br />

<strong>la</strong> legna dall’abitazione al<strong>la</strong> casa mestruale deve accendere un legno interme<strong>di</strong>o prima <strong>di</strong> accendere<br />

il fuoco nel<strong>la</strong> casa contaminata. Se un uomo ha partecipato ad un sacrificio ed è quin<strong>di</strong> in uno stato<br />

sacro, o una donna è contaminata dalle mestruazioni, i riti <strong>di</strong> desacrazione o <strong>di</strong> purificazione<br />

necessari <strong>per</strong> passare da un reame all’altro sono più drastici.<br />

Questo modo <strong>di</strong> rispecchiare il sacro ed il contaminato è molto chiaro nell’attività maschile più<br />

sacra, il sacrificio <strong>di</strong> un maiale tramite <strong>la</strong> cremazione, e quel<strong>la</strong> femminile più contaminante, il parto.<br />

Quando una donna deve partorire si ritira in una capanna nel<strong>la</strong> foresta, a valle del<strong>la</strong> casa mestruale,<br />

dov’è assistita da una ragazzina. Mentre il sacerdote che fa un sacrificio si ritira nel<strong>la</strong> casa degli<br />

uomini vicino al santuario, e si mette a letto, dove è accu<strong>di</strong>to da un ragazzino.<br />

Cristianesimo tra i Kwara’ae<br />

Le Salomone, come il resto del Pacifico, sono state terreno <strong>di</strong> un’intensa storia missionaria da parte<br />

delle chiese cristiane, fin dall’inizio dell’influenza coloniale. Ben Burt ha stu<strong>di</strong>ato questo processo<br />

storico presso i Kwara’ae <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>ita, abitanti <strong>di</strong> un’area confinante con quel<strong>la</strong> dei Kwaio stu<strong>di</strong>ati da<br />

Keesing (1992). Burt ha trovato che, come tra i Kwaio, i Kwara’ae Cristiani vivono in vil<strong>la</strong>ggi<br />

separati dai Tra<strong>di</strong>zionalisti. Per Burt questo fenomeno si spiega con il carattere partico<strong>la</strong>rmente<br />

fondamentalista del<strong>la</strong> missione (South Sea Evangelical Mission) che o<strong>per</strong>a in questa zona; egli<br />

117


osserva anche che gli stessi valori del<strong>la</strong> religione tra<strong>di</strong>zionale Kwara’ae si riflettono anche<br />

nell’opposizione al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione così come formu<strong>la</strong>ta dai convertiti (Burt 1994:14).<br />

I Kwara’ae vivono nell’interno <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>ita, e sono <strong>di</strong>visi in c<strong>la</strong>n con lunghe genealogie, si<br />

conoscono tutti gli antenati fino a <strong>di</strong>eci o venti generazioni ad<strong>di</strong>etro, principalmente nel<strong>la</strong> linea<br />

maschile. I legami con gli antenati servono a convalidare le pretese <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti sul<strong>la</strong> terra.<br />

Un sistema e<strong>la</strong>borato <strong>di</strong> tabù serve a tute<strong>la</strong>re certi valori e alcune re<strong>la</strong>zioni partico<strong>la</strong>ri. Esistono<br />

regole <strong>di</strong> separazione tra uomini e donne. I Kwara’ae cristianizzati descrivono le loro usanze<br />

tra<strong>di</strong>zionali come i Dieci Comandamenti del Vecchio Testamento. Secondo Burt il sistema <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieti<br />

tra<strong>di</strong>zionali serviva anche a proteggere il ruolo dominante degli uomini, cioè sia <strong>la</strong> loro su<strong>per</strong>iorità<br />

in ambito rituale che <strong>la</strong> loro autorità politica nel<strong>la</strong> società tra<strong>di</strong>zionale. Gli uomini prominenti nel<strong>la</strong><br />

società, cioè che aiutano e supportano gli altri soprattutto attraverso <strong>la</strong> sponsorizzazione <strong>di</strong> feste, si<br />

guadagnano una posizione <strong>di</strong> importanza nel<strong>la</strong> comunità. Shell money cioè <strong>di</strong>schetti <strong>di</strong> conchiglia<br />

infi<strong>la</strong>ti su uno spago sono utilizzati sia come prezzo <strong>per</strong> <strong>la</strong> sposa che <strong>per</strong> compensare i famigliari <strong>di</strong><br />

<strong>per</strong>sone uccise, pena <strong>la</strong> vendetta.<br />

Le pratiche religiose in<strong>di</strong>gene erano soprattutto incentrate sul mantenimento <strong>di</strong> buone re<strong>la</strong>zioni con<br />

gli spiriti <strong>per</strong> evitare le <strong>di</strong>sgrazie ed assicurarsi il successo. Gli spiriti possono assicurarlo se gli<br />

umani gli sono “fedeli” e gli offrono sacrifici. Nonostante <strong>la</strong> <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> status e <strong>la</strong> separazione<br />

vigente tra uomini e donne, gli spiriti sia maschili che femminili sono importanti, gli spiriti delle<br />

donne hanno poteri legati al<strong>la</strong> promozione del<strong>la</strong> crescita degli esseri viventi, oltre al potere <strong>di</strong><br />

portare <strong>la</strong> calma una qualità espressa come “rinfrescare”. Sacerdoti specializzati si prendono cura<br />

dei santuari costruiti <strong>per</strong> gli spiriti ancestrali e <strong>di</strong>rigono i preparativi <strong>per</strong> i festival durante i quali i<br />

maiali vengono sacrificati nei luoghi dove sono custo<strong>di</strong>te le reliquie ancestrali. I sacerdoti possono<br />

utilizzare il potere degli spiriti <strong>per</strong> uccidere i trasgressori, mentre alcuni in<strong>di</strong>vidui usano i poteri<br />

del<strong>la</strong> stregoneria <strong>per</strong> i loro scopi in<strong>di</strong>viduali, causando ma<strong>la</strong>ttie o <strong>di</strong>sgrazie ai propri nemici. Il<br />

timore del<strong>la</strong> stregoneria continua ad esercitare un forte potere sui Kwara’ae nonostante il fatto che<br />

quasi tutti siano convertiti ad una delle fe<strong>di</strong> cristiane.<br />

Il Cristianesimo Anglicano fu introdotto inizialmente dagli iso<strong>la</strong>ni che erano stati reclutati <strong>per</strong><br />

<strong>la</strong>vorare nelle piantagioni del Queens<strong>la</strong>nd, Australia e che facevano ritorno nei primi anni del 1900.<br />

Il ritorno <strong>di</strong> questi iso<strong>la</strong>ni convertiti risultò nel<strong>la</strong> separazione tra tra<strong>di</strong>zionalisti e cristiani, entrambi i<br />

gruppi cercavano <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere <strong>la</strong> propria purezza dal<strong>la</strong> contaminazione degli altri (Burt 1994: 121).<br />

Come <strong>per</strong> i Kwaio questo è un importante motivo storico <strong>per</strong> il separatismo che <strong>per</strong>dura ancora tra<br />

le due parti del<strong>la</strong> comunità. Il successo dei Kwara’ae cristiani crebbe con il supporto da parte del<br />

governo coloniale britannico, che proteggeva le comunità costiere <strong>di</strong> convertiti contro le incursioni<br />

dei Kwara’ae del<strong>la</strong> foresta. Il District Officer Bell, che fu poi ucciso da un capo guerriero Kwara’ae,<br />

contribuì moltissimo al<strong>la</strong> pacificazione delle zone interne dell’iso<strong>la</strong> dopo il 1915.<br />

I Kwara’ae contemporanei spiegano <strong>la</strong> conversione che avvenne intorno a quel <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong>cendo che<br />

i sacrifici tra<strong>di</strong>zionali comportavano troppi sforzi e comunque gli spiriti non potevano veramente<br />

aiutarli o prevenire le ma<strong>la</strong>ttie e altre <strong>di</strong>sgrazie. Citano l’idea che Gesù era già stato sacrificato, e<br />

quin<strong>di</strong> non c’era più bisogno <strong>di</strong> sacrificare i maiali. Leggendo tra le righe si può notare l’effetto del<br />

controllo coloniale, attraverso il quale gli in<strong>di</strong>geni si confrontavano con poteri che non si curavano<br />

dei loro spiriti ancestrali e apparentemente potevano agire impunemente col supporto del Dio<br />

cristiano. Un ruolo importante in questo processo <strong>di</strong> conversione lo ebbero sicuramente <strong>la</strong><br />

soppressione delle faide da un <strong>la</strong>to, e <strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> epidemie dall’altro.<br />

I missionari del<strong>la</strong> South Seas Evangelical Mission (SSEM) in questa situazione storica<br />

cominciarono ad offrire assistenza me<strong>di</strong>ca e a promettere “una nuova vita” , offerta che venne<br />

interpretata dai Kwara’ae come protezione contro le <strong>di</strong>sgrazie. L’acqua <strong>di</strong> cocco sacrificale era<br />

utilizzata <strong>per</strong> “<strong>la</strong>vare” i convertiti ed iniziarli al<strong>la</strong> “nuova vita”. Si pensava che quest’azione avesse<br />

un effetto rinfrescante, calmante, come quello degli spiriti femminili del<strong>la</strong> religione tra<strong>di</strong>zionale.<br />

Secondo Burt questo collegamento fu facilitato dal ruolo importante delle donne nel<strong>la</strong> missione in<br />

questione. Ad ogni modo assistiamo ad un capovolgimento delle pratiche legate ai tabù originali. Il<br />

Cristianesimo infranse i vecchi tabù sugli uomini, ma contemporaneamente introdusse nuove<br />

118


egole “femminili” che, <strong>per</strong>ò, traevano anch’esse significato localmente dal<strong>la</strong> religione in<strong>di</strong>gena. La<br />

SSEM propagava i suoi insegnamenti ed i nuovi rituali attraverso l’istituzione <strong>di</strong> “scuole” nei<br />

vil<strong>la</strong>ggi che producevano convertiti.<br />

Gli evangelisti cristiani cominciarono anche a proibire i festival tra<strong>di</strong>zionali, legati ai sacrifici dei<br />

maiali, e <strong>per</strong>mettevano soltanto <strong>la</strong> partecipazione a festività organizzate dal<strong>la</strong> chiesa. Insegnanti<br />

religiosi locali presero il posto dei missionari espatriati, e <strong>di</strong>vennero un nuovo tipo <strong>di</strong> leader locale<br />

(come i pastori nelle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea e in gran parte del<strong>la</strong> Polinesia). Questi leader<br />

erano anche <strong>di</strong>sposti a resistere l’amministrazione coloniale seco<strong>la</strong>re, e contribuirono al<strong>la</strong> <strong>di</strong>ffusione<br />

del movimento Maasina Rule nato dopo gli sconvolgimenti portati dal<strong>la</strong> Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale.<br />

Il contatto con le truppe americane e con <strong>la</strong> loro apparente generosità causò un senso <strong>di</strong><br />

insod<strong>di</strong>sfazione del<strong>la</strong> gente con gli inglesi che li amministravano. La resistenza al controllo<br />

coloniale inglese si <strong>di</strong>ffuse tramite le reti dell’SSEM, che contribuì all’allestimenti <strong>di</strong> nuove “città”<br />

in cui gli iso<strong>la</strong>ni potevano organizzarsi in attesa <strong>di</strong> ulteriori cambiamenti. Contemporaneamente il<br />

movimento ingiungeva ai seguaci un ritorno al kastom tra<strong>di</strong>zionale, come modello <strong>di</strong> vita sociale<br />

comunitaria, che <strong>di</strong>venne un simbolo dell’autonomia <strong>di</strong> Ma<strong>la</strong>ita. La SSEM appoggiò <strong>la</strong> spinta<br />

autonomista dei Ma<strong>la</strong>itani che, eventualmente, presero controllo del<strong>la</strong> propria chiesa. Da allora,<br />

come tra i Kwaio, i Kwara’ae si sono imbarcati in un progetto <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficare il kastom tra<strong>di</strong>zionale<br />

<strong>per</strong> verificare fino a che punto fosse compatibile col cristianesimo, e <strong>per</strong> produrre le genealogie<br />

ufficiali dei c<strong>la</strong>n. Questi processi <strong>di</strong> co<strong>di</strong>ficazione scritta <strong>di</strong> sa<strong>per</strong>i trasmessi oralmente suscitano<br />

intensi <strong>di</strong>battiti e sono al centro <strong>di</strong> movimentate azioni politiche. Si può vedere in questi sviluppi<br />

storici <strong>la</strong> genesi <strong>di</strong> una mentalità <strong>di</strong> “gruppo etnico”, forgiato come spesso accade, nel contesto <strong>di</strong><br />

politiche a livello nazionale. La categoria <strong>di</strong> “capi tribali” fu creata in questo contesto nel 1975.<br />

Questi capi attivisti svilupparono un modello <strong>di</strong> organizzazione politica tra<strong>di</strong>zionale basata sul<br />

sistema politico e rituale pre-cristiano, ma adattato <strong>per</strong> assolvere a funzioni <strong>di</strong> gruppo <strong>di</strong> pressione<br />

nel contesto del sistema politico statale che si sta sviluppando (Burt 1994:215). E’ interessante<br />

notare che l’influenza al<strong>la</strong>rgata dei capi nel<strong>la</strong> situazione post-coloniale è, come nelle Figi,<br />

un’innovazione basata sulle strutture organizzative coloniali. Le chiese acconsentirono a questo<br />

nuovo or<strong>di</strong>ne offrendo bene<strong>di</strong>zioni <strong>per</strong> i capi a festival tenuti <strong>per</strong> <strong>di</strong>scutere <strong>la</strong> “tra<strong>di</strong>zione”. Alcuni<br />

antropologi hanno coniato il termine neo-tra<strong>di</strong>zionale <strong>per</strong> questo tipo <strong>di</strong> organizzazione. I gruppi<br />

locali contemporanei, strutturati dall’appartenenza ad una chiesa del<strong>la</strong> SSEC (South Seas<br />

Evangelical Church, come si chiama ora) sono basati sull’appartenenza ai vil<strong>la</strong>ggi, non più su quel<strong>la</strong><br />

basata sul<strong>la</strong> comune <strong>di</strong>scendenza dei c<strong>la</strong>n. Ma gli stessi vil<strong>la</strong>ggi sono il risultato<br />

dell’amalgamazione tra <strong>di</strong>versi c<strong>la</strong>n scaturita dalle attività dei missionari e del movimento Maasina<br />

Rule.<br />

Le strutture dell’SSEC come organizzazione spirituale hanno <strong>la</strong>rgamente rimpiazzato gli spiriti<br />

ancestrali e i loro santuari. I pastori hanno rimpiazzato i sacerdoti tra<strong>di</strong>zionali e, come questi ultimi<br />

erano i tenutari del<strong>la</strong> conoscenza del kastom, ora custo<strong>di</strong>scono <strong>la</strong> conoscenza rituale legata al<strong>la</strong><br />

Bibbia. L’SSEC incoraggia anche sogni, visioni e possessioni spirituali (Burt 1994: 240), lo Spirito<br />

Santo è considerato ispiratore <strong>di</strong> cambiamenti nei posseduti, secondo Burt questo aspetto <strong>di</strong> vitalità<br />

del<strong>la</strong> chiesa è un’elemento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>genizzazione. Quin<strong>di</strong> alcuni aspetti del<strong>la</strong> religione tra<strong>di</strong>zionale<br />

sono stati incorporati nel<strong>la</strong> versione Kwara’ae <strong>di</strong> cristianesimo: in partico<strong>la</strong>re le regole associate ai<br />

tabù e <strong>la</strong> pratica <strong>di</strong> creare una re<strong>la</strong>zione spirituale con Gesù Cristo, come nel<strong>la</strong> religione tra<strong>di</strong>zionale<br />

si sacrificavano i maiali <strong>per</strong> forgiare re<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong>sonali con gli spiriti.<br />

119


NUOVA CALEDONIA<br />

La Nuova Caledonia si trova ad est dell’Australia, e consiste <strong>di</strong> una grossa iso<strong>la</strong> principale, La<br />

Grande Terre, <strong>di</strong> 400 chilometri <strong>di</strong> lunghezza, dell’arcipe<strong>la</strong>go delle isole del<strong>la</strong> Lealtà ad est, e <strong>di</strong><br />

numerosi piccoli isolotti e atolli scarsamente popo<strong>la</strong>ti. A metà del <strong>di</strong>ciannovesimo secolo vi si erano<br />

inse<strong>di</strong>ati coloni sia francesi che inglesi, ma <strong>di</strong>venne un posse<strong>di</strong>mento francese nel 1853. La Nuova<br />

Caledonia è tuttora un Territorio d’Oltremare del<strong>la</strong> Francia.<br />

Geografia<br />

La Grande Terre è un’iso<strong>la</strong> lunga e stretta, <strong>di</strong>visa da una catena <strong>di</strong> montagne centrale. La cima delle<br />

montagne è co<strong>per</strong>ta da una fitta e umida foresta tropicale, <strong>la</strong> costa est è fertile e re<strong>la</strong>tivamente meno<br />

sfruttata <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> occidentale che, essendo protetta dal<strong>la</strong> pioggia, è più secca, oltre ad esser stata più<br />

danneggiata dalle miniere e dagli allevamenti <strong>di</strong> bestiame. Le isole sono al limite dei tropici, ci<br />

sono poche variazioni climatiche, con un leggero aumento dell’umi<strong>di</strong>tà da novembre ad aprile, e<br />

tem<strong>per</strong>ature moderate tutto l’anno. La stagione dei cicloni è da <strong>di</strong>cembre a marzo.<br />

La grande ricchezza del<strong>la</strong> Nuova Caledonia sta nel sottosuolo, possiede circa il 25 % delle risorse<br />

mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> nichel. In contrasto solo una picco<strong>la</strong> porzione del territorio è adatto a coltivazioni<br />

agricole commerciali, <strong>di</strong> conseguenza, il 20% dell’importazione è <strong>di</strong> cibo; considerando questo dato<br />

è importante notare l’alta <strong>per</strong>centuale <strong>di</strong> abitanti <strong>di</strong> origine europea, <strong>per</strong> i quali l’importazione <strong>di</strong><br />

cibi esteri è sicuramente più importante che <strong>per</strong> le popo<strong>la</strong>zioni in<strong>di</strong>gene. L’economia locale è anche<br />

sostenuta dal turismo, dal<strong>la</strong> pesca e dal supporto finanziario del<strong>la</strong> Francia (40%).<br />

Popo<strong>la</strong>zione<br />

La popo<strong>la</strong>zione stimata <strong>per</strong> <strong>la</strong> Nuova Caledonia nel 2003 era <strong>di</strong> 210,798 abitanti, <strong>di</strong> cui solo 42%<br />

me<strong>la</strong>nesiani, il 37,1% europei, l’8,4% dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Wallis, il 3,8% polinesiani, e il 5% asiatici. Le<br />

religioni <strong>di</strong>chiarate sono il cattolicesimo (60%) ed il protestantesimo (30%). La lingua ufficiale è il<br />

francese. Esistono oltre trenta lingue in<strong>di</strong>gene, ma a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> altre nazioni del Pacifico<br />

Occidentale, non si è sviluppata nessuna lingua franca in<strong>di</strong>gena. Il territorio del<strong>la</strong> Nuova Caledonia<br />

è <strong>di</strong>viso in tre province amministrative: La Grande Terre è <strong>di</strong>visa in Nord e Sud, <strong>la</strong> terza provincia è<br />

costituita dalle Iles Loyaute.<br />

Storia<br />

Come gli altri arcipe<strong>la</strong>ghi del Pacifico <strong>la</strong> Nuova Caledonia è stata colonizzata dai navigatori<br />

Austronesiani. Questi antichi abitanti hanno dato origine, nel corso del tempo, a trentasette gruppi<br />

linguistici <strong>di</strong>stinti. Costruirono delle fortificazioni in pietra nelle aree dove <strong>la</strong> competizione <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />

terra coltivabile era probabilmente più acuta: gli altipiani asciutti e calcarei, sull’iso<strong>la</strong> principale<br />

svilupparono delle terrazze irrigate <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione del taro, e <strong>la</strong> coltivazione degli ignami in<br />

cumuli <strong>di</strong> terra. Le tracce <strong>la</strong>sciate da queste coltivazioni fanno supporre che in tempi preistorici ci<br />

sia stata una forte crescita demografica, accompagnata dallo sviluppo <strong>di</strong> strutture socio-politiche<br />

legate al<strong>la</strong> figura dei capi, seguita da un col<strong>la</strong>sso demografico nei primi anni <strong>di</strong> contatto con gli<br />

europei, dovuto all’introduzione <strong>di</strong> nuove ma<strong>la</strong>ttie infettive e dal caos portato dai coloni<br />

all’organizzazione agrico<strong>la</strong> in<strong>di</strong>gena (Kirch 2000: 155).<br />

L’esploratore inglese James Cook avvistò <strong>la</strong> Grande Terre nel 1774, durante <strong>la</strong> sua seconda<br />

spe<strong>di</strong>zione in cerca del<strong>la</strong> Terra Australis, e <strong>la</strong> battezzò ”New Caledonia” <strong>per</strong>ché gli ricordava <strong>la</strong><br />

regione dei monti scozzesi che i Romani avevano chiamato Caledonia (ironia dei nomi coloniali!).<br />

Nel 1788 Luigi XVI mandò il Compte de <strong>la</strong> Pérouse a cercare le isole, ma <strong>la</strong> spe<strong>di</strong>zione finì con un<br />

ciclone alle Vanuatu. Tre anni più tar<strong>di</strong> l’Ammiraglio Bruny D’Entrecasteaux fu incaricato <strong>di</strong><br />

cercarle. Con alcuni uomini l’ammiraglio impiegò un mese <strong>per</strong> attraversare La Grande Terre a<br />

pie<strong>di</strong>. Seguirono balenieri inglesi ed americani, che nel 1840 costruirono una stazione <strong>per</strong><br />

120


l’estrazione dell’olio sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Lifou, nelle Isole del<strong>la</strong> Lealtà. Arrivarono anche mercanti <strong>di</strong><br />

sandalo e <strong>di</strong> cetrioli <strong>di</strong> mare. Dagli ultimi anni del secolo cominciarono a passare <strong>per</strong> le isole del<strong>la</strong><br />

Nuova Caledonia anche i “B<strong>la</strong>ckbirders”, cioè i reclutatori <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori <strong>per</strong> le piantagioni delle Fiji<br />

e del Queens<strong>la</strong>nd in Australia. Tutti questi <strong>per</strong>sonaggi portarono nuove ma<strong>la</strong>ttie infettive e veneree,<br />

introdussero le armi da fuoco e precipitarono numerosi combattimenti feroci. Anche i missionari<br />

cristiani contribuirono al<strong>la</strong> violenza <strong>di</strong> quegli anni: i protestanti inglesi del<strong>la</strong> London Missionary<br />

Society ed i cattolici francesi si contendevano i convertiti e causarono delle guerre tra gruppi<br />

in<strong>di</strong>geni rivali. Inoltre i missionari pensavano <strong>di</strong> aver acquistato <strong>la</strong> terra delle missioni dagli abitanti<br />

originali i quali, invece, pensavano <strong>di</strong> aver so<strong>la</strong>mente concesso ai nuovi arrivati il <strong>per</strong>messo <strong>di</strong><br />

risiedervi temporaneamente. Questo genere <strong>di</strong> malintesi risultò in ulteriori conflitti. I militari<br />

francesi furono mandati a calmare <strong>la</strong> situazione e <strong>per</strong> proteggere i missionari. Napoleone III<br />

<strong>di</strong>chiarò l’annessione del<strong>la</strong> Grande Terre al<strong>la</strong> Francia nel 1853, anche <strong>per</strong> prevenire una simile<br />

azione da parte dell’Inghilterra.<br />

Mentre <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione in<strong>di</strong>gena era messa a dura prova dalle ma<strong>la</strong>ttie introdotte dagli europei e<br />

dalle incursioni dei “b<strong>la</strong>ckbirders”, <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione francese sul<strong>la</strong> Grande Terre aumentò<br />

notevolmente dal 1864, con l’arrivo dei deportati francesi, sia criminali comuni che detenuti<br />

politici, destinati al<strong>la</strong> colonia penale sul<strong>la</strong> Grande Terre. I deportati erano utilizzati <strong>per</strong> costruire<br />

chiese e strade e, una volta scontata <strong>la</strong> pena, erano incoraggiati a rimanere nel<strong>la</strong> colonia. L’a<strong>per</strong>tura<br />

del<strong>la</strong> prima miniera <strong>di</strong> nichel nel 1864 determinò l’arrivo sul<strong>la</strong> Grande Terre <strong>di</strong> <strong>la</strong>voratori asiatici.<br />

Altri coloni, liberi, arrivavano dal<strong>la</strong> Francia e cominciarono a occupare <strong>la</strong> terra <strong>per</strong> allevare bovini,<br />

<strong>di</strong>struggendo i terrazzamenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> coltivazione del taro. Le tensioni causate da questa massiccia<br />

occupazione sfociarono nel 1878 in una rivolta degli in<strong>di</strong>geni che durò sette mesi e portò <strong>la</strong> morte <strong>di</strong><br />

200 francesi e 1200 me<strong>la</strong>nesiani. La rivolta fu repressa duramente dai francesi che utilizzarono a<br />

loro vantaggio le rivalità tra i <strong>di</strong>versi gruppi locali, alcuni dei quali a loro volta si allearono agli<br />

europei <strong>per</strong> ottenere vantaggi militari e protezione dalle incursioni <strong>di</strong> nemici me<strong>la</strong>nesiani. Il risultato<br />

fu che gli in<strong>di</strong>geni furono esclusi dallo statuto legale francese, e segregati in riserve che<br />

comprendevano solo l’11% del territorio.<br />

La dura politica coloniale dei francesi ebbe gravi conseguenze, non solo a livello sociale e culturale,<br />

ma anche <strong>per</strong> <strong>la</strong> sopravvivenza stessa dei me<strong>la</strong>nesiani in Nuova Caledonia. Si stima che fossero più<br />

<strong>di</strong> 100,000 prima che arrivassero i coloni, mentre nel 1927 erano soltanto 26,000.<br />

Numerosi in<strong>di</strong>geni furono reclutati dall’esercito francese in occasione delle due guerre mon<strong>di</strong>ali.<br />

Durante <strong>la</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale fu costruita una base americana sul<strong>la</strong> Grande Terre, che ospitò<br />

40,000 soldati americani. Come in altre basi americane del Pacifico, questa fu <strong>la</strong> prima volta in cui i<br />

<strong>la</strong>voratori in<strong>di</strong>geni furono retribuiti con un vero stipen<strong>di</strong>o, e in cui videro che tra bianchi e neri<br />

americani vigevano dei rapporti re<strong>la</strong>tivamente paritari.<br />

La lotta <strong>per</strong> l’in<strong>di</strong>pendenza<br />

I francesi adottarono il termine Canaques <strong>per</strong> gli abitanti in<strong>di</strong>geni del<strong>la</strong> Nuova Caledonia, le<br />

sfumature denigratorie associate al termine sono evidenti, tanto che in Papua Nuova Guinea <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> kanaka in Tok Pisin è <strong>di</strong>ventata un insulto usato <strong>per</strong> descrivere chi si comporta da<br />

“primitivo”. Invece in Nuova Caledonia il movimento in<strong>di</strong>pendentista moderno si è appropriato <strong>di</strong><br />

questo termine e usando un’ortografia me<strong>la</strong>nesiana, lo ha fatto proprio, sottolineando il fatto che<br />

l’identità culturale in<strong>di</strong>gena è basata proprio sul<strong>la</strong> comune es<strong>per</strong>ienza del regime coloniale.<br />

I Kanak del<strong>la</strong> Nuova Caledonia combattono una lotta doppia, da una parte <strong>la</strong> lotta <strong>per</strong> il<br />

riconoscimento dei <strong>di</strong>ritti alle popo<strong>la</strong>zioni autoctone, e dall’altro <strong>la</strong> lotta <strong>per</strong> il <strong>di</strong>ritto<br />

all’autodeterminazione delle popo<strong>la</strong>zioni colonizzate (Lekanak, 2001). © 2001 - PALIKA -<br />

Dopo <strong>la</strong> guerra i Kanak cominciarono ad avanzare richieste sia politiche che sociali. Chef<br />

Naisseline <strong>di</strong> Maré, preparò una <strong>di</strong>chiarazione dei <strong>di</strong>ritti dei nativi, in cui argomentava che siccome<br />

i Kanak avevano combattuto ed erano morti sotto <strong>la</strong> ban<strong>di</strong>era francese in entrambi i conflitti<br />

mon<strong>di</strong>ali, dovevano essergli attribuiti gli stessi <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni francesi.<br />

121


Nel 1946 lo status del<strong>la</strong> Nuova Caledonia fu cambiato da colonia a Territorio d’Oltremare, <strong>la</strong><br />

segregazione tra bianchi e Kanak fu abolita, e agli in<strong>di</strong>geni fu accordata <strong>la</strong> citta<strong>di</strong>nanza francese.<br />

Nel 1953 fondarono il primo partito politico, l’Union Calédonienne, e nel 1957 ottennero il <strong>di</strong>ritto<br />

<strong>di</strong> voto.<br />

Il boom del nichel degli anni 1960 risultò in una rapida crescita <strong>di</strong> Noumea, <strong>la</strong> capitale. Da un <strong>la</strong>to<br />

<strong>la</strong> promessa pros<strong>per</strong>ità stimolò il desiderio <strong>di</strong> una maggiore in<strong>di</strong>pendenza da un’amministrazione<br />

lontana da parte dei Caldoches (gli abitanti urbanizzati <strong>di</strong> origine francese), dall’altro aumentarono<br />

le richieste <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti sul<strong>la</strong> terra da parte dei Kanak. In quello stesso <strong>per</strong>iodo fecero ritorno in Nuova<br />

Caledonia i primi studenti che erano andati all’università in Francia, dove avevano assistito alle<br />

proteste studentesche del 1968. La coscienza politica e <strong>la</strong> spinta in<strong>di</strong>pendentista crescevano,<br />

stimo<strong>la</strong>te anche dal<strong>la</strong> conquista dell’in<strong>di</strong>pendenza <strong>di</strong> altre nazioni oceaniche negli anni 1970.<br />

L’in<strong>di</strong>pendenza e <strong>la</strong> restituzione del<strong>la</strong> terra ai Kanak erano due dei principali temi del<strong>la</strong> campagna<br />

elettorale del 1977, ma nel frattempo i Kanak erano <strong>di</strong>ventati una minoranza nel loro paese (tuttora<br />

il governo <strong>di</strong> Parigi incoraggia, con premi economici e sgravi fiscali, il trasferimento <strong>di</strong> funzionari<br />

statali, insegnanti, francesi nel territorio d’oltremare).<br />

Nel 1984 iniziarono due anni <strong>di</strong> caos generalizzato, conosciuti come “Les Evènements”, gli eventi.<br />

Disillusi con il governo socialista francese, che fece vuote promesse <strong>di</strong> riforma, alcuni partiti<br />

in<strong>di</strong>pendentisti formarono il FLNKS (Front de Libération National Kanak et Socialiste), con Jean-<br />

Marie Tjibau come leader. Il fronte <strong>di</strong> liberazione boicottò le elezioni territoriali del 1984, e<br />

cominciarono delle violente lotte <strong>di</strong> fazione tra i Caldoches ed i Kanak. Dopo l’uccisione <strong>di</strong> uno dei<br />

più ra<strong>di</strong>cali esponenti dell’FLNKS da parte <strong>di</strong> un gruppo paramilitare, i <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni si <strong>di</strong>ffusero in<br />

tutta <strong>la</strong> Nuova Caledonia. Il governo mandò i paracadutisti e <strong>di</strong>chiarò lo stato <strong>di</strong> emergenza <strong>per</strong> sei<br />

mesi.<br />

Seguirono ulteriori boicottaggi elettorali, uccisioni, e attentati <strong>di</strong>namitar<strong>di</strong> nel centro <strong>di</strong> Noumea.<br />

Nel 1986 le Nazioni Unite iscrissero <strong>la</strong> Nuova Caledonia sul<strong>la</strong> lista dei paesi da decolonizzare, un<br />

riconoscimento importante <strong>per</strong> il movimento <strong>per</strong> l’in<strong>di</strong>pendenza. Il governo francese interpretò<br />

questo atto formale come un’ ingerenza nei suoi affari interni e reagì con l’espulsione del Console<br />

Generale dell’Australia a Noumea, incolpato <strong>di</strong> aver avuto un ruolo <strong>di</strong> rilievo nel processo <strong>di</strong><br />

riconoscimento <strong>di</strong>plomatico.<br />

Nel 1988 fu firmato l’accordo <strong>di</strong> Matignon in cui si gettarono le basi <strong>per</strong> il riconoscimento dei<br />

<strong>di</strong>ritti delle popo<strong>la</strong>zioni autoctone a livello culturale, dell’insegnamento (<strong>per</strong> esempio delle lingue<br />

Kanak), del<strong>la</strong> proprietà del<strong>la</strong> terra, e del<strong>la</strong> rappresentazione istituzionale, tramite l’istituzione del<br />

conseil consultatif coutumier. Tjibau fu assassinato nel 1989 dai membri <strong>di</strong> una fazione kanak che<br />

pensavano che l’FLNKS li avesse svenduti nel fare degli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> pace col governo. Durante gli<br />

anni ’90 si è visto una <strong>di</strong>minuzione nel<strong>la</strong> violenza, e una ricerca <strong>di</strong> consenso verso l’in<strong>di</strong>pendenza<br />

negoziata. Nel 1998 c’è stato un referendum sull’in<strong>di</strong>pendenza che non è passato. Lo stato, l’RPCR<br />

(partito <strong>di</strong> maggioranza, rappresentante del<strong>la</strong> destra coloniale) e l’FLNKS negoziarono e firmarono<br />

l’Accordo <strong>di</strong> Nouméa, in cui si decise un processo progressivo ed irreversibile <strong>per</strong> portare <strong>la</strong> Nuova<br />

Caledonia al<strong>la</strong> piena sovranità nel giro <strong>di</strong> 15-20 anni, non prima del 2013; un altro referendum è<br />

programmato <strong>per</strong> il 2014. Come parte <strong>di</strong> questo processo gli esponenti in<strong>di</strong>geni auspicano <strong>la</strong><br />

costruzione <strong>di</strong> una citta<strong>di</strong>nanza basata sull’identità kanak. (Per approfon<strong>di</strong>menti visitare il sito del<br />

giornale del movimento kanak: http://www.kanaky.org/lekanak/index.html.)<br />

Alcuni critici vedono in questo trattato un’ulteriore tentativo da parte del<strong>la</strong> Francia <strong>di</strong> procrastinare<br />

<strong>la</strong> rinuncia alle entrate del turismo e del nichel, evidentemente <strong>la</strong> forte presenza dei Caldoches è un<br />

fattore che rende più <strong>di</strong>fficile e lenta <strong>la</strong> transizione all’in<strong>di</strong>pendenza, rispetto ad altri paesi del<br />

Pacifico.<br />

In parte <strong>per</strong> compensare implicitamente <strong>la</strong> Nuova Caledonia <strong>per</strong> <strong>la</strong> storia coloniale turbolenta, il<br />

governo Francese ha finanziato <strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> un centro culturale a <strong>di</strong>eci chilometri da Nouméa,<br />

che è stato chiamato col nome <strong>di</strong> Jean-Marie Tjibau. Progettato dall’architetto italiano Renzo Piano<br />

<strong>per</strong> riflettere i legami dei kanak con <strong>la</strong> terra, il centro integra l’architettura moderna con <strong>la</strong> cultura<br />

122


in<strong>di</strong>gena, al suo interno sono esposti oggetti e documenti simbolici del retaggio kanak e delle altre<br />

culture dell’Oceania.<br />

Un commentatore storico, Robert Aldricht (1993), ha predetto che nei prossimi anni, oltre alle<br />

problematiche concrete su questioni come <strong>la</strong> proprietà del<strong>la</strong> terra e <strong>la</strong> sud<strong>di</strong>visione dei poteri<br />

economici e politici, i <strong>di</strong>battiti sui simboli del<strong>la</strong> sovranità come il nome del<strong>la</strong> nazione e <strong>la</strong> sua<br />

ban<strong>di</strong>era, metteranno in evidenza <strong>la</strong> politica del<strong>la</strong> cultura e del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione - un processo comune a<br />

molte nazioni post-coloniali del pacifico che devono affermare le proprie ra<strong>di</strong>ci locali e tra<strong>di</strong>zionali<br />

nel crearsi una identità nazionale che da un <strong>la</strong>to sia comune a tutti i <strong>di</strong>sparati gruppi che sono stati<br />

portati dalle casualità del<strong>la</strong> storia coloniale a con<strong>di</strong>videre <strong>la</strong> stessa nazione, che abbia elementi <strong>di</strong><br />

unicità nel<strong>la</strong> regione, ma che <strong>per</strong>metta anche loro <strong>di</strong> essere in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> realtà globale<br />

contemporanea e del futuro.<br />

Etnografia<br />

Le culture in<strong>di</strong>gene del<strong>la</strong> Nuova Caledonia si sono sviluppate contestualmente a strutture politiche<br />

basate su un capo (<strong>la</strong> chefferie) e sulle re<strong>la</strong>zioni segmentarie tra gruppi (I gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza<br />

sono definiti in base all’identificazione con capostipiti via via più lontani nel tempo, <strong>per</strong>tanto <strong>la</strong><br />

struttura del<strong>la</strong> società è idealmente concepita in forma ramificata: segmenti <strong>di</strong>stinti a livello<br />

inferiore vengono raggruppati in unità più ampie ad un livello su<strong>per</strong>iore). Nel<strong>la</strong> reale<br />

organizzazione sociale queste strutture fondamentali che esistevano a livello ideologico, erano<br />

mo<strong>di</strong>ficate sia dalle reti <strong>di</strong> connessioni inter<strong>per</strong>sonali che dalle funzioni integrative associate ad una<br />

tra<strong>di</strong>zione in cui vari culti sacri si sono susseguiti nel tempo, <strong>di</strong>ffondendosi tra le <strong>di</strong>verse<br />

popo<strong>la</strong>zioni tramite le strade che attraversavano il territorio. Il centro culturale Tjibau cerca <strong>di</strong><br />

riprodurre alcuni <strong>di</strong> questi principi culturali nel<strong>la</strong> forma delle case cerimoniali, in cui i capi e gli<br />

anziani si riunivano <strong>per</strong> <strong>di</strong>scutere.<br />

Antropologi come A<strong>la</strong>n Bensa (1963) e Jean Guiart (1982), e storiche come Bronwen Doug<strong>la</strong>s<br />

(1992) hanno contribuito a ricostruire come un puzzle un’immagine sia delle organizzazioni sociali<br />

in<strong>di</strong>gene, che del<strong>la</strong> storia coloniale e del suo impatto iniziale sugli in<strong>di</strong>geni. Nei suoi primi <strong>la</strong>vori <strong>la</strong><br />

storica Bronwen Doug<strong>la</strong>s ha ipotizzato che le strutture sociali in<strong>di</strong>gene del<strong>la</strong> Nuova Caledonia<br />

fossero basate in parte sul potere acquisito, e in parte sul potere ere<strong>di</strong>tato e che ad una maggiore<br />

enfasi sul<strong>la</strong> parente<strong>la</strong> e sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>scendenza nel<strong>la</strong> formazione e coesione dei gruppi corrispondesse un<br />

maggior peso attribuito all’anzianità ed all’ere<strong>di</strong>tarietà come principi del<strong>la</strong> leadership.<br />

A proposito dell’analisi storica, Bronwen Doug<strong>la</strong>s ha sottolineato <strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> un’approccio<br />

critico nel<strong>la</strong> lettura etno-storica delle società del<strong>la</strong> Nuova Caledonia, <strong>per</strong> esempio nel<strong>la</strong><br />

ricostruzione dei significati delle lotte del <strong>di</strong>ciannovesimo secolo tra gli in<strong>di</strong>geni ed i militari<br />

francesi. I missionari e gli amministratori coloniali che descrivevano le guerre tra gruppi in<strong>di</strong>geni<br />

degli anni fino al<strong>la</strong> pacificazione tendevano ad attribuire a queste guerre dei significati determinati<br />

dal proprio sguardo etnocentrico, davano cioè <strong>per</strong> scontato che gli in<strong>di</strong>geni lottassero tra loro <strong>per</strong><br />

sostenere o resistere le missioni o il regime coloniale. Questo atteggiamento etnocentrico è poi stato<br />

adottato dagli storici che hanno successivamente <strong>la</strong>vorato su questi dati, trattando gli in<strong>di</strong>geni come<br />

vittime passive che non hanno avuto altre iniziative se non quelle <strong>di</strong> reagire al<strong>la</strong> situazione imposta<br />

dall’arrivo degli europei. Secondo Doug<strong>la</strong>s, invece, i me<strong>la</strong>nesiani continuarono ad agire nel<br />

contesto coloniale secondo schemi che erano <strong>per</strong> loro culturalmente appropriati. Anche quando le<br />

loro azioni erano una risposta <strong>di</strong>retta agli europei, le reazioni me<strong>la</strong>nesiane erano impostate secondo<br />

i propri schemi culturali, e quin<strong>di</strong> non erano le risposte attese degli europei.<br />

Nei suoi <strong>la</strong>vori più recenti, prendendo spunto dall’analisi delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere nel<strong>la</strong> tesi <strong>di</strong><br />

dottorato <strong>di</strong> Anna Paini sui gruppi <strong>di</strong> donne sull’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Lifou, Doug<strong>la</strong>s ha volto il suo sguardo alle<br />

re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere in contesto pre-coloniale, cercando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le tracce del<strong>la</strong> strumentalità<br />

femminile in<strong>di</strong>gena, come <strong>per</strong> esempio il ruolo attivo delle donne nelle lotte tra gruppi (1998: 115).<br />

Per quanto riguarda l’impatto coloniale, Anna Paini ricorda che questo varia notevolmente a<br />

seconda del<strong>la</strong> località considerata. In generale l’intrusione coloniale nelle isole del<strong>la</strong> Lealtà fu meno<br />

intensa che sul<strong>la</strong> Grande Terre. Comunque gli iso<strong>la</strong>ni soffrirono le conseguenze dei “b<strong>la</strong>ckbirders”,<br />

123


e ci furono episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> repressione violenta, ma dato che gli interessi economici erano minori <strong>la</strong> terra<br />

non fu mai espropriata, anzi le isole furono <strong>di</strong>chiarate riserve naturali ed in generale ci furono meno<br />

interferenze da parte dell’apparato statale. Nelle isole i principali agenti del colonialismo francese<br />

sono stati i missionari, sia protestanti che cattolici. Le comunità sono generalmente associate ad una<br />

o l’altra confessione. Mentre sul<strong>la</strong> Grande Terre <strong>la</strong> maggioranza è cattolica, <strong>per</strong> esempio, <strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Lifou è soprattutto protestante, anche se in alcuni vil<strong>la</strong>ggi, come quello<br />

stu<strong>di</strong>ato da Anna Paini, praticanti delle due confessioni convivono. Le due missioni rivali hanno<br />

dato un’impronta identitaria forte alle comunità convertite, rispecchiata in tutti gli aspetti del<strong>la</strong> vita<br />

sociale e rituale, dal modo <strong>di</strong> aggregarsi a quello <strong>di</strong> vestire, a quello <strong>di</strong> pregare e celebrare le<br />

festività. Erano le missioni, non lo stato, a fornire servizi sanitari e sco<strong>la</strong>stici, ed a portare le<br />

innovazioni del mondo culturale occidentale.<br />

Solo negli anni ’90 con <strong>la</strong> firma dell’accordo <strong>di</strong> Matignon cominciarono ad arrivare fisicamente<br />

nelle isole del<strong>la</strong> Lealtà rappresentanti dello stato, creando tensioni e preoccupazione da parte degli<br />

iso<strong>la</strong>ni, che temevano che anche qui l’arrivo dei bianchi avrebbe significato l’alienazione del<strong>la</strong><br />

terra. I timori degli iso<strong>la</strong>ni rispetto ai cambiamenti <strong>di</strong> costume associati all’arrivo <strong>di</strong> queste nuove<br />

influenze coloniali, statali, si facevano sentire soprattutto nell’ambito delle re<strong>la</strong>zioni <strong>di</strong> genere, in<br />

quanto gli uomini temevano <strong>la</strong> <strong>per</strong><strong>di</strong>ta <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> prerogative politiche legate al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione o<br />

all’idea <strong>di</strong> costume (tra<strong>di</strong>zione o costume).<br />

L’istituzione dei capi e le trasformazioni storiche<br />

Alban Bensa, un etnologo francese, ha scritto alcuni dei principali stu<strong>di</strong> sull’istituzione dei capi in<br />

Nuova Caledonia, seguendo le orme <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>osi precedenti come Maurice Leenhart e Jean Guiart.<br />

Questa presenza <strong>di</strong> numerosi accademici francesi, inusuale in Me<strong>la</strong>nesia, riflette <strong>la</strong> situazione<br />

politica e l’interesse del<strong>la</strong> Francia <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua colonia.<br />

Nel suo <strong>la</strong>voro Bensa si occupa principalmente dei problemi <strong>di</strong> interpretare le variazioni nei<br />

modelli <strong>di</strong> leadership, con uno sguardo comparativo ai modelli basati sui “big men”, sui capi, e sui<br />

“great men” sviluppati dagli osservatori <strong>di</strong> popo<strong>la</strong>zioni in nuova Guinea ed altrove in Me<strong>la</strong>nesia.<br />

Inoltre Bensa riprende anche un altro tema che si ritrova altrove nel Pacifico fino all’Indonesia,<br />

ovvero l’idea che i capi siano rappresentati come <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> stranieri dai poteri straor<strong>di</strong>nari,<br />

accolti dagli abitanti autoctoni che si sono spontaneamente assoggettati a loro attribuendogli lo<br />

status <strong>di</strong> capo (Sahlins 1987). Sahlins, seguendo il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> Dumézil sulle tra<strong>di</strong>zioni indo-europee<br />

<strong>di</strong> parente<strong>la</strong>, delinea l’idea fondamentale in questo caso. Nelle società formate da <strong>per</strong>sone legate da<br />

legami <strong>di</strong> parente<strong>la</strong>, <strong>di</strong> lignaggi, e <strong>di</strong> c<strong>la</strong>n, il capo è considerato su<strong>per</strong>iore al resto del<strong>la</strong> società, ma è<br />

considerato essere oltre <strong>la</strong> società, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> provenienza altra. Valerio Valeri, nel suo stu<strong>di</strong>o sui<br />

reami e sul sacrificio alle Hawai’i, nota inoltre che il re è considerato al <strong>di</strong> fuori dal<strong>la</strong> società anche<br />

<strong>per</strong> un altro motivo, in quanto egli è <strong>la</strong> più vicina rappresentazione concreta degli dei stessi, e quin<strong>di</strong><br />

ha il potere <strong>di</strong> consacrare <strong>la</strong> forma suprema <strong>di</strong> sacrificio agli dei, ed è proprio questo potere a<br />

conferirgli l’autorità sugli uomini (Valeri 1985:142).<br />

Bensa contrasta questa immagine del capo come estraneo a quel<strong>la</strong> del capo come figlio maggiore <strong>di</strong><br />

una linea <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza maschile, che si assume <strong>la</strong> responsabilità <strong>di</strong> prendersi cura del<strong>la</strong> sua gente,<br />

ed ancora con l’immagine del capo che emerge dai resoconti del <strong>di</strong>ciannovesimo secolo, un capo<br />

guerriero e <strong>di</strong>spotico (Bensa 2000:10). Da un <strong>la</strong>to quello <strong>di</strong> Bensa è un’analisi delle trasformazioni<br />

storiche delle istituzioni in<strong>di</strong>gene, dall’altro il suo è un ragionamento più sottile, sul<strong>la</strong><br />

trasformazione delle rappresentazioni <strong>di</strong> queste istituzioni, rappresentazioni create dagli osservatori<br />

in <strong>di</strong>versi contesti storici ed ideologici. In effetti tutte e tre le descrizioni dei capi hanno qualche<br />

elemento <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà: l’idea del capo come immigrante da oltremare è preservata nel<strong>la</strong> mitologia<br />

in<strong>di</strong>gena riguardo alle proprie origini; quel<strong>la</strong> del capo come esponente anziano del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scendenza patrilineare è contenuta nelle tra<strong>di</strong>zioni orali successive che descrivono<br />

ideologicamente il rapporto tra capo e seguaci, ed il ritratto <strong>di</strong> capo come leader guerriero è<br />

influenzato dai movimenti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione e dai cambiamenti nelle alleanze risultati<br />

124


dall’intrusione francese documentata dagli storici francesi dell’epoca, soprattutto dopo che <strong>la</strong> Nuova<br />

Caledonia <strong>di</strong>venne colonia nel 1853.<br />

Una partico<strong>la</strong>rità dell’istituzione del capo <strong>di</strong>scussa da Bensa sembra essere una variazione su un<br />

tema comune nel Pacifico: cioè che <strong>la</strong> parente<strong>la</strong> sia costruita dal fatto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre <strong>la</strong> stessa<br />

“sostanza” , con<strong>di</strong>visione resa possibile dal<strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione del cibo, e spesso in concomitanza con<br />

idee che riguardano il sangue e <strong>la</strong> terra. Quando in Nuova Caledonia veniva fatto capo un<br />

forestiero, era necessario che venisse simbolicamente incorporato nel gruppo, <strong>per</strong> trasformare uno<br />

straniero in “parente” gli venivano offerti da mangiare degli ignami <strong>di</strong> un’ antica varietà locale,<br />

associata al<strong>la</strong> terra del gruppo ed al<strong>la</strong> sua sostanza vitale. Ma <strong>per</strong> poter assicurare che il capo ed il<br />

gruppo a lui assoggettato con<strong>di</strong>videssero <strong>la</strong> stessa sostanza corporea, gli veniva anche offerto il<br />

corpo sacrificato <strong>di</strong> un uomo <strong>di</strong> status elevato appartenente al gruppo locale. Consumando <strong>la</strong> carne<br />

sacrificale <strong>di</strong> quest’uomo il nuovo venuto veniva ad essere “uno” con quelli su cui comandava, a<br />

con<strong>di</strong>viderne <strong>la</strong> sostanza. Una pratica collegata a questa era quel<strong>la</strong> <strong>per</strong> cui un capo prima <strong>di</strong> morire<br />

poteva offrire il proprio corpo in sacrificio. Il suo fegato veniva consumato in ambito rituale dagli<br />

uomini del gruppo, mentre altre parti del suo corpo erano sistemate su pietre sacrificali in un<br />

santuario de<strong>di</strong>cato ad un antenato, allo scopo <strong>di</strong> assicurare <strong>la</strong> sua protezione al gruppo.<br />

Le ricostruzioni mitologiche delle gesta <strong>di</strong> uno dei capi guerrieri, Goodu, figlio minore <strong>di</strong> un capo<br />

precedente, narrano che dopo aver effettuato scorribande <strong>di</strong> vendetta contro i gruppi nemici, questo<br />

capo rivolse <strong>la</strong> sua aggressione contro i suoi stessi parenti, incluso il suo fratello maggiore<br />

c<strong>la</strong>ssificatorio. Per spiegare questo comportamento il mito racconta che Goodu doveva il suo potere<br />

straor<strong>di</strong>nario ad una pietra magica che, <strong>per</strong>ò, pretendeva <strong>la</strong> carne umana delle sue vittime, in<br />

mancanza <strong>di</strong> altro avrebbe <strong>di</strong>vorato Goodu stesso.<br />

Storicamente Goodu sembra essere una figura che emerse durante i tempi turbolenti dei primi anni<br />

coloniali. Egli agiva in maniera talmente violenta con gli altri gruppi in<strong>di</strong>geni, che alcuni <strong>di</strong> questi<br />

decisero <strong>di</strong> allearsi e col<strong>la</strong>borare coi francesi <strong>per</strong> liberarsene. Bensa inoltre fa notare che mangiando<br />

in<strong>di</strong>scriminatamente i suoi stessi parenti, Goodu trasgre<strong>di</strong>va le regole del cannibalismo rituale, un<br />

rito che tra<strong>di</strong>zionalmente aveva un ruolo costitutivo del poter dei capi. Fu <strong>per</strong> questa trasgressione<br />

che i parenti materni ritirarono <strong>la</strong> loro protezione rituale, mentre i suoi fratelli si allearono con i<br />

francesi <strong>per</strong> sconfiggerlo. Così, forse involontariamente, gruppi in<strong>di</strong>geni aiutarono il potere<br />

coloniale a rimuovere uno dei più <strong>per</strong>icolosi ostacoli al<strong>la</strong> loro espansione, anche se, secondo<br />

l’analisi storica <strong>di</strong> Doug<strong>la</strong>s, le loro azioni non vanno interpretate come mere reazioni all’intrusione<br />

coloniale, ma come determinate da logiche politiche locali determinate e p<strong>la</strong>smate da una logica<br />

culturale me<strong>la</strong>nesiana che continuava ad o<strong>per</strong>are in termini <strong>di</strong> reciprocità, retribuzione e vendetta,<br />

con lo scopo <strong>di</strong> raggiungere e mantenere una situazione <strong>di</strong> equilibrio tra i <strong>di</strong>versi gruppi locali.<br />

Il controllo coloniale francese trasformò <strong>la</strong> posizione del capo tra<strong>di</strong>zionale, attribuendogli una<br />

stabilità istituzionale senza precedenti. La struttura sociale e l’istituzione dei capi che descrisse<br />

Leenhardt quando arrivò nel 1902 era in parte una creazione coloniale- come il modello <strong>di</strong> struttura<br />

sociale basata sui capi che si sviluppò alle Fiji grazie al governo coloniale inglese. I capi dei gruppi<br />

del<strong>la</strong> Nuova Caledonia descritti da Leenhardt erano rappresentanti del loro popolo, ma erano privi<br />

<strong>di</strong> alcun potere proprio. Bensa ci ricorda che le descrizioni etnografiche appartengono a un dato<br />

luogo e un determinato tempo, oltre che ad un osservatore partico<strong>la</strong>re.<br />

La sua analisi <strong>di</strong> Goodu ricorda anche un <strong>di</strong>battito che ci fu sullo stile <strong>di</strong> leadership nelle High<strong>la</strong>nds<br />

del<strong>la</strong> Nuova Guinea subito dopo l’imposizione coloniale negli anni 1930. Esisteva un big man,<br />

chiamato Matoto che si comportava in maniera spregiu<strong>di</strong>cata e violenta, e venne definito dagli<br />

osservatori come un despota. In retrospettiva è possibile spiegare le storie mitologiche che si sono<br />

sviluppate intorno a questa figura in termini storici, i resoconti delle sue imprese sono creazioni <strong>di</strong><br />

un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> turbolenza e trasformazioni associate all’ingerenza coloniale. Matoto viveva quando i<br />

primi esploratori australiani penetrarono i territori del<strong>la</strong> sua gente, ma morì poco prima che il<br />

controllo coloniale fu imposto, quin<strong>di</strong> non si può affermare che fosse in conflitto <strong>di</strong>retto con il<br />

potere coloniale. Però <strong>la</strong> brusca interruzione dell’ethos del guerriero che avvenne, a causa del<strong>la</strong><br />

pacificazione australiana poco dopo <strong>la</strong> sua morte, potrebbe essere responsabile <strong>per</strong> <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong><br />

125


una leggenda esagerata del<strong>la</strong> sua abilità e delle sue imprese improbabili. E’ probabile che un<br />

meccanismo simile abbia o<strong>per</strong>ato nel caso <strong>di</strong> Goodu in nuova Caledonia.<br />

L’economia <strong>di</strong> mercato<br />

Secondo Jean Guiart, in seguito agli accor<strong>di</strong> <strong>di</strong> Matignon il governo coloniale ha utilizzato <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />

chiave “sviluppo” <strong>per</strong> calmare le acque, <strong>per</strong> far <strong>di</strong>menticare le riven<strong>di</strong>cazioni del movimento<br />

in<strong>di</strong>pendentista kanak, promettendo ricompense in termini economici <strong>per</strong> <strong>la</strong> sottomissione al regime<br />

coloniale. Questo processo non è una novità, ma richiama i meto<strong>di</strong> coloniali più antichi, in cui si<br />

<strong>di</strong>stribuivano medaglie o altri emblemi associati al potere coloniale ai capi <strong>per</strong> incoraggiarli a<br />

fornire i <strong>la</strong>voratori <strong>per</strong> <strong>la</strong> creazione delle strade “<strong>la</strong> strada che porta al<strong>la</strong> civilizzazione”.<br />

Ma <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> magica “sviluppo” non è solo un’arma ideologica dei poteri coloniali, è sicuramente<br />

un interesse espressamente palesato dai me<strong>la</strong>nesiani in Nuova Caledonia, e oltre. Infatti, nonostante<br />

i numerosi ostacoli allo sviluppo <strong>di</strong> attività economiche da parte dei kanak, questi si sono via via<br />

cimentati nel<strong>la</strong> coltivazione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi prodotti commerciali, come <strong>la</strong> copra il caffè, il cotone ed i<br />

mandarini. In alcuni campi sono stati proprio loro a conquistarsi <strong>la</strong> fetta <strong>di</strong> mercato più <strong>la</strong>rga,<br />

nonostante sia <strong>di</strong>fficile <strong>per</strong> loro espandere le proprie coltivazioni o accedere a sovvenzioni statali<br />

<strong>per</strong> apportare migliorie all’irrigazione. Inoltre hanno un minor accesso al mercato dei consumatori<br />

urbani, pressoché monopolizzato dalle produzioni <strong>di</strong> aziende caldoches alle porte del<strong>la</strong> città.<br />

Da questa situazione, secondo Guiart, hanno preso vita in questo <strong>per</strong>iodo storico due idee parallele:<br />

da una parte quel<strong>la</strong> degli uomini politici che utilizzano i fon<strong>di</strong> pubblici <strong>per</strong> trasformarsi in<br />

industriali minerari, o i fon<strong>di</strong> pubblici <strong>per</strong> costituire il capitale <strong>di</strong> aziende <strong>di</strong> trasporti marittimi;<br />

dall’altra quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> chi, rimanendo al suo livello <strong>la</strong>vora <strong>per</strong> creare un nuovo tessuto economico<br />

locale, in partico<strong>la</strong>re attraverso <strong>la</strong> riappropriazione delle tenute fon<strong>di</strong>arie da parte dei kanak.<br />

Entrambi i modelli hanno subito delle sconfitte, destinate, secondo l’autore, a peggiorare dato lo<br />

stato globale delle economie del consumo, in partico<strong>la</strong>re in asia. Ma, secondo l’autore questa<br />

es<strong>per</strong>ienza insegna che lo sviluppo facile non ha un’avvenire <strong>di</strong>verso da quello dei fon<strong>di</strong> sprecati, e<br />

che <strong>la</strong> realtà economica <strong>di</strong>mostra che lo sviluppo economico promosso dalle sovvenzioni attribuite<br />

in realtà con <strong>la</strong> motivazione <strong>di</strong> imbonire le elites politiche del territorio d’oltremare, non hanno<br />

l’effetto desiderato <strong>di</strong> portare miglioramenti economici al<strong>la</strong> maggioranza del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione.<br />

La Coutume e l’identità<br />

La Coutume, (il costume o <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione) è una componente essenziale dell’identità kanak<br />

contemporanea, può essere considerata come un co<strong>di</strong>ce che include riti, rituali ed interazioni sociali<br />

basati tuttora sull’identità <strong>di</strong> c<strong>la</strong>n e sui rapporti con gli antenati, nonostante sia stata fortemente<br />

influenzata e modu<strong>la</strong>ta dall’ideologia cristiana introdotta in oltre due secoli <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro missionario.<br />

La coutume, come il kastom in PNG, a Vanuatu ed alle Salomone, e vakavanua nelle Figi, non<br />

sono co<strong>di</strong>ci tra<strong>di</strong>zionali immutati o inconsci che determinano e control<strong>la</strong>no il comportamento delle<br />

popo<strong>la</strong>zioni in<strong>di</strong>gene. Tutt’altro, sono termini ideologici, frutto <strong>di</strong> tensioni, negoziazioni, definizioni<br />

contrastanti, <strong>di</strong> un costante <strong>la</strong>vorio a tutti i livelli sociali e strutturali- soggetto <strong>di</strong> alcuni dei più<br />

interessanti stu<strong>di</strong> antropologici nel Pacifico, quelli sul<strong>la</strong> politica delle tra<strong>di</strong>zioni.<br />

Come ci ricorda Anna Paini sono <strong>di</strong>versi gli elementi dell’identità a cui possono attingere le <strong>per</strong>sone<br />

ed i gruppi sociali a <strong>di</strong>versi livelli. In <strong>di</strong>versi contesti si utilizzano o evidenziano aspetti <strong>di</strong>versi del<strong>la</strong><br />

propria identità sociale, a seconda degli scopi e anche rispetto a chi ci si identifica come gruppo. Si<br />

può evidenziare <strong>la</strong> propria appartenenza ad un genere, ad un vil<strong>la</strong>ggio, ad una tribù, a una fede, o <strong>la</strong><br />

comune es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> repressione coloniale in quanto kanak. L’identità quin<strong>di</strong> non è una definizione<br />

fissata nel tempo e nello spazio, ma un complesso processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziazione come <strong>per</strong>sone o<br />

membri <strong>di</strong> una data comunità, e<strong>la</strong>borata <strong>di</strong> volta in volta utilizzando <strong>di</strong>versi elementi. Questa<br />

concezione <strong>di</strong> identità <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> concepire l’esistenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> inclusione in gruppi<br />

sociali, in quanto gli in<strong>di</strong>vidui posseggono affiliazioni multiple, che possono intersecarsi o<br />

includersi una nell’altra. Secondo Paini 1998 il cristianesimo è un elemento cruciale nell’identità<br />

contemporanea degli abitanti <strong>di</strong> Lifou, <strong>per</strong> esempio, ma cattolici e protestanti utilizzano una retorica<br />

126


<strong>di</strong>fferente <strong>per</strong> par<strong>la</strong>re delle <strong>di</strong>fferenze tra passato e presente nei termini del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione, che non è<br />

considerata antitetica, tra <strong>la</strong> costume e l’adesione al<strong>la</strong> chiesa cristiana. Mentre i fedeli <strong>di</strong> entrambe le<br />

chiese riconoscono l’esistenza <strong>di</strong> alcune <strong>di</strong>fferenze con il passato pre-cristiano, i protestanti<br />

tendono a sottolineare le continuità, mentre i cattolici evidenziano le trasformazioni.<br />

127


LE FIGI<br />

Geografia<br />

Il nome Figi si riferisce ad un’entità politica creata come risultato del<strong>la</strong> storia coloniale <strong>di</strong><br />

quest’area del mondo, che comprende 844 isole sparse su una su<strong>per</strong>ficie <strong>di</strong> oceano <strong>di</strong> 1.290.000<br />

chilometri quadrati, e includono l’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Rotuma, accorpata al<strong>la</strong> colonia nel 1884, nonostante <strong>la</strong><br />

notevole <strong>di</strong>stanza dal resto dell’arcipe<strong>la</strong>go. Le isole abitate sono solo 106, altre 216 sarebbero<br />

abitabili se non fosse <strong>per</strong> l’estremo iso<strong>la</strong>mento e <strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong> acqua. La isole più gran<strong>di</strong> sono <strong>di</strong><br />

origine vulcanica e circondate da barriera corallina, le più piccole sono coralline. Solo il 16% del<strong>la</strong><br />

terra è adatta all’agricoltura, e si trova soprattutto lungo <strong>la</strong> costa e i fiumi delle isole principali. Il<br />

clima, tropicale, è caratterizzato da una stagione più asciutta da maggio a ottobre, e da una stagione<br />

delle piogge da novembre ad aprile.<br />

Le risorse economiche principali sono lo zucchero, <strong>la</strong> manifattura <strong>di</strong> abbigliamento, l’estrazione<br />

dell’oro, il legname, <strong>la</strong> pesca ed il turismo.<br />

Popo<strong>la</strong>zione<br />

Le due isole maggiori sono Vanua Levu e Viti Levu, insieme formano l’87% del territorio delle<br />

Figi.<br />

Nel censimento del 1996 sono stati contati 772.655 Figiani.<br />

Tre quarti del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione risiede su Viti Levu dove si trovano <strong>la</strong> capitale, Suva, e l’unica altra<br />

città Lautoka. Il 46% dei Figiani risiedono in zone urbane.<br />

La popo<strong>la</strong>zione include Figiani Me<strong>la</strong>nesiani (51,8%), e Indo-Figiani (43,6%), il restante 5,3%<br />

comprende Europei, Cinesi e altre nazionalità del Pacifico. Nelle Figi si par<strong>la</strong> l’inglese, l’hin<strong>di</strong>, il<br />

figiano che sono insegnati a scuo<strong>la</strong>, e <strong>la</strong> lingua dell’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Rotu<strong>la</strong>; le religioni ufficiali sono il<br />

cristianesimo e l’induismo.<br />

Storia pre-coloniale<br />

Una leggenda figiana attribuisce il popo<strong>la</strong>mento delle isole al capo Lutunasobasoba, che portò <strong>la</strong><br />

sua gente attraverso il mare fino alle Figi. Ricerche sul<strong>la</strong> preistoria del Pacifico concordano che<br />

l’arcipe<strong>la</strong>go fu popo<strong>la</strong>to 3500 anni fa da migranti provenienti dal Sud-Est dell’Asia attraverso<br />

l’Indonesia. La migrazione <strong>di</strong> questa popo<strong>la</strong>zione può essere ricostruita dagli archeologi che hanno<br />

ritrovato nel<strong>la</strong> zona del Pacifico compresa tra le isole ad Est del<strong>la</strong> Nuova Guinea e l’iso<strong>la</strong><br />

polinesiana <strong>di</strong> Tonga, un partico<strong>la</strong>re stile <strong>di</strong> ceramica (model<strong>la</strong>ta a mano, cotta sul fuoco, e decorata<br />

con motivi incisi dentel<strong>la</strong>ti). Dal luogo dei primi ritrovamenti sia lo stile dei vasi che <strong>la</strong> cultura a<br />

questo associata ha preso il nome <strong>di</strong> Lapita. Linguisticamente questa popo<strong>la</strong>zione è associata con<br />

lingue Austronesiane, ed infatti gli iso<strong>la</strong>ni delle Figi oggi par<strong>la</strong>no due forme <strong>di</strong>alettali (orientale ed<br />

occidentale) del<strong>la</strong> lingua Figiana, un ramo Oceanico del<strong>la</strong> famiglia linguistica Austronesiana.<br />

Il popo<strong>la</strong>mento <strong>di</strong> tutta quest’area del Pacifico, che si estende tra le Hawaii a Nord, Rapanui (Iso<strong>la</strong><br />

<strong>di</strong> Pasqua) a Est, e Aoteaora (Nuova Ze<strong>la</strong>nda) a Sud, comportò gran<strong>di</strong> navigazioni, nel corso <strong>di</strong><br />

molti anni.<br />

Al contrario del<strong>la</strong> Polinesia, <strong>la</strong> cui storia successiva al popo<strong>la</strong>mento sembra essere stata lineare, le<br />

isole delle Figi hanno avuto almeno due <strong>per</strong>io<strong>di</strong> caratterizzati da trasformazioni culturali repentine,<br />

che suggeriscono l’arrivo <strong>di</strong> nuove ondate migratorie dall’Ovest. Questa ipotesi sembra trovare<br />

conferma nei ritrovamenti archeologici che collegano <strong>la</strong> sparizione delle ceramiche Lapita a<br />

Vanuatu in seguito ad una violenta eruzione nel XII secolo, con l’improvvisa apparizione <strong>di</strong> questo<br />

stile sulle Figi.<br />

Nonostante nel<strong>la</strong> storia orale delle Figi siano esistiti capi potenti, come Naulivou ed i suoi<br />

successori, che avevano esteso il controllo su una vasta area delle Figi orientali, prima del <strong>per</strong>iodo<br />

coloniale le isole Figi non hanno mai fatto parte <strong>di</strong> un’entità politica unitaria.<br />

Le Figi sembrano rappresentare una zona <strong>di</strong> confine tra le culture cosiddette me<strong>la</strong>nesiane e quelle<br />

polinesiane. Fisicamente molti Figiani assomigliano ai Me<strong>la</strong>nesiani, con i quali hanno sempre<br />

128


mantenuto rapporti, mentre <strong>la</strong> struttura politica tra<strong>di</strong>zionale legata al<strong>la</strong> figura <strong>di</strong> un capo li collega<br />

maggiormente ai Polinesiani ad est, oltre che ad alcune culture delle isole del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia.<br />

Durante l’ultimo millennio il paesaggio delle isole è stato mo<strong>di</strong>ficato dal<strong>la</strong> coltivazione intensiva<br />

del taro 12 e dal<strong>la</strong> costruzione <strong>di</strong> numerosi inse<strong>di</strong>amenti fortificati.<br />

Secondo Kirch (2000:160) queste fortificazioni riflettono guerre tra piccole unità politiche associate<br />

a <strong>di</strong>versi capi, apparentemente legate al cannibalismo, e che sarebbero state causate da<br />

un’involuzione competitiva tra gruppi locali.<br />

I primi contatti con gli Europei<br />

Le Figi furono avvistate dall'o<strong>la</strong>ndese Tasman nel 1643 ed esplorate dagli inglesi Cook e Bligh<br />

(dopo l’ammutinamento del Bounty) nel<strong>la</strong> seconda metà del XVIII secolo. Al principio del XIX<br />

secolo, arrivarono i primi coloni Inglesi, mentre le navi americane che commerciavano il legno <strong>di</strong><br />

sandalo si fermavano sul<strong>la</strong> costa delle isole.<br />

Il nome Figi è stato attribuito a queste isole dal Capitano Cook che, a Tonga, incontrò alcuni<br />

Figiani. Le loro isole in Tongano si chiamavano Fisi, e Figi è <strong>la</strong> pronuncia anglicizzata del nome <strong>di</strong><br />

origine Tongana (I Figiani chiamavano le loro isole col nome <strong>di</strong> Viti). Gli europei, influenzati anche<br />

dalle opinioni dei Tongani, furono impressionati dai Figiani, e li descrissero come guerrieri<br />

formidabili e cannibali feroci, li consideravano come costruttori delle imbarcazioni migliori del<br />

Pacifico, ma non come bravi navigatori. Partico<strong>la</strong>rmente apprezzati da Cook e dagli altri navigatori<br />

occidentali che lo seguirono, erano le mazze da guerra intagliate e i tapa decorati.<br />

I numerosi mercanti che seguirono i primi esploratori portarono armi e attrezzi nuovi alle isole Figi,<br />

e con queste avvennero le prime trasformazioni.<br />

Per un cinquantina <strong>di</strong> anni le Figi conobbero un <strong>per</strong>iodo d’oro. Alcuni capi intraprendenti misero a<br />

buon uso le innovazioni tecnologiche <strong>per</strong>messe dall’introduzione del ferro, furono costruite<br />

moltissime case e canoe, e formate confederazioni. Il rovescio del<strong>la</strong> medaglia furono le numerose<br />

guerre tra gruppi locali che avvennero in questo <strong>per</strong>iodo, probabilmente causate delle<br />

trasformazioni negli equilibri <strong>di</strong> potere dovuti a queste innovazioni.<br />

Nel 1854 Ratu Seru Cakobau, un capo molto influente, fu convertito al cristianesimo dai<br />

missionari Wesleyani (meto<strong>di</strong>sti), e col loro supporto <strong>di</strong>venne Re (Tui Viti) delle Fiji Occidentali.<br />

Molti altri Figiani, seguendo il suo esempio, si convertirono. L’influenza dei missionari portò <strong>la</strong><br />

fine del cannibalismo e delle guerre tribali.<br />

Storia coloniale<br />

Nel 1874 Le Figi <strong>di</strong>vennero una colonia del<strong>la</strong> corona Britannica.<br />

Epidemie <strong>di</strong> ma<strong>la</strong>ttie infettive introdotte sulle isole dagli occidentali rischiarono <strong>di</strong> decimare <strong>la</strong><br />

popo<strong>la</strong>zione, le politiche sanitarie introdotte dal governo coloniale li salvarono in extremis.<br />

Il governo coloniale vietò <strong>la</strong> ven<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> terreni in<strong>di</strong>geni.<br />

12 Taro (Colocasia esculenta) è una pianta commestibile molto comune nei suoli umi<strong>di</strong> dei tropici, è<br />

mangiato da 10% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione mon<strong>di</strong>ale, e rappresenta un alimento <strong>di</strong> base <strong>per</strong> oltre 100<br />

milioni <strong>di</strong> <strong>per</strong>sone. Si possono mangiare anche le foglie, dette ad orecchio <strong>di</strong> elefante <strong>per</strong> forma e<br />

<strong>di</strong>mensione, ma principalmente si utilizza il cormo, un rigonfiamento del<strong>la</strong> parte sotterranea del<br />

gambo che può crescere fino ad un metro. Molto ricca <strong>di</strong> amido, si consuma arrostita o bollita: deve<br />

essere cucinata <strong>per</strong> rimuoverne le proprietà irritanti. Le piante fioriscono raramente e non<br />

producono mai semi, devono essere propagate tagliando l’estremità su<strong>per</strong>iore del cormo con il<br />

nuovo getto, e mettendolo a riposo nel<strong>la</strong> terra umida, dove produrrà nuove foglie e ra<strong>di</strong>ci. Il fatto<br />

che queste piante non possano riprodursi con i semi è stato interpretato come una <strong>di</strong>mostrazione che<br />

il taro è una delle più antiche piante coltivate dall’uomo.<br />

129


Dal 1878 al 1916 gli inglesi trasportarono <strong>la</strong>voratori in<strong>di</strong>ani sulle isole e li impiegarono nelle<br />

piantagioni, molti in<strong>di</strong>ani rimasero oltre il termine dei loro contratti come agricoltori e<br />

commercianti.<br />

Storia post-coloniale<br />

Nel 1970 le Figi ottennero l’in<strong>di</strong>pendenza e <strong>di</strong>vennero parte del Commonwealth.<br />

Il Partito dell'Alleanza, guidato da R. K. Mara, rappresentante del<strong>la</strong> comunità figiana, governò <strong>per</strong> i<br />

primi anni dell’in<strong>di</strong>pendenza, turbati da incidenti tra i Figiani in<strong>di</strong>geni e <strong>la</strong> comunità in<strong>di</strong>ana. I<br />

problemi <strong>di</strong> natura etnica hanno influenzato <strong>la</strong> storia post-coloniale del paese.<br />

Nel 1987 le elezioni furono vinte dal Laburista Bavadra (<strong>di</strong> etnia in<strong>di</strong>ana), ma fu<br />

deposto da un colpo <strong>di</strong> stato organizzato dal colonnello Rabuka, espressione del<strong>la</strong><br />

comunità autoctona.<br />

Il rappresentante del<strong>la</strong> corona britannica (sotto il sistema del Commonwealth) <strong>di</strong>sconobbe i golpisti<br />

e tentò <strong>di</strong> istituire un governo provvisorio, che fu a sua volta rovesciato da un secondo golpe.<br />

Rabuka proc<strong>la</strong>mò <strong>la</strong> Repubblica e <strong>la</strong> conseguente uscita delle Figi dal Commonwealth, nominò l'ex<br />

governatore Gani<strong>la</strong>u presidente del<strong>la</strong> Repubblica e pose Mara a capo del governo.<br />

Nel 1990 fu approvata <strong>la</strong> nuova carta costituzionale che assicurava <strong>la</strong> preminenza politica e militare<br />

dei rappresentanti in<strong>di</strong>geni.<br />

Nel 1992, a seguito delle elezioni legis<strong>la</strong>tive vinte dal Partito Politico Figiano (FPP), Rabuka<br />

assunse <strong>la</strong> carica <strong>di</strong> primo ministro.<br />

Nel 1997 le Figi rientrarono nel Commonwealth, e fu approvata un’altra costituzione <strong>di</strong> spirito<br />

multirazziale.<br />

Nel 1999 furono indette le elezioni generali, vinte da Chaudhry, un Indo-Figiano del Partito<br />

Laburista.<br />

Nel 2000 un colpo <strong>di</strong> Stato portò al potere il nazionalista G. Speight, che chiedeva <strong>la</strong> mo<strong>di</strong>fica del<strong>la</strong><br />

Costituzione <strong>per</strong> impe<strong>di</strong>re l'accesso dei Figiani <strong>di</strong> origine in<strong>di</strong>ana alle alte cariche dello Stato.<br />

Fallito il colpo <strong>di</strong> Stato, seguì un <strong>per</strong>iodo <strong>di</strong> instabilità politica che continua ancora oggi.<br />

Conflitti politici contemporanei e re<strong>la</strong>zioni internazionali<br />

Mentre gli in<strong>di</strong>geni erano re<strong>la</strong>tivamente sod<strong>di</strong>sfatti del loro status protetto sotto il sistema coloniale,<br />

gli Indo-Figiani hanno voluto, ed ottenuto, l’in<strong>di</strong>pendenza delle Figi ed il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> voto, nel 1970.<br />

Quando, alcuni anni dopo, sia <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione Info-Figiana che i loro rappresentati politici sono<br />

cresciuti a sufficienza da influire sul sistema politico, sono cominciati i problemi .<br />

La situazione politica delle Figi è un problema <strong>per</strong> i governi (come quelli Australiano e<br />

NeoZe<strong>la</strong>ndese) che a suo tempo appoggiarono <strong>la</strong> creazione <strong>di</strong> stati-nazione governati da in<strong>di</strong>geni, e<br />

che si trovano a dover decidere chi appoggiare tra i due gruppi, entrambi con buone ragioni <strong>di</strong><br />

pretendere <strong>di</strong>ritti politici. Questo conflitto etnico non ha paralleli in altre nazioni del Pacifico e,<br />

nonostante le sue ra<strong>di</strong>ci si trovino nelle politiche <strong>di</strong> colonizzazione e decolonizzazione, potrà solo<br />

essere risolto da coloro che sono <strong>di</strong>rettamente coinvolti, anche se le soluzioni non saranno<br />

necessariamente gra<strong>di</strong>te al<strong>la</strong> comunità internazionale.<br />

Il conflitto etnico delle Figi è il caso più evidente <strong>di</strong> politica etnica nel<strong>la</strong> regione Me<strong>la</strong>nesiana, ma è<br />

in<strong>di</strong>cativo <strong>di</strong> un trend più generale, in questa regione <strong>di</strong> chiamare l’etnicità a sostegno <strong>di</strong> <strong>di</strong>scorsi<br />

dell’ambito politico.<br />

Trasformazioni delle istituzioni politiche locali<br />

Una delle caratteristiche del<strong>la</strong> struttura sociale che più accomuna le Figi con le culture polinesiane,<br />

è sicuramente l’organizzazione politica basta su una struttura gerarchica <strong>di</strong> capi “chieftainship”.<br />

Nelle Figi questa è <strong>la</strong> forma dominante <strong>di</strong> leadership; storicamente questa istituzione è stata<br />

130


assoggettata alle strutture <strong>di</strong> potere e <strong>di</strong> autorità coloniali Britanniche, risultando in notevoli<br />

trasformazioni.<br />

L’antropologo Figiano Rusiate Nayacakalou (1975) ha descritto le istituzioni politiche delle Figi,<br />

riconoscendo <strong>la</strong> complessa <strong>di</strong>alettica tra pressioni <strong>per</strong> <strong>la</strong> trasformazione e l’impeto <strong>di</strong> preservare le<br />

tra<strong>di</strong>zioni che tuttora sono negoziate attraverso tutta l’area del Pacifico in situazioni <strong>di</strong> conflitto e <strong>di</strong><br />

conciliazione. Già negli anni ’70 riconobbe un fattore principale <strong>di</strong> questo processo: le<br />

trasformazioni economiche e <strong>la</strong> necessità degli in<strong>di</strong>geni <strong>di</strong> conservare <strong>la</strong> terra e <strong>di</strong> aumentarne <strong>la</strong><br />

produttività <strong>per</strong> non farsi spodestare dal<strong>la</strong> minoranza in<strong>di</strong>ana, economicamente più forte.<br />

Nayacakalou ha così anticipato i problemi etnici che sarebbero emersi negli anni ’80 e ’90 tra gli<br />

in<strong>di</strong>geni Figiani, proprietari del<strong>la</strong> terra, e gli in<strong>di</strong>ani, originariamente trasportati sulle isole come<br />

<strong>la</strong>voratori nelle piantagioni britanniche, e successivamente <strong>di</strong>venuti agricoltori e commercianti,<br />

l’elite economica. Egli ha anche evidenziato il conflitto tra gli ideali comunitari che sostengono<br />

l’istituzione dei capi da un <strong>la</strong>to, e quelli più in<strong>di</strong>vidualistici associati allo sviluppo ed al<strong>la</strong><br />

modernità. Questi due termini rappresentano i due poli ideologici <strong>di</strong> una realtà molto più complessa,<br />

attorno ai quali si coagu<strong>la</strong>no sia sensi d’identità che conflitti specifici.<br />

Può sembrare una contrad<strong>di</strong>zione l’affermare che <strong>la</strong> struttura <strong>di</strong> chiefship sia basta su principi<br />

comunitari, mentre istituzioni occidentali sono in<strong>di</strong>vidualistiche ma nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione Figiana (e nel<br />

Pacifico in generale) l’autorità dei capi è fortemente legata al<strong>la</strong> responsabilità nei confronti del<strong>la</strong><br />

comunità.<br />

Dal 1890 il governo coloniale istituì <strong>la</strong> Native Land Commission 13 (Commissione <strong>per</strong> <strong>la</strong> terra<br />

in<strong>di</strong>gena), che causò una ristrutturazione del<strong>la</strong> struttura sociale e dell’istituzione del capo vil<strong>la</strong>ggio.<br />

Per stabilire chi fossero i proprietari del<strong>la</strong> terra, questa commissione fissò una struttura sociale<br />

tra<strong>di</strong>zionale segmentata in cui un Yavusa, gruppo <strong>di</strong> primo livello fondato da un <strong>di</strong>o-antenato<br />

arrivato d’oltremare, si <strong>di</strong>videva in Matanngali, fondati dai figli maschi dell’ancestro originale, che<br />

a loro volta si <strong>di</strong>videvano in Itikayoka, gruppi ancora più ristretti.<br />

L’appartenenza a questi gruppi <strong>di</strong>venne <strong>la</strong> base su cui vennero attribuiti i titoli <strong>di</strong> proprietà del<strong>la</strong><br />

terra in base a dei questionari compi<strong>la</strong>ti in ogni vil<strong>la</strong>ggio. Questo modello era una semplificazione<br />

del<strong>la</strong> realtà locale, in cui <strong>per</strong>sone <strong>di</strong> <strong>di</strong>scendenza <strong>di</strong>versa risiedevano nello stesso vil<strong>la</strong>ggio, e in cui<br />

<strong>per</strong>sone <strong>di</strong> lignaggio <strong>di</strong>verso venivano inclusi in gruppi <strong>di</strong>versi da quelli a cui erano legati da una<br />

comune <strong>di</strong>scendenza.<br />

Dato che i capi sono riconosciuti come guide autorevoli del loro gruppo, <strong>la</strong> definizione <strong>di</strong> cosa<br />

costituisce un gruppo e <strong>di</strong> chi vi appartiene, sono così <strong>di</strong>ventate questioni determinanti. Inoltre <strong>la</strong><br />

successione dei capi tendenzialmente avviene <strong>per</strong> primogenitura, ovvero al capo succede il figlio<br />

maggiore del lignaggio senior, più “anziano”. Questo <strong>per</strong>ò non era l’unico criterio nel<strong>la</strong> selezione<br />

del successore <strong>di</strong> un capo, contavano anche qualità come <strong>la</strong> sapienza e l’abilità; questa pluralità <strong>di</strong><br />

13 Dal 1940 è <strong>di</strong>ventato <strong>la</strong> Native Land Board, <strong>la</strong> cui responsabilità principale è <strong>di</strong> amministrare <strong>la</strong><br />

terra degli in<strong>di</strong>geni <strong>per</strong> il beneficio dei proprietari terrieri in<strong>di</strong>geni. La commissione, composta da<br />

10 membri più il Presidente del<strong>la</strong> repubblica ed il Ministro <strong>per</strong> gli Affari Figiani, amministra circa<br />

l’83% del<strong>la</strong> terra delle Figi, <strong>di</strong> appartenenza in<strong>di</strong>gena, e contemporaneamente promuove lo sviluppo<br />

economico del paese. Il NLTB è responsabile verso i proprietari terrieri in<strong>di</strong>geni e vero le Figi <strong>per</strong><br />

un utilizzo saggio e sostenibile del<strong>la</strong> terra e delle sue risorse. Parte del<strong>la</strong> terra è denominata riserva,<br />

e destinata al sostentamento delle famiglie che ci vivono, il resto può essere ceduta in affitto <strong>per</strong><br />

scopi agricoli, commerciali o industriali. I proprietari ricevono in cambio un affitto e altri benefici<br />

come occupazione, <strong>di</strong>viden<strong>di</strong>, e opportunità commerciali legate allo sviluppo del territorio. Molte<br />

delle piantagioni che rappresentano un’importante fonte <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to nazionale, sono state sviluppate<br />

su terra che appartiene agli in<strong>di</strong>geni, e affittata ai piantatori. Attualmente il governo sta <strong>la</strong>vorando<br />

ad un progetto <strong>di</strong> riforma del sistema <strong>di</strong> amministrazione del<strong>la</strong> terra, in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> rivedere il<br />

ruolo del NLB e rendere più flessibili i rego<strong>la</strong>menti.(Da fijitoday 2003, sito ufficiale del governo delle<br />

Figi http://www.fiji.gov.fj/)<br />

131


criteri poteva portare conflitti pretese <strong>di</strong> ascesa ad una posizione <strong>di</strong> capo in competizione con quelle<br />

del lignaggio più anziano.<br />

Al livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto, che include un certo numero <strong>di</strong> vil<strong>la</strong>ggi, esiste un capo riconosciuto, chiamato<br />

il Tui, seguito dal nome del suo <strong>di</strong>stretto o vanua (termine col significato generale <strong>di</strong> terra associata<br />

ad un gruppo specifico). Egli, come i suoi <strong>di</strong>scendenti, ha il <strong>di</strong>ritto ad un titolo associato allo status<br />

<strong>di</strong> capo (Ratu, al maschile, e Bulou al femminile). Questo livello <strong>di</strong> capi ha una posizione <strong>di</strong><br />

rispetto, sostenuta da tabù che esprimono una re<strong>la</strong>zione gerarchica con i seguaci. Generalmente un<br />

Tui succede al suo predecessore <strong>per</strong> anzianità, ma può accadere che <strong>la</strong> successione avvenga tramite<br />

l’adozione o <strong>per</strong> i servizi prestati, o anche in seguito a conflitti interni e processi <strong>di</strong> selezione. La<br />

posizione <strong>di</strong> Tui è politica, legata al Bose Levu Vakaturaga 14 (Gran Consiglio dei Capi), creato<br />

dagli inglesi <strong>per</strong> facilitare i processi <strong>di</strong> governo in<strong>di</strong>retto.<br />

Il Consiglio dei Capi era <strong>di</strong>rettamente legato al<strong>la</strong> gerarchia amministrativa coloniale; <strong>la</strong> sua<br />

funzione era <strong>di</strong> consigliare il Governatore su tutte le questioni concernenti i nativi. Inoltre i suoi<br />

membri eleggevano tra sette e <strong>di</strong>eci rappresentanti in<strong>di</strong>geni nel Consiglio Legis<strong>la</strong>tivo del<strong>la</strong> colonia.<br />

Data questa derivazione dal<strong>la</strong> struttura gerarchica coloniale, è evidente che il consiglio abbia<br />

interesse a mantenere il controllo <strong>di</strong> una struttura <strong>di</strong> rappresentazione politica piramidale. In nome<br />

del comunitarismo tra<strong>di</strong>zionale, i capi possono tentare <strong>di</strong> sfruttare <strong>la</strong> propria re<strong>la</strong>zione con <strong>la</strong> gente<br />

comune. Nelle parole <strong>di</strong> uno dei capi più influenti citate da Nayacakalou:<br />

“Alcuni <strong>di</strong> noi sono troppo avi<strong>di</strong>- preten<strong>di</strong>amo solo cose dal<strong>la</strong> nostra gente senza pensare ad un<br />

ritorno, come sarebbe corretto nel nostro costume” (Nayacakalou, 1975:138)<br />

Struttura sociale e gerarchia<br />

I dettagli dei processi <strong>di</strong> successione sono complessi, e determinati <strong>di</strong> volta in volta, anche dalle<br />

situazioni interne contingenti, ma il principio gerarchico incapsu<strong>la</strong>to nell’istituzione del capo,<br />

sembra <strong>per</strong>vadere <strong>la</strong> struttura sociale Figiana. Cristina Toren (1990) ha illustrato il funzionamento<br />

<strong>di</strong> questo principio in numerose re<strong>la</strong>zioni sociali: tra coniugi, tra fratelli, e tra parenti matrilineali.<br />

Nonostante le donne abbiano il dovere <strong>di</strong> mostrare deferenza verso il marito, anche le donne<br />

anziane, come gli uomini, devono essere trattate con rispetto, ed i legami <strong>di</strong> parente<strong>la</strong> da parte<br />

materna sono importanti.<br />

La gerarchia <strong>per</strong>vade tutte le re<strong>la</strong>zioni sociali, le uniche re<strong>la</strong>zioni paritarie sono quelle tra <strong>per</strong>sone<br />

connesse da re<strong>la</strong>zioni in cui <strong>la</strong> convenzione <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> scherzare, ad esempio tra i cugini incrociati<br />

(figli del<strong>la</strong> sorel<strong>la</strong> del padre o del fratello del<strong>la</strong> madre). Questa categoria è anche quel<strong>la</strong> preferita <strong>per</strong><br />

le unioni matrimoniali. Dopo il matrimonio tra due cugini incrociati, <strong>per</strong>ò, <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione scherzosa è<br />

sostituita da quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> tipo gerarchico insita nei rapporti tra marito e moglie.<br />

Il rispetto <strong>per</strong> le gerarchie è <strong>la</strong>rgamente espresso anche nel<strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione dei posti a sedere in<br />

chiesa o nelle riunioni tra capi <strong>per</strong> <strong>di</strong>scutere questioni amministrative.<br />

La paro<strong>la</strong> è un’ulteriore importante aspetto del rapporto gerarchico: chi ha il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> par<strong>la</strong>re è<br />

determinato dal<strong>la</strong> struttura gerarchica, in questo modo i capi tra<strong>di</strong>zionali riescono a influenzare<br />

anche le riunioni convocate da autorità elette, arrogando il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> paro<strong>la</strong>. In altri casi è proprio lo<br />

status <strong>di</strong> capo ad essere usato <strong>per</strong> sostenere le autorità elette.<br />

14 Bose Levu Vakaturaga (BLV) é <strong>la</strong> più alta assemblea dei capi tra<strong>di</strong>zionali delle Fiji, più qualche citta<strong>di</strong>no<br />

non nobile ma <strong>di</strong> preparazione specifica, che si riunisce almeno una volta l’anno <strong>per</strong> <strong>di</strong>scutere argomenti <strong>di</strong><br />

interesse ai Figiani. In passato questo Consiglio aveva il potere <strong>di</strong> approvare leggi e rego<strong>la</strong>menti <strong>per</strong> i<br />

Figiani, ma questo potere cessò verso <strong>la</strong> fine dell’era coloniale con l’abolizione dei rego<strong>la</strong>menti separati <strong>per</strong> I<br />

Figiani. Nonostante questa abolizione il Consiglio è sempre consultato su temi che riguardano i Figiani. Il<br />

BVL nomina il Presidente del<strong>la</strong> Repubblica delle Figi. Oggi ha 55 membri: ogni provincia ne nomina tre, tre<br />

sono nominati dall’iso<strong>la</strong> <strong>di</strong> Rotuma, ed altri sei sono nominati dal ministro <strong>per</strong> gli affari Figiani in<br />

consultazione col Presidente del<strong>la</strong> Repubblica. Il Primo Ministro, ilPresidente ed il Vice-Presidente sono<br />

anche automaticamente membri del consiglio, mentre Sitiveni Rabuka è un membro a vita. (Da fijitoday<br />

2003, sito ufficiale del governo delle Figi http://www.fiji.gov.fj/)<br />

132


Il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> Andrew Arno (1993) nell’area <strong>di</strong> Lau sottolinea l’importanza del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> nel comporre<br />

<strong>di</strong>spute, sia nel contesto gerarchico del chiefship, che in quello paritario delle re<strong>la</strong>zioni scherzose<br />

tra cugini incrociati.<br />

La gerarchia nel<strong>la</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

La struttura gerarchica del<strong>la</strong> cultura figiana è evidente in molti aspetti, anche nel<strong>la</strong> vita quoti<strong>di</strong>ana,<br />

<strong>per</strong> cui sono molto attenti al<strong>la</strong> <strong>di</strong>sposizione dei corpi nello spazio, in termini <strong>di</strong> posizioni più o meno<br />

alte, che rispecchiano il rispetto <strong>per</strong> gli anziani e <strong>per</strong> i capi.<br />

Uno dei contesti in cui le gerarchie sono evidenziate è l’etichetta a cui aderiscono gli in<strong>di</strong>geni<br />

Figiani durante <strong>la</strong> preparazione, <strong>la</strong> mescita, ed il consumo del kava (Yanngona). In tempi<br />

tra<strong>di</strong>zionali, questa bevanda, tipica anche delle isole polinesiane ad Est delle Figi, era consumata<br />

solo dai capi e dai sacerdoti in situazioni rituali. Oggi è consumata in molti ambienti, anche non<br />

puramente in<strong>di</strong>geni ed è <strong>di</strong>ventato un’icona dell’identità Figiana contemporanea. Il kava si può bere<br />

<strong>per</strong> dare il benvenuto a dei visitatori, e in generale <strong>per</strong> aprire riunioni, anche semplicemente<br />

conviviali, ma comporta un protocollo preciso.<br />

Eccone un resoconto <strong>per</strong> visitatori : i partecipanti siedono in terra a gambe incrociate, rivolti verso il<br />

capo e un bacino <strong>di</strong> legno tanoa. Le donne siedono <strong>di</strong>etro agli uomini e a loro non viene offerto il<br />

primo assaggio. E’ vietato attraversare il circolo dei partecipanti, voltare le spalle al tanoa (e quin<strong>di</strong><br />

al capo), o scavalcare una fune che lega il tanoa con una conchiglia bianca, e che rappresenta il<br />

legame con gli spiriti. La bevanda è preparata nel tanoa mischiando <strong>la</strong> ra<strong>di</strong>ce secca e polverizzata<br />

del<strong>la</strong> pianta del Kava (Pi<strong>per</strong> methysticum) con dell’acqua. Un giovane <strong>di</strong> rango specifico offre ai<br />

presenti una mezza nocce <strong>di</strong> cocco riempita <strong>di</strong> liquido, secondo un or<strong>di</strong>ne stabilito dalle <strong>di</strong>fferenze<br />

<strong>di</strong> rango tra i presenti. Ognuno deve accettare <strong>la</strong> bevanda dopo aver battuto le mani e pronunciato <strong>la</strong><br />

paro<strong>la</strong> bu<strong>la</strong> (vita), dopo averne vuotato il contenuto bisogna battere le mani tre volte. Dopo il primo<br />

giro non è necessario accettare altre offerte, ma <strong>la</strong> cerimonia continua fino all’esaurimento del<strong>la</strong><br />

bevanda contenuta nel tanoa.<br />

Moralità, ma<strong>la</strong>ttia, e me<strong>di</strong>cina<br />

Richard Katz (1993) ha stu<strong>di</strong>ato i sistemi <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina olistica nelle Figi durante gli anni ’70. Ha<br />

fatto una <strong>di</strong>stinzione tra le pratiche comuni nei centri urbani, in cui i guaritori erano spesso donne e<br />

giovani che utilizzavano <strong>la</strong> possessione (considerata da Katz come un’introduzione recente nel<br />

sistema <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina tra<strong>di</strong>zionale) e le pratiche più ra<strong>di</strong>cate nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione, che avvenivano<br />

prevalentemente nei vil<strong>la</strong>ggi rurali, ed erano presiedute da uomini anziani.<br />

Katz sottolinea i due principi fondamentali <strong>di</strong> vu (antenati e dei) e mana 15 (che in questa accezione<br />

significa sia il potere <strong>di</strong> curare che quello <strong>di</strong> causare danno o morte, se usato in maniera scorretta).<br />

Come in molte altre parti del Pacifico, queste idee sono state mo<strong>di</strong>ficate, mutuate e parzialmente<br />

su<strong>per</strong>ate dai concetti introdotti col cristianesimo, vista <strong>la</strong> presenza storica delle chiese Meto<strong>di</strong>ste e<br />

Cattoliche nel paese. I guaritori intervistati da Katz sostenevano <strong>di</strong> aver sostituito i c<strong>la</strong>n<br />

“sacerdotali” del passato che avevano fatto cattivo uso dei loro poteri, secondo una visione storica<br />

e morale tipica degli esponenti tra<strong>di</strong>zionalisti in società cristianizzate.<br />

Le sedute <strong>di</strong> cura sono sempre a<strong>per</strong>te con una cerimonia kava, cui è invocata <strong>la</strong> presenza dei vu.<br />

Dopo <strong>la</strong> presentazione del kava, il curatore massaggia il paziente e misce<strong>la</strong> delle erbe <strong>per</strong> preparare<br />

un rime<strong>di</strong>o. Questo metodo è usato <strong>per</strong> curare sia ma<strong>la</strong>nni fisici che quelli considerati essere causati<br />

da infrazioni contro le norme, e puniti dai vu tramite l’invio del<strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. Utilizzare il mana <strong>per</strong><br />

guarire questo tipo <strong>di</strong> ma<strong>la</strong>ttia è considerata “<strong>la</strong> strada dritta”, in opposizione all’uso dei poteri <strong>per</strong><br />

causare danni, ma<strong>la</strong>nni o morte. Così il <strong>la</strong>voro dei guaritori può essere considerato un esempio in<br />

piccolo degli sforzi fatti in generale dai Figiani <strong>di</strong> sostenere le loro “vere” usanze ancestrali. I<br />

curatori e <strong>la</strong> loro posizione sono anche sostenuto dal<strong>la</strong> credenza che le ma<strong>la</strong>ttia causate dai vu non<br />

15 Cf. Carme<strong>la</strong> Pignato, 2001:capitolo 3, <strong>per</strong> una sintesi del<strong>la</strong> storia del concetto <strong>di</strong> mana nel<strong>la</strong><br />

storia del<strong>la</strong> teoria antropologica.<br />

133


possano essere curate dal<strong>la</strong> me<strong>di</strong>cina occidentale. (Questa spiegazione è comune in molte culture<br />

del pacifico dove l’efficacia delle me<strong>di</strong>cine occidentali sono comunque state provate in molti casi,<br />

ma ovviamente e non in tutti). In quanto al<strong>la</strong> credenza sul<strong>la</strong> responsabilità dei vu <strong>per</strong> alcune<br />

ma<strong>la</strong>ttie, questa è sostenuta da ragionamenti <strong>di</strong> tipo circo<strong>la</strong>re, ad esempio Tevita, un guaritore<br />

intervistato da Katz, <strong>di</strong>ce che quando cura un ma<strong>la</strong>to con le erbe utilizzate <strong>per</strong> le ma<strong>la</strong>ttie causate<br />

dai vu, ed il paziente guarisce, ha <strong>la</strong> conferma che erano stati i vu a farlo amma<strong>la</strong>re. (Anche questo<br />

tipo <strong>di</strong> ragionamento è comune nel sostenere le credenze dei poteri sopranaturali in generale).<br />

Un’aspetto interessante è che i guaritori non sono limitati ad intervenire solo sui ma<strong>la</strong>nni del corpo<br />

umano. Possono anche usare il proprio mana <strong>per</strong> scopi protettivi, <strong>per</strong> esempio <strong>per</strong> evitare incidenti<br />

alle barche dei pescatori, allo stesso modo a Mount Hagen, nelle High<strong>la</strong>nds del<strong>la</strong> Nuova Guinea si<br />

celebrano cerimonie ke<strong>la</strong> memb, allo scopo <strong>di</strong> assicurare protezione alle automobili nuove. I<br />

guaritori hanno un importante ruolo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione in tutti quei contesti <strong>di</strong> conflitto causati dai<br />

cambiamenti sociali, o dalle iniziative economiche. Tevita, ad esempio, è stato chiamato da un<br />

gruppo <strong>di</strong> giovani pescatori coinvolti in un progetto commerciale, e che attribuivano dei problemi<br />

avuti al<strong>la</strong> stregoneria provocata dal<strong>la</strong> gelosia <strong>di</strong> pescatori anziani non coinvolti nel progetto. Si<br />

crede che i guaritori siano in grado <strong>di</strong> combattere questo tipo <strong>di</strong> stregoneria in quanto rappresenta <strong>la</strong><br />

faccia malvagia del proprio mana, il male che essi devono evitare <strong>per</strong> poter continuare a far del<br />

bene.<br />

In generale in Me<strong>la</strong>nesia si considera che ogni potere possa essere usato <strong>per</strong> il bene o il male. La<br />

<strong>di</strong>stinzione assoluta tra bene e male è probabilmente una sovrascrittura cristiana, in tempi premissionari<br />

era consuetu<strong>di</strong>ne accettata utilizzare il proprio potere a beneficio del proprio gruppo e a<br />

detrimento <strong>di</strong> gruppi rivali. Una delle influenze maggiori del<strong>la</strong> pacificazione coloniale e del<strong>la</strong><br />

cristianizzazione degli in<strong>di</strong>geni è stata proprio l’al<strong>la</strong>rgamento dell’orizzonte sociale, almeno in<br />

teoria, al<strong>la</strong> fratel<strong>la</strong>nza globale, e <strong>di</strong> conseguenza considerare l’uso dei propri poteri <strong>per</strong> causare<br />

effetti negativi contro qualcuno, chiunque, come un male in senso assoluto. Da qui il passo a<br />

condannare l’uso dei poteri magici in generale il passo sembra breve, ma nonostante le pressioni da<br />

parte dei missionari e dell’ideologia cristiana, <strong>la</strong> magia continua ad esser praticata, anche se<br />

ufficialmente viene legittimata solo <strong>la</strong> sua accezione positiva.<br />

Un esempio <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong> conflitto è riportato da Katz nel descrivere eventi accaduti nel<br />

vil<strong>la</strong>ggio durante <strong>la</strong> sua ricerca sul campo. Un pastore evangelico arrivato nel vil<strong>la</strong>ggio pre<strong>di</strong>cava<br />

al<strong>la</strong> gente <strong>di</strong> rinunciare a tutte le forme <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina tra<strong>di</strong>zionale, rewa, da considerare strumenti <strong>di</strong><br />

Satana, e <strong>di</strong> rivolgersi invece a Gesù. L’intero vil<strong>la</strong>ggio venne coinvolto in un’ondata <strong>di</strong><br />

fondamentalismo e il guaritore Tevita decise <strong>di</strong> smettere <strong>di</strong> o<strong>per</strong>are. 16<br />

I sostenitori del movimento fondamentalista, rimpiazzando il guaritore, tennero riunioni <strong>di</strong><br />

preghiera <strong>per</strong> combatter un’epidemia <strong>di</strong> ma<strong>la</strong>ttia che raggiunse il vil<strong>la</strong>ggio, portando con se<br />

un’atmosfera <strong>di</strong> paura e <strong>di</strong> crisi. Uno dei leader del movimento, un uomo del vil<strong>la</strong>ggio, stava<br />

evidentemente usando <strong>la</strong> nascita <strong>di</strong> un nuovo gruppo, all’interno del vil<strong>la</strong>ggio, <strong>per</strong> crearsi un<br />

contesto in cui venire al<strong>la</strong> ribalta guadagnare importanza.<br />

16 Anche questi fenomeni <strong>di</strong> “conversione in massa” ad una <strong>di</strong>versa forma <strong>di</strong> cristianesimo in<br />

seguito all’arrivo <strong>di</strong> un missionario convincente, sono una caratteristica comune nel<strong>la</strong> storia recente<br />

del<strong>la</strong> Me<strong>la</strong>nesia. Sembrano essere facilitati da un senso <strong>di</strong> insod<strong>di</strong>sfazione con i risultati delle<br />

pratiche religiose finora accettate come migliori <strong>di</strong> quelle ancestrali, ma non pienamente<br />

sod<strong>di</strong>sfacenti dal punto <strong>di</strong> vista concreto - <strong>per</strong>ché se seguiamo gli insegnamenti del<strong>la</strong> religione degli<br />

Occidentali, non riusciamo ad ottenere i loro poteri <strong>di</strong> tipo economico? Forse non ce l’hanno<br />

raccontata tutta, proviamo un’altra versione – sembra essere un ragionamento comune, legato al<strong>la</strong><br />

cultura <strong>di</strong> segretezza implicata in quasi tutte le forme <strong>di</strong> conoscenza esoterica tra<strong>di</strong>zionale.<br />

134


Nonostante i loro sforzi, i gruppi <strong>di</strong> preghiera cristiana non riuscirono ad abolire <strong>la</strong> credenza nel<strong>la</strong><br />

stregoneria, nè a convincere che le loro preghiere sarebbero state efficaci contro <strong>la</strong> ma<strong>la</strong>ttia. 17 Ratu<br />

Noa, un anziano Figiano <strong>di</strong> Suva con cui <strong>la</strong>vorava l’antropologo commentò l’accaduto condannando<br />

l’insegnamento del pastore. Per lui era un errore pre<strong>di</strong>care <strong>la</strong> rinuncia ai riti figiani tra<strong>di</strong>zionali,<br />

<strong>per</strong>ché Il mana usato da Gesù è lo stesso mana dei guaritori. Secondo lui il pastore nel vil<strong>la</strong>ggio non<br />

stava agendo secondo il volere <strong>di</strong> Dio, ma <strong>per</strong> il desiderio <strong>di</strong> accrescere il proprio potere e prestigio<br />

e “Sta uccidendo le fondamenta stesse del nostro modo <strong>di</strong> vita” (Katz, 1993:267).<br />

Il caso presentato da Katz è solo un esempio dei conflitti che sono emersi nel passato, stanno<br />

emergendo nel presente, e continueranno ad emerger ogniqualvolta che c’è un confronto <strong>di</strong>retto tra<br />

il Cristianesimo evangelico e i tra<strong>di</strong>zionalisti in Me<strong>la</strong>nesia. Questi confronti <strong>di</strong>retti possono essere<br />

seguiti da fasi <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile accomodamento e convivenza scomoda, ma quello che risalta da questo<br />

caso Figiano, è che i guaritori, o più in generale i membri del<strong>la</strong> comunità accre<strong>di</strong>tati <strong>di</strong> poteri legati<br />

al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione o agli antenati, sono spesso al centro <strong>di</strong> conflitti che riguardano trasformazioni<br />

sociali più generali. Rappresentano il nodo locale <strong>di</strong> forze che, da <strong>di</strong>verse parti del mondo,<br />

raggiungono anche i vil<strong>la</strong>ggi più remoti, e lì possono intrecciarsi in maniera anche traumatica e<br />

dolorosa, nelle interazioni giornaliere e <strong>per</strong>sonali tra in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> una comunità. I <strong>di</strong>scorsi retorici<br />

utilizzati sia da Tevita che da Ratu Noa <strong>per</strong> sostenere <strong>la</strong> propria attività <strong>di</strong> guaritore, sono da un <strong>la</strong>to<br />

chiaramente influenzati da queste forze <strong>di</strong> trasformazione, mentre dall’altro rappresentano<br />

coraggiosi tentativi <strong>di</strong> rispondere alle sollecitazioni esterne serbando un senso del<strong>la</strong> propria <strong>di</strong>gnità<br />

e <strong>di</strong> potere d’azione.<br />

Il risultato <strong>di</strong> questi conflitti, dei processi <strong>di</strong> negoziazione e <strong>di</strong> adattamento culturale, risultano in<br />

forme <strong>di</strong> cristianesimo fortemente improntate dal<strong>la</strong> cultura tra<strong>di</strong>zionale locale.<br />

Cristianesimo Figiano<br />

Christina Toren, in un articolo recente (2003), descrive i processi attraverso i quali le idee che<br />

informano una forma specificamente figiana <strong>di</strong> cristianesimo sono costituiti attraverso alcuni anni,<br />

nei bambini e ragazzi <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio figiano. Pur senza postu<strong>la</strong>re alcun tentativo, implicito o<br />

esplicito, <strong>di</strong> resistenza culturale, o <strong>di</strong> sincretismo “cosciente” da parte dei ragazzi o <strong>di</strong> chi è<br />

responsabile del<strong>la</strong> loro socializzazione, <strong>di</strong>mostra come una pratica cristiana fedele al<strong>la</strong> dottrina non<br />

produca necessariamente dei cristiani allineati.<br />

Il suo è uno stu<strong>di</strong>o sull’importanza dei comportamenti rituali nel processo <strong>di</strong> sviluppo che determina<br />

ciò in cui si crede, l’autopoiesi. 18<br />

Toren osserva che <strong>per</strong> i Figiani adulti contemporanei l’identità include sia il cristianesimo che una<br />

ra<strong>di</strong>ce tra<strong>di</strong>zionale; <strong>per</strong> loro “<strong>la</strong> via cristiana”, “<strong>la</strong> via del<strong>la</strong> terra” e “<strong>la</strong> via dei capi”, sono<br />

esplicitamente in accordo. Essi riconciliano <strong>la</strong> devozione cristiana e <strong>la</strong> fede nel Dio del<strong>la</strong> Bibbia,<br />

con l’uguale certezza che i vecchi dei ed antenati Figiani continuino ad esistere e che, nel<strong>la</strong> loro<br />

forma benigna, rientrino sotto l’egida del Dio cristiano e facciano <strong>la</strong> sua volontà punendo chi abiura<br />

i suoi doveri <strong>di</strong> parente<strong>la</strong> o verso un capo riconosciuto. Toren si domanda come possa avvenire<br />

17 E’ sempre questo l’empasse: i missionari <strong>di</strong> varie specie possono condannare l’uso del<strong>la</strong><br />

stregoneria, ma non riescono ad sra<strong>di</strong>care <strong>la</strong> credenza nel<strong>la</strong> sua esistenza ed efficacia – l’es<strong>per</strong>ienza,<br />

culturalmente interpretata , ne ha <strong>di</strong>mostrato il potere molte volte nel<strong>la</strong> vita .<br />

18 Autopoiesi : auto-creazione umana, sempre e necessariamente ra<strong>di</strong>cata nel<strong>la</strong> socialità. (Cf. F.<br />

Remotti, a cura <strong>di</strong>: 1999). In termini <strong>di</strong> sviluppo Toren sostiene che <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione tra infante e chi se<br />

ne prende cura è tale <strong>per</strong> cui crescendo il bambino si trova <strong>per</strong> forza a confrontare un mondo che è<br />

già stato, e continua ad essere, reso significativo da altri, quelli appunto che si occupano <strong>di</strong> lui. Gli<br />

altri strutturano le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> esistenza vissute dal bambino, eppure non possono determinare ciò<br />

che questi ne farà. Inoltre, <strong>per</strong> quanto il bambino possa essere rispettoso verso chi è più anziano,<br />

l’autopoiesi umana implica che il significato sia necessariamente creato in un processo in cui <strong>la</strong><br />

conoscenza viene trasformata mentre è mantenuta , ed in cui il significato è sempre emergente, mai<br />

fisso.<br />

135


questa riconciliazione, se in nessun contesto esplicitamente cristiano (i servizi in chiesa, le<br />

preghiere, o <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> domenicale) si fa mai riferimento esplicito al<strong>la</strong> continua esistenza degli<br />

antenati.<br />

La risposta va ricercata da un <strong>la</strong>to nel fatto che <strong>la</strong> vita in un vil<strong>la</strong>ggio è <strong>per</strong>vasa da comportamenti<br />

ritualizzati, e dall’altro nell’idea che essere cristiani sia esplicitato dal<strong>la</strong> <strong>per</strong>formance rituale, più<br />

che da una dottrina, o nell’idea che sia il fatto che le <strong>per</strong>sone servano il Dio cristiano, o l’antenato,<br />

o il capo, a conferirgli potere, e nell’idea che il potere degli antenati sia insito nel mondo,<br />

immanente, mentre quello del <strong>di</strong>o cristiano sia trascendente.<br />

L’impegno verso il cristianesimo e verso <strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione locale (vakavanua, letteralmente “secondo <strong>la</strong><br />

terra”) si costituiscono vicendevolmente <strong>per</strong> i bambini <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio figiano attraverso le attività<br />

ritualizzate <strong>di</strong> tutti i giorni e le cerimonie a cui assistono nel corso del<strong>la</strong> loro vita, e così entrambi<br />

contribuiscono insieme a definire l’essere Figiano.<br />

I bambini <strong>di</strong> un vil<strong>la</strong>ggio Figiano sono presto avvezzi a <strong>di</strong>mostrare <strong>la</strong> propria adesione al<br />

cristianesimo tramite un’infinità <strong>di</strong> obblighi e proibizioni rituali (pregare prima <strong>di</strong> ogni pasto o<br />

spuntino, partecipazione a numerose funzioni in chiesa – tutte le mattina e tre sere-del<strong>la</strong> settimana -<br />

due funzioni domenicali, presenza al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> domenicale, <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> giocare <strong>la</strong> domenica, preghiere<br />

cristiane all’a<strong>per</strong>tura e chiusura <strong>di</strong> cerimonie tra<strong>di</strong>zionali, come quel<strong>la</strong> del Kava, o <strong>di</strong> benvenuto a<br />

visitatori) Questi comportamenti ritualizzzati sono incorporati, automatizzati nei bambini molto<br />

prima che essi possano aver compreso le ortodossie dottrinali che, secondo gli adulti, li rendono<br />

obbligatori.<br />

Allo stesso tempo l’es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> cerimonie tra<strong>di</strong>zionali come quelle che si tengono in caso <strong>di</strong><br />

morte è cruciale nel<strong>la</strong> creazione, in base a re<strong>la</strong>zioni intersoggettive, dell’idea <strong>di</strong> sè che il ragazzo o<br />

<strong>la</strong> ragazza costituiscono nel tempo. Idee investite <strong>di</strong> impegno nei confronti degli altri, una funzione<br />

del principio tra<strong>di</strong>zionale <strong>di</strong> veilomani (<strong>la</strong> compassione reciproca, o amore compassionevole che<br />

idealmente caratterizza tutte le re<strong>la</strong>zioni tra parenti).<br />

Preve<strong>di</strong>bilmente, <strong>per</strong> chiunque cresca in vil<strong>la</strong>ggio Figiano in prevalenza Wesleyano, <strong>la</strong> pratica del<br />

cristianesimo sarà investita del<strong>la</strong> forza emotiva es<strong>per</strong>ita precocemente e ripetutamente durante le<br />

cerimonie legate al<strong>la</strong> morte. Queste concernono gli obblighi causati dall’amore reciproco dei legami<br />

<strong>di</strong> parente<strong>la</strong>, e i sacrifici e il dolore questo amore può comportare.<br />

In questa maniera i riti mortuari, senza mai esplicitare pensieri poco ortodossi, assimi<strong>la</strong>no il potere<br />

<strong>di</strong> Dio al mana degli antenati e dei capi inse<strong>di</strong>ati. A sua volta questo potere agisce nel mondo in<br />

maniera da convalidare quelle concezioni <strong>di</strong> <strong>per</strong>sona e <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zioni sociali che sono im<strong>per</strong>niate sul<strong>la</strong><br />

mutualità.<br />

Il risultato è <strong>la</strong> trasmissione da una generazione all’altra <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> cristianesimo <strong>per</strong>meato <strong>di</strong><br />

concetti tra<strong>di</strong>zionali Figiani, <strong>per</strong> cui l’essere credenti non si riferisce al<strong>la</strong> fede nell’esistenza <strong>di</strong> Dio,<br />

problema che non si pone, ma si riferisce invece al<strong>la</strong> necessità sia <strong>di</strong> riconoscere <strong>la</strong> sua preminenza<br />

(viene aggiunto un livello al<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> gerarchica tra<strong>di</strong>zionale), sia <strong>di</strong> aumentarne il potere<br />

partecipando alle funzioni in chiesa, allo stesso modo in cui il potere dei capi e degli antenati sono<br />

alimentati dal<strong>la</strong> corretta <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> rispetto e dal<strong>la</strong> corretta esecuzione dei rituali adatti.<br />

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