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Giochi, disegni e filastrocche - Dipartimento di Scienze Umane per ...

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DIPARTIMENTO DI MATEMATICA FEDERAZIONE PROVINCIALE<br />

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRENTO SCUOLE MATERNE<br />

LABORATORIO LRM 3 D 2<br />

TRENTO<br />

Fascicolo 6<br />

<strong>Giochi</strong>, <strong><strong>di</strong>segni</strong> e<br />

<strong>filastrocche</strong><br />

La matematica nascosta<br />

nella scuola dell’infanzia<br />

I – Quadro generale e riferimenti metodologici<br />

<strong>di</strong><br />

Giorgio Bolon<strong>di</strong><br />

<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> Matematica<br />

Politecnico <strong>di</strong> Milano<br />

Tiziana Ceol<br />

Federazione Provinciale<br />

Scuole Materne <strong>di</strong> Trento<br />

Luisa Fontanari<br />

Federazione Provinciale<br />

Scuole Materne <strong>di</strong> Trento<br />

Mimmo Iannelli<br />

<strong>Dipartimento</strong> <strong>di</strong> Matematica<br />

Università <strong>di</strong> Trento<br />

novembre 1998


2<br />

<strong>Giochi</strong>, Disegni e<br />

Filastrocche<br />

la matematica nascosta nella scuola dell’infanzia<br />

I – Quadro generale e riferimenti metodologici<br />

<strong>di</strong><br />

G. Bolon<strong>di</strong> T. Ceol L. Fontanari M. Iannelli<br />

Oggi primo giorno <strong>di</strong> scuola. ...<br />

... Al pian terreno, dove s’eran già fatte le ripartizioni,<br />

c’erano dei bambini delle prime inferiori che non volevano entrare nella<br />

classe e s’impuntavano come somarelli; bisognava che li tirassero dentro a<br />

forza; e alcuni scappavano dai banchi; altri, al veder andar via i parenti, si<br />

mettevano a piangere, e questi dovevan tornare in<strong>di</strong>etro a consolarli o a<br />

ripigliarseli, e le maestre si <strong>di</strong>s<strong>per</strong>avano. ...<br />

(“Cuore”, E. De Amicis 1886)<br />

1- Cento anni dopo. 2- Uno sguardo al passato. 3- Gli orientamenti provinciali del<br />

1995. 4- La situazione attuale. 5- I termini <strong>di</strong> una proposta. 6- Il modello <strong>di</strong><br />

bambino. 7- La matematica nascosta. 8- Nella vita della scuola. 9- La continuità con<br />

la scuola elementare. 10- Un programma <strong>per</strong> il futuro.<br />

1. Cento anni dopo<br />

Quando cento anni fa De Amicis scriveva “Cuore” aveva presente (e aveva in<br />

mente) un modello <strong>di</strong> scuola <strong>di</strong>versa da quella attuale; e sicuramente molto <strong>di</strong>versa <strong>per</strong> ciò<br />

che riguarda l’insegnamento della matematica se, prendendo l’espressione in prestito da<br />

Pinocchio (un contemporaneo <strong>di</strong> quei bambini che scappavano dai banchi), il primo<br />

giorno <strong>di</strong> scuola si imparava a leggere, il secondo a scrivere e il terzo a “fare i numeri”.<br />

Cento anni dopo il primo giorno <strong>di</strong> scuola <strong>di</strong> Enrico (e del suo antagonista<br />

Pinocchio) abbiamo alle spalle vicende storiche e trasformazioni sociali che hanno mutato<br />

notevolmente la struttura della scuola italiana e l’incontro dei bambini con l’istituzione non<br />

avviene più nei termini descritti da De Amicis. Il ruolo assunto dalla scuola dell’infanzia


ha in particolare <strong>per</strong>messo la socializzazione prescolare e la possibilità <strong>di</strong> fornire al<br />

bambino un bagaglio <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienze selezionate su cui fondare l’insegnamento successivo,<br />

tanto che il recente progetto ministeriale sul rior<strong>di</strong>no dei cicli scolastici ipotizza<br />

l’estensione dell’obbligo all’ultimo anno <strong>di</strong> scuola dell’infanzia.<br />

Al <strong>di</strong> là del possibile esito <strong>di</strong> questa ipotesi, e tenuto conto del fatto che comunque<br />

nel Trentino la frequenza della scuola dell’infanzia riguarda una forte <strong>per</strong>centuale della<br />

popolazione, ci sembra necessario riflettere su quale es<strong>per</strong>ienza matematica si debba<br />

offrire ai bambini prima che accedano alla scuola elementare. La questione che poniamo<br />

non ha una risposta semplice e univoca; e soprattutto non può basarsi su un’es<strong>per</strong>ienza<br />

consolidata, visto che solo con gli Orientamenti del 1991 (ve<strong>di</strong> [5]) l'area logico-<br />

matematica è stata introdotta esplicitamente nell'insegnamento delle scuole dell'infanzia, a<br />

livello nazionale. D'altra parte, anche se ora la situazione è cambiata, il passato ha ancora<br />

effetti sul presente <strong>per</strong>ché, in generale, manca una tra<strong>di</strong>zione formativa specifica degli<br />

insegnanti della scuola dell'infanzia, mentre il problema coinvolge sia l’impostazione<br />

metodologica che i contenuti <strong>di</strong>sciplinari.<br />

Il fascicolo che presentiamo vuole aprire il <strong>di</strong>scorso su cosa significhi incontrare la<br />

matematica nella scuola dell’infanzia e su quali siano gli strumenti e i meto<strong>di</strong> opportuni<br />

<strong>per</strong> realizzare l’incontro. Ci sembra necessario partire (paragrafi 2 e 3) da un'analisi<br />

puntuale dei documenti programmatici <strong>per</strong> comprendere come, nel corso degli anni, si sia<br />

evoluto l'atteggiamento delle <strong>di</strong>verse impostazioni pedagogiche nei confronti della<br />

matematica. La proposta che poi sviluppiamo nei paragrafi successivi vuole essere un<br />

primo contributo all'esigenza <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> formazione degli insegnanti; esigenza che troverà<br />

una risposta istituzionale nell'attivazione dei corsi <strong>di</strong> laurea in Scienza della Formazione<br />

Primaria.<br />

2. Uno sguardo al passato<br />

Gli anni che precedono l'emanazione degli Orientamenti nazionali del 1969 ([6])<br />

sono costellati da Orientamenti e Programmi <strong>di</strong>dattici (i primi risalgono al 1914) che<br />

hanno avuto ben poca incidenza nella realtà delle scuole materne dell'epoca, a causa della<br />

varietà nella gestione delle scuole stesse, a cura <strong>di</strong> enti morali, religiosi e privati che si<br />

attestavano su impianti ideologici e metodologici <strong>di</strong>fferenti. In questo panorama variegato<br />

gli Orientamenti rimangono in balia dell'arbitrio delle singole gestioni private, che fanno<br />

riferimento in alcuni casi alla pedagogia aportiano-agazziana, in altri a quella<br />

montessoriana, in altri ancora a versioni miste <strong>di</strong> tipo frobeliano-agazziano.<br />

3


4<br />

Se da un lato questi Orientamenti (del 1914-1923-1939-1945-1958) si limitavano<br />

a fornire in<strong>di</strong>cazioni generali, prive <strong>di</strong> qualsiasi contenuto specifico, la stessa posizione<br />

pedagogica rinvenibile nelle concezioni delle sorelle Agazzi <strong>per</strong> un verso e della<br />

Montessori <strong>per</strong> un altro, fa riferimento o alla valorizzazione della fantasia, della libertà del<br />

bambino e dell'affettività, o alla netta preminenza del fare, della spinta all'osservazione e<br />

alla esplorazione dove i materiali strutturati e l'ambiente stesso assumono un ruolo<br />

centrale.<br />

Non è quin<strong>di</strong> ancora riscontrabile un preciso riferimento al contenuto dei <strong>di</strong>versi<br />

sa<strong>per</strong>i, compresi quelli <strong>di</strong> tipo logico e matematico. Anche se la Montessori considera<br />

dominante la <strong>di</strong>rezione intellettuale, questa viene sviluppata prevalentemente attraverso il<br />

fare in<strong>di</strong>viduale del bambino, con l'ausilio <strong>di</strong> materiali e strumenti pre<strong>di</strong>sposti ad hoc.<br />

Bisogna dunque attendere gli Orientamenti nazionali del 1969 <strong>per</strong> riscontrare<br />

un'impostazione organica che, unita ad un assetto istituzionale più definito e omogeneo,<br />

riesce ad influenzare a vasto raggio la prassi <strong>di</strong>dattica delle scuole dell'infanzia.<br />

L'impostazione del 1969 ruota intorno a un concetto <strong>di</strong> educazione intellettuale<br />

definito nei termini seguenti:<br />

“I progressi che, dai tre ai sei anni, si verificano sul piano dello sviluppo <strong>per</strong>cettivo e<br />

conoscitivo, pongono alla educatrice il compito <strong>di</strong> utilizzare le varie es<strong>per</strong>ienze ed attività<br />

che il bambino viene compiendo <strong>per</strong> una educazione intellettuale graduale, e non<br />

incautamente anticipatrice.<br />

L'educazione intellettuale va qui intesa prevalentemente come educazione a considerare<br />

con viva curiosità i <strong>di</strong>versi aspetti del mondo circostante, a lasciarsi guidare dal bisogno<br />

<strong>di</strong> esplorazione connaturato a questa età, a non sottrarsi allo stupore che provocano i<br />

gran<strong>di</strong> fatti della natura, ma anche ad assumere sempre più facilmente, <strong>di</strong> fronte a cose o<br />

situazioni colte dapprima come totalità relativamente poco <strong>di</strong>fferenziata, o considerate<br />

soltanto nei loro aspetti più vistosi, un atteggiamento via via più analitico che porti a<br />

in<strong>di</strong>viduare elementi o aspetti della realtà in un primo momento non avvertiti.”<br />

L'attenzione era prevalentemente rivolta a favorire l'osservazione, l ’ esplorazione,<br />

la curiosità (dando spazio ai "<strong>per</strong>ché" dei bambini) e l'analisi della realtà con riferimento<br />

ad aspetti <strong>di</strong> tipo emotivo, sociale, espressivo, linguistico e creativo. Pare dunque<br />

un'educazione a vasto raggio dove, <strong>per</strong> quanto riguarda la matematica, ancora mancano<br />

obiettivi e contenuti specifici e mirati. Aspetto questo rivisto nei documenti successivi,<br />

dove viene assegnata una attenzione particolare ai contenuti <strong>di</strong> tipo logico e matematico.


Nel testo "Proposte e in<strong>di</strong>cazioni programmatiche: documento <strong>di</strong> lavoro <strong>per</strong><br />

l'aggiornamento/formazione degli insegnanti" elaborato dalla Federazione provinciale<br />

Scuole materne <strong>di</strong> Trento (ve<strong>di</strong> [3]), il curricolo è costituito da nove aree <strong>di</strong> cui due, l'area<br />

pratico-costruttiva e l'area cognitiva, fanno esplicito riferimento da un lato alla<br />

organizzazione e trasformazione intenzionale della realtà, dall'altro alla presa <strong>di</strong> coscienza<br />

e strutturazione della realtà; in particolare l'area cognitiva è articolata in quattro settori:<br />

logico-matematico, causale, spaziale e temporale, "corrispondenti a quattro fondamentali<br />

categorie <strong>di</strong> organizzazione della conoscenza che il bambino acquisisce sulla realtà". In<br />

quest'ottica l'impegno educativo è volto ad accompagnare, organizzare, promuovere nel<br />

bambino la prima presa <strong>di</strong> coscienza della realtà. Si tratta già <strong>di</strong> una iniziale forma <strong>di</strong><br />

concettualizzazione, in quanto il bambino comincia ad elaborare immagini mentali <strong>di</strong><br />

oggetti e <strong>di</strong> eventi, anche sganciandosi dai dati <strong>per</strong>cettivi. Viene in tal modo attivata la<br />

funzione simbolica, cioè la competenza a costruire, a partire dall'es<strong>per</strong>ienza pratica,<br />

un'altra realtà corrispondente ad essa ma <strong>di</strong>versa, in quanto si avvale <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci, segnali,<br />

simboli che <strong>per</strong>mettono al bambino <strong>di</strong> agire in assenza delle cose. In questa impostazione<br />

possiamo riconoscere un vero e proprio "para<strong>di</strong>gma" scientifico all'interno del quale la<br />

matematica gioca il ruolo <strong>di</strong> "linguaggio" che o<strong>per</strong>a una modellizzazione dell'es<strong>per</strong>ienza<br />

reale.<br />

Passando in sede nazionale, gli Orientamenti del 1991 in<strong>di</strong>viduano sei campi <strong>di</strong><br />

es<strong>per</strong>ienza. Due tra questi, "Lo spazio, l'or<strong>di</strong>ne, la misura” e “Le cose, il tempo, la<br />

natura", riguardano contenuti inerenti da un lato le capacità <strong>di</strong> raggruppamento,<br />

or<strong>di</strong>namento, quantificazione e misurazione <strong>di</strong> fatti e fenomeni della realtà e le abilità<br />

necessarie <strong>per</strong> interpretarla e <strong>per</strong> intervenire consapevolmente su <strong>di</strong> essa; dall'altro la<br />

sco<strong>per</strong>ta e la prima sistematizzazione delle conoscenze della realtà naturale ed artificiale<br />

attraverso i sistemi simbolici <strong>di</strong> riferimento della conoscenza scientifica nei quali entrano<br />

in gioco l'intelligenza spaziale, logico-linguistica e i collegamenti con il pensiero<br />

matematico.<br />

Per quanto riguarda le abilità matematiche si fa specifico riferimento alla soluzione<br />

<strong>di</strong> problemi me<strong>di</strong>ante l'acquisizione <strong>di</strong> strumenti che possono <strong>di</strong>ventare a loro volta<br />

oggetto <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> analisi. Inoltre "l'elaborazione e la conquista dei concetti<br />

matematici avviene quin<strong>di</strong> attraverso es<strong>per</strong>ienze reali, potenziali e fantastiche che si<br />

aprono a <strong>per</strong>corsi e tracciati occasionali o programmati <strong>di</strong> razionalizzazione”.<br />

5


3. Gli Orientamenti provinciali del 1995<br />

6<br />

Il curricolo delineato dagli Orientamenti della provincia <strong>di</strong> Trento ([7]) si articola<br />

su tre ambiti: Comunicazione, Azione e conoscenza, Identità <strong>per</strong>sonale e relazionale.<br />

L'ambito dell'azione e della conoscenza, oggetto del nostro interesse, ha come<br />

requisito specifico "capire il mondo, ovvero: spiegare il funzionamento delle cose,<br />

prevederne conseguenze e possibilità, elaborare un sistema coerente <strong>di</strong> idee. Ciò avviene<br />

all'interno <strong>di</strong> un circuito a doppio senso che va dall'azione al concetto e dal concetto<br />

all'azione. E' infatti attraverso l'agire <strong>di</strong>retto sulla realtà che il soggetto arricchisce i suoi<br />

schemi mentali e le sue teorie, che a loro volta saranno messe alla prova attraverso nuove<br />

azioni."<br />

L'ambito si articola in tre piani. Il corpo: movimento e conoscenza; l'intervento<br />

sul reale: manipolare e progettare; il pensiero e la realtà: strutturazione e organizzazione,<br />

all'interno del quale rientrano le competenze <strong>di</strong> tipo logico e matematico <strong>di</strong> cui ci<br />

occupiamo in questo fascicolo.<br />

Lo sviluppo cognitivo passa attraverso tre fattori:1’es<strong>per</strong>ienza, la rappresentazione<br />

e la organizzazione. Essi implicano due livelli: la presa <strong>di</strong> coscienza dal punto <strong>di</strong> vista<br />

psichico e la strutturazione della realtà dal punto <strong>di</strong> vista cognitivo. Pertanto, l'azione che<br />

il bambino compie sulla realtà gli consente <strong>di</strong> ampliare il suo campo <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienze,<br />

applicare e verificare le sue conoscenze e <strong>di</strong> prendere consapevolezza della realtà e <strong>di</strong><br />

strutturarla in base ai suoi schemi mentali.<br />

L'organizzazione della realtà avviene sulla base <strong>di</strong> quattro categorie: logico-<br />

matematica, causale, spaziale e temporale. Attraverso <strong>di</strong> esse il soggetto prende atto dei<br />

fenomeni in termini oggettivi <strong>per</strong> attivare interventi mirati a produrre cambiamenti.<br />

Le capacità <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne logico e matematico, in<strong>di</strong>viduata dal testo degli Orientamenti,<br />

fanno riferimento ad o<strong>per</strong>azioni volte ad affrontare e risolvere i problemi, controllare il<br />

pensiero, manipolare mentalmente la realtà, rappresentare la realtà me<strong>di</strong>ante sistemi <strong>di</strong><br />

simboli.<br />

L'immagine <strong>di</strong> bambino che sta alla base <strong>di</strong> una tale impostazione è quella <strong>di</strong> un<br />

soggetto attivo, che partecipa costruttivamente all'interazione con l'ambiente (fenomenico<br />

e sociale) da cui ricava informazioni e competenze. Alle conoscenze più formalizzate che<br />

la scuola propone il bambino accede con un proprio bagaglio <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienze, <strong>di</strong> teorie e <strong>di</strong><br />

ipotesi, che dovranno quin<strong>di</strong> essere poste in relazione con i sistemi simbolico-culturali<br />

della comunità <strong>di</strong> appartenenza.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista del rapporto tra insegnamento e appren<strong>di</strong>mento in relazione allo<br />

sviluppo delle competenze <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne logico e matematico i passaggi fondamentali


iguardano la verifica costante delle capacità <strong>di</strong> base del bambino, la rilevazione delle<br />

conoscenze spontanee e dei livelli <strong>di</strong> concettualizzazione già posseduti, l'utilizzo <strong>di</strong> tali<br />

conoscenze come punto <strong>di</strong> partenza <strong>per</strong> l'ampliamento o la mo<strong>di</strong>fica delle stesse, lo<br />

sviluppo <strong>di</strong> capacità metacognitive, <strong>di</strong> riflessione sulle azioni/o<strong>per</strong>azioni compiute,<br />

affinché il bambino possa acquisire consapevolezza delle strategie messe in atto e delle<br />

azioni compiute, riorganizzando in questo modo il proprio pensiero.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista metodologico l'attenzione andrà rivolta sia al ruolo della<br />

motivazione e quin<strong>di</strong> a come suscitare l'interesse e la curiosità dei bambini in modo<br />

stabile, sia all'interazione tra l'insegnante e i bambini, e tra i bambini stessi, attraverso<br />

conversazioni volte a problematizzare l'es<strong>per</strong>ienza, a fare ipotesi, a trovare soluzioni, a<br />

confrontare idee all'interno <strong>di</strong> un approccio a<strong>per</strong>to alle soluzioni <strong>per</strong>sonali <strong>di</strong> ciascuno e<br />

alla valorizzazione <strong>di</strong> tutti.<br />

Il gruppo assume un peso rilevante nel processo <strong>di</strong> costruzione della conoscenza e<br />

l’insegnante, creando situazioni <strong>di</strong>" conflitto cognitivo" tra teorie <strong>di</strong>verse, può favorire lo<br />

sviluppo del pensiero del bambino.<br />

4. La situazione attuale<br />

Al <strong>di</strong> là delle linee programmatiche degli Orientamenti, nella pratica <strong>di</strong>dattica,<br />

quando si parla <strong>di</strong> logica o <strong>di</strong> matematica, l'insegnante della scuola dell'infanzia fa<br />

riferimento in modo naturale alla scuola elementare. Di fatto, nelle sezioni della scuola<br />

dell'infanzia, le es<strong>per</strong>ienze dell'area logico-matematica vengono spesso realizzate in modo<br />

"spontaneo" e, <strong>per</strong> lo più, <strong>per</strong> imitazione della scuola elementare. Anche i supporti<br />

<strong>di</strong>dattici (testi, raccolte <strong>di</strong> attività, materiali...) sono stati in gran parte ricavati "<strong>per</strong><br />

<strong>di</strong>luizione" dal materiale elaborato <strong>per</strong> le scuole elementari, con il risultato, spesso, <strong>di</strong><br />

anticipare contenuti incomprensibili <strong>per</strong> i bambini e <strong>di</strong> utilizzare approcci e meto<strong>di</strong><br />

inadeguati.<br />

E' invece necessario cercare una via specifica <strong>per</strong> la matematica nella scuola<br />

dell'infanzia, prima <strong>di</strong> tutto <strong>per</strong>ché, ovviamente, i bambini <strong>di</strong> 3-6 anni sono molto <strong>di</strong>versi<br />

da quelli <strong>di</strong> 6-10 anni, ed anche <strong>per</strong>chè tra scuola dell'infanzia e scuola elementare ci<br />

sono profonde <strong>di</strong>fferenze, sia <strong>di</strong> tipo istituzionale che <strong>di</strong> prassi <strong>di</strong>dattica. Il problema della<br />

continuità tra le due istituzioni si pone in generale (e molte iniziative in anni recenti<br />

hanno cercato <strong>di</strong> attivare in proposito un canale stabile <strong>di</strong> comunicazione) ma nel caso<br />

delle attività del settore logico-matematico che, come abbiamo già notato, solo<br />

tar<strong>di</strong>vamente è stato introdotto negli Orientamenti, il <strong>di</strong>scorso è certamente più complesso.<br />

7


8<br />

Se vogliamo dunque inserire in maniera organica, non episo<strong>di</strong>ca e senza strappi,<br />

nel tessuto della scuola dell'infanzia, un intervento formativo nell'area logico-matematica,<br />

ci sembra che due siano i punti fondamentali su cui concentrarsi:<br />

- la necessità <strong>di</strong> consapevolezza <strong>di</strong>sciplinare degli insegnanti;<br />

- l'attenzione alla metodologia (scelta e realizzazione delle attività, atteggiamento<br />

dell'insegnante...).<br />

Di conseguenza appare necessario proporre strumenti <strong>per</strong> la preparazione degli<br />

insegnanti e attività e meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro che siano congruenti con il modo normale <strong>di</strong><br />

vivere la vita della scuola dell'infanzia. La proposta che sviluppiamo nelle pagine seguenti<br />

cerca <strong>di</strong> definire i termini e le forme dell’insegnamento della matematica nella scuola<br />

dell’infanzia e <strong>di</strong> fornire in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>sciplinari <strong>per</strong> raggiungere gli obiettivi in<strong>di</strong>viduati.<br />

5. I termini <strong>di</strong> una proposta<br />

Il modello <strong>di</strong> intervento che proponiamo si fonda sulla realizzazione <strong>di</strong> una<br />

interfaccia che sviluppi il rapporto tra la <strong>di</strong>sciplina e la pratica <strong>di</strong>dattica. Con questo<br />

termine inten<strong>di</strong>amo uno strumento che <strong>per</strong>metta all’insegnante <strong>di</strong> gestire consapevolmente<br />

la relazione tra i contenuti <strong>di</strong>sciplinari e le attività nelle classi, proponendosi come chiave<br />

fondamentale <strong>per</strong> una <strong>di</strong>dattica che offra una es<strong>per</strong>ienza articolata dei concetti senza<br />

spingersi fino alla loro formalizzazione. L'insegnante della scuola dell'infanzia non<br />

deve, ad esempio, necessariamente insegnare a tutti i bambini a contare e a fare le prime<br />

ad<strong>di</strong>zioni (a questo penserà, in seguito, il maestro della scuola elementare); deve invece<br />

mettere in luce ed eventualmente creare situazioni significative in cui i bambini incontrino<br />

il problema del conteggio, si confrontino ed esplorino possibili soluzioni, arrivino dove la<br />

maturazione <strong>di</strong> ognuno <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> arrivare, siano stimolati e in qualche modo anche<br />

"sfidati" intellettualmente dalle competenze e capacità che compagni "più gran<strong>di</strong>"<br />

<strong>di</strong>mostrano <strong>di</strong> avere. E tutto ciò sarà possibile solo se l'insegnante conoscerà la<br />

sistemazione (matematica) <strong>di</strong> queste es<strong>per</strong>ienze che, in seguito, verrà effettuata nella<br />

scuola elementare.<br />

D'altra parte, il rapporto tra matematica formale ed es<strong>per</strong>ienza matematizzabile, che<br />

è alla base della <strong>di</strong>sciplina, viene colto sia dai Nuovi Programmi <strong>per</strong> la scuola elementare,<br />

che parlano esplicitamente <strong>di</strong> "passaggio dall'es<strong>per</strong>ienza alla rappresentazione e quin<strong>di</strong> alla<br />

formalizzazione" che "può avvenire muovendo dalle situazioni più varie", sia dagli


Orientamenti <strong>per</strong> la scuola dell'infanzia, che pongono l'esigenza <strong>di</strong> presentare "numerose<br />

e variate situazioni in grado <strong>di</strong> stimolare lo sviluppo <strong>di</strong> processi cognitivi <strong>di</strong> natura<br />

matematica".<br />

Per il carattere stesso della <strong>di</strong>sciplina la realizzazione <strong>di</strong> attività <strong>di</strong>dattiche che siano<br />

davvero in grado <strong>di</strong> "sviluppare i processi cognitivi <strong>di</strong> natura matematica" richiede, da<br />

parte degli insegnanti, una reale conoscenza del rapporto tra queste attività e la<br />

matematica sottesa; solo con questa conoscenza risulta poi possibile, <strong>per</strong> gli insegnanti<br />

della scuola elementare, realizzare "il passaggio dall'es<strong>per</strong>ienza alla rappresentazione e<br />

quin<strong>di</strong> alla formalizzazione".<br />

L'insegnante deve dunque possedere la sicurezza necessaria sui contenuti e gli<br />

obiettivi <strong>per</strong> potersi muovere secondo lo schema in<strong>di</strong>cato in figura, nel quale è illustrato il<br />

rapporto tra i vari elementi dell'intervento <strong>di</strong>dattico.<br />

la matematica<br />

sottesa<br />

i punti cruciali<br />

gli strumenti<br />

le attività<br />

come tirare le<br />

fila<br />

La "matematica sottesa" è <strong>per</strong> noi la matematica coinvolta negli Orientamenti<br />

<strong>per</strong> la scuola dell'infanzia e nei programmi ministeriali <strong>per</strong> la scuola elementare, che gli<br />

insegnanti devono conoscere in modo organico, facendo anche riferimento alla<br />

formalizzazione standard dei contenuti nella prassi scientifica attuale (se questo serve a<br />

meglio comprendere i relativi processi mentali e cognitivi) e ai successivi sviluppi<br />

<strong>di</strong>sciplinari, <strong>per</strong> una continuità a più lunga gittata.<br />

L'insegnante deve sa<strong>per</strong>e che anche "<strong>di</strong>etro" alle attività più semplici si nasconde<br />

la matematica "vera" e che all'interno <strong>di</strong> questa matematica è possibile in<strong>di</strong>viduare alcuni<br />

punti cruciali, che possono essere tali o <strong>per</strong> motivi intrinseci, interni alla <strong>di</strong>sciplina, o<br />

<strong>per</strong>ché particolarmente significativi dal punto <strong>di</strong> vista dello sviluppo del bambino <strong>di</strong> 3-6<br />

anni e dei suoi processi cognitivi.<br />

9


10<br />

Nella pratica <strong>di</strong>dattica si sono affermati alcuni strumenti, soprattutto nella scuola<br />

elementare ma anche, <strong>per</strong> osmosi, nella scuola dell'infanzia; si tratta <strong>di</strong> materiali<br />

strutturati, come i numeri in colore o i blocchi logici, oppure forme <strong>di</strong> presentazione <strong>di</strong><br />

alcuni concetti, come lo scatolone dei numeri. E' importante che l'insegnante abbia<br />

sempre consapevolezza <strong>di</strong> come questi strumenti si collegano alla matematica sottesa ed<br />

ai suoi punti cruciali. Lo stesso <strong>di</strong>scorso vale <strong>per</strong> le attività che, pur se non strettamente<br />

finalizzate, hanno comunque una ricaduta sull'es<strong>per</strong>ienza matematica; è bene che<br />

l'insegnante sappia sempre "dove punta" una certa attività o un determinato gioco, anche<br />

<strong>per</strong> poter valutare, in base alla risposta dei bambini, a quali altre attività de<strong>di</strong>care spazio,<br />

oppure quali spunti trarre <strong>per</strong> sviluppare altre es<strong>per</strong>ienze. Nella scuola dell'infanzia lo<br />

sforzo dell'insegnante deve essere soprattutto quello <strong>di</strong> riuscire a matematizzare le<br />

situazioni or<strong>di</strong>narie, <strong>per</strong> far trarre "spunti <strong>di</strong> matematica" ai bambini e, <strong>per</strong> non cadere in<br />

uno dei due frequenti eccessi possibili e opposti (osservazioni banali o richieste<br />

inaccessibili), è necessaria una consapevolezza molto nitida della <strong>di</strong>rezione da <strong>per</strong>correre<br />

ed una conoscenza accurata degli obiettivi da raggiungere.<br />

Infine, affinché le attività svolte abbiano una effettiva utilità anche <strong>di</strong> ampio respiro<br />

(e particolarmente in una ottica <strong>di</strong> continuità) è necessario che l'insegnante sappia valutare<br />

le reazioni dei bambini, collegarle e confrontarle tra <strong>di</strong> loro (anche <strong>per</strong> stimolare la<br />

consapevolezza dei bambini stessi), proporre slanci in avanti (che magari resteranno senza<br />

risposta <strong>per</strong> un po') e ritorni all'in<strong>di</strong>etro (su attività ed es<strong>per</strong>ienze precedenti); è necessario<br />

cioè che l'insegnante sappia tirare le fila <strong>di</strong> ciò che ha fatto, <strong>per</strong>ché l'es<strong>per</strong>ienza del<br />

bambino sia pilotata verso il prendere coscienza della matematica sottesa alle attività<br />

svolte. Non bisogna pensare che le schede o i cartelloni lavorino da soli.<br />

6. Il modello <strong>di</strong> bambino<br />

Nell'esemplificare le attività e nell'esaminarne la relazione con gli aspetti<br />

<strong>di</strong>sciplinari, lavoreremo su un'interazione tra bambino, ambiente e insegnante in cui<br />

è l'ambiente or<strong>di</strong>nario a fornire le situazioni, evitando <strong>di</strong> costruire es<strong>per</strong>ienze artificiose.<br />

In accordo con gli Orientamenti del '95, che abbiamo <strong>di</strong>scusso nel paragrafo 3, abbiamo<br />

in mente un modello <strong>di</strong> bambino che ha una es<strong>per</strong>ienza articolata ma reale e che al<br />

momento del passaggio alla scuola elementare possiede un ampio bagaglio su cui<br />

impiantare la formalizzazione matematica. Questa es<strong>per</strong>ienza viene aiutata, stimolata ed<br />

arricchita dall'insegnante, grazie alla sua consapevolezza teorica. La ricchezza e vastità


della ricaduta <strong>di</strong> questa es<strong>per</strong>ienza è frutto principalmente <strong>di</strong> un lavoro concreto e<br />

puntuale.<br />

Il modello <strong>di</strong> intervento che riteniamo valido prevede l'azione dell'insegnante sulla<br />

relazione tra il bambino e il suo ambiente, così come descritto nello schema seguente:<br />

bambino<br />

insegnante<br />

ambiente<br />

L'insegnante interviene su come il bambino agisce nelle situazioni che l'ambiente gli<br />

presenta, sia preparando le con<strong>di</strong>zioni dell'ambiente, sia stimolando e guidando<br />

l'osservazione e l'azione del bambino. Dalle risposte del bambino l'insegnante trae poi<br />

in<strong>di</strong>cazioni <strong>per</strong> un arricchimento dell'ambiente stesso, in modo da sviluppare questa<br />

<strong>di</strong>namica verso nuove situazioni, nuove abilità e maggiori consapevolezze. L'insegnante<br />

aiuta quin<strong>di</strong> il bambino a "matematizzare", cioè a passare da una rappresentazione<br />

elementare della realtà ad una sempre più strutturata, in cui entrano come elementi<br />

fondamentali e irrinunciabili caratteristiche come la numerosità, la forma, l'estensione, la<br />

quantità....<br />

Questo non avviene da sé: è necessaria la guida dell'insegnante, che agisce nella<br />

quoti<strong>di</strong>anità. Potremmo <strong>di</strong>re che la matematica è un fatto culturale, come il linguaggio; e<br />

come non si impara a parlare in un laboratorio <strong>di</strong> fonetica, ma stando con adulti e coetanei<br />

che parlano mentre vivono con noi, e ci insegnano a parlare; così non si impara la<br />

matematica davanti al computer, ma stando con adulti e coetanei che fanno matematica<br />

mentre vivono con noi.<br />

Piuttosto che inventare sempre situazioni ad hoc con interventi <strong>di</strong>sciplinari<br />

specifici, ci sembra più utile lavorare sulle attività abituali (<strong>filastrocche</strong>, giochi, ecc.) e<br />

sulle "attività <strong>di</strong> sfondo" che fanno parte della prassi corrente. L'es<strong>per</strong>ienza ha <strong>di</strong>mostrato<br />

che una maggiore consapevolezza teorica degli insegnanti <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> trarre da queste<br />

attività una quantità gran<strong>di</strong>ssima <strong>di</strong> spunti, talvolta anche inattesi, e <strong>di</strong> sfruttare questi<br />

spunti <strong>per</strong> stimolare in molte <strong>di</strong>rezioni i bambini, a qualunque livello <strong>di</strong> maturazione<br />

matematica essi siano. L'uso invece <strong>di</strong> attività preconfezionate, specialmente quelle con i<br />

11


materiali strutturati, hanno un effetto on/off, <strong>per</strong> cui i bambini si <strong>di</strong>vidono tra quelli che<br />

"riescono completamente" e "quelli che non fanno nulla".<br />

12<br />

Va notato che in questo modello "articolato e prolungato" <strong>di</strong> attività, la risposta del<br />

bambino costituisce un elemento significativo <strong>di</strong> valutazione che non entra nel merito delle<br />

abilità del singolo, ma fornisce in<strong>di</strong>cazioni preziose su come articolare l'es<strong>per</strong>ienza stessa.<br />

Occorre anche tenere presente che spesso proprio nell'area logico-matematica le<br />

aspettative delle famiglie sono particolarmente forti, talvolta assillanti, anche a causa <strong>di</strong><br />

una ignoranza <strong>di</strong> fondo della vera natura delle conoscenze matematiche, spesso ridotte a<br />

abilità o virtuosismi <strong>di</strong> calcolo. Gli insegnanti devono essere preparati anche a motivare il<br />

lavoro che fanno, anche se esso non sbocca subito in una padronanza <strong>di</strong> algoritmi e<br />

tecniche, facendo sa<strong>per</strong>e che spesso l'acquisizione <strong>di</strong> una abilità <strong>di</strong> calcolo non significa<br />

molto, ed anzi può frenare una costruzione completa e ricca dei concetti. Anche <strong>per</strong> questo<br />

aspetto è sicuramente utile una maggiore consapevolezza dell'impostazione metodologica,<br />

che è strettamente legata ad una visione più ampia della <strong>di</strong>sciplina. Nella nostra proposta<br />

si mira piuttosto a rimandare alla scuola elementare il momento in cui si "impara a fare" (a<br />

contare, a sommare, a confrontare numeri, …), senza <strong>per</strong> questo frustrare i bambini che<br />

già possiedono alcune abilità, ed anzi approfittando della varietà dei bambini <strong>per</strong> porre<br />

problemi che stimolino in avanti tutta la classe.<br />

7. La matematica nascosta<br />

Abbiamo già chiarito che l'obiettivo <strong>di</strong> fondo, che allo stesso tempo definisce il<br />

metodo <strong>di</strong> lavoro, è quello <strong>di</strong> fornire ai bambini un'es<strong>per</strong>ienza "matematizzabile" ricca e<br />

variata e abbiamo visto che ciò è possibile quando l'insegnante è in grado <strong>di</strong> collegare le<br />

attività che propone ai bambini con i concetti matematici sottesi.<br />

In generale occorre fare attenzione a non porsi obiettivi troppo generici, che<br />

rischiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare fumosi, ma è meglio proporsi ambiti e programmi concreti. Da<br />

questo punto <strong>di</strong> vista il riferimento alla prassi della scuola elementare può aiutare a<br />

definire gli obiettivi. In<strong>di</strong>viduare alcune competenze da raggiungere, magari molto<br />

delimitate, può essere utile a scan<strong>di</strong>re il cammino.<br />

Intorno a quali tematiche cognitive si dovrà acquisire questa es<strong>per</strong>ienza? E'<br />

anzitutto fondamentale curare l'organizzazione della <strong>per</strong>cezione dello spazio, e dei<br />

rapporti temporali e causali, quin<strong>di</strong> la capacità <strong>di</strong> o<strong>per</strong>are con le quantità (anche<br />

continue) e la capacità <strong>di</strong> classificare e or<strong>di</strong>nare. Queste tematiche sono strettamente<br />

legate alla organizzazione logica del pensiero e al concetto <strong>di</strong> numero. L'es<strong>per</strong>ienza


maturata a seguito delle esigenze generali dello sviluppo cognitivo nei settori in<strong>di</strong>cati<br />

fornisce la base <strong>per</strong> la formalizzazione propria della matematica nei settori della logica e<br />

dell'aritmetica.<br />

Va detto che le parole chiave insiemi, logica, numero, che corrispondono ad<br />

altrettanti argomenti, oggetto dei programmi <strong>di</strong> insegnamento nella scuola elementare, si<br />

riferiscono, nell'e<strong>di</strong>ficio della matematica, a teorie che si sostengono l'una con l'altra e<br />

sono in un certo senso "fondanti" dell'e<strong>di</strong>ficio stesso. Anche l'evoluzione storica vede<br />

queste teorie strettamente interconnesse, e tutto concorre a testimoniare la valenza<br />

formativa <strong>di</strong> questi concetti, in quanto basi del pensiero matematico.<br />

Per i nostri scopi, la conoscenza delle teorie e del loro evolversi storico <strong>per</strong>mette <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare gli aspetti portanti dei concetti e fornisce la chiave <strong>per</strong> la progettazione o la<br />

lettura analitica delle attività con cui costruire l'offerta <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienza nei confronti del<br />

bambino.<br />

Il nucleo teorico dei concetti che ci interessano deve costituire l'ossatura delle<br />

conoscenze degli insegnanti e il quadro <strong>di</strong> riferimento delle attività da sviluppare. <strong>Giochi</strong><br />

<strong><strong>di</strong>segni</strong> e <strong>filastrocche</strong> costituiscono gli strumenti attraverso cui si realizzerà<br />

l'es<strong>per</strong>ienza dei concetti. Si tratta <strong>di</strong> selezionare e mettere a punto attività che fanno parte<br />

della vita della scuola dell'infanzia e della tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>dattica, dentro le quali si<br />

nascondono i concetti fondanti <strong>di</strong> cui abbiamo parlato.<br />

Notiamo che le attività in questione si possono <strong>di</strong>fferenziare in funzione del<br />

"grado <strong>di</strong> astrazione" che coinvolgono e lo stesso concetto matematico può apparire in<br />

forma più o meno "concreta". Un bambino può incontrare i numeri giocando con il gioco<br />

della settimana/campana (1), oppure giocando al negozio comprando degli oggetti (2),<br />

oppure <strong>di</strong>segnando una storia che gli è stata raccontata e in cui sono coinvolte delle<br />

quantità (3), oppure descrivendo una delle attività precedenti (4). In altre parole, si sta<br />

muovendo ad un livello <strong>di</strong> astrazione che richiede:<br />

1. Coinvolgimento corporeo<br />

2. Manipolazione <strong>di</strong> oggetti<br />

3. Rappresentazione grafica<br />

4. Espressione verbale o "sonora".<br />

Questi <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> "frequentare" un concetto non sono strettamente riferibili a <strong>di</strong>verse<br />

età, ma corrispondono comunque a quattro livelli <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà e a quattro tappe che è<br />

opportuno sviluppare ampiamente e senza <strong>di</strong>scontinuità.<br />

13


14<br />

In secondo luogo osserviamo che, mentre alcuni giochi si limitano a stimolare<br />

l'esercizio <strong>di</strong> alcune abilità specifiche (come riconoscere un colore, un attributo<br />

etc...), altri forniscono l'es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> una struttura, utilizzando tali abilità <strong>per</strong> eseguire<br />

raggruppamenti, classificazioni etc... . Alcuni giochi sono quin<strong>di</strong> in qualche modo<br />

preliminari, altri tendono a fornire l'es<strong>per</strong>ienza dei concetti.<br />

<strong>Giochi</strong>, <strong><strong>di</strong>segni</strong> e <strong>filastrocche</strong> non comportano l'impiego della simbologia<br />

matematica, ma è necessario che l'insegnante tenga presente i punti cruciali che li rendono<br />

vali<strong>di</strong> <strong>per</strong> la costruzione dell'es<strong>per</strong>ienza. <strong>Giochi</strong> <strong>di</strong> classificazione, <strong><strong>di</strong>segni</strong> che<br />

veicolano la descrizione simbolica dell'es<strong>per</strong>ienza, <strong>filastrocche</strong> e canzoncine<br />

costituiscono attività che i bambini amano moltissimo e chiedono continuamente.<br />

In particolare le <strong>filastrocche</strong> sono forse l'attività più specifica della scuola<br />

dell'infanzia e lo strumento <strong>di</strong> iniziazione alle attività <strong>di</strong> gruppo. Per ciò che riguarda i<br />

nostri scopi le <strong>filastrocche</strong> costituiscono uno strumento importante <strong>per</strong> l'accostamento al<br />

concetto <strong>di</strong> numero e più in generale <strong>per</strong> l'acquisizione <strong>di</strong> abilità particolari. A parte il<br />

semplice esercizio della memoria e lo stimolo alla visualizzazione e alla associazione, la<br />

filastrocca induce l'es<strong>per</strong>ienza della struttura sequenziale propria del sistema dei numeri<br />

naturali e quin<strong>di</strong> del loro carattere or<strong>di</strong>nale, ottenuto <strong>per</strong> passi successivi; presenta questi<br />

aspetti or<strong>di</strong>nali e car<strong>di</strong>nali associati ad attività corporee; familiarizza il bambino con la<br />

terminologia e "insegna a contare". Osserviamo che la semplice memorizzazione del testo<br />

si colloca ad un livello "alto" <strong>di</strong> astrazione e che rimarrebbe sterile se non accompagnata<br />

dalla rappresentazione grafica o dalla drammatizzazione del contenuto.<br />

8. Nella vita della scuola<br />

Il bambino delle nostre scuole dell'infanzia è abituato a fare e imparare stando<br />

assieme agli altri. Può anche darsi che possa acquisire più rapidamente certe abilità stando<br />

da solo davanti ad un computer; è fuori <strong>di</strong> dubbio <strong>per</strong>ò che non è questo il"clima" generale<br />

che si vuole creare nelle nostre scuole. Si cercherà allora <strong>di</strong> realizzare sempre attività che<br />

coivolgano gruppi <strong>di</strong> bambini, non necessariamente della stessa età. Il tra<strong>di</strong>zionale lavoro<br />

"<strong>per</strong> schede", in cui viene posto un obiettivo uguale <strong>per</strong> tutti, risulta il più delle volte<br />

inadeguato. I bambini devono ricevere stimoli (e consegne) che li portino ad o<strong>per</strong>are<br />

ciascuno al livello più adatto; bisogna offrire a ciascun bambino l'opportunità <strong>di</strong> sfruttare<br />

al meglio il proprio livello <strong>di</strong> maturazione. D'altra parte, questo avviene meglio se la<br />

situazione fa scattare tutte le componenti tipiche dell'agire del bambino, come la curiosità,


l'osservazione, l'emulazione, l'imitazione, la collaborazione, il domandare al compagno,<br />

il confrontare....<br />

La vita del bambino nella scuola dell'infanzia è scan<strong>di</strong>ta da momenti <strong>di</strong> gruppo<br />

(omogeneo <strong>per</strong> età) e momenti <strong>di</strong> sezione, inseriti in un contesto in cui molta rilevanza<br />

hanno anche "situazioni <strong>di</strong> routine" (lavarsi le mani, segnare le presenze, andare a pranzo,<br />

<strong>di</strong>stribuire il fluoro, la merenda....). E' in queste situazioni che occorre lavorare <strong>per</strong><br />

fornire l'es<strong>per</strong>ienza attraverso la quale si formano le conoscenze e competenze<br />

logico-matematiche, che verranno adeguatamente esplicitate e formalizzate nella scuola<br />

elementare.<br />

Gli insegnanti devono cercare <strong>di</strong> "scoprire la matematica nascosta" in tutti questi<br />

momenti, intervenendo con osservazioni, domande, piccole consegne, giochi, legami con<br />

altre es<strong>per</strong>ienze ed osservazioni.<br />

In questo modo si cerca <strong>di</strong> trasformare l'es<strong>per</strong>ienza quoti<strong>di</strong>ana del bambino in<br />

es<strong>per</strong>ienza strutturata dal bambino stesso (anche se ovviamente in modo non<br />

conscio); questo è un passaggio obbligato nel processo <strong>di</strong> trasformazione dei dati<br />

<strong>per</strong>cettivi in modelli mentali; l'obiettivo è quello <strong>di</strong> rendere l'insieme delle es<strong>per</strong>ienze e<br />

delle attività svolte nella scuola dell'infanzia una entità ricca e articolata.<br />

E' evidente che questo può essere possibile solo attraverso una crescita della<br />

conoscenza della <strong>di</strong>sciplina da parte degli insegnanti, ed uno sforzo <strong>per</strong> rendere espliciti i<br />

legami tra la matematica - in senso <strong>di</strong>sciplinare- e le situazioni. Questo modo <strong>di</strong> procedere<br />

è molto più efficace, naturale, ed adatto ai bambini della scuola dell'infanzia rispetto alla<br />

via della scheda precostituita, tra<strong>di</strong>zionalmente seguita nell'insegnamento della<br />

matematica nella scuola elementare.<br />

La gamma <strong>di</strong> attività può essere molto ampia e costituita da momenti programmati<br />

con attività in comune tra bambini <strong>di</strong> età <strong>di</strong>versa, attività specifiche <strong>per</strong> lo sviluppo <strong>di</strong><br />

microcompetenze, attività inserite nel tema generale <strong>di</strong> fantasia programmato nella scuola,<br />

giochi collegati alle situazioni <strong>di</strong> routine. Dunque avremo attività singole, attività <strong>di</strong><br />

sfondo, attività <strong>di</strong> routine e attività ponte.<br />

Anzitutto consideriamo le attività singole. Quelle attività cioè che si svolgono,<br />

in un tempo limitato, su un tema o con una consegna specifica. Ne sono un esempio le<br />

<strong>filastrocche</strong> o i giochi o le classiche situazioni <strong>di</strong> classificazione o seriazione (ritagliare<br />

sagome <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni e <strong>di</strong>sporle in or<strong>di</strong>ne crescente o decrescente, riconoscere<br />

forme etc.).<br />

Alcuni giochi sono specifici, con un obiettivo particolare, e sono più adatti ad un<br />

lavoro <strong>per</strong> gruppo omogeneo d'età, <strong>per</strong>ché le abilità previe e/o specifiche sono in generale<br />

molto <strong>di</strong>fferenti tra un gruppo d'età ed un altro.<br />

15


16<br />

Possono essere anche utilizzati giochi tra<strong>di</strong>zionali (come ad esempio Strega<br />

comanda color... ), una volta che l'insegnante ha consapevolezza della "matematica<br />

nascosta". I bambini amano ripetere questi giochi e l'insegnante può renderli via via più<br />

interessanti e ricchi introducendo varianti che corrispondono o a nuovi contenuti<br />

matematici o ad una maggiore capacità <strong>di</strong> padroneggiare la situazione dal punto <strong>di</strong> vista<br />

logico-matematico.<br />

Si è già parlato delle <strong>filastrocche</strong>, che specialmente <strong>per</strong> i più piccoli<br />

costituiscono un modo <strong>per</strong> legare l'attività verbale a quella corporea e alle prime<br />

manipolazioni. Non <strong>di</strong>mentichiamo che le generazioni precedenti alle nostre hanno<br />

"imparato a contare" <strong>per</strong> lo più con le <strong>filastrocche</strong> tra<strong>di</strong>zionali, e molte delle prime<br />

consapevolezze numeriche dei bambini europei <strong>di</strong> una volta erano legate al gioco della<br />

"campana". Può essere necessario talvolta introdurre delle mo<strong>di</strong>fiche <strong>per</strong> rendere più<br />

adeguato il testo ai contenuti matematici, oppure <strong>per</strong> arricchire la situazione. Grazie a<br />

quest'uso delle <strong>filastrocche</strong> si può iniziare in modo naturale il coor<strong>di</strong>namento tra l'attività<br />

<strong>di</strong> verbalizzazione della sequenza dei numeri e un insieme <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienze relative agli aspetti<br />

car<strong>di</strong>nale ed or<strong>di</strong>nale del numero naturale.<br />

Accanto alle attività singole appena <strong>di</strong>scusse vanno considerate le attività <strong>di</strong><br />

sfondo che si inseriscono, appunto, in uno sfondo scelto <strong>per</strong> le attività della sezione o<br />

del gruppo lungo tutto l'anno. Questo sfondo è un elemento <strong>di</strong> continuità trasversale nella<br />

vita del bambino, e dovrebbe collegare tutte le sue es<strong>per</strong>ienze. È importante non<br />

<strong>di</strong>menticarlo nella programmazione dell'area logico-matematica, <strong>per</strong>chè troppo spesso la<br />

matematica viene collocata "da un'altra parte" rispetto a tutto il resto. Come esempi <strong>di</strong><br />

possibili "sfon<strong>di</strong>" possiamo citare il negozio, la fattoria, … .<br />

Altrove descriveremo in dettaglio il possibile uso <strong>di</strong> alcuni <strong>di</strong> questi, qui ci<br />

limitiamo ai commenti <strong>di</strong> tipo metodologico. E' ovvio che uno sfondo come quello del<br />

negozio è particolarmente favorevole ad attività <strong>di</strong> tipo numerico (classificazione degli<br />

oggetti <strong>per</strong> prezzo, utilizzo del "listino prezzi", scambi uno ad uno, piccole o<strong>per</strong>azioni);<br />

ma occorre notare che la specificità del contesto, così esplicitamente legato al concetto <strong>di</strong><br />

numero, non rende l'attività <strong>di</strong> <strong>per</strong> sè più adatta <strong>di</strong> altre a raggiungere gli obiettivi generali.<br />

Anche altri "sfon<strong>di</strong>" possono fornire molte situazioni ed occasioni <strong>di</strong> gioco, ed è sempre<br />

utile "ambientare" le attività singole nello sfondo.<br />

Un vantaggio o<strong>per</strong>ativo <strong>di</strong> queste situazioni globali è quello <strong>di</strong> offrire ai bambini<br />

molti ruoli, <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà ed impegno <strong>di</strong>fferente. Spesso nelle attività singole la consegna<br />

è unica <strong>per</strong> tutti i bambini; il confronto che essi stessi spontaneamente fanno tra i risultati<br />

che ottengono è utile, ma è sempre <strong>di</strong>fficile "tarare" la <strong>di</strong>fficoltà dell'attività in modo che<br />

risulti accessibile, stimolante e <strong>di</strong>vertente <strong>per</strong> tutti. Una situazione "<strong>di</strong> sfondo" offre ruoli


molto <strong>di</strong>versi e la possibilità <strong>di</strong> scegliere obiettivi e consegne variate in rapporto alla<br />

situazione <strong>di</strong> ciascun bambino. È in queste attività che riesce più facile <strong>per</strong> gli insegnanti<br />

utilizzare in modo proficuo molti meccanismi naturali del comportamento dei bambini.<br />

Le attività <strong>di</strong> routine, infine, hanno in tutte le scuole dell'infanzia un loro<br />

spazio pedagogico (apparecchiare la tavola, <strong>di</strong>stribuire il fluoro, segnare le presenze,<br />

registrare i bambini che vanno a riposare, annotare le con<strong>di</strong>zioni meteorologiche, votare<br />

<strong>per</strong> effettuare una scelta, ecc ...) e alcune <strong>di</strong> esse si prestano particolarmente al ruolo <strong>di</strong><br />

attività ponte con la scuola elementare (dove <strong>di</strong> fatto proseguono). Oltre che fornire il<br />

materiale <strong>per</strong> attività legate al concetto <strong>di</strong> numero, offrono molti spunti <strong>per</strong><br />

rappresentazioni grafiche, la cui utilità è <strong>di</strong> lunga gittata. I bambini si abituano a<br />

correlare rappresentazioni <strong>di</strong>verse delle quantità, via via più astratte, partendo da dati <strong>di</strong><br />

es<strong>per</strong>ienza <strong>di</strong> cui hanno un controllo effettivo. Può valere la pena che la rappresentazione<br />

<strong>di</strong> questi dati avvenga in forme <strong>di</strong>verse, <strong>per</strong>ché il passaggio da una rappresentazione<br />

all'altra aiuta il bambino nel processo <strong>di</strong> astrazione. D'altra parte, bisogna sempre<br />

ricordare che la capacità <strong>di</strong> utilizzare i simboli in una rappresentazione, a questa età, è<br />

molto ridotta.<br />

Un altro vantaggio derivante dalla abitu<strong>di</strong>ne a "matematizzare" queste attività <strong>di</strong><br />

routine, è quello <strong>di</strong> poter introdurre consegne via via più impegnative e stimolanti, senza<br />

dover ogni volta immettere i bambini in una situazione nuova, con tutti i relativi problemi<br />

<strong>di</strong> familiarizzazione, <strong>di</strong> comprensione verbale, ecc.. A questo scopo, gli insegnanti<br />

devono essere in grado <strong>di</strong> trarre da una stessa situazione tanti spunti e stimoli, in<br />

orizzontale (consegne e osservazioni <strong>di</strong>verse nello stesso momento) e in verticale<br />

(consegne e osservazioni <strong>di</strong>verse col variare del tempo).<br />

Come già accennato, l'es<strong>per</strong>ienza (anche se ripetuta e variata) <strong>di</strong> <strong>per</strong> sé non basta:<br />

può far acquisire abilità e capacità (magari numeriche e <strong>di</strong> calcolo), ma non concetti<br />

matematici. Bisogna che questa es<strong>per</strong>ienza si strutturi progressivamente in senso logico-<br />

matematico nella mente e nella coscienza del bambino.<br />

Perché questa strutturazione avvenga occorre che il bambino o<strong>per</strong>i su questa<br />

es<strong>per</strong>ienza. Tale o<strong>per</strong>azione sarà via via più articolata, come messo in evidenza parlando<br />

dei livelli <strong>di</strong> astrazione possibili: potrà essere all'inizio solo corporea, <strong>per</strong> <strong>di</strong>ventare poi<br />

attività verbale e <strong>di</strong> rappresentazione; è importante che il bambino arrivi a fare<br />

o<strong>per</strong>azioni mentali sulla propria es<strong>per</strong>ienza e ad essere interessato non tanto agli<br />

oggetti in sé, quanto alle o<strong>per</strong>azioni che può compiere su <strong>di</strong> essi.<br />

E' compito dell'insegnante aiutare e stimolare questa o<strong>per</strong>atività, con piccole<br />

consegne, domande, confronti, richiami a es<strong>per</strong>ienze precedenti. L'insegnante della<br />

17


scuola dell'infanzia conosce a fondo i bambini nella loro totalità, ed è quin<strong>di</strong> in una<br />

posizione privilegiata <strong>per</strong> attuare questo tipo <strong>di</strong> intervento adattandolo ad ogni bambino.<br />

18<br />

Con il termine "es<strong>per</strong>ienza" non si intende naturalmente solo l'es<strong>per</strong>ienza realizzata<br />

con materiali concreti: si intende tutto ciò che ha a che fare con la realtà del bambino ( e<br />

quin<strong>di</strong> anche le sue costruzioni <strong>di</strong> fantasia o i <strong>per</strong>sonaggi immaginari del suo mondo).<br />

Dalle risposte dei bambini l'insegnante trae poi lo spunto <strong>per</strong> mo<strong>di</strong>ficare "in<br />

cammino" le attività, <strong>per</strong> arricchire le situazioni e <strong>per</strong> ruotare i ruoli dei bambini, cosa<br />

altrimenti impossibile nel lavoro standard fatto con schede precostituite.<br />

9. La continuità con la scuola elementare<br />

Le considerazioni svolte nei paragrafi precedenti resterebbero sospese e<br />

incomplete se non ci si occupasse del problema <strong>di</strong> come l'impostazione che abbiamo dato<br />

alla nostra proposta si raccor<strong>di</strong> al successivo primo ciclo della scuola elementare. Il<br />

problema della continuità e della definizione dei <strong>di</strong>versi ruoli della scuola dell'infanzia e<br />

della scuola elementare si pone necessariamente, e in modo particolare <strong>per</strong> la matematica,<br />

quando si voglia consolidare (o istituzionalizzare) il ruolo che la scuola dell'infanzia<br />

svolge <strong>di</strong> fatto nella formazione del bambino.<br />

La continuità si pone anzitutto come problema <strong>di</strong> trasmissione <strong>di</strong> informazioni<br />

riguardanti la metodologia, i contenuti <strong>di</strong>sciplinari e le attività svolte, oltre che una<br />

valutazione dei risultati raggiunti, sia in<strong>di</strong>vidualmente che a livello <strong>di</strong> gruppo.<br />

In tutto ciò che precede abbiamo posto l'accento più sull'azione del bambino<br />

durante la costruzione dei concetti, e dunque sul modo con cui ogni bambino "<strong>per</strong>corre" i<br />

microcurricoli, piuttosto che sui contenuti dei curricoli stessi. Di conseguenza anche<br />

l'insieme <strong>di</strong> informazioni che può essere trasmesso alla scuola elementare deve basarsi<br />

più sul modo effettivo in cui i bambini hanno svolto la loro attività, che sul<br />

raggiungimento <strong>di</strong> obiettivi precostituiti. Ciò non toglie che l'insegnante possa aiutare la<br />

propria osservazione, se necessario, con "test" <strong>di</strong> valutazione, proponibili anche come<br />

"test <strong>di</strong> ingresso" nelle scuole elementari. Il punto cruciale resta <strong>per</strong>ò il fatto che l'età<br />

intorno ai sei anni è proprio il momento in cui la costruzione del concetto <strong>di</strong> numero è nel<br />

suo vivo, ed è estremamente fluida la situazione dei modelli relativi nel bambino. Le<br />

in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> una griglia del tipo "sì/no", riferita a conoscenze specifiche, possono<br />

rivelarsi del tutto su<strong>per</strong>ate dopo i mesi della pausa estiva.<br />

In questo modo, la valutazione viene ad essere più organicamente inserita in una<br />

descrizione globale del bambino, e quin<strong>di</strong> ad essere uno strumento <strong>di</strong> continuità


globale e non solo <strong>di</strong>sciplinare. D'altra parte l'insegnante deve considerare che i contributi<br />

delle osservazioni fatte durante le attività riconducibili all'area logico-matematica sono<br />

molto interessanti proprio <strong>per</strong> una descrizione globale del bambino.<br />

Per rendere o<strong>per</strong>ativa questa continuità, ci sembra necessaria la definizione <strong>di</strong> un<br />

protocollo <strong>di</strong> trasmissione che contempli mo<strong>di</strong> e contenuti del lavoro svolto e sia<br />

quin<strong>di</strong> articolato intorno ai seguenti punti:<br />

1) I contenuti <strong>di</strong>sciplinari presenti in modo particolare nelle attività (la matematica<br />

sottesa). Qui gioca fondamentalmente la consapevolezza degli insegnanti e la loro capacità<br />

<strong>di</strong> rendere espliciti i contenuti "nascosti".<br />

2) Le attività svolte. In particolare, le attività ponte che vanno trasmesse proprio<br />

come in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> continuità concreta, segnalando quali consegne venissero richieste ai<br />

bambini. L'insegnante delle scuola elementare potrà trarne nuovi spunti, legati ai nuovi<br />

contenuti <strong>di</strong>sciplinari ed adatti alla mutata situazione ed età dei bambini. Possiamo citare<br />

ad esempio la "registrazione delle presenze", la " preparazione dei posti a tavola", la "<br />

registrazione dei giorni <strong>di</strong> sole e <strong>di</strong> pioggia" … Non vanno <strong>di</strong>menticate anche eventuali<br />

attività svolte in comune con i bambini della scuola elementare, qualora fosse stato<br />

possibile realizzarne.<br />

La descrizione delle attività <strong>di</strong> sfondo e delle attività singole dovrà comprendere<br />

quelli che a giu<strong>di</strong>zio dell'insegnante sono stati gli spunti ed i momenti più significativi <strong>per</strong><br />

la maturazione dei bambini. Ad esempio, si possono in<strong>di</strong>care quelle situazioni in cui<br />

alcuni (o tutti) i bambini hanno spinto la propria curiosità fino a porre e/o risolvere piccoli<br />

problemi.<br />

3) Le osservazioni <strong>di</strong> metodo. Alcune attività "vanno da sè", e l'intervento<br />

dell'insegnante è minimo; in altre è cruciale l'interazione tra il bambino e l'insegnante; <strong>di</strong><br />

alcune attività serve "mantenere una memoria" nella classe, sulle pareti o in qualche altro<br />

posto. Tutte queste osservazioni sono importanti <strong>per</strong> l'insegnante della scuola elementare,<br />

<strong>per</strong> evitare <strong>di</strong>scontinuità <strong>di</strong> metodo che potrebbero annullare (nel bambino) il lavoro svolto<br />

e le conquiste fatte. Vale la pena ricordare che nella scuola dell'infanzia i bambini si sono<br />

abituati a vedere restare attorno a sè i risultati delle attività, sotto forma <strong>di</strong> <strong><strong>di</strong>segni</strong>,<br />

costruzioni, tabelloni, materiali usati nelle situazioni <strong>di</strong>dattiche, etc. Se hanno giocato al<br />

negozio, i bambini hanno visto nell'aula il "negozio", con esposto il "tariffario prezzi", i<br />

generi venduti etc. <strong>per</strong> parecchio tempo; se costruiscono la sagoma <strong>di</strong> una casa <strong>di</strong><br />

cartone, e devono rior<strong>di</strong>nare in or<strong>di</strong>ne crescente le travi, poi vedono quella casa <strong>per</strong> lungo<br />

19


tempo nella propria aula. Questo <strong>per</strong>mette al bambino (eventualmente <strong>di</strong>etro stimolo<br />

dell'insegnante) <strong>di</strong> ritornare sull'attività anche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tempo.<br />

20<br />

Sembra quin<strong>di</strong> molto utile, e proponibile come es<strong>per</strong>ienza generalizzabile, che<br />

almeno nei primi tempi (primo quadrimestre della prima elementare) ci sia da parte<br />

dell'insegnante una cura nel mantenere attorno ai bambini i risultati e i materiali delle<br />

attività concrete attraverso le quali sta procedendo verso il concetto <strong>di</strong> numero, o la<br />

nozione <strong>di</strong> insieme e le sue implicazioni (striscia dei numeri, scatolone dei numeri,<br />

tabellone dell'insieme universo....); e che <strong>per</strong> quanto possibile (compatibilmente con le<br />

esigenze <strong>di</strong>dattiche e <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne) si lasci al bambino la possibilità <strong>di</strong> ritornarvi anche <strong>per</strong><br />

conto proprio, riaffrontando i problemi incontrati e saggiando le soluzioni proposte.<br />

Questo è il modo in cui il bambino è stato abituato a procedere nella scuola dell'infanzia,<br />

ed è importante che nel momento cruciale del passaggio alla formalizzazione tale metodo<br />

non sia abbandonato troppo bruscamente. Non dovrebbe mai essere scoraggiato un<br />

bambino che, preso da un dubbio o da una curiosità "matematica", vada a riprendere la<br />

situazione che glielo ha generato e si fermi a pensarci.<br />

4) Una sintesi <strong>di</strong> valutazione in<strong>di</strong>viduale attraverso uno schema che abbia lo scopo <strong>di</strong><br />

aiutare l'insegnante a mettere a fuoco alcuni aspetti, importanti <strong>per</strong> la continuità, del<br />

comportamento e dell'appren<strong>di</strong>mento del singolo bambino, e <strong>di</strong> <strong>per</strong>metterne la<br />

trasmissione agli insegnanti della scuola elementare. Come tale, è pensato in primo luogo<br />

<strong>per</strong> i bambini "gran<strong>di</strong>", ma può sicuramente servire come verifica del cammino <strong>per</strong>corso<br />

anche lungo gli anni della scuola dell'infanzia. In ogni caso, non va preso come uno<br />

schema rigido, ma come una traccia intorno alla quale raccogliere le idee.<br />

Tutte le informazioni in<strong>di</strong>viduali andrebbero raccolte poi in una lettura dei dati, che<br />

metta eventualmente in evidenza se la <strong>di</strong>namica della attività <strong>di</strong> classe ha portato a creare<br />

alcune tipologie più ricorrenti <strong>di</strong> comportamento e/o <strong>di</strong> capacità acquisite. In questa lettura<br />

dei dati, può trovare posto un giu<strong>di</strong>zio complessivo sul gruppo<br />

Il problema della valutazione appena <strong>di</strong>scusso è comunque un problema delicato<br />

ed è quin<strong>di</strong> necessario spendere ancora qualche parola sul significato che tale valutazione<br />

deve assumere.<br />

Infatti, nel momento in cui si trasmettono delle informazioni dalla scuola<br />

dell'infanzia alla scuola elementare il rischio maggiore è quello <strong>di</strong> dare informazioni sul<br />

singolo bambino che in qualche modo riducono la sua prestazione in termini <strong>di</strong> "sa fare" o<br />

"non sa fare", imbrigliando così l'appren<strong>di</strong>mento compiuto dal bambino in griglie non<br />

sempre rispettose del suo reale livello <strong>di</strong> maturazione e sviluppo. Questo tipo <strong>di</strong>


informazioni, oltre ad avere alcune ovvie controin<strong>di</strong>cazioni, è anche sostanzialmente<br />

inutile <strong>per</strong> il lavoro dell'insegnante della scuola elementare: se si ritiene che queste<br />

in<strong>di</strong>cazioni servano, possono essere ricavate più aggiornate (in tre mesi cambiano tante<br />

cose quando si hanno sei anni!) con adeguate attività che fungano da test <strong>di</strong> ingresso<br />

all'inizio della prima elementare.<br />

Inoltre, le attività svolte dalle insegnanti nel corso dell'anno vengono proposte a<br />

livelli <strong>di</strong>versi <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienza. Non è quin<strong>di</strong> possibile, rispetto ad un determinato contenuto<br />

affrontato, <strong>di</strong>re semplicemente se il bambino lo padroneggia oppure no; serve invece una<br />

specifiazione ulteriore, facente appunto riferimento al livello <strong>di</strong> es<strong>per</strong>ienza privilegiato.<br />

Infine, nel descrivere ciò che ciascuno ha appreso è anche in<strong>di</strong>spensabile, a nostro<br />

avviso, considerare i proce<strong>di</strong>menti, gli atteggiamenti, le modalità prevalenti che il<br />

bambino utilizza, una serie <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci, quin<strong>di</strong>, che riescano a dare informazioni sul suo<br />

livello cognitivo e sul modo in cui si è posto nel confronti delle attività, anche<br />

considerando le componenti affettive ed emotive che accompagnano sempre la sua azione.<br />

E' chiaro comunque che parlare <strong>di</strong> valutazione in ambito scolastico significa<br />

necessariamente tener conto dell'intero processo <strong>di</strong> insegnamento/appren<strong>di</strong>mento: la<br />

valutazione dell'appren<strong>di</strong>mento dei bambini è anche valutazione del lavoro<br />

dell'insegnante, dei contenuti che ha affrontato e del modo in cui li ha proposti ai<br />

bambini, dei materiali <strong>di</strong> cui si è avvalso: in poche parole della metodologia<br />

dell'insegnamento.<br />

10. Un programma <strong>per</strong> il futuro<br />

La proposta sviluppata in queste pagine necessita ovviamente <strong>di</strong> un seguito che<br />

fornisca in<strong>di</strong>cazioni e strumenti <strong>di</strong> lavoro <strong>per</strong> raggiungere gli obiettivi delineati.<br />

I due aspetti portanti che abbiamo in<strong>di</strong>cato riguardano le conoscenze degli<br />

insegnanti nel campo della matematica, così come la loro capacità <strong>di</strong> leggere all'interno<br />

delle attività che si svolgono tra<strong>di</strong>zionalmente nelle sezioni della scuola dell'infanzia.<br />

Dunque la strada lungo cui dare un seguito alle nostre considerazioni è già tracciata e<br />

punta al raggiungimento <strong>di</strong> tali obiettivi.<br />

La bibliografia relativa all'insegnamento della matematica nella scuola primaria è<br />

senza dubbio molto ampia ed anche <strong>per</strong> ciò che riguarda la scuola dell'infanzia negli ultimi<br />

anni sono stati pubblicati stu<strong>di</strong> e proposte cui si può fare riferimento. Ci sembra<br />

comunque necessario sviluppare maggiormante un <strong>di</strong>scorso mirato alla scuola<br />

21


dell'infanzia che tenga conto sia del bisogno <strong>di</strong> formazione che della necessità <strong>di</strong><br />

raccordare la <strong>di</strong>sciplina con la concretezza quoti<strong>di</strong>ana.<br />

22<br />

E questo è l'obiettivo che ci proponiamo <strong>di</strong> raggiungere in un prossimo futuro.<br />

11. Bibliografia<br />

La bibliografia che segue riguarda alcuni riferimenti citati nel testo e qualche<br />

pubblicazione relativa all'impostazione metodologica dell'insegnamento nalla scuoila<br />

dell'infanzia<br />

[1] - AA.VV., "Linee <strong>per</strong> un’educazione cognitiva nella scuola dell’infanzia", Il<br />

Quadrante Scolastico n°45 giugno 1990, Trento Unoe<strong>di</strong>zioni.<br />

[2] - A.E. Berti, A.S. Bombi, "Lo sviluppo del bambino" , il Mulino, Bologna, 1985<br />

[3] - Federazione provinciale Scuole materne, "Proposte ed in<strong>di</strong>cazioni programmatiche.<br />

Documento <strong>di</strong> lavoro <strong>per</strong> l’aggiornamento/formazione degli insegnanti" , Electa<br />

Trento, 1990.<br />

[4] - R. Mastromarino, "L’azione <strong>di</strong>dattica. Qualità ed efficacia nella classe", Armando,<br />

Roma, 1991.<br />

[5] - Nuovi Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne statali, 1991<br />

[6] - Orientamenti dell'attività educativa nelle scuole materne statali, 1969<br />

[7] - Orientamenti dell'attività educativa della scuola dell'infanzia, Provincia Autonoma<br />

<strong>di</strong> Trento, 1995<br />

[8] - M. e C. Pontecorvo, "Psicologia dell’educazione. Conoscere a scuola", Il Mulino,<br />

Bologna, 1986.

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