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Giugno 2011 - Ristorante Quadri

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4 ilCalandrangolo giugno <strong>2011</strong><br />

Luce fl uida in Piazza<br />

Al <strong>Quadri</strong> i suggestivi scatti di un'inconsueta Venezia<br />

di Filippo Maglione<br />

Le Procuratie sono capovolte, così<br />

come la Basilica di San Marco, in un<br />

bianco e nero saturo, spesso puntellato<br />

di colore puro. Arcate e cupole<br />

hanno un aspetto fl uido, liquido. Verrebbe<br />

da capovolgerle e invece vanno<br />

viste proprio così, a testa in giù.<br />

Sono infatti il rifl esso dei palazzi sul<br />

selciato della Piazza quando è invasa<br />

dall'acqua. Il fotografo feltrino Carlo<br />

Quaglianello li ha immortalati in un<br />

giorno d'acqua alta, quando questa<br />

oramai era contratta in pozze, con una<br />

Nikon FM2 meccanica con ottiche<br />

fi sse (35mm - 50mm - 85mm) e con<br />

pellicola biancoenero neopan 24x36;<br />

le ha sviluppate lui stesso a mano e<br />

poi, assieme allo staff dello studio di<br />

graphic design Helvetika, le ha digitalizzate<br />

e colorate. Il servizio, che il fotografo<br />

ha dedicato alla performance<br />

gastronomica di Massimiliano Alajmo<br />

"Lucefl uida in acqua", è composto di<br />

10 scatti originali in bianco e nero che<br />

vengono replicati con l'intervento del<br />

colore. Venti scatti complessivi denominati<br />

"Luce fl uida in Piazza", che si<br />

possono ammirare sotto forma di "diapositive"<br />

nell'installazione ideata da<br />

Davide Groppi per il <strong>Quadri</strong>. I palazzi<br />

della Piazza, rovesciati e specchiati<br />

nell'acqua, puntellano di luce l'ingresso<br />

laccato in nero del ristorante, scala<br />

d'accesso a uno dei paradisi gastronomici<br />

del pianeta; degno pendant a una<br />

cucina che contribuisce a capovolgere<br />

molti luoghi comuni legati all'alimentazione<br />

e che è connotata da uno spiccato,<br />

e fulgido, senso di fl uidità...<br />

In.gredienti<br />

Il prodotto<br />

del mese<br />

Quanto tempo servirebbe per trovare le<br />

uova fresche, macinare le migliori semole<br />

di grano duro e impastare il tutto con<br />

forza e pazienza e ottenere quel meraviglioso<br />

prodotto che è la pasta all’uovo?<br />

Noi abbiamo impiegato mesi di prove e ricerche<br />

prima di avere le “tagliatelle all’uovo<br />

e aneto” della linea In.gredienti. Una<br />

pasta dal sapore delicato e fresco, grazie<br />

alla presenza di quest’erba aromatica.<br />

Durante i 2 minuti necessari alla cottura,<br />

cercate di coglierne i profumi e immaginare<br />

gli abbinamenti più indicati. Il vostro<br />

palato vi suggerirà dal semplice burro e<br />

parmigiano, sino ai sughi di verdure in<br />

bianco o i condimenti a base di pesce. Per<br />

il mese di giugno, vi proponiamo i tagliolini<br />

all’aneto da 250 gr. con una confezione<br />

di burro della Normandia e uno spicchio<br />

di parmigiano stagionato 36 mesi in vendita<br />

da In.gredienti a 15 euro.<br />

Pasticceria<br />

Voglia di gelati<br />

al Calandrino<br />

Anche se non sono visibili come nelle<br />

classiche vetrine delle gelaterie, al Calandrino<br />

i gelati ci sono… e sono anche<br />

molto buoni! È “obbligatorio” assaggiare<br />

il pistacchio siciliano o la nocciola<br />

piemontese, due classici che piacciono<br />

ancor di più se affogati nella “coppa<br />

martini” con il nostro caffè espresso.<br />

Provate e non riuscirete a chiudere un<br />

pranzo o una cena senza. Oltre al cioccolato,<br />

la vaniglia e il caffè, dal mese di<br />

giugno si potranno gustare i sorbetti al<br />

limone, lampone e passionfruit, ideali<br />

per una pausa rinfrescante.<br />

Per informazioni: Pasticceria Il Calandrino<br />

t. 049 630303 oppure calandrino@alajmo.it<br />

Il Calandrino<br />

Le serate<br />

di giugno<br />

Per il mese di giugno il Calandrino si<br />

sta preparando con due serate molto<br />

intriganti: la prima, in programma giovedì<br />

16 alle 20.30 ha come protagonista<br />

un abbinamento… in rosso: i crudi di<br />

carne e pinot nero; un menu che gioca<br />

sulle varie consistenze della carne e<br />

con un abbinamento vini che ci accompagna<br />

nelle varie declinazioni di questo<br />

vitigno. Infi ne, per chiudere il mese,<br />

giovedì 30 giugno una grande serata<br />

con la prestigiosa maison Hennessy,<br />

dove stapperemo champagne e… cognac,<br />

insieme ad uno straordinario<br />

menu di pesce di Massimiliano.<br />

Le serate hanno posti limitati.<br />

È consigliata la prenotazione<br />

al numero 049 630303<br />

oppure via mail: calandrino@alajmo.it<br />

Il menu è consultabile nella home page<br />

del sito www.alajmo.it<br />

Carlo Quaglianello, fotografo<br />

professionista, diplomato<br />

all’Istituto Superiore di Fotografi<br />

a e Arti Visive di Padova,<br />

da molti anni collabora con lo<br />

studio EOS di Mario Reggiani<br />

a Schio. Ha esposto i suoi lavori<br />

al Venice Photo Meeting presso<br />

Villa Widman a Stra e in due<br />

mostre organizzate da Cinaoggi<br />

e Albevideo per la manifestazione<br />

BigScreenItaly tenutesi<br />

nella città di Kumming capitale<br />

dello Yunnan, in Cina. Da<br />

anni ha Venezia come soggetto<br />

privilegiato delle sue personali<br />

ricerche, interpretata con taglio<br />

inconsueto.<br />

Il Calandrangolo<br />

<strong>Giugno</strong> <strong>2011</strong><br />

Direttore Responsabile: Romina Savi<br />

Editore: Alajmo SpA<br />

via Liguria 1, 35030 Sarmeola di Rubano (PD)<br />

Grafi ca: helvetika.it<br />

Stampa: Tipografi a Veneta<br />

Via E. Dalla Costa, 4/6 35129 Padova<br />

Registrazione del Tribunale di Padova<br />

n. 2189 del 07/09/2009 del Registro Stampa<br />

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dell’art. 28 del citato D. Lgs. 196/2003, è Alajmo<br />

S.p.A. via Liguria 1 - Sarmeola di Rubano (PD).<br />

il calandrangolo<br />

Il Magazine della famiglia Alajmo<br />

Il Magazine della famiglia Alajmo <strong>Giugno</strong> <strong>2011</strong> n.22<br />

www.alajmo.it<br />

english version available on www.alajmo.it<br />

“<strong>Quadri</strong>” da mangiare<br />

EDITORIALE<br />

La macchina<br />

del tempo<br />

di Antonio Di Lorenzo<br />

L’inaugurazione impossibile. Ma<br />

reale. Viva come possono esserlo<br />

solo i sogni che si realizzano. Si<br />

sono ritrovati in sei a pranzo al<br />

“<strong>Quadri</strong>”, in piazza S. Marco. La<br />

“macchina del tempo” esiste, eccome.<br />

Li ha riportati qui. Perché in<br />

quel locale in due secoli e mezzo<br />

tutti avevano già messo piede. Eccoli,<br />

adesso, seduti nella sala del<br />

piano nobile. L’hanno riconosciuta<br />

subito, perché il restauro profondo<br />

e discreto ha consentito di mantenere<br />

intatto il fascino del Settecento,<br />

quando il locale era una novità<br />

a Venezia. Per Giorgio e Naxina<br />

<strong>Quadri</strong>, i fondatori, sono passati<br />

250 anni. È l’eff ervescente Naxina<br />

che interrompe: “Ehi, gazzettiere,<br />

scrivi giusto. L’idea del Caff è è mia.<br />

Giorgio, come dire, ci ha messo i soldi.<br />

Mi piaceva molto quella bevanda<br />

che andava di moda, l’agua negra<br />

bollente, insomma il caff é. Visto<br />

che avevo ragione? Seguite sempre<br />

l’intuito delle donne”. Stendhal era<br />

nel Veneto duecento anni fa con<br />

Napoleone. Ascoltò al “<strong>Quadri</strong>” il<br />

concerto di un tenore: “Altri tempi,<br />

amico mio, altri tempi. Ero aiutante<br />

di campo di un generale e avevamo<br />

messo in fuga gli austriaci. E adesso?<br />

Con il mio nome, Stendhal, hanno<br />

battezzato un treno, Eurostar<br />

lo chiamano, da Venezia a Parigi.<br />

Tutti i libri che ho scritto sono serviti<br />

a questo?”. Alexandre Dumas<br />

a Venezia presenziò alla Fenice<br />

alla “Signora delle camelie” opera<br />

di Verdi sul suo romanzo, e poi si<br />

rifugiò al Caff è. Commenta oggi:<br />

“Sì, sono stato io che ho inventato<br />

il modo di dire cherchez la femme.<br />

Tutto gira attorno a lei. Ha ragione<br />

una vostra contemporanea, Rita<br />

Levi Montalcini, quando sostiene<br />

che il futuro ha due cromosomi<br />

x”. Marcel Proust anche stavolta<br />

è silenzioso, macerato. Problemi<br />

di salute, allora come oggi: asma<br />

cronica che consolava al tavolino<br />

del Caff é. Tra un colpo di tosse e<br />

l’altro guarda Woody Allen, che<br />

rifl ette a voce alta: “Mi chiedi se<br />

credo in Dio? Beh, diciamo che ricambio<br />

la stima”.<br />

di Giancarlo Saran<br />

La famiglia Alajmo ha colpito<br />

ancora. Ha realizzato la quadriatura<br />

del cerchio, proprio<br />

lì, nel cuore serenissimo di<br />

Venezia, a due passi dal campanile<br />

più famoso al mondo,<br />

attento custode di una piazza<br />

che tutti ci invidiano.<br />

Un contrappasso, per la storia<br />

della dominante, un tempo<br />

usa ad espandersi verso la<br />

terraferma. Qua è avvenuto<br />

esattamente il contrario. Dai<br />

territori posti a ridosso della<br />

città patavina le armate culinarie<br />

guidate da Massimiliano<br />

hanno preso il controllo<br />

della sala fuochi di un locale<br />

che ha fatto la storia del bien<br />

vivre alla veneziana, il <strong>Ristorante</strong><br />

<strong>Quadri</strong>.<br />

Il paradiso in terra lo si tocca<br />

al secondo piano. Interni riportati<br />

all’ antico splendore,<br />

frutto di un sapiente incrocio,<br />

alle pareti, del miglior rosso<br />

veneziano con un arredo dai<br />

toni scuri, eleganti, come si è<br />

sempre usato da queste parti.<br />

“Al nero di seppia” come<br />

direbbe qualcuno aduso alla<br />

cucina madre via Liguria 1,<br />

in quel di Sarmeola. Piccoli<br />

camei dell’estro artistico<br />

di Massimiliano si trovano<br />

nuovamente alle pareti, con<br />

i disegni di chi ha mano felice<br />

non solo ai fornelli, così<br />

come piccole sculture vetrarie<br />

sono lì, a far compagnia<br />

ai tavoli, tra una pietanza e l’<br />

altra.<br />

La “prima della prima” si è<br />

celebrata a fi ne maggio. Presenti<br />

familiari e palati amici<br />

oltre ai compagni di questa<br />

nuova avventura, ovvero i<br />

partner fi nanziari che, sin da<br />

subito, hanno creduto in questo<br />

progetto e, tra gli altri,<br />

Inti Ligabue, la cui famiglia,<br />

per decenni, ha curato la gestione<br />

di questo locale.<br />

Cucina rigorosamente veneziana,<br />

ma con quel “tocco in<br />

più” che solo una grande tradizione<br />

come quella della famiglia<br />

Alajmo può dare, meravigliosamente<br />

interpretata<br />

dai bravi Silvio Giavedoni e<br />

Denis Mattiuzzi, allievi eletti<br />

a protagonisti da Massimiliano<br />

per questa serenissima<br />

avventura.<br />

Qui l’eccellenza regna ogni<br />

dove, con semplicità. Un luogo<br />

dalla fi delizzazione immediata,<br />

basta solo provarlo,<br />

una volta, il resto sarà conseguente.


<strong>Ristorante</strong>LeCalandre<br />

lu c e fl u i d ainacqua<br />

Padova Venezia<br />

LUCEFLUIDA<br />

arte edibile,<br />

in dodici movimenti/portate.<br />

Performance gastronomica<br />

polisensoriale di Max Alajmo<br />

dedicata alla 54a Esposizione<br />

Internazionale d’Arte<br />

La Biennale di Venezia,<br />

al <strong>Ristorante</strong> <strong>Quadri</strong> (Venezia)<br />

e al <strong>Ristorante</strong> Le Calandre (Padova)<br />

dal 2 giugno al 26 novembre <strong>2011</strong>.<br />

LUCEFLUIDA è un evento d’arte commestibile.<br />

Si compone di due momenti, autonomi pur in<br />

stretta relazione tra loro: LUCEFLUIDAinACQUA,<br />

si svolge a Venezia, al <strong>Ristorante</strong> <strong>Quadri</strong> in Piazza<br />

San Marco; LUCEFLUIDAinTERRA, a Padova,<br />

al <strong>Ristorante</strong> Le Calandre a Sarmeola di Rubano.<br />

Si tratta di due percorsi liberi e giocosi, frutto di un’unica<br />

ricerca svolta in due diverse declinazioni, ognuna scandita<br />

da dodici momenti/portate. Percorsi, anche interattivi, in cui<br />

ogni esperienza polisensoriale è stata calibrata attentamente<br />

da Massimiliano e dal suo staff, ma che avrà sempre nel suo<br />

estrinsecarsi la freschezza della prima volta, con il necessario quid<br />

d’estemporaneità tipico d’ogni performance. Le pietanze, il ritmo, le<br />

bevande, le temperature, i modi di fruizione, tutto è stato organizzato<br />

da Massimiliano per lasciare spazio a un lieto abbandono che diventa<br />

interazione e perciò vera condivisione, un rispecchiarsi l’uno nell’altro<br />

nel tentativo di scandagliare a fondo, insieme, l’intima essenza degli<br />

ingredienti. “L’intento è quello di trasferire il concetto<br />

di luce nel cibo”, racconta lo chef. “Attraverso l’ironia<br />

e il gioco poter raccontare la mia sensazione, o meglio<br />

percezione, dell’energia fl uida che essa trasferisce<br />

e della reale necessità che abbiamo di viverla”.<br />

LUCEFLUIDA è introdotta da un video che racchiude<br />

i moventi concettuali che hanno portato Massimiliano<br />

a intraprendere questo originale percorso. Tutto<br />

nasce da una sua reazione al “chiacchiericcio”<br />

contemporaneo che, specie in Italia, ha omologato<br />

i cuochi a protagonisti della società dello spettacolo.<br />

Uno spettacolo troppo spesso privo di gusto<br />

e di memoria, perciò privo di futuro (inteso nel<br />

senso del “progredire”). Da questa reazione<br />

scaturisce la consapevolezza che invece la cucina<br />

creativa, quand’è creazione sincera, è fatta di<br />

ricerca di senso profondo, che porta a dialogare<br />

apertamente con la natura, a scavare nelle<br />

profondità del pensiero e del ricordo, nei simboli<br />

della freschezza primeva, nello stupore gratuito<br />

e meraviglioso, sigillo d’ogni vera scoperta. Uno<br />

scavo verso “l’essenza” (professionale, naturale,<br />

personale), che giunge alle soglie del Mistero, alle<br />

soglie di ciò ch’è indicibile. Con la leggerezza, la<br />

luminosità del fanciullo, che attenua qualsiasi zona<br />

d’ombra, pur senza negarla.<br />

(Filippo Maglione)<br />

www.lucefl uida.it<br />

I CONSIGLI DEL SOMMELIER ANGELO SABBADIN<br />

Pinot Noir<br />

Vieille Vignes 2007<br />

Maison Roche<br />

de Bellene<br />

Un Borgogna di personalità<br />

di Angelo Sabbadin<br />

Per molti appassionati la grandezza del vino di Borgogna è<br />

più una rivelazione che una scoperta. Non ci si accosta pian<br />

piano al Pinot Nero, anzi il più delle volte ci lascia quasi indifferenti.<br />

Prima o poi capiterà di assaggiarne una bottiglia che<br />

ci lascerà senza parole e da allora si andrà continuamente<br />

alla ricerca della stessa emozione. Questo mese presentiamo<br />

un Borgogna rosso prodotto dalla Maison Roche de Bellene,<br />

che colpisce soprattutto per la sua grande personalità. Il<br />

produttore è Nicolas Potel, che dopo la sua prima esperienza<br />

come winemaker nell’azienda di famiglia a Volnay, il Domaine<br />

de la Pousse d’Or, fondò nel 1996 a Beaune la propria<br />

azienda, la Maison Roche de Bellene, con 15 ettari di vigneto<br />

in regime di agricoltura biologica. L’origine del nome Bellene<br />

viene da Belenos, un antico dio gallico del sole e della<br />

bellezza, simile ad Apollo dei Greci. La fi losofi a dell’azienda<br />

è quella di produrre grandi vini ottenuti da vigne vecchie;<br />

la vinifi cazione e l’affi namento sono di conseguenza molto<br />

delicati per salvaguardare la materia prima. Il suo Pinot Noir<br />

Vieille Vignes è ricco e pieno, cosa molto inusuale per un<br />

Borgogna base e fa dunque pensare a un vino più prestigioso<br />

della Côte de Beaune. Dopo aver subito un affi namento di 12<br />

mesi in botti di rovere, il vino risulta essere molto bilanciato<br />

tra il frutto e la complessità delle note aromatiche. Al naso<br />

profuna di frutti rossi e neri, come la ciliegia e i mirtilli; in<br />

bocca si ritrovano tutte le caratteristiche dei rossi di Borgogna,<br />

equilibrio e ottima personalità, accompagnati da una<br />

piacevole freschezza e da un tannino elegante. Ne risulta un<br />

rosso che, servito leggermente fresco (a temperatura di cantina)<br />

si abbina a piatti a base di pesce oppure servito a temperatura<br />

sensibilmente più alta è perfetto con piatti di carne.<br />

Il Pinot noir Vieille Vignes 2007 Maison Roche de Bellene è<br />

in vendita da In.gredienti e al Calandrino a 16 euro.<br />

LA RUBRICA . LA PAROLA ALL’OSTE MAURO LORENZON<br />

Le forme del bere<br />

Arte, biccheri, calici e…bollicine<br />

di Mauro Silvestro Lorenzon<br />

È indubbio che bere, assaggiare un calice di vino in un bicchiere “giusto”,<br />

bello ed elegante, permetta di gustare aromi e profumi adeguati<br />

alla qualità del nettare di Bacco. È pur vero altresì che se un vino è<br />

pessimo, non è che un bel bicchiere lo potrà trasformare in ottimo. Si<br />

può, e posso affermare, che la forma del bicchiere può esaltare bouquet<br />

e sapori e dare ulteriore piacevolezza al rito dell’assaggio e della<br />

degustazione organolettica, nonchè della “beva”. Fra i primi in assoluto<br />

al mondo a creare e disegnare artisticamente le “forme del bere”, fu<br />

la famiglia Riedel di Kufstein, in Austria, maestri cristallieri e vetrai<br />

già da 250 anni, istruiti dai Maestri di Murano. Nel 1973 inaugurarono<br />

la collezione “Sommeliers”, con bicchieri di cristallo soffi ati a bocca<br />

e dedicati ad ogni tipologia di vino, che oltre a considerare l’estetica,<br />

tenevano conto della forma dell’uscita del vino verso le labbra e la bocca,<br />

con particolare attenzione a come la lingua si posizionava rispetto<br />

alla svasatura più o meno signifi cativa del bicchiere.<br />

I fratelli Alajmo, ad esempio, hanno recentemente disegnato le loro<br />

“forme del bere” partendo dal “goto”(bicchiere) e aumentando la capienza<br />

in base all’ossigeno necessitato dal vino servito; mentre per le<br />

bollicine hanno disegnato una meravigliosa fl ûte in vetro soffi ato di<br />

Murano, senza tralasciare il punto “perlage”.<br />

Adesso è già arrivata l’estate, il desiderio di bere bollicine è un fattore<br />

incondizionato… chi scrive consiglia di bere il PROSECCO COL FON-<br />

DO, leggero e genuino, il meglio che vi potete aspettare da questo<br />

genere. La fl ûte ha soppiantato l’amata coppa del periodo Liberty, per<br />

dare spazio al giusto contenitore, come tanti di noi hanno imparato ai<br />

corsi di sommeliers. Nonostante la fl ûte sia il bicchiere giusto, ultimamente,<br />

numerosi consumatori amano bere bollicine in bicchieri ampi<br />

e/o da vini rossi! Se non si può fare a meno si deve però sapere che si<br />

perde il piacere delle tanto agognate bollicine. Il calice senza punto<br />

perlage, dissolverà le bollicine e lo champagne o spumante vi sembreranno<br />

“svampiti o sgasati”, a causa del fondo liscio del bicchiere<br />

inadatto. Ma la cosa più “grave” è quando questo servizio viene fatto<br />

da colleghi osti… Senza presunzione, consiglio a tutti di bere sempre<br />

bollicine di vostro piacimento in qualsiasi bicchiere, ma almeno fatevi<br />

graffi are il bicchiere sul fondo per ottenere le bollicine! Se non ci<br />

credete, per ottenere il punto perlage aggiungete un sassolino o dei<br />

chicchi di riso sul fondo del calice: questa operazione, vi permetterà,<br />

di combinare e riattivare le bollicine che avevate fatto scomparire<br />

usando il bicchiere sbagliato… Un augurio… BEVETE UN BRUT…<br />

FATE UN RUT… CHE VA GIU’ TUT(to)…

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