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ISOLA<br />

I titoli<br />

NOSTRA<br />

«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />

la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />

Pasquale Besenghi<br />

PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />

DEGLI ISOLANI<br />

ANNO XLVI<br />

N. 385<br />

TRIESTE, 15 giugno 2011<br />

Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />

Taxe perçue - Tassa pagata<br />

Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />

del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />

ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

10 febbraio 2011: il Giorno del Ricordo<br />

Siamo ancora cittadini italiani?<br />

Esule in Patria, emigrante in Canada<br />

Luigi Drioli, un esempio di coerenza<br />

Tra i figli dell'esodo c'è anche Sergio Marchionne<br />

Sfogliando “La Voce di Arrigo’’ di 70 anni fa


Domenica 17 luglio 2011<br />

Santuario di Monte Grisa<br />

MADONNA DEL CARMINE<br />

Ritrovo alle ore 17.00 presso la rotonda sottostante<br />

il Santuario, da dove partirà la processione con la<br />

statua della Vergine. Seguirà, intorno alle 17.30 la<br />

Santa Messa.<br />

Domenica 7 agosto 2011<br />

Chiesa di San Giacomo<br />

FESTA DI SAN DONATO<br />

Alle ore 12.00, nella chiesa di San Giacomo, Santa<br />

Messa solenne in onore del compatrono di <strong>Isola</strong> San<br />

Donato.<br />

Giovedì 8 settembre 2011<br />

<strong>Isola</strong> d’Istria<br />

MADONNA DI LORETO<br />

Alle ore 15.30, nella chiesetta campestre di Loreto<br />

presso <strong>Isola</strong>, celebrazione della Santa Messa nella<br />

ricorrenza della Natività di Maria.<br />

CHIUSURA DI AGOSTO<br />

Augurando una serena estate a tutti i nostri lettori,<br />

ricordiamo che la sede di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> rimarrà chiusa<br />

per tutto il mese di agosto.<br />

La riapertura è prevista per il giorno<br />

Giovedì 1° settembre 2011<br />

AVVISO AI LETTORI<br />

L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è previsto<br />

per la metà del mese di settembre 2010. Vista<br />

la chiusura della sede nel mese di agosto, è necessario<br />

che tutto il materiale destinato alla pubblicazione<br />

pervenga in sede entro il giorno<br />

29 luglio 2011<br />

I disservizi postali,<br />

un male senza rimedio<br />

Malgrado nel 2010 le tariffe per le stampe in abbonamento<br />

siano quasi triplicate, i disservizi postali e i ritardi<br />

continuano, anzi sono purtroppo in costante peggioramento.<br />

Basti pensare alla spedizione del numero di marzo 2011 di<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>: i pacchi, regolarmente predisposti per CAP<br />

sono stati consegnati al Centro di Raccolta di Trieste il 13<br />

marzo (l’uscita, come previsto in copertina, è il 15 marzo).<br />

Il risultato è che decine di copie non sono mai pervenute ai<br />

destinatari (con successivo inoltro di altra copia per posta<br />

ordinaria, con ulteriore aggravio di spesa) mentre tante altre<br />

sono state consegnate anche dopo un mese… Come riportato<br />

anche dalla stampa cittadina, anche altre associazioni no-profit<br />

hanno purtroppo subito lo stesso trattamento.<br />

Anche se questi ritardi non sono a noi addebitabili, vogliamo<br />

lo stesso scusarci con i nostri affezionati lettori, invitandoli<br />

a segnalarci i mancati arrivi (magari attendendo un paio di<br />

settimane, visti i tempi di consegna) per poter inviare una<br />

copia in sostituzione. L’uscita di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” è prevista per<br />

la metà dei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre.<br />

Ricordiamo che <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> viene comunque inviata a<br />

tutti e che i nominativi vengono depennati dal nostro elenco<br />

abbonati solo in caso di restituzione al mittente con la dicitura<br />

“trasferito – deceduto - sconosciuto”. Invitiamo quindi<br />

i nostri lettori a segnalare eventuali cambi di indirizzo o di<br />

nominativo.<br />

Infine una cortesia: chi non fosse interessato a ricevere<br />

la nostra rivista è pregato di darcene comunicazione (per<br />

lettera, telefono o via e-mail) in modo da sospenderne l’invio<br />

ed evitare così inutili spese. Grazie.<br />

La Redazione<br />

ALCUNI NUMERI DI<br />

ISOLA NOSTRA SU INTERNET<br />

I numeri di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> dal 357 (giugno 2004) al 368 (marzo<br />

2007) sono reperibili sul sito www.isolanostra.it – Ringraziamo<br />

l’amico Bruno Dagri e suo genero Paolo Gabriele<br />

Babbini per il prezioso lavoro svolto, ripromettendoci nel<br />

prossimo futuro di inserire anche gli altri numeri.<br />

S embra ieri che da queste pagine vi abbiamo fatto gli<br />

auguri per un sereno Natale, un felice anno nuovo, una<br />

buona Pasqua ed eccoci qua, tutta la Redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />

ad augurarvi di passare una splendida estate tra mare e<br />

montagna sempre con <strong>Isola</strong> nel cuore.<br />

Nelle serate in riva al mare o con l'ultimo sole che si<br />

spegne tra le cime dei monti, raccontate ai vostri nipoti, ai<br />

vostri amici di quella città che avete lasciato, che i vostri<br />

genitori, i vostri nonni hanno dovuto lasciare, di come era<br />

la vita tra quelle contrade animate e ricche di una umanità<br />

che ha portato i suoi ricordi, i suoi affetti lungo strade lontane;<br />

un addio che mai ha scalfito l'affetto per quelle pietre<br />

antiche tra cui è iniziata la nostra storia. Tutto è cambiato,<br />

tutto si muove più velocemente, tutti corrono verso il futuro...<br />

noi abbiamo la fortuna di poter rivivere il nostro passato<br />

dalle pagine di questo giornale, del vostro giornale....<br />

Buone vacanze a tutti... con un arrivederci a settembre...<br />

La Redazione


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

1<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Periodico trimestrale della<br />

Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />

d’Istria fondato da<br />

Don Attilio Delise nel 1965<br />

Direttore responsabile<br />

Franco Stener<br />

Assistenti di redazione<br />

Anita Vascotto<br />

Attilio Delise<br />

Umberto Parma<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Nicoletta Brigadini<br />

Alfredo Bussani<br />

Ferruccio Delise<br />

Mario Depase<br />

Licinio Dudine<br />

Emilio Felluga<br />

Fenny<br />

Mario Lorenzutti<br />

Bruno Moscolin<br />

Giorgio Penzo<br />

Walter Pohlen<br />

Romano Silva<br />

Franca Stolfa<br />

Giuseppe Zaro<br />

Roberto Zonta<br />

Don Pietro Zovatto<br />

Alessandra Zuliani<br />

Gianni Zvitanovich<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione<br />

Via XXX Ottobre, 4<br />

34122 TRIESTE<br />

Editrice: Associazione<br />

“ISOLA NOSTRA’’<br />

Autorizzazione del Trib. di<br />

Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />

Conto corrente postale<br />

n. 11256344<br />

Orario degli uffici:<br />

Martedì dalle 10 alle 12<br />

Giovedì dalle 10 alle 12<br />

Venerdì dalle 16 alle 18<br />

Telefono 040/63.82.36<br />

Grafica e stampa:<br />

F 451 S.c.ar.l.<br />

Tre mesi per pensare<br />

a Dio e alla Madonna<br />

Un grande evento<br />

ha aperto il mese<br />

di maggio: è stato<br />

beatificato Giovanni Paolo<br />

II, il primo giorno del<br />

mese delle rose. Un uomo,<br />

Karol Wojtjla, che iniziò<br />

la sua giovinezza facendo<br />

l’operaio in una cava di<br />

pietre. Fu operaio fra gli<br />

operai e nella vita operaio<br />

del Signore, come Benedetto<br />

XVI.<br />

Nell’ultimo periodo della<br />

sua esistenza al termine<br />

del pontificato, la malattia<br />

e un lavoro massacrante<br />

l’avevano ridotto ad una<br />

larva d’uomo, aveva perso<br />

la sua prestanza fisica, la<br />

capacità di muoversi e, infine,<br />

anche la parola. In Lui<br />

era rimasta solo l’immagine<br />

del Cristo sofferente.<br />

Questa icona aumentò la<br />

sua popolarità al punto di<br />

trasformare il funerale in<br />

un plebiscito di osanna:<br />

“Santo subito!”, con tre<br />

milioni di uomini venuti<br />

a venerarlo a San Pietro a<br />

Roma.<br />

Come il Sacro Cuore<br />

del mese di giugno che si<br />

offre in olocausto d’amore<br />

infinito per gli uomini:<br />

“Ecco quel cuore che tanto<br />

ha amato”. E’ l’immagine<br />

stessa a rendercelo presente:<br />

Cristo con il cuore in<br />

mano e un pensiero di bontà<br />

sulla mente per salvare<br />

i lontani, gli agnostici, gli<br />

atei, in una parola i peccatori<br />

moderni, che pensano<br />

di salvarsi da soli, con una<br />

auto-redenzione culturale<br />

e scientifica.<br />

Il mese di maggio, dedicato<br />

a Maria, ci ha delineato<br />

una Madonna che<br />

la scrittura presenta con<br />

poche parole. Il sì dell’Annunciazione<br />

per dirci di<br />

essere sempre disponibili<br />

alla volontà di Dio; l’incontro<br />

con la cugina Elisabetta,<br />

quando erompe il “Magni-<br />

ficat”, un inno entusiasta di<br />

Dio, che confonde i potenti<br />

ed esalta gli umili; l’intervento<br />

per le nozze di Cana:<br />

“Non hanno più vino” per<br />

salvare la festa di una giovane<br />

famiglia nel giorno<br />

più bello della vita.<br />

La Vergine è sempre<br />

pronta ad intercedere per<br />

ottenere grazie da Dio per<br />

noi; a pregare nella contemplazione<br />

per ammirare<br />

la “magnalia Dei”, le grandi<br />

opere di Dio a favore<br />

del suo popolo; a salvarci<br />

all’imbarazzo delle nostre<br />

colpe, se ricorriamo a Lei.<br />

Maria è sempre l’aiuto dei<br />

Cristiani, come la voleva<br />

don Bosco, che la festeggiava<br />

il 24 maggio di ogni<br />

anno e di ogni mese.<br />

Don Pietro Zovatto<br />

In assoluto<br />

In assoluto silenzio.<br />

Pregare è un entrare<br />

nel desiderio di Dio<br />

per cantare il magnificat<br />

nella misteriosa stanza.<br />

Tanto è lo spasimo del cuore<br />

di chi cerca, da credere di non<br />

essere cercato. Addormentandosi<br />

l’anima respira con la preghiera,<br />

anche il cuore prega.<br />

Pregare con il sole<br />

con la pioggia, in compagnia<br />

di un’altra presenza invisibile.<br />

Nella notte con le stelle<br />

veglia amando l’amore<br />

con quella parte dell’anima<br />

che non dorme mai.<br />

Vigile è la sentinella<br />

che sprofonda nelle tenebre.<br />

Pietro Zovatto


2 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

10 febbraio 2011: il Giorno del Ricordo<br />

Coloro che vedono la situazione<br />

della Slovenia<br />

e della Croazia di oggi,<br />

non possono comprendere i<br />

motivi del nostro esodo e nemmeno<br />

immaginare la situazione<br />

di allora. Per comprendere<br />

quanto avvenne in quei terribili<br />

anni bisogna averli vissuti<br />

e per dare un giudizio su quei<br />

fatti bisogna immedesimarsi in<br />

quell’atmosfera, in quanto ogni<br />

persona, o qualunque fatto,<br />

vanno giudicati nel loro ambiente<br />

psicologico e fisico. Chi<br />

non ha provato l’esilio non può<br />

sapere cos’è la tristezza di chi<br />

è costretto ad abbandonare il<br />

proprio paese: troncare di colpo<br />

le abitudini della vita, lasciare<br />

la casa dove si è nati e vissuti,<br />

lasciare il mare, le campagne<br />

ben coltivate, gli amici…<br />

La nostalgia della nostra<br />

piccola Patria perduta ora è<br />

meno forte, perché la nostra<br />

terra non è più quella di prima.<br />

<strong>Isola</strong> e tutte le altre cittadine e<br />

campagne sono completamente<br />

mutate. Noi sentiamo nostalgia<br />

per delle cose lasciate che immaginiamo<br />

attenderci vive e<br />

belle come quando le abbiamo<br />

dovute abbandonare. <strong>Isola</strong> e<br />

tutta l’Istria invece oggi sono<br />

radicalmente cambiate, diverse<br />

in tutto ciò che ci era più caro:<br />

le persone, le cose, la lingua, gli<br />

usi e costumi… tutto!<br />

Con la generazione degli<br />

istriani che si va lentamente ma<br />

inarrestabilmente estinguendo finisce<br />

l’Istria autentica. Il ricordo<br />

della propria terra di origine lo<br />

conserva la prima generazione,<br />

quella esodata, e cerca di trasmetterlo<br />

alla seconda, ma con<br />

risultati limitati. Ma la terza generazione,<br />

cioè i nipoti e “i figli<br />

dei figli”, ha assunto la lingua,<br />

il dialetto e il modo di pensare e<br />

di vivere della città dove è nata<br />

e vive. Se si aggiunge l’invecchiamento<br />

e il decesso di coloro<br />

che sono esodati, l’estinzione di<br />

questa popolazione con la sua<br />

storia e le sue tradizioni è una<br />

prospettiva che ha alte possibilità<br />

di concretizzarsi.<br />

D’altra parte l’assimilazione,<br />

prima forzata poi silenziosa,<br />

che ha ridotto notevolmente<br />

la presenza italiana nelle terre<br />

cedute, l’invecchiamento e il<br />

decremento demografico, minacciano<br />

della stessa sorte la<br />

comunità dei rimasti…<br />

Al fine di conservare e svi-<br />

Trieste - Monumento ai Martiri delle Foibe sul colle di San Giusto.<br />

luppare le tradizioni culturali<br />

e linguistiche e il patrimonio<br />

storico è necessaria una tutela<br />

seria e continuata delle comunità<br />

esistenti in questi territori<br />

In occasione del Giorno del<br />

Ricordo la delegazione di<br />

Vienna ha organizzato un<br />

incontro pubblico nella sede<br />

della “Dante Alighieri” alla<br />

presenza dell’Ambasciatore<br />

d’Italia Eugenio D’Auria. Il<br />

Presidente della “Dante” di<br />

Vienna, prof. Alfred Noe, ha<br />

dato la giusta definizione di<br />

“veglia” alla manifestazione,<br />

nel rispetto del senso più profondo<br />

di questa ricorrenza.<br />

Nel corso dell’incontro è stata<br />

proiettata documentazione fotografica<br />

sull’esodo e presentato<br />

il libro di Annamaria Muiesan<br />

Gaspari “Il mio tailleur rosso ai<br />

bottoni di bambù” dedicato agli<br />

eventi cui furono vittime tanti<br />

italiani negli anni tra il 1945 e<br />

il 1947 ad opera dei partigiani<br />

e un’azione sinergica tra esuli<br />

e rimasti che ricerchi la verità<br />

storica su quanto è successo nel<br />

dopoguerra in questi territori.<br />

I rimasti… Le ragioni, le<br />

motivazioni di coloro che decisero<br />

di rimanere non sono<br />

univoche; c’era un ventaglio di<br />

situazioni che non consente di<br />

generalizzare. In particolare le<br />

categorie dei rimasti erano: gli<br />

anziani, che non se la sentivano<br />

di affrontare i rischi dell’esodo<br />

e che preferivano morire nel<br />

luogo dove erano nati e dove<br />

riposavano i loro cari; coloro<br />

che dovevano assistere i propri<br />

genitori che per motivi di salute<br />

non potevano partire; persone<br />

di una certa età che avevano<br />

con duro lavoro e tanti sacrifici,<br />

messo insieme la casetta<br />

e un pezzo di terra e che non<br />

avevano il coraggio di staccarsi<br />

da essi, e si trattava in genere di<br />

persone che avevano dimostrato<br />

una passività e un disinteresse<br />

verso qualsiasi cambiamento<br />

politico. E infine coloro che avevano<br />

sposate le tesi jugoslave e<br />

collaborato fattivamente con gli<br />

occupatori titini.<br />

Ci sono ancora alcuni che<br />

considerano tutti i rimasti in<br />

Istria spregevoli traditori della<br />

causa italiana, scomunicati da<br />

evitarsi… Oggi questo atteggiamento<br />

è non poco riveduto<br />

e corretto, e la scomunica non è<br />

giudicata fatto ereditario…<br />

Mario Lorenzutti<br />

Il Giorno del Ricordo<br />

Giorgio Penzo, con lui Enrica Valentini, capo della delegazione dell’Unione<br />

degli Istriani a Vienna, che ha presentato una relazione storica sull’esodo.<br />

comunisti, italiani e titini.<br />

La veglia è poi proseguita<br />

con le commoventi parole di<br />

Giorgio Penzo, esule istriano


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

3<br />

Dall'omelia di mons. Crepaldi Vescovo di Trieste,<br />

alla Foiba di Basovizza<br />

Carissimi fratelli e sorelle,<br />

Celebriamo oggi la “Giornata<br />

del Ricordo” di eventi che<br />

hanno segnato drammaticamente,<br />

con il loro tragico carico<br />

di sofferenza e di ingiustizia,<br />

queste nostre terre. Siamo alla<br />

Foiba di Basovizza, che è stata<br />

designata ad essere, dalla volontà<br />

di pace di tante persone,<br />

il monumento al ricordo delle<br />

tragiche vicende che si sono<br />

consumate, con una sconcertante<br />

efferatezza, in questi<br />

luoghi. Siamo qui per ricordare<br />

e per pregare, consegnando<br />

alla misericordia del Signore<br />

i tanti che sono stati vittime<br />

dell’odio, i loro parenti che ancora<br />

portano stampigliate sulla<br />

pelle della loro anima i segni<br />

brucianti di ferite dolorose.<br />

Affidiamo a Dio anche coloro<br />

che furono i carnefici, affinché<br />

il Signore, che tutto considera<br />

con l’occhio dell’equità, della<br />

giustizia e della misericordia,<br />

trovi il modo per riparare una<br />

pagina disastrosa della storia<br />

degli uomini.<br />

a Vienna<br />

residente a Vienna e testimone<br />

vivente della sorte del padre<br />

Galliano, imprigionato il 9<br />

maggio 1945 a <strong>Isola</strong> e poi sparito<br />

per sempre. Le vogliamo<br />

riportare integralmente, ricordando<br />

anche che le tragiche<br />

vicende della sua famiglia erano<br />

da lui state descritte su <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong> alcuni anni fa.<br />

“Sono trascorsi oltre 65<br />

anni da quel infausto maggio e<br />

io non sono più quel quattordicenne<br />

che aspettava il ritorno<br />

a casa del padre. Di quel padre<br />

che non ritornò più.<br />

I “Giorni del Ricordo” continuano<br />

a susseguirsi per me 365<br />

volte all’anno, perché quelle<br />

amate ossa giacciono ancora lì,<br />

sempre ricoperte da carogne di<br />

animali e dai vari rifiuti gettati<br />

Nel brano del Vangelo che<br />

abbiamo ascoltato si parla di<br />

una donna che ai tempi di Gesù<br />

era considerata doppiamente<br />

impura: è siro-fenicia, cioè<br />

pagana, ed ha una figlia indemoniata.<br />

Eppure questa donna<br />

manifesta una fede straordinaria<br />

che la rende l’icona vivissima<br />

e attuale di una basilare e<br />

caratterizzante verità cristiana:<br />

ogni uomo e ogni donna sono<br />

fatti ad immagine e somiglianza<br />

di Dio e sono portatori di una<br />

dignità inalienabile che nessun<br />

nel baratri carsici. Sono ancora<br />

lì quelle ossa, abbandonate da<br />

tutti meno che da Dio.<br />

Ma a che servono queste<br />

pergamene, queste benemerenze<br />

cartacee, queste medaglie<br />

commemorative quando manca<br />

ancora una sepoltura degna a<br />

chi si è sacrificato inutilmente<br />

per difendere i nostri confini?<br />

Oggi, purtroppo, viviamo<br />

un’epoca di confusione, dove<br />

alte autorità dello Stato e della<br />

capitale fanno a gara per<br />

chiedere addizionali risorse a<br />

beneficio di una madre che ha<br />

perduto quattro bambini nel<br />

rogo della loro catapecchia,<br />

mentre il giorno seguente la<br />

stessa madre viene accusata di<br />

aver abbandonati soli e indifesi<br />

quei minori innocenti…<br />

appartenenza etnico-razziale<br />

deve mortificare.<br />

A Roma però dicono che non<br />

ci sono più risorse per riportare<br />

in Patria ossa ancora giacenti in<br />

quella terra che ora non è più<br />

italiana, nelle profondità delle<br />

foibe, nelle numerose fosse<br />

comuni o nelle buche scavate in<br />

fretta presso i campi di sterminio<br />

jugoslavi. I due stati che le ospitano<br />

non intendono certamente<br />

riportare alla luce tutta quella<br />

passata vergogna e l’odierna<br />

Italia non possiede più la volontà<br />

e la diplomazia necessarie per<br />

dare degna sepoltura a quei resti,<br />

come è stato fatto per le centinaia<br />

di metri cubi di poltiglia umana<br />

trovati a Basovizza.<br />

Rimane però la consapevolezza<br />

che sono morti da italiani<br />

e che desiderano rimanere italiani<br />

anche dopo la morte”.<br />

La parola di Dio, con il suo<br />

messaggio illuminante, ci offre<br />

le chiavi interpretative più adeguate<br />

per comprendere a fondo<br />

anche questo luogo e questo<br />

monumento al ricordo, richiamandoci<br />

ad una essenziale<br />

verità, necessaria se vogliamo<br />

che le tragiche avventure che<br />

qui si sono consumate non si ripetano<br />

mai più. Tutto, cioè ogni<br />

sistema sociale, culturale, economico<br />

e politico, le relazioni<br />

personali, quelle nazionali e<br />

internazionali, gli organismi<br />

civili e le istituzioni politiche,<br />

tutto e tutti devono avere come<br />

base del loro essere e del loro<br />

operare il rispetto della dignità<br />

della persona umana creata<br />

da Dio a sua immagine e somiglianza.<br />

Si tratta di un valore e di un<br />

diritto indisponibili e fondamentali.<br />

Quando si perde di vista<br />

questa bussola può succedere di<br />

tutto, anche quello che è successo<br />

qui e che continua a succedere<br />

in altre parti del mondo. La foiba<br />

diventa quindi una cattedra che<br />

ci insegna la più preziosa e la<br />

più utile delle lezioni di storia:<br />

se vogliamo la pace dobbiamo<br />

sempre rispettare la dignità della<br />

persona umana.<br />

A questa cattedra di vita<br />

dobbiamo portare i nostri giovani:<br />

impareranno qui la lezione<br />

più necessaria alla loro<br />

formazione. Dobbiamo portare<br />

qui i dimentichi di Dio, affinché<br />

capiscano che le foibe nascono<br />

quando le sorti dell’umanità<br />

finiscono nelle mani ballerine<br />

degli uomini invece di restare<br />

in quelle solide di Dio. Dobbiamo<br />

portare qui quanti sono<br />

infervorati da ciechi fondamentalismi<br />

ideologici, per far loro<br />

conoscere il prezzo delle loro<br />

idee distruttive.<br />

Qui dobbiamo venire tutti<br />

per imparare, con cuore buono<br />

e limpido, a coltivare il<br />

bene, costruendo ogni giorno<br />

i ponti della pace, dedicando<br />

forza e volontà alle opere della<br />

giustizia e coltivando l’ideale<br />

evangelico della fraternità<br />

umana.


4 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Siamo ancora cittadini italiani?<br />

L’INPS di Treviso ha un forte dubbio…<br />

Novant’anni fa finiva la prima guerra mondiale e a tutt’oggi ci sono ancora molti italiani che credono che Trento e Trieste siano<br />

collegate da un ponte... Così come esistono delle persone che portano il nome di “Firmato”, in quanto molti nostri connazionali<br />

pensavano (e forse pensano ancora…) che Firmato sia il nome del generale Armando Diaz, che nel bollettino della Vittoria, trascritto<br />

dai giornali dell’epoca, si concludeva con “Firmato Diaz”.<br />

Sono partito da lontano perché spesso mi domando quanto tempo passerà perché gli Italiani sappiano che l’Italia ha perso la<br />

seconda guerra mondiale, e con essa abbiamo perso parte della Venezia Giulia, Fiume e Zara, e quanto gli Italiani di quelle terre<br />

abbiano sofferto per poster restare italiani (non per diventare!) a causa di quella guerra.<br />

Se qualche anno fa non fosse uscito il famoso film “Il cuore nel pozzo” una parte di questa storia non sarebbe mai venuta alla<br />

luce. Ma si è trattato di un lampo di breve durata, né a nulla sono servite le leggi per farci togliere dai documenti anagrafici la<br />

scritta “Jugoslavia”. Anzi, è il caso di dire che le umiliazioni non finiscono mai.<br />

E veniamo al caso. Mia sorella Maria ha ricevuto dall’INPS una lettera con la quale le viene chiesto di chiarire la sua posizione<br />

sulla cittadinanza, in quanto essendo nata in Slovenia (per il passaggio dalla Jugoslavia alla Slovenia sono tutti molto solleciti ed<br />

informati!) si configura come extra-comunitaria, e che se negli ultimi due anni fosse uscita dall’Italia avrebbe perso la cittadinanza<br />

e con essa la pensione.<br />

Suo genero, Adriano Busi, ha inviato una lettera a Michele Serra, giornalista de “La Repubblica”, che non l’ha pubblicata ma<br />

gli ha risposto a mezzo lettera (che pubblichiamo a seguire). Sembra una risposta accattivante, ma secondo me è peggiore dei dubbi<br />

dell’INPS.<br />

Il funzionario dell’Istituto sarà forse qualche “ignorante” perché non sa ancora che la Slovenia fa parte dell’Unione Europea,<br />

ma Serra, che è un giornalista di cultura, ha dimostrato di non capire la nostra sensibilità reattiva, quando ci viene contestata la<br />

nostra italianità. Avrebbe fatto pertanto un buon servizio pubblicandola. Invece!?<br />

Emilio Felluga<br />

A seguire il carteggio intercorso.<br />

Caro Michele Serra,<br />

mia suocera, profuga dall’Istria<br />

dal 1952, fiduciosa delle<br />

promesse fatte dai governi del<br />

tempo di accogliere i fratelli<br />

istriani con pari dignità, dopo<br />

un periodo trascorso in Campo<br />

profughi con tutti i disagi del<br />

caso, riuscì – superando non<br />

poche difficoltà – a ricostruirsi<br />

una vita con la sua famiglia in<br />

quello che ha sempre considerato<br />

il suo paese, l’Italia.<br />

Nel corso degli anni però,<br />

sia lei che le sue figlie nate in<br />

Istria ogni volta che dovevano<br />

dimostrare il loro luogo di nascita<br />

per motivi di lavoro, per<br />

un certificato o per una prestazione<br />

sanitaria incontravano dei<br />

problemi burocratici e spesso<br />

non venivano riconosciute<br />

come italiane perché il loro<br />

luogo di nascita era u paese<br />

straniero, Jugoslavia prima e<br />

ora Slovenia.<br />

Quindi per dimostrare che<br />

erano italiane rivivevano quel<br />

loro dramma che le aveva costrette<br />

a lasciare la loro casa,<br />

la loro terra e i loro affetti.<br />

Sua figlia, una volta si è vista<br />

definire, in un atto ufficiale,<br />

di etnia croata… Neanche il<br />

decreto Cossiga è riuscito a<br />

dare serenità a questo popolo.<br />

Ancora oggi, a distanza di 60<br />

anni, un nuovo affronto alla<br />

serenità di questa ormai anziana<br />

persona: l’INPS le ha recapitato<br />

una lettera con la quale le<br />

chiede di certificare di essere<br />

tuttora residente in Italia, pena<br />

la sospensione della sua modesta<br />

pensione sociale. Cioè lei,<br />

italiana da sempre, viene annoverata<br />

come cittadina extracomunitaria<br />

e quindi chiamata<br />

ad adempiere agli obblighi di<br />

legge per loro previsti.<br />

In occasione della Giornata<br />

del Ricordo, che apprezzo<br />

e condivido, mi chiedo: ma<br />

quelli di loro che sono rimasti<br />

vivi per quanto tempo ancora<br />

saranno perseguitati da quello<br />

Stato che li aveva accolti fraternamente?<br />

Adriano Busi<br />

Caro Busi,<br />

quella vicenda è stata dolorosissima,<br />

e mi dispiace molto<br />

che sua suocera ne paghi ancora<br />

le conseguenze. C’era da sperare<br />

che la tanto sospirata Europa<br />

avrebbe aiutato a superare piccinerie<br />

nazionaliste, equivoci<br />

di frontiera e altre pene che<br />

ricadono sempre sulle spalle<br />

Legge n.° 54 del 15 febbraio 1989<br />

di persone che non se la sono<br />

cercata, e devono subire.<br />

Mi pare che siamo ancora<br />

molto lontani da una serena,<br />

comune appartenenza ad una<br />

nuova entità statale che sappia<br />

avere uno sguardo più ampio e<br />

generoso. Se a questo si aggiunge<br />

l’ottusità della burocrazia, la<br />

frittata è fatta.<br />

Faccia i miei migliori auguri<br />

a sua suocera, le stia vicino<br />

e la aiuti ad essere superiore a<br />

queste meschinità.<br />

Grazie della sua lettera<br />

Michele Serra<br />

Norme sulla compilazione di documenti rilasciati a cittadini nati in Comuni ceduti dall’Italia<br />

ad altri Stati in base al Trattato di Pace<br />

Art. 1 – Tutte le Amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro<br />

ufficio o ente, nel rilasciare attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere a cittadini italiani<br />

nati in comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati<br />

ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato il<br />

luogo di nascita dell’interessato, hanno l’obbligo di riportare unicamente il nome italiano<br />

del comune senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene.<br />

Art. 2 – Le amministrazioni, gli enti, gli uffici di cui all’articolo 1 sono obbligati, su richiesta<br />

anche orale del cittadino stesso, ad adeguare il documento alle norme della presente legge.<br />

Art. 3 – La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta Ufficiale<br />

degli atti normativi della Repubblica Italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla<br />

e di farla osservare come legge dello Stato.<br />

Francesco Cossiga,<br />

Presidente della Repubblica<br />

Ciriaco de Mita,<br />

Presidente del Consiglio dei Ministri


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

5<br />

Esule in Patria, emigrante in Canada<br />

Sono nato a <strong>Isola</strong> d’Istria<br />

il 1° maggio del 1942,<br />

e siamo stati costretti<br />

a lasciare le nostre terre nel<br />

maggio del 1955.<br />

- Cosa succedeva al papà?<br />

Poteva lavorare? Il papà era<br />

pescatore, vero?<br />

Si, mi ricordo che il Governo<br />

faceva tutte le pressioni<br />

contro di noi perché eravamo<br />

italiani. Mio padre, quando<br />

andava a pescare, doveva<br />

andare alla Capitaneria di<br />

Porto e fare il permesso giornalmente…<br />

e doveva anche<br />

dare l’indicazione di quanto<br />

pensava di stare in mare,<br />

sennò il guardacoste jugoslavo<br />

sul motoscafo andava a<br />

bordo con il mitra puntato e<br />

ribaltava tutta la barca sino ai<br />

paglioli… sicché non si poteva<br />

neanche andare a lavorare<br />

con serenità.<br />

- Ho capito. Voi, signor<br />

Chelleri, siete andati ad abitare<br />

nel Campo Profughi,<br />

questo grande caseggiato a<br />

Barcola; lei aveva 13 anni…<br />

lì erano divisi le mogli da una<br />

parte e i mariti dall’altra. Lei<br />

dove l’hanno messa?<br />

Io avevo 13 anni, facevo<br />

parte degli uomini… fino<br />

ai 12 anni andavamo con la<br />

mamma, a 13 mi hanno messo<br />

in una baracca, dove prima<br />

dormivano i soldati inglesi.<br />

La baracca era divisa in due,<br />

dove ero io eravamo in 46 e<br />

l’altra parte in 18… avevamo<br />

due gabinetti alla turca e 3 o<br />

4 lavandini per lavarsi il viso.<br />

Per farsi la doccia ci davano<br />

l’acqua calda il sabato dalle<br />

12 alle 24. Se uno non poteva<br />

perché lavorava, andava alla<br />

doccia pubblica in Stazione<br />

Centrale… e pagavi 100 lire,<br />

come facevo io che ero apprendista<br />

falegname.<br />

- Come siete stati accolti<br />

a Barcola?<br />

Eh, siamo stati accolti<br />

come esuli… qualcuno pas-<br />

Intervista della giornalista RAI Biancastella Zanini a Elvio Chelleri<br />

Nella trasmissione radiofonica “Appuntamenti con la Storia”<br />

di venerdì 11 febbraio, in occasione del Giorno dei Ricordo,<br />

la RAI ha mandato in onda un’intervista al nostro concittadino<br />

Elvio Chelleri (manestra), emigrato in Canada da oltre<br />

cinquant’anni. L’intervista è stata rilasciata alla giornalista<br />

Biancastella Zanini, della Redazione RAI di Trieste, nell’ambito<br />

delle trasmissioni regionali per il Friuli Venezia Giulia.<br />

Le parole e il sentimento con il quale Elvio si è espresso mi<br />

sono apparse così toccanti che penso sia bello condividerle<br />

con i nostri lettori.<br />

Alessandra Zuliani Costanzo<br />

sava di là con i bambini, e<br />

se piangevano gli dicevano:<br />

“Sta bòn, se no te fazo ciapar<br />

dai esuli!”… e quei poveri<br />

vecchietti sul muro di questo<br />

caseggiato… eh, piangevano<br />

perché erano via da casa, avevano<br />

lasciato le loro case, le<br />

loro campagne. Che mestiere<br />

potevano fare se erano contadini,<br />

non avevano lavoro e<br />

ancora erano trattati in quel<br />

modo, perciò li vedevo con<br />

le lacrime agli occhi.<br />

- Signor Elvio… e il dolore<br />

della sua mamma?<br />

Mamma, poveretta…<br />

aspettavamo che ci portassero<br />

da mangiare con il camion<br />

dalla via Gambini, e quel<br />

mangiare… sa com’era, non<br />

<strong>Isola</strong> d'Istria, Molo Savoia<br />

era molto sostanzioso… e poi<br />

piano piano ci siamo organizzati<br />

nella mensa, dove ognuno<br />

preparava qualcosa per sé…<br />

e ci davano anche un piccolo<br />

aiuto, il “sussidio”.<br />

- Lei ha avuto un problema<br />

con la scuola in quanto<br />

l’esperienza che ha avuto<br />

ad <strong>Isola</strong> è stata deleteria:<br />

la chiamavano Chelleri il<br />

fascista...<br />

Quando andavo a scuola ad<br />

<strong>Isola</strong>, i maestri filo-titini mi<br />

trattavano molto male perché<br />

sapevano che mio padre non<br />

girava da quella parte, non<br />

si interessava di politica… e<br />

specialmente il Direttore era<br />

terribile… quando mancava<br />

un professore veniva lui,<br />

e se uno parlava un po’ - e<br />

specialmente se succedeva a<br />

me - mi diceva: “Chelleri fascista,<br />

fuori dalla porta!” e mi<br />

sbatteva fuori per un’ora… e<br />

così perdevo la lezione.<br />

- Ricorda il nome di quel<br />

Direttore?<br />

Si, Buonassisi. Direttore<br />

Buonassisi.<br />

- Signor Chelleri, lei poi è<br />

andato a lavorare come falegname<br />

e a 17 anni è andato<br />

a pescare con il papà?<br />

No, quando ho finito la<br />

scuola, e l’ho finita a Trieste,<br />

sono andato al Centro Addestramento<br />

di via dell’Istria,<br />

e ho fatto sei mesi alle serali<br />

per fare il falegname. Ho<br />

trovato lavoro a Barcola alla<br />

“Legnotecnica”, una fabbrica<br />

di serramenti. Lì sono stato<br />

otto mesi e mezzo, fino a ché<br />

hanno chiuso perché gli affari<br />

non andavano bene. Poi lavoravo<br />

da apprendista in via del<br />

Coroneo da Mario Picovic,<br />

una piccola falegnameria, e<br />

lì sono rimasto per un anno e<br />

mezzo… ma poi il mestiere di<br />

falegname non era più richiesto.<br />

Cominciava la plastica,<br />

così ho lasciato e sono andato


6 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

a pescare con mio padre, che<br />

era in proprio. Andavamo anche<br />

fuori Grado, facevamo la<br />

notte e andava discretamente<br />

bene.<br />

- E poi ha deciso di emigrare<br />

e il 1° maggio 1960<br />

sbarcate ad Halifax, dopo<br />

un viaggio terribile con il<br />

“Vulcania”.<br />

Sa, ero giovane, avevo 17<br />

anni… la mamma aveva visto<br />

che non c’era tanto da sperare<br />

in quei tempi e mi ha incoraggiato<br />

ad andare via con la mia<br />

sorellastra e il cognato… e<br />

andare in Canada. Perciò sono<br />

partito con loro e ho lasciato i<br />

miei genitori a Barcola… poi<br />

li ho rivisti per la prima volta<br />

dopo sette anni.<br />

Siamo partiti il 18 aprile<br />

1960, era la seconda festa di<br />

Pasqua. Ricordo che molti<br />

amici sono venuti a salutarci…<br />

alle otto di mattina ci<br />

siamo imbarcati e alle 10<br />

siamo partiti. Tutti con i fazzoletti<br />

bianchi… salutavamo,<br />

piangevamo, gridavamo…<br />

una cosa brutta da ricordare.<br />

Abbiamo fatto 13 giorni di<br />

navigazione toccando vari<br />

porti e in mezzo all’oceano<br />

abbiamo preso la coda del<br />

ciclone… guardando dagli<br />

oblò, le onde erano una volta e<br />

mezza più lunghe della nave e<br />

ballavamo da tutte le parti. E’<br />

stata una brutta esperienza…<br />

e finalmente siamo sbarcati<br />

ad Halifax.<br />

Halifax non era una bella<br />

città, non come Trieste vorrei<br />

dire… siamo stati lì dalle<br />

8 del mattino fino alle 5 di<br />

sera e poi ci hanno messo<br />

su un treno… abbiamo fatto<br />

36 ore di treno con solo una<br />

fermata di un’ora a Montreal<br />

prima di arrivare a Toronto…<br />

ricordo che i sedili erano fatti<br />

Il “Pier 21” di Halifax, dove approdavano le navi con gli emigranti<br />

provenienti dall’Europa. Ora è museo nazionale canadese<br />

dell’Emigrazione.<br />

con doghe di legno… si può<br />

immaginare che confortevole<br />

sia stato il viaggio. Il mangiare<br />

sul treno erano dei vasetti<br />

di spaghetti con quella salsa<br />

dolce che facevano loro, che<br />

non mi piaceva e che non ho<br />

mangiato…<br />

Mi ricordo che ad Halifax<br />

era venuto un prete… io,<br />

quando sono partito ero minorenne<br />

e mi hanno aiutato i<br />

preti di Montreal a pagare il<br />

viaggio, perché non avevo i<br />

soldi… questo prete era venuto<br />

ad Halifax ad aspettarci,<br />

ed è venuto da me che ero<br />

giovane e mi ha detto: “Hai<br />

soldi?” – Io gli ho mostrato<br />

quel poco che avevo e lui mi<br />

ha dato 15 dollari canadesi…<br />

quella volta era abbastanza, e<br />

io l’ho ringraziato molto.<br />

- Poi siete stati portati in<br />

una piccola cittadina e ha<br />

avuto la sua prima stanza<br />

con il bagno… le sembrava<br />

di essere un re…<br />

Eh sì, un re… e mi lavavo<br />

tutto bello in questo bagno e<br />

ho anche dormito due ore e<br />

alle 5 della sera siamo andati<br />

a mangiare in un ristorante…<br />

c’erano i piselli con le patate<br />

tipo purè e roastbeef… ma<br />

…Sogno di notte tante volte che sono a Barcola…<br />

tutto era dolce, come cucinano<br />

loro… e da bere c’era la<br />

famosa “gingerella” gassata<br />

e dolce che mi sembrava<br />

fosse spumante. E ho detto:<br />

qua è meglio che non bevo<br />

più di un bicchiere che chissà<br />

quanto mi costa… non sapevo<br />

che pagava tutto l’Emigrazione…<br />

- Poi vi hanno portato con<br />

un camion, dentro al cassone,<br />

a lavorare nelle campagne,<br />

dove avete lavorato due mesi<br />

e mezzo.<br />

Si, poi è venuto mio zio da<br />

Chicago e mi ha fatto andare<br />

a Toronto.<br />

- A Toronto ha iniziato a<br />

lavorare in un pastificio e poi<br />

e iniziata la sua storia con i<br />

camion, con i trasporti…<br />

Quando lavoravo in pastificio<br />

facevo 12 ore di notte,<br />

dalle 7 alle 7, facevo 60 ore<br />

alla settimana e ogni tre settimane<br />

e mezza una di 62…<br />

per un dollaro all’ora, che era<br />

la paga minima… e poi, siccome<br />

di notte avevo problemi<br />

di stomaco, ho cambiato lavoro…<br />

sono andato a lavorare<br />

come assistente camionista, a<br />

portare la fornitura per i com-<br />

ponibili da cucina… poi, ho<br />

imparato con il camion e mi<br />

sono messo per conto proprio<br />

per più di trent’anni.<br />

- Una vita di molto sacrificio,<br />

lei mi diceva che faceva<br />

Toronto-Montreal tre volte<br />

alla settimana…<br />

Facevo Toronto-Montreal…<br />

sono 360 miglia ad<br />

andare e 360 miglia a tornare,<br />

partivo di sera e mi fermavo<br />

qualche mezzoretta quando<br />

mi prendeva il sonno. Arrivavo<br />

alla mattina, mi aiutavano<br />

a scaricare dove venivano<br />

costruite le case nuove e poi<br />

ritornavo… perciò facevo 22<br />

o 23 ore di lavoro, due o tre<br />

volte alla settimana questi<br />

viaggi… e qualche volta,<br />

quando dormivo a casa, mi<br />

svegliavo di notte che mi pareva<br />

un incubo… mi sembrava<br />

di guidare e dormire…<br />

- Signor Elvio, lei ha trovato<br />

anche il tempo di venire<br />

alcuni mesi a Trieste per<br />

assistere il suo papà, che è<br />

morto qui a 91 anni…<br />

Nel 1990 è morto, l’ho assistito<br />

al Maggiore e mi chiedeva<br />

i portargli gli spaghettini<br />

numero 3… li facevo con il<br />

burro e le zucchine “disfrite”<br />

come faceva la mamma…<br />

aveva il cancro al fegato e<br />

non poteva mangiare, ma gli<br />

bastava di metterle in bocca.<br />

le gustava ed era contento…<br />

e dopo, quando me lo hanno<br />

mandato a casa, dovevo guardarlo<br />

io, che la mamma non<br />

c’era più con la testa… e lo<br />

lavavo, lo curavo insomma…<br />

poveretto, ha sofferto tanto…<br />

due mesi sono stato con lui,<br />

fino a quando è morto… era<br />

il 28 maggio 1990.<br />

- Poi lei ha portato la


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

7<br />

Tra le tante manifestazioni<br />

indette a<br />

Trieste e nel mondo<br />

per la Giornata del Ricordo,<br />

particolarmente toccante lo<br />

scoprimento all’ex Campo<br />

Profughi di Padriciano di una<br />

lapide in ricordo di Marinella<br />

Filippaz, morta di freddo in<br />

una squallida baracca di quel<br />

campo l’8 febbraio del 1956.<br />

Aveva pochi mesi… Ora è<br />

diventata un po’ il simbolo<br />

del dramma dell’esodo e dei<br />

disagi sopportati da migliaia<br />

di famiglie istriane.<br />

Così ricordava quei tragici<br />

giorni la sorelle Fiore:<br />

Avevo otto anni quando,<br />

nel dicembre del 1955,<br />

lasciai per sempre il paesi-<br />

Il ricordo della sorella<br />

mamma in Canada, dove è<br />

morta nel 1996… mi dica<br />

una cosa… perché lei, quando<br />

parlavamo, mi ha detto<br />

“…ora dalla finestra guardo<br />

fuori ed è tutto pieno di<br />

neve e mi torna in mente la<br />

Dedicato a Marinella<br />

no dell’Istria dove ero nata.<br />

Arrivammo a Trieste in una<br />

giornata fredda e grigia, mia<br />

madre, mia zia e noi cinque<br />

figli. Mio padre era giunto<br />

due giorni prima per accompagnare<br />

il camion con le<br />

nostre masserizie. All’arrivo<br />

era là ad aspettarci al posto di<br />

blocco assieme a delle persone<br />

che avevano il compito di<br />

“smistarci”.<br />

Non ricordo bene dove<br />

alloggiammo i primi giorni.<br />

Ma dopo circa una settimana<br />

la nostra destinazione definitiva<br />

fu il Campo Profughi di<br />

Padriciano. Lì, fra la neve e<br />

passeggiata da Barcola a<br />

Miramare…”<br />

Mi ricordo che facevo<br />

quella bella passeggiata con<br />

i miei amici… e adesso non<br />

so dove siano… e oggi, qua<br />

fuori, sono 13 gradi sottozero…<br />

mancano venti minuti<br />

alle 9 e con il fattore vento si<br />

percepiscono 20 sottozero…<br />

è tutto bianco di neve e questa<br />

notte nevicherà di nuovo… si<br />

immagini quanto mi manchi<br />

la mia <strong>Isola</strong>… e anche Barcola…<br />

- Signor Elvio, come siete<br />

stati trattati da italiani in<br />

Canada?<br />

il gelo pungente, trovammo<br />

ad accoglierci un filare di<br />

baracche di legno. Ci venne<br />

assegnata la baracca n.° 30,<br />

porta 11. Il vano aveva due finestre,<br />

quattro letti a castello,<br />

un tavolo, qualche sedia...<br />

Per diverso tempo dormimmo<br />

tutti vestiti perché<br />

non c’era alcun tipo di riscaldamento.<br />

Noi bambini ci<br />

ammalammo quasi subito...<br />

Marinella, la nosra sorellina<br />

più piccola, non resse a quel<br />

freddo maledetto e morì dopo<br />

tre giorni di broncopolmonite.<br />

Il medico del “Burlo”,<br />

Dai canadesi, lei dice? I<br />

canadesi anglosassoni? Beh,<br />

siamo stati trattati sempre<br />

male… a casa nostra ci hanno<br />

trattati da italiani fascisti, a<br />

Trieste da esuli, in Canada ci<br />

chiamavano gente senza patria,<br />

che siamo venuti qua…<br />

e non si poteva fermarsi a<br />

parlare con un amico due o<br />

tre minuti perché la polizia canadese<br />

ci facesse sgomberare.<br />

Oggi la città è cambiata, è una<br />

città etnica e ci sono tutte le<br />

razze mescolate… la città<br />

conta con i dintorni cinque<br />

milioni di abitanti.<br />

- E’ cambiato tutto, vero,<br />

l’Ospedale Infantile di Trieste,<br />

disse a mia mamma:<br />

“Signora, la sua bambina è<br />

morta di freddo”….<br />

D olcissima sorellina, sei sempre nel mio cuore. Con trepidazione<br />

ho atteso questo giorno, e dopo averlo sognato<br />

per lunghi anni è arrivato. Grazie alla sensibilità del nostro<br />

Presidente che si è tanto prodigato per realizzare quest’ idea di<br />

dedicarti una lapide.<br />

Quando te ne sei andata non è stato possibile seppellirti<br />

come facevamo “a casa”, ma hai avuto soltanto un numero e una<br />

fotografia, assieme a tanti altri bambini. Ora hai una bellissima<br />

“pietra”, che ricorda com’eri tu.<br />

Stamattina è venuta tanta gente a salutarti e ti hanno dedicato<br />

parole e pensieri che venivano dal cuore. Marinella cara,<br />

hai commosso tutti noi, pensa che ti hanno mandato un saluto<br />

affettuoso persino dei bambini che non ti hanno mai conosciuto<br />

e un sensibilissimo ragazzo ti ha dedicato una mesta e dolce<br />

melodia.<br />

Guardaci da lassù, Marinella, chissà che in mezzo alle stelle<br />

qualche volta non scorga i tuoi occhi indimenticabili…<br />

Tua sorella Fiore<br />

“Rosa divelta all’alba della vita<br />

hai portato in cielo il tuo profumo”<br />

signor Elvio… quanto le manca<br />

ancora questa terra?<br />

Tutto… sempre… io mi<br />

sogno di notte tante volte che<br />

sono a Barcola, che vado a<br />

pescare con il mio papà o con<br />

gli amici di una volta, che non<br />

so dove siano… la nostalgia<br />

è grande… si immagini che<br />

saranno 51 anni in aprile che<br />

ho lasciato Trieste…<br />

- Io la ringrazio tantissimo,<br />

signor Elvio, anche a<br />

nome di tanti, di aver ricordato<br />

la sua partenza… e le<br />

auguro buona salute.<br />

Grazie, altrettanto a voi…<br />

e un saluto a tutti.


8 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Lettere in<br />

Redazione<br />

Carissimi,<br />

capisco molto bene la nostalgia che tanti di voi sentono per<br />

le vostre care “terre perdute”. Solo a pensarci un attimo mi<br />

vengono facilmente le lacrime agli occhi.<br />

Nonostante le spiegazioni di mio padre sulle vostre vicende,<br />

non credo arriverò mai a capire come un esule istriano possa<br />

amare tanto l’Italia. Anch’io amo l’Italia, ma non proprio come<br />

voi… I maltrattamenti che avete subito in patria rimarranno<br />

per me – penso per sempre – una cosa strana, veramente<br />

misteriosa da parte dell’Italia; e lasciamo stare il grave e<br />

profondo dolore che vi è rimasto per sempre nel cuore per gli<br />

avvenimenti di quell’epoca.<br />

Il vostro amore, la vostra fedeltà all’Italia – di cui il popolo italiano<br />

solo pian piano si sta rendendo conto – mi sembrano una<br />

cosa perfettamente eroica, una meraviglia del vostro carattere.<br />

Voi veramente capite, meglio di me, e sicuramente meglio dei<br />

politicanti di oggi, ciò che vuol dire l’amor di Patria.<br />

Vi mando, con ammirazione, i mie più sentiti saluti ed auguri<br />

per il grande anniversario della nostra cara Patria mai<br />

dimenticata<br />

Patrizia Benolich, figlia di Giorgio, esule da Umago,<br />

New York<br />

Assieme ai miei figli Giampaolo e Daniele, tramite la nostra<br />

rivista voglio pubblicamente ringraziare Fabio Vascotto per<br />

l’eccellente e appassionato lavoro che ha fatto nella ricerca di<br />

tutti i componenti della famiglia Vascotto “Nadàl” (sparsi purtroppo<br />

per l’Italia e il mondo…) ripreso nelle pagine centrali<br />

del numero di marzo di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”.<br />

Ancora grazie e un saluto a tutti<br />

Armida Belli ved. Vascotto, Canada<br />

Grazie della rivista che puntualmente mi arriva ogni tre<br />

mesi; per me è un grande regalo e l’aspetto sempre con gioia,<br />

desiderando conoscere le novità della mia terra natia e della<br />

sua gente.<br />

Sono riconoscente a Walter Pohlen, che mi ricrea con i suoi<br />

divertenti scritti. Leggendoli mi rivedo bambina, quando<br />

con le amiche andavo alle grotte di San Piero per sentire il<br />

pianto dei fioi isolani che là nascevano… Mi piacciono anche<br />

i proverbi: belli sono i detti isolani! Grazie!<br />

La Pasqua è passata, ma Cristo Risorto vi benedica e vi doni le<br />

grazie che più vi stanno a cuore. Vi ricordo sempre nelle mie<br />

preghiere: abbiamo tanto bisogno dell’aiuto del Signore.<br />

Un abbraccio affettuoso da chi vi vuole bene.<br />

Suor Serafina Degrassi, Udine<br />

Carissima redazione,<br />

grazie per aver pubblicato<br />

alcuni miei scritti. Fervono i<br />

preparativi del 150° dell’Unità<br />

d’Italia e il sottoscritto non<br />

poteva restare fermo di fronte<br />

a tale avvenimento, sollecitato<br />

anche dalle domande della<br />

mia nipotina di dieci anni.<br />

Ho scritto anche una ballata<br />

sulla nostra bandiera, che ha<br />

fatto il giro della scuola con<br />

un bel 10 e lode (voto mai<br />

raggiunto durante la mia età<br />

scolare…).<br />

Però una grossa soddisfazione<br />

l’ho avuta: con una cerimonia<br />

a Palazzo Marino mi è stato assegnato<br />

uno dei 10 “Panettoni<br />

d’Oro”ai milanesi modello,<br />

con una motivazione che non<br />

mi sarei mai immaginato.<br />

Panettone d’Oro 2011<br />

EMILIO PRATA<br />

detto “El Milieto”<br />

“Nato in via Gluck, ex lavoratore in<br />

fonderia, da trent’anni è un missionario<br />

dell’allegria. Autodidatta e appassionato<br />

di musica e poesia, inventore di<br />

canzoni e di acrostici in note, cabarettista,<br />

con la sua chitarra rallegra da anni<br />

ospedali, case di cura, centri anziani e<br />

asili con fiabe messe in musica.<br />

“El milieto” è sempre disponibile<br />

anche verso chi desidera riscoprire le<br />

proprie radici attraverso il dialetto<br />

meneghino”<br />

Un affettuoso saluto insieme a<br />

mia moglie Mirella Bacci<br />

Emilio Prata, Milano<br />

Ho visto su vostro sito Internet<br />

alcuni numeri di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”<br />

e vorrei avere se possibile delle<br />

informazioni. Ho visto che tra<br />

i defunti ricordati nelle vostre<br />

pagine appare in più di un<br />

numero Maria Zaro (nata il<br />

1.10.1923 e morta il 14.11.1939).<br />

Mia madre (deceduta nel 1983)<br />

è nata a <strong>Isola</strong> il 30 gennaio 1940<br />

da Olga Zaro e ho trovato una<br />

grande somiglianza con la ragazza<br />

della foto e vorrei sapere<br />

se forse c’è qualche relazione di<br />

parentela.<br />

Vi invio questa foto di un<br />

gruppo di isolani, scattata<br />

credo nel Campo Profughi di<br />

via Doberdò ad Opicina tra il<br />

1954 e il 1957, anno in cui la<br />

famiglia di mia madre è partita<br />

per l’Australia.<br />

Grazie per la Vostra gentilezza<br />

Bruna Terenzi, Roma


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

9<br />

Spettabile Redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />

anni or sono nella chiesa di Sant’Eufemia a Grado ho per la<br />

prima volta incontrato i vostri associati, affettuosamente raccolti<br />

nel ricordo della vostra bella <strong>Isola</strong> e mi sono commosso<br />

per due motivi: per un ricordo dei bei tempi di scuola e per il<br />

fatto di essere veneto e di amare il Veneto.<br />

Nel 1943 frequentavo a Venezia il terzo anno del Liceo Artistico<br />

all’Accademia e nella mia classe ben quattro studenti provenivano<br />

dall’Istria, tutte bravissime persone e carissimi amici che<br />

hanno fatto onore all’Italia con la loro elevata statura culturale.<br />

Con loro ho sentito profondamente la tragedia della fine della<br />

guerra e il dolore per la perdita di tanti loro cari.<br />

Come studioso e artista, poi, non posso dimenticare che noi<br />

veneti provenivamo dall’Illiria, cioè dall’Istria e dalla Dalmazia,<br />

proprio da quelle terre che l’Italia ha abbandonato.<br />

Nel 1962, capitano richiamato, mi trovavo anche sul Tagliamento<br />

nei pressi di Gemona al comando di una Compagnia e<br />

dopo tre mesi di attesa di un ordine per partire verso l’Istria,<br />

il ministro Pella si tolse braghe e mutande… e fummo congedati<br />

tra la delusione generale. Ai miei ordini avevo la Compagnia<br />

Anche qui in Australia noi<br />

istriani abbiamo un’altra volta<br />

celebrato la Giornata del<br />

Ricordo e, ormai ottantenni<br />

e più, ci ricordiamo ancora di<br />

quando l’Istria viveva in pace<br />

prima delle vicende che ci<br />

hanno spinto in tutte le parti<br />

del mondo.<br />

Giorni fa ci è arrivato il numero<br />

di marzo di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />

che apriva con “Pasqua<br />

speranza nel mondo”: non ci<br />

resta che unirsi a don Pietro<br />

Zovatto e sperare… in un<br />

mondo migliore.<br />

Tornando a “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, le<br />

storie, commenti, memorie e<br />

foto che si trovano sulla rivista<br />

sono veramente interessanti<br />

e dimostrano l’amore dei<br />

figli di <strong>Isola</strong> per il loro paese,<br />

che hanno dovuto lasciare<br />

in circostanze così tragiche.<br />

<strong>Isola</strong> non è più quella di una<br />

volta ma vive nel ricordo di<br />

tutti i suoi figli e delle nuove<br />

generazioni che attraverso<br />

“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” vengono a<br />

conoscenza delle usanze e<br />

tradizioni, con l’orgoglio che<br />

<strong>Isola</strong> abbia dato i natali a tanti<br />

campioni dello sport e a tante<br />

persone che “hanno lasciato il<br />

segno” nel tempo in cui sono<br />

vissute.<br />

E i 2125 abbonati sono sicuramente<br />

decisi a continuare<br />

questa missione di “conoscenza”<br />

e dividere fra loro queste<br />

emozioni e l’amor di patria.<br />

Un caro saluto da<br />

Mino Favretto, Australia<br />

Lettere in<br />

Redazione<br />

Comando con più di 600 uomini e una Compagnia del Genio,<br />

tutti veneti e coscienti di quanto ci poteva capitare.<br />

Ora da vecchio assisto ad un Veneto che sta perdendo la<br />

propria identità; pochi parlano veneto preferendo un talian<br />

sgrammaticato e pregno di frasi straniere. Venezia è ormai una<br />

città chiusa: dai duecentomila abitanti del 1942 ora ne conta<br />

55 mila… e in gran parte stranieri. Per questo dedico anche<br />

a voi il mio studio della nostra storia di veneti per tanti anni<br />

sottaciuta dallo stato italiano.<br />

Per i 200 anni della Società di Minerva ho anche eseguito<br />

la medaglia commemorativa che verrà esposta nel Museo di<br />

Trieste.<br />

Con affetto saluto tutti i vostri associati<br />

Prof. Clauco B. Tiozzo, Venezia<br />

Riflessioni durante i festeggiamenti per l'Unità d'Italia<br />

Anche qui in Canada, in questi momenti di celebrazione dei 150 anni dell’Unità della<br />

Nazione abbiamo seguito tutti gli eventi sui programmi di RAI International, ne siamo stati<br />

toccati e nello stesso tempo ci siamo sentiti orgogliosi di essere istriani di etnia italiana. Grazie<br />

Italia! Noi non ti critichiamo… anzi, direi che ne siamo fieri.<br />

E’ facile dire adesso che l’Italia non ci trattò bene… ma, secondo me, non è stato così. A<br />

guerra finita l’Italia era a pezzi, aveva pochi amici nell’ambito internazionale e tutti erano<br />

contro di noi in quanto eravamo un paese sconfitto. Ma l’Italia non ci abbandonò, anche se i<br />

problemi erano tantissimi.<br />

Non eravamo solo noi istriani ad aver bisogno di aiuto ma anche tutti quelli che vivevano<br />

nelle colonie. L’Italia non ci abbandonò. Tra mille difficoltà cercò di aiutare tutti. un piatto di<br />

minestra e un tetto, anche se precario, lo abbiamo avuto.<br />

Non dimentichiamo che l’Italia nel dopoguerra aveva il più grande Partito Comunista<br />

dell’Occidente, molto ostile a De Gasperi e molto amico di Tito. Eravamo considerati, noi<br />

istriani, nemici del popolo, quindi non capivamo il benessere del Socialismo di Tito, che tutto<br />

dava e nulla chiedeva… Noi, essendo italiani istriani, eravamo semplicemente bollati come<br />

fascisti… Ingoiammo bocconi amari, si fece di tutto per farci abbandonare le nostre terre, e<br />

lo abbiamo fatto...<br />

Forse in Italia non ci diedero molto in quei tempi, ma trovammo senz’altro quel senso di<br />

libertà, dove si poteva parlare, si poteva professare la propria religione, si poteva continuare<br />

a vivere con le nostre tradizioni, senza la paura di essere prelevati di notte e di non tornare<br />

più a casa. Con l’esodo dell’Istria molti di noi andarono oltre oceano, moltissimi rimasero<br />

in Italia. Sorsero intere cittadine e villaggi per sistemare la nostra gente, come Fertilia in<br />

Sardegna, il Villaggio Giuliano di Roma e i tanti borghi intorno a Trieste dedicati ai nostri<br />

Santi Patroni.<br />

Non mi sento e non posso criticare De Gasperi… Lui si trovò in mano un’Italia sconfitta<br />

e con la sua serietà e professionalità, tra mille difficoltà, dette al nostro Paese una nuova<br />

credibilità. Non credo affatto che ci vendette… ma semplicemente non aveva alcuna voce<br />

in capitolo in quella Conferenza della Pace di Parigi, dove tutti ci erano ostili. Quindi, altro<br />

che venduto…! Per me è stato uno statista di statura internazionale, un uomo che ha dato<br />

tanto al nostro Paese sia in campo nazionale che internazionale. Oggi l’Italia è una potenza<br />

economica mondiale che grazie alla sua creatività ha raggiunto livelli di eccellenza. Si può<br />

parlare, criticare, ognuno può esprimere le proprie idee senza nessuna paura… ma sotto Tito<br />

era così? Altro che libertà…<br />

Questo è il mio punto di vista, la pensavo così ieri e continuo a pensare così oggi. Auguri<br />

Italia, i tuoi figli lontani non ti dimenticano…<br />

Saluti dal Canada da<br />

Mario Lorenzutti,<br />

istriano, isolano, italiano, canadese


10 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Luigi Drioli, un esempio di coerenza<br />

Un anno dopo la presentazione<br />

della mostra dell’archivio<br />

Luigi Drioli<br />

e dopo la pubblicazione del<br />

volume “Atti e Memorie” della<br />

Società Istriana di Archeologia<br />

e Storia Patria che ha dedicato<br />

al suddetto archivio una<br />

ponderosa parte del volume, è<br />

stato presentato alla sala “Bobi<br />

Bazlen” di Palazzo Gopcevich<br />

il volumetto “Luigi Drioli – un<br />

esempio di coerenza”, alla cui<br />

realizzazione ha avuto un ruolo<br />

La figura<br />

determinante il prof. Roberto<br />

Spazzali. Vi è stata una grande<br />

partecipazione di pubblico, che<br />

ha ascoltato con vivo interesse<br />

gli interventi succedutisi.<br />

La presentazione è stata<br />

aperta dal prof. Cuscito, presidente<br />

della Società di Archeologia<br />

e Storia Patria, cui ha fatto<br />

seguito la dott.sa Tatò, direttore<br />

dell’Archivio di Stato di Trieste,<br />

che ha rimarcato l’importanza<br />

della donazione di atti privati<br />

all’Archivio di Stato, in modo<br />

Nato a <strong>Isola</strong> il 13 novembre 1902, patriota fervente, Luigi<br />

Drioli sin dalla giovinezza s’era sempre dichiarato repubblicano<br />

e mazziniano convinto, per cui mai sentì di poter<br />

aderire al movimento fascista, neppure negli anni dell’euforia<br />

collettiva e delle esaltazioni imperiali.<br />

Dall’opposizione teorica all’antifascismo militante, attuato<br />

in qualità di rappresentante del CLN clandestino di <strong>Isola</strong>, fanno<br />

parte gli anni pericolosi intercorsi dal rovescio militare italiano<br />

del 1943 all’occupazione jugoslava del maggio 1945. Dopo il<br />

1° maggio il CLN rimase in carica, ma integrato in modo che i<br />

comunisti avessero la maggioranza. Dopo poco Drioli si dimise<br />

per dissensi politici, e il suo gesto si incrociò con lo scioglimento<br />

d’autorità del CLN e la sua sostituzione con un Comitato<br />

Popolare di Liberazione, tipico organo di base del movimento<br />

di liberazione jugoslavo, che assunse tutti i poteri.<br />

Il CLN venne ricostituito in clandestinità e aderì al CLN<br />

dell’Istria, organismo con sede a Trieste e formato da istriani<br />

residenti o esuli nella città, con “fiduciari” nella Zona B, allora<br />

amministrata dagli jugoslavi secondo quanto disposto dall’accordo<br />

di Belgrado del 9 giugno 1945. Sempre sostenitore di forme<br />

di resistenza non violente, Drioli ricostituì il CLN di <strong>Isola</strong>, che<br />

svolgeva attività di propaganda contro il regime di Tito e informava<br />

il CLN dell’Istria sulla situazione esistente nella zona<br />

Personaggio di primo piano nella vita cittadina, la sua azione<br />

patriottica non sfuggì alla polizia jugoslava che lo arrestò<br />

nel febbraio 1948, ritenendo di possedere prove sufficienti<br />

per l’incriminazione. Nel settembre dello stesso anno venne<br />

deferito al Tribunale Militare assieme ad altri cittadini di <strong>Isola</strong><br />

(Adilio Parma, Livio Dandri, Domenico Difino, Ottavio Dudine<br />

e Salvatore Perentin – il povero Musizza era stato nel frattempo<br />

trovato “suicida” in cella) con l’accusa di aver costituito un<br />

gruppo spionistico e terroristico. Al processo venne dato grande<br />

rilievo, per mostrare la determinazione delle autorità contro il<br />

CLN dell’Istria, che aveva avuto notevole diffusione tra la popolazione<br />

italiana ed era sostenuto dal Governo di Roma.<br />

Drioli e Perentin, considerati i principali imputati, vennero<br />

condannati rispettivamente a 12 e 14 anni di carcere duro e<br />

lavori forzati. Ne scontarono più di sette nelle carceri e nei<br />

campi di lavoro di Capodistria, Strugnano, Lubiana e Ig.<br />

Vennero liberati il 1° settembre 1955, nel contesto di uno<br />

scambio di prigionieri tra Italia e Jugoslavia. Infatti nell’ambito<br />

delle trattative che condussero al Memorandum di Londra entrato<br />

in vigore il 26 ottobre 1954 e che in sostanza chiudeva la<br />

“questione di Trieste”, il governo di Belgrado si era impegnato<br />

a concedere un’amnistia ai detenuti politici italiani.<br />

Poterono così finalmente riabbracciare la rispettive famiglie.<br />

Luigi Drioli morì il 23 dicembre 1977, sempre tormentato<br />

dal pensiero costante del dramma subito da questa terra e dai<br />

suoi abitanti.<br />

che i documenti che costituiscono<br />

tasselli di storia non vadano<br />

dispersi e siano perennemente a<br />

disposizione dei ricercatori.<br />

La storica Gloria Nemec ha<br />

tratteggiato la figura di Luigi<br />

Drioli, entrando in un contesto<br />

particolareggiato nel corso degli<br />

anni. Ha ricordato il suo profilo di<br />

antifascista, la sua ferrea volontà<br />

di opposizione all’occupatore<br />

jugoslavo, il processo, la prigionia,<br />

il ritorno – bellissima la<br />

copertina del volume – inserendo<br />

le vicende personali di Luigi<br />

Drioli in un quadro generale che<br />

ha colpito tutta la popolazione<br />

istriana costretta all’esodo.<br />

Ha concluso la riuscita<br />

manifestazione il prof. Spazzali,<br />

che si è reso partecipe<br />

con sincero slancio delle vicende<br />

politiche ed umane che<br />

hanno coinvolto Drioli, che<br />

lui definisce l’ultimo eroe del<br />

Risorgimento, anche se purtroppo<br />

– aggiungiamo noi – di<br />

Risorgimento non si tratta!<br />

Un eroe che, in clima di<br />

mutato interesse politico, è<br />

diventato scomodo e doveva<br />

essere messo da parte; la delusione<br />

però non ha frenato il<br />

suo entusiasmo e la morte lo<br />

ha colto mentre si accingeva<br />

a partecipare ad una riunione<br />

politica in Provincia, dove<br />

avrebbe dovuto illustrare i vari<br />

passaggi del suo calvario.<br />

Rare volte – ha sottolineato il<br />

prof. Cuscito – gli era riuscito di<br />

notare tanto pubblico e tanto interesse<br />

per una presentazione: onore<br />

e merito a chi ha fermamente<br />

voluto che questo avvenisse.<br />

R.S.<br />

Un CD con l’Inno di Mameli a tutte<br />

le società sportive della Regione<br />

Lo scorso 17 marzo, in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni<br />

dell’Unità d’Italia, ho realizzato 2000 copie di un CD contenente<br />

l’Inno di Mameli e l’Inno alla Gioia e Olimpico, che tramite i Presidenti<br />

Provinciali del CONI verranno consegnate a tutte le società<br />

sportive del Friuli Venezia Giulia.<br />

A Trieste, la cerimonia di consegna è stata organizzata nel Palazzo<br />

del Governo dal Presidente provinciale sig. Borri alla presenza del<br />

Prefetto Alessandro Giacchetti e<br />

di rappresentanti di un gruppo di<br />

società sportive locali ultracentenarie.<br />

Non ho tenuto discorsi, ma ho<br />

solo chiesto al Prefetto di leggere<br />

la mail che alcuni giorni prima<br />

mi aveva spedito l’amico Mario<br />

Lorenzutti dal Canada e che voglio<br />

qui riproporre:<br />

Auguri Patria mia… anche se<br />

lontani siamo più che mai orgogliosi<br />

di sentirci italiani! Il 17 marzo<br />

con il pensiero saremo presenti<br />

anche noi… ascolteremo il nostro<br />

Inno di Mameli e sventoleremo il<br />

nostro Tricolore. Ma penseremo<br />

– più che mai – alla nostra terra,<br />

perduta ma mai dimenticata.<br />

Grazie, Italia… tanti auguri<br />

dai tuoi figli lontani che non dimenticano…<br />

Emilio<br />

Nella foto, il Prefetto di Trieste Giacchetti<br />

con Emilio Felluga, Presidente<br />

Regionale del CONI, durante la presentazione<br />

del CD nel Salone di Rappresentanza<br />

della Prefettura di Trieste.


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

11<br />

FUGA DALLA PERSECUZIONE<br />

Tra i figli dell'esodo c'è anche Sergio Marchionne<br />

volte la cronaca viene in<br />

A soccorso della storia. Una<br />

bella intervista del giornalista<br />

Fausto Biloslavo ad una zia<br />

acquisita di Sergio Marchionne,<br />

Maria Zuccon, uscita su<br />

“Il Giornale” di mercoledì 10<br />

febbraio in occasione della<br />

Giornata del Ricordo, ci fa<br />

capire forse meglio di tanti testi<br />

la tragedia delle Foibe.<br />

Oltre a raccontare un aspetto<br />

poco conosciuto sulle origini<br />

del manager che fa onore all’Italia,<br />

questa testimonianza<br />

ribadisce che a fare le spese<br />

della furia ideologica e nazionalistica<br />

tra il ’43 e il ’45<br />

non furono soltanto i “nemici<br />

politici” ma soprattutto la<br />

gente comune. I contadini, i<br />

commercianti, i professionisti<br />

travolti con le loro famiglie<br />

dalle violenze della Storia.<br />

“Sergio – esordisce la signora<br />

Zuccon – me lo ricordo<br />

sin da piccolo, quando mi aiutava<br />

a pascolare i manzi. Il nonno<br />

non l’ha mai conosciuto, perché<br />

è stato infoibato dai partigiani<br />

di Tito. Con sua mamma, Maria,<br />

sono legata da sempre. L’ho<br />

sentita l’ultima volta il 17 gennaio,<br />

quando ha compiuto 84<br />

anni, per farle gli auguri. Con la<br />

sorella Anna sono andate esuli<br />

in Canada, ma non ci hanno mai<br />

dimenticato”. Parla in dialetto<br />

veneto, Maria Zuccon, la zia<br />

acquisita di Sergio Marchionne,<br />

l’amministratore delegato<br />

della Fiat. Si sapeva delle sue<br />

origini abruzzesi e della vita<br />

da adolescente in Canada, ma<br />

nelle vene del supermanager<br />

scorre anche sangue istriano.<br />

Non solo: la famiglia materna<br />

di Marchionne ha provato sulla<br />

sua pelle la tragedia delle foibe<br />

e dell’esodo.<br />

Solo un fratello, Martino,<br />

non se ne è andato dopo la<br />

guerra sposando Maria, che ci<br />

accoglie nel “fogolèr” di una tipica<br />

casa istriana. “La mamma<br />

di Sergio si chiama anche Maria<br />

ed è nata proprio in questa<br />

casa” spiega la zia del manager.<br />

Occhi azzurri, capelli color argento<br />

e scialle sulle spalle, lei<br />

è rimasta a Zucconi, il nome in<br />

italiano del villaggio di poche<br />

L’intervista di Fausto Biloslavo ai parenti rimasti in Istria<br />

Sergio Marchionne, amministratore<br />

delegato della FIAT<br />

case preso dalla famiglia. “Un<br />

tempo eravamo un centinaio,<br />

ma adesso siamo al massimo<br />

40” sospira la signora Maria.<br />

Ad una manciata di chilometri<br />

da Pola, tutta quest’area, con<br />

una forte presenza italiana fino<br />

al dopoguerra, si è svuotata<br />

con l’esodo. Prima ancora, a<br />

causa dell’armistizio del 1943,<br />

la bande partigiane hanno fatto<br />

la prova generale della pulizia<br />

etnica. E la famiglia materna<br />

di Marchionne è finita nel<br />

mirino.<br />

“Giacomo, il nonno di Sergio,<br />

era un gran lavoratore. A<br />

Carnizza, tre chilometri da qui,<br />

aveva messo in piedi un negozio<br />

sotto casa – racconta zia Maria<br />

– Non ha mai fatto del male a<br />

nessuno”, ribadisce la signora,<br />

classe 1925. Nel Ventennio chi<br />

voleva la licenza commerciale<br />

doveva automaticamente iscriversi<br />

al partito fascista. La zia<br />

di Marchionne ripete però “che<br />

Giacomo non ha mai portato la<br />

camicia nera”. L’8 settembre<br />

1943 il Regio Esercito si sbanda.<br />

In Istria si crea un pericoloso<br />

vuoto di potere, i partigiani<br />

di Tito spuntano dai boschi e<br />

vanno a prendere i “nemici del<br />

popolo”.<br />

“Sono andati di notte a casa<br />

sua legandogli i polsi con il fil<br />

di ferro. Nel paese ne hanno<br />

presi sei. Un ingegnere, che<br />

aveva fatto solo del bene, ma<br />

pure il macellaio – spiega la<br />

testimone – Nella banda c’era<br />

un capo comunista ideologizzato,<br />

ma in realtà chi aveva<br />

debiti con il negozio di Giacomo<br />

ne ha approfittato per farlo<br />

fuori”.<br />

Gli ostaggi spariscono nel<br />

nulla. “Anna, la sorella di<br />

Maria che adesso è con lei in<br />

Canada, non si dava pace. Voleva<br />

salvare il papà. Qualcuno<br />

li aveva visti portati via in fila<br />

indiana” racconta Maria. Il fratello<br />

Giuseppe, appena tornato<br />

a casa dopo il ribaltone dell’8<br />

settembre, si è pure lanciato<br />

nelle ricerche. Purtroppo è<br />

finito in un rastrellamento dei<br />

tedeschi, che stavano riconquistando<br />

l’Istria con il ferro e<br />

con il fuoco. Scambiato per un<br />

partigiano o per un disertore<br />

l’hanno passato per le armi.<br />

“Ma Anna non si è data per<br />

vinta. Il padre, assieme ad altri,<br />

era stato buttato nella foiba di<br />

Trlji, a cinque chilometri da<br />

questa casa. E’ andata a Pola<br />

e ha convinto i pompieri a recuperare<br />

le salme” spiega zia<br />

Maria. “Sull’orlo della foiba,<br />

quando tiravano fuori i corpi<br />

tumefatti, Anna diceva: non<br />

è lui, non è lui… - ricorda la<br />

signora Zuccon. Poi ha avuto<br />

un sussulto davanti ad un corpo<br />

irriconoscibile. Questo è mio<br />

padre. L’ha riconosciuto dai<br />

bottoni della giacca che lei<br />

stessa aveva cucito”.<br />

Il nonno materno di Sergio<br />

Marchionne è finito in foiba,<br />

ma l’Istria non ha portato solo<br />

disgrazie. I suoi genitori si sono<br />

conosciuti proprio a Carnizza.<br />

Il padre Concezio prestava<br />

servizio nella stazione dei carabinieri.<br />

La mamma Maria si<br />

è subito innamorata del giovane<br />

in divisa dell’Abruzzo.<br />

Concezio è stato trasferito<br />

prima in Slovenia e poi a Gorizia<br />

a difendere i confini dall’invasione<br />

comunista” scrive<br />

Marco Gregoretti ne “L’uomo<br />

dal maglione nero”, un libretto<br />

di successo sull’amministratore<br />

delegato Fiat. La futura consorte<br />

va dai parenti del marito in<br />

Italia scampando alla pulizia<br />

etnica dei titini.<br />

La sorella Anna vorrebbe<br />

raggiungerla. Alla fine della<br />

seconda guerra mondiale la<br />

situazione precipita. I titini<br />

riprendono la pulizia etnica<br />

lasciata a metà nel 1943. Di<br />

fronte alle violenze 350 mila<br />

italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia<br />

scappano verso la Madre<br />

Patria. “Un giorno Anna ha<br />

preso la sua bicicletta, con solo<br />

due borse in mano. E’ andata a<br />

Pola per imbarcarsi sull’ultimo<br />

piroscafo per l’Italia” racconta<br />

con emozione zia Maria.<br />

I genitori di Sergio si sposano<br />

subito dopo la guerra e<br />

vanno a vivere a Chieti dove nel<br />

1952 nasce Sergio. L’esule Anna<br />

Zuccon va per prima in Canada,<br />

seguita dalla famiglia Marchionne,<br />

che vuole far studiare meglio<br />

il figlio. In Istria restano gli zii<br />

Martino e Maria. “Sono venuti<br />

a trovarmi per la prima volta<br />

dopo la guerra quando Sergio<br />

aveva tre anni. Non c’erano né<br />

luce né acqua corrente. Sergio<br />

lo lavavamo nella “mastela”<br />

con l’acqua della cisterna assieme<br />

ai miei figli – racconta<br />

sorridendo Maria. Il giovane<br />

Marchionne si divertiva durante<br />

le vacanze in Istria. Mi aiutava<br />

a portare i manzi. Gli piaceva<br />

usare il frustino per indirizzarli<br />

e non voleva mollarlo neppure<br />

quando andava a dormire. Da<br />

più grande mi diceva sempre:<br />

zia, se continui a lavorare così<br />

nei campi andrai a finire nel<br />

camposanto!”.<br />

Dalla Fiat fanno sapere che<br />

l’amministratore delegato “da<br />

bambino sentiva spesso i racconti<br />

della mamma e della zia<br />

profughe dall’Istria”. Nel libro<br />

di Gregoretti, un cugino abruzzese<br />

ha fatto notare che sul polso<br />

del suo inconfondibile maglione<br />

Marchionne si è fatto ricamare<br />

un piccolo stemma tricolore.<br />

Con l’ascesa di Marchionne i<br />

legami con i parenti rimasti in<br />

Istria si sono rarefatti, ma non<br />

cancellati. “Sergio è venuto<br />

anche dalla Svizzera con sua<br />

moglie e i suoi due figli per farceli<br />

conoscere” racconta Maria.<br />

“Adesso lo vedo in televisione.<br />

Dicono che sia uno dei manager<br />

più importanti del mondo<br />

– spiega – Ma per me rimarrà il<br />

ragazzino con i lineamenti della<br />

mamma. Sergio è una persona<br />

semplice e cara che tengo sempre<br />

nel mio cuore.<br />

Fausto Biloslavo


12 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

seconda parte<br />

I RITROVI ISOLANI<br />

<strong>Isola</strong>, luoghi per accogliere ed intrattenere la gente, nel pe-<br />

A riodo della prima metà del ‘900, ve n’erano in gran numero;<br />

pochi furono attivi nell’intero periodo, anche se talora con diversa<br />

gestione, ma vi fu pure un ricambio notevole.<br />

Per noi, gente di Halietum, parlare di osterie è molto facile,<br />

data la rinomanza dei nostri vini. “<strong>Isola</strong> d’Istria e vino”, “vino e<br />

refosco” sono stati termini inscindibili che aiutano a spiegare la<br />

moltitudine di osterie sparse per il nostro territorio, pur abbondando<br />

di cantine private (frasche) ben fornite.<br />

Senza paura di smentite, un isolano adulto (de quei veri, sensa<br />

buligo…) “a ciuciava” in media un litro al giorno attingendolo<br />

dalle scorte dei campagnoi (che in ogni cantina custodivano almeno<br />

una botte da cinque o sei ettolitri ad esclusivo uso famigliare)<br />

oppure dalle molte cantine private che frequentavano.<br />

Questi “luoghi di riunione”<br />

comprendevano alberghi, pensioni,<br />

trattorie, osterie e bar. Tra<br />

questi vogliamo ricordare:<br />

- Hotel Porto Apollo, attrezzato con una novantina di posti letto,<br />

giardino, parco e una piccola spiaggia. Proprietà degli austriaci,<br />

tali in genere anche gli ospiti, finché la Società Arrigoni non<br />

acquistò il complesso negli anni ’30 per farne il Dopolavoro<br />

Aziendale, con mensa, ritrovi, campi di gioco, rotonda per il ballo<br />

e, in tempo di guerra, anche stallaggio per i cavalli da tiro (mancando<br />

la nafta, la fabbrica usava i carri per i trasporti) e persino<br />

un allevamento di maiali.<br />

- Albergo “Aquila d’Oro”<br />

- Albergo con bar e caffè “Riviera”, di Luigi Menis (in Piassa<br />

Granda)<br />

- Albergo Ristorante “Bonavia” di Emerenziano Felluga (alla<br />

Grisa, viale XX settembre)<br />

- Albergo Ristorante “Alla Stazione” di Bartolo Vascotto (Via<br />

Romana, diventato in seguito Dopolavoro e “el cine in sù”)<br />

- Albergo Trattoria “Istria” di G. Dagostini (ale Porte, piazza<br />

Cavour)<br />

- Pensione “Villa Progresso”<br />

- Trattoria Buffet “Bressan”, in Piassa Granda<br />

- Trattoria “Alla città di Trieste” di Vascotto (in Piassa Granda)<br />

- Trattoria “All’Oriente”, di Degrassi<br />

- Trattoria “All’Industria”<br />

- Trattoria “Alla Fontana”<br />

- Trattoria “Del Moro” , in Piassa Granda<br />

- Trattoria “Sala Verdi” di G. Bressan<br />

- Trattoria “Alla Marina”, in Piassa Granda<br />

- Trattoria “Da Manasse” (ex Torcio, in Piassa Granda)<br />

- Trattoria “Dei Dagri”, ale Porte<br />

- Trattoria “Alla Luna Vecia”<br />

- Osteria “La Birreria”, ala Grisa<br />

- Osteria “Luna Nuova”, in via Romana<br />

- Osteria “All’Approdo” di Chechin Cavarlese<br />

- Osteria “Mira l’Onda”<br />

- Osteria “Al Vapore”<br />

- Osteria “De Ciune”, in via Carducci<br />

- Osteria “Miramare”<br />

- Osteria “Alla Riva Nuova”, in Riva de Porta<br />

- Osteria “Alla Bella Riviera”, in via Libertà – Case Operaie<br />

- Osteria “Alla Pace”<br />

- Osteria “Al Campo Verde”, in Vier, piazza dell’Annessione<br />

- Osteria “Al Lido”<br />

- Osteria “Al Tramonto”<br />

- Osteria “Bepi della Rossa”<br />

- Osteria “Al Borìn”<br />

- Osteria “Alle Novità del Giorno”<br />

- Osteria “Dell’Antica Candeletta”, in Piassa Granda<br />

- Al “Consorzio Vinicolo <strong>Isola</strong>no”<br />

- Caffè “Centrale” di Gualtiero Goina, in Piassa Granda<br />

- Bar “Ralza”, ale Porte<br />

- Bar “Gino”, in via Alieto<br />

… e forse altri ancora che non ricordo…<br />

Alcuni degli esercizi sopra descritti davano pure alloggio o<br />

tenevano a pensione. In quasi tutti vi era la possibilità, ala bona<br />

o in modo più accurato, di magnàr un bocòn, generalmente dell’ottimo<br />

pesce.<br />

In tutti ci si poteva rinfrescare la gola con i nostri prelibati<br />

vini, tra i quali eccelleva il refosco e, tra i bianchi, il moscato e<br />

MEMORIE, FATTI, STORIA E<br />

la ribolla; nei locali erano offerte, quasi dappertutto, opportunità<br />

di svago: giochi di carte (il più in voga era il cotecio), da tavolo<br />

(dama e scacchi) e biliardo… quando la compagnia degli ospiti<br />

non preferiva intonare canti. Nei caffè c’erano moltissimi habituè<br />

che sorbivano l’aromatica bevanda concentrandosi nella lettura<br />

del giornale.<br />

Non può però mancare anche un breve cenno alle “osterie<br />

particolari” o “frasche”. Queste erano spacci di vino gestiti temporaneamente<br />

dai produttori agricoli dove, ben visibili al di fuori<br />

della casa, ostentavano – come un segnale distintivo – dei rami<br />

intrecciati di olivo o di ginepro.<br />

La produzione dei gelati - rimasta per molto tempo in mano<br />

a modesti artigiani dolciari (che provvedevano alla gestione casalinga<br />

e alla distribuzione, girando per il paese con appropriati<br />

carrettini, e non si può qui trascurare il simpatico e buon Renso<br />

dei gelati, con laboratorio in vicolo Santa Caterina, il più bravo)<br />

- si concentrò più tardi in vere e proprie gelaterie. Iniziò Goina<br />

nel suo caffè in piazza Garibaldi, poi la trattoria Bonavia, il Bar<br />

Ralza, ecc.<br />

Nondimeno, rimane sempre viva l’immagine di “Renso” che,<br />

sordo “campanoto” com’era, intuiva più che udire i nostri desideri.<br />

Prendendo il gelato dal contenitore, riempiva un scartosèto<br />

(da 5 o 10 centesimi) oppure due cialde equivalenti a 20 o a 50<br />

centesimi, porgendole con destrezza a grandi e piccoli degustatori,<br />

che divoravano il tutto con golosità mai esaudita.<br />

LE “PETESERIE”<br />

Le “Peteserie” o “Mescite di liquori” caldi e freddi, erano<br />

frequentate, soprattutto d’inverno, da campagnoi e pescadori.<br />

Di queste “enoteche”, ce n’era una sotto el Fontego, vicino al<br />

Municipio, un’altra, quella del vecio Rafèlo (Raffaele Vascotto)<br />

si trovava in Riva de Porta, la mescita “De Clorinda” era situata<br />

alle Porte e, ancora, quella “De Pozzetto” in via Manzioli e infine<br />

“De Renso” in via Santa Caterina.<br />

Probabilmente le “petesserie” furono importate a <strong>Isola</strong> imitando<br />

l’uso triestino, dato che il nome “petes” (che significa alcol<br />

o liquore) non è una parola isolana. Queste scomparvero dopo<br />

aver per alcuni anni somministrato abisinsio, trapète, petorài<br />

(acqua calda corretta con la semiza), petès e simili intrugli per<br />

le boche bone isolane, triestine e dei paesi limitrofi, senza troppi


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

13<br />

rimpianti… o quasi.<br />

Ma mi ‘desso gò voia de tornàr, almeno cò la elaborasion<br />

mental, ale nostre “petesserie” (altro che camomilla…) che a <strong>Isola</strong><br />

ghe ne iera diverse. Iera quela de Giovanni morgàn ale Porte, che<br />

gaveva un picio giardin davanti; quela de Giacomo polentrela,<br />

subito de lato de l’entrada del “Cine in sò”; el bar dela Rosa<br />

tubòli, che a sé trovava poco prima dela macelleria dei fusioni,<br />

dove che ‘ndava i “bonarivi” (perditempo) a farse ‘na trapèta. In<br />

stò bar ghe ‘ndava anca la Meneghina Beli, che ghe dimandava<br />

sempre ala Rosa se la gaveva del lievito… e Rosa dute le volte<br />

ghe disèva: No, fia, mi stà roba no la vendo, e la Meneghina, con<br />

far sconsolà: Ben, ben… ma zà che son quà… dame ‘na trapèta<br />

dopia. ‘Sta solfa se ripeteva duti i giorni….<br />

Po’ ghe iera el bar de Ezzelino Deste tùboli, posisionà in tal<br />

cantòn dove finiva la Contrada de l’Ospedàl e via Ettoreo che<br />

le dava intala piasseta dela Madona de Alieto, dove i andava a<br />

bever el cafè e a far do ciacole de sport (ma a mì, che iero fiol,<br />

LEGGENDA DI ISOLA NOSTRA...calche<br />

me papà me dava un bicèr de orsata par farme star quieto almeno<br />

un momentìn, e qualche volta… pensa che lusso… anca ‘na pasta<br />

crema…).<br />

A <strong>Isola</strong> no mancava de sicuro le riffe e i fraschi; cossa podemo<br />

dir de ‘sti stimai “posti de beveraggio”? Là drento se trovava sempre<br />

un bon bicèr, i òvi duri, fetine de luganiga passìda, un masso de<br />

carte… e quei che parèva i fussi nati la drento, sempre col bicèr in<br />

man, fracài visin ‘na stufa che più che scaldàr la fasseva un fumo<br />

boia, da parèr che i fasessi ‘na gara a forsa de colpi de tosse… Me<br />

sovièn de ‘na volta che me nono ma gà portà de riffa in un logo<br />

dove (almeno cussì i diseva…) el vin iera superbo (gavarò vù oto<br />

o nove anni) dove, tra ‘na partida de cotecio e n’altra, lori bevevo<br />

refosco compagnà co’ calche fetìna de luganiga e mi - sempre fiòl<br />

iero… ma anche birichìn - ghe corevo drio a ‘na fiola coi cavei<br />

biondi e oci verdi come i pàsteni de Salèto… e ridevimo come<br />

mati… (ma vara ti cossa me passa per la testa…).<br />

Inno al petès<br />

Questo xe quel balsamo<br />

che ghè fa gola a duti,<br />

a fa sentir i sordi e…<br />

fa parlar i muti.<br />

Bevù cola prudensa<br />

a dà forsa e alegria<br />

e la febre, l’influensa<br />

e rafredori…<br />

a pòl scassar via.<br />

Viva el petès,<br />

gran patriarca,<br />

rivà cola barca e…<br />

andà col barcòn.<br />

IL LAVORO AD HALIETUM<br />

Certamente quanto scritto potrà suscitare qualche perplessità<br />

nei giovani, ma chi con piacere e altri con tristezza, potranno<br />

rinverdire, almeno con il pensiero, cose sfuggite alle loro menti<br />

e i tempi lontani della giovinezza.<br />

La Storia raccontata in queste pagine parla della dura vita del<br />

pescatore dall’inizio del 1900 al 1945, quando la guerra sconvolse<br />

così duramente la <strong>Nostra</strong> Istria.<br />

Al principio del ‘900 si può ben affermare che <strong>Isola</strong> d’Istria<br />

era una cittadina veramente povera e le condizioni di vita molto<br />

basse. La nostra comunità in quei tempi si suddivideva in tre<br />

categorie principali: quella dei pescatori, quella degli agricoltori<br />

e quella degli “artisti”.<br />

Iniziamo da quest’ultima senza però paragonare questo gruppo<br />

sociale ai “famosi” - per la satira paesana - “settanta letterati di Portole”.<br />

Pertanto, la parola “artista” non deve essere presa nel vero<br />

pièra smaniàda dal tempo<br />

gavèva un nome scarpelà e<br />

coverto de edera seca…<br />

senso letterario del termine perché, da noi, era usata per indicare<br />

qualsiasi persona che esercitava anche il più umile mestiere.<br />

Questi “mestieri” comprendevano: scovasini, impissafarai,<br />

artigiani, botegheri, operai, impiegati e in genere tutti quelli che<br />

svolgevano un qualsiasi lavoro manuale o mentale. Questa classe<br />

di “artisti” era considerata privilegiata, con lavoro sicuro o quasi,<br />

non temevano la pioggia né i venti, né tanto meno il freddo.<br />

Avevano – chi più chi meno – una paga giornaliera, settimanale o<br />

quindicinale o, solo per gli impiegati, con cadenza mensile.<br />

Gli agricoltori facevano parte della “classe media”, tranne che<br />

negli anni di siccità o altre varie calamità che non mancavano mai.<br />

Avevano il pane e il companatico assicurato, anche se il detto xe<br />

più giorni che luganighe aveva il suo peso; inoltre, il guadagno per<br />

la vendita del vino… se la buona sorte della vendemmia li aveva<br />

accarezzati e le vigne non erano state colpite dalla tempesta.<br />

WALTER POHLEN<br />

(continua)


14 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

“Vola colomba”… e in tutta Italia furono lacrime<br />

Le canzoni popolari triestine in chiave anti-straniera<br />

Lo scorso 12 marzo, all’età di 91 anni, è scomparsa Nilla Pizzi, che – soprattutto i più anziani – ricorderanno come la regina<br />

della canzone italiana negli anni ’50. Con “Grazie dei fior” aveva vinto nel 1951 la prima edizione del Festival di Sanremo,<br />

che in quegli anni – non era ancora arrivata la televisione - teneva incollata alla radio l’Italia intera.<br />

Ma per noi, istriani e giuliani, rimarrà sempre nel ricordo come interprete di “Vola colomba”, la struggente canzone con cui<br />

aveva bissato la vittoria al Festival l’anno successivo.<br />

La vogliamo ricordare anche con questo articolo di Mario Luzzatto Fegiz sulle pagine del “Corriere della Sera” del 24 ottobre<br />

2004, dove, oltre a “Vola colomba”, cita anche le altre canzoni popolari che inneggiavano alla liberazione di queste terre dal<br />

dominio austriaco prima e jugoslavo poi.<br />

Febbraio 1952 – Trieste si commuove e canta la canzone a<br />

lei dedicata da Nilla Pizzi, “Vola colomba”, che vince il<br />

Festival di Sanremo. Una musica dolce, triste e orecchiabile<br />

e un testo (Cherubini – Concina) che alludono chiaramente alla<br />

condizione della città giuliana ancora sotto occupazione alleata,<br />

minacciata dalle brame espansionistiche di Tito. L’allegoria è<br />

chiara:<br />

Dio del ciel se fossi una colomba<br />

vorrei volar laggiù dov’è il mio amor<br />

che inginocchiato a San Giusto<br />

prega con l’animo mesto:<br />

fa che il mio amor torni<br />

ma torni presto.<br />

Vola colomba bianca, vola,<br />

diglielo tu che tornerò,<br />

dille che non sarà più sola<br />

e che mai più la lascerò.<br />

L’amore che deve tornare è l’Italia. E le allusioni a Trieste (mai<br />

nominata espressamente) continuano nelle strofe successive con<br />

“E il campanon din don ci faceva il coro” (“el campanon” per i<br />

triestini è la campana maggiore della Cattedrale romanica di San<br />

Giusto che – fatto raro – emette un “sol” perfetto) e addirittura una<br />

battuta in dialetto triestino (“anche el mio vecio te sogna”).<br />

“Vola colomba” fu in realtà la bandiera del ritorno di Trieste<br />

all’Italia “modello export”. Funzionò cioè a livello nazionale,<br />

mentre i triestini preferivano affidare il loro patriottismo, nelle<br />

manifestazioni, ad altre canzoni, tutte assai più vecchie, legate<br />

spesso alla tradizione irredentista antiaustriaca. La preferita si<br />

intitola “Lassè pur”, ed è una esaltazione alla bellezza della lingua<br />

italiana. La scrissero nel 1890 Giulio Piazza detto maceta (macchietta)<br />

e Silvio Negri. Il ritornello servì contro l’Austria prima,<br />

e contro Tito e il bilinguismo a Trieste poi:<br />

Lassè pur che i canti e i subi<br />

e i ne fazi pur dispeti<br />

ne la Patria de Rossetti<br />

no se parla che italian!”.<br />

Oltre a “Vola colomba”, la canzone che più rappresentò Trieste<br />

e la sua italianità nell’immaginario collettivo fu “Le campane di<br />

San Giusto” (meglio nota come “Le ragazze di Trieste”). Nasce<br />

nel 1915, nell’imminenza della prima guerra mondiale, nel sogno<br />

della sconfitta austriaca e del ritorno all’Italia (e a questa si arrivò a<br />

un prezzo però altissimo di vite umane). Toccanti i primi versi:<br />

Per le spiagge, per le rive di Trieste<br />

suona e chiama di san Giusto la campana,<br />

l’ora suona, l’ora suona non lontana<br />

che più schiava non sarà.<br />

Le ragazze di Trieste<br />

cantan tutte con ardore:<br />

O Italia, o Italia del mio cuore,<br />

tu ci vieni a liberar!”<br />

Gli autori sono Giovanni Drivetti e Colombino Arona che<br />

più avanti compose anche “L’inno a Tripoli” (“Tripoli bel suol<br />

‘amore”).<br />

Nel repertorio della canzone simbolo della città merita un<br />

posto speciale “Trieste mia” di Raimondo Cornet e Publio Carniel.<br />

Anche se la forma dialettale ne ha limitato la circolazione,<br />

per testo e melodia non è inferiore al classico napoletano “Santa<br />

Lucia lontana” (“Partono i bastimenti”), con cui condivide il tema<br />

dell’emigrazione.<br />

Curiosamente nella cultura popolare triestina, risorgimento<br />

(irredentismo), prima e seconda guerra mondiale, odio per l’invasore<br />

austriaco prima e per il comunismo titoista poi, si mescolano,<br />

dando vita a vivaci slogan cantati, molto usati nelle manifestazioni<br />

antiaustriache o antislave. I vecchi triestini non hanno dimenticato<br />

un testo nel dialetto locale per le prime note di quella “Radetzky<br />

Marsch” che ogni anno fa da sigla al concerto di Capodanno da<br />

Vienna: “Te darò, te darò pel cùl” rivolto a colui che fu il simbolo<br />

della dominazione austriaca in Italia.<br />

Anche “Fratelli d’Italia” ha una aggiunta squisitamente triestina.<br />

L’inciso, che Mameli aveva pensato solo musicale, dopo<br />

“L’Italia chiamò” e prima della ripresa in minore, veniva “parolato”<br />

così: “Giuriam, giuriam che Tito xe un ruffian…”.<br />

Ma tutto, dalla canzone più innocente all’aria di opera famosa,<br />

è stato utilizzato a Trieste in chiave patriottico-nazionalista: dalla<br />

quasi boccaccesca “La mula de Pranzo” alla soave “Da Trieste fin<br />

a Zara gò impegnà la mia chitara” (un modo per citare in italiano<br />

città ormai sotto altro dominio coi nomi di Porec e Zadar) fino<br />

al “Va pensiero” che, al Teatro Verdi di Trieste, alle parole “O<br />

mia patria si bella e perduta” viene sottolineato dal grido “Viva<br />

l’Italia!”… e il bis è di rigore.<br />

Mario Luzzatto Fegiz


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

15<br />

Il mondo in pugno<br />

Una mostra antologica a Trieste dedicata a Nino Benvenuti<br />

li inizi, i ricordi, le medaglie e i cimeli, da dedicare ai giovani, da raccontare alla sua città.<br />

“GNino Benvenuti ritorna a casa indossando l’abito migliore per un campione, quello di un<br />

atleta che ha sempre rifiutato il disarmo e che preferisce nuovi percorsi, non necessariamente legati<br />

all’impegno sportivo”.<br />

Con queste parole il giornalista de “Il Piccolo” Francesco Cardella ha illustrato la mostra antologica<br />

“Il mondo in pugno”, allestita a Palazzo Costanzi di Trieste dal 19 al 23 marzo, tutta dedicata<br />

al pugile simbolo di un’intera epoca e conosciuto da tutti gli italiani, anche quelli disinteressati al<br />

mondo sportivo e a quello del pugilato in particolare. Successivamente la mostra, con il patrocinio<br />

del CONI e sotto l’egida della<br />

Federazione Pugilistica Italiana,<br />

è stata allestita anche a Monfalcone e a Udine e avrà un seguito<br />

anche in altre città italiane.<br />

“La mostra antologica – nelle parole dello stesso Nino Benvenuti<br />

– ripercorre i passaggi più significativi della mia carriera, dai<br />

primi successi dilettantistici alla medaglia d’oro alle Olimpiadi e<br />

al titolo mondiale dei pesi medi; una ricostruzione cronologica di<br />

questi anni, fatta anche attraverso foto, giornali, documenti, filmati<br />

ed altre curiosità che mi riguardano. Questa iniziativa rappresenta<br />

un viaggio stimolante nella memoria che accomuna tanti italiani<br />

che, insieme a me, hanno vissuto e sofferto quei momenti. Quello<br />

che vorrei trasmettere, soprattutto alle giovani generazioni, è un<br />

messaggio di correttezza e lealtà sportiva, letto attraverso uno<br />

sport fatto di sudore e sacrificio”.<br />

Il Premio “HISTRIA TERRA 2011” a mons. Antonio Dessanti<br />

Lo scorso 18 febbraio nel<br />

salone dell’Unione degli<br />

Istriani di Trieste è stato conferito<br />

a mons. Antonio Dessanti<br />

il premio “Histria Terra 2011”,<br />

giunto alla sua quinta edizione,<br />

riconoscimento che viene<br />

assegnato a figure di rilievo<br />

e di riferimento del mondo<br />

istriano.<br />

Questa la motivazione del<br />

riconoscimento, consegnato<br />

ad un commosso don Antonio<br />

davanti ad autorità e un folto<br />

pubblico: “Faro di carità e<br />

operoso testimone della fede<br />

istriana, di radici profonde nei<br />

secoli, protagonista non comune<br />

della storia della nostra<br />

Terra, ha continuato, per oltre<br />

sessant’anni dopo l’esodo, a<br />

effondere sostegno morale e<br />

religioso alle nostre genti”.<br />

Nato a Buie nel 1921, è<br />

stato ordinato sacerdote nel<br />

1946 dal vescovo mons. Santin.<br />

E’ stato cappellano nei Campi<br />

Profughi e negli ospedali, insegnante,<br />

direttore del Villaggio<br />

del Fanciullo e dal 1992 è<br />

subentrato a don Attilio Delise<br />

quale parroco della chiesa del<br />

Rosario, dove – come ha scritto<br />

il vescovo emerito di Trieste<br />

mons. Ravignani – “è sempre<br />

stato disponibile per tutti, e<br />

fino a tarda ora, soprattutto per<br />

i giovani”.<br />

Malgrado la sua precaria<br />

salute, ha retto la parrocchia del<br />

Rosario sino allo scorso anno,<br />

ma con indomito coraggio continua<br />

ancora a svolgere il sua<br />

mandato pastorale tra i degenti<br />

dell’ITIS.<br />

Per i suoi meriti lo scorso<br />

11 novembre gli era anche stato<br />

conferito da parte del sindaco il<br />

“Sigillo Trecentesco della città<br />

di Trieste”, quale “emblema di<br />

solidarietà che ci richiama verso<br />

alti e irrinunciabili valori”.<br />

Al carissimo don Antonio<br />

le nostre congratulazioni vivissime,<br />

insieme al nostro grazie<br />

per essere sempre stato vicino<br />

alla nostra Comunità, anche nel<br />

ricordo del suo predecessore<br />

don Attilio.<br />

La consegna a don Antonio Dessanti del premio e della pergamena con la motivazione da parte del<br />

Presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota.


AVVENIMENTI LIETI<br />

16 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Una bella giornata a Gemona<br />

Domenica 27 marzo, con la partecipazione<br />

di molte persone, ho organizzato una<br />

gita a Gemona del Friuli e sono felice<br />

che sia andato tutto bene. Il nostro principale<br />

intendimento era quello di assistere alla Santa<br />

Messa nella Basilica di Sant’Antonio da Padova,<br />

che si trova nel centro di Gemona. Il rettore del<br />

Santuario ha voluto congratularsi con il nostro<br />

gruppo di istriani residenti a Trieste e ringraziarci<br />

per la nostra sentita partecipazione alla devozione<br />

Si, 18 anni… tanti sono trascorsi da quando il gruppo degli allora<br />

sessantenni si è riunito per la prima volta. Era il 28 marzo<br />

1994, i partecipanti furono 28 e lo stesso numero di presenti si è<br />

avuto quest’anno in un ristorante di Basovizza. E tredici di questi<br />

erano presenti anche alla prima edizione.<br />

Moltissimi amici hanno aderito con costanza a quasi tutti gli<br />

incontri, poi capita un imprevisto che ti obbliga a rinunciare. Però<br />

il proposito di essere presenti agli incontri futuri c’è. Il piacere di<br />

stare tra coetanei nati, vissuti e cresciuti insieme durante gli anni<br />

bravi. A metà pomeriggio poi, sempre “Radio Sorriso”<br />

ha organizzato una ricca lotteria con importanti premi<br />

per la gioia di tanti gitanti.<br />

Alla fine tutti soddisfatti per la bellissima giornata<br />

passata in compagnia di veri amici.<br />

Mario Depase<br />

del Santo di Padova.<br />

Ci siamo fermati a Gemona, cambiando<br />

però destinazione: abbiamo scelto il ristorante<br />

“Willy” per un ricco pranzo, sapendo già<br />

che avremmo trovato lo staff di “Radio Sorriso”<br />

che avrebbe allietato il nostro pomeriggio.<br />

Questo gruppo aveva organizzato un<br />

intrattenimento a base di barzellette, musica<br />

dal vivo con una bravissima cantante e un<br />

gruppo di quattro fisarmonicisti altrettanto<br />

I SESSANTENNI (DI QUALCHE TEMPO FA…<br />

belli della giovinezza è un sentimento che tutti proviamo in certe<br />

circostanze e il ritrovarsi una volta all’anno riuniti intorno ad una<br />

tavola imbandita è quanto di meglio si possa desiderare.<br />

L’inizio forse è in sordina, ma poi con l’affiorare dei ricordi<br />

comuni il chiacchiericcio si fa intenso da diventare confusione…<br />

piacevole, s’intende: è confusione nostrana! Anche se questi incontri<br />

possono sembrare tutti uguali, ripetitivi, non è così: tanto


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

17<br />

GUIDO E VALERIA BRESSAN:<br />

65 ANNI INSIEME<br />

Sono trascorsi 65 anni da<br />

quando, il 4 maggio 1946, il<br />

parroco don Giuseppe Dagri<br />

(don Biri) nel Duomo di <strong>Isola</strong><br />

suggellava con una cerimonia<br />

molto bella il matrimonio<br />

di Guido Bressan e Valeria<br />

Gandusio.<br />

Unico rammarico per gli<br />

sposi la mancanza di foto, superata<br />

però dal vivido ricordo<br />

di quel giorno e di tutti i giorni<br />

che vennero poi. Ricordi belli<br />

ad <strong>Isola</strong> con la nascita di Loredana<br />

e Marina, meno belli<br />

quando le vicende note e mai<br />

dimenticate determinarono la<br />

necessità dell’abbandono della<br />

propria casa, della propria terra,<br />

delle proprie abitudini.<br />

Nella scelta di lasciare il<br />

paese Guido e Valeria, ugualmente<br />

a tanti come loro, speravano<br />

che sarebbero un giorno<br />

ritornati nella loro casa, lasciata<br />

a degli amministratori. Ma<br />

non fu così. Arrivati a Trieste<br />

furono sistemati nel Campo<br />

Profughi di San Giovanni:<br />

donne e bambini da una parte,<br />

uomini dall’altra.<br />

Ma Guido e Valeria non si<br />

persero però d’animo e – senza<br />

) INSIEME PER LA 18ma VOLTA<br />

troppo recriminare il benessere<br />

perso – si dettero entrambi<br />

da fare per recuperare la dignità<br />

e la gioia della famiglia. Così<br />

nel Campo Profughi rimasero<br />

per quattro anni, due dei quali<br />

Guido li passò imbarcato sulla<br />

“Mariangela Martinolli”, una<br />

nave da carico, che permise<br />

alla coppia di comperarsi un<br />

bel appartamento e riappropriarsi<br />

dell’intimità della loro<br />

vita, rubata in quei quattro<br />

anni di Campo Profughi. Poi<br />

la vita, tra lavoro, casa, figli<br />

e nipoti, trascorse con tante<br />

soddisfazioni.<br />

Un attimo prima del pensionamento<br />

Guido pensò che<br />

le sue radici erano nella terra<br />

e così acquistò un piccolo<br />

terreno a Longera che, sasso<br />

su sasso e pianta su pianta,<br />

ricostruì ottenendo ottima<br />

frutta, verdura e vino, lasciando<br />

pure degli spazi alla sua<br />

Valeria per coltivare e curare<br />

bellissimi fiori.<br />

Questa loro semplice vita<br />

d’amore continua oggi con la<br />

gioia di aver dato tanto, con<br />

la riconoscenza da parte delle<br />

figlie, dei generi e dei nipoti,<br />

è il piacere di ritrovarsi insieme che ogni raduno annuale sembra<br />

essere sempre il primo.<br />

Ora la speranza è che la cosa duri ancora a lungo in futuro, in<br />

quanto noi tutti abbiamo un’età “quasi veneranda” e con ci resta<br />

che lasciar fare alla Provvidenza…<br />

Pure quest’anno ci sono stati degli assenti per vari motivi.<br />

A coloro che non sono intervenuti per indisposizioni più o meno<br />

gravi, il nostro augurio di una pronta guarigione e un arrivederci<br />

al prossimo anno.<br />

Ancora una volta ringraziamo <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> che ogni anno<br />

gentilmente ci ospita, e come sempre passiamo all’elenco dei<br />

presenti:<br />

Alfio Benvenuti (sisoti), Edilio Benvenuti (cica), Alfredo<br />

Bussani, Carlo Bacci (placa) , Gigi Carboni (snai), Nerio Chicco<br />

(calfa), Bruno Degrassi (pansalonga), Elpidio Delise (pipèta), Mario<br />

Drioli (tocio), Oscar Dudine (bazarini), Ennio Dudine (folo ),<br />

Mario Giovannini, Livio Musizza, Livio Marchesan (uci), Antonio<br />

Pugliese (caregheta), Bruno Russignan (taca), Silvano Maraspin<br />

(piranese), Gilberto Delise (taiasuche), Elio Piccinin, Nino Troian<br />

(fasiol), Mario Troian (mandolìn), Italo Troian (mandolìn), Omero<br />

Ulcigrai (borìn), Gino Ulcigrai (torso), Berto Ulcigrai (torso),<br />

Fabio Vascotto (nadàl), Salvatore Zugna, Pini Zaro (volpe).<br />

In chiusura ringraziamo Elio Piccini per la bella foto di<br />

gruppo e Pini Zaro per le molte foto scattate, che ovviamente non<br />

possono trovare spazio sul nostro giornale.<br />

Arrivederci all’anno prossimo, l’ultimo venerdì di aprile.<br />

Alfredo Bussani<br />

Guido e Valeria con le figlie Loredana e Marina<br />

con il forte affetto della sorella<br />

Nerina, di tutti i nipoti<br />

figli di sorelle e fratelli, dei<br />

cugini, dei tanti amici che<br />

si sono stretti loro attorno<br />

per augurare un felice 65°<br />

anniversario di Matrimonio,<br />

e tanti altri ancora!<br />

Le figlie<br />

Loredana e Marina<br />

Al ristorante insieme alla cugina Maria Assunta Dandri (figlia di<br />

Gino Dandri e Bruna Ulcigrai), gradita ospite assieme al marito<br />

Howard in occasione di una loro visita a Trieste dal Canada. Sotto,<br />

Guido e Valeria a <strong>Isola</strong>, sentài ale Porte nela ex tratoria de Mauro<br />

“faràl”.<br />

AVVENIMENTI LIETI


AVVENIMENTI LIETI<br />

18 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

SUOR SERAFINA, al secolo Amelia Degrassi, lo<br />

scorso 9 maggio ha compiuto 90 anni. Le fanno tanti<br />

auguri di ancora tanti anni in serenità e buona salute<br />

la cugina Antonietta insieme alle figlie.<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> si unisce agli auguri<br />

per i 90 anni di suor Serafina, che<br />

sappiamo ricorda sempre tutti gli<br />

isolani nelle sue preghiere. Eccola<br />

in una foto di quando prestava<br />

la sua opera missionaria – già<br />

ottantenne – con i bambini di<br />

Cochabamba in Bolivia.<br />

Lo scorso 15 marzo,<br />

presso l’Università degli<br />

Studi di Trieste, FEDE-<br />

RICA SEMENIC ha<br />

conseguito la laurea in<br />

Economia e Commercio.<br />

Alla neo-laureata congratulazioni<br />

vivissime dai<br />

genitori Giuliana e Roby,<br />

dal fratello Stefano, dai<br />

nonni Anita e Pino e da<br />

nonna Licia Parma Bologna<br />

(con lei nella foto).<br />

101 ANNI di NONNA ANITA...<br />

Lo scorso 18 febbraio ANITA BEMBICH ved.<br />

DEPASE ha raggiunto la bella età di 101 anni,<br />

un traguardo riservato veramente a pochi. E’ stata<br />

amorevolmente festeggiata dai figli, nuore, genero,<br />

nipoti e pronipoti che insieme Le augurano<br />

ancora tanti anni in serenità e salute.<br />

...e i 101 ANNI DI NONNO EZIO<br />

A Grado, lo scorso 24 maggio, EZIO DE-<br />

GRASSI ha raggiunto un traguardo molto<br />

importante, i 101 anni, in buona salute e<br />

di ottimo umore, festeggiato con immenso<br />

amore da tutti i familiari.<br />

101 anni: caro nonno Ezio, ti vogliamo<br />

bene! Buon compleanno, e ancora tanti<br />

tanti auguri!!!


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

19<br />

Quattro generazioni assieme<br />

Sono quattro le generazioni in questo bel gruppo familiare:<br />

Bruna (Simonetta) Vascotto assieme alla figlia Rosanna, alla<br />

nipote Monica e, ultimo arrivato, il piccolo Nicolò.<br />

Lo scorso 6 ottobre (giorno tra l’altro della “Barcolana”)<br />

incontro tra cugini isolani in piazza dell’Unità<br />

in occasione della visita a Trieste di Mario e Marcella<br />

Vesnaver, provenienti da Chatam, nello stato<br />

canadese dell’Ontario.<br />

Tra i cugini Mario e Marcella, Antonietta Bergamasco<br />

Mugittu con le figlie Raffaella e Daniela e (la<br />

prima a sinistra) Anita Vascotto, sorella di Mario.<br />

Ormai la pescheria di Edio Tognon a<br />

Trieste è diventata un punto di ritrovo<br />

per gli isolani, sia per coloro che desiderano<br />

acquistare del buon pesce che per<br />

incontrare i paesani.<br />

Lo scorso marzo è arrivato dagli Stati<br />

Uniti a Trieste Nino Palci, e dove poteva<br />

ritrovare i vecchi amici se non alla<br />

Pullino o da Edio? Eccoli in compagnia<br />

nella foto: Dario Bernardi, Nino Palci<br />

(vaca), Alfio Benvenuti (sissoti), Edio<br />

Tognon ed Emilio Felluga.<br />

Sono stato recentemente negli Stati Uniti e ho approfittato<br />

per incontrare alcuni miei parenti di <strong>Isola</strong> che<br />

abitano a New York. Nella foto, Bruno Delise (viola,<br />

cugino di mia mamma e figlio di Ninetta campanèra, che<br />

mi sembra avesse a <strong>Isola</strong> un chiosco di gelati e verdura)<br />

insieme alla moglie Albina e al figlio Gianni.<br />

Un cordiale saluto da<br />

Flavio Dagostini<br />

AVVENIMENTI LIETI


AVVENIMENTI LIETI<br />

20 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

… E arriva un momento<br />

importante nella vita di ogni<br />

uomo, quello di un compleanno,<br />

nella fattispecie quello<br />

riferito al “quarto anta”: per<br />

i meno pratici vi sto parlando<br />

del 70° anno di età. Una<br />

giornata così, in maniera<br />

particolare per i decennali, va<br />

festeggiata come si conviene,<br />

nel modo migliore. E questo<br />

giorno, il 2 maggio, è arrivato<br />

anche per Mario Depase.<br />

Vorrei ricordare un po’ il<br />

mio amico Mario. Faccio una<br />

piccola premessa: lo conosco<br />

da una vita, anche se sarebbe<br />

meglio dire che lui mi conosce,<br />

essendo più vecchio di me…<br />

Anche se ha vissuto ad <strong>Isola</strong><br />

solamente sino alla giovinezza,<br />

si considera a tutti gli effetti un<br />

“istriano DOC” – come dargli<br />

torto – anche se, come vedo io<br />

le cose, al posto suo mi sentirei<br />

più triestino che istriano...<br />

Abbiamo tutti e due, dopo<br />

la fuga dall’Istria, “soggiornato”<br />

per lunghi anni nel Cam-<br />

po Profughi di Padriciano;<br />

un periodo, sia per lui che per<br />

me credo – nonostante tutto<br />

– molto bello e spensierato,<br />

se non altro per l’età, e a quei<br />

tempi si festeggiavano gli anni<br />

e non gli “anta” degli anni…<br />

Io facevo il chierichetto e lui<br />

era “il capo” di noi chierichetti,<br />

era colui che insegnava a<br />

muovere i primi passi davanti<br />

all’altare ai ragazzini, qualche<br />

volta disobbedienti... La sua<br />

dedizione alla chiesa, anche<br />

da giovane, è stata sempre<br />

sincera, come lo è adesso e<br />

come – sono sicuro – lo sarà<br />

in futuro.<br />

Sin da giovane gli piaceva<br />

sempre organizzare qualcosa,<br />

non solo per la chiesa e quello<br />

che poteva riguardare le funzioni,<br />

ma anche delle gite e<br />

degli incontri; passione che<br />

gli è rimasta nel tempo e che<br />

coltiva tuttora con immutato<br />

entusiasmo (nonostante le<br />

settanta primavere…).<br />

Un’altra sua passione, ora<br />

più diradata, erano i viaggi<br />

nei paesi europei: bastava<br />

chiedere al suo camper (ora<br />

rottamato…) quanto avessero<br />

sudato le sue ruote e quanto<br />

avesse lavorato il contachilometri.<br />

Tempi passati, purtroppo…<br />

Quando vado a trovarlo<br />

a Gropada, lo vedo spesso al<br />

telefono e lo sento parlare di<br />

corriere, di orari, di funzioni,<br />

di ristoranti… Da quello che<br />

AUGURI, MARIO!... E AVANTI COSÌ<br />

ho visto (e credo che l’esperienza<br />

non mi manchi), mi<br />

pare che siano poche persone<br />

che si fanno un … mazzo così,<br />

per poi accontentarsi di ricevere<br />

solo un grazie e, qualche<br />

volta, nemmeno questo se la<br />

gita o il pellegrinaggio non è<br />

andato alla perfezione, anche<br />

se non per colpa sua.<br />

Tante volte parliamo delle<br />

tradizioni, ormai quasi perdute,<br />

che <strong>Isola</strong> d’Istria era<br />

orgogliosa (campanilismo<br />

puro…) di conservare; non<br />

solo quelle che riguardavano<br />

la chiesa, ma anche quelle<br />

portate avanti dalla comunità<br />

cittadina diciamo “laica”.<br />

Ogni tanto riesce a recuperare<br />

qualche vecchio vessillo,<br />

qualche labaro o qualche<br />

vecchio candelabro, che poi,<br />

assieme alla moglie Graziella,<br />

restaura e fa poi rimettere<br />

nella chiesa giusta.<br />

Non vorrei battere sempre<br />

sullo stesso tasto, ma Mario è<br />

stato – ed è tuttora – amico di<br />

più di un vescovo e di una miriade<br />

di sacerdoti con i quali ha<br />

collaborato all’organizzazione<br />

di pellegrinaggi e gite, anche<br />

in funzione delle tradizioni e<br />

usanze più strette che riguardavano<br />

la sua amata <strong>Isola</strong>.<br />

Che potrei dire di più su<br />

di lui… non vorrei farne un<br />

panegirico, non ne sarei capace.<br />

Caro Mario, beato te che<br />

riesci sempre a ricordare con<br />

tanto amore la tua terra, quella<br />

della tua infanzia e della tua<br />

gioventù, quella <strong>Isola</strong> che purtroppo<br />

non esiste più, e non<br />

per colpa nostra. Non si vede<br />

più nemmeno quel modo di<br />

vivere, quel pensiero e quelle<br />

convinzioni; è cambiato tutto<br />

e quel periodo indimenticabile<br />

non tornerà più per nessuno di<br />

noi istriani.<br />

Ad ogni modo, caro Mario,<br />

per concludere degnamente<br />

questo mio ricordo<br />

– che sperò sarà stato di tuo<br />

gradimento – ti auguro ancora<br />

tanti “anta” da festeggiare assieme<br />

a tua moglie Graziella,<br />

a tuo figlio Massimo, a tutti<br />

i tuoi parenti e, perché no,<br />

assieme anche ai tuoi tanti<br />

amici. Auguri!<br />

Luciano Bortolin<br />

… E anche il 2 maggio è<br />

ormai… un ricordo. Ma il<br />

Consiglio Direttivo di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong> si unisce alle belle<br />

parole dell’amico Luciano<br />

per augurare al caro Mario<br />

tantissimi auguri, certi di<br />

averlo vicino, e sempre in<br />

prima linea con il suo entusiasmo<br />

e la sua voglia di fare,<br />

per mantenere ancora viva e<br />

unita la nostra Comunità.<br />

IL CORO DELLE COMUNITA’ ISTRIANE<br />

presentato un nuovo CD con melodie tradizionali dell’Istria<br />

Il coro dell’Associazione delle Comunità Istriane lo scorso 5 aprile ha presentato durante un<br />

applauditissimo concerto nella sede dell’Associazione il suo nuovo CD intitolato “Xe una tera…”,<br />

nel quale sono registrate melodie tradizionali dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.<br />

Il Presidente Rovis, davanti alle autorità e ad un caloroso pubblico, ha voluto sottolineare il<br />

grande valore del CD presentato nell’occasione, anche come contributo alla conservazione nel<br />

tempo di vecchi motivi delle nostre terre.<br />

Il coro, nato a Trieste nel 1987, è attualmente diretto dal mastro Francesco Bernasconi, con la<br />

collaborazione preziosa del maestro Paolo Venier all’organo e come voce solista.<br />

Congratulazioni vivissime a tutti i componenti e il nostro grazie per la loro presenza volta a<br />

dare maggiore solennità a tante manifestazioni religiose di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, non ultima per Pasqua<br />

al santuario di Strugnano.<br />

(foto Nicolò Novacco)


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

21<br />

Il Pellegrinaggio a Strugnano<br />

Ai nostri giorni è ormai una tradizione radicata la gita “fuori<br />

porta” per la seconda festa di Pasqua, quando frotte di vacanzieri<br />

sciamano soprattutto alla ricerca di una “osmiza”<br />

o di un agriturismo per passare un pomeriggio in compagnia.<br />

Anche per gli isolani questa era una tradizione radicata con<br />

destinazione il santuario di Strugnano, dove però al “profano”<br />

di una scampagnata sui prati in fiore si univa il “sacro” di una<br />

partecipata celebrazione in onore della Madonna. Sacro e profano<br />

che si compenetravano senza togliere nulla all’altro, in completa<br />

armonia e serenità.<br />

E anche quest’anno molti isolani si sono ritrovati, con lo spirito<br />

di sempre, partecipando alla processione dalla grande Croce che<br />

domina il golfo e alla Messa cantata. E per finire, quatro ciacole<br />

in allegria tra vecchi amici davanti alla tavola imbandita per un<br />

rebechìn offerto come sempre dalla nostra Nerina.<br />

Un sentito grazie a :<br />

Don Roberto Rosa, che nonostante i suoi molteplici impegni,<br />

anche quest’anno ha voluto essere con noi celebrando<br />

la Santa Messa.<br />

Al coro delle Comunità Istriane, che con la Messa cantada<br />

ha dato solennità alla celebrazione<br />

A Nerina Pugliese, la nostra bonassa, che insieme ai familiari<br />

ha fatto rivivere l’antica tradizione della scampagnata<br />

sui prati.<br />

A Pini Zaro per il servizio fotografico<br />

A, non ultimo, Mario Depase, solerte e impeccabile organizzatore<br />

del pellegrinaggio come di tutte le altre nostre<br />

ricorrenze religiose.<br />

Nel solco di un'antica tradizione


22 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Sfogliando “La Voce di Arrigo” di 70 anni fa<br />

(prima puntata)<br />

a cura di Ferruccio Delise<br />

Voce di Arrigo”<br />

era il periodico “La<br />

dedicato ai dopolavoristi<br />

degli stabilimenti<br />

della Società “Arrigoni”, che<br />

aveva la sua direzione a Trieste.<br />

Faceva parte delle stampe<br />

propagandistiche Arrigoni a<br />

cura dell’Ufficio Propaganda<br />

di Trieste in via Galatti, dove<br />

tuttora esiste il grande palazzo,<br />

restaurato negli anni ’90, che<br />

doveva diventare sede della<br />

Regione e che tuttora risulta<br />

ancora inutilizzato.<br />

Direttore responsabile era il<br />

cav. Manlio Cappellato ed era<br />

stampato da “La Modernografica”.<br />

Veniva dato gratuitamente<br />

e ciò avveniva anche ad <strong>Isola</strong>,<br />

che era sede dello stabilimento<br />

principale per la conservazione<br />

del pesce e di altri prodotti<br />

alimentari fino alla fine della<br />

seconda guerra mondiale.<br />

In questo periodico tra l’altro<br />

venivano ampiamente pubblicati<br />

fatti e notizie che interessavano<br />

anche lo stabilimento e le maestranze<br />

di <strong>Isola</strong>, in particolare<br />

quelle dei dopolavoristi dediti<br />

allo sport, al teatro, alla musica<br />

e al tempo libero.<br />

Dieci anni fa l’amico Franco<br />

Stener, che qui ringrazio<br />

nuovamente, mi aveva prestato<br />

la sua collezione, dalla quale<br />

avevo scelto alcune pagine a<br />

sua volta pubblicate su <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong>. Oggi, con un secondo<br />

prestito di Franco, riprendiamo<br />

questo lavoro; per facilitare<br />

l’impaginazione, ho scannerizzato<br />

le singole foto e ribattuto<br />

i testi rispettando gli originali,<br />

includendovi anche le più brevi<br />

notizie prima trascurate. Le<br />

riprendiamo a puntate da dove<br />

era stato interrotto, con l’intenzione<br />

– se vi sarà l’interesse dei<br />

lettori e lo spazio – di ripetere<br />

con la veste grafica odierna i<br />

quattro numeri già pubblicati<br />

nel 2001-2002.<br />

Nei testi si noterà il tipico<br />

linguaggio dell’epoca in cui<br />

sono stati pubblicati - e che noi<br />

rispettiamo in originale - dove<br />

frequentemente vengono usate le<br />

parole “camerata” e “fascismo”,<br />

proprio come nel dopoguerra<br />

predominavano a <strong>Isola</strong> le parole<br />

“compagno” e ”comunismo”:<br />

tipiche voci dei due totalitarismi,<br />

che nella nostra cittadina<br />

La copertina del numero 5 de “La Voce di Arrigo” riporta un’operaia isolana dell’Arrigoni intenta<br />

alla lavorazione del pesce azzurro<br />

sparirono le prime nel 1945 e le<br />

seconde nel 1991, con il ritorno<br />

di “signore” e “democrazia”,<br />

usati in tutto il mondo libero da<br />

qualsiasi dittatura.<br />

Iniziamo con il supplemento<br />

n° 5 de “La Voce di Arrigo”<br />

del 20 novembre 1940, composto<br />

da 12 pagine. Quasi la metà<br />

del periodico è dedicata a <strong>Isola</strong><br />

poiché, oltre alla copertina,<br />

le pagine da 1 a 6 sono quasi<br />

interamente riempite con testi<br />

e foto della nostra cittadina, dei<br />

vari reparti dello stabilimento,<br />

della Festa dell’Uva e della<br />

recita del Dopolavoro di Pirano<br />

a <strong>Isola</strong>.<br />

LA FESTA DELL’UVA<br />

Riuscitissima è stata la festa<br />

dell’uva che si tenne nel Dopolavoro<br />

Arrigoni di <strong>Isola</strong> il 16<br />

ottobre 1940. Le sale della sede<br />

furono per varie ore letteralmente<br />

invase da una folla di dopolavoristi<br />

e familiari, che ricevettero<br />

tutti in dono un sacchetto di<br />

uva. Indovinate decorazioni e<br />

graziosi addobbi creavano un<br />

insieme quanto mai festoso.<br />

Dovunque la bella uva, bionda<br />

e mora, dovunque una signorile<br />

vivacità. L’orchestrina “Arrigo”<br />

e il coro di camerati in costume<br />

valsero ad accrescere l’animazione<br />

della festa. I pezzi musicali,<br />

ora lenti e melodiosi, ora allegri<br />

ed indiavolati, si alternavano alle<br />

fresche voci giovanili del coro<br />

ed echeggiavano gaiamente tra<br />

le sale e nel parco.<br />

Furono disputate delle par-<br />

tite a bocce, e grande successo<br />

ottenne pure il Concorso Premi,<br />

al quale concorrevano tutti<br />

gli intervenuti con il biglietto<br />

d’ingresso. Ecco l’elenco dei<br />

fortunati vincitori:<br />

1° premio (lire 500 – buono<br />

per l’acquisto di merci presso<br />

una qualsiasi ditta cittadina)<br />

all’operaia Maria Delise.<br />

2° (lire 200) a Giuseppina<br />

Degrassi<br />

3° (lire 100) a Giovanni Degrassi<br />

4° (completo in seta per signora)<br />

non ritirato – 5° (fornello<br />

elettrico) a Francesca Zaro<br />

– 6° 7° e 8° (un pacco di pro-


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

23<br />

dotti Arrigoni) a Concetta Depase, Augusto Vascotto e Armando<br />

Benvenuti – 9° (bolliacqua in alluminio) a Bruna Felluga – 10°<br />

(pentola in alluminio) a Albina Zugna.<br />

ISOLA D’ISTRIA<br />

Fiera delle sue tradizioni venete, <strong>Isola</strong> d’Istria s’affaccia sull’Adriatico<br />

a comporre quella collana di graziose cittadine che<br />

incorniciano tutta la costa istriana.<br />

Pare modesta a prima vista e non gloriarsi d’altro che dello<br />

spettacolo meraviglioso del paesaggio che la contiene, ma i segni<br />

della sua illustre nobiltà si svelano appena un po’ ci si addentri<br />

in essa. Si scopre allora che il Duomo è un bellissimo esempio<br />

di architettura del ‘500 e tanto più notevole perché sorto fuori<br />

dai grandi centri artistici di quel secolo. E si trova che il Palazzo<br />

Besenghi è il più pregevole monumento d’architettura barocca<br />

della regione istriana.<br />

Aggirandosi per le sue viuzze o soffermandosi nelle sue piazze<br />

raccolte, par d’essere in una cittadina della laguna. E come quelle,<br />

<strong>Isola</strong> d’Istria trae la vita dal mare. I grandi complessi industriali<br />

che sono sorti dopo la guerra le donano un ritmo di dinamica<br />

modernità, ed il paese si fa di giorno in giorno più fiorente e più<br />

importante.<br />

L’Arrigoni vi ha uno dei suoi più grandi stabilimenti, fattore<br />

principale, può dirsi, della rinnovata vita economica della bella<br />

cittadina istriana.<br />

A<strong>Isola</strong>, 1940 – Una “ruota umana” formata dalle giovani ginnaste<br />

del Dopolavoro Arrigoni nel campo di Porto Apollo<br />

NELLE PALESTRE DEGLI STABILIMENTI<br />

Lo sport, divenuto ormai un fatto sociale, non è più soltanto la<br />

prerogativa degli uomini, né il diletto di alcune snobistiche signorine.<br />

Lo sport in Regime Fascista ha raggiunto una diffusione ampia<br />

appunto perché non più considerato come il privilegio di pochi<br />

o come inutile svago. Esso è un’attività cui si riconosce valore<br />

formativo. Perciò viene praticato anche da quelle persone che un<br />

tempo potevano sembrare le meno adatte ad esercitarlo. Anche le<br />

operaie ritemprano oggi le membra e lo spirito sui campi e nelle<br />

palestre che sono sorti accanto agli stabilimenti industriali.<br />

Eseguito con saggio rigore ed opportuna applicazione, lo<br />

sport conferisce elasticità al corpo e alla mente. Queste operaie<br />

dello stabilimento Arrigoni di <strong>Isola</strong> dimostrano, in vero e con viva<br />

evidenza, quanta salute e quindi quanta robusta bellezza lo sport<br />

sappia infondere alla donna.<br />

LA RECITA DEL DOPOLAVORO DI PIRANO<br />

La sezione filodrammatica del Dopolavoro di Pirano, diretta<br />

dal camerata Cellino Solvetti, ha dato al Dopolavoro Arrigoni di<br />

<strong>Isola</strong> il 12 ottobre 1940 una rappresentazione della commedia di<br />

Giorgio Duse “I fallimenti del curatore”.<br />

La squisita interpretazione, la naturalezza e la padronanza<br />

della scena dimostrata dagli attori hanno entusiasmato il pubblico,<br />

che ha mostrato di apprezzare le doti artistiche di questi<br />

camerati applaudendo spesso a<br />

scena aperta. Si è particolarmente<br />

distinta Etta De Marchi, cui fecero<br />

assai degno contorno il bravo Marcello<br />

Michelini, il fine caratterista<br />

Renzo Contento, Adriana Ruzzier<br />

nella parte della bisbetica Carlotta,<br />

e tutti gli altri.<br />

Gli auguri de<br />

“La Voce di Arrigo”<br />

A Emilio Marussi (allenatore<br />

della squadra ginnica isolana)<br />

dello stabilimento Arrigoni<br />

di <strong>Isola</strong> e alla signorina<br />

Adalgeria Carboni che si<br />

sono uniti in matrimonio.


24 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Il viaggio del ricordo… Via Manzioli 20<br />

Se non fosse stata una tragedia<br />

noi esuli possiamo<br />

in un cero senso dire<br />

di essere “fortunati”, perché<br />

quasi tutti possiamo dire di<br />

avere due case, quella in cui<br />

ora risiediamo e quella – mai<br />

dimenticata – in cui abbiamo<br />

vissuto gli anni della giovinezza.<br />

Io che faccio parte di<br />

quel popolo istriano disperso<br />

in varie parti d’Italia e all’estero,<br />

dopo 26 anni ho sentito il<br />

bisogno di ritornare a rivedere<br />

la mia prima dimora, in cui<br />

nonostante una devastante<br />

guerra e i difficili momenti<br />

che ne sono seguiti, ho vissuto<br />

i miei primi 18 anni alternando<br />

momenti di serenità a paure e<br />

apprensioni.<br />

Così, assieme ad una coppia<br />

di amici emiliani incuriositi<br />

dai miei racconti isolani,<br />

siamo partiti per Trieste. All’arrivo<br />

il primo pensiero è<br />

stato per quelli che non sono<br />

più tra noi e, aiutato da un<br />

fraterno amico, ho visitato il<br />

cimitero di Sant’Anna, dove<br />

sono sepolti tutti i miei cari, e<br />

tra loro anche molti amici.<br />

Subito dopo ho incontrato<br />

i parenti che, nonostante l’età<br />

e gli inevitabili acciacchi, sono<br />

rimaste sempre le stesse generose<br />

e disponibili persone isolane<br />

di antica memoria. Quindi gli<br />

incontri con gli amici, o per<br />

telefono o direttamente nella<br />

pescheria di Edio Tognon, luogo<br />

di ritrovo di molti istriani, il cui<br />

titolare è stato mio compagno<br />

di classe e di banco fin dalle<br />

elementari. E anche qui i…<br />

come te staghi, dove te son finì,<br />

quanti fioi te gà… che assieme<br />

ai tanti ricordi comuni si sono<br />

prolungati per un bel po’, forse<br />

anche recando fastidio ai<br />

frettolosi clienti, ma tanta era<br />

la voglia dopo tanto tempo di<br />

raccontarsi…<br />

Il giorno dopo, abbandonata<br />

l’idea di percorrere la<br />

vecchia strada costiera che da<br />

Lazzaretto porta ad <strong>Isola</strong>, ho<br />

imboccato la super-strada e<br />

dopo pochi minuti parcheggiavo<br />

al “primo Ponte”. Ero atteso<br />

da persone generose e disponibili<br />

della Comunità Italiane<br />

“Dante Alighieri”, e senza il<br />

loro prezioso aiuto non sarei<br />

mai riuscito a visitare l’interno<br />

dell’antichissima chiesetta di<br />

Santa Maria d’Alieto (la Madonnetta),<br />

di recente restaurata<br />

in modo eccellente e che tramanda<br />

nei secoli l’antico nome<br />

di <strong>Isola</strong>.<br />

Ho rivisto poi Palazzo Besenghi<br />

con la sua bella facciata,<br />

commosso nel vedere “il mio<br />

leone” posto di fianco alla scalinata,<br />

al quale per tanti anni io<br />

e tutti i fioi isolani abbiamo accarezzato<br />

la testa, tanto da farla<br />

diventare lucida, tutte le volte<br />

che gli passavamo accanto.<br />

Scendendo giù per via Besenghi<br />

mi sono fermato nella<br />

mia ex scuola elementare e,<br />

sempre per merito dei miei<br />

accompagnatori, ho potuto<br />

visitare l’aula che mi ha visto<br />

alunno e, cosa incredibile,<br />

rivedere gli stessi rami degli<br />

alberi che il vento sbatteva<br />

contro la finestra del terzo<br />

banco a sinistra.<br />

Ormai la paura di non riconoscere<br />

più la mia <strong>Isola</strong> era<br />

scomparsa man mano che percorrevo<br />

il centro storico con le<br />

sue piazzette, le rive, le calli, i<br />

vicoli. La toponomastica potrà<br />

cambiare cento volte, ma per<br />

gli abitanti autoctoni rimarranno<br />

sempre Piazza Mazzini,<br />

Piazza Garibaldi, Riva Nazario<br />

Sauro, viale XX settembre,<br />

Via S.Caterina, via Fratelli<br />

Cairoli, via Gambini, el Vier<br />

(e mi scuso per i tanti altri che<br />

non ho citato) per finire in via<br />

Manzioli dove al numero 20<br />

c’era la mia prima casa.<br />

Ottimamente restaurata<br />

esternamente, e penso anche<br />

internamente, con davanti il<br />

suo ampio cortile (uno dei<br />

Bruno Moscolin (al centro) nel Giardino Pubblico di <strong>Isola</strong>.<br />

Con lui gli amici Ferruccio Millo e Bruno Russignan.<br />

… il vecchio leone, al quale per<br />

tanti anni io e tutti i fioi isolani<br />

abbiamo accarezzato la testa<br />

tanto da farla diventare lucida …<br />

pochi nel centro storico), confesso<br />

che immaginandola<br />

abitata da un’altra famiglia ho<br />

provato rimpianto. Poi, saputo<br />

che è stata trasformata in Sala<br />

Espositiva, mi sono consolato<br />

perché la cultura non ha padroni,<br />

appartiene e unisce tutti<br />

quelli che amano l’arte in tutte<br />

le sue forme.<br />

La città appare ordinata e<br />

pulita anche se passeggiando<br />

per Riva Nazario Sauro ho<br />

notato la demolizione del<br />

vecchio stabilimento Arrigoni,<br />

ed ho il fondato timore che al<br />

suo posto sorgano un paio di<br />

mega-hotel, con altre barche<br />

che si aggiungeranno alle<br />

tante già ormeggiate, facendo<br />

sparire definitivamente quella<br />

magnifica linea di costa che da<br />

<strong>Isola</strong> va fino a Punta Ronco,<br />

vera bellezza della natura,<br />

amata e ricordata da tutti i<br />

vecchi isolani.<br />

Mentre passeggiavo su per<br />

la Grisa per rivedere il mitico<br />

“Porto Apollo”, ritrovo della<br />

gioventù isolana che nelle serate<br />

estive si trovava a ballare<br />

nella rotonda del suo parco,<br />

ho incontrato un’amica che<br />

una tragica guerra prima ed un<br />

ingiusto Trattato di Pace poi ha<br />

separato per 57 anni.<br />

La vita non è stata facile per


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

25<br />

nessuno, ai dispiaceri, ai dolori,<br />

ai drammi che l’esistenza<br />

riserva più o meno ad ognuno<br />

di noi, si è aggiunta anche la<br />

sofferenza per un esodo che<br />

ha spezzato legami, affetti,<br />

amicizie. A differenza dei nostri<br />

padri, noi più giovani con<br />

fatica e sacrifici siamo riusciti<br />

a costruirci altrove un’altra<br />

esistenza, anche se le nostre<br />

radici rimarranno sempre ben<br />

piantate nella terra istriana.<br />

Questo purtroppo è l’amaro<br />

prezzo che ha dovuto pagare<br />

il popolo istriano, e custodire<br />

la memoria è un dovere.<br />

E’ stata una visita breve<br />

che meritava dopo tanti anni<br />

qualche giorno in più e che,<br />

salutando i nostri simpatici<br />

accompagnatori, abbiamo<br />

deciso di rifare in un prossimo<br />

futuro.<br />

Un’ultima osservazione nel<br />

mio breve viaggio. La Slovenia<br />

è entrata nella Comunità<br />

Europea, con gli stessi diritti e<br />

doveri comuni a tutte le nazioni<br />

che ne fanno parte, ma ho avuto<br />

l’impressione che non tutti gli<br />

Sloveni se ne siano ancora<br />

accorti, e specialmente dei “doveri”.<br />

Se vogliamo evitare ogni<br />

trent’anni delle tragedie uguali<br />

a quelle più recenti, dobbiamo<br />

far crescere una Terra Europea,<br />

specialmente nei paesi confinanti,<br />

dove gli egoismi sono<br />

più forti, per poter far crescere<br />

i nostri figli e nipoti in pace,<br />

senza i drammi, le divisioni<br />

e le ingiustizie che ha subito<br />

la nostra generazione. Al ritorno<br />

una visita alla “Pullino”<br />

a Muggia per salutare i tanti<br />

amici appassionati di questo<br />

sport, che mi ha visto giovane<br />

atleta. E’ stato come un altro<br />

rientro a casa. La storia recente<br />

di questa Società meriterebbe<br />

di essere più conosciuta per<br />

essere di esempio alle future<br />

generazioni. All’atto della<br />

sua fondazione il suo motto<br />

era “Povera di mezzi, ricca di<br />

virtù” e grazie a uomini eccezionali<br />

che tra mille difficoltà<br />

l’hanno guidata sino dai tempi<br />

dell’esodo, mai motto è stato<br />

più azzeccato.<br />

Ancora grazie, amici, e un<br />

fraterno saluto da<br />

Bruno Moscolin, Carpi<br />

Giorgio Sanguinetti, un manager d'altri tempi<br />

Rovistando , con tanto amore e tanta commozione, tra i ricordi di <strong>Isola</strong> lasciati da mio padre<br />

Adriano Stolfa, ho trovato questo articolo tratto da “Il Piccolo”, quotidiano di Trieste, che gli<br />

aveva mandato la sorella Corinna da Trieste.<br />

Nella lettera con cui la ringraziava, papà scriveva: “La signorina Loprieno l’ho conosciuta<br />

perché con il povero Giulio Gerin siamo andati a prelevarla al piroscafo proveniente da Trieste. Ero<br />

appena entrato in fabbrica (avevo 17 anni, eravamo nel 1922) ed era la prima inviata da Sanguinetti<br />

per analizzare la possibilità di collocare ad <strong>Isola</strong> le prime macchine aggraffatrici Sydry.”<br />

Penso che come avviene a me, così anche per gli altri isolani che attraverso “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”<br />

rivivono un passato doloroso ma sempre splendido del nostro paese, sia un modo di restare ancora<br />

uniti e di sentirci sempre figli di quella terra.<br />

Un caro saluto a tutti gli isolani da<br />

Franca Stolfa, Nicosia (EN)<br />

Non è senza emozione che,<br />

dopo tanti anni, ho letto<br />

sul giornale il nome dell’Arrigoni,<br />

nell’articoletto in ricordo<br />

del dramma vissuto dai suoi<br />

dipendenti nel 1961.<br />

Ma oggi, all’infuori di quei<br />

dipendenti, chi mai ricorda questa<br />

grande e importante azienda<br />

che per circa quattro decenni fu<br />

uno dei vanti della nostra città;<br />

e chi ricorda il suo fondatore<br />

Giorgio Sanguinetti, che la fece<br />

sorgere dal niente, benché poi<br />

non gli siano mancati validi<br />

collaboratori.<br />

Giorgio Sanguinetti, una<br />

figura carismatica come oggi<br />

si dice, che a dodici anni (ho<br />

inteso ripeterlo più volte) tirava<br />

il carretto nel nostro Punto<br />

Franco.<br />

Dopo la prima guerra mondiale<br />

egli era subito tornato nella<br />

sua Trieste e qui aveva aperto<br />

un’Agenzia per la vendita di<br />

prodotti alimentari conservati:<br />

l’estratto di carne (su formula<br />

di Gaspare Arrigoni) e pesce<br />

in scatola. Ma nell’estate del<br />

1922, quando io fui assunta<br />

quindicenne, l’Agenzia era già<br />

divenuta Società per Azioni;<br />

Sanguinetti aveva acquistato<br />

ad <strong>Isola</strong> d’Istria una vecchia<br />

fabbrica di conserve alimentari<br />

dissestata (la Warhanek) e la<br />

stava ristrutturando.<br />

Nel 1927 la piccola fabbrica<br />

divenne molto più grande,<br />

col più moderno macchinario<br />

acquistato in Francia (quante<br />

lettere stenografai e trascrissi<br />

per la fornitrice Sudry!). Nel<br />

1929 anche l’Arrigoni risentì<br />

della famosa crisi economica che<br />

interessò tutta Europa, ma nel<br />

1930 il momento difficile era già<br />

superato e Sanguinetti acquistava<br />

un nuovo grande stabilimento per<br />

la lavorazione e conservazione<br />

degli ortofrutticoli a Cesena.<br />

Oltre ai due grandi stabilimenti,<br />

l’Arrigoni possedeva in<br />

alcuni paesi della costa istriana<br />

e a Grado varie stazioni di pesca<br />

con le proprie barche e luoghi di<br />

lavorazione del pesce da inscatolare.<br />

Venne poi la consorella<br />

SAIPA, con propri pescherecci<br />

per la pesca d’alto mare.<br />

Nel 1943, a una personalità<br />

del Governo venuta a visitare<br />

uno di questi, Sanguinetti disse:<br />

“Se il Signore mi dà vita dopo<br />

la guerra la bandiera della<br />

“Saipa” batterà tutti i mari”.<br />

Ma domenica 9 maggio dello<br />

stesso anno, mentre riposava<br />

pescando in una località vicina<br />

della nostra regione, la sua vita<br />

improvvisamente si spense.<br />

I suoi eredi e collaboratori<br />

continuarono il lavoro sino alla<br />

fine della guerra e oltre; ma<br />

la perdita degli stabilimenti e<br />

della flotta peschereccia in<br />

Istria scosse l’equilibrio dell’azienda,<br />

che si trovava con la<br />

sede a Trieste e lo stabilimento<br />

maggiore dislocato a Cesena.<br />

Da qui la decisione di trasferire<br />

la sede, rimandata per anni ma<br />

divenuta alfine ineluttabile.<br />

Non conosco l’attuale situazione<br />

della società, né la<br />

località della sede, né i suoi<br />

proprietari. Posso solo ricordare<br />

con tristezza come essa<br />

è passata.<br />

Dalla dozzina di dipendenti<br />

che mi avevano preceduta e dei<br />

quali nel 1961 nessuno era rimasto,<br />

eravamo arrivati a 160/180<br />

dipendenti solo in sede, con<br />

una organizzazione moderna,<br />

completa di tutto quanto occorreva<br />

alla produzione, scatolame<br />

compreso, alla vendita in Italia<br />

e in un vasto raggio all’estero,<br />

non esclusi i moderni macchinari<br />

per la fatturazione, l’ufficio<br />

statistiche, quello legale, quello<br />

per la pubblicità, con numerosi<br />

propri disegnatori per tutte le<br />

illustrazioni occorrenti.<br />

Tutto ciò Trieste ha perduto<br />

ed è stato purtroppo il primo<br />

passo verso altre perdite ancora<br />

più importanti e dolorose.<br />

L’opera di Giorgio Sanguinetti<br />

è tramontata con lui, ma rimane<br />

nel cuore di chi con lui ha<br />

lavorato e ha conosciuto il suo<br />

spirito creativo, la sua laboriosità<br />

indefessa e il sacrificio.<br />

Maria Loprieno<br />

La vecchia sede dell’Arrigoni a Trieste, in via Galatti, che chiuse i battenti<br />

nel 1961, prima di tanti nomi famosi della nostra città: il cantiere<br />

San Marco, la Fabbrica Macchine, la Vetrobel, la Dreher... Il famoso<br />

marchio “Arrigoni”, vanto di <strong>Isola</strong>, resse ancora alcuni anni a Cesena<br />

per poi scomparire definitivamente ormai da oltre un decennio.


26 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

L’angolo dei ricordi<br />

Forse gli ultimi…<br />

<strong>Isola</strong>, primi anni ’50 – Gli iscritti al corso di disegno che si teneva in un’aula del Municipio.<br />

Si riconoscono: Attilio Degrassi e Lucio Musizza (?) in primo banco, Ferruccio Delise e<br />

Lucio Vascotto in secondo, Orlini e Lino Degrassi in terzo banco. In piedi, da sinistra Mario<br />

Bressan, Pertot, il prof. Malvino Stolfa e Bruno Moratto. In fondo, tra gli altri, Laura Bettoso,<br />

Gino Dagri e Piero Delise.<br />

foto inviata da Mario Bressan, San Zeno (BS)<br />

Oggi l’antica pescheria centrale di Trieste non esiste più: quella<br />

che per i vecchi triestini era “Santa Maria del guato” oggi, dopo<br />

un accurato restauto, è diventata il “Salone degli Incanti”, teatro<br />

di manifestazioni e mostre.<br />

Sul molo Pescheria attraccavano tutte le barche da pesca per<br />

portare al mercato all’ingrosso il pescato. Tutto intorno era una<br />

gran puzza di pescadisso che, pur tappandosi il naso, pochi riuscivano<br />

a sopportare… Ma quel posto era diventato il “salotto<br />

buono” degli ultimi isolani, per incontrarsi e raccontarsi fatti e<br />

cose di <strong>Isola</strong>.<br />

Eccoli in queste due foto di parecchi anni fa, inviate da Dino<br />

Degrassi: nella prima da sinistra: Sergio Vascotto (passarete),<br />

Valerio Benvenuti (giogia), Giovanni Vascotto (del mulin), Aldo<br />

Colomban, …?..., Tullio Divo (matita),<br />

Salvatore Benvenuti (garbo), Primano<br />

Vascotto (panettiere), Egidio Degrassi<br />

(del moro), …?.... - Accosciati: ?<br />

Bruno (marineta) e Giovanni Delise<br />

(baredìn).<br />

Nell’altra foto, con sullo sfondo la vecchia<br />

Lanterna. Egidio Degrassi, …?...,<br />

Malvino Stolfa, Bastiano Chicco (beli)<br />

e Primano Vascotto.<br />

SEI UN UOMO…<br />

Quando sei sull’orlo del fallimento<br />

fermati prima di darti sconfitto.<br />

Ma se continui ad andare<br />

sempre più in basso<br />

nella scala della vita,<br />

dove c’è solo buio…<br />

ma se cerchi il sole<br />

dove non c’è nessuno<br />

che può aiutarti<br />

e tutti i tuoi sogni sono spariti…<br />

quando il tuo cuore spasima<br />

ed il dolore non sparisce…<br />

quando sembra<br />

che ogni speranza sia persa<br />

e tutte le possibilità andate via…<br />

ti fermi ed aspetti<br />

sperando con le dita incrociate<br />

di veder un raggio di luce…<br />

pensa:<br />

se c’è un inizio<br />

ci deve essere una via;<br />

dimentica il male<br />

e con un sorriso<br />

cerca di uscire<br />

dal brutto tunnel<br />

e prendi la vita come viene,<br />

con il bello ed il brutto,<br />

e tu sarai diventato<br />

un completo uomo di valore!<br />

Licinio Dudine, Stati Uniti


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

27<br />

<strong>Isola</strong>, 1946 – Anche se non<br />

per gli istriani, la guerra è<br />

finita da pochi mesi e la primavera<br />

e gli alberi in fiore<br />

invitano al sorriso questo<br />

bel gruppo di giovani isolani.<br />

Nella foto, in piedi da<br />

sinistra: Maria (Ucci) Ralza,<br />

Lidio Pegan, Loredano,<br />

Anita, Licia e Nino. Seduti:<br />

Guerrino Dobrilla, Lidia,<br />

Jolanda Degrassi, Mario<br />

Vascotto, Roman Roi ed<br />

Evelina Degrassi.<br />

Un ricordo e un caro saluto<br />

da Ucci Ralza Valenti (Cividino/BG)<br />

<strong>Isola</strong>, anno scolastico 1950-51 - Le alunne della terza classe elementare nel cortile della scuola di via Besenghi insieme al direttore<br />

e alla maestra Vera Lorenzutti. Tra le altre si riconoscono: nella fila in alto da sinistra Annamaria Derossi – nella seconda fila: insieme<br />

al direttore, Ilvia Carboni, Maria Flora Depase, Silvia Benvenuti, Flora Delise, Graziella Contesini - Nella terza fila: Maria<br />

Giovannini, Eliana Chicco, Arianna Degrassi e la maestra Vera - Sedute: Renata Drioli, Maria Grazia Carboni, Luciana Felluga e<br />

Ambretta Stolfa. Alle altre il compito di riconoscersi.<br />

(foto inviata da Annamaria Derossi e Flora Delise)


28 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Quattro giorni di aprile, quattro incontri…<br />

Non vorrei scrivere dei<br />

miei ricordi, non mi piace<br />

dedicare troppo tempo al passato,<br />

anche se proprio questo<br />

succede spesso e qualche volta<br />

proprio il passato arricchisce<br />

certi momenti.<br />

Nell’arco di quattro giorni,<br />

in aprile, ho avuto la ventura di<br />

conoscere quattro persone meravigliose:<br />

una signora italiana<br />

in visita a <strong>Isola</strong>, un bosniaco<br />

emigrato in Svizzera incontrato<br />

a Gorenjska, un macedone e<br />

una signora di Capodistria.<br />

La signora italiana è una<br />

donna splendida. Anche se cresciute<br />

in ambienti diversi (io in<br />

un regime comunista, lei in un<br />

paese democratico) mi sembrava<br />

di conoscerla da sempre. La sua<br />

non è stata un’infanzia sempre<br />

facile, ma è rimasta sempre una<br />

donna semplice, sincera e grata<br />

per quello che la vita le ha dato.<br />

Sì, una donna buona, con un<br />

cuore grande, e io vorrei essere<br />

almeno un po’ come lei. Donne<br />

così non ne ho conosciute tante.<br />

Si chiama Milva. Il suo compagno<br />

nella vita ha lasciato l’Istria<br />

e l’ideologia comunista 56 anni<br />

fa. L’ho ritrovato vedendolo a<br />

<strong>Isola</strong> con Milva, tranquillo, con<br />

il suo sorriso, senza la rabbia<br />

per quello che è successo mezzo<br />

secolo fa. Parlando con lui,<br />

fisicamente irriconoscibile, ho<br />

riconosciuto però la stessa onestà<br />

e bontà di quei tempi.<br />

Il signore bosniaco, di nome<br />

Ivanov, mi ha raccontato il<br />

modo di vivere in Svizzera,<br />

dove lavora da oltre trent’anni.<br />

Ascoltandolo ho capito che<br />

i rapporti tra operai emigrati<br />

sono molto buoni, tra loro si<br />

capiscono e si aiutano. Ha una<br />

moglie, come dice, di carattere,<br />

molto brava e una figlia che<br />

non farebbe del male a nessuna<br />

creatura: è vegetariana e molto<br />

attenta all’ecologia. Prima di<br />

andare in Svizzera lavorava in<br />

Slovenia, ad Aidussina, dove<br />

ha incontrato il primo amore.<br />

Ivanov torna spesso in Bosnia,<br />

dove ha vissuto da giovane sino<br />

ai 16 anni. Non dimentica la sua<br />

gente, che vive, al confronto<br />

degli svizzeri, una vita molto<br />

diversa a tutti i livelli, e perciò<br />

cerca di aiutarla. Mi ha anche<br />

detto però che per nessuna<br />

ragione al mondo vorrebbe più<br />

tornare a vivere in Bosnia.<br />

La terza persona era un macedone<br />

di 63 anni, con gli occhi<br />

blu come il mare. Mi ha raccontato<br />

come, già da trent’anni,<br />

lavora in Slovenia ma spedisce<br />

i soldi guadagnati a casa. Sua<br />

moglie abita in Macedonia nella<br />

stessa casa con il figlio, la nuora<br />

e i nipoti. In Slovenia lavora<br />

soprattutto a Capodistria, <strong>Isola</strong><br />

e Santa Lucia, si trova molto<br />

bene e ha anche qui molti amici.<br />

Secondo lui è un po’ strano il<br />

modo di vivere degli sloveni. Gli<br />

sembra che le famiglie vivano<br />

una vita scarsa di amore; tutto<br />

è veloce, sembrano come macchine<br />

che non si fermano mia<br />

e vedono soltanto impegni. Da<br />

loro, in Macedonia, è tutt’altra<br />

cosa: il tempo di parlare e di<br />

ascoltare lo trovano sempre e<br />

tra loro si sente il calore umano.<br />

Questa differenza proprio non la<br />

capisce… visto che apparteniamo<br />

tutti alla stessa madre.<br />

Anch’io ho pensato che<br />

è vero, siamo troppo chiusi,<br />

costruiamo recinti intorno<br />

alle case e intorno alle anime.<br />

Abbiamo paura di aprirci, di<br />

sorridere con la bocca e con gli<br />

occhi. Paura di chi? E perché?<br />

Apparteniamo tutti alla stessa<br />

madre, come ha detto quel<br />

signore macedone.<br />

La quarta amica è una signora<br />

capodistriana di 63 anni,<br />

con un nome bellissimo: Gioia.<br />

L’ho incontrata scendendo<br />

dal treno. Un sorriso e subito<br />

è nata un’amicizia, proprio<br />

come qualche giorno prima<br />

con Milva. Anche Gioia mi<br />

sentivo come se la conoscessi<br />

da sempre. Capivo che una forza<br />

superiore aveva voluto che<br />

incontrassi tutte queste persone<br />

in così breve tempo. Chissà<br />

perché, forse non ho più tanto<br />

tempo, o forse perché finora<br />

non era stato possibile proprio<br />

per mancanza di tempo…<br />

Gioia mi ha raccontato<br />

dei momenti difficili che ha<br />

passato di recente: tre lutti in<br />

famiglia e la separazione dal<br />

suo compagno di vita. Come<br />

se non bastasse una grave malattia,<br />

ma la voglia di vivere va<br />

avanti ogni giorno pensando:<br />

vincerò!, perché non esiste<br />

niente di più bello della vita,<br />

voglio viverla fino in fondo e<br />

fare ancora qualcosa di utile in<br />

questo mondo.<br />

Ascoltandola ho notato la<br />

sua intelligenza, la sua spiritualità,<br />

la sua onestà. Persone<br />

come queste cambieranno quel<br />

mondo costruito da piccoli,<br />

paurosi uomini che sfruttano<br />

tutto e dovunque perché non gli<br />

basta mai nessun tipo di valore<br />

materiale, perché i valori veri<br />

neanche li conoscono.<br />

Non posso dare del “tu” a<br />

chiunque incontri, ma a Gioia<br />

ho chiesto solo dopo pochi attimi<br />

se potevamo farlo, ed è stata<br />

subito d’accordo, perché abbiamo<br />

in sintonia i nostri valori e<br />

questi non sono le ricchezze<br />

materiali, e i soldi, i soldi… Il<br />

nostro intuito femminile non<br />

sbaglia mai!<br />

Ammiro Milva, Gioia e gli<br />

altri per quello che ho trovato<br />

in loro, perché non hanno confini<br />

mentali e auguro loro: non<br />

cambiate! Sono sicura che ce<br />

la faremo tutti – passo a passo<br />

– a cambiare in meglio. Milva,<br />

Ivanov, Gioia, io e tanti milioni<br />

di persone su tutto questo<br />

nostro bel pianeta Terra. Ce la<br />

faremo! Apparteniamo tutti alla<br />

stessa madre.<br />

A tutti gli isolani, a tutto il<br />

mondo: siate felici!<br />

Fenny, <strong>Isola</strong><br />

Incontro (anni ’80) tra amici e “vecchie glorie” nella canottiera della Pullino, dove regnava odore di<br />

salmastro e di sudore… odore di campioni!<br />

Nella foto da sinistra: il socio Egidio Degrassi (del moro), l’olimpionico Valerio Perentin, il socio Rienzi<br />

Deste, il campione Carlo Delise (gobo), l’olimpionico Giliante Deste, il dirigente Aldo Colocci, Emilio<br />

Delise (lustro, il pittore che ideò il “blu Pullino”) e, di schiena, il socio Remigio Carboni (snai).


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

29<br />

Gianna Drioli<br />

Ridulfo<br />

25.6.2005 - 25.6.2011<br />

Sono passati sei anni, ma ti<br />

sentiamo sempre vicina e<br />

pronta a proteggerci.<br />

I tuoi figli, i nipotini i<br />

familiari e gli amici.<br />

In ricordo di<br />

Adalgerio Delise,<br />

isolano doc<br />

Nerina Cociancich in Delise<br />

ricorda con amore il marito<br />

Adalgerio, uomo forte e colonna<br />

portante di tutta la famiglia.<br />

La figlia Annamaria e il genero<br />

Alfonso si uniscono al ricordo<br />

con un affettuoso sorriso in<br />

memoria di tutti i momenti passati<br />

insieme. I nipoti Michele,<br />

Samantha e Loris con i loro familiari<br />

conservano gelosamente<br />

nei loro cuori “nonno Zazerio”<br />

con tutti i suoi preziosi consigli<br />

e insegnamenti, un tesoro inestimabile.<br />

I pronipoti Massimo,<br />

Thomas e Nicole ricordano un<br />

nonno fantastico, che ha regalato<br />

loro gioie indimenticabili.<br />

Tutti insieme rivolgono anche<br />

il loro affettuoso pensiero a<br />

Giuliano, , fratello e zio sempre<br />

presente nel cuore e nei pensieri<br />

quotidiani.<br />

La moglie Nerina<br />

e i familiari tutti.<br />

In ricordo del dott. Sergio Brusadin<br />

Lo scorso 31 gennaio a Noventa<br />

Vicentina, sua città<br />

di adozione, si è spento il dott.<br />

Sergio Brusadin.<br />

Nato a Trieste il 1° marzo<br />

1931, si trasferì ancora bambino<br />

nell’amatissima <strong>Isola</strong><br />

d’Istria, la cui memoria serberà<br />

sempre nel cuore, testimoniando<br />

fino all’ultimo un profondo<br />

legame con la terra istriana.<br />

Pur essendo sradicato da <strong>Isola</strong><br />

in giovane età con tutta la famiglia<br />

per le ben note vicende<br />

del dopoguerra, non perse mai il<br />

contatto con quanti ne avevano<br />

condiviso i momenti importanti<br />

della gioventù, in particolare<br />

con gli allievi del Liceo Combi<br />

di Capodistria, istituto dove<br />

conseguì la maturità classica.<br />

I successivi studi di medicina<br />

lo portarono a Modena, e<br />

poi da lì, per l’esercizio della<br />

professione medica, sino a<br />

Vicenza e poi a Noventa, dove<br />

ha vissuto e dove ha perpetuato<br />

la memoria dell’esodo con<br />

iniziative pubbliche che hanno<br />

commemorato la “sua” Istria<br />

lontana.<br />

Lascia nei familiari e in<br />

quanti lo hanno conosciuto<br />

un grande vuoto per la sua<br />

dedizione e impegno sociale,<br />

ma anche e soprattutto per le<br />

doti di grande umanità che lo<br />

hanno contraddistinto nel corso<br />

della vita.<br />

I familiari<br />

Pianto antico<br />

Nella 15ma ricorrenza dell’amato Fabio<br />

Un tempo alle scuole medie si usava studiare a memoria le<br />

poesie più importanti della letteratura italiana. Ero uso, quando<br />

credevo di saperle, leggerle a mia mamma. A volte, pur non<br />

conoscendole, lei concludeva con un “bravo picio”; altre volte,<br />

quando mi sentiva titubante, me le faceva ripetere.<br />

Così ho imparato – per citarne alcune – Il 5 maggio, i Pastori,<br />

il Sabato del Villaggio, Pianto antico… e proprio quando recitavo<br />

quest’ultima, che faticavo ad apprendere, e arrivavo ai versi<br />

finali “Sei nella terra fredda, sei nella terra negra, né il sol più ti<br />

rallegra né ti risveglia amor” lei si incupiva.<br />

Quando una volta le chiesi il perché di questo fatto, mi rispose<br />

dicendo che queste parole le ricordavano la sua prima picia, morta<br />

all’età di due anni e mezzo. Eppure mia sorella era nata pochi mesi<br />

dopo questa perdita, ed io quasi dopo altri dieci anni; altri dieci<br />

ne erano ulteriormente trascorsi ma quel dolore, come una lama,<br />

le si era conficcato nel cuore, e nulla poteva levargliela.<br />

Non avrei mai pensato che queste stesse frasi di “Pianto antico”<br />

avrebbero accompagnato la mia esistenza da quel 27 maggio 1996<br />

quando la perdita del nostro amato Fabio ci aveva capovolto la vita.<br />

Andava a Padova, orgoglioso della sua professione che si stava<br />

creando dopo la laurea. Un disgraziato camion dell’Adriastrade<br />

gli aveva stroncato la vita in vicinanza del “Bivio ad H”.<br />

Di anni ne sono trascorsi 15 ormai, tanti altri avvenimenti<br />

hanno indurito o addolcito la nostra vita, ma la lama di quel dolore<br />

mi è rimasta, come a mia mamma, conficcata nel cuore. E quando,<br />

come d’uso quasi ogni sabato, mi reco al cimitero, le ultime parole<br />

di “Pianto antico” mi risuonano durante e dopo la visita.<br />

Papà<br />

Nella triste ricorrenza del 15° anniversario, il 27 maggio una<br />

Santa Messa di suffragio è stata celebrata da mons. Pier Emilio<br />

Salvadè, vicario della Diocesi di Trieste, nella chiesa di Sant’Antonio<br />

Vecchio.<br />

Anche quest’anno in Suo ricordo è stato organizzato il “Memorial<br />

Fabio Felluga”, torneo di mini-basket nella palestra di Via dei<br />

Mille a Lui intitolata. Un trofeo inoltre è stato consegnato alla<br />

squadra vincente della “Coppa Trieste” di calcio amatoriale.


30 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />

Dino<br />

Palci<br />

n. 26.12.1924<br />

Il 21 febbraio 2011<br />

ci ha lasciato<br />

Annunciandone la scomparsa,<br />

Lo ricordano con tanto affetto<br />

la moglie Bruna Giani e il figlio<br />

Sandro unitamente alla nuora<br />

Lidia e al nipote Marco con<br />

Katia.<br />

Il 28 marzo 2011<br />

è venuto a mancare<br />

Natale<br />

Pellizzaro<br />

n. 26.12.1927<br />

Lo ricordano con tanto affetto<br />

la cognata Stefi e il nipote Franco<br />

con Gabri e Cristiano.<br />

Si uniscono al ricordo gli amici<br />

della Pullino.<br />

Il 30 marzo 2011 veniva<br />

a mancare il nostro caro<br />

Giovanni<br />

(Nino)<br />

Civran<br />

n. 10.9.1931<br />

Lo annunciano la moglie Ucci<br />

e il figlio Walter con Elena e i<br />

nipoti Nicola, Tommaso, Pietro,<br />

Marco, Silvia e Zeno unitamente<br />

alla cognata Dina, ai<br />

nipoti e ai parenti tutti.<br />

Nella triste circostanza, con<br />

tanto rimpianto, un affettuoso<br />

ricordo alla cara<br />

Alessandra<br />

Civran<br />

n. 2.4.1956<br />

m. 28.12.2003<br />

Il 25 febbraio 2011 a <strong>Isola</strong> d'Istria<br />

è mancata<br />

Pierina<br />

Krampf<br />

ved. Bozic<br />

n. 27.4.1923<br />

La ricordano con affetto la<br />

figlia Loredana con Nino, il<br />

figlio Marino con Zvezda, la<br />

sorella Maria con Ottavio, i<br />

fratelli Nino con M i r e l l a e<br />

Romano con Elda, la cognata<br />

Pasqua unitamente ai nipoti,<br />

pronipoti e parenti tutti.<br />

L'11 febbraio a Melbourne<br />

(Australia) ci ha lasciato<br />

Giuseppe<br />

(Pino)<br />

Del Gos<br />

n. 20.6.1924<br />

a Cherso<br />

Annunciandone la scomparsa<br />

con dolore lo ricordano la moglie<br />

Gisella, i figli Giuliano ed<br />

Elena con i familiari, i fratelli<br />

Mario (da Trieste), Vittorio e<br />

Bianca con le rispettive famiglie<br />

unitamente ai nipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Raggiungendo il marito Mario,<br />

il 29 maggio 2010 è mancata<br />

Rita<br />

Zigante<br />

Degrassi<br />

n. 4.9.1938<br />

Mario<br />

Degrassi<br />

(fritola)<br />

n. 29.11.1938<br />

m. 2.1.2008<br />

Li ricordano con tanto amore<br />

i figli Roberto e Gianfranco<br />

unitamente ai familiari tutti.<br />

Il 5 dicembre 2010 ci ha lasciato<br />

il nostro caro<br />

Aurelio<br />

Colomban<br />

n. 14.3.1913<br />

Ricordandolo con tanto affetto<br />

e rimpianto ne da il triste<br />

annuncio la figlia Marisa con<br />

Ubaldo e Luca insieme alla<br />

nipote Lorella e ai familiari<br />

tutti.<br />

Bianca<br />

Pesaro<br />

Colomban<br />

n. 8.8.1919<br />

m. 5.9.2004<br />

Nivia<br />

Colomban<br />

Cernich<br />

n. 1.7.1944<br />

m. 22.6.2000<br />

Giacomo<br />

Colomban<br />

n. 12.1.1885<br />

m. 20.1.1968<br />

Caterina<br />

Colomban<br />

nata Felluga<br />

n. 26.6.1888<br />

m. 8.1.1957<br />

Ulcigrai<br />

Lucia<br />

Pesaro<br />

n. 17.5.1884<br />

m. 1.2.1964<br />

Nella triste circostanza della<br />

scomparsa del papà Aurelio, da<br />

Marisa un affettuoso ricordo anche<br />

per la cara mamma Bianca, la<br />

sorella Nivia e i nonni Giacomo,<br />

Caterina e Lucia.<br />

Il 27 febbraio 2011 si è spenta<br />

serenamente a Monfalcone<br />

Anna<br />

Dagri<br />

ved.<br />

Perentin<br />

n. 9.8.1915<br />

La ricordano con tanto affetto<br />

le figlie Gianna e Laura, il genero<br />

Franco, i nipoti Cristina,<br />

Paola, Fulvio e Fabio, i pronipoti<br />

Mara, Sandra, Imogen,<br />

Davide e Morgan.<br />

Romildo<br />

Perentin<br />

n. 17.8.1909<br />

m. 26.12.1967<br />

Nella triste circostanza un affettuoso<br />

ricordo all'amatissimo<br />

papà e nonno Romildo.<br />

Ilde<br />

Vascotto<br />

n. 14.9.1928<br />

m. 23.10.2000<br />

Ti ricordano sempre il fratello<br />

Francesco insieme ai cugini e<br />

all'amica Lolita.<br />

Maria<br />

Olenik<br />

Vascotto<br />

n. 24.3.1921<br />

m. 11.6.2008<br />

A tre anni dalla scomparsa ti<br />

ricordano sempre con affetto<br />

il marito Francesco, il fratello<br />

Albino, la cognata e tutti i<br />

nipoti e cugini<br />

Come l’erba<br />

i nostri giorni<br />

passano:<br />

tu, Signore,<br />

sei per sempre. liturgia


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

31<br />

Anna<br />

Grgorich<br />

Costanzo<br />

n. 20.5.1926<br />

m. 17.6.2010<br />

a Brisbane<br />

Emilio<br />

Costanzo<br />

(pacagnoso)<br />

n. 28.4.1923<br />

m. 10.2.2000<br />

a Brisbane<br />

Nel primo anniversario della<br />

scomparsa della mamma, i cari<br />

genitori sono sempre ricordati<br />

con affetto e rimpianto dal figlio<br />

Sergio con Kathy, Simon e<br />

Adam unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Irma<br />

Gregorich<br />

in Millovich<br />

n. 15.7.1922<br />

m. 7.10.1998<br />

Marcello<br />

(bomba)<br />

Millovich<br />

n.17.3.1911<br />

m. 27.2.2001<br />

Mario<br />

Gregorich<br />

n. 20.8.1919<br />

m. 30.1.2001<br />

Con tanto affetto e rimpianto<br />

li ricordano sempre il figlio e<br />

nipote Fabio con Marisa, David<br />

e parenti tutti.<br />

Attilio<br />

Pugliese<br />

n. 6.7.1910<br />

m. 26.6.1985<br />

Lo ricordano sempre con tanto<br />

affetto la moglie Livia, le figlie<br />

Mirella e Claudia, i nipoti, la<br />

sorella, i generi e la cognata.<br />

Salvatore<br />

Perentin<br />

n. 10.7.1915<br />

m. 5.5.1987<br />

Sono trascorsi molti anni dalla<br />

tua dipartita, ma il Tuo ricordo<br />

è sempre vivo nei nostri cuori.<br />

La moglie Lida e le figlie Donatella<br />

e Giuliana con i loro<br />

familiari.<br />

Giovanni<br />

(Nini)<br />

Remor<br />

n. 7.9.1925<br />

m. 28.1.2007<br />

Un affettuoso ricordo dalla<br />

moglie Gianna unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

Maria<br />

Zaro<br />

ved. Menis<br />

n. 31.12.1919<br />

m. 6.5.2006<br />

Salvatore<br />

Menis<br />

n. 25.12.1912<br />

m. 18.6.2001<br />

Vi ricordiamo con immenso<br />

affetto.<br />

I figli Bruno e Valerio, le nuore<br />

Caterina e Daniela, la nipote<br />

Raffaella e i parenti tutti.<br />

Antonia<br />

Giurgevich<br />

Costanzo<br />

n. 16.12.1915<br />

m. 25.2.1989<br />

Giuseppe<br />

Costanzo<br />

n. 11.9.1916<br />

m. 31.12.1973<br />

Li ricordano sempre i figli<br />

Mario, Bruno, Sergio e Franco<br />

unitamente ai parenti tutti.<br />

Nicolò<br />

Bressan<br />

n. 5.4.1890<br />

m. 14.5.1972<br />

Giuditta<br />

Stocovaz<br />

in Bressan<br />

n. 12.4.1895<br />

m. 20.1.1972<br />

Un affettuoso ricordo dal figlio<br />

Mario unitamente ai parenti<br />

tutti.<br />

Armando<br />

Drioli<br />

n. 3.10.1913<br />

m. 26.5.2006<br />

Nel sesto anniversario della sua<br />

scomparsa è sempre ricordato<br />

con tanto affetto dalla moglie<br />

Egidia e dal figlio Ennio insieme<br />

alla nuora Titti, ai nipoti<br />

e ai pronipoti.<br />

Adelma<br />

Bologna<br />

ved. Dellore<br />

n. 29.5.1920<br />

m. 23.6.2008<br />

Nel terzo anniversario della<br />

scomparsa è ricordata con immutato<br />

affetto dai figli Sandra<br />

e Fabio unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Edi<br />

Walter<br />

Pugliese<br />

(caregheta)<br />

n. 18.1.1948<br />

m. 16.2.1996<br />

Nel 15° anniversario della sua<br />

scomparsa lo ricordano con<br />

immutato affetto e rimpianto<br />

la moglie Adriana, il figlio<br />

Andrea, i genitori Antonio e<br />

Silvana e i familiari tutti.<br />

Palmira<br />

Degrassi<br />

ved.<br />

Chiaselotti<br />

n. 18.6.1913<br />

m. 3.9.1996<br />

La ricordano sempre con affetto<br />

e rimpianto il figlio Lucio,<br />

i nipoti Rossella e Sergio e il<br />

pronipote Daniele.<br />

Loredana<br />

Chiaselotti<br />

n. 29.9.1935<br />

m. 16.6.1973<br />

Un affettuoso pensiero anche<br />

per la sorella Loredana. Ci<br />

manca da troppi anni ma è<br />

sempre presente nei nostri<br />

cuori. Il fratello Lucio insieme<br />

ai familiari.<br />

Remigio<br />

Bologna<br />

n. 21.1.1924<br />

m. 26.5.2008<br />

Nel terzo anniversario della<br />

sua scomparsa lo ricordano con<br />

immutato affetto e rimpianto la<br />

moglie Livia e i figli Gabriella,<br />

Antonella e Paolo insieme ai<br />

nipoti e ai parenti tutti.<br />

Virgilio<br />

Benvenuti<br />

n. 6.10.1906<br />

m. 17.2.1955<br />

Maria<br />

Bologna<br />

ved.<br />

Benvenuti<br />

n. 17.3.1907<br />

m. 28.7.2006<br />

I nostri cari genitori sono sempre<br />

ricordati con rimpianto dai<br />

figli Luciano e Siro unitamente<br />

ai nipoti e familiari tutti.


32 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Libero<br />

Costanzo<br />

n. 19.5.1925<br />

m. 10.1.1996<br />

in Australia<br />

Marino<br />

Costanzo<br />

n. 19.9.1959<br />

m. 18.7.1977<br />

Con tanto amore, li ricorda<br />

dall'Australia la moglie e<br />

mamma Romilda Degrassi.<br />

Romano<br />

Degrassi<br />

n. 9.6.1892<br />

m. 4.5.1947<br />

Maria<br />

Sau<br />

ved. Degrassi<br />

n. 8.10.1897<br />

m. 14.1.1987<br />

A tanti anni dalla scomparsa,<br />

un affettuoso pensiero per<br />

i cari genitori dalla figlia<br />

Romilda.<br />

Romualdo<br />

Beltrame<br />

n. 21.9.1926<br />

m. 28.7.1994<br />

Nel 17° anniversario della<br />

scomparsa lo ricordano con affetto<br />

i figli Francesco, Daniele,<br />

Riccardo e Verdiano, la sorella<br />

Lucia (da Roma) e i parenti<br />

tutti.<br />

Silvana<br />

Degrassi<br />

ved. Beltrame<br />

n. 19.2.1922<br />

m. 19.4.1998<br />

A tredici anni dalla scomparsa<br />

è ricordata con affetto dai figli<br />

Francesco, Daniele, Riccardo e<br />

Verdiano, dalla sorella Romilda<br />

(in Australia) e dai parenti<br />

tutti.<br />

Giovanna<br />

Bacci<br />

ved. Beltrame<br />

n. 20.3.1899<br />

m. 5.3.1967<br />

Francesco<br />

Beltrame<br />

n. 5.4.1893<br />

m. 6.12.1961<br />

Da Roma, la figlia Lucia con la<br />

nipote Francesca e i familiari<br />

ricorda sempre i cari genitori.<br />

Maria<br />

Bacci<br />

Costanzo<br />

n. 7.9.1987<br />

m. 19.8.1965<br />

Giuseppe Costanzo<br />

Da Romilda Costanzo un caro<br />

ricordo ai suoceri Maria e<br />

Giuseppe.<br />

Bruno<br />

Davanzo<br />

n. 1.8.1919<br />

m. 26.3.1991<br />

Iolanda<br />

Degrassi<br />

Davanzo<br />

n. 28.5.1924<br />

m. 11.10.1994<br />

Con affetto li ricorda la sorella e<br />

cognata Romilda Costanzo.<br />

Giovanni<br />

Dudine<br />

n. 23.1.1921<br />

m. 24.8.2002<br />

in Australia<br />

Lo ricordano la moglie Zora<br />

insieme ai figli Dario e Ariella<br />

e ai familiari tutti.<br />

Albino<br />

Degrassi<br />

(lugro)<br />

n. 10.5.1913<br />

m. 27.12.2009<br />

in Australia<br />

Lo ricorda con immutato affetto<br />

la moglie Nives Zaro<br />

unitamente ai nipoti e familiari<br />

tutti.<br />

Anteo<br />

Bologna<br />

n. 2.12.1926<br />

m. 8.6.1985<br />

È ricordato con tanto affetto e<br />

amore dalla moglie Etta, dalla<br />

figlia Loriana e Antonella, dai<br />

generi, nipoti e parenti tutti.<br />

Maria<br />

Chicco<br />

n. Antonaz<br />

n. 19.8.1899<br />

m. 26.3.1975<br />

Giovanni<br />

Chicco<br />

n. 28.8.1888<br />

m. 3.1.1987<br />

Sono ricordati con tanto affetto<br />

dalle figlie Etta e Libera<br />

insieme ai nipoti.<br />

Pietro<br />

Degrassi<br />

n. 9.12.1909<br />

m. 20.4.2007<br />

Gisella<br />

Tognon<br />

Degrassi<br />

n. 18.12.1914<br />

m. 2.12.1966<br />

Un affettuoso ricordo dei cari<br />

genitori dai figli Dilva, Daniela<br />

e Silverio unitamente ai nipoti,<br />

pronipoti e familiari tutti.<br />

Virgilio<br />

Costanzo<br />

n. 13.7.1913<br />

m. 16.1.2008<br />

a Roma<br />

Evelina<br />

Costanzo<br />

ved.<br />

Vascotto<br />

n. 9.7.1915<br />

m. 20.4.2008<br />

Aristea<br />

Costanzo<br />

Vascotto<br />

n. 9.1.1923<br />

m. 16.12.2008<br />

negli<br />

Stati Uniti<br />

Giannina<br />

Costanzo<br />

n. 23.3.1919<br />

m. 2.2.1939<br />

Sono sempre ricordati con affetto<br />

dal figlio e nipote Flavio<br />

Costanzo.<br />

Mario<br />

Knez<br />

n. 3.4.1947<br />

m. 14.7.2000<br />

a <strong>Isola</strong><br />

A 11 anni dalla sua scomparsa<br />

lo ricordano con immenso affetto<br />

le sorelle Maria e Fiorella,<br />

il fratello Dino, gli zii Olivo e<br />

Vittoria, il cognato Sergio e i<br />

cugini Flavia e Boris.<br />

Francesco<br />

Vascotto<br />

(saco)<br />

n. 1907<br />

m. 3.4.1997<br />

Lo ricordano con tanto affetto<br />

la figlia Silvana, le nipoti<br />

Luana, Morena e Maurizio, i<br />

suoi vicini Olivo e Vittoria e la<br />

famiglia Di Flavia.


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

33<br />

Jolanda<br />

Delise<br />

n. Vegliak<br />

n. 19.5.1920<br />

m. 2.6.2002<br />

Giuseppe<br />

Delise<br />

n. 6.4.1916<br />

m. 21.3.1971<br />

Gina<br />

Veglia<br />

n. 14.5.1933<br />

m. 15.11.1978<br />

Virgilio<br />

Veglia<br />

n. 15.8.1929<br />

m. 13.11.1986<br />

Mario<br />

Vegliach<br />

n. 26.1.1923<br />

m. 20.2.1995<br />

Giuseppe<br />

Veglia<br />

n. 20.3.1927<br />

m. 10.10.1972<br />

Maria<br />

Dudine<br />

n. Chermaz<br />

n. 15.3.1899<br />

m. 11.6.1978<br />

Germano<br />

Dudine<br />

n. 14.10.1882<br />

m. 9.5.1971<br />

Maddalena<br />

Dudine<br />

n. Bosich<br />

n. 13.1.1897<br />

m. 21.7.1992<br />

Maria<br />

Benedetti<br />

n. Dudine<br />

m. 2.10.1977<br />

Da Pini e Isabella Dudine con<br />

la figlia Giuliana un affettuoso<br />

ricordo dei rispettivi genitori e<br />

di tutti i familiari scomparsi.<br />

Olivo<br />

Degrassi<br />

n. 27.8.1923<br />

m. 9.5.2006<br />

Nel sesto anniversario della<br />

tua dipartita, con amore e con<br />

immenso dolore Ti ricordiamo<br />

sempre.<br />

Tua moglie Lucia, i tuoi figli<br />

Franco e Manuela, la nuora Giusy<br />

e il genero Luciano insieme<br />

agli adorati nipoti e ai parenti<br />

tutti.<br />

Antonio<br />

Degrassi<br />

n. 8.3.1891<br />

m. 16.7.1964<br />

Giuseppina<br />

Degrassi<br />

n. Bacci<br />

n. 25.3.1895<br />

m. 7.3.1985<br />

Vi ricordiamo con tanto rimpianto:<br />

la nuora Lucia e i nipoti<br />

Franco e Manuela insieme ai<br />

familiari tutti.<br />

Bruno<br />

Beltrame<br />

n. 23.2.1929<br />

m. 25.4.2003<br />

Lo ricordano sempre con tanto<br />

rimpianto la moglie Leda, la<br />

figlia Emanuela con Fabio, le<br />

sorelle Anita e Caterina con i<br />

cognati, nipoti e parenti tutti.<br />

Una preghiera anche per tutti<br />

i familiari defunti.<br />

Vittorio<br />

Pesaro<br />

n. 27.1.1906<br />

m. 25.4.1981<br />

Maria<br />

Depase<br />

Pesaro<br />

n. 15.8.1906<br />

m. 24.5.1982<br />

Sono ricordati con affetto dai<br />

figli Leda, Licia e Marino unitamente<br />

ai familiari tutti.<br />

Maria<br />

Minca<br />

Delise<br />

n. 20.5.1915<br />

m. 23.5.1994<br />

Giovanni<br />

Delise<br />

(tremami)<br />

n. 19.1.1916<br />

m. 6.5.1997<br />

Giovanni Delise (tremami)<br />

n. 7.3.1884 m. 4.12.1959<br />

Lucia Depase Delise<br />

n. 2.12.1886 m. 7.6.1982<br />

Domenica Delise<br />

n. 18.9.1891 m. 28.2.1950<br />

Sono sempre ricordati con affetto<br />

dal figlio e nipote Ferruccio<br />

assieme a tutti i familiari.<br />

Sebastiano<br />

Vascotto<br />

n. 1.2.1907<br />

m. 29.1.1981<br />

Antonia<br />

Del Bello<br />

ved. Vascotto<br />

n. 1.3.1910<br />

m. 7.3.2005<br />

Lucio<br />

Vascotto<br />

n. 27.9.1933<br />

m. 17.9.2006<br />

Sono sempre ricordati con tanto<br />

affetto dalla figlia e sorella<br />

Bruna con il marito Livio e i<br />

nipoti Roberto e Cristina insieme<br />

ai parenti tutti.<br />

Giovanni<br />

Vittori<br />

n. 3.4.1895<br />

m. 8.5.1932<br />

Domenica<br />

Delise<br />

ved. Vittori<br />

n. 6.2.1903<br />

m. 21.10.1976<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

sono sempre ricordati con<br />

affetto dai figli Livio e Anita<br />

insieme ai nipoti, pronipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Giovanni<br />

Vascotto<br />

n. 22.3.1913<br />

m. 9.2.2008<br />

A tre anni dalla scomparsa un<br />

caro ricordo dalla nipote Bruna<br />

insieme ai familiari.


34 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Luigi<br />

Ulcigrai<br />

n. 6.4.1903<br />

m. 28.8.1973<br />

Anna<br />

Marchesan<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 31.1.1908<br />

m. 2.3.1996<br />

Li ricordano sempre con affetto<br />

le figlie Bruna e Gianna,<br />

i generi Gino e Alfredo e i<br />

nipoti tutti.<br />

Libera<br />

Valenti<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 22.12.1908<br />

m. 18.2.1996<br />

Elvino Ulcigrai<br />

n. 5.2.1911 m. 24.4.1982<br />

Vinicio<br />

Ulcigrai<br />

n. 24.8.1943<br />

m. 27.4.1989<br />

Li ricorda caramente il figlio<br />

e fratello Alfredo, la figlia e<br />

sorella Etta e la nuora e cognata<br />

Gianna.<br />

Rodolfo<br />

Sau<br />

n. 19.7.1908<br />

m. 13.3.1988<br />

Apollonia<br />

Zarotti<br />

ved. Sau<br />

n. 20.10.1912<br />

m. 4.7.2003<br />

Sono sempre ricordati con immenso<br />

amore dai figli Marisa,<br />

Mirella, Liliana, Lino, Nadia<br />

e Bruno, dai generi, nuore, nipoti,<br />

pronipoti e parenti tutti.<br />

Giustina<br />

Troian<br />

ved. Bettoso<br />

(mandolina)<br />

n. 14.9.1919<br />

m. 10.5.2008<br />

Ermenegildo<br />

Bettoso<br />

n. 25.5.1907<br />

m. 17.1.1991<br />

Nel terzo anniversario della<br />

scomparsa della mamma, un<br />

affettuoso ricordo dei cari genitori<br />

dai figli Stelio e Rodolfo<br />

unitamente alle nuore Maria<br />

Rosa e Rossana e ai nipoti Adriana,<br />

Nicola, Sabrina e Sandro.<br />

Giovanni<br />

(Bruno)<br />

Fragiacomo<br />

n. 6.9.1915<br />

m. 10.5.1974<br />

Lo ricorda sempre la moglie<br />

Ada con i figli Lucio e Severino<br />

e le loro famiglie.<br />

Almerigo<br />

Fragiacomo<br />

m. 4.1.1975<br />

Caterina<br />

Fragiacomo<br />

m. 30.12.1980<br />

Severino<br />

Fragiacomo<br />

m. 9.9.1944<br />

Li ricordano con tanto affetto<br />

la cognata e zia Ada.<br />

Italo<br />

Bressan<br />

n. 5.6.1910<br />

m. 27.2.1995<br />

Ada<br />

Zaro<br />

ved. Bressan<br />

n. 21.1.1921<br />

m. 2.4.2004<br />

Luciano<br />

Bressan<br />

n. 17.11.1906<br />

m. 31.10.1979<br />

Albina<br />

Degrassi<br />

ved. Bressan<br />

n. 21.10.1907<br />

m. 9.1.1991<br />

Aurelio<br />

Bressan<br />

n. 15.1.1915<br />

m. 14.5.1995<br />

Luigi<br />

Bressan<br />

n. 1908<br />

m. 1964<br />

Da Gianni e Gabriella Bressan<br />

con i familiari un affettuoso<br />

ricordo dei familiari scomparsi,<br />

che ora riposano in pace nel<br />

cimitero di <strong>Isola</strong>.<br />

Cesira<br />

Colomban<br />

ved.Michelich<br />

n. 19.5.1913<br />

m. 11.6.1993<br />

È ricordata con tanto amore<br />

dai figli Oscar e Liliana con le<br />

rispettive famiglie, dai nipoti e<br />

parenti tutti.<br />

Giovanni<br />

Parma<br />

n. 30.6.1895<br />

m. 21.12.1960<br />

Lucia<br />

Colomban<br />

in Parma<br />

n. 20.3.1887<br />

m. 24.4.1951<br />

Lucia<br />

Parma<br />

in Parma<br />

n. 6.9.1908<br />

m. 10.10.1975<br />

Anita<br />

Parma<br />

ved. Gagliardi<br />

n. 23.1.1923<br />

m. 27.4.2000<br />

a San Paolo<br />

del Brasile<br />

Albino<br />

Parma<br />

n. 8.10.1930<br />

m. 11.10.1990<br />

Marina<br />

Parma<br />

ved. Petronio<br />

in Burgess<br />

n. 16.3.1927<br />

m. 6.3.2008<br />

in California<br />

Dall'Australia sono sempre<br />

ricordati con immutato affetto<br />

dalla figlia e sorella Ernesta<br />

Parma con il marito Mario<br />

Schiavon e la figlia Daniela.<br />

Nino<br />

Giorgesi<br />

n. 11.11.1927<br />

m. 16.4.1998<br />

Lo ricordano sempre con amore<br />

la moglie Dina, le figlie Raffaella<br />

e Cristina, i nipoti Giulia e<br />

Andrea ed il fratello Libero.


15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />

35<br />

Salvatore<br />

Zugna<br />

n. 11.4.1903<br />

m. 28.2.1970<br />

Maria<br />

Vascotto<br />

ved. Zugna<br />

n. 9.6.1907<br />

m. 9.4.1999<br />

Leda<br />

Zugna<br />

n. 7.11.1927<br />

m. 30.10.1947<br />

Vinicio<br />

Zugna<br />

n. 4.1.1935<br />

m. 19.8.1976<br />

Bruno<br />

Zugna<br />

n. 30.9.1929<br />

m. 21.6.2000<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto dai figli, familiari<br />

e parenti tutti.<br />

Mariano<br />

Felluga<br />

n. 21.12.1921<br />

m. 30.12.1994<br />

Lo ricordano con tanto affetto<br />

la moglie Ucci (Lea) Zugna, i<br />

figli Paolo e Bruno e i familiari<br />

tutti.<br />

Violetta<br />

Felluga<br />

n. 20.2.1920<br />

m. 24.8.2003<br />

La ricorda con tanto affetto<br />

la cognata Ucci (Lea) Zugna<br />

insieme ai nipoti Paolo e Bruno<br />

e ai parenti tutti.<br />

Duilio<br />

Marchesan<br />

n. 15.3.1922<br />

m. 30.8.2008<br />

a Monfalcone<br />

Costante<br />

(Vinicio)<br />

Marchesan<br />

n. 2.1.1926<br />

m. 2.6.1944<br />

Angela<br />

Michelin<br />

Marchesan<br />

n. 20.6.1892<br />

m. 18.4.1961<br />

Giusto<br />

Vascotto<br />

n. 10.10.1893<br />

m. 20.6.1954<br />

Lucinda<br />

Menis<br />

Vascotto<br />

n. 22.7.1903<br />

m. 2.7.1986<br />

Sempre vivi nei nostri ricordi,<br />

li ricordiamo con amore.<br />

I familiari<br />

Dario<br />

Benvenuti<br />

n. 6.10.1920<br />

m. 24.6.1983<br />

Con l'affetto di sempre lo ricordano<br />

la moglie Maria, il figlio<br />

Nico con Anna e la nipote<br />

Roberta.<br />

Un affettuoso ricordo anche ai<br />

nostri cari<br />

Primano e Amelia Benvenuti<br />

Giuseppe e Lidia Zaro<br />

Malvino e Dorina Stolfa<br />

Giuseppe<br />

Mitteregger<br />

n. 26.5.1912<br />

a Pola<br />

m. 26.6.1971<br />

in Australia<br />

Nel 40° anniversari della scomparsa<br />

è sempre ricordato con<br />

amore e affetto dalla moglie<br />

Luigia Zaro e da tutti i suoi<br />

cari.<br />

DALL’ESTERO<br />

Un sentito<br />

grazie a...<br />

PRO ISOLA NOSTRA<br />

DALL’ITALIA<br />

• Ermanno Ramani (Staranzano/GO)<br />

30 augurando che<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> prosegua a lungo<br />

nel tempo<br />

• Mario Vascotto (Cogoleto/<br />

GE) 20<br />

• La figlia Cristina (Monfalcone)<br />

30 in ricordo del papà<br />

Duilio Marchesan (ciaci)<br />

• Luciano e Margot Varin (Canada) € 50 ringraziando per la<br />

ricezione della bella rivista “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”<br />

• Gianna Fradel Derossi (Australia) $ 50 in ricordo dei<br />

familiari defunti<br />

• Pina Giani (Australia) $ 50 ricordando il marito Luciano<br />

Konobely<br />

• Pina Giani $ 50 in ricordo di tutti i familiari defunti<br />

• Lauro Delise (Svezia) € 30<br />

• Gianluca Carlin (Germania) € 30 in memoria dei nonni<br />

Carlin<br />

• Nives Zaro (Australia) $ 50 in ricordo del caro marito Albino<br />

Degrassi e di tutti i defunti delle famiglie Zaro e Degrassi<br />

• Romilda Costanzo (Australia) $ 40 ricordando con tanto<br />

amore il suo Marino e il caro marito Libero<br />

• Romilda Costanzo $ 60 ricordando caramente i genitori Romano<br />

Degrassi e Maria Sau, le sorelle Silvana e Jole, i cognati<br />

Bruno Davanzo e Romualdo Beltrame e i suoceri Giuseppe e<br />

Maria Bacci<br />

• Romilda Costanzo $ 60 con un caro ricordo dei nipoti Jennifer<br />

Beltrame e Walter Costanzo e dei cugini Edvige e Wilma,<br />

Vittorio Degrassi, Egidio Radoicovich e Romano Degrassi<br />

• Mino Favretto (Australia) $ 20<br />

• Silvana Chicco Dorigatti con i figli Gianfranco e Ariella<br />

(USA) € 40 in ricordo del marito e papà Giacomo e di tutti i<br />

cari defunti<br />

• Nino Palci (USA) $ 100 in memoria dei genitori Giuseppe<br />

Palci e Giuseppina Degrassi<br />

• Nino Palci $ 100 in ricordo della sorella Rosalia Degrassi,<br />

del fratello Nino Palci e dei cognati Giuseppe Degrassi e Nino<br />

Drioli<br />

• Nino Palci $ 100 ricordando Nidia Zergol, Dino Dudine,<br />

Livio Colomban, Rino Prelaz, Marino Dagri, Ucci Bernardi<br />

e Ucci Marchesan<br />

• Sergio Costanzo (Australia) € 60 ricordando i genitori<br />

Emilio ed Anna<br />

• Armida Belli (Canada) € 100 in ricordo del marito Nerio e<br />

dei genitori Giuseppina e Giusto<br />

• Gino Dandri e Bruna Ulcigrai (Canada) $ 200 ricordando<br />

i rispettivi genitori Pietro e Gemma Dandri e Luigi e Anna<br />

Ulcigrai<br />

• Luigia Zaro (Australia) $ 50 in ricordo del marito Giuseppe<br />

Mitteregger


36 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

• Maria Bettoso con i figli<br />

(Ronchi/GO) 30 in ricordo del<br />

marito e papà Teodoro<br />

• I familiari (Monfalcone) 50<br />

in ricordo di Lidia e Gabriele<br />

Delise<br />

• Gianna Delise (Monfalcone)<br />

50 in ricordo dei nonni Giovanni,<br />

Gisella, Antonio e Paola<br />

• Licia Corselli Grillo (San<br />

Daniele del Friuli) 60<br />

• Giuseppe Arrabito (Udine)<br />

40<br />

• Bruna Terenzi (Roma) 50<br />

• Fernanda Goina (Grado) 50<br />

• Bruno Chicco (Busto Arsizio)<br />

25 in ricordo dei genitori<br />

Anna e Giovanni, dei fratelli<br />

Neverina, Giacinto, Marta e di<br />

EderinoVascotto<br />

• Maria Benvenuti Carpi con<br />

il figlio Nico (Genova) 25<br />

ricordando con l’affetto di sempre<br />

il marito e papà Dario<br />

• Fam. Benvenuti (Genova) 25<br />

ricordando con affetto i suoceri<br />

e nonni Primano e Amelia<br />

• Fam. Benvenuti 25 in ricordo<br />

dei cugini Giuseppe e Lidia<br />

Zaro<br />

• Fam. Benvenuti 25 ricordando<br />

i cognati e zii Malvino e<br />

Dorina Stolfa<br />

• Arianna Tomasella Marcuzzi<br />

(Milano) 50 in ricordo della<br />

mamma Roma, della nonna<br />

Francesca Delise e degli zii<br />

Giusto e Celestina Totis<br />

• Nicolò Mario Bressan (San<br />

Giorgio di Nogaro /UD) 20 in<br />

memoria dei genitori Nicolò e<br />

Giuditta Stocovaz<br />

• Flavia Delise (Monfalcone)<br />

20 in ricordo dei genitori Nerina<br />

e Romildo Delise<br />

• Carmela Chicco (Monfalcone)<br />

con i figli Maria e Roberto<br />

e familiari tutti (Monfalcone)<br />

30 in ricordo del marito e papà<br />

Mario Drioli<br />

• Carmela Chicco (Monfalcone)<br />

20 in ricordo di tutti i<br />

familiari defunti<br />

• Mariuccia Pinton (Padova)<br />

50 in ricordo della cara amica<br />

Tullia Toti<br />

• Maria Ralza Valenti (Cividino/BG)<br />

30<br />

• N/N (Monfalcone) 20<br />

• Franca Stolfa Turco (Nicosia/EN)<br />

50 in memoria dei<br />

genitori Adriano Stolfa e Odilla<br />

Vascotto e di tutti i defunti delle<br />

famiglie Stolfa e Vascotto<br />

• Fabio Ricasoli (Genzano di<br />

Roma) 50 in ricordo della moglie<br />

Maria Gabriella Liberati<br />

• Gianna e Laura Perentin<br />

con i familiari (Monfalcone)<br />

100 in ricordo dei genitori Romildo<br />

e Anna Dagri<br />

DA TRIESTE<br />

• Il gruppo degli ex-sessantenni<br />

in occasione del loro<br />

incontro annuale € 135<br />

• Antonietta Dandri Goina<br />

con i familiari 25 in occasione<br />

dei 90 anni della cugina suor<br />

Serafina Degrassi<br />

• Licia Parma Bologna 25<br />

per festeggiare la laurea della<br />

nipote Federica Semenic<br />

• Licia Parma Bologna 25<br />

ricordando i defunti delle famiglie<br />

Parma e Bologna<br />

• Dino Degrassi 20 per ricordare<br />

Salvatore Perentin, grande<br />

patriota e italiano<br />

• Duilio Deste (Muggia) 25<br />

• Livio Dudine e Ester Zanon<br />

(Opicina) 100 in ricordo dei<br />

familiari defunti<br />

• Luciana Delise 50<br />

• Maria Giovanna Degrassi<br />

(Vill.Pescatore) 20 in memoria<br />

dei genitori Giovanni e Irma<br />

• Silvano Carboni (Muggia)<br />

50 in memoria dei familiari<br />

defunti<br />

• Sergio Vascotto Stentarelli<br />

50 in ricordo del papà Bruno<br />

Vascotto<br />

• Sergio Vascotto Stentarelli<br />

50 in ricordo di Maria Stolfa e<br />

Marino Viezzoli<br />

• Italo Delise 30<br />

• Neri Marchesan (Vill. del<br />

Pescatore) 60 in memoria di<br />

tutti i familiari defunti<br />

• Armando Delise (Opicina)<br />

50<br />

• Nerina Chicco Derossi 30 in<br />

ricordo del marito Mario<br />

• Nadia Derossi 20 in ricordo<br />

dei cari defunti<br />

• I fratelli 50 ricordando la<br />

cara sorella Vilma Del Gos ved.<br />

Benvenuto<br />

• Mario e Licia Del Gos 50 in<br />

ricordo del fratello e cognato<br />

Pino Del Gos<br />

• Gino e Gigliola Dandri 25<br />

in memoria dell’amico Pino<br />

Del Gos<br />

• I cugini 30 nel ricordo di<br />

Bruno Perentin<br />

• Le nipoti Graziella, Neva e<br />

Loredana 50 ricordando la cara<br />

zia Anna Martini ved. Cerin<br />

• Bruno e Gianna Fragiacomo<br />

20<br />

• Gianna e Alfredo Bussani 30<br />

in ricordo dei cari defunti<br />

• Alberto Giani 30<br />

• Adriano Chicco 20 ricordando<br />

i genitori Giovanni e<br />

Romilda Degrassi<br />

• Mario Costanzo 30 in ricordo<br />

dei genitori Giuseppe e<br />

Antonia<br />

• Bruna Giani 30 in ricordo del<br />

caro marito Dino Palci<br />

• Bruna Giani 20 ricordando<br />

i genitori Maria e Giovanni, i<br />

fratelli Bianca, Duilio, Albino<br />

ed Evelino e la suocera Giuseppina<br />

Degrassi<br />

• Nella Palcich 50 in ricordo<br />

del marito Nino Drioli e dei<br />

fratelli Dino e Rosalia<br />

• Olivo Knez (<strong>Isola</strong>) 80 in<br />

ricordo del nipote Mario Knez<br />

e del caro amico Francesco<br />

Vascotto (saco)<br />

• Marisa Sau Giassi con i<br />

familiari 40 in memoria dei<br />

genitori Apollonia Zarotti e<br />

Rodolfo Sau<br />

• Giorgio Giassi con la nuora<br />

Marisa e i familiari 20 in ricordo<br />

di Jolanda e Giorgio Giassi<br />

• Francesco Beltrame 40 in<br />

memoria di tutti i cari defunti<br />

• Guido Bressan 50<br />

• Nerina Bressan 50 in ricordo<br />

del marito Oliviero Deste e di<br />

tutti i familiari defunti<br />

• Rodolfo Bettoso 50 in ricordo<br />

dei genitori Ermenegildo e<br />

Giustina Troian<br />

• Valerio e Bruno Menis 30 in<br />

memoria dei genitori Salvatore<br />

e Maria Zaro<br />

• Nevio Vascotto 50<br />

• Oscar Michelich 30 ricordando<br />

la mamma Cesira Colomban<br />

• Lucia Degrassi 50 in ricordo<br />

del marito Olivo e di tutti i cari<br />

defunti<br />

• Fabio Millovich 30 in ricordo<br />

dei genitori Irma e Marcello e<br />

dello zio Mario<br />

• Bruna Vascotto Vittori 60<br />

in ricordo dei genitori Sebastiano<br />

e Antonia e di tutti i cari<br />

defunti<br />

• Francesco Vascotto 80 in<br />

ricordo della moglie Maria e<br />

della sorella Ilde<br />

• Marisa Colomban 50 in<br />

ricordo del papà Aurelio e di<br />

tutti i familiari defunti<br />

• Libero Giorgesi 20 ricordando<br />

il fratello Nino<br />

• Luigi Poletti 50<br />

• Gianni e Gabriella Bressan<br />

100 in ricordo di tutti i familiari<br />

defunti<br />

• Lucio Chiaselotti 40 ricordando<br />

con amore la mamma<br />

Palmira Degrassi e la sorella<br />

Loredana<br />

• Lina e Mario Felluga 30 ricordando<br />

con affetto i familiari<br />

defunti<br />

• Lina e Mario Felluga 20<br />

ricordando i cari amici Raffaele<br />

Vascotto, Duilio Lorenzutti, Albino<br />

e Rina Zanon, Nino Goina<br />

e Lucio Troian<br />

• Steffi Pellizzaro 50 in ricordo<br />

del cognato Natale Pellizzaro<br />

• Pini e Isabella Dudine e la<br />

figlia Giuliana 50 in memoria<br />

di tutti i cari defunti<br />

• Pini Dudine 10 in ricordo di<br />

don Mario Cociancich<br />

• Ada Fragiacomo con i figli<br />

Lucio e Severino 50 in memoria<br />

di tutti i cari defunti<br />

• Nino con Mirella 50 in ricordo<br />

di Pierina Krampf ved.<br />

Bozic<br />

• Maria Stradi (Muggia) 50 in<br />

ricordo dei familiari defunti<br />

• Leda Pesaro 25 in ricordo<br />

del marito Bruno Beltrame e<br />

dei genitori<br />

• I genitori Pia ed Emilio, la<br />

sorella Donatella e il nipote<br />

Alex 30 ricordando il caro Fabio<br />

Felluga nel 15° anniversario<br />

della scomparsa<br />

• Emilio, Pia e Donatella 20<br />

ricordando sempre con affetto i<br />

genitori, suoceri e nonni Elena<br />

e Luigi Felluga<br />

• Pia, Emilio e Donatella 20<br />

ricordando sempre con affetto<br />

i genitori, suoceri e nonni Antonio<br />

e Giorgina Degrassi<br />

• Pia, Emilio e Donatella 10<br />

ricordando il caro cugino Giordano<br />

Zucca<br />

• Pia, Emilio e Donatella 10<br />

in ricordo della cara Elisabetta<br />

Colomban<br />

• Pia, Emilio e Donatella 10<br />

in ricordo della cara Mariuccia<br />

Carboni<br />

• Mariucci Vascotto 50 in ricordo<br />

del marito Nino Civran<br />

• Bruno e Livia Vascotto 20<br />

in ricordo dell’amico Nino<br />

Civran<br />

• Bruno e Samuela Fragiacomo<br />

50 in memoria dei rispettivi<br />

genitori, fratelli e sorelle<br />

• Fabio Dellore 30 in ricordo<br />

ella mamma Adelma Bologna<br />

• Valnea Degrassi 50 in ricordo<br />

dei genitori Carmela e Carlo e<br />

del fratello Carlo<br />

• Rosita e Luigi Vascotto 30<br />

• Roberto e Gianfranco Degrassi<br />

(fritola) 25 in memoria<br />

dei genitori Rita e Mario<br />

• Edina Pugliese con i figli<br />

40 in ricordo del marito e<br />

papà Silvano e della piccola<br />

MaryAnne<br />

• Edina e Marisa Deste 40 in<br />

ricordo dei genitori Mario e Maria,<br />

dello zio Bortolo, della zia<br />

Antonia e del cugino Ottavio<br />

• N.T. € 20<br />

• Umberto Vascotto 50<br />

• I familiari 30 in ricordo del<br />

caro Edy Walter Pugliese (caregheta)<br />

nel 15° anniversario<br />

della scomparsa


• Nerina Cociancich Delise<br />

con la figlia Annamaria e i<br />

familiari 100 in ricordo del marito<br />

e papà Adalgerio Delise<br />

• Licia Milloch 25 in ricordo<br />

del marito Lucio Troian<br />

• Livia con i figli Gabriella,<br />

Antonella e Paolo e i nipoti<br />

25 ricordando il marito, papà e<br />

nonno Remigio Bologna<br />

• Egidia Russignan con il<br />

figlio Ennio e i familiari 60<br />

in ricordo del marito e papà<br />

Armando Drioli<br />

• Egidia Russignan con il<br />

figlio Ennio e i familiari 30 in<br />

ricordo della cognata Pina<br />

• Egidia Russignan con il<br />

figlio Ennio e i familiari 30 in<br />

ricordo della zia Nina Drioli<br />

• Siro Benvenuti 30 in memoria<br />

dei genitori Virgilio e<br />

Maria<br />

• Etta Chicco con le figlie 20 in<br />

ricordo del marito e papà Anteo<br />

Bologna<br />

• Dilva e Daniela Degrassi 50<br />

in ricordo dei genitori Pietro<br />

Degrassi e Gisella Tognon e<br />

dei cugini Lida Zaro, Vinicio<br />

Degrassi e Onorino Tognon<br />

• Gianna Vattovani 30 in<br />

ricordo del marito Giovanni<br />

(Nini) Remor<br />

• Ferruccio Delise 30 in ricordo<br />

dei genitori Giovanni e Maria<br />

Minca e di tutti i cari defunti<br />

• Adriana Vascotto con i figli<br />

Marco e Luca 50 in ricordo del<br />

marito e papà Nino Vascotto<br />

(morèr)<br />

• Lida Goina Perentin 30 ricordando<br />

tutti i cari defunti<br />

• C.B. - € 50<br />

• Lea (Ucci) Zugna con i figli<br />

50 in ricordo del marito e papà<br />

Mariano Felluga e della cognata<br />

Violetta<br />

• Salvatore Zugna e famiglia<br />

50 in ricordo dei genitori Salvatore<br />

e Maria, della sorella Leda<br />

e dei fratelli Bruno e Vinicio<br />

• Livia Pugliese 30 in ricordo<br />

del marito Attilio<br />

• Maria Dellore Ulcigrai 50 in<br />

memoria di tutti i cari defunti<br />

• Anita Vascotto Ramani 100<br />

in ricordo del marito Pino<br />

• Anita Vascotto Ramani 100<br />

in ricordo dei genitori Giovanna<br />

e Giovanni e del fratello<br />

Iginio<br />

Il nostro grazie a tutti<br />

gli isolani che con la<br />

loro generosità permettono<br />

l’uscita costante<br />

del nostro giornale e<br />

la continuazione delle<br />

nostre iniziative per ricordare<br />

la storia del nostro<br />

paese e mantenerne<br />

vive le tradizioni a tanti<br />

anni dall’Esodo. Ancora<br />

grazie.<br />

Lo sport isolano merita una storia, sicuramente mai scritta,<br />

che vada al di là delle parole, abbracciando lo spirito della<br />

sua gente e il senso umano degli avvenimenti sportivi. E’<br />

proprio questo lo spirito che ha spinto l’amico Walter Pohlen<br />

a creare il DVD<br />

ISOLA D’ISTRIA, TERRA GIA’ ITALIANA,<br />

TERRA DI CAMPIONI<br />

un’opera dedicata a tutti gli sportivi, famosi e meno famosi,<br />

che hanno tenuto alto il nome di <strong>Isola</strong> sui campi di gara di<br />

tutto il mondo.<br />

Il DVD è disponibile in sede, insieme agli altri già realizzati<br />

da Walter Pohlen in questi anni: “L’<strong>Isola</strong> chiamata ricordo”,<br />

“<strong>Isola</strong>, estate 1952” e “Cartoline da <strong>Isola</strong>”.<br />

Rivivranno per un giorno le vecchie squadre<br />

di Pola, Fiume e Zara<br />

Sarà una sfida dal sapore antico quella che a settembre porterà a Roma giocatori da tre<br />

continenti per un triangolare di calcio che si preannuncia un evento storico oltre che sportivo.<br />

I giovani discendenti degli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia indosseranno le magliette di un<br />

tempo e ricostituiranno per un giorno le squadre di calcio del “Grion” di Pola, della “Fiumana”<br />

e della “Dalmazia” di Zara, che tanto hanno dato allo sport italiano dagli inizi del ‘900 fino<br />

alla fine della seconda guerra mondiale, quando la cessione di quei territori alla Jugoslavia ha<br />

segnato la loro dolorosa fine.<br />

L’idea di riportare in campo quelle gloriose società sportive è nata tra i giovani dell’Associazione<br />

Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ed è uno degli aspetti della riscoperta di un periodo<br />

storico che fu vissuto in<br />

maniera appassionata anche<br />

dal mondo sportivo, pur con<br />

il tragico epilogo delle Foibe<br />

e dell’esodo di massa.<br />

Decine furono i giocatori<br />

istriani e dalmati che militarono<br />

in serie A, e tra loro gli<br />

azzurri Aredio Gimona, Ispiro,<br />

Loik, Mihalich, Varglien,<br />

Vojak, o RodolfoVolk, rimasto<br />

nella storia per aver segnato<br />

l’unico gol nel primo derby in<br />

assoluto tra Roma e Lazio.<br />

Come Luca Dibenedetto<br />

aveva illustrato anni fa nel<br />

suo splendido volume “La<br />

favola dell’Ampelea”, anche<br />

<strong>Isola</strong> aveva dato il suo contributo<br />

a questa epopea, con una<br />

ventina di calciatori che dopo<br />

aver militato nella squadra<br />

del nostro paese erano poi<br />

approdati alla serie A: oltre<br />

a Gimona ed Ispiro anche<br />

Eliani, Grezar, Sacchetti,<br />

Sardellli…<br />

Eventuali informazioni sul<br />

sito www.angvd.it/triangolare<br />

dell’Associazione Nazionale<br />

Venezia Giulia e Dalmazia.<br />

Naz.<br />

IT<br />

ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />

VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />

TELEFONO 040-638236<br />

Check<br />

86<br />

Conto Corrente Postale n. 11256344<br />

Coordinate bancarie (IBAN):<br />

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CAB<br />

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ORARIO UFFICIO:<br />

martedì-giovedì ore 10 - 12<br />

venerdi 16 - 18<br />

N° Conto<br />

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E-mail: trieste@isolanostra.it


La Società Nautica “Argus” di Santa Margherita Ligure ha inserito questa foto sul sito Facebook di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> (siamo<br />

quasi a 200 iscritti). E’ bello come, dopo tantissimi anni, attraverso questi strumenti elettronici si riescano ad annodare<br />

i fili della storia.<br />

Nella foto (che ritrae gli atleti di interesse nazionale alle gare pre-olimpiche di Pallanza del 1936, prima delle Olimpiadi<br />

di Berlino) sono riconoscibili anche gli atleti della Pullino: da sinistra Renato Petronio (2°), Valerio Perentin (6°),<br />

Giliante Deste (8°), Nicolò Vittori (9°) e Umberto Vittori (14°).<br />

Chi avesse notizie anche degli altri atleti può segnalarlo al nostro giornale.

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