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ISOLA<br />
I titoli<br />
NOSTRA<br />
«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />
la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />
Pasquale Besenghi<br />
PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />
DEGLI ISOLANI<br />
ANNO XLVI<br />
N. 385<br />
TRIESTE, 15 giugno 2011<br />
Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />
Taxe perçue - Tassa pagata<br />
Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />
del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />
ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it<br />
10 febbraio 2011: il Giorno del Ricordo<br />
Siamo ancora cittadini italiani?<br />
Esule in Patria, emigrante in Canada<br />
Luigi Drioli, un esempio di coerenza<br />
Tra i figli dell'esodo c'è anche Sergio Marchionne<br />
Sfogliando “La Voce di Arrigo’’ di 70 anni fa
Domenica 17 luglio 2011<br />
Santuario di Monte Grisa<br />
MADONNA DEL CARMINE<br />
Ritrovo alle ore 17.00 presso la rotonda sottostante<br />
il Santuario, da dove partirà la processione con la<br />
statua della Vergine. Seguirà, intorno alle 17.30 la<br />
Santa Messa.<br />
Domenica 7 agosto 2011<br />
Chiesa di San Giacomo<br />
FESTA DI SAN DONATO<br />
Alle ore 12.00, nella chiesa di San Giacomo, Santa<br />
Messa solenne in onore del compatrono di <strong>Isola</strong> San<br />
Donato.<br />
Giovedì 8 settembre 2011<br />
<strong>Isola</strong> d’Istria<br />
MADONNA DI LORETO<br />
Alle ore 15.30, nella chiesetta campestre di Loreto<br />
presso <strong>Isola</strong>, celebrazione della Santa Messa nella<br />
ricorrenza della Natività di Maria.<br />
CHIUSURA DI AGOSTO<br />
Augurando una serena estate a tutti i nostri lettori,<br />
ricordiamo che la sede di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> rimarrà chiusa<br />
per tutto il mese di agosto.<br />
La riapertura è prevista per il giorno<br />
Giovedì 1° settembre 2011<br />
AVVISO AI LETTORI<br />
L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è previsto<br />
per la metà del mese di settembre 2010. Vista<br />
la chiusura della sede nel mese di agosto, è necessario<br />
che tutto il materiale destinato alla pubblicazione<br />
pervenga in sede entro il giorno<br />
29 luglio 2011<br />
I disservizi postali,<br />
un male senza rimedio<br />
Malgrado nel 2010 le tariffe per le stampe in abbonamento<br />
siano quasi triplicate, i disservizi postali e i ritardi<br />
continuano, anzi sono purtroppo in costante peggioramento.<br />
Basti pensare alla spedizione del numero di marzo 2011 di<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>: i pacchi, regolarmente predisposti per CAP<br />
sono stati consegnati al Centro di Raccolta di Trieste il 13<br />
marzo (l’uscita, come previsto in copertina, è il 15 marzo).<br />
Il risultato è che decine di copie non sono mai pervenute ai<br />
destinatari (con successivo inoltro di altra copia per posta<br />
ordinaria, con ulteriore aggravio di spesa) mentre tante altre<br />
sono state consegnate anche dopo un mese… Come riportato<br />
anche dalla stampa cittadina, anche altre associazioni no-profit<br />
hanno purtroppo subito lo stesso trattamento.<br />
Anche se questi ritardi non sono a noi addebitabili, vogliamo<br />
lo stesso scusarci con i nostri affezionati lettori, invitandoli<br />
a segnalarci i mancati arrivi (magari attendendo un paio di<br />
settimane, visti i tempi di consegna) per poter inviare una<br />
copia in sostituzione. L’uscita di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” è prevista per<br />
la metà dei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre.<br />
Ricordiamo che <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> viene comunque inviata a<br />
tutti e che i nominativi vengono depennati dal nostro elenco<br />
abbonati solo in caso di restituzione al mittente con la dicitura<br />
“trasferito – deceduto - sconosciuto”. Invitiamo quindi<br />
i nostri lettori a segnalare eventuali cambi di indirizzo o di<br />
nominativo.<br />
Infine una cortesia: chi non fosse interessato a ricevere<br />
la nostra rivista è pregato di darcene comunicazione (per<br />
lettera, telefono o via e-mail) in modo da sospenderne l’invio<br />
ed evitare così inutili spese. Grazie.<br />
La Redazione<br />
ALCUNI NUMERI DI<br />
ISOLA NOSTRA SU INTERNET<br />
I numeri di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> dal 357 (giugno 2004) al 368 (marzo<br />
2007) sono reperibili sul sito www.isolanostra.it – Ringraziamo<br />
l’amico Bruno Dagri e suo genero Paolo Gabriele<br />
Babbini per il prezioso lavoro svolto, ripromettendoci nel<br />
prossimo futuro di inserire anche gli altri numeri.<br />
S embra ieri che da queste pagine vi abbiamo fatto gli<br />
auguri per un sereno Natale, un felice anno nuovo, una<br />
buona Pasqua ed eccoci qua, tutta la Redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />
ad augurarvi di passare una splendida estate tra mare e<br />
montagna sempre con <strong>Isola</strong> nel cuore.<br />
Nelle serate in riva al mare o con l'ultimo sole che si<br />
spegne tra le cime dei monti, raccontate ai vostri nipoti, ai<br />
vostri amici di quella città che avete lasciato, che i vostri<br />
genitori, i vostri nonni hanno dovuto lasciare, di come era<br />
la vita tra quelle contrade animate e ricche di una umanità<br />
che ha portato i suoi ricordi, i suoi affetti lungo strade lontane;<br />
un addio che mai ha scalfito l'affetto per quelle pietre<br />
antiche tra cui è iniziata la nostra storia. Tutto è cambiato,<br />
tutto si muove più velocemente, tutti corrono verso il futuro...<br />
noi abbiamo la fortuna di poter rivivere il nostro passato<br />
dalle pagine di questo giornale, del vostro giornale....<br />
Buone vacanze a tutti... con un arrivederci a settembre...<br />
La Redazione
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
1<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Periodico trimestrale della<br />
Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />
d’Istria fondato da<br />
Don Attilio Delise nel 1965<br />
Direttore responsabile<br />
Franco Stener<br />
Assistenti di redazione<br />
Anita Vascotto<br />
Attilio Delise<br />
Umberto Parma<br />
Hanno collaborato a questo numero:<br />
Nicoletta Brigadini<br />
Alfredo Bussani<br />
Ferruccio Delise<br />
Mario Depase<br />
Licinio Dudine<br />
Emilio Felluga<br />
Fenny<br />
Mario Lorenzutti<br />
Bruno Moscolin<br />
Giorgio Penzo<br />
Walter Pohlen<br />
Romano Silva<br />
Franca Stolfa<br />
Giuseppe Zaro<br />
Roberto Zonta<br />
Don Pietro Zovatto<br />
Alessandra Zuliani<br />
Gianni Zvitanovich<br />
Direzione, Redazione,<br />
Amministrazione<br />
Via XXX Ottobre, 4<br />
34122 TRIESTE<br />
Editrice: Associazione<br />
“ISOLA NOSTRA’’<br />
Autorizzazione del Trib. di<br />
Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />
Conto corrente postale<br />
n. 11256344<br />
Orario degli uffici:<br />
Martedì dalle 10 alle 12<br />
Giovedì dalle 10 alle 12<br />
Venerdì dalle 16 alle 18<br />
Telefono 040/63.82.36<br />
Grafica e stampa:<br />
F 451 S.c.ar.l.<br />
Tre mesi per pensare<br />
a Dio e alla Madonna<br />
Un grande evento<br />
ha aperto il mese<br />
di maggio: è stato<br />
beatificato Giovanni Paolo<br />
II, il primo giorno del<br />
mese delle rose. Un uomo,<br />
Karol Wojtjla, che iniziò<br />
la sua giovinezza facendo<br />
l’operaio in una cava di<br />
pietre. Fu operaio fra gli<br />
operai e nella vita operaio<br />
del Signore, come Benedetto<br />
XVI.<br />
Nell’ultimo periodo della<br />
sua esistenza al termine<br />
del pontificato, la malattia<br />
e un lavoro massacrante<br />
l’avevano ridotto ad una<br />
larva d’uomo, aveva perso<br />
la sua prestanza fisica, la<br />
capacità di muoversi e, infine,<br />
anche la parola. In Lui<br />
era rimasta solo l’immagine<br />
del Cristo sofferente.<br />
Questa icona aumentò la<br />
sua popolarità al punto di<br />
trasformare il funerale in<br />
un plebiscito di osanna:<br />
“Santo subito!”, con tre<br />
milioni di uomini venuti<br />
a venerarlo a San Pietro a<br />
Roma.<br />
Come il Sacro Cuore<br />
del mese di giugno che si<br />
offre in olocausto d’amore<br />
infinito per gli uomini:<br />
“Ecco quel cuore che tanto<br />
ha amato”. E’ l’immagine<br />
stessa a rendercelo presente:<br />
Cristo con il cuore in<br />
mano e un pensiero di bontà<br />
sulla mente per salvare<br />
i lontani, gli agnostici, gli<br />
atei, in una parola i peccatori<br />
moderni, che pensano<br />
di salvarsi da soli, con una<br />
auto-redenzione culturale<br />
e scientifica.<br />
Il mese di maggio, dedicato<br />
a Maria, ci ha delineato<br />
una Madonna che<br />
la scrittura presenta con<br />
poche parole. Il sì dell’Annunciazione<br />
per dirci di<br />
essere sempre disponibili<br />
alla volontà di Dio; l’incontro<br />
con la cugina Elisabetta,<br />
quando erompe il “Magni-<br />
ficat”, un inno entusiasta di<br />
Dio, che confonde i potenti<br />
ed esalta gli umili; l’intervento<br />
per le nozze di Cana:<br />
“Non hanno più vino” per<br />
salvare la festa di una giovane<br />
famiglia nel giorno<br />
più bello della vita.<br />
La Vergine è sempre<br />
pronta ad intercedere per<br />
ottenere grazie da Dio per<br />
noi; a pregare nella contemplazione<br />
per ammirare<br />
la “magnalia Dei”, le grandi<br />
opere di Dio a favore<br />
del suo popolo; a salvarci<br />
all’imbarazzo delle nostre<br />
colpe, se ricorriamo a Lei.<br />
Maria è sempre l’aiuto dei<br />
Cristiani, come la voleva<br />
don Bosco, che la festeggiava<br />
il 24 maggio di ogni<br />
anno e di ogni mese.<br />
Don Pietro Zovatto<br />
In assoluto<br />
In assoluto silenzio.<br />
Pregare è un entrare<br />
nel desiderio di Dio<br />
per cantare il magnificat<br />
nella misteriosa stanza.<br />
Tanto è lo spasimo del cuore<br />
di chi cerca, da credere di non<br />
essere cercato. Addormentandosi<br />
l’anima respira con la preghiera,<br />
anche il cuore prega.<br />
Pregare con il sole<br />
con la pioggia, in compagnia<br />
di un’altra presenza invisibile.<br />
Nella notte con le stelle<br />
veglia amando l’amore<br />
con quella parte dell’anima<br />
che non dorme mai.<br />
Vigile è la sentinella<br />
che sprofonda nelle tenebre.<br />
Pietro Zovatto
2 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
10 febbraio 2011: il Giorno del Ricordo<br />
Coloro che vedono la situazione<br />
della Slovenia<br />
e della Croazia di oggi,<br />
non possono comprendere i<br />
motivi del nostro esodo e nemmeno<br />
immaginare la situazione<br />
di allora. Per comprendere<br />
quanto avvenne in quei terribili<br />
anni bisogna averli vissuti<br />
e per dare un giudizio su quei<br />
fatti bisogna immedesimarsi in<br />
quell’atmosfera, in quanto ogni<br />
persona, o qualunque fatto,<br />
vanno giudicati nel loro ambiente<br />
psicologico e fisico. Chi<br />
non ha provato l’esilio non può<br />
sapere cos’è la tristezza di chi<br />
è costretto ad abbandonare il<br />
proprio paese: troncare di colpo<br />
le abitudini della vita, lasciare<br />
la casa dove si è nati e vissuti,<br />
lasciare il mare, le campagne<br />
ben coltivate, gli amici…<br />
La nostalgia della nostra<br />
piccola Patria perduta ora è<br />
meno forte, perché la nostra<br />
terra non è più quella di prima.<br />
<strong>Isola</strong> e tutte le altre cittadine e<br />
campagne sono completamente<br />
mutate. Noi sentiamo nostalgia<br />
per delle cose lasciate che immaginiamo<br />
attenderci vive e<br />
belle come quando le abbiamo<br />
dovute abbandonare. <strong>Isola</strong> e<br />
tutta l’Istria invece oggi sono<br />
radicalmente cambiate, diverse<br />
in tutto ciò che ci era più caro:<br />
le persone, le cose, la lingua, gli<br />
usi e costumi… tutto!<br />
Con la generazione degli<br />
istriani che si va lentamente ma<br />
inarrestabilmente estinguendo finisce<br />
l’Istria autentica. Il ricordo<br />
della propria terra di origine lo<br />
conserva la prima generazione,<br />
quella esodata, e cerca di trasmetterlo<br />
alla seconda, ma con<br />
risultati limitati. Ma la terza generazione,<br />
cioè i nipoti e “i figli<br />
dei figli”, ha assunto la lingua,<br />
il dialetto e il modo di pensare e<br />
di vivere della città dove è nata<br />
e vive. Se si aggiunge l’invecchiamento<br />
e il decesso di coloro<br />
che sono esodati, l’estinzione di<br />
questa popolazione con la sua<br />
storia e le sue tradizioni è una<br />
prospettiva che ha alte possibilità<br />
di concretizzarsi.<br />
D’altra parte l’assimilazione,<br />
prima forzata poi silenziosa,<br />
che ha ridotto notevolmente<br />
la presenza italiana nelle terre<br />
cedute, l’invecchiamento e il<br />
decremento demografico, minacciano<br />
della stessa sorte la<br />
comunità dei rimasti…<br />
Al fine di conservare e svi-<br />
Trieste - Monumento ai Martiri delle Foibe sul colle di San Giusto.<br />
luppare le tradizioni culturali<br />
e linguistiche e il patrimonio<br />
storico è necessaria una tutela<br />
seria e continuata delle comunità<br />
esistenti in questi territori<br />
In occasione del Giorno del<br />
Ricordo la delegazione di<br />
Vienna ha organizzato un<br />
incontro pubblico nella sede<br />
della “Dante Alighieri” alla<br />
presenza dell’Ambasciatore<br />
d’Italia Eugenio D’Auria. Il<br />
Presidente della “Dante” di<br />
Vienna, prof. Alfred Noe, ha<br />
dato la giusta definizione di<br />
“veglia” alla manifestazione,<br />
nel rispetto del senso più profondo<br />
di questa ricorrenza.<br />
Nel corso dell’incontro è stata<br />
proiettata documentazione fotografica<br />
sull’esodo e presentato<br />
il libro di Annamaria Muiesan<br />
Gaspari “Il mio tailleur rosso ai<br />
bottoni di bambù” dedicato agli<br />
eventi cui furono vittime tanti<br />
italiani negli anni tra il 1945 e<br />
il 1947 ad opera dei partigiani<br />
e un’azione sinergica tra esuli<br />
e rimasti che ricerchi la verità<br />
storica su quanto è successo nel<br />
dopoguerra in questi territori.<br />
I rimasti… Le ragioni, le<br />
motivazioni di coloro che decisero<br />
di rimanere non sono<br />
univoche; c’era un ventaglio di<br />
situazioni che non consente di<br />
generalizzare. In particolare le<br />
categorie dei rimasti erano: gli<br />
anziani, che non se la sentivano<br />
di affrontare i rischi dell’esodo<br />
e che preferivano morire nel<br />
luogo dove erano nati e dove<br />
riposavano i loro cari; coloro<br />
che dovevano assistere i propri<br />
genitori che per motivi di salute<br />
non potevano partire; persone<br />
di una certa età che avevano<br />
con duro lavoro e tanti sacrifici,<br />
messo insieme la casetta<br />
e un pezzo di terra e che non<br />
avevano il coraggio di staccarsi<br />
da essi, e si trattava in genere di<br />
persone che avevano dimostrato<br />
una passività e un disinteresse<br />
verso qualsiasi cambiamento<br />
politico. E infine coloro che avevano<br />
sposate le tesi jugoslave e<br />
collaborato fattivamente con gli<br />
occupatori titini.<br />
Ci sono ancora alcuni che<br />
considerano tutti i rimasti in<br />
Istria spregevoli traditori della<br />
causa italiana, scomunicati da<br />
evitarsi… Oggi questo atteggiamento<br />
è non poco riveduto<br />
e corretto, e la scomunica non è<br />
giudicata fatto ereditario…<br />
Mario Lorenzutti<br />
Il Giorno del Ricordo<br />
Giorgio Penzo, con lui Enrica Valentini, capo della delegazione dell’Unione<br />
degli Istriani a Vienna, che ha presentato una relazione storica sull’esodo.<br />
comunisti, italiani e titini.<br />
La veglia è poi proseguita<br />
con le commoventi parole di<br />
Giorgio Penzo, esule istriano
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
3<br />
Dall'omelia di mons. Crepaldi Vescovo di Trieste,<br />
alla Foiba di Basovizza<br />
Carissimi fratelli e sorelle,<br />
Celebriamo oggi la “Giornata<br />
del Ricordo” di eventi che<br />
hanno segnato drammaticamente,<br />
con il loro tragico carico<br />
di sofferenza e di ingiustizia,<br />
queste nostre terre. Siamo alla<br />
Foiba di Basovizza, che è stata<br />
designata ad essere, dalla volontà<br />
di pace di tante persone,<br />
il monumento al ricordo delle<br />
tragiche vicende che si sono<br />
consumate, con una sconcertante<br />
efferatezza, in questi<br />
luoghi. Siamo qui per ricordare<br />
e per pregare, consegnando<br />
alla misericordia del Signore<br />
i tanti che sono stati vittime<br />
dell’odio, i loro parenti che ancora<br />
portano stampigliate sulla<br />
pelle della loro anima i segni<br />
brucianti di ferite dolorose.<br />
Affidiamo a Dio anche coloro<br />
che furono i carnefici, affinché<br />
il Signore, che tutto considera<br />
con l’occhio dell’equità, della<br />
giustizia e della misericordia,<br />
trovi il modo per riparare una<br />
pagina disastrosa della storia<br />
degli uomini.<br />
a Vienna<br />
residente a Vienna e testimone<br />
vivente della sorte del padre<br />
Galliano, imprigionato il 9<br />
maggio 1945 a <strong>Isola</strong> e poi sparito<br />
per sempre. Le vogliamo<br />
riportare integralmente, ricordando<br />
anche che le tragiche<br />
vicende della sua famiglia erano<br />
da lui state descritte su <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong> alcuni anni fa.<br />
“Sono trascorsi oltre 65<br />
anni da quel infausto maggio e<br />
io non sono più quel quattordicenne<br />
che aspettava il ritorno<br />
a casa del padre. Di quel padre<br />
che non ritornò più.<br />
I “Giorni del Ricordo” continuano<br />
a susseguirsi per me 365<br />
volte all’anno, perché quelle<br />
amate ossa giacciono ancora lì,<br />
sempre ricoperte da carogne di<br />
animali e dai vari rifiuti gettati<br />
Nel brano del Vangelo che<br />
abbiamo ascoltato si parla di<br />
una donna che ai tempi di Gesù<br />
era considerata doppiamente<br />
impura: è siro-fenicia, cioè<br />
pagana, ed ha una figlia indemoniata.<br />
Eppure questa donna<br />
manifesta una fede straordinaria<br />
che la rende l’icona vivissima<br />
e attuale di una basilare e<br />
caratterizzante verità cristiana:<br />
ogni uomo e ogni donna sono<br />
fatti ad immagine e somiglianza<br />
di Dio e sono portatori di una<br />
dignità inalienabile che nessun<br />
nel baratri carsici. Sono ancora<br />
lì quelle ossa, abbandonate da<br />
tutti meno che da Dio.<br />
Ma a che servono queste<br />
pergamene, queste benemerenze<br />
cartacee, queste medaglie<br />
commemorative quando manca<br />
ancora una sepoltura degna a<br />
chi si è sacrificato inutilmente<br />
per difendere i nostri confini?<br />
Oggi, purtroppo, viviamo<br />
un’epoca di confusione, dove<br />
alte autorità dello Stato e della<br />
capitale fanno a gara per<br />
chiedere addizionali risorse a<br />
beneficio di una madre che ha<br />
perduto quattro bambini nel<br />
rogo della loro catapecchia,<br />
mentre il giorno seguente la<br />
stessa madre viene accusata di<br />
aver abbandonati soli e indifesi<br />
quei minori innocenti…<br />
appartenenza etnico-razziale<br />
deve mortificare.<br />
A Roma però dicono che non<br />
ci sono più risorse per riportare<br />
in Patria ossa ancora giacenti in<br />
quella terra che ora non è più<br />
italiana, nelle profondità delle<br />
foibe, nelle numerose fosse<br />
comuni o nelle buche scavate in<br />
fretta presso i campi di sterminio<br />
jugoslavi. I due stati che le ospitano<br />
non intendono certamente<br />
riportare alla luce tutta quella<br />
passata vergogna e l’odierna<br />
Italia non possiede più la volontà<br />
e la diplomazia necessarie per<br />
dare degna sepoltura a quei resti,<br />
come è stato fatto per le centinaia<br />
di metri cubi di poltiglia umana<br />
trovati a Basovizza.<br />
Rimane però la consapevolezza<br />
che sono morti da italiani<br />
e che desiderano rimanere italiani<br />
anche dopo la morte”.<br />
La parola di Dio, con il suo<br />
messaggio illuminante, ci offre<br />
le chiavi interpretative più adeguate<br />
per comprendere a fondo<br />
anche questo luogo e questo<br />
monumento al ricordo, richiamandoci<br />
ad una essenziale<br />
verità, necessaria se vogliamo<br />
che le tragiche avventure che<br />
qui si sono consumate non si ripetano<br />
mai più. Tutto, cioè ogni<br />
sistema sociale, culturale, economico<br />
e politico, le relazioni<br />
personali, quelle nazionali e<br />
internazionali, gli organismi<br />
civili e le istituzioni politiche,<br />
tutto e tutti devono avere come<br />
base del loro essere e del loro<br />
operare il rispetto della dignità<br />
della persona umana creata<br />
da Dio a sua immagine e somiglianza.<br />
Si tratta di un valore e di un<br />
diritto indisponibili e fondamentali.<br />
Quando si perde di vista<br />
questa bussola può succedere di<br />
tutto, anche quello che è successo<br />
qui e che continua a succedere<br />
in altre parti del mondo. La foiba<br />
diventa quindi una cattedra che<br />
ci insegna la più preziosa e la<br />
più utile delle lezioni di storia:<br />
se vogliamo la pace dobbiamo<br />
sempre rispettare la dignità della<br />
persona umana.<br />
A questa cattedra di vita<br />
dobbiamo portare i nostri giovani:<br />
impareranno qui la lezione<br />
più necessaria alla loro<br />
formazione. Dobbiamo portare<br />
qui i dimentichi di Dio, affinché<br />
capiscano che le foibe nascono<br />
quando le sorti dell’umanità<br />
finiscono nelle mani ballerine<br />
degli uomini invece di restare<br />
in quelle solide di Dio. Dobbiamo<br />
portare qui quanti sono<br />
infervorati da ciechi fondamentalismi<br />
ideologici, per far loro<br />
conoscere il prezzo delle loro<br />
idee distruttive.<br />
Qui dobbiamo venire tutti<br />
per imparare, con cuore buono<br />
e limpido, a coltivare il<br />
bene, costruendo ogni giorno<br />
i ponti della pace, dedicando<br />
forza e volontà alle opere della<br />
giustizia e coltivando l’ideale<br />
evangelico della fraternità<br />
umana.
4 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Siamo ancora cittadini italiani?<br />
L’INPS di Treviso ha un forte dubbio…<br />
Novant’anni fa finiva la prima guerra mondiale e a tutt’oggi ci sono ancora molti italiani che credono che Trento e Trieste siano<br />
collegate da un ponte... Così come esistono delle persone che portano il nome di “Firmato”, in quanto molti nostri connazionali<br />
pensavano (e forse pensano ancora…) che Firmato sia il nome del generale Armando Diaz, che nel bollettino della Vittoria, trascritto<br />
dai giornali dell’epoca, si concludeva con “Firmato Diaz”.<br />
Sono partito da lontano perché spesso mi domando quanto tempo passerà perché gli Italiani sappiano che l’Italia ha perso la<br />
seconda guerra mondiale, e con essa abbiamo perso parte della Venezia Giulia, Fiume e Zara, e quanto gli Italiani di quelle terre<br />
abbiano sofferto per poster restare italiani (non per diventare!) a causa di quella guerra.<br />
Se qualche anno fa non fosse uscito il famoso film “Il cuore nel pozzo” una parte di questa storia non sarebbe mai venuta alla<br />
luce. Ma si è trattato di un lampo di breve durata, né a nulla sono servite le leggi per farci togliere dai documenti anagrafici la<br />
scritta “Jugoslavia”. Anzi, è il caso di dire che le umiliazioni non finiscono mai.<br />
E veniamo al caso. Mia sorella Maria ha ricevuto dall’INPS una lettera con la quale le viene chiesto di chiarire la sua posizione<br />
sulla cittadinanza, in quanto essendo nata in Slovenia (per il passaggio dalla Jugoslavia alla Slovenia sono tutti molto solleciti ed<br />
informati!) si configura come extra-comunitaria, e che se negli ultimi due anni fosse uscita dall’Italia avrebbe perso la cittadinanza<br />
e con essa la pensione.<br />
Suo genero, Adriano Busi, ha inviato una lettera a Michele Serra, giornalista de “La Repubblica”, che non l’ha pubblicata ma<br />
gli ha risposto a mezzo lettera (che pubblichiamo a seguire). Sembra una risposta accattivante, ma secondo me è peggiore dei dubbi<br />
dell’INPS.<br />
Il funzionario dell’Istituto sarà forse qualche “ignorante” perché non sa ancora che la Slovenia fa parte dell’Unione Europea,<br />
ma Serra, che è un giornalista di cultura, ha dimostrato di non capire la nostra sensibilità reattiva, quando ci viene contestata la<br />
nostra italianità. Avrebbe fatto pertanto un buon servizio pubblicandola. Invece!?<br />
Emilio Felluga<br />
A seguire il carteggio intercorso.<br />
Caro Michele Serra,<br />
mia suocera, profuga dall’Istria<br />
dal 1952, fiduciosa delle<br />
promesse fatte dai governi del<br />
tempo di accogliere i fratelli<br />
istriani con pari dignità, dopo<br />
un periodo trascorso in Campo<br />
profughi con tutti i disagi del<br />
caso, riuscì – superando non<br />
poche difficoltà – a ricostruirsi<br />
una vita con la sua famiglia in<br />
quello che ha sempre considerato<br />
il suo paese, l’Italia.<br />
Nel corso degli anni però,<br />
sia lei che le sue figlie nate in<br />
Istria ogni volta che dovevano<br />
dimostrare il loro luogo di nascita<br />
per motivi di lavoro, per<br />
un certificato o per una prestazione<br />
sanitaria incontravano dei<br />
problemi burocratici e spesso<br />
non venivano riconosciute<br />
come italiane perché il loro<br />
luogo di nascita era u paese<br />
straniero, Jugoslavia prima e<br />
ora Slovenia.<br />
Quindi per dimostrare che<br />
erano italiane rivivevano quel<br />
loro dramma che le aveva costrette<br />
a lasciare la loro casa,<br />
la loro terra e i loro affetti.<br />
Sua figlia, una volta si è vista<br />
definire, in un atto ufficiale,<br />
di etnia croata… Neanche il<br />
decreto Cossiga è riuscito a<br />
dare serenità a questo popolo.<br />
Ancora oggi, a distanza di 60<br />
anni, un nuovo affronto alla<br />
serenità di questa ormai anziana<br />
persona: l’INPS le ha recapitato<br />
una lettera con la quale le<br />
chiede di certificare di essere<br />
tuttora residente in Italia, pena<br />
la sospensione della sua modesta<br />
pensione sociale. Cioè lei,<br />
italiana da sempre, viene annoverata<br />
come cittadina extracomunitaria<br />
e quindi chiamata<br />
ad adempiere agli obblighi di<br />
legge per loro previsti.<br />
In occasione della Giornata<br />
del Ricordo, che apprezzo<br />
e condivido, mi chiedo: ma<br />
quelli di loro che sono rimasti<br />
vivi per quanto tempo ancora<br />
saranno perseguitati da quello<br />
Stato che li aveva accolti fraternamente?<br />
Adriano Busi<br />
Caro Busi,<br />
quella vicenda è stata dolorosissima,<br />
e mi dispiace molto<br />
che sua suocera ne paghi ancora<br />
le conseguenze. C’era da sperare<br />
che la tanto sospirata Europa<br />
avrebbe aiutato a superare piccinerie<br />
nazionaliste, equivoci<br />
di frontiera e altre pene che<br />
ricadono sempre sulle spalle<br />
Legge n.° 54 del 15 febbraio 1989<br />
di persone che non se la sono<br />
cercata, e devono subire.<br />
Mi pare che siamo ancora<br />
molto lontani da una serena,<br />
comune appartenenza ad una<br />
nuova entità statale che sappia<br />
avere uno sguardo più ampio e<br />
generoso. Se a questo si aggiunge<br />
l’ottusità della burocrazia, la<br />
frittata è fatta.<br />
Faccia i miei migliori auguri<br />
a sua suocera, le stia vicino<br />
e la aiuti ad essere superiore a<br />
queste meschinità.<br />
Grazie della sua lettera<br />
Michele Serra<br />
Norme sulla compilazione di documenti rilasciati a cittadini nati in Comuni ceduti dall’Italia<br />
ad altri Stati in base al Trattato di Pace<br />
Art. 1 – Tutte le Amministrazioni dello Stato, del parastato, degli enti locali e qualsiasi altro<br />
ufficio o ente, nel rilasciare attestazioni, dichiarazioni, documenti in genere a cittadini italiani<br />
nati in comuni già sotto la sovranità italiana ed oggi compresi nei territori ceduti ad altri Stati<br />
ai sensi del trattato di pace con le potenze alleate ed associate, quando deve essere indicato il<br />
luogo di nascita dell’interessato, hanno l’obbligo di riportare unicamente il nome italiano<br />
del comune senza alcun riferimento allo Stato cui attualmente appartiene.<br />
Art. 2 – Le amministrazioni, gli enti, gli uffici di cui all’articolo 1 sono obbligati, su richiesta<br />
anche orale del cittadino stesso, ad adeguare il documento alle norme della presente legge.<br />
Art. 3 – La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sarà inserita nella Raccolta Ufficiale<br />
degli atti normativi della Repubblica Italiana. E’ fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla<br />
e di farla osservare come legge dello Stato.<br />
Francesco Cossiga,<br />
Presidente della Repubblica<br />
Ciriaco de Mita,<br />
Presidente del Consiglio dei Ministri
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
5<br />
Esule in Patria, emigrante in Canada<br />
Sono nato a <strong>Isola</strong> d’Istria<br />
il 1° maggio del 1942,<br />
e siamo stati costretti<br />
a lasciare le nostre terre nel<br />
maggio del 1955.<br />
- Cosa succedeva al papà?<br />
Poteva lavorare? Il papà era<br />
pescatore, vero?<br />
Si, mi ricordo che il Governo<br />
faceva tutte le pressioni<br />
contro di noi perché eravamo<br />
italiani. Mio padre, quando<br />
andava a pescare, doveva<br />
andare alla Capitaneria di<br />
Porto e fare il permesso giornalmente…<br />
e doveva anche<br />
dare l’indicazione di quanto<br />
pensava di stare in mare,<br />
sennò il guardacoste jugoslavo<br />
sul motoscafo andava a<br />
bordo con il mitra puntato e<br />
ribaltava tutta la barca sino ai<br />
paglioli… sicché non si poteva<br />
neanche andare a lavorare<br />
con serenità.<br />
- Ho capito. Voi, signor<br />
Chelleri, siete andati ad abitare<br />
nel Campo Profughi,<br />
questo grande caseggiato a<br />
Barcola; lei aveva 13 anni…<br />
lì erano divisi le mogli da una<br />
parte e i mariti dall’altra. Lei<br />
dove l’hanno messa?<br />
Io avevo 13 anni, facevo<br />
parte degli uomini… fino<br />
ai 12 anni andavamo con la<br />
mamma, a 13 mi hanno messo<br />
in una baracca, dove prima<br />
dormivano i soldati inglesi.<br />
La baracca era divisa in due,<br />
dove ero io eravamo in 46 e<br />
l’altra parte in 18… avevamo<br />
due gabinetti alla turca e 3 o<br />
4 lavandini per lavarsi il viso.<br />
Per farsi la doccia ci davano<br />
l’acqua calda il sabato dalle<br />
12 alle 24. Se uno non poteva<br />
perché lavorava, andava alla<br />
doccia pubblica in Stazione<br />
Centrale… e pagavi 100 lire,<br />
come facevo io che ero apprendista<br />
falegname.<br />
- Come siete stati accolti<br />
a Barcola?<br />
Eh, siamo stati accolti<br />
come esuli… qualcuno pas-<br />
Intervista della giornalista RAI Biancastella Zanini a Elvio Chelleri<br />
Nella trasmissione radiofonica “Appuntamenti con la Storia”<br />
di venerdì 11 febbraio, in occasione del Giorno dei Ricordo,<br />
la RAI ha mandato in onda un’intervista al nostro concittadino<br />
Elvio Chelleri (manestra), emigrato in Canada da oltre<br />
cinquant’anni. L’intervista è stata rilasciata alla giornalista<br />
Biancastella Zanini, della Redazione RAI di Trieste, nell’ambito<br />
delle trasmissioni regionali per il Friuli Venezia Giulia.<br />
Le parole e il sentimento con il quale Elvio si è espresso mi<br />
sono apparse così toccanti che penso sia bello condividerle<br />
con i nostri lettori.<br />
Alessandra Zuliani Costanzo<br />
sava di là con i bambini, e<br />
se piangevano gli dicevano:<br />
“Sta bòn, se no te fazo ciapar<br />
dai esuli!”… e quei poveri<br />
vecchietti sul muro di questo<br />
caseggiato… eh, piangevano<br />
perché erano via da casa, avevano<br />
lasciato le loro case, le<br />
loro campagne. Che mestiere<br />
potevano fare se erano contadini,<br />
non avevano lavoro e<br />
ancora erano trattati in quel<br />
modo, perciò li vedevo con<br />
le lacrime agli occhi.<br />
- Signor Elvio… e il dolore<br />
della sua mamma?<br />
Mamma, poveretta…<br />
aspettavamo che ci portassero<br />
da mangiare con il camion<br />
dalla via Gambini, e quel<br />
mangiare… sa com’era, non<br />
<strong>Isola</strong> d'Istria, Molo Savoia<br />
era molto sostanzioso… e poi<br />
piano piano ci siamo organizzati<br />
nella mensa, dove ognuno<br />
preparava qualcosa per sé…<br />
e ci davano anche un piccolo<br />
aiuto, il “sussidio”.<br />
- Lei ha avuto un problema<br />
con la scuola in quanto<br />
l’esperienza che ha avuto<br />
ad <strong>Isola</strong> è stata deleteria:<br />
la chiamavano Chelleri il<br />
fascista...<br />
Quando andavo a scuola ad<br />
<strong>Isola</strong>, i maestri filo-titini mi<br />
trattavano molto male perché<br />
sapevano che mio padre non<br />
girava da quella parte, non<br />
si interessava di politica… e<br />
specialmente il Direttore era<br />
terribile… quando mancava<br />
un professore veniva lui,<br />
e se uno parlava un po’ - e<br />
specialmente se succedeva a<br />
me - mi diceva: “Chelleri fascista,<br />
fuori dalla porta!” e mi<br />
sbatteva fuori per un’ora… e<br />
così perdevo la lezione.<br />
- Ricorda il nome di quel<br />
Direttore?<br />
Si, Buonassisi. Direttore<br />
Buonassisi.<br />
- Signor Chelleri, lei poi è<br />
andato a lavorare come falegname<br />
e a 17 anni è andato<br />
a pescare con il papà?<br />
No, quando ho finito la<br />
scuola, e l’ho finita a Trieste,<br />
sono andato al Centro Addestramento<br />
di via dell’Istria,<br />
e ho fatto sei mesi alle serali<br />
per fare il falegname. Ho<br />
trovato lavoro a Barcola alla<br />
“Legnotecnica”, una fabbrica<br />
di serramenti. Lì sono stato<br />
otto mesi e mezzo, fino a ché<br />
hanno chiuso perché gli affari<br />
non andavano bene. Poi lavoravo<br />
da apprendista in via del<br />
Coroneo da Mario Picovic,<br />
una piccola falegnameria, e<br />
lì sono rimasto per un anno e<br />
mezzo… ma poi il mestiere di<br />
falegname non era più richiesto.<br />
Cominciava la plastica,<br />
così ho lasciato e sono andato
6 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
a pescare con mio padre, che<br />
era in proprio. Andavamo anche<br />
fuori Grado, facevamo la<br />
notte e andava discretamente<br />
bene.<br />
- E poi ha deciso di emigrare<br />
e il 1° maggio 1960<br />
sbarcate ad Halifax, dopo<br />
un viaggio terribile con il<br />
“Vulcania”.<br />
Sa, ero giovane, avevo 17<br />
anni… la mamma aveva visto<br />
che non c’era tanto da sperare<br />
in quei tempi e mi ha incoraggiato<br />
ad andare via con la mia<br />
sorellastra e il cognato… e<br />
andare in Canada. Perciò sono<br />
partito con loro e ho lasciato i<br />
miei genitori a Barcola… poi<br />
li ho rivisti per la prima volta<br />
dopo sette anni.<br />
Siamo partiti il 18 aprile<br />
1960, era la seconda festa di<br />
Pasqua. Ricordo che molti<br />
amici sono venuti a salutarci…<br />
alle otto di mattina ci<br />
siamo imbarcati e alle 10<br />
siamo partiti. Tutti con i fazzoletti<br />
bianchi… salutavamo,<br />
piangevamo, gridavamo…<br />
una cosa brutta da ricordare.<br />
Abbiamo fatto 13 giorni di<br />
navigazione toccando vari<br />
porti e in mezzo all’oceano<br />
abbiamo preso la coda del<br />
ciclone… guardando dagli<br />
oblò, le onde erano una volta e<br />
mezza più lunghe della nave e<br />
ballavamo da tutte le parti. E’<br />
stata una brutta esperienza…<br />
e finalmente siamo sbarcati<br />
ad Halifax.<br />
Halifax non era una bella<br />
città, non come Trieste vorrei<br />
dire… siamo stati lì dalle<br />
8 del mattino fino alle 5 di<br />
sera e poi ci hanno messo<br />
su un treno… abbiamo fatto<br />
36 ore di treno con solo una<br />
fermata di un’ora a Montreal<br />
prima di arrivare a Toronto…<br />
ricordo che i sedili erano fatti<br />
Il “Pier 21” di Halifax, dove approdavano le navi con gli emigranti<br />
provenienti dall’Europa. Ora è museo nazionale canadese<br />
dell’Emigrazione.<br />
con doghe di legno… si può<br />
immaginare che confortevole<br />
sia stato il viaggio. Il mangiare<br />
sul treno erano dei vasetti<br />
di spaghetti con quella salsa<br />
dolce che facevano loro, che<br />
non mi piaceva e che non ho<br />
mangiato…<br />
Mi ricordo che ad Halifax<br />
era venuto un prete… io,<br />
quando sono partito ero minorenne<br />
e mi hanno aiutato i<br />
preti di Montreal a pagare il<br />
viaggio, perché non avevo i<br />
soldi… questo prete era venuto<br />
ad Halifax ad aspettarci,<br />
ed è venuto da me che ero<br />
giovane e mi ha detto: “Hai<br />
soldi?” – Io gli ho mostrato<br />
quel poco che avevo e lui mi<br />
ha dato 15 dollari canadesi…<br />
quella volta era abbastanza, e<br />
io l’ho ringraziato molto.<br />
- Poi siete stati portati in<br />
una piccola cittadina e ha<br />
avuto la sua prima stanza<br />
con il bagno… le sembrava<br />
di essere un re…<br />
Eh sì, un re… e mi lavavo<br />
tutto bello in questo bagno e<br />
ho anche dormito due ore e<br />
alle 5 della sera siamo andati<br />
a mangiare in un ristorante…<br />
c’erano i piselli con le patate<br />
tipo purè e roastbeef… ma<br />
…Sogno di notte tante volte che sono a Barcola…<br />
tutto era dolce, come cucinano<br />
loro… e da bere c’era la<br />
famosa “gingerella” gassata<br />
e dolce che mi sembrava<br />
fosse spumante. E ho detto:<br />
qua è meglio che non bevo<br />
più di un bicchiere che chissà<br />
quanto mi costa… non sapevo<br />
che pagava tutto l’Emigrazione…<br />
- Poi vi hanno portato con<br />
un camion, dentro al cassone,<br />
a lavorare nelle campagne,<br />
dove avete lavorato due mesi<br />
e mezzo.<br />
Si, poi è venuto mio zio da<br />
Chicago e mi ha fatto andare<br />
a Toronto.<br />
- A Toronto ha iniziato a<br />
lavorare in un pastificio e poi<br />
e iniziata la sua storia con i<br />
camion, con i trasporti…<br />
Quando lavoravo in pastificio<br />
facevo 12 ore di notte,<br />
dalle 7 alle 7, facevo 60 ore<br />
alla settimana e ogni tre settimane<br />
e mezza una di 62…<br />
per un dollaro all’ora, che era<br />
la paga minima… e poi, siccome<br />
di notte avevo problemi<br />
di stomaco, ho cambiato lavoro…<br />
sono andato a lavorare<br />
come assistente camionista, a<br />
portare la fornitura per i com-<br />
ponibili da cucina… poi, ho<br />
imparato con il camion e mi<br />
sono messo per conto proprio<br />
per più di trent’anni.<br />
- Una vita di molto sacrificio,<br />
lei mi diceva che faceva<br />
Toronto-Montreal tre volte<br />
alla settimana…<br />
Facevo Toronto-Montreal…<br />
sono 360 miglia ad<br />
andare e 360 miglia a tornare,<br />
partivo di sera e mi fermavo<br />
qualche mezzoretta quando<br />
mi prendeva il sonno. Arrivavo<br />
alla mattina, mi aiutavano<br />
a scaricare dove venivano<br />
costruite le case nuove e poi<br />
ritornavo… perciò facevo 22<br />
o 23 ore di lavoro, due o tre<br />
volte alla settimana questi<br />
viaggi… e qualche volta,<br />
quando dormivo a casa, mi<br />
svegliavo di notte che mi pareva<br />
un incubo… mi sembrava<br />
di guidare e dormire…<br />
- Signor Elvio, lei ha trovato<br />
anche il tempo di venire<br />
alcuni mesi a Trieste per<br />
assistere il suo papà, che è<br />
morto qui a 91 anni…<br />
Nel 1990 è morto, l’ho assistito<br />
al Maggiore e mi chiedeva<br />
i portargli gli spaghettini<br />
numero 3… li facevo con il<br />
burro e le zucchine “disfrite”<br />
come faceva la mamma…<br />
aveva il cancro al fegato e<br />
non poteva mangiare, ma gli<br />
bastava di metterle in bocca.<br />
le gustava ed era contento…<br />
e dopo, quando me lo hanno<br />
mandato a casa, dovevo guardarlo<br />
io, che la mamma non<br />
c’era più con la testa… e lo<br />
lavavo, lo curavo insomma…<br />
poveretto, ha sofferto tanto…<br />
due mesi sono stato con lui,<br />
fino a quando è morto… era<br />
il 28 maggio 1990.<br />
- Poi lei ha portato la
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
7<br />
Tra le tante manifestazioni<br />
indette a<br />
Trieste e nel mondo<br />
per la Giornata del Ricordo,<br />
particolarmente toccante lo<br />
scoprimento all’ex Campo<br />
Profughi di Padriciano di una<br />
lapide in ricordo di Marinella<br />
Filippaz, morta di freddo in<br />
una squallida baracca di quel<br />
campo l’8 febbraio del 1956.<br />
Aveva pochi mesi… Ora è<br />
diventata un po’ il simbolo<br />
del dramma dell’esodo e dei<br />
disagi sopportati da migliaia<br />
di famiglie istriane.<br />
Così ricordava quei tragici<br />
giorni la sorelle Fiore:<br />
Avevo otto anni quando,<br />
nel dicembre del 1955,<br />
lasciai per sempre il paesi-<br />
Il ricordo della sorella<br />
mamma in Canada, dove è<br />
morta nel 1996… mi dica<br />
una cosa… perché lei, quando<br />
parlavamo, mi ha detto<br />
“…ora dalla finestra guardo<br />
fuori ed è tutto pieno di<br />
neve e mi torna in mente la<br />
Dedicato a Marinella<br />
no dell’Istria dove ero nata.<br />
Arrivammo a Trieste in una<br />
giornata fredda e grigia, mia<br />
madre, mia zia e noi cinque<br />
figli. Mio padre era giunto<br />
due giorni prima per accompagnare<br />
il camion con le<br />
nostre masserizie. All’arrivo<br />
era là ad aspettarci al posto di<br />
blocco assieme a delle persone<br />
che avevano il compito di<br />
“smistarci”.<br />
Non ricordo bene dove<br />
alloggiammo i primi giorni.<br />
Ma dopo circa una settimana<br />
la nostra destinazione definitiva<br />
fu il Campo Profughi di<br />
Padriciano. Lì, fra la neve e<br />
passeggiata da Barcola a<br />
Miramare…”<br />
Mi ricordo che facevo<br />
quella bella passeggiata con<br />
i miei amici… e adesso non<br />
so dove siano… e oggi, qua<br />
fuori, sono 13 gradi sottozero…<br />
mancano venti minuti<br />
alle 9 e con il fattore vento si<br />
percepiscono 20 sottozero…<br />
è tutto bianco di neve e questa<br />
notte nevicherà di nuovo… si<br />
immagini quanto mi manchi<br />
la mia <strong>Isola</strong>… e anche Barcola…<br />
- Signor Elvio, come siete<br />
stati trattati da italiani in<br />
Canada?<br />
il gelo pungente, trovammo<br />
ad accoglierci un filare di<br />
baracche di legno. Ci venne<br />
assegnata la baracca n.° 30,<br />
porta 11. Il vano aveva due finestre,<br />
quattro letti a castello,<br />
un tavolo, qualche sedia...<br />
Per diverso tempo dormimmo<br />
tutti vestiti perché<br />
non c’era alcun tipo di riscaldamento.<br />
Noi bambini ci<br />
ammalammo quasi subito...<br />
Marinella, la nosra sorellina<br />
più piccola, non resse a quel<br />
freddo maledetto e morì dopo<br />
tre giorni di broncopolmonite.<br />
Il medico del “Burlo”,<br />
Dai canadesi, lei dice? I<br />
canadesi anglosassoni? Beh,<br />
siamo stati trattati sempre<br />
male… a casa nostra ci hanno<br />
trattati da italiani fascisti, a<br />
Trieste da esuli, in Canada ci<br />
chiamavano gente senza patria,<br />
che siamo venuti qua…<br />
e non si poteva fermarsi a<br />
parlare con un amico due o<br />
tre minuti perché la polizia canadese<br />
ci facesse sgomberare.<br />
Oggi la città è cambiata, è una<br />
città etnica e ci sono tutte le<br />
razze mescolate… la città<br />
conta con i dintorni cinque<br />
milioni di abitanti.<br />
- E’ cambiato tutto, vero,<br />
l’Ospedale Infantile di Trieste,<br />
disse a mia mamma:<br />
“Signora, la sua bambina è<br />
morta di freddo”….<br />
D olcissima sorellina, sei sempre nel mio cuore. Con trepidazione<br />
ho atteso questo giorno, e dopo averlo sognato<br />
per lunghi anni è arrivato. Grazie alla sensibilità del nostro<br />
Presidente che si è tanto prodigato per realizzare quest’ idea di<br />
dedicarti una lapide.<br />
Quando te ne sei andata non è stato possibile seppellirti<br />
come facevamo “a casa”, ma hai avuto soltanto un numero e una<br />
fotografia, assieme a tanti altri bambini. Ora hai una bellissima<br />
“pietra”, che ricorda com’eri tu.<br />
Stamattina è venuta tanta gente a salutarti e ti hanno dedicato<br />
parole e pensieri che venivano dal cuore. Marinella cara,<br />
hai commosso tutti noi, pensa che ti hanno mandato un saluto<br />
affettuoso persino dei bambini che non ti hanno mai conosciuto<br />
e un sensibilissimo ragazzo ti ha dedicato una mesta e dolce<br />
melodia.<br />
Guardaci da lassù, Marinella, chissà che in mezzo alle stelle<br />
qualche volta non scorga i tuoi occhi indimenticabili…<br />
Tua sorella Fiore<br />
“Rosa divelta all’alba della vita<br />
hai portato in cielo il tuo profumo”<br />
signor Elvio… quanto le manca<br />
ancora questa terra?<br />
Tutto… sempre… io mi<br />
sogno di notte tante volte che<br />
sono a Barcola, che vado a<br />
pescare con il mio papà o con<br />
gli amici di una volta, che non<br />
so dove siano… la nostalgia<br />
è grande… si immagini che<br />
saranno 51 anni in aprile che<br />
ho lasciato Trieste…<br />
- Io la ringrazio tantissimo,<br />
signor Elvio, anche a<br />
nome di tanti, di aver ricordato<br />
la sua partenza… e le<br />
auguro buona salute.<br />
Grazie, altrettanto a voi…<br />
e un saluto a tutti.
8 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Lettere in<br />
Redazione<br />
Carissimi,<br />
capisco molto bene la nostalgia che tanti di voi sentono per<br />
le vostre care “terre perdute”. Solo a pensarci un attimo mi<br />
vengono facilmente le lacrime agli occhi.<br />
Nonostante le spiegazioni di mio padre sulle vostre vicende,<br />
non credo arriverò mai a capire come un esule istriano possa<br />
amare tanto l’Italia. Anch’io amo l’Italia, ma non proprio come<br />
voi… I maltrattamenti che avete subito in patria rimarranno<br />
per me – penso per sempre – una cosa strana, veramente<br />
misteriosa da parte dell’Italia; e lasciamo stare il grave e<br />
profondo dolore che vi è rimasto per sempre nel cuore per gli<br />
avvenimenti di quell’epoca.<br />
Il vostro amore, la vostra fedeltà all’Italia – di cui il popolo italiano<br />
solo pian piano si sta rendendo conto – mi sembrano una<br />
cosa perfettamente eroica, una meraviglia del vostro carattere.<br />
Voi veramente capite, meglio di me, e sicuramente meglio dei<br />
politicanti di oggi, ciò che vuol dire l’amor di Patria.<br />
Vi mando, con ammirazione, i mie più sentiti saluti ed auguri<br />
per il grande anniversario della nostra cara Patria mai<br />
dimenticata<br />
Patrizia Benolich, figlia di Giorgio, esule da Umago,<br />
New York<br />
Assieme ai miei figli Giampaolo e Daniele, tramite la nostra<br />
rivista voglio pubblicamente ringraziare Fabio Vascotto per<br />
l’eccellente e appassionato lavoro che ha fatto nella ricerca di<br />
tutti i componenti della famiglia Vascotto “Nadàl” (sparsi purtroppo<br />
per l’Italia e il mondo…) ripreso nelle pagine centrali<br />
del numero di marzo di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”.<br />
Ancora grazie e un saluto a tutti<br />
Armida Belli ved. Vascotto, Canada<br />
Grazie della rivista che puntualmente mi arriva ogni tre<br />
mesi; per me è un grande regalo e l’aspetto sempre con gioia,<br />
desiderando conoscere le novità della mia terra natia e della<br />
sua gente.<br />
Sono riconoscente a Walter Pohlen, che mi ricrea con i suoi<br />
divertenti scritti. Leggendoli mi rivedo bambina, quando<br />
con le amiche andavo alle grotte di San Piero per sentire il<br />
pianto dei fioi isolani che là nascevano… Mi piacciono anche<br />
i proverbi: belli sono i detti isolani! Grazie!<br />
La Pasqua è passata, ma Cristo Risorto vi benedica e vi doni le<br />
grazie che più vi stanno a cuore. Vi ricordo sempre nelle mie<br />
preghiere: abbiamo tanto bisogno dell’aiuto del Signore.<br />
Un abbraccio affettuoso da chi vi vuole bene.<br />
Suor Serafina Degrassi, Udine<br />
Carissima redazione,<br />
grazie per aver pubblicato<br />
alcuni miei scritti. Fervono i<br />
preparativi del 150° dell’Unità<br />
d’Italia e il sottoscritto non<br />
poteva restare fermo di fronte<br />
a tale avvenimento, sollecitato<br />
anche dalle domande della<br />
mia nipotina di dieci anni.<br />
Ho scritto anche una ballata<br />
sulla nostra bandiera, che ha<br />
fatto il giro della scuola con<br />
un bel 10 e lode (voto mai<br />
raggiunto durante la mia età<br />
scolare…).<br />
Però una grossa soddisfazione<br />
l’ho avuta: con una cerimonia<br />
a Palazzo Marino mi è stato assegnato<br />
uno dei 10 “Panettoni<br />
d’Oro”ai milanesi modello,<br />
con una motivazione che non<br />
mi sarei mai immaginato.<br />
Panettone d’Oro 2011<br />
EMILIO PRATA<br />
detto “El Milieto”<br />
“Nato in via Gluck, ex lavoratore in<br />
fonderia, da trent’anni è un missionario<br />
dell’allegria. Autodidatta e appassionato<br />
di musica e poesia, inventore di<br />
canzoni e di acrostici in note, cabarettista,<br />
con la sua chitarra rallegra da anni<br />
ospedali, case di cura, centri anziani e<br />
asili con fiabe messe in musica.<br />
“El milieto” è sempre disponibile<br />
anche verso chi desidera riscoprire le<br />
proprie radici attraverso il dialetto<br />
meneghino”<br />
Un affettuoso saluto insieme a<br />
mia moglie Mirella Bacci<br />
Emilio Prata, Milano<br />
Ho visto su vostro sito Internet<br />
alcuni numeri di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”<br />
e vorrei avere se possibile delle<br />
informazioni. Ho visto che tra<br />
i defunti ricordati nelle vostre<br />
pagine appare in più di un<br />
numero Maria Zaro (nata il<br />
1.10.1923 e morta il 14.11.1939).<br />
Mia madre (deceduta nel 1983)<br />
è nata a <strong>Isola</strong> il 30 gennaio 1940<br />
da Olga Zaro e ho trovato una<br />
grande somiglianza con la ragazza<br />
della foto e vorrei sapere<br />
se forse c’è qualche relazione di<br />
parentela.<br />
Vi invio questa foto di un<br />
gruppo di isolani, scattata<br />
credo nel Campo Profughi di<br />
via Doberdò ad Opicina tra il<br />
1954 e il 1957, anno in cui la<br />
famiglia di mia madre è partita<br />
per l’Australia.<br />
Grazie per la Vostra gentilezza<br />
Bruna Terenzi, Roma
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
9<br />
Spettabile Redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />
anni or sono nella chiesa di Sant’Eufemia a Grado ho per la<br />
prima volta incontrato i vostri associati, affettuosamente raccolti<br />
nel ricordo della vostra bella <strong>Isola</strong> e mi sono commosso<br />
per due motivi: per un ricordo dei bei tempi di scuola e per il<br />
fatto di essere veneto e di amare il Veneto.<br />
Nel 1943 frequentavo a Venezia il terzo anno del Liceo Artistico<br />
all’Accademia e nella mia classe ben quattro studenti provenivano<br />
dall’Istria, tutte bravissime persone e carissimi amici che<br />
hanno fatto onore all’Italia con la loro elevata statura culturale.<br />
Con loro ho sentito profondamente la tragedia della fine della<br />
guerra e il dolore per la perdita di tanti loro cari.<br />
Come studioso e artista, poi, non posso dimenticare che noi<br />
veneti provenivamo dall’Illiria, cioè dall’Istria e dalla Dalmazia,<br />
proprio da quelle terre che l’Italia ha abbandonato.<br />
Nel 1962, capitano richiamato, mi trovavo anche sul Tagliamento<br />
nei pressi di Gemona al comando di una Compagnia e<br />
dopo tre mesi di attesa di un ordine per partire verso l’Istria,<br />
il ministro Pella si tolse braghe e mutande… e fummo congedati<br />
tra la delusione generale. Ai miei ordini avevo la Compagnia<br />
Anche qui in Australia noi<br />
istriani abbiamo un’altra volta<br />
celebrato la Giornata del<br />
Ricordo e, ormai ottantenni<br />
e più, ci ricordiamo ancora di<br />
quando l’Istria viveva in pace<br />
prima delle vicende che ci<br />
hanno spinto in tutte le parti<br />
del mondo.<br />
Giorni fa ci è arrivato il numero<br />
di marzo di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />
che apriva con “Pasqua<br />
speranza nel mondo”: non ci<br />
resta che unirsi a don Pietro<br />
Zovatto e sperare… in un<br />
mondo migliore.<br />
Tornando a “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, le<br />
storie, commenti, memorie e<br />
foto che si trovano sulla rivista<br />
sono veramente interessanti<br />
e dimostrano l’amore dei<br />
figli di <strong>Isola</strong> per il loro paese,<br />
che hanno dovuto lasciare<br />
in circostanze così tragiche.<br />
<strong>Isola</strong> non è più quella di una<br />
volta ma vive nel ricordo di<br />
tutti i suoi figli e delle nuove<br />
generazioni che attraverso<br />
“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” vengono a<br />
conoscenza delle usanze e<br />
tradizioni, con l’orgoglio che<br />
<strong>Isola</strong> abbia dato i natali a tanti<br />
campioni dello sport e a tante<br />
persone che “hanno lasciato il<br />
segno” nel tempo in cui sono<br />
vissute.<br />
E i 2125 abbonati sono sicuramente<br />
decisi a continuare<br />
questa missione di “conoscenza”<br />
e dividere fra loro queste<br />
emozioni e l’amor di patria.<br />
Un caro saluto da<br />
Mino Favretto, Australia<br />
Lettere in<br />
Redazione<br />
Comando con più di 600 uomini e una Compagnia del Genio,<br />
tutti veneti e coscienti di quanto ci poteva capitare.<br />
Ora da vecchio assisto ad un Veneto che sta perdendo la<br />
propria identità; pochi parlano veneto preferendo un talian<br />
sgrammaticato e pregno di frasi straniere. Venezia è ormai una<br />
città chiusa: dai duecentomila abitanti del 1942 ora ne conta<br />
55 mila… e in gran parte stranieri. Per questo dedico anche<br />
a voi il mio studio della nostra storia di veneti per tanti anni<br />
sottaciuta dallo stato italiano.<br />
Per i 200 anni della Società di Minerva ho anche eseguito<br />
la medaglia commemorativa che verrà esposta nel Museo di<br />
Trieste.<br />
Con affetto saluto tutti i vostri associati<br />
Prof. Clauco B. Tiozzo, Venezia<br />
Riflessioni durante i festeggiamenti per l'Unità d'Italia<br />
Anche qui in Canada, in questi momenti di celebrazione dei 150 anni dell’Unità della<br />
Nazione abbiamo seguito tutti gli eventi sui programmi di RAI International, ne siamo stati<br />
toccati e nello stesso tempo ci siamo sentiti orgogliosi di essere istriani di etnia italiana. Grazie<br />
Italia! Noi non ti critichiamo… anzi, direi che ne siamo fieri.<br />
E’ facile dire adesso che l’Italia non ci trattò bene… ma, secondo me, non è stato così. A<br />
guerra finita l’Italia era a pezzi, aveva pochi amici nell’ambito internazionale e tutti erano<br />
contro di noi in quanto eravamo un paese sconfitto. Ma l’Italia non ci abbandonò, anche se i<br />
problemi erano tantissimi.<br />
Non eravamo solo noi istriani ad aver bisogno di aiuto ma anche tutti quelli che vivevano<br />
nelle colonie. L’Italia non ci abbandonò. Tra mille difficoltà cercò di aiutare tutti. un piatto di<br />
minestra e un tetto, anche se precario, lo abbiamo avuto.<br />
Non dimentichiamo che l’Italia nel dopoguerra aveva il più grande Partito Comunista<br />
dell’Occidente, molto ostile a De Gasperi e molto amico di Tito. Eravamo considerati, noi<br />
istriani, nemici del popolo, quindi non capivamo il benessere del Socialismo di Tito, che tutto<br />
dava e nulla chiedeva… Noi, essendo italiani istriani, eravamo semplicemente bollati come<br />
fascisti… Ingoiammo bocconi amari, si fece di tutto per farci abbandonare le nostre terre, e<br />
lo abbiamo fatto...<br />
Forse in Italia non ci diedero molto in quei tempi, ma trovammo senz’altro quel senso di<br />
libertà, dove si poteva parlare, si poteva professare la propria religione, si poteva continuare<br />
a vivere con le nostre tradizioni, senza la paura di essere prelevati di notte e di non tornare<br />
più a casa. Con l’esodo dell’Istria molti di noi andarono oltre oceano, moltissimi rimasero<br />
in Italia. Sorsero intere cittadine e villaggi per sistemare la nostra gente, come Fertilia in<br />
Sardegna, il Villaggio Giuliano di Roma e i tanti borghi intorno a Trieste dedicati ai nostri<br />
Santi Patroni.<br />
Non mi sento e non posso criticare De Gasperi… Lui si trovò in mano un’Italia sconfitta<br />
e con la sua serietà e professionalità, tra mille difficoltà, dette al nostro Paese una nuova<br />
credibilità. Non credo affatto che ci vendette… ma semplicemente non aveva alcuna voce<br />
in capitolo in quella Conferenza della Pace di Parigi, dove tutti ci erano ostili. Quindi, altro<br />
che venduto…! Per me è stato uno statista di statura internazionale, un uomo che ha dato<br />
tanto al nostro Paese sia in campo nazionale che internazionale. Oggi l’Italia è una potenza<br />
economica mondiale che grazie alla sua creatività ha raggiunto livelli di eccellenza. Si può<br />
parlare, criticare, ognuno può esprimere le proprie idee senza nessuna paura… ma sotto Tito<br />
era così? Altro che libertà…<br />
Questo è il mio punto di vista, la pensavo così ieri e continuo a pensare così oggi. Auguri<br />
Italia, i tuoi figli lontani non ti dimenticano…<br />
Saluti dal Canada da<br />
Mario Lorenzutti,<br />
istriano, isolano, italiano, canadese
10 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Luigi Drioli, un esempio di coerenza<br />
Un anno dopo la presentazione<br />
della mostra dell’archivio<br />
Luigi Drioli<br />
e dopo la pubblicazione del<br />
volume “Atti e Memorie” della<br />
Società Istriana di Archeologia<br />
e Storia Patria che ha dedicato<br />
al suddetto archivio una<br />
ponderosa parte del volume, è<br />
stato presentato alla sala “Bobi<br />
Bazlen” di Palazzo Gopcevich<br />
il volumetto “Luigi Drioli – un<br />
esempio di coerenza”, alla cui<br />
realizzazione ha avuto un ruolo<br />
La figura<br />
determinante il prof. Roberto<br />
Spazzali. Vi è stata una grande<br />
partecipazione di pubblico, che<br />
ha ascoltato con vivo interesse<br />
gli interventi succedutisi.<br />
La presentazione è stata<br />
aperta dal prof. Cuscito, presidente<br />
della Società di Archeologia<br />
e Storia Patria, cui ha fatto<br />
seguito la dott.sa Tatò, direttore<br />
dell’Archivio di Stato di Trieste,<br />
che ha rimarcato l’importanza<br />
della donazione di atti privati<br />
all’Archivio di Stato, in modo<br />
Nato a <strong>Isola</strong> il 13 novembre 1902, patriota fervente, Luigi<br />
Drioli sin dalla giovinezza s’era sempre dichiarato repubblicano<br />
e mazziniano convinto, per cui mai sentì di poter<br />
aderire al movimento fascista, neppure negli anni dell’euforia<br />
collettiva e delle esaltazioni imperiali.<br />
Dall’opposizione teorica all’antifascismo militante, attuato<br />
in qualità di rappresentante del CLN clandestino di <strong>Isola</strong>, fanno<br />
parte gli anni pericolosi intercorsi dal rovescio militare italiano<br />
del 1943 all’occupazione jugoslava del maggio 1945. Dopo il<br />
1° maggio il CLN rimase in carica, ma integrato in modo che i<br />
comunisti avessero la maggioranza. Dopo poco Drioli si dimise<br />
per dissensi politici, e il suo gesto si incrociò con lo scioglimento<br />
d’autorità del CLN e la sua sostituzione con un Comitato<br />
Popolare di Liberazione, tipico organo di base del movimento<br />
di liberazione jugoslavo, che assunse tutti i poteri.<br />
Il CLN venne ricostituito in clandestinità e aderì al CLN<br />
dell’Istria, organismo con sede a Trieste e formato da istriani<br />
residenti o esuli nella città, con “fiduciari” nella Zona B, allora<br />
amministrata dagli jugoslavi secondo quanto disposto dall’accordo<br />
di Belgrado del 9 giugno 1945. Sempre sostenitore di forme<br />
di resistenza non violente, Drioli ricostituì il CLN di <strong>Isola</strong>, che<br />
svolgeva attività di propaganda contro il regime di Tito e informava<br />
il CLN dell’Istria sulla situazione esistente nella zona<br />
Personaggio di primo piano nella vita cittadina, la sua azione<br />
patriottica non sfuggì alla polizia jugoslava che lo arrestò<br />
nel febbraio 1948, ritenendo di possedere prove sufficienti<br />
per l’incriminazione. Nel settembre dello stesso anno venne<br />
deferito al Tribunale Militare assieme ad altri cittadini di <strong>Isola</strong><br />
(Adilio Parma, Livio Dandri, Domenico Difino, Ottavio Dudine<br />
e Salvatore Perentin – il povero Musizza era stato nel frattempo<br />
trovato “suicida” in cella) con l’accusa di aver costituito un<br />
gruppo spionistico e terroristico. Al processo venne dato grande<br />
rilievo, per mostrare la determinazione delle autorità contro il<br />
CLN dell’Istria, che aveva avuto notevole diffusione tra la popolazione<br />
italiana ed era sostenuto dal Governo di Roma.<br />
Drioli e Perentin, considerati i principali imputati, vennero<br />
condannati rispettivamente a 12 e 14 anni di carcere duro e<br />
lavori forzati. Ne scontarono più di sette nelle carceri e nei<br />
campi di lavoro di Capodistria, Strugnano, Lubiana e Ig.<br />
Vennero liberati il 1° settembre 1955, nel contesto di uno<br />
scambio di prigionieri tra Italia e Jugoslavia. Infatti nell’ambito<br />
delle trattative che condussero al Memorandum di Londra entrato<br />
in vigore il 26 ottobre 1954 e che in sostanza chiudeva la<br />
“questione di Trieste”, il governo di Belgrado si era impegnato<br />
a concedere un’amnistia ai detenuti politici italiani.<br />
Poterono così finalmente riabbracciare la rispettive famiglie.<br />
Luigi Drioli morì il 23 dicembre 1977, sempre tormentato<br />
dal pensiero costante del dramma subito da questa terra e dai<br />
suoi abitanti.<br />
che i documenti che costituiscono<br />
tasselli di storia non vadano<br />
dispersi e siano perennemente a<br />
disposizione dei ricercatori.<br />
La storica Gloria Nemec ha<br />
tratteggiato la figura di Luigi<br />
Drioli, entrando in un contesto<br />
particolareggiato nel corso degli<br />
anni. Ha ricordato il suo profilo di<br />
antifascista, la sua ferrea volontà<br />
di opposizione all’occupatore<br />
jugoslavo, il processo, la prigionia,<br />
il ritorno – bellissima la<br />
copertina del volume – inserendo<br />
le vicende personali di Luigi<br />
Drioli in un quadro generale che<br />
ha colpito tutta la popolazione<br />
istriana costretta all’esodo.<br />
Ha concluso la riuscita<br />
manifestazione il prof. Spazzali,<br />
che si è reso partecipe<br />
con sincero slancio delle vicende<br />
politiche ed umane che<br />
hanno coinvolto Drioli, che<br />
lui definisce l’ultimo eroe del<br />
Risorgimento, anche se purtroppo<br />
– aggiungiamo noi – di<br />
Risorgimento non si tratta!<br />
Un eroe che, in clima di<br />
mutato interesse politico, è<br />
diventato scomodo e doveva<br />
essere messo da parte; la delusione<br />
però non ha frenato il<br />
suo entusiasmo e la morte lo<br />
ha colto mentre si accingeva<br />
a partecipare ad una riunione<br />
politica in Provincia, dove<br />
avrebbe dovuto illustrare i vari<br />
passaggi del suo calvario.<br />
Rare volte – ha sottolineato il<br />
prof. Cuscito – gli era riuscito di<br />
notare tanto pubblico e tanto interesse<br />
per una presentazione: onore<br />
e merito a chi ha fermamente<br />
voluto che questo avvenisse.<br />
R.S.<br />
Un CD con l’Inno di Mameli a tutte<br />
le società sportive della Regione<br />
Lo scorso 17 marzo, in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni<br />
dell’Unità d’Italia, ho realizzato 2000 copie di un CD contenente<br />
l’Inno di Mameli e l’Inno alla Gioia e Olimpico, che tramite i Presidenti<br />
Provinciali del CONI verranno consegnate a tutte le società<br />
sportive del Friuli Venezia Giulia.<br />
A Trieste, la cerimonia di consegna è stata organizzata nel Palazzo<br />
del Governo dal Presidente provinciale sig. Borri alla presenza del<br />
Prefetto Alessandro Giacchetti e<br />
di rappresentanti di un gruppo di<br />
società sportive locali ultracentenarie.<br />
Non ho tenuto discorsi, ma ho<br />
solo chiesto al Prefetto di leggere<br />
la mail che alcuni giorni prima<br />
mi aveva spedito l’amico Mario<br />
Lorenzutti dal Canada e che voglio<br />
qui riproporre:<br />
Auguri Patria mia… anche se<br />
lontani siamo più che mai orgogliosi<br />
di sentirci italiani! Il 17 marzo<br />
con il pensiero saremo presenti<br />
anche noi… ascolteremo il nostro<br />
Inno di Mameli e sventoleremo il<br />
nostro Tricolore. Ma penseremo<br />
– più che mai – alla nostra terra,<br />
perduta ma mai dimenticata.<br />
Grazie, Italia… tanti auguri<br />
dai tuoi figli lontani che non dimenticano…<br />
Emilio<br />
Nella foto, il Prefetto di Trieste Giacchetti<br />
con Emilio Felluga, Presidente<br />
Regionale del CONI, durante la presentazione<br />
del CD nel Salone di Rappresentanza<br />
della Prefettura di Trieste.
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
11<br />
FUGA DALLA PERSECUZIONE<br />
Tra i figli dell'esodo c'è anche Sergio Marchionne<br />
volte la cronaca viene in<br />
A soccorso della storia. Una<br />
bella intervista del giornalista<br />
Fausto Biloslavo ad una zia<br />
acquisita di Sergio Marchionne,<br />
Maria Zuccon, uscita su<br />
“Il Giornale” di mercoledì 10<br />
febbraio in occasione della<br />
Giornata del Ricordo, ci fa<br />
capire forse meglio di tanti testi<br />
la tragedia delle Foibe.<br />
Oltre a raccontare un aspetto<br />
poco conosciuto sulle origini<br />
del manager che fa onore all’Italia,<br />
questa testimonianza<br />
ribadisce che a fare le spese<br />
della furia ideologica e nazionalistica<br />
tra il ’43 e il ’45<br />
non furono soltanto i “nemici<br />
politici” ma soprattutto la<br />
gente comune. I contadini, i<br />
commercianti, i professionisti<br />
travolti con le loro famiglie<br />
dalle violenze della Storia.<br />
“Sergio – esordisce la signora<br />
Zuccon – me lo ricordo<br />
sin da piccolo, quando mi aiutava<br />
a pascolare i manzi. Il nonno<br />
non l’ha mai conosciuto, perché<br />
è stato infoibato dai partigiani<br />
di Tito. Con sua mamma, Maria,<br />
sono legata da sempre. L’ho<br />
sentita l’ultima volta il 17 gennaio,<br />
quando ha compiuto 84<br />
anni, per farle gli auguri. Con la<br />
sorella Anna sono andate esuli<br />
in Canada, ma non ci hanno mai<br />
dimenticato”. Parla in dialetto<br />
veneto, Maria Zuccon, la zia<br />
acquisita di Sergio Marchionne,<br />
l’amministratore delegato<br />
della Fiat. Si sapeva delle sue<br />
origini abruzzesi e della vita<br />
da adolescente in Canada, ma<br />
nelle vene del supermanager<br />
scorre anche sangue istriano.<br />
Non solo: la famiglia materna<br />
di Marchionne ha provato sulla<br />
sua pelle la tragedia delle foibe<br />
e dell’esodo.<br />
Solo un fratello, Martino,<br />
non se ne è andato dopo la<br />
guerra sposando Maria, che ci<br />
accoglie nel “fogolèr” di una tipica<br />
casa istriana. “La mamma<br />
di Sergio si chiama anche Maria<br />
ed è nata proprio in questa<br />
casa” spiega la zia del manager.<br />
Occhi azzurri, capelli color argento<br />
e scialle sulle spalle, lei<br />
è rimasta a Zucconi, il nome in<br />
italiano del villaggio di poche<br />
L’intervista di Fausto Biloslavo ai parenti rimasti in Istria<br />
Sergio Marchionne, amministratore<br />
delegato della FIAT<br />
case preso dalla famiglia. “Un<br />
tempo eravamo un centinaio,<br />
ma adesso siamo al massimo<br />
40” sospira la signora Maria.<br />
Ad una manciata di chilometri<br />
da Pola, tutta quest’area, con<br />
una forte presenza italiana fino<br />
al dopoguerra, si è svuotata<br />
con l’esodo. Prima ancora, a<br />
causa dell’armistizio del 1943,<br />
la bande partigiane hanno fatto<br />
la prova generale della pulizia<br />
etnica. E la famiglia materna<br />
di Marchionne è finita nel<br />
mirino.<br />
“Giacomo, il nonno di Sergio,<br />
era un gran lavoratore. A<br />
Carnizza, tre chilometri da qui,<br />
aveva messo in piedi un negozio<br />
sotto casa – racconta zia Maria<br />
– Non ha mai fatto del male a<br />
nessuno”, ribadisce la signora,<br />
classe 1925. Nel Ventennio chi<br />
voleva la licenza commerciale<br />
doveva automaticamente iscriversi<br />
al partito fascista. La zia<br />
di Marchionne ripete però “che<br />
Giacomo non ha mai portato la<br />
camicia nera”. L’8 settembre<br />
1943 il Regio Esercito si sbanda.<br />
In Istria si crea un pericoloso<br />
vuoto di potere, i partigiani<br />
di Tito spuntano dai boschi e<br />
vanno a prendere i “nemici del<br />
popolo”.<br />
“Sono andati di notte a casa<br />
sua legandogli i polsi con il fil<br />
di ferro. Nel paese ne hanno<br />
presi sei. Un ingegnere, che<br />
aveva fatto solo del bene, ma<br />
pure il macellaio – spiega la<br />
testimone – Nella banda c’era<br />
un capo comunista ideologizzato,<br />
ma in realtà chi aveva<br />
debiti con il negozio di Giacomo<br />
ne ha approfittato per farlo<br />
fuori”.<br />
Gli ostaggi spariscono nel<br />
nulla. “Anna, la sorella di<br />
Maria che adesso è con lei in<br />
Canada, non si dava pace. Voleva<br />
salvare il papà. Qualcuno<br />
li aveva visti portati via in fila<br />
indiana” racconta Maria. Il fratello<br />
Giuseppe, appena tornato<br />
a casa dopo il ribaltone dell’8<br />
settembre, si è pure lanciato<br />
nelle ricerche. Purtroppo è<br />
finito in un rastrellamento dei<br />
tedeschi, che stavano riconquistando<br />
l’Istria con il ferro e<br />
con il fuoco. Scambiato per un<br />
partigiano o per un disertore<br />
l’hanno passato per le armi.<br />
“Ma Anna non si è data per<br />
vinta. Il padre, assieme ad altri,<br />
era stato buttato nella foiba di<br />
Trlji, a cinque chilometri da<br />
questa casa. E’ andata a Pola<br />
e ha convinto i pompieri a recuperare<br />
le salme” spiega zia<br />
Maria. “Sull’orlo della foiba,<br />
quando tiravano fuori i corpi<br />
tumefatti, Anna diceva: non<br />
è lui, non è lui… - ricorda la<br />
signora Zuccon. Poi ha avuto<br />
un sussulto davanti ad un corpo<br />
irriconoscibile. Questo è mio<br />
padre. L’ha riconosciuto dai<br />
bottoni della giacca che lei<br />
stessa aveva cucito”.<br />
Il nonno materno di Sergio<br />
Marchionne è finito in foiba,<br />
ma l’Istria non ha portato solo<br />
disgrazie. I suoi genitori si sono<br />
conosciuti proprio a Carnizza.<br />
Il padre Concezio prestava<br />
servizio nella stazione dei carabinieri.<br />
La mamma Maria si<br />
è subito innamorata del giovane<br />
in divisa dell’Abruzzo.<br />
Concezio è stato trasferito<br />
prima in Slovenia e poi a Gorizia<br />
a difendere i confini dall’invasione<br />
comunista” scrive<br />
Marco Gregoretti ne “L’uomo<br />
dal maglione nero”, un libretto<br />
di successo sull’amministratore<br />
delegato Fiat. La futura consorte<br />
va dai parenti del marito in<br />
Italia scampando alla pulizia<br />
etnica dei titini.<br />
La sorella Anna vorrebbe<br />
raggiungerla. Alla fine della<br />
seconda guerra mondiale la<br />
situazione precipita. I titini<br />
riprendono la pulizia etnica<br />
lasciata a metà nel 1943. Di<br />
fronte alle violenze 350 mila<br />
italiani dall’Istria, Fiume e Dalmazia<br />
scappano verso la Madre<br />
Patria. “Un giorno Anna ha<br />
preso la sua bicicletta, con solo<br />
due borse in mano. E’ andata a<br />
Pola per imbarcarsi sull’ultimo<br />
piroscafo per l’Italia” racconta<br />
con emozione zia Maria.<br />
I genitori di Sergio si sposano<br />
subito dopo la guerra e<br />
vanno a vivere a Chieti dove nel<br />
1952 nasce Sergio. L’esule Anna<br />
Zuccon va per prima in Canada,<br />
seguita dalla famiglia Marchionne,<br />
che vuole far studiare meglio<br />
il figlio. In Istria restano gli zii<br />
Martino e Maria. “Sono venuti<br />
a trovarmi per la prima volta<br />
dopo la guerra quando Sergio<br />
aveva tre anni. Non c’erano né<br />
luce né acqua corrente. Sergio<br />
lo lavavamo nella “mastela”<br />
con l’acqua della cisterna assieme<br />
ai miei figli – racconta<br />
sorridendo Maria. Il giovane<br />
Marchionne si divertiva durante<br />
le vacanze in Istria. Mi aiutava<br />
a portare i manzi. Gli piaceva<br />
usare il frustino per indirizzarli<br />
e non voleva mollarlo neppure<br />
quando andava a dormire. Da<br />
più grande mi diceva sempre:<br />
zia, se continui a lavorare così<br />
nei campi andrai a finire nel<br />
camposanto!”.<br />
Dalla Fiat fanno sapere che<br />
l’amministratore delegato “da<br />
bambino sentiva spesso i racconti<br />
della mamma e della zia<br />
profughe dall’Istria”. Nel libro<br />
di Gregoretti, un cugino abruzzese<br />
ha fatto notare che sul polso<br />
del suo inconfondibile maglione<br />
Marchionne si è fatto ricamare<br />
un piccolo stemma tricolore.<br />
Con l’ascesa di Marchionne i<br />
legami con i parenti rimasti in<br />
Istria si sono rarefatti, ma non<br />
cancellati. “Sergio è venuto<br />
anche dalla Svizzera con sua<br />
moglie e i suoi due figli per farceli<br />
conoscere” racconta Maria.<br />
“Adesso lo vedo in televisione.<br />
Dicono che sia uno dei manager<br />
più importanti del mondo<br />
– spiega – Ma per me rimarrà il<br />
ragazzino con i lineamenti della<br />
mamma. Sergio è una persona<br />
semplice e cara che tengo sempre<br />
nel mio cuore.<br />
Fausto Biloslavo
12 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
seconda parte<br />
I RITROVI ISOLANI<br />
<strong>Isola</strong>, luoghi per accogliere ed intrattenere la gente, nel pe-<br />
A riodo della prima metà del ‘900, ve n’erano in gran numero;<br />
pochi furono attivi nell’intero periodo, anche se talora con diversa<br />
gestione, ma vi fu pure un ricambio notevole.<br />
Per noi, gente di Halietum, parlare di osterie è molto facile,<br />
data la rinomanza dei nostri vini. “<strong>Isola</strong> d’Istria e vino”, “vino e<br />
refosco” sono stati termini inscindibili che aiutano a spiegare la<br />
moltitudine di osterie sparse per il nostro territorio, pur abbondando<br />
di cantine private (frasche) ben fornite.<br />
Senza paura di smentite, un isolano adulto (de quei veri, sensa<br />
buligo…) “a ciuciava” in media un litro al giorno attingendolo<br />
dalle scorte dei campagnoi (che in ogni cantina custodivano almeno<br />
una botte da cinque o sei ettolitri ad esclusivo uso famigliare)<br />
oppure dalle molte cantine private che frequentavano.<br />
Questi “luoghi di riunione”<br />
comprendevano alberghi, pensioni,<br />
trattorie, osterie e bar. Tra<br />
questi vogliamo ricordare:<br />
- Hotel Porto Apollo, attrezzato con una novantina di posti letto,<br />
giardino, parco e una piccola spiaggia. Proprietà degli austriaci,<br />
tali in genere anche gli ospiti, finché la Società Arrigoni non<br />
acquistò il complesso negli anni ’30 per farne il Dopolavoro<br />
Aziendale, con mensa, ritrovi, campi di gioco, rotonda per il ballo<br />
e, in tempo di guerra, anche stallaggio per i cavalli da tiro (mancando<br />
la nafta, la fabbrica usava i carri per i trasporti) e persino<br />
un allevamento di maiali.<br />
- Albergo “Aquila d’Oro”<br />
- Albergo con bar e caffè “Riviera”, di Luigi Menis (in Piassa<br />
Granda)<br />
- Albergo Ristorante “Bonavia” di Emerenziano Felluga (alla<br />
Grisa, viale XX settembre)<br />
- Albergo Ristorante “Alla Stazione” di Bartolo Vascotto (Via<br />
Romana, diventato in seguito Dopolavoro e “el cine in sù”)<br />
- Albergo Trattoria “Istria” di G. Dagostini (ale Porte, piazza<br />
Cavour)<br />
- Pensione “Villa Progresso”<br />
- Trattoria Buffet “Bressan”, in Piassa Granda<br />
- Trattoria “Alla città di Trieste” di Vascotto (in Piassa Granda)<br />
- Trattoria “All’Oriente”, di Degrassi<br />
- Trattoria “All’Industria”<br />
- Trattoria “Alla Fontana”<br />
- Trattoria “Del Moro” , in Piassa Granda<br />
- Trattoria “Sala Verdi” di G. Bressan<br />
- Trattoria “Alla Marina”, in Piassa Granda<br />
- Trattoria “Da Manasse” (ex Torcio, in Piassa Granda)<br />
- Trattoria “Dei Dagri”, ale Porte<br />
- Trattoria “Alla Luna Vecia”<br />
- Osteria “La Birreria”, ala Grisa<br />
- Osteria “Luna Nuova”, in via Romana<br />
- Osteria “All’Approdo” di Chechin Cavarlese<br />
- Osteria “Mira l’Onda”<br />
- Osteria “Al Vapore”<br />
- Osteria “De Ciune”, in via Carducci<br />
- Osteria “Miramare”<br />
- Osteria “Alla Riva Nuova”, in Riva de Porta<br />
- Osteria “Alla Bella Riviera”, in via Libertà – Case Operaie<br />
- Osteria “Alla Pace”<br />
- Osteria “Al Campo Verde”, in Vier, piazza dell’Annessione<br />
- Osteria “Al Lido”<br />
- Osteria “Al Tramonto”<br />
- Osteria “Bepi della Rossa”<br />
- Osteria “Al Borìn”<br />
- Osteria “Alle Novità del Giorno”<br />
- Osteria “Dell’Antica Candeletta”, in Piassa Granda<br />
- Al “Consorzio Vinicolo <strong>Isola</strong>no”<br />
- Caffè “Centrale” di Gualtiero Goina, in Piassa Granda<br />
- Bar “Ralza”, ale Porte<br />
- Bar “Gino”, in via Alieto<br />
… e forse altri ancora che non ricordo…<br />
Alcuni degli esercizi sopra descritti davano pure alloggio o<br />
tenevano a pensione. In quasi tutti vi era la possibilità, ala bona<br />
o in modo più accurato, di magnàr un bocòn, generalmente dell’ottimo<br />
pesce.<br />
In tutti ci si poteva rinfrescare la gola con i nostri prelibati<br />
vini, tra i quali eccelleva il refosco e, tra i bianchi, il moscato e<br />
MEMORIE, FATTI, STORIA E<br />
la ribolla; nei locali erano offerte, quasi dappertutto, opportunità<br />
di svago: giochi di carte (il più in voga era il cotecio), da tavolo<br />
(dama e scacchi) e biliardo… quando la compagnia degli ospiti<br />
non preferiva intonare canti. Nei caffè c’erano moltissimi habituè<br />
che sorbivano l’aromatica bevanda concentrandosi nella lettura<br />
del giornale.<br />
Non può però mancare anche un breve cenno alle “osterie<br />
particolari” o “frasche”. Queste erano spacci di vino gestiti temporaneamente<br />
dai produttori agricoli dove, ben visibili al di fuori<br />
della casa, ostentavano – come un segnale distintivo – dei rami<br />
intrecciati di olivo o di ginepro.<br />
La produzione dei gelati - rimasta per molto tempo in mano<br />
a modesti artigiani dolciari (che provvedevano alla gestione casalinga<br />
e alla distribuzione, girando per il paese con appropriati<br />
carrettini, e non si può qui trascurare il simpatico e buon Renso<br />
dei gelati, con laboratorio in vicolo Santa Caterina, il più bravo)<br />
- si concentrò più tardi in vere e proprie gelaterie. Iniziò Goina<br />
nel suo caffè in piazza Garibaldi, poi la trattoria Bonavia, il Bar<br />
Ralza, ecc.<br />
Nondimeno, rimane sempre viva l’immagine di “Renso” che,<br />
sordo “campanoto” com’era, intuiva più che udire i nostri desideri.<br />
Prendendo il gelato dal contenitore, riempiva un scartosèto<br />
(da 5 o 10 centesimi) oppure due cialde equivalenti a 20 o a 50<br />
centesimi, porgendole con destrezza a grandi e piccoli degustatori,<br />
che divoravano il tutto con golosità mai esaudita.<br />
LE “PETESERIE”<br />
Le “Peteserie” o “Mescite di liquori” caldi e freddi, erano<br />
frequentate, soprattutto d’inverno, da campagnoi e pescadori.<br />
Di queste “enoteche”, ce n’era una sotto el Fontego, vicino al<br />
Municipio, un’altra, quella del vecio Rafèlo (Raffaele Vascotto)<br />
si trovava in Riva de Porta, la mescita “De Clorinda” era situata<br />
alle Porte e, ancora, quella “De Pozzetto” in via Manzioli e infine<br />
“De Renso” in via Santa Caterina.<br />
Probabilmente le “petesserie” furono importate a <strong>Isola</strong> imitando<br />
l’uso triestino, dato che il nome “petes” (che significa alcol<br />
o liquore) non è una parola isolana. Queste scomparvero dopo<br />
aver per alcuni anni somministrato abisinsio, trapète, petorài<br />
(acqua calda corretta con la semiza), petès e simili intrugli per<br />
le boche bone isolane, triestine e dei paesi limitrofi, senza troppi
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
13<br />
rimpianti… o quasi.<br />
Ma mi ‘desso gò voia de tornàr, almeno cò la elaborasion<br />
mental, ale nostre “petesserie” (altro che camomilla…) che a <strong>Isola</strong><br />
ghe ne iera diverse. Iera quela de Giovanni morgàn ale Porte, che<br />
gaveva un picio giardin davanti; quela de Giacomo polentrela,<br />
subito de lato de l’entrada del “Cine in sò”; el bar dela Rosa<br />
tubòli, che a sé trovava poco prima dela macelleria dei fusioni,<br />
dove che ‘ndava i “bonarivi” (perditempo) a farse ‘na trapèta. In<br />
stò bar ghe ‘ndava anca la Meneghina Beli, che ghe dimandava<br />
sempre ala Rosa se la gaveva del lievito… e Rosa dute le volte<br />
ghe disèva: No, fia, mi stà roba no la vendo, e la Meneghina, con<br />
far sconsolà: Ben, ben… ma zà che son quà… dame ‘na trapèta<br />
dopia. ‘Sta solfa se ripeteva duti i giorni….<br />
Po’ ghe iera el bar de Ezzelino Deste tùboli, posisionà in tal<br />
cantòn dove finiva la Contrada de l’Ospedàl e via Ettoreo che<br />
le dava intala piasseta dela Madona de Alieto, dove i andava a<br />
bever el cafè e a far do ciacole de sport (ma a mì, che iero fiol,<br />
LEGGENDA DI ISOLA NOSTRA...calche<br />
me papà me dava un bicèr de orsata par farme star quieto almeno<br />
un momentìn, e qualche volta… pensa che lusso… anca ‘na pasta<br />
crema…).<br />
A <strong>Isola</strong> no mancava de sicuro le riffe e i fraschi; cossa podemo<br />
dir de ‘sti stimai “posti de beveraggio”? Là drento se trovava sempre<br />
un bon bicèr, i òvi duri, fetine de luganiga passìda, un masso de<br />
carte… e quei che parèva i fussi nati la drento, sempre col bicèr in<br />
man, fracài visin ‘na stufa che più che scaldàr la fasseva un fumo<br />
boia, da parèr che i fasessi ‘na gara a forsa de colpi de tosse… Me<br />
sovièn de ‘na volta che me nono ma gà portà de riffa in un logo<br />
dove (almeno cussì i diseva…) el vin iera superbo (gavarò vù oto<br />
o nove anni) dove, tra ‘na partida de cotecio e n’altra, lori bevevo<br />
refosco compagnà co’ calche fetìna de luganiga e mi - sempre fiòl<br />
iero… ma anche birichìn - ghe corevo drio a ‘na fiola coi cavei<br />
biondi e oci verdi come i pàsteni de Salèto… e ridevimo come<br />
mati… (ma vara ti cossa me passa per la testa…).<br />
Inno al petès<br />
Questo xe quel balsamo<br />
che ghè fa gola a duti,<br />
a fa sentir i sordi e…<br />
fa parlar i muti.<br />
Bevù cola prudensa<br />
a dà forsa e alegria<br />
e la febre, l’influensa<br />
e rafredori…<br />
a pòl scassar via.<br />
Viva el petès,<br />
gran patriarca,<br />
rivà cola barca e…<br />
andà col barcòn.<br />
IL LAVORO AD HALIETUM<br />
Certamente quanto scritto potrà suscitare qualche perplessità<br />
nei giovani, ma chi con piacere e altri con tristezza, potranno<br />
rinverdire, almeno con il pensiero, cose sfuggite alle loro menti<br />
e i tempi lontani della giovinezza.<br />
La Storia raccontata in queste pagine parla della dura vita del<br />
pescatore dall’inizio del 1900 al 1945, quando la guerra sconvolse<br />
così duramente la <strong>Nostra</strong> Istria.<br />
Al principio del ‘900 si può ben affermare che <strong>Isola</strong> d’Istria<br />
era una cittadina veramente povera e le condizioni di vita molto<br />
basse. La nostra comunità in quei tempi si suddivideva in tre<br />
categorie principali: quella dei pescatori, quella degli agricoltori<br />
e quella degli “artisti”.<br />
Iniziamo da quest’ultima senza però paragonare questo gruppo<br />
sociale ai “famosi” - per la satira paesana - “settanta letterati di Portole”.<br />
Pertanto, la parola “artista” non deve essere presa nel vero<br />
pièra smaniàda dal tempo<br />
gavèva un nome scarpelà e<br />
coverto de edera seca…<br />
senso letterario del termine perché, da noi, era usata per indicare<br />
qualsiasi persona che esercitava anche il più umile mestiere.<br />
Questi “mestieri” comprendevano: scovasini, impissafarai,<br />
artigiani, botegheri, operai, impiegati e in genere tutti quelli che<br />
svolgevano un qualsiasi lavoro manuale o mentale. Questa classe<br />
di “artisti” era considerata privilegiata, con lavoro sicuro o quasi,<br />
non temevano la pioggia né i venti, né tanto meno il freddo.<br />
Avevano – chi più chi meno – una paga giornaliera, settimanale o<br />
quindicinale o, solo per gli impiegati, con cadenza mensile.<br />
Gli agricoltori facevano parte della “classe media”, tranne che<br />
negli anni di siccità o altre varie calamità che non mancavano mai.<br />
Avevano il pane e il companatico assicurato, anche se il detto xe<br />
più giorni che luganighe aveva il suo peso; inoltre, il guadagno per<br />
la vendita del vino… se la buona sorte della vendemmia li aveva<br />
accarezzati e le vigne non erano state colpite dalla tempesta.<br />
WALTER POHLEN<br />
(continua)
14 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
“Vola colomba”… e in tutta Italia furono lacrime<br />
Le canzoni popolari triestine in chiave anti-straniera<br />
Lo scorso 12 marzo, all’età di 91 anni, è scomparsa Nilla Pizzi, che – soprattutto i più anziani – ricorderanno come la regina<br />
della canzone italiana negli anni ’50. Con “Grazie dei fior” aveva vinto nel 1951 la prima edizione del Festival di Sanremo,<br />
che in quegli anni – non era ancora arrivata la televisione - teneva incollata alla radio l’Italia intera.<br />
Ma per noi, istriani e giuliani, rimarrà sempre nel ricordo come interprete di “Vola colomba”, la struggente canzone con cui<br />
aveva bissato la vittoria al Festival l’anno successivo.<br />
La vogliamo ricordare anche con questo articolo di Mario Luzzatto Fegiz sulle pagine del “Corriere della Sera” del 24 ottobre<br />
2004, dove, oltre a “Vola colomba”, cita anche le altre canzoni popolari che inneggiavano alla liberazione di queste terre dal<br />
dominio austriaco prima e jugoslavo poi.<br />
Febbraio 1952 – Trieste si commuove e canta la canzone a<br />
lei dedicata da Nilla Pizzi, “Vola colomba”, che vince il<br />
Festival di Sanremo. Una musica dolce, triste e orecchiabile<br />
e un testo (Cherubini – Concina) che alludono chiaramente alla<br />
condizione della città giuliana ancora sotto occupazione alleata,<br />
minacciata dalle brame espansionistiche di Tito. L’allegoria è<br />
chiara:<br />
Dio del ciel se fossi una colomba<br />
vorrei volar laggiù dov’è il mio amor<br />
che inginocchiato a San Giusto<br />
prega con l’animo mesto:<br />
fa che il mio amor torni<br />
ma torni presto.<br />
Vola colomba bianca, vola,<br />
diglielo tu che tornerò,<br />
dille che non sarà più sola<br />
e che mai più la lascerò.<br />
L’amore che deve tornare è l’Italia. E le allusioni a Trieste (mai<br />
nominata espressamente) continuano nelle strofe successive con<br />
“E il campanon din don ci faceva il coro” (“el campanon” per i<br />
triestini è la campana maggiore della Cattedrale romanica di San<br />
Giusto che – fatto raro – emette un “sol” perfetto) e addirittura una<br />
battuta in dialetto triestino (“anche el mio vecio te sogna”).<br />
“Vola colomba” fu in realtà la bandiera del ritorno di Trieste<br />
all’Italia “modello export”. Funzionò cioè a livello nazionale,<br />
mentre i triestini preferivano affidare il loro patriottismo, nelle<br />
manifestazioni, ad altre canzoni, tutte assai più vecchie, legate<br />
spesso alla tradizione irredentista antiaustriaca. La preferita si<br />
intitola “Lassè pur”, ed è una esaltazione alla bellezza della lingua<br />
italiana. La scrissero nel 1890 Giulio Piazza detto maceta (macchietta)<br />
e Silvio Negri. Il ritornello servì contro l’Austria prima,<br />
e contro Tito e il bilinguismo a Trieste poi:<br />
Lassè pur che i canti e i subi<br />
e i ne fazi pur dispeti<br />
ne la Patria de Rossetti<br />
no se parla che italian!”.<br />
Oltre a “Vola colomba”, la canzone che più rappresentò Trieste<br />
e la sua italianità nell’immaginario collettivo fu “Le campane di<br />
San Giusto” (meglio nota come “Le ragazze di Trieste”). Nasce<br />
nel 1915, nell’imminenza della prima guerra mondiale, nel sogno<br />
della sconfitta austriaca e del ritorno all’Italia (e a questa si arrivò a<br />
un prezzo però altissimo di vite umane). Toccanti i primi versi:<br />
Per le spiagge, per le rive di Trieste<br />
suona e chiama di san Giusto la campana,<br />
l’ora suona, l’ora suona non lontana<br />
che più schiava non sarà.<br />
Le ragazze di Trieste<br />
cantan tutte con ardore:<br />
O Italia, o Italia del mio cuore,<br />
tu ci vieni a liberar!”<br />
Gli autori sono Giovanni Drivetti e Colombino Arona che<br />
più avanti compose anche “L’inno a Tripoli” (“Tripoli bel suol<br />
‘amore”).<br />
Nel repertorio della canzone simbolo della città merita un<br />
posto speciale “Trieste mia” di Raimondo Cornet e Publio Carniel.<br />
Anche se la forma dialettale ne ha limitato la circolazione,<br />
per testo e melodia non è inferiore al classico napoletano “Santa<br />
Lucia lontana” (“Partono i bastimenti”), con cui condivide il tema<br />
dell’emigrazione.<br />
Curiosamente nella cultura popolare triestina, risorgimento<br />
(irredentismo), prima e seconda guerra mondiale, odio per l’invasore<br />
austriaco prima e per il comunismo titoista poi, si mescolano,<br />
dando vita a vivaci slogan cantati, molto usati nelle manifestazioni<br />
antiaustriache o antislave. I vecchi triestini non hanno dimenticato<br />
un testo nel dialetto locale per le prime note di quella “Radetzky<br />
Marsch” che ogni anno fa da sigla al concerto di Capodanno da<br />
Vienna: “Te darò, te darò pel cùl” rivolto a colui che fu il simbolo<br />
della dominazione austriaca in Italia.<br />
Anche “Fratelli d’Italia” ha una aggiunta squisitamente triestina.<br />
L’inciso, che Mameli aveva pensato solo musicale, dopo<br />
“L’Italia chiamò” e prima della ripresa in minore, veniva “parolato”<br />
così: “Giuriam, giuriam che Tito xe un ruffian…”.<br />
Ma tutto, dalla canzone più innocente all’aria di opera famosa,<br />
è stato utilizzato a Trieste in chiave patriottico-nazionalista: dalla<br />
quasi boccaccesca “La mula de Pranzo” alla soave “Da Trieste fin<br />
a Zara gò impegnà la mia chitara” (un modo per citare in italiano<br />
città ormai sotto altro dominio coi nomi di Porec e Zadar) fino<br />
al “Va pensiero” che, al Teatro Verdi di Trieste, alle parole “O<br />
mia patria si bella e perduta” viene sottolineato dal grido “Viva<br />
l’Italia!”… e il bis è di rigore.<br />
Mario Luzzatto Fegiz
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
15<br />
Il mondo in pugno<br />
Una mostra antologica a Trieste dedicata a Nino Benvenuti<br />
li inizi, i ricordi, le medaglie e i cimeli, da dedicare ai giovani, da raccontare alla sua città.<br />
“GNino Benvenuti ritorna a casa indossando l’abito migliore per un campione, quello di un<br />
atleta che ha sempre rifiutato il disarmo e che preferisce nuovi percorsi, non necessariamente legati<br />
all’impegno sportivo”.<br />
Con queste parole il giornalista de “Il Piccolo” Francesco Cardella ha illustrato la mostra antologica<br />
“Il mondo in pugno”, allestita a Palazzo Costanzi di Trieste dal 19 al 23 marzo, tutta dedicata<br />
al pugile simbolo di un’intera epoca e conosciuto da tutti gli italiani, anche quelli disinteressati al<br />
mondo sportivo e a quello del pugilato in particolare. Successivamente la mostra, con il patrocinio<br />
del CONI e sotto l’egida della<br />
Federazione Pugilistica Italiana,<br />
è stata allestita anche a Monfalcone e a Udine e avrà un seguito<br />
anche in altre città italiane.<br />
“La mostra antologica – nelle parole dello stesso Nino Benvenuti<br />
– ripercorre i passaggi più significativi della mia carriera, dai<br />
primi successi dilettantistici alla medaglia d’oro alle Olimpiadi e<br />
al titolo mondiale dei pesi medi; una ricostruzione cronologica di<br />
questi anni, fatta anche attraverso foto, giornali, documenti, filmati<br />
ed altre curiosità che mi riguardano. Questa iniziativa rappresenta<br />
un viaggio stimolante nella memoria che accomuna tanti italiani<br />
che, insieme a me, hanno vissuto e sofferto quei momenti. Quello<br />
che vorrei trasmettere, soprattutto alle giovani generazioni, è un<br />
messaggio di correttezza e lealtà sportiva, letto attraverso uno<br />
sport fatto di sudore e sacrificio”.<br />
Il Premio “HISTRIA TERRA 2011” a mons. Antonio Dessanti<br />
Lo scorso 18 febbraio nel<br />
salone dell’Unione degli<br />
Istriani di Trieste è stato conferito<br />
a mons. Antonio Dessanti<br />
il premio “Histria Terra 2011”,<br />
giunto alla sua quinta edizione,<br />
riconoscimento che viene<br />
assegnato a figure di rilievo<br />
e di riferimento del mondo<br />
istriano.<br />
Questa la motivazione del<br />
riconoscimento, consegnato<br />
ad un commosso don Antonio<br />
davanti ad autorità e un folto<br />
pubblico: “Faro di carità e<br />
operoso testimone della fede<br />
istriana, di radici profonde nei<br />
secoli, protagonista non comune<br />
della storia della nostra<br />
Terra, ha continuato, per oltre<br />
sessant’anni dopo l’esodo, a<br />
effondere sostegno morale e<br />
religioso alle nostre genti”.<br />
Nato a Buie nel 1921, è<br />
stato ordinato sacerdote nel<br />
1946 dal vescovo mons. Santin.<br />
E’ stato cappellano nei Campi<br />
Profughi e negli ospedali, insegnante,<br />
direttore del Villaggio<br />
del Fanciullo e dal 1992 è<br />
subentrato a don Attilio Delise<br />
quale parroco della chiesa del<br />
Rosario, dove – come ha scritto<br />
il vescovo emerito di Trieste<br />
mons. Ravignani – “è sempre<br />
stato disponibile per tutti, e<br />
fino a tarda ora, soprattutto per<br />
i giovani”.<br />
Malgrado la sua precaria<br />
salute, ha retto la parrocchia del<br />
Rosario sino allo scorso anno,<br />
ma con indomito coraggio continua<br />
ancora a svolgere il sua<br />
mandato pastorale tra i degenti<br />
dell’ITIS.<br />
Per i suoi meriti lo scorso<br />
11 novembre gli era anche stato<br />
conferito da parte del sindaco il<br />
“Sigillo Trecentesco della città<br />
di Trieste”, quale “emblema di<br />
solidarietà che ci richiama verso<br />
alti e irrinunciabili valori”.<br />
Al carissimo don Antonio<br />
le nostre congratulazioni vivissime,<br />
insieme al nostro grazie<br />
per essere sempre stato vicino<br />
alla nostra Comunità, anche nel<br />
ricordo del suo predecessore<br />
don Attilio.<br />
La consegna a don Antonio Dessanti del premio e della pergamena con la motivazione da parte del<br />
Presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota.
AVVENIMENTI LIETI<br />
16 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Una bella giornata a Gemona<br />
Domenica 27 marzo, con la partecipazione<br />
di molte persone, ho organizzato una<br />
gita a Gemona del Friuli e sono felice<br />
che sia andato tutto bene. Il nostro principale<br />
intendimento era quello di assistere alla Santa<br />
Messa nella Basilica di Sant’Antonio da Padova,<br />
che si trova nel centro di Gemona. Il rettore del<br />
Santuario ha voluto congratularsi con il nostro<br />
gruppo di istriani residenti a Trieste e ringraziarci<br />
per la nostra sentita partecipazione alla devozione<br />
Si, 18 anni… tanti sono trascorsi da quando il gruppo degli allora<br />
sessantenni si è riunito per la prima volta. Era il 28 marzo<br />
1994, i partecipanti furono 28 e lo stesso numero di presenti si è<br />
avuto quest’anno in un ristorante di Basovizza. E tredici di questi<br />
erano presenti anche alla prima edizione.<br />
Moltissimi amici hanno aderito con costanza a quasi tutti gli<br />
incontri, poi capita un imprevisto che ti obbliga a rinunciare. Però<br />
il proposito di essere presenti agli incontri futuri c’è. Il piacere di<br />
stare tra coetanei nati, vissuti e cresciuti insieme durante gli anni<br />
bravi. A metà pomeriggio poi, sempre “Radio Sorriso”<br />
ha organizzato una ricca lotteria con importanti premi<br />
per la gioia di tanti gitanti.<br />
Alla fine tutti soddisfatti per la bellissima giornata<br />
passata in compagnia di veri amici.<br />
Mario Depase<br />
del Santo di Padova.<br />
Ci siamo fermati a Gemona, cambiando<br />
però destinazione: abbiamo scelto il ristorante<br />
“Willy” per un ricco pranzo, sapendo già<br />
che avremmo trovato lo staff di “Radio Sorriso”<br />
che avrebbe allietato il nostro pomeriggio.<br />
Questo gruppo aveva organizzato un<br />
intrattenimento a base di barzellette, musica<br />
dal vivo con una bravissima cantante e un<br />
gruppo di quattro fisarmonicisti altrettanto<br />
I SESSANTENNI (DI QUALCHE TEMPO FA…<br />
belli della giovinezza è un sentimento che tutti proviamo in certe<br />
circostanze e il ritrovarsi una volta all’anno riuniti intorno ad una<br />
tavola imbandita è quanto di meglio si possa desiderare.<br />
L’inizio forse è in sordina, ma poi con l’affiorare dei ricordi<br />
comuni il chiacchiericcio si fa intenso da diventare confusione…<br />
piacevole, s’intende: è confusione nostrana! Anche se questi incontri<br />
possono sembrare tutti uguali, ripetitivi, non è così: tanto
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
17<br />
GUIDO E VALERIA BRESSAN:<br />
65 ANNI INSIEME<br />
Sono trascorsi 65 anni da<br />
quando, il 4 maggio 1946, il<br />
parroco don Giuseppe Dagri<br />
(don Biri) nel Duomo di <strong>Isola</strong><br />
suggellava con una cerimonia<br />
molto bella il matrimonio<br />
di Guido Bressan e Valeria<br />
Gandusio.<br />
Unico rammarico per gli<br />
sposi la mancanza di foto, superata<br />
però dal vivido ricordo<br />
di quel giorno e di tutti i giorni<br />
che vennero poi. Ricordi belli<br />
ad <strong>Isola</strong> con la nascita di Loredana<br />
e Marina, meno belli<br />
quando le vicende note e mai<br />
dimenticate determinarono la<br />
necessità dell’abbandono della<br />
propria casa, della propria terra,<br />
delle proprie abitudini.<br />
Nella scelta di lasciare il<br />
paese Guido e Valeria, ugualmente<br />
a tanti come loro, speravano<br />
che sarebbero un giorno<br />
ritornati nella loro casa, lasciata<br />
a degli amministratori. Ma<br />
non fu così. Arrivati a Trieste<br />
furono sistemati nel Campo<br />
Profughi di San Giovanni:<br />
donne e bambini da una parte,<br />
uomini dall’altra.<br />
Ma Guido e Valeria non si<br />
persero però d’animo e – senza<br />
) INSIEME PER LA 18ma VOLTA<br />
troppo recriminare il benessere<br />
perso – si dettero entrambi<br />
da fare per recuperare la dignità<br />
e la gioia della famiglia. Così<br />
nel Campo Profughi rimasero<br />
per quattro anni, due dei quali<br />
Guido li passò imbarcato sulla<br />
“Mariangela Martinolli”, una<br />
nave da carico, che permise<br />
alla coppia di comperarsi un<br />
bel appartamento e riappropriarsi<br />
dell’intimità della loro<br />
vita, rubata in quei quattro<br />
anni di Campo Profughi. Poi<br />
la vita, tra lavoro, casa, figli<br />
e nipoti, trascorse con tante<br />
soddisfazioni.<br />
Un attimo prima del pensionamento<br />
Guido pensò che<br />
le sue radici erano nella terra<br />
e così acquistò un piccolo<br />
terreno a Longera che, sasso<br />
su sasso e pianta su pianta,<br />
ricostruì ottenendo ottima<br />
frutta, verdura e vino, lasciando<br />
pure degli spazi alla sua<br />
Valeria per coltivare e curare<br />
bellissimi fiori.<br />
Questa loro semplice vita<br />
d’amore continua oggi con la<br />
gioia di aver dato tanto, con<br />
la riconoscenza da parte delle<br />
figlie, dei generi e dei nipoti,<br />
è il piacere di ritrovarsi insieme che ogni raduno annuale sembra<br />
essere sempre il primo.<br />
Ora la speranza è che la cosa duri ancora a lungo in futuro, in<br />
quanto noi tutti abbiamo un’età “quasi veneranda” e con ci resta<br />
che lasciar fare alla Provvidenza…<br />
Pure quest’anno ci sono stati degli assenti per vari motivi.<br />
A coloro che non sono intervenuti per indisposizioni più o meno<br />
gravi, il nostro augurio di una pronta guarigione e un arrivederci<br />
al prossimo anno.<br />
Ancora una volta ringraziamo <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> che ogni anno<br />
gentilmente ci ospita, e come sempre passiamo all’elenco dei<br />
presenti:<br />
Alfio Benvenuti (sisoti), Edilio Benvenuti (cica), Alfredo<br />
Bussani, Carlo Bacci (placa) , Gigi Carboni (snai), Nerio Chicco<br />
(calfa), Bruno Degrassi (pansalonga), Elpidio Delise (pipèta), Mario<br />
Drioli (tocio), Oscar Dudine (bazarini), Ennio Dudine (folo ),<br />
Mario Giovannini, Livio Musizza, Livio Marchesan (uci), Antonio<br />
Pugliese (caregheta), Bruno Russignan (taca), Silvano Maraspin<br />
(piranese), Gilberto Delise (taiasuche), Elio Piccinin, Nino Troian<br />
(fasiol), Mario Troian (mandolìn), Italo Troian (mandolìn), Omero<br />
Ulcigrai (borìn), Gino Ulcigrai (torso), Berto Ulcigrai (torso),<br />
Fabio Vascotto (nadàl), Salvatore Zugna, Pini Zaro (volpe).<br />
In chiusura ringraziamo Elio Piccini per la bella foto di<br />
gruppo e Pini Zaro per le molte foto scattate, che ovviamente non<br />
possono trovare spazio sul nostro giornale.<br />
Arrivederci all’anno prossimo, l’ultimo venerdì di aprile.<br />
Alfredo Bussani<br />
Guido e Valeria con le figlie Loredana e Marina<br />
con il forte affetto della sorella<br />
Nerina, di tutti i nipoti<br />
figli di sorelle e fratelli, dei<br />
cugini, dei tanti amici che<br />
si sono stretti loro attorno<br />
per augurare un felice 65°<br />
anniversario di Matrimonio,<br />
e tanti altri ancora!<br />
Le figlie<br />
Loredana e Marina<br />
Al ristorante insieme alla cugina Maria Assunta Dandri (figlia di<br />
Gino Dandri e Bruna Ulcigrai), gradita ospite assieme al marito<br />
Howard in occasione di una loro visita a Trieste dal Canada. Sotto,<br />
Guido e Valeria a <strong>Isola</strong>, sentài ale Porte nela ex tratoria de Mauro<br />
“faràl”.<br />
AVVENIMENTI LIETI
AVVENIMENTI LIETI<br />
18 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
SUOR SERAFINA, al secolo Amelia Degrassi, lo<br />
scorso 9 maggio ha compiuto 90 anni. Le fanno tanti<br />
auguri di ancora tanti anni in serenità e buona salute<br />
la cugina Antonietta insieme alle figlie.<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> si unisce agli auguri<br />
per i 90 anni di suor Serafina, che<br />
sappiamo ricorda sempre tutti gli<br />
isolani nelle sue preghiere. Eccola<br />
in una foto di quando prestava<br />
la sua opera missionaria – già<br />
ottantenne – con i bambini di<br />
Cochabamba in Bolivia.<br />
Lo scorso 15 marzo,<br />
presso l’Università degli<br />
Studi di Trieste, FEDE-<br />
RICA SEMENIC ha<br />
conseguito la laurea in<br />
Economia e Commercio.<br />
Alla neo-laureata congratulazioni<br />
vivissime dai<br />
genitori Giuliana e Roby,<br />
dal fratello Stefano, dai<br />
nonni Anita e Pino e da<br />
nonna Licia Parma Bologna<br />
(con lei nella foto).<br />
101 ANNI di NONNA ANITA...<br />
Lo scorso 18 febbraio ANITA BEMBICH ved.<br />
DEPASE ha raggiunto la bella età di 101 anni,<br />
un traguardo riservato veramente a pochi. E’ stata<br />
amorevolmente festeggiata dai figli, nuore, genero,<br />
nipoti e pronipoti che insieme Le augurano<br />
ancora tanti anni in serenità e salute.<br />
...e i 101 ANNI DI NONNO EZIO<br />
A Grado, lo scorso 24 maggio, EZIO DE-<br />
GRASSI ha raggiunto un traguardo molto<br />
importante, i 101 anni, in buona salute e<br />
di ottimo umore, festeggiato con immenso<br />
amore da tutti i familiari.<br />
101 anni: caro nonno Ezio, ti vogliamo<br />
bene! Buon compleanno, e ancora tanti<br />
tanti auguri!!!
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
19<br />
Quattro generazioni assieme<br />
Sono quattro le generazioni in questo bel gruppo familiare:<br />
Bruna (Simonetta) Vascotto assieme alla figlia Rosanna, alla<br />
nipote Monica e, ultimo arrivato, il piccolo Nicolò.<br />
Lo scorso 6 ottobre (giorno tra l’altro della “Barcolana”)<br />
incontro tra cugini isolani in piazza dell’Unità<br />
in occasione della visita a Trieste di Mario e Marcella<br />
Vesnaver, provenienti da Chatam, nello stato<br />
canadese dell’Ontario.<br />
Tra i cugini Mario e Marcella, Antonietta Bergamasco<br />
Mugittu con le figlie Raffaella e Daniela e (la<br />
prima a sinistra) Anita Vascotto, sorella di Mario.<br />
Ormai la pescheria di Edio Tognon a<br />
Trieste è diventata un punto di ritrovo<br />
per gli isolani, sia per coloro che desiderano<br />
acquistare del buon pesce che per<br />
incontrare i paesani.<br />
Lo scorso marzo è arrivato dagli Stati<br />
Uniti a Trieste Nino Palci, e dove poteva<br />
ritrovare i vecchi amici se non alla<br />
Pullino o da Edio? Eccoli in compagnia<br />
nella foto: Dario Bernardi, Nino Palci<br />
(vaca), Alfio Benvenuti (sissoti), Edio<br />
Tognon ed Emilio Felluga.<br />
Sono stato recentemente negli Stati Uniti e ho approfittato<br />
per incontrare alcuni miei parenti di <strong>Isola</strong> che<br />
abitano a New York. Nella foto, Bruno Delise (viola,<br />
cugino di mia mamma e figlio di Ninetta campanèra, che<br />
mi sembra avesse a <strong>Isola</strong> un chiosco di gelati e verdura)<br />
insieme alla moglie Albina e al figlio Gianni.<br />
Un cordiale saluto da<br />
Flavio Dagostini<br />
AVVENIMENTI LIETI
AVVENIMENTI LIETI<br />
20 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
… E arriva un momento<br />
importante nella vita di ogni<br />
uomo, quello di un compleanno,<br />
nella fattispecie quello<br />
riferito al “quarto anta”: per<br />
i meno pratici vi sto parlando<br />
del 70° anno di età. Una<br />
giornata così, in maniera<br />
particolare per i decennali, va<br />
festeggiata come si conviene,<br />
nel modo migliore. E questo<br />
giorno, il 2 maggio, è arrivato<br />
anche per Mario Depase.<br />
Vorrei ricordare un po’ il<br />
mio amico Mario. Faccio una<br />
piccola premessa: lo conosco<br />
da una vita, anche se sarebbe<br />
meglio dire che lui mi conosce,<br />
essendo più vecchio di me…<br />
Anche se ha vissuto ad <strong>Isola</strong><br />
solamente sino alla giovinezza,<br />
si considera a tutti gli effetti un<br />
“istriano DOC” – come dargli<br />
torto – anche se, come vedo io<br />
le cose, al posto suo mi sentirei<br />
più triestino che istriano...<br />
Abbiamo tutti e due, dopo<br />
la fuga dall’Istria, “soggiornato”<br />
per lunghi anni nel Cam-<br />
po Profughi di Padriciano;<br />
un periodo, sia per lui che per<br />
me credo – nonostante tutto<br />
– molto bello e spensierato,<br />
se non altro per l’età, e a quei<br />
tempi si festeggiavano gli anni<br />
e non gli “anta” degli anni…<br />
Io facevo il chierichetto e lui<br />
era “il capo” di noi chierichetti,<br />
era colui che insegnava a<br />
muovere i primi passi davanti<br />
all’altare ai ragazzini, qualche<br />
volta disobbedienti... La sua<br />
dedizione alla chiesa, anche<br />
da giovane, è stata sempre<br />
sincera, come lo è adesso e<br />
come – sono sicuro – lo sarà<br />
in futuro.<br />
Sin da giovane gli piaceva<br />
sempre organizzare qualcosa,<br />
non solo per la chiesa e quello<br />
che poteva riguardare le funzioni,<br />
ma anche delle gite e<br />
degli incontri; passione che<br />
gli è rimasta nel tempo e che<br />
coltiva tuttora con immutato<br />
entusiasmo (nonostante le<br />
settanta primavere…).<br />
Un’altra sua passione, ora<br />
più diradata, erano i viaggi<br />
nei paesi europei: bastava<br />
chiedere al suo camper (ora<br />
rottamato…) quanto avessero<br />
sudato le sue ruote e quanto<br />
avesse lavorato il contachilometri.<br />
Tempi passati, purtroppo…<br />
Quando vado a trovarlo<br />
a Gropada, lo vedo spesso al<br />
telefono e lo sento parlare di<br />
corriere, di orari, di funzioni,<br />
di ristoranti… Da quello che<br />
AUGURI, MARIO!... E AVANTI COSÌ<br />
ho visto (e credo che l’esperienza<br />
non mi manchi), mi<br />
pare che siano poche persone<br />
che si fanno un … mazzo così,<br />
per poi accontentarsi di ricevere<br />
solo un grazie e, qualche<br />
volta, nemmeno questo se la<br />
gita o il pellegrinaggio non è<br />
andato alla perfezione, anche<br />
se non per colpa sua.<br />
Tante volte parliamo delle<br />
tradizioni, ormai quasi perdute,<br />
che <strong>Isola</strong> d’Istria era<br />
orgogliosa (campanilismo<br />
puro…) di conservare; non<br />
solo quelle che riguardavano<br />
la chiesa, ma anche quelle<br />
portate avanti dalla comunità<br />
cittadina diciamo “laica”.<br />
Ogni tanto riesce a recuperare<br />
qualche vecchio vessillo,<br />
qualche labaro o qualche<br />
vecchio candelabro, che poi,<br />
assieme alla moglie Graziella,<br />
restaura e fa poi rimettere<br />
nella chiesa giusta.<br />
Non vorrei battere sempre<br />
sullo stesso tasto, ma Mario è<br />
stato – ed è tuttora – amico di<br />
più di un vescovo e di una miriade<br />
di sacerdoti con i quali ha<br />
collaborato all’organizzazione<br />
di pellegrinaggi e gite, anche<br />
in funzione delle tradizioni e<br />
usanze più strette che riguardavano<br />
la sua amata <strong>Isola</strong>.<br />
Che potrei dire di più su<br />
di lui… non vorrei farne un<br />
panegirico, non ne sarei capace.<br />
Caro Mario, beato te che<br />
riesci sempre a ricordare con<br />
tanto amore la tua terra, quella<br />
della tua infanzia e della tua<br />
gioventù, quella <strong>Isola</strong> che purtroppo<br />
non esiste più, e non<br />
per colpa nostra. Non si vede<br />
più nemmeno quel modo di<br />
vivere, quel pensiero e quelle<br />
convinzioni; è cambiato tutto<br />
e quel periodo indimenticabile<br />
non tornerà più per nessuno di<br />
noi istriani.<br />
Ad ogni modo, caro Mario,<br />
per concludere degnamente<br />
questo mio ricordo<br />
– che sperò sarà stato di tuo<br />
gradimento – ti auguro ancora<br />
tanti “anta” da festeggiare assieme<br />
a tua moglie Graziella,<br />
a tuo figlio Massimo, a tutti<br />
i tuoi parenti e, perché no,<br />
assieme anche ai tuoi tanti<br />
amici. Auguri!<br />
Luciano Bortolin<br />
… E anche il 2 maggio è<br />
ormai… un ricordo. Ma il<br />
Consiglio Direttivo di <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong> si unisce alle belle<br />
parole dell’amico Luciano<br />
per augurare al caro Mario<br />
tantissimi auguri, certi di<br />
averlo vicino, e sempre in<br />
prima linea con il suo entusiasmo<br />
e la sua voglia di fare,<br />
per mantenere ancora viva e<br />
unita la nostra Comunità.<br />
IL CORO DELLE COMUNITA’ ISTRIANE<br />
presentato un nuovo CD con melodie tradizionali dell’Istria<br />
Il coro dell’Associazione delle Comunità Istriane lo scorso 5 aprile ha presentato durante un<br />
applauditissimo concerto nella sede dell’Associazione il suo nuovo CD intitolato “Xe una tera…”,<br />
nel quale sono registrate melodie tradizionali dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia.<br />
Il Presidente Rovis, davanti alle autorità e ad un caloroso pubblico, ha voluto sottolineare il<br />
grande valore del CD presentato nell’occasione, anche come contributo alla conservazione nel<br />
tempo di vecchi motivi delle nostre terre.<br />
Il coro, nato a Trieste nel 1987, è attualmente diretto dal mastro Francesco Bernasconi, con la<br />
collaborazione preziosa del maestro Paolo Venier all’organo e come voce solista.<br />
Congratulazioni vivissime a tutti i componenti e il nostro grazie per la loro presenza volta a<br />
dare maggiore solennità a tante manifestazioni religiose di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, non ultima per Pasqua<br />
al santuario di Strugnano.<br />
(foto Nicolò Novacco)
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
21<br />
Il Pellegrinaggio a Strugnano<br />
Ai nostri giorni è ormai una tradizione radicata la gita “fuori<br />
porta” per la seconda festa di Pasqua, quando frotte di vacanzieri<br />
sciamano soprattutto alla ricerca di una “osmiza”<br />
o di un agriturismo per passare un pomeriggio in compagnia.<br />
Anche per gli isolani questa era una tradizione radicata con<br />
destinazione il santuario di Strugnano, dove però al “profano”<br />
di una scampagnata sui prati in fiore si univa il “sacro” di una<br />
partecipata celebrazione in onore della Madonna. Sacro e profano<br />
che si compenetravano senza togliere nulla all’altro, in completa<br />
armonia e serenità.<br />
E anche quest’anno molti isolani si sono ritrovati, con lo spirito<br />
di sempre, partecipando alla processione dalla grande Croce che<br />
domina il golfo e alla Messa cantata. E per finire, quatro ciacole<br />
in allegria tra vecchi amici davanti alla tavola imbandita per un<br />
rebechìn offerto come sempre dalla nostra Nerina.<br />
Un sentito grazie a :<br />
Don Roberto Rosa, che nonostante i suoi molteplici impegni,<br />
anche quest’anno ha voluto essere con noi celebrando<br />
la Santa Messa.<br />
Al coro delle Comunità Istriane, che con la Messa cantada<br />
ha dato solennità alla celebrazione<br />
A Nerina Pugliese, la nostra bonassa, che insieme ai familiari<br />
ha fatto rivivere l’antica tradizione della scampagnata<br />
sui prati.<br />
A Pini Zaro per il servizio fotografico<br />
A, non ultimo, Mario Depase, solerte e impeccabile organizzatore<br />
del pellegrinaggio come di tutte le altre nostre<br />
ricorrenze religiose.<br />
Nel solco di un'antica tradizione
22 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Sfogliando “La Voce di Arrigo” di 70 anni fa<br />
(prima puntata)<br />
a cura di Ferruccio Delise<br />
Voce di Arrigo”<br />
era il periodico “La<br />
dedicato ai dopolavoristi<br />
degli stabilimenti<br />
della Società “Arrigoni”, che<br />
aveva la sua direzione a Trieste.<br />
Faceva parte delle stampe<br />
propagandistiche Arrigoni a<br />
cura dell’Ufficio Propaganda<br />
di Trieste in via Galatti, dove<br />
tuttora esiste il grande palazzo,<br />
restaurato negli anni ’90, che<br />
doveva diventare sede della<br />
Regione e che tuttora risulta<br />
ancora inutilizzato.<br />
Direttore responsabile era il<br />
cav. Manlio Cappellato ed era<br />
stampato da “La Modernografica”.<br />
Veniva dato gratuitamente<br />
e ciò avveniva anche ad <strong>Isola</strong>,<br />
che era sede dello stabilimento<br />
principale per la conservazione<br />
del pesce e di altri prodotti<br />
alimentari fino alla fine della<br />
seconda guerra mondiale.<br />
In questo periodico tra l’altro<br />
venivano ampiamente pubblicati<br />
fatti e notizie che interessavano<br />
anche lo stabilimento e le maestranze<br />
di <strong>Isola</strong>, in particolare<br />
quelle dei dopolavoristi dediti<br />
allo sport, al teatro, alla musica<br />
e al tempo libero.<br />
Dieci anni fa l’amico Franco<br />
Stener, che qui ringrazio<br />
nuovamente, mi aveva prestato<br />
la sua collezione, dalla quale<br />
avevo scelto alcune pagine a<br />
sua volta pubblicate su <strong>Isola</strong><br />
<strong>Nostra</strong>. Oggi, con un secondo<br />
prestito di Franco, riprendiamo<br />
questo lavoro; per facilitare<br />
l’impaginazione, ho scannerizzato<br />
le singole foto e ribattuto<br />
i testi rispettando gli originali,<br />
includendovi anche le più brevi<br />
notizie prima trascurate. Le<br />
riprendiamo a puntate da dove<br />
era stato interrotto, con l’intenzione<br />
– se vi sarà l’interesse dei<br />
lettori e lo spazio – di ripetere<br />
con la veste grafica odierna i<br />
quattro numeri già pubblicati<br />
nel 2001-2002.<br />
Nei testi si noterà il tipico<br />
linguaggio dell’epoca in cui<br />
sono stati pubblicati - e che noi<br />
rispettiamo in originale - dove<br />
frequentemente vengono usate le<br />
parole “camerata” e “fascismo”,<br />
proprio come nel dopoguerra<br />
predominavano a <strong>Isola</strong> le parole<br />
“compagno” e ”comunismo”:<br />
tipiche voci dei due totalitarismi,<br />
che nella nostra cittadina<br />
La copertina del numero 5 de “La Voce di Arrigo” riporta un’operaia isolana dell’Arrigoni intenta<br />
alla lavorazione del pesce azzurro<br />
sparirono le prime nel 1945 e le<br />
seconde nel 1991, con il ritorno<br />
di “signore” e “democrazia”,<br />
usati in tutto il mondo libero da<br />
qualsiasi dittatura.<br />
Iniziamo con il supplemento<br />
n° 5 de “La Voce di Arrigo”<br />
del 20 novembre 1940, composto<br />
da 12 pagine. Quasi la metà<br />
del periodico è dedicata a <strong>Isola</strong><br />
poiché, oltre alla copertina,<br />
le pagine da 1 a 6 sono quasi<br />
interamente riempite con testi<br />
e foto della nostra cittadina, dei<br />
vari reparti dello stabilimento,<br />
della Festa dell’Uva e della<br />
recita del Dopolavoro di Pirano<br />
a <strong>Isola</strong>.<br />
LA FESTA DELL’UVA<br />
Riuscitissima è stata la festa<br />
dell’uva che si tenne nel Dopolavoro<br />
Arrigoni di <strong>Isola</strong> il 16<br />
ottobre 1940. Le sale della sede<br />
furono per varie ore letteralmente<br />
invase da una folla di dopolavoristi<br />
e familiari, che ricevettero<br />
tutti in dono un sacchetto di<br />
uva. Indovinate decorazioni e<br />
graziosi addobbi creavano un<br />
insieme quanto mai festoso.<br />
Dovunque la bella uva, bionda<br />
e mora, dovunque una signorile<br />
vivacità. L’orchestrina “Arrigo”<br />
e il coro di camerati in costume<br />
valsero ad accrescere l’animazione<br />
della festa. I pezzi musicali,<br />
ora lenti e melodiosi, ora allegri<br />
ed indiavolati, si alternavano alle<br />
fresche voci giovanili del coro<br />
ed echeggiavano gaiamente tra<br />
le sale e nel parco.<br />
Furono disputate delle par-<br />
tite a bocce, e grande successo<br />
ottenne pure il Concorso Premi,<br />
al quale concorrevano tutti<br />
gli intervenuti con il biglietto<br />
d’ingresso. Ecco l’elenco dei<br />
fortunati vincitori:<br />
1° premio (lire 500 – buono<br />
per l’acquisto di merci presso<br />
una qualsiasi ditta cittadina)<br />
all’operaia Maria Delise.<br />
2° (lire 200) a Giuseppina<br />
Degrassi<br />
3° (lire 100) a Giovanni Degrassi<br />
4° (completo in seta per signora)<br />
non ritirato – 5° (fornello<br />
elettrico) a Francesca Zaro<br />
– 6° 7° e 8° (un pacco di pro-
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
23<br />
dotti Arrigoni) a Concetta Depase, Augusto Vascotto e Armando<br />
Benvenuti – 9° (bolliacqua in alluminio) a Bruna Felluga – 10°<br />
(pentola in alluminio) a Albina Zugna.<br />
ISOLA D’ISTRIA<br />
Fiera delle sue tradizioni venete, <strong>Isola</strong> d’Istria s’affaccia sull’Adriatico<br />
a comporre quella collana di graziose cittadine che<br />
incorniciano tutta la costa istriana.<br />
Pare modesta a prima vista e non gloriarsi d’altro che dello<br />
spettacolo meraviglioso del paesaggio che la contiene, ma i segni<br />
della sua illustre nobiltà si svelano appena un po’ ci si addentri<br />
in essa. Si scopre allora che il Duomo è un bellissimo esempio<br />
di architettura del ‘500 e tanto più notevole perché sorto fuori<br />
dai grandi centri artistici di quel secolo. E si trova che il Palazzo<br />
Besenghi è il più pregevole monumento d’architettura barocca<br />
della regione istriana.<br />
Aggirandosi per le sue viuzze o soffermandosi nelle sue piazze<br />
raccolte, par d’essere in una cittadina della laguna. E come quelle,<br />
<strong>Isola</strong> d’Istria trae la vita dal mare. I grandi complessi industriali<br />
che sono sorti dopo la guerra le donano un ritmo di dinamica<br />
modernità, ed il paese si fa di giorno in giorno più fiorente e più<br />
importante.<br />
L’Arrigoni vi ha uno dei suoi più grandi stabilimenti, fattore<br />
principale, può dirsi, della rinnovata vita economica della bella<br />
cittadina istriana.<br />
A<strong>Isola</strong>, 1940 – Una “ruota umana” formata dalle giovani ginnaste<br />
del Dopolavoro Arrigoni nel campo di Porto Apollo<br />
NELLE PALESTRE DEGLI STABILIMENTI<br />
Lo sport, divenuto ormai un fatto sociale, non è più soltanto la<br />
prerogativa degli uomini, né il diletto di alcune snobistiche signorine.<br />
Lo sport in Regime Fascista ha raggiunto una diffusione ampia<br />
appunto perché non più considerato come il privilegio di pochi<br />
o come inutile svago. Esso è un’attività cui si riconosce valore<br />
formativo. Perciò viene praticato anche da quelle persone che un<br />
tempo potevano sembrare le meno adatte ad esercitarlo. Anche le<br />
operaie ritemprano oggi le membra e lo spirito sui campi e nelle<br />
palestre che sono sorti accanto agli stabilimenti industriali.<br />
Eseguito con saggio rigore ed opportuna applicazione, lo<br />
sport conferisce elasticità al corpo e alla mente. Queste operaie<br />
dello stabilimento Arrigoni di <strong>Isola</strong> dimostrano, in vero e con viva<br />
evidenza, quanta salute e quindi quanta robusta bellezza lo sport<br />
sappia infondere alla donna.<br />
LA RECITA DEL DOPOLAVORO DI PIRANO<br />
La sezione filodrammatica del Dopolavoro di Pirano, diretta<br />
dal camerata Cellino Solvetti, ha dato al Dopolavoro Arrigoni di<br />
<strong>Isola</strong> il 12 ottobre 1940 una rappresentazione della commedia di<br />
Giorgio Duse “I fallimenti del curatore”.<br />
La squisita interpretazione, la naturalezza e la padronanza<br />
della scena dimostrata dagli attori hanno entusiasmato il pubblico,<br />
che ha mostrato di apprezzare le doti artistiche di questi<br />
camerati applaudendo spesso a<br />
scena aperta. Si è particolarmente<br />
distinta Etta De Marchi, cui fecero<br />
assai degno contorno il bravo Marcello<br />
Michelini, il fine caratterista<br />
Renzo Contento, Adriana Ruzzier<br />
nella parte della bisbetica Carlotta,<br />
e tutti gli altri.<br />
Gli auguri de<br />
“La Voce di Arrigo”<br />
A Emilio Marussi (allenatore<br />
della squadra ginnica isolana)<br />
dello stabilimento Arrigoni<br />
di <strong>Isola</strong> e alla signorina<br />
Adalgeria Carboni che si<br />
sono uniti in matrimonio.
24 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Il viaggio del ricordo… Via Manzioli 20<br />
Se non fosse stata una tragedia<br />
noi esuli possiamo<br />
in un cero senso dire<br />
di essere “fortunati”, perché<br />
quasi tutti possiamo dire di<br />
avere due case, quella in cui<br />
ora risiediamo e quella – mai<br />
dimenticata – in cui abbiamo<br />
vissuto gli anni della giovinezza.<br />
Io che faccio parte di<br />
quel popolo istriano disperso<br />
in varie parti d’Italia e all’estero,<br />
dopo 26 anni ho sentito il<br />
bisogno di ritornare a rivedere<br />
la mia prima dimora, in cui<br />
nonostante una devastante<br />
guerra e i difficili momenti<br />
che ne sono seguiti, ho vissuto<br />
i miei primi 18 anni alternando<br />
momenti di serenità a paure e<br />
apprensioni.<br />
Così, assieme ad una coppia<br />
di amici emiliani incuriositi<br />
dai miei racconti isolani,<br />
siamo partiti per Trieste. All’arrivo<br />
il primo pensiero è<br />
stato per quelli che non sono<br />
più tra noi e, aiutato da un<br />
fraterno amico, ho visitato il<br />
cimitero di Sant’Anna, dove<br />
sono sepolti tutti i miei cari, e<br />
tra loro anche molti amici.<br />
Subito dopo ho incontrato<br />
i parenti che, nonostante l’età<br />
e gli inevitabili acciacchi, sono<br />
rimaste sempre le stesse generose<br />
e disponibili persone isolane<br />
di antica memoria. Quindi gli<br />
incontri con gli amici, o per<br />
telefono o direttamente nella<br />
pescheria di Edio Tognon, luogo<br />
di ritrovo di molti istriani, il cui<br />
titolare è stato mio compagno<br />
di classe e di banco fin dalle<br />
elementari. E anche qui i…<br />
come te staghi, dove te son finì,<br />
quanti fioi te gà… che assieme<br />
ai tanti ricordi comuni si sono<br />
prolungati per un bel po’, forse<br />
anche recando fastidio ai<br />
frettolosi clienti, ma tanta era<br />
la voglia dopo tanto tempo di<br />
raccontarsi…<br />
Il giorno dopo, abbandonata<br />
l’idea di percorrere la<br />
vecchia strada costiera che da<br />
Lazzaretto porta ad <strong>Isola</strong>, ho<br />
imboccato la super-strada e<br />
dopo pochi minuti parcheggiavo<br />
al “primo Ponte”. Ero atteso<br />
da persone generose e disponibili<br />
della Comunità Italiane<br />
“Dante Alighieri”, e senza il<br />
loro prezioso aiuto non sarei<br />
mai riuscito a visitare l’interno<br />
dell’antichissima chiesetta di<br />
Santa Maria d’Alieto (la Madonnetta),<br />
di recente restaurata<br />
in modo eccellente e che tramanda<br />
nei secoli l’antico nome<br />
di <strong>Isola</strong>.<br />
Ho rivisto poi Palazzo Besenghi<br />
con la sua bella facciata,<br />
commosso nel vedere “il mio<br />
leone” posto di fianco alla scalinata,<br />
al quale per tanti anni io<br />
e tutti i fioi isolani abbiamo accarezzato<br />
la testa, tanto da farla<br />
diventare lucida, tutte le volte<br />
che gli passavamo accanto.<br />
Scendendo giù per via Besenghi<br />
mi sono fermato nella<br />
mia ex scuola elementare e,<br />
sempre per merito dei miei<br />
accompagnatori, ho potuto<br />
visitare l’aula che mi ha visto<br />
alunno e, cosa incredibile,<br />
rivedere gli stessi rami degli<br />
alberi che il vento sbatteva<br />
contro la finestra del terzo<br />
banco a sinistra.<br />
Ormai la paura di non riconoscere<br />
più la mia <strong>Isola</strong> era<br />
scomparsa man mano che percorrevo<br />
il centro storico con le<br />
sue piazzette, le rive, le calli, i<br />
vicoli. La toponomastica potrà<br />
cambiare cento volte, ma per<br />
gli abitanti autoctoni rimarranno<br />
sempre Piazza Mazzini,<br />
Piazza Garibaldi, Riva Nazario<br />
Sauro, viale XX settembre,<br />
Via S.Caterina, via Fratelli<br />
Cairoli, via Gambini, el Vier<br />
(e mi scuso per i tanti altri che<br />
non ho citato) per finire in via<br />
Manzioli dove al numero 20<br />
c’era la mia prima casa.<br />
Ottimamente restaurata<br />
esternamente, e penso anche<br />
internamente, con davanti il<br />
suo ampio cortile (uno dei<br />
Bruno Moscolin (al centro) nel Giardino Pubblico di <strong>Isola</strong>.<br />
Con lui gli amici Ferruccio Millo e Bruno Russignan.<br />
… il vecchio leone, al quale per<br />
tanti anni io e tutti i fioi isolani<br />
abbiamo accarezzato la testa<br />
tanto da farla diventare lucida …<br />
pochi nel centro storico), confesso<br />
che immaginandola<br />
abitata da un’altra famiglia ho<br />
provato rimpianto. Poi, saputo<br />
che è stata trasformata in Sala<br />
Espositiva, mi sono consolato<br />
perché la cultura non ha padroni,<br />
appartiene e unisce tutti<br />
quelli che amano l’arte in tutte<br />
le sue forme.<br />
La città appare ordinata e<br />
pulita anche se passeggiando<br />
per Riva Nazario Sauro ho<br />
notato la demolizione del<br />
vecchio stabilimento Arrigoni,<br />
ed ho il fondato timore che al<br />
suo posto sorgano un paio di<br />
mega-hotel, con altre barche<br />
che si aggiungeranno alle<br />
tante già ormeggiate, facendo<br />
sparire definitivamente quella<br />
magnifica linea di costa che da<br />
<strong>Isola</strong> va fino a Punta Ronco,<br />
vera bellezza della natura,<br />
amata e ricordata da tutti i<br />
vecchi isolani.<br />
Mentre passeggiavo su per<br />
la Grisa per rivedere il mitico<br />
“Porto Apollo”, ritrovo della<br />
gioventù isolana che nelle serate<br />
estive si trovava a ballare<br />
nella rotonda del suo parco,<br />
ho incontrato un’amica che<br />
una tragica guerra prima ed un<br />
ingiusto Trattato di Pace poi ha<br />
separato per 57 anni.<br />
La vita non è stata facile per
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
25<br />
nessuno, ai dispiaceri, ai dolori,<br />
ai drammi che l’esistenza<br />
riserva più o meno ad ognuno<br />
di noi, si è aggiunta anche la<br />
sofferenza per un esodo che<br />
ha spezzato legami, affetti,<br />
amicizie. A differenza dei nostri<br />
padri, noi più giovani con<br />
fatica e sacrifici siamo riusciti<br />
a costruirci altrove un’altra<br />
esistenza, anche se le nostre<br />
radici rimarranno sempre ben<br />
piantate nella terra istriana.<br />
Questo purtroppo è l’amaro<br />
prezzo che ha dovuto pagare<br />
il popolo istriano, e custodire<br />
la memoria è un dovere.<br />
E’ stata una visita breve<br />
che meritava dopo tanti anni<br />
qualche giorno in più e che,<br />
salutando i nostri simpatici<br />
accompagnatori, abbiamo<br />
deciso di rifare in un prossimo<br />
futuro.<br />
Un’ultima osservazione nel<br />
mio breve viaggio. La Slovenia<br />
è entrata nella Comunità<br />
Europea, con gli stessi diritti e<br />
doveri comuni a tutte le nazioni<br />
che ne fanno parte, ma ho avuto<br />
l’impressione che non tutti gli<br />
Sloveni se ne siano ancora<br />
accorti, e specialmente dei “doveri”.<br />
Se vogliamo evitare ogni<br />
trent’anni delle tragedie uguali<br />
a quelle più recenti, dobbiamo<br />
far crescere una Terra Europea,<br />
specialmente nei paesi confinanti,<br />
dove gli egoismi sono<br />
più forti, per poter far crescere<br />
i nostri figli e nipoti in pace,<br />
senza i drammi, le divisioni<br />
e le ingiustizie che ha subito<br />
la nostra generazione. Al ritorno<br />
una visita alla “Pullino”<br />
a Muggia per salutare i tanti<br />
amici appassionati di questo<br />
sport, che mi ha visto giovane<br />
atleta. E’ stato come un altro<br />
rientro a casa. La storia recente<br />
di questa Società meriterebbe<br />
di essere più conosciuta per<br />
essere di esempio alle future<br />
generazioni. All’atto della<br />
sua fondazione il suo motto<br />
era “Povera di mezzi, ricca di<br />
virtù” e grazie a uomini eccezionali<br />
che tra mille difficoltà<br />
l’hanno guidata sino dai tempi<br />
dell’esodo, mai motto è stato<br />
più azzeccato.<br />
Ancora grazie, amici, e un<br />
fraterno saluto da<br />
Bruno Moscolin, Carpi<br />
Giorgio Sanguinetti, un manager d'altri tempi<br />
Rovistando , con tanto amore e tanta commozione, tra i ricordi di <strong>Isola</strong> lasciati da mio padre<br />
Adriano Stolfa, ho trovato questo articolo tratto da “Il Piccolo”, quotidiano di Trieste, che gli<br />
aveva mandato la sorella Corinna da Trieste.<br />
Nella lettera con cui la ringraziava, papà scriveva: “La signorina Loprieno l’ho conosciuta<br />
perché con il povero Giulio Gerin siamo andati a prelevarla al piroscafo proveniente da Trieste. Ero<br />
appena entrato in fabbrica (avevo 17 anni, eravamo nel 1922) ed era la prima inviata da Sanguinetti<br />
per analizzare la possibilità di collocare ad <strong>Isola</strong> le prime macchine aggraffatrici Sydry.”<br />
Penso che come avviene a me, così anche per gli altri isolani che attraverso “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”<br />
rivivono un passato doloroso ma sempre splendido del nostro paese, sia un modo di restare ancora<br />
uniti e di sentirci sempre figli di quella terra.<br />
Un caro saluto a tutti gli isolani da<br />
Franca Stolfa, Nicosia (EN)<br />
Non è senza emozione che,<br />
dopo tanti anni, ho letto<br />
sul giornale il nome dell’Arrigoni,<br />
nell’articoletto in ricordo<br />
del dramma vissuto dai suoi<br />
dipendenti nel 1961.<br />
Ma oggi, all’infuori di quei<br />
dipendenti, chi mai ricorda questa<br />
grande e importante azienda<br />
che per circa quattro decenni fu<br />
uno dei vanti della nostra città;<br />
e chi ricorda il suo fondatore<br />
Giorgio Sanguinetti, che la fece<br />
sorgere dal niente, benché poi<br />
non gli siano mancati validi<br />
collaboratori.<br />
Giorgio Sanguinetti, una<br />
figura carismatica come oggi<br />
si dice, che a dodici anni (ho<br />
inteso ripeterlo più volte) tirava<br />
il carretto nel nostro Punto<br />
Franco.<br />
Dopo la prima guerra mondiale<br />
egli era subito tornato nella<br />
sua Trieste e qui aveva aperto<br />
un’Agenzia per la vendita di<br />
prodotti alimentari conservati:<br />
l’estratto di carne (su formula<br />
di Gaspare Arrigoni) e pesce<br />
in scatola. Ma nell’estate del<br />
1922, quando io fui assunta<br />
quindicenne, l’Agenzia era già<br />
divenuta Società per Azioni;<br />
Sanguinetti aveva acquistato<br />
ad <strong>Isola</strong> d’Istria una vecchia<br />
fabbrica di conserve alimentari<br />
dissestata (la Warhanek) e la<br />
stava ristrutturando.<br />
Nel 1927 la piccola fabbrica<br />
divenne molto più grande,<br />
col più moderno macchinario<br />
acquistato in Francia (quante<br />
lettere stenografai e trascrissi<br />
per la fornitrice Sudry!). Nel<br />
1929 anche l’Arrigoni risentì<br />
della famosa crisi economica che<br />
interessò tutta Europa, ma nel<br />
1930 il momento difficile era già<br />
superato e Sanguinetti acquistava<br />
un nuovo grande stabilimento per<br />
la lavorazione e conservazione<br />
degli ortofrutticoli a Cesena.<br />
Oltre ai due grandi stabilimenti,<br />
l’Arrigoni possedeva in<br />
alcuni paesi della costa istriana<br />
e a Grado varie stazioni di pesca<br />
con le proprie barche e luoghi di<br />
lavorazione del pesce da inscatolare.<br />
Venne poi la consorella<br />
SAIPA, con propri pescherecci<br />
per la pesca d’alto mare.<br />
Nel 1943, a una personalità<br />
del Governo venuta a visitare<br />
uno di questi, Sanguinetti disse:<br />
“Se il Signore mi dà vita dopo<br />
la guerra la bandiera della<br />
“Saipa” batterà tutti i mari”.<br />
Ma domenica 9 maggio dello<br />
stesso anno, mentre riposava<br />
pescando in una località vicina<br />
della nostra regione, la sua vita<br />
improvvisamente si spense.<br />
I suoi eredi e collaboratori<br />
continuarono il lavoro sino alla<br />
fine della guerra e oltre; ma<br />
la perdita degli stabilimenti e<br />
della flotta peschereccia in<br />
Istria scosse l’equilibrio dell’azienda,<br />
che si trovava con la<br />
sede a Trieste e lo stabilimento<br />
maggiore dislocato a Cesena.<br />
Da qui la decisione di trasferire<br />
la sede, rimandata per anni ma<br />
divenuta alfine ineluttabile.<br />
Non conosco l’attuale situazione<br />
della società, né la<br />
località della sede, né i suoi<br />
proprietari. Posso solo ricordare<br />
con tristezza come essa<br />
è passata.<br />
Dalla dozzina di dipendenti<br />
che mi avevano preceduta e dei<br />
quali nel 1961 nessuno era rimasto,<br />
eravamo arrivati a 160/180<br />
dipendenti solo in sede, con<br />
una organizzazione moderna,<br />
completa di tutto quanto occorreva<br />
alla produzione, scatolame<br />
compreso, alla vendita in Italia<br />
e in un vasto raggio all’estero,<br />
non esclusi i moderni macchinari<br />
per la fatturazione, l’ufficio<br />
statistiche, quello legale, quello<br />
per la pubblicità, con numerosi<br />
propri disegnatori per tutte le<br />
illustrazioni occorrenti.<br />
Tutto ciò Trieste ha perduto<br />
ed è stato purtroppo il primo<br />
passo verso altre perdite ancora<br />
più importanti e dolorose.<br />
L’opera di Giorgio Sanguinetti<br />
è tramontata con lui, ma rimane<br />
nel cuore di chi con lui ha<br />
lavorato e ha conosciuto il suo<br />
spirito creativo, la sua laboriosità<br />
indefessa e il sacrificio.<br />
Maria Loprieno<br />
La vecchia sede dell’Arrigoni a Trieste, in via Galatti, che chiuse i battenti<br />
nel 1961, prima di tanti nomi famosi della nostra città: il cantiere<br />
San Marco, la Fabbrica Macchine, la Vetrobel, la Dreher... Il famoso<br />
marchio “Arrigoni”, vanto di <strong>Isola</strong>, resse ancora alcuni anni a Cesena<br />
per poi scomparire definitivamente ormai da oltre un decennio.
26 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
L’angolo dei ricordi<br />
Forse gli ultimi…<br />
<strong>Isola</strong>, primi anni ’50 – Gli iscritti al corso di disegno che si teneva in un’aula del Municipio.<br />
Si riconoscono: Attilio Degrassi e Lucio Musizza (?) in primo banco, Ferruccio Delise e<br />
Lucio Vascotto in secondo, Orlini e Lino Degrassi in terzo banco. In piedi, da sinistra Mario<br />
Bressan, Pertot, il prof. Malvino Stolfa e Bruno Moratto. In fondo, tra gli altri, Laura Bettoso,<br />
Gino Dagri e Piero Delise.<br />
foto inviata da Mario Bressan, San Zeno (BS)<br />
Oggi l’antica pescheria centrale di Trieste non esiste più: quella<br />
che per i vecchi triestini era “Santa Maria del guato” oggi, dopo<br />
un accurato restauto, è diventata il “Salone degli Incanti”, teatro<br />
di manifestazioni e mostre.<br />
Sul molo Pescheria attraccavano tutte le barche da pesca per<br />
portare al mercato all’ingrosso il pescato. Tutto intorno era una<br />
gran puzza di pescadisso che, pur tappandosi il naso, pochi riuscivano<br />
a sopportare… Ma quel posto era diventato il “salotto<br />
buono” degli ultimi isolani, per incontrarsi e raccontarsi fatti e<br />
cose di <strong>Isola</strong>.<br />
Eccoli in queste due foto di parecchi anni fa, inviate da Dino<br />
Degrassi: nella prima da sinistra: Sergio Vascotto (passarete),<br />
Valerio Benvenuti (giogia), Giovanni Vascotto (del mulin), Aldo<br />
Colomban, …?..., Tullio Divo (matita),<br />
Salvatore Benvenuti (garbo), Primano<br />
Vascotto (panettiere), Egidio Degrassi<br />
(del moro), …?.... - Accosciati: ?<br />
Bruno (marineta) e Giovanni Delise<br />
(baredìn).<br />
Nell’altra foto, con sullo sfondo la vecchia<br />
Lanterna. Egidio Degrassi, …?...,<br />
Malvino Stolfa, Bastiano Chicco (beli)<br />
e Primano Vascotto.<br />
SEI UN UOMO…<br />
Quando sei sull’orlo del fallimento<br />
fermati prima di darti sconfitto.<br />
Ma se continui ad andare<br />
sempre più in basso<br />
nella scala della vita,<br />
dove c’è solo buio…<br />
ma se cerchi il sole<br />
dove non c’è nessuno<br />
che può aiutarti<br />
e tutti i tuoi sogni sono spariti…<br />
quando il tuo cuore spasima<br />
ed il dolore non sparisce…<br />
quando sembra<br />
che ogni speranza sia persa<br />
e tutte le possibilità andate via…<br />
ti fermi ed aspetti<br />
sperando con le dita incrociate<br />
di veder un raggio di luce…<br />
pensa:<br />
se c’è un inizio<br />
ci deve essere una via;<br />
dimentica il male<br />
e con un sorriso<br />
cerca di uscire<br />
dal brutto tunnel<br />
e prendi la vita come viene,<br />
con il bello ed il brutto,<br />
e tu sarai diventato<br />
un completo uomo di valore!<br />
Licinio Dudine, Stati Uniti
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
27<br />
<strong>Isola</strong>, 1946 – Anche se non<br />
per gli istriani, la guerra è<br />
finita da pochi mesi e la primavera<br />
e gli alberi in fiore<br />
invitano al sorriso questo<br />
bel gruppo di giovani isolani.<br />
Nella foto, in piedi da<br />
sinistra: Maria (Ucci) Ralza,<br />
Lidio Pegan, Loredano,<br />
Anita, Licia e Nino. Seduti:<br />
Guerrino Dobrilla, Lidia,<br />
Jolanda Degrassi, Mario<br />
Vascotto, Roman Roi ed<br />
Evelina Degrassi.<br />
Un ricordo e un caro saluto<br />
da Ucci Ralza Valenti (Cividino/BG)<br />
<strong>Isola</strong>, anno scolastico 1950-51 - Le alunne della terza classe elementare nel cortile della scuola di via Besenghi insieme al direttore<br />
e alla maestra Vera Lorenzutti. Tra le altre si riconoscono: nella fila in alto da sinistra Annamaria Derossi – nella seconda fila: insieme<br />
al direttore, Ilvia Carboni, Maria Flora Depase, Silvia Benvenuti, Flora Delise, Graziella Contesini - Nella terza fila: Maria<br />
Giovannini, Eliana Chicco, Arianna Degrassi e la maestra Vera - Sedute: Renata Drioli, Maria Grazia Carboni, Luciana Felluga e<br />
Ambretta Stolfa. Alle altre il compito di riconoscersi.<br />
(foto inviata da Annamaria Derossi e Flora Delise)
28 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Quattro giorni di aprile, quattro incontri…<br />
Non vorrei scrivere dei<br />
miei ricordi, non mi piace<br />
dedicare troppo tempo al passato,<br />
anche se proprio questo<br />
succede spesso e qualche volta<br />
proprio il passato arricchisce<br />
certi momenti.<br />
Nell’arco di quattro giorni,<br />
in aprile, ho avuto la ventura di<br />
conoscere quattro persone meravigliose:<br />
una signora italiana<br />
in visita a <strong>Isola</strong>, un bosniaco<br />
emigrato in Svizzera incontrato<br />
a Gorenjska, un macedone e<br />
una signora di Capodistria.<br />
La signora italiana è una<br />
donna splendida. Anche se cresciute<br />
in ambienti diversi (io in<br />
un regime comunista, lei in un<br />
paese democratico) mi sembrava<br />
di conoscerla da sempre. La sua<br />
non è stata un’infanzia sempre<br />
facile, ma è rimasta sempre una<br />
donna semplice, sincera e grata<br />
per quello che la vita le ha dato.<br />
Sì, una donna buona, con un<br />
cuore grande, e io vorrei essere<br />
almeno un po’ come lei. Donne<br />
così non ne ho conosciute tante.<br />
Si chiama Milva. Il suo compagno<br />
nella vita ha lasciato l’Istria<br />
e l’ideologia comunista 56 anni<br />
fa. L’ho ritrovato vedendolo a<br />
<strong>Isola</strong> con Milva, tranquillo, con<br />
il suo sorriso, senza la rabbia<br />
per quello che è successo mezzo<br />
secolo fa. Parlando con lui,<br />
fisicamente irriconoscibile, ho<br />
riconosciuto però la stessa onestà<br />
e bontà di quei tempi.<br />
Il signore bosniaco, di nome<br />
Ivanov, mi ha raccontato il<br />
modo di vivere in Svizzera,<br />
dove lavora da oltre trent’anni.<br />
Ascoltandolo ho capito che<br />
i rapporti tra operai emigrati<br />
sono molto buoni, tra loro si<br />
capiscono e si aiutano. Ha una<br />
moglie, come dice, di carattere,<br />
molto brava e una figlia che<br />
non farebbe del male a nessuna<br />
creatura: è vegetariana e molto<br />
attenta all’ecologia. Prima di<br />
andare in Svizzera lavorava in<br />
Slovenia, ad Aidussina, dove<br />
ha incontrato il primo amore.<br />
Ivanov torna spesso in Bosnia,<br />
dove ha vissuto da giovane sino<br />
ai 16 anni. Non dimentica la sua<br />
gente, che vive, al confronto<br />
degli svizzeri, una vita molto<br />
diversa a tutti i livelli, e perciò<br />
cerca di aiutarla. Mi ha anche<br />
detto però che per nessuna<br />
ragione al mondo vorrebbe più<br />
tornare a vivere in Bosnia.<br />
La terza persona era un macedone<br />
di 63 anni, con gli occhi<br />
blu come il mare. Mi ha raccontato<br />
come, già da trent’anni,<br />
lavora in Slovenia ma spedisce<br />
i soldi guadagnati a casa. Sua<br />
moglie abita in Macedonia nella<br />
stessa casa con il figlio, la nuora<br />
e i nipoti. In Slovenia lavora<br />
soprattutto a Capodistria, <strong>Isola</strong><br />
e Santa Lucia, si trova molto<br />
bene e ha anche qui molti amici.<br />
Secondo lui è un po’ strano il<br />
modo di vivere degli sloveni. Gli<br />
sembra che le famiglie vivano<br />
una vita scarsa di amore; tutto<br />
è veloce, sembrano come macchine<br />
che non si fermano mia<br />
e vedono soltanto impegni. Da<br />
loro, in Macedonia, è tutt’altra<br />
cosa: il tempo di parlare e di<br />
ascoltare lo trovano sempre e<br />
tra loro si sente il calore umano.<br />
Questa differenza proprio non la<br />
capisce… visto che apparteniamo<br />
tutti alla stessa madre.<br />
Anch’io ho pensato che<br />
è vero, siamo troppo chiusi,<br />
costruiamo recinti intorno<br />
alle case e intorno alle anime.<br />
Abbiamo paura di aprirci, di<br />
sorridere con la bocca e con gli<br />
occhi. Paura di chi? E perché?<br />
Apparteniamo tutti alla stessa<br />
madre, come ha detto quel<br />
signore macedone.<br />
La quarta amica è una signora<br />
capodistriana di 63 anni,<br />
con un nome bellissimo: Gioia.<br />
L’ho incontrata scendendo<br />
dal treno. Un sorriso e subito<br />
è nata un’amicizia, proprio<br />
come qualche giorno prima<br />
con Milva. Anche Gioia mi<br />
sentivo come se la conoscessi<br />
da sempre. Capivo che una forza<br />
superiore aveva voluto che<br />
incontrassi tutte queste persone<br />
in così breve tempo. Chissà<br />
perché, forse non ho più tanto<br />
tempo, o forse perché finora<br />
non era stato possibile proprio<br />
per mancanza di tempo…<br />
Gioia mi ha raccontato<br />
dei momenti difficili che ha<br />
passato di recente: tre lutti in<br />
famiglia e la separazione dal<br />
suo compagno di vita. Come<br />
se non bastasse una grave malattia,<br />
ma la voglia di vivere va<br />
avanti ogni giorno pensando:<br />
vincerò!, perché non esiste<br />
niente di più bello della vita,<br />
voglio viverla fino in fondo e<br />
fare ancora qualcosa di utile in<br />
questo mondo.<br />
Ascoltandola ho notato la<br />
sua intelligenza, la sua spiritualità,<br />
la sua onestà. Persone<br />
come queste cambieranno quel<br />
mondo costruito da piccoli,<br />
paurosi uomini che sfruttano<br />
tutto e dovunque perché non gli<br />
basta mai nessun tipo di valore<br />
materiale, perché i valori veri<br />
neanche li conoscono.<br />
Non posso dare del “tu” a<br />
chiunque incontri, ma a Gioia<br />
ho chiesto solo dopo pochi attimi<br />
se potevamo farlo, ed è stata<br />
subito d’accordo, perché abbiamo<br />
in sintonia i nostri valori e<br />
questi non sono le ricchezze<br />
materiali, e i soldi, i soldi… Il<br />
nostro intuito femminile non<br />
sbaglia mai!<br />
Ammiro Milva, Gioia e gli<br />
altri per quello che ho trovato<br />
in loro, perché non hanno confini<br />
mentali e auguro loro: non<br />
cambiate! Sono sicura che ce<br />
la faremo tutti – passo a passo<br />
– a cambiare in meglio. Milva,<br />
Ivanov, Gioia, io e tanti milioni<br />
di persone su tutto questo<br />
nostro bel pianeta Terra. Ce la<br />
faremo! Apparteniamo tutti alla<br />
stessa madre.<br />
A tutti gli isolani, a tutto il<br />
mondo: siate felici!<br />
Fenny, <strong>Isola</strong><br />
Incontro (anni ’80) tra amici e “vecchie glorie” nella canottiera della Pullino, dove regnava odore di<br />
salmastro e di sudore… odore di campioni!<br />
Nella foto da sinistra: il socio Egidio Degrassi (del moro), l’olimpionico Valerio Perentin, il socio Rienzi<br />
Deste, il campione Carlo Delise (gobo), l’olimpionico Giliante Deste, il dirigente Aldo Colocci, Emilio<br />
Delise (lustro, il pittore che ideò il “blu Pullino”) e, di schiena, il socio Remigio Carboni (snai).
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
29<br />
Gianna Drioli<br />
Ridulfo<br />
25.6.2005 - 25.6.2011<br />
Sono passati sei anni, ma ti<br />
sentiamo sempre vicina e<br />
pronta a proteggerci.<br />
I tuoi figli, i nipotini i<br />
familiari e gli amici.<br />
In ricordo di<br />
Adalgerio Delise,<br />
isolano doc<br />
Nerina Cociancich in Delise<br />
ricorda con amore il marito<br />
Adalgerio, uomo forte e colonna<br />
portante di tutta la famiglia.<br />
La figlia Annamaria e il genero<br />
Alfonso si uniscono al ricordo<br />
con un affettuoso sorriso in<br />
memoria di tutti i momenti passati<br />
insieme. I nipoti Michele,<br />
Samantha e Loris con i loro familiari<br />
conservano gelosamente<br />
nei loro cuori “nonno Zazerio”<br />
con tutti i suoi preziosi consigli<br />
e insegnamenti, un tesoro inestimabile.<br />
I pronipoti Massimo,<br />
Thomas e Nicole ricordano un<br />
nonno fantastico, che ha regalato<br />
loro gioie indimenticabili.<br />
Tutti insieme rivolgono anche<br />
il loro affettuoso pensiero a<br />
Giuliano, , fratello e zio sempre<br />
presente nel cuore e nei pensieri<br />
quotidiani.<br />
La moglie Nerina<br />
e i familiari tutti.<br />
In ricordo del dott. Sergio Brusadin<br />
Lo scorso 31 gennaio a Noventa<br />
Vicentina, sua città<br />
di adozione, si è spento il dott.<br />
Sergio Brusadin.<br />
Nato a Trieste il 1° marzo<br />
1931, si trasferì ancora bambino<br />
nell’amatissima <strong>Isola</strong><br />
d’Istria, la cui memoria serberà<br />
sempre nel cuore, testimoniando<br />
fino all’ultimo un profondo<br />
legame con la terra istriana.<br />
Pur essendo sradicato da <strong>Isola</strong><br />
in giovane età con tutta la famiglia<br />
per le ben note vicende<br />
del dopoguerra, non perse mai il<br />
contatto con quanti ne avevano<br />
condiviso i momenti importanti<br />
della gioventù, in particolare<br />
con gli allievi del Liceo Combi<br />
di Capodistria, istituto dove<br />
conseguì la maturità classica.<br />
I successivi studi di medicina<br />
lo portarono a Modena, e<br />
poi da lì, per l’esercizio della<br />
professione medica, sino a<br />
Vicenza e poi a Noventa, dove<br />
ha vissuto e dove ha perpetuato<br />
la memoria dell’esodo con<br />
iniziative pubbliche che hanno<br />
commemorato la “sua” Istria<br />
lontana.<br />
Lascia nei familiari e in<br />
quanti lo hanno conosciuto<br />
un grande vuoto per la sua<br />
dedizione e impegno sociale,<br />
ma anche e soprattutto per le<br />
doti di grande umanità che lo<br />
hanno contraddistinto nel corso<br />
della vita.<br />
I familiari<br />
Pianto antico<br />
Nella 15ma ricorrenza dell’amato Fabio<br />
Un tempo alle scuole medie si usava studiare a memoria le<br />
poesie più importanti della letteratura italiana. Ero uso, quando<br />
credevo di saperle, leggerle a mia mamma. A volte, pur non<br />
conoscendole, lei concludeva con un “bravo picio”; altre volte,<br />
quando mi sentiva titubante, me le faceva ripetere.<br />
Così ho imparato – per citarne alcune – Il 5 maggio, i Pastori,<br />
il Sabato del Villaggio, Pianto antico… e proprio quando recitavo<br />
quest’ultima, che faticavo ad apprendere, e arrivavo ai versi<br />
finali “Sei nella terra fredda, sei nella terra negra, né il sol più ti<br />
rallegra né ti risveglia amor” lei si incupiva.<br />
Quando una volta le chiesi il perché di questo fatto, mi rispose<br />
dicendo che queste parole le ricordavano la sua prima picia, morta<br />
all’età di due anni e mezzo. Eppure mia sorella era nata pochi mesi<br />
dopo questa perdita, ed io quasi dopo altri dieci anni; altri dieci<br />
ne erano ulteriormente trascorsi ma quel dolore, come una lama,<br />
le si era conficcato nel cuore, e nulla poteva levargliela.<br />
Non avrei mai pensato che queste stesse frasi di “Pianto antico”<br />
avrebbero accompagnato la mia esistenza da quel 27 maggio 1996<br />
quando la perdita del nostro amato Fabio ci aveva capovolto la vita.<br />
Andava a Padova, orgoglioso della sua professione che si stava<br />
creando dopo la laurea. Un disgraziato camion dell’Adriastrade<br />
gli aveva stroncato la vita in vicinanza del “Bivio ad H”.<br />
Di anni ne sono trascorsi 15 ormai, tanti altri avvenimenti<br />
hanno indurito o addolcito la nostra vita, ma la lama di quel dolore<br />
mi è rimasta, come a mia mamma, conficcata nel cuore. E quando,<br />
come d’uso quasi ogni sabato, mi reco al cimitero, le ultime parole<br />
di “Pianto antico” mi risuonano durante e dopo la visita.<br />
Papà<br />
Nella triste ricorrenza del 15° anniversario, il 27 maggio una<br />
Santa Messa di suffragio è stata celebrata da mons. Pier Emilio<br />
Salvadè, vicario della Diocesi di Trieste, nella chiesa di Sant’Antonio<br />
Vecchio.<br />
Anche quest’anno in Suo ricordo è stato organizzato il “Memorial<br />
Fabio Felluga”, torneo di mini-basket nella palestra di Via dei<br />
Mille a Lui intitolata. Un trofeo inoltre è stato consegnato alla<br />
squadra vincente della “Coppa Trieste” di calcio amatoriale.
30 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />
Dino<br />
Palci<br />
n. 26.12.1924<br />
Il 21 febbraio 2011<br />
ci ha lasciato<br />
Annunciandone la scomparsa,<br />
Lo ricordano con tanto affetto<br />
la moglie Bruna Giani e il figlio<br />
Sandro unitamente alla nuora<br />
Lidia e al nipote Marco con<br />
Katia.<br />
Il 28 marzo 2011<br />
è venuto a mancare<br />
Natale<br />
Pellizzaro<br />
n. 26.12.1927<br />
Lo ricordano con tanto affetto<br />
la cognata Stefi e il nipote Franco<br />
con Gabri e Cristiano.<br />
Si uniscono al ricordo gli amici<br />
della Pullino.<br />
Il 30 marzo 2011 veniva<br />
a mancare il nostro caro<br />
Giovanni<br />
(Nino)<br />
Civran<br />
n. 10.9.1931<br />
Lo annunciano la moglie Ucci<br />
e il figlio Walter con Elena e i<br />
nipoti Nicola, Tommaso, Pietro,<br />
Marco, Silvia e Zeno unitamente<br />
alla cognata Dina, ai<br />
nipoti e ai parenti tutti.<br />
Nella triste circostanza, con<br />
tanto rimpianto, un affettuoso<br />
ricordo alla cara<br />
Alessandra<br />
Civran<br />
n. 2.4.1956<br />
m. 28.12.2003<br />
Il 25 febbraio 2011 a <strong>Isola</strong> d'Istria<br />
è mancata<br />
Pierina<br />
Krampf<br />
ved. Bozic<br />
n. 27.4.1923<br />
La ricordano con affetto la<br />
figlia Loredana con Nino, il<br />
figlio Marino con Zvezda, la<br />
sorella Maria con Ottavio, i<br />
fratelli Nino con M i r e l l a e<br />
Romano con Elda, la cognata<br />
Pasqua unitamente ai nipoti,<br />
pronipoti e parenti tutti.<br />
L'11 febbraio a Melbourne<br />
(Australia) ci ha lasciato<br />
Giuseppe<br />
(Pino)<br />
Del Gos<br />
n. 20.6.1924<br />
a Cherso<br />
Annunciandone la scomparsa<br />
con dolore lo ricordano la moglie<br />
Gisella, i figli Giuliano ed<br />
Elena con i familiari, i fratelli<br />
Mario (da Trieste), Vittorio e<br />
Bianca con le rispettive famiglie<br />
unitamente ai nipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Raggiungendo il marito Mario,<br />
il 29 maggio 2010 è mancata<br />
Rita<br />
Zigante<br />
Degrassi<br />
n. 4.9.1938<br />
Mario<br />
Degrassi<br />
(fritola)<br />
n. 29.11.1938<br />
m. 2.1.2008<br />
Li ricordano con tanto amore<br />
i figli Roberto e Gianfranco<br />
unitamente ai familiari tutti.<br />
Il 5 dicembre 2010 ci ha lasciato<br />
il nostro caro<br />
Aurelio<br />
Colomban<br />
n. 14.3.1913<br />
Ricordandolo con tanto affetto<br />
e rimpianto ne da il triste<br />
annuncio la figlia Marisa con<br />
Ubaldo e Luca insieme alla<br />
nipote Lorella e ai familiari<br />
tutti.<br />
Bianca<br />
Pesaro<br />
Colomban<br />
n. 8.8.1919<br />
m. 5.9.2004<br />
Nivia<br />
Colomban<br />
Cernich<br />
n. 1.7.1944<br />
m. 22.6.2000<br />
Giacomo<br />
Colomban<br />
n. 12.1.1885<br />
m. 20.1.1968<br />
Caterina<br />
Colomban<br />
nata Felluga<br />
n. 26.6.1888<br />
m. 8.1.1957<br />
Ulcigrai<br />
Lucia<br />
Pesaro<br />
n. 17.5.1884<br />
m. 1.2.1964<br />
Nella triste circostanza della<br />
scomparsa del papà Aurelio, da<br />
Marisa un affettuoso ricordo anche<br />
per la cara mamma Bianca, la<br />
sorella Nivia e i nonni Giacomo,<br />
Caterina e Lucia.<br />
Il 27 febbraio 2011 si è spenta<br />
serenamente a Monfalcone<br />
Anna<br />
Dagri<br />
ved.<br />
Perentin<br />
n. 9.8.1915<br />
La ricordano con tanto affetto<br />
le figlie Gianna e Laura, il genero<br />
Franco, i nipoti Cristina,<br />
Paola, Fulvio e Fabio, i pronipoti<br />
Mara, Sandra, Imogen,<br />
Davide e Morgan.<br />
Romildo<br />
Perentin<br />
n. 17.8.1909<br />
m. 26.12.1967<br />
Nella triste circostanza un affettuoso<br />
ricordo all'amatissimo<br />
papà e nonno Romildo.<br />
Ilde<br />
Vascotto<br />
n. 14.9.1928<br />
m. 23.10.2000<br />
Ti ricordano sempre il fratello<br />
Francesco insieme ai cugini e<br />
all'amica Lolita.<br />
Maria<br />
Olenik<br />
Vascotto<br />
n. 24.3.1921<br />
m. 11.6.2008<br />
A tre anni dalla scomparsa ti<br />
ricordano sempre con affetto<br />
il marito Francesco, il fratello<br />
Albino, la cognata e tutti i<br />
nipoti e cugini<br />
Come l’erba<br />
i nostri giorni<br />
passano:<br />
tu, Signore,<br />
sei per sempre. liturgia
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
31<br />
Anna<br />
Grgorich<br />
Costanzo<br />
n. 20.5.1926<br />
m. 17.6.2010<br />
a Brisbane<br />
Emilio<br />
Costanzo<br />
(pacagnoso)<br />
n. 28.4.1923<br />
m. 10.2.2000<br />
a Brisbane<br />
Nel primo anniversario della<br />
scomparsa della mamma, i cari<br />
genitori sono sempre ricordati<br />
con affetto e rimpianto dal figlio<br />
Sergio con Kathy, Simon e<br />
Adam unitamente ai familiari<br />
tutti.<br />
Irma<br />
Gregorich<br />
in Millovich<br />
n. 15.7.1922<br />
m. 7.10.1998<br />
Marcello<br />
(bomba)<br />
Millovich<br />
n.17.3.1911<br />
m. 27.2.2001<br />
Mario<br />
Gregorich<br />
n. 20.8.1919<br />
m. 30.1.2001<br />
Con tanto affetto e rimpianto<br />
li ricordano sempre il figlio e<br />
nipote Fabio con Marisa, David<br />
e parenti tutti.<br />
Attilio<br />
Pugliese<br />
n. 6.7.1910<br />
m. 26.6.1985<br />
Lo ricordano sempre con tanto<br />
affetto la moglie Livia, le figlie<br />
Mirella e Claudia, i nipoti, la<br />
sorella, i generi e la cognata.<br />
Salvatore<br />
Perentin<br />
n. 10.7.1915<br />
m. 5.5.1987<br />
Sono trascorsi molti anni dalla<br />
tua dipartita, ma il Tuo ricordo<br />
è sempre vivo nei nostri cuori.<br />
La moglie Lida e le figlie Donatella<br />
e Giuliana con i loro<br />
familiari.<br />
Giovanni<br />
(Nini)<br />
Remor<br />
n. 7.9.1925<br />
m. 28.1.2007<br />
Un affettuoso ricordo dalla<br />
moglie Gianna unitamente ai<br />
familiari tutti.<br />
Maria<br />
Zaro<br />
ved. Menis<br />
n. 31.12.1919<br />
m. 6.5.2006<br />
Salvatore<br />
Menis<br />
n. 25.12.1912<br />
m. 18.6.2001<br />
Vi ricordiamo con immenso<br />
affetto.<br />
I figli Bruno e Valerio, le nuore<br />
Caterina e Daniela, la nipote<br />
Raffaella e i parenti tutti.<br />
Antonia<br />
Giurgevich<br />
Costanzo<br />
n. 16.12.1915<br />
m. 25.2.1989<br />
Giuseppe<br />
Costanzo<br />
n. 11.9.1916<br />
m. 31.12.1973<br />
Li ricordano sempre i figli<br />
Mario, Bruno, Sergio e Franco<br />
unitamente ai parenti tutti.<br />
Nicolò<br />
Bressan<br />
n. 5.4.1890<br />
m. 14.5.1972<br />
Giuditta<br />
Stocovaz<br />
in Bressan<br />
n. 12.4.1895<br />
m. 20.1.1972<br />
Un affettuoso ricordo dal figlio<br />
Mario unitamente ai parenti<br />
tutti.<br />
Armando<br />
Drioli<br />
n. 3.10.1913<br />
m. 26.5.2006<br />
Nel sesto anniversario della sua<br />
scomparsa è sempre ricordato<br />
con tanto affetto dalla moglie<br />
Egidia e dal figlio Ennio insieme<br />
alla nuora Titti, ai nipoti<br />
e ai pronipoti.<br />
Adelma<br />
Bologna<br />
ved. Dellore<br />
n. 29.5.1920<br />
m. 23.6.2008<br />
Nel terzo anniversario della<br />
scomparsa è ricordata con immutato<br />
affetto dai figli Sandra<br />
e Fabio unitamente ai familiari<br />
tutti.<br />
Edi<br />
Walter<br />
Pugliese<br />
(caregheta)<br />
n. 18.1.1948<br />
m. 16.2.1996<br />
Nel 15° anniversario della sua<br />
scomparsa lo ricordano con<br />
immutato affetto e rimpianto<br />
la moglie Adriana, il figlio<br />
Andrea, i genitori Antonio e<br />
Silvana e i familiari tutti.<br />
Palmira<br />
Degrassi<br />
ved.<br />
Chiaselotti<br />
n. 18.6.1913<br />
m. 3.9.1996<br />
La ricordano sempre con affetto<br />
e rimpianto il figlio Lucio,<br />
i nipoti Rossella e Sergio e il<br />
pronipote Daniele.<br />
Loredana<br />
Chiaselotti<br />
n. 29.9.1935<br />
m. 16.6.1973<br />
Un affettuoso pensiero anche<br />
per la sorella Loredana. Ci<br />
manca da troppi anni ma è<br />
sempre presente nei nostri<br />
cuori. Il fratello Lucio insieme<br />
ai familiari.<br />
Remigio<br />
Bologna<br />
n. 21.1.1924<br />
m. 26.5.2008<br />
Nel terzo anniversario della<br />
sua scomparsa lo ricordano con<br />
immutato affetto e rimpianto la<br />
moglie Livia e i figli Gabriella,<br />
Antonella e Paolo insieme ai<br />
nipoti e ai parenti tutti.<br />
Virgilio<br />
Benvenuti<br />
n. 6.10.1906<br />
m. 17.2.1955<br />
Maria<br />
Bologna<br />
ved.<br />
Benvenuti<br />
n. 17.3.1907<br />
m. 28.7.2006<br />
I nostri cari genitori sono sempre<br />
ricordati con rimpianto dai<br />
figli Luciano e Siro unitamente<br />
ai nipoti e familiari tutti.
32 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Libero<br />
Costanzo<br />
n. 19.5.1925<br />
m. 10.1.1996<br />
in Australia<br />
Marino<br />
Costanzo<br />
n. 19.9.1959<br />
m. 18.7.1977<br />
Con tanto amore, li ricorda<br />
dall'Australia la moglie e<br />
mamma Romilda Degrassi.<br />
Romano<br />
Degrassi<br />
n. 9.6.1892<br />
m. 4.5.1947<br />
Maria<br />
Sau<br />
ved. Degrassi<br />
n. 8.10.1897<br />
m. 14.1.1987<br />
A tanti anni dalla scomparsa,<br />
un affettuoso pensiero per<br />
i cari genitori dalla figlia<br />
Romilda.<br />
Romualdo<br />
Beltrame<br />
n. 21.9.1926<br />
m. 28.7.1994<br />
Nel 17° anniversario della<br />
scomparsa lo ricordano con affetto<br />
i figli Francesco, Daniele,<br />
Riccardo e Verdiano, la sorella<br />
Lucia (da Roma) e i parenti<br />
tutti.<br />
Silvana<br />
Degrassi<br />
ved. Beltrame<br />
n. 19.2.1922<br />
m. 19.4.1998<br />
A tredici anni dalla scomparsa<br />
è ricordata con affetto dai figli<br />
Francesco, Daniele, Riccardo e<br />
Verdiano, dalla sorella Romilda<br />
(in Australia) e dai parenti<br />
tutti.<br />
Giovanna<br />
Bacci<br />
ved. Beltrame<br />
n. 20.3.1899<br />
m. 5.3.1967<br />
Francesco<br />
Beltrame<br />
n. 5.4.1893<br />
m. 6.12.1961<br />
Da Roma, la figlia Lucia con la<br />
nipote Francesca e i familiari<br />
ricorda sempre i cari genitori.<br />
Maria<br />
Bacci<br />
Costanzo<br />
n. 7.9.1987<br />
m. 19.8.1965<br />
Giuseppe Costanzo<br />
Da Romilda Costanzo un caro<br />
ricordo ai suoceri Maria e<br />
Giuseppe.<br />
Bruno<br />
Davanzo<br />
n. 1.8.1919<br />
m. 26.3.1991<br />
Iolanda<br />
Degrassi<br />
Davanzo<br />
n. 28.5.1924<br />
m. 11.10.1994<br />
Con affetto li ricorda la sorella e<br />
cognata Romilda Costanzo.<br />
Giovanni<br />
Dudine<br />
n. 23.1.1921<br />
m. 24.8.2002<br />
in Australia<br />
Lo ricordano la moglie Zora<br />
insieme ai figli Dario e Ariella<br />
e ai familiari tutti.<br />
Albino<br />
Degrassi<br />
(lugro)<br />
n. 10.5.1913<br />
m. 27.12.2009<br />
in Australia<br />
Lo ricorda con immutato affetto<br />
la moglie Nives Zaro<br />
unitamente ai nipoti e familiari<br />
tutti.<br />
Anteo<br />
Bologna<br />
n. 2.12.1926<br />
m. 8.6.1985<br />
È ricordato con tanto affetto e<br />
amore dalla moglie Etta, dalla<br />
figlia Loriana e Antonella, dai<br />
generi, nipoti e parenti tutti.<br />
Maria<br />
Chicco<br />
n. Antonaz<br />
n. 19.8.1899<br />
m. 26.3.1975<br />
Giovanni<br />
Chicco<br />
n. 28.8.1888<br />
m. 3.1.1987<br />
Sono ricordati con tanto affetto<br />
dalle figlie Etta e Libera<br />
insieme ai nipoti.<br />
Pietro<br />
Degrassi<br />
n. 9.12.1909<br />
m. 20.4.2007<br />
Gisella<br />
Tognon<br />
Degrassi<br />
n. 18.12.1914<br />
m. 2.12.1966<br />
Un affettuoso ricordo dei cari<br />
genitori dai figli Dilva, Daniela<br />
e Silverio unitamente ai nipoti,<br />
pronipoti e familiari tutti.<br />
Virgilio<br />
Costanzo<br />
n. 13.7.1913<br />
m. 16.1.2008<br />
a Roma<br />
Evelina<br />
Costanzo<br />
ved.<br />
Vascotto<br />
n. 9.7.1915<br />
m. 20.4.2008<br />
Aristea<br />
Costanzo<br />
Vascotto<br />
n. 9.1.1923<br />
m. 16.12.2008<br />
negli<br />
Stati Uniti<br />
Giannina<br />
Costanzo<br />
n. 23.3.1919<br />
m. 2.2.1939<br />
Sono sempre ricordati con affetto<br />
dal figlio e nipote Flavio<br />
Costanzo.<br />
Mario<br />
Knez<br />
n. 3.4.1947<br />
m. 14.7.2000<br />
a <strong>Isola</strong><br />
A 11 anni dalla sua scomparsa<br />
lo ricordano con immenso affetto<br />
le sorelle Maria e Fiorella,<br />
il fratello Dino, gli zii Olivo e<br />
Vittoria, il cognato Sergio e i<br />
cugini Flavia e Boris.<br />
Francesco<br />
Vascotto<br />
(saco)<br />
n. 1907<br />
m. 3.4.1997<br />
Lo ricordano con tanto affetto<br />
la figlia Silvana, le nipoti<br />
Luana, Morena e Maurizio, i<br />
suoi vicini Olivo e Vittoria e la<br />
famiglia Di Flavia.
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
33<br />
Jolanda<br />
Delise<br />
n. Vegliak<br />
n. 19.5.1920<br />
m. 2.6.2002<br />
Giuseppe<br />
Delise<br />
n. 6.4.1916<br />
m. 21.3.1971<br />
Gina<br />
Veglia<br />
n. 14.5.1933<br />
m. 15.11.1978<br />
Virgilio<br />
Veglia<br />
n. 15.8.1929<br />
m. 13.11.1986<br />
Mario<br />
Vegliach<br />
n. 26.1.1923<br />
m. 20.2.1995<br />
Giuseppe<br />
Veglia<br />
n. 20.3.1927<br />
m. 10.10.1972<br />
Maria<br />
Dudine<br />
n. Chermaz<br />
n. 15.3.1899<br />
m. 11.6.1978<br />
Germano<br />
Dudine<br />
n. 14.10.1882<br />
m. 9.5.1971<br />
Maddalena<br />
Dudine<br />
n. Bosich<br />
n. 13.1.1897<br />
m. 21.7.1992<br />
Maria<br />
Benedetti<br />
n. Dudine<br />
m. 2.10.1977<br />
Da Pini e Isabella Dudine con<br />
la figlia Giuliana un affettuoso<br />
ricordo dei rispettivi genitori e<br />
di tutti i familiari scomparsi.<br />
Olivo<br />
Degrassi<br />
n. 27.8.1923<br />
m. 9.5.2006<br />
Nel sesto anniversario della<br />
tua dipartita, con amore e con<br />
immenso dolore Ti ricordiamo<br />
sempre.<br />
Tua moglie Lucia, i tuoi figli<br />
Franco e Manuela, la nuora Giusy<br />
e il genero Luciano insieme<br />
agli adorati nipoti e ai parenti<br />
tutti.<br />
Antonio<br />
Degrassi<br />
n. 8.3.1891<br />
m. 16.7.1964<br />
Giuseppina<br />
Degrassi<br />
n. Bacci<br />
n. 25.3.1895<br />
m. 7.3.1985<br />
Vi ricordiamo con tanto rimpianto:<br />
la nuora Lucia e i nipoti<br />
Franco e Manuela insieme ai<br />
familiari tutti.<br />
Bruno<br />
Beltrame<br />
n. 23.2.1929<br />
m. 25.4.2003<br />
Lo ricordano sempre con tanto<br />
rimpianto la moglie Leda, la<br />
figlia Emanuela con Fabio, le<br />
sorelle Anita e Caterina con i<br />
cognati, nipoti e parenti tutti.<br />
Una preghiera anche per tutti<br />
i familiari defunti.<br />
Vittorio<br />
Pesaro<br />
n. 27.1.1906<br />
m. 25.4.1981<br />
Maria<br />
Depase<br />
Pesaro<br />
n. 15.8.1906<br />
m. 24.5.1982<br />
Sono ricordati con affetto dai<br />
figli Leda, Licia e Marino unitamente<br />
ai familiari tutti.<br />
Maria<br />
Minca<br />
Delise<br />
n. 20.5.1915<br />
m. 23.5.1994<br />
Giovanni<br />
Delise<br />
(tremami)<br />
n. 19.1.1916<br />
m. 6.5.1997<br />
Giovanni Delise (tremami)<br />
n. 7.3.1884 m. 4.12.1959<br />
Lucia Depase Delise<br />
n. 2.12.1886 m. 7.6.1982<br />
Domenica Delise<br />
n. 18.9.1891 m. 28.2.1950<br />
Sono sempre ricordati con affetto<br />
dal figlio e nipote Ferruccio<br />
assieme a tutti i familiari.<br />
Sebastiano<br />
Vascotto<br />
n. 1.2.1907<br />
m. 29.1.1981<br />
Antonia<br />
Del Bello<br />
ved. Vascotto<br />
n. 1.3.1910<br />
m. 7.3.2005<br />
Lucio<br />
Vascotto<br />
n. 27.9.1933<br />
m. 17.9.2006<br />
Sono sempre ricordati con tanto<br />
affetto dalla figlia e sorella<br />
Bruna con il marito Livio e i<br />
nipoti Roberto e Cristina insieme<br />
ai parenti tutti.<br />
Giovanni<br />
Vittori<br />
n. 3.4.1895<br />
m. 8.5.1932<br />
Domenica<br />
Delise<br />
ved. Vittori<br />
n. 6.2.1903<br />
m. 21.10.1976<br />
A tanti anni dalla loro scomparsa<br />
sono sempre ricordati con<br />
affetto dai figli Livio e Anita<br />
insieme ai nipoti, pronipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Giovanni<br />
Vascotto<br />
n. 22.3.1913<br />
m. 9.2.2008<br />
A tre anni dalla scomparsa un<br />
caro ricordo dalla nipote Bruna<br />
insieme ai familiari.
34 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
Luigi<br />
Ulcigrai<br />
n. 6.4.1903<br />
m. 28.8.1973<br />
Anna<br />
Marchesan<br />
ved. Ulcigrai<br />
n. 31.1.1908<br />
m. 2.3.1996<br />
Li ricordano sempre con affetto<br />
le figlie Bruna e Gianna,<br />
i generi Gino e Alfredo e i<br />
nipoti tutti.<br />
Libera<br />
Valenti<br />
ved. Ulcigrai<br />
n. 22.12.1908<br />
m. 18.2.1996<br />
Elvino Ulcigrai<br />
n. 5.2.1911 m. 24.4.1982<br />
Vinicio<br />
Ulcigrai<br />
n. 24.8.1943<br />
m. 27.4.1989<br />
Li ricorda caramente il figlio<br />
e fratello Alfredo, la figlia e<br />
sorella Etta e la nuora e cognata<br />
Gianna.<br />
Rodolfo<br />
Sau<br />
n. 19.7.1908<br />
m. 13.3.1988<br />
Apollonia<br />
Zarotti<br />
ved. Sau<br />
n. 20.10.1912<br />
m. 4.7.2003<br />
Sono sempre ricordati con immenso<br />
amore dai figli Marisa,<br />
Mirella, Liliana, Lino, Nadia<br />
e Bruno, dai generi, nuore, nipoti,<br />
pronipoti e parenti tutti.<br />
Giustina<br />
Troian<br />
ved. Bettoso<br />
(mandolina)<br />
n. 14.9.1919<br />
m. 10.5.2008<br />
Ermenegildo<br />
Bettoso<br />
n. 25.5.1907<br />
m. 17.1.1991<br />
Nel terzo anniversario della<br />
scomparsa della mamma, un<br />
affettuoso ricordo dei cari genitori<br />
dai figli Stelio e Rodolfo<br />
unitamente alle nuore Maria<br />
Rosa e Rossana e ai nipoti Adriana,<br />
Nicola, Sabrina e Sandro.<br />
Giovanni<br />
(Bruno)<br />
Fragiacomo<br />
n. 6.9.1915<br />
m. 10.5.1974<br />
Lo ricorda sempre la moglie<br />
Ada con i figli Lucio e Severino<br />
e le loro famiglie.<br />
Almerigo<br />
Fragiacomo<br />
m. 4.1.1975<br />
Caterina<br />
Fragiacomo<br />
m. 30.12.1980<br />
Severino<br />
Fragiacomo<br />
m. 9.9.1944<br />
Li ricordano con tanto affetto<br />
la cognata e zia Ada.<br />
Italo<br />
Bressan<br />
n. 5.6.1910<br />
m. 27.2.1995<br />
Ada<br />
Zaro<br />
ved. Bressan<br />
n. 21.1.1921<br />
m. 2.4.2004<br />
Luciano<br />
Bressan<br />
n. 17.11.1906<br />
m. 31.10.1979<br />
Albina<br />
Degrassi<br />
ved. Bressan<br />
n. 21.10.1907<br />
m. 9.1.1991<br />
Aurelio<br />
Bressan<br />
n. 15.1.1915<br />
m. 14.5.1995<br />
Luigi<br />
Bressan<br />
n. 1908<br />
m. 1964<br />
Da Gianni e Gabriella Bressan<br />
con i familiari un affettuoso<br />
ricordo dei familiari scomparsi,<br />
che ora riposano in pace nel<br />
cimitero di <strong>Isola</strong>.<br />
Cesira<br />
Colomban<br />
ved.Michelich<br />
n. 19.5.1913<br />
m. 11.6.1993<br />
È ricordata con tanto amore<br />
dai figli Oscar e Liliana con le<br />
rispettive famiglie, dai nipoti e<br />
parenti tutti.<br />
Giovanni<br />
Parma<br />
n. 30.6.1895<br />
m. 21.12.1960<br />
Lucia<br />
Colomban<br />
in Parma<br />
n. 20.3.1887<br />
m. 24.4.1951<br />
Lucia<br />
Parma<br />
in Parma<br />
n. 6.9.1908<br />
m. 10.10.1975<br />
Anita<br />
Parma<br />
ved. Gagliardi<br />
n. 23.1.1923<br />
m. 27.4.2000<br />
a San Paolo<br />
del Brasile<br />
Albino<br />
Parma<br />
n. 8.10.1930<br />
m. 11.10.1990<br />
Marina<br />
Parma<br />
ved. Petronio<br />
in Burgess<br />
n. 16.3.1927<br />
m. 6.3.2008<br />
in California<br />
Dall'Australia sono sempre<br />
ricordati con immutato affetto<br />
dalla figlia e sorella Ernesta<br />
Parma con il marito Mario<br />
Schiavon e la figlia Daniela.<br />
Nino<br />
Giorgesi<br />
n. 11.11.1927<br />
m. 16.4.1998<br />
Lo ricordano sempre con amore<br />
la moglie Dina, le figlie Raffaella<br />
e Cristina, i nipoti Giulia e<br />
Andrea ed il fratello Libero.
15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
35<br />
Salvatore<br />
Zugna<br />
n. 11.4.1903<br />
m. 28.2.1970<br />
Maria<br />
Vascotto<br />
ved. Zugna<br />
n. 9.6.1907<br />
m. 9.4.1999<br />
Leda<br />
Zugna<br />
n. 7.11.1927<br />
m. 30.10.1947<br />
Vinicio<br />
Zugna<br />
n. 4.1.1935<br />
m. 19.8.1976<br />
Bruno<br />
Zugna<br />
n. 30.9.1929<br />
m. 21.6.2000<br />
Sono sempre ricordati con<br />
tanto affetto dai figli, familiari<br />
e parenti tutti.<br />
Mariano<br />
Felluga<br />
n. 21.12.1921<br />
m. 30.12.1994<br />
Lo ricordano con tanto affetto<br />
la moglie Ucci (Lea) Zugna, i<br />
figli Paolo e Bruno e i familiari<br />
tutti.<br />
Violetta<br />
Felluga<br />
n. 20.2.1920<br />
m. 24.8.2003<br />
La ricorda con tanto affetto<br />
la cognata Ucci (Lea) Zugna<br />
insieme ai nipoti Paolo e Bruno<br />
e ai parenti tutti.<br />
Duilio<br />
Marchesan<br />
n. 15.3.1922<br />
m. 30.8.2008<br />
a Monfalcone<br />
Costante<br />
(Vinicio)<br />
Marchesan<br />
n. 2.1.1926<br />
m. 2.6.1944<br />
Angela<br />
Michelin<br />
Marchesan<br />
n. 20.6.1892<br />
m. 18.4.1961<br />
Giusto<br />
Vascotto<br />
n. 10.10.1893<br />
m. 20.6.1954<br />
Lucinda<br />
Menis<br />
Vascotto<br />
n. 22.7.1903<br />
m. 2.7.1986<br />
Sempre vivi nei nostri ricordi,<br />
li ricordiamo con amore.<br />
I familiari<br />
Dario<br />
Benvenuti<br />
n. 6.10.1920<br />
m. 24.6.1983<br />
Con l'affetto di sempre lo ricordano<br />
la moglie Maria, il figlio<br />
Nico con Anna e la nipote<br />
Roberta.<br />
Un affettuoso ricordo anche ai<br />
nostri cari<br />
Primano e Amelia Benvenuti<br />
Giuseppe e Lidia Zaro<br />
Malvino e Dorina Stolfa<br />
Giuseppe<br />
Mitteregger<br />
n. 26.5.1912<br />
a Pola<br />
m. 26.6.1971<br />
in Australia<br />
Nel 40° anniversari della scomparsa<br />
è sempre ricordato con<br />
amore e affetto dalla moglie<br />
Luigia Zaro e da tutti i suoi<br />
cari.<br />
DALL’ESTERO<br />
Un sentito<br />
grazie a...<br />
PRO ISOLA NOSTRA<br />
DALL’ITALIA<br />
• Ermanno Ramani (Staranzano/GO)<br />
30 augurando che<br />
<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> prosegua a lungo<br />
nel tempo<br />
• Mario Vascotto (Cogoleto/<br />
GE) 20<br />
• La figlia Cristina (Monfalcone)<br />
30 in ricordo del papà<br />
Duilio Marchesan (ciaci)<br />
• Luciano e Margot Varin (Canada) € 50 ringraziando per la<br />
ricezione della bella rivista “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”<br />
• Gianna Fradel Derossi (Australia) $ 50 in ricordo dei<br />
familiari defunti<br />
• Pina Giani (Australia) $ 50 ricordando il marito Luciano<br />
Konobely<br />
• Pina Giani $ 50 in ricordo di tutti i familiari defunti<br />
• Lauro Delise (Svezia) € 30<br />
• Gianluca Carlin (Germania) € 30 in memoria dei nonni<br />
Carlin<br />
• Nives Zaro (Australia) $ 50 in ricordo del caro marito Albino<br />
Degrassi e di tutti i defunti delle famiglie Zaro e Degrassi<br />
• Romilda Costanzo (Australia) $ 40 ricordando con tanto<br />
amore il suo Marino e il caro marito Libero<br />
• Romilda Costanzo $ 60 ricordando caramente i genitori Romano<br />
Degrassi e Maria Sau, le sorelle Silvana e Jole, i cognati<br />
Bruno Davanzo e Romualdo Beltrame e i suoceri Giuseppe e<br />
Maria Bacci<br />
• Romilda Costanzo $ 60 con un caro ricordo dei nipoti Jennifer<br />
Beltrame e Walter Costanzo e dei cugini Edvige e Wilma,<br />
Vittorio Degrassi, Egidio Radoicovich e Romano Degrassi<br />
• Mino Favretto (Australia) $ 20<br />
• Silvana Chicco Dorigatti con i figli Gianfranco e Ariella<br />
(USA) € 40 in ricordo del marito e papà Giacomo e di tutti i<br />
cari defunti<br />
• Nino Palci (USA) $ 100 in memoria dei genitori Giuseppe<br />
Palci e Giuseppina Degrassi<br />
• Nino Palci $ 100 in ricordo della sorella Rosalia Degrassi,<br />
del fratello Nino Palci e dei cognati Giuseppe Degrassi e Nino<br />
Drioli<br />
• Nino Palci $ 100 ricordando Nidia Zergol, Dino Dudine,<br />
Livio Colomban, Rino Prelaz, Marino Dagri, Ucci Bernardi<br />
e Ucci Marchesan<br />
• Sergio Costanzo (Australia) € 60 ricordando i genitori<br />
Emilio ed Anna<br />
• Armida Belli (Canada) € 100 in ricordo del marito Nerio e<br />
dei genitori Giuseppina e Giusto<br />
• Gino Dandri e Bruna Ulcigrai (Canada) $ 200 ricordando<br />
i rispettivi genitori Pietro e Gemma Dandri e Luigi e Anna<br />
Ulcigrai<br />
• Luigia Zaro (Australia) $ 50 in ricordo del marito Giuseppe<br />
Mitteregger
36 15 giugno 2011<br />
ISOLA NOSTRA<br />
• Maria Bettoso con i figli<br />
(Ronchi/GO) 30 in ricordo del<br />
marito e papà Teodoro<br />
• I familiari (Monfalcone) 50<br />
in ricordo di Lidia e Gabriele<br />
Delise<br />
• Gianna Delise (Monfalcone)<br />
50 in ricordo dei nonni Giovanni,<br />
Gisella, Antonio e Paola<br />
• Licia Corselli Grillo (San<br />
Daniele del Friuli) 60<br />
• Giuseppe Arrabito (Udine)<br />
40<br />
• Bruna Terenzi (Roma) 50<br />
• Fernanda Goina (Grado) 50<br />
• Bruno Chicco (Busto Arsizio)<br />
25 in ricordo dei genitori<br />
Anna e Giovanni, dei fratelli<br />
Neverina, Giacinto, Marta e di<br />
EderinoVascotto<br />
• Maria Benvenuti Carpi con<br />
il figlio Nico (Genova) 25<br />
ricordando con l’affetto di sempre<br />
il marito e papà Dario<br />
• Fam. Benvenuti (Genova) 25<br />
ricordando con affetto i suoceri<br />
e nonni Primano e Amelia<br />
• Fam. Benvenuti 25 in ricordo<br />
dei cugini Giuseppe e Lidia<br />
Zaro<br />
• Fam. Benvenuti 25 ricordando<br />
i cognati e zii Malvino e<br />
Dorina Stolfa<br />
• Arianna Tomasella Marcuzzi<br />
(Milano) 50 in ricordo della<br />
mamma Roma, della nonna<br />
Francesca Delise e degli zii<br />
Giusto e Celestina Totis<br />
• Nicolò Mario Bressan (San<br />
Giorgio di Nogaro /UD) 20 in<br />
memoria dei genitori Nicolò e<br />
Giuditta Stocovaz<br />
• Flavia Delise (Monfalcone)<br />
20 in ricordo dei genitori Nerina<br />
e Romildo Delise<br />
• Carmela Chicco (Monfalcone)<br />
con i figli Maria e Roberto<br />
e familiari tutti (Monfalcone)<br />
30 in ricordo del marito e papà<br />
Mario Drioli<br />
• Carmela Chicco (Monfalcone)<br />
20 in ricordo di tutti i<br />
familiari defunti<br />
• Mariuccia Pinton (Padova)<br />
50 in ricordo della cara amica<br />
Tullia Toti<br />
• Maria Ralza Valenti (Cividino/BG)<br />
30<br />
• N/N (Monfalcone) 20<br />
• Franca Stolfa Turco (Nicosia/EN)<br />
50 in memoria dei<br />
genitori Adriano Stolfa e Odilla<br />
Vascotto e di tutti i defunti delle<br />
famiglie Stolfa e Vascotto<br />
• Fabio Ricasoli (Genzano di<br />
Roma) 50 in ricordo della moglie<br />
Maria Gabriella Liberati<br />
• Gianna e Laura Perentin<br />
con i familiari (Monfalcone)<br />
100 in ricordo dei genitori Romildo<br />
e Anna Dagri<br />
DA TRIESTE<br />
• Il gruppo degli ex-sessantenni<br />
in occasione del loro<br />
incontro annuale € 135<br />
• Antonietta Dandri Goina<br />
con i familiari 25 in occasione<br />
dei 90 anni della cugina suor<br />
Serafina Degrassi<br />
• Licia Parma Bologna 25<br />
per festeggiare la laurea della<br />
nipote Federica Semenic<br />
• Licia Parma Bologna 25<br />
ricordando i defunti delle famiglie<br />
Parma e Bologna<br />
• Dino Degrassi 20 per ricordare<br />
Salvatore Perentin, grande<br />
patriota e italiano<br />
• Duilio Deste (Muggia) 25<br />
• Livio Dudine e Ester Zanon<br />
(Opicina) 100 in ricordo dei<br />
familiari defunti<br />
• Luciana Delise 50<br />
• Maria Giovanna Degrassi<br />
(Vill.Pescatore) 20 in memoria<br />
dei genitori Giovanni e Irma<br />
• Silvano Carboni (Muggia)<br />
50 in memoria dei familiari<br />
defunti<br />
• Sergio Vascotto Stentarelli<br />
50 in ricordo del papà Bruno<br />
Vascotto<br />
• Sergio Vascotto Stentarelli<br />
50 in ricordo di Maria Stolfa e<br />
Marino Viezzoli<br />
• Italo Delise 30<br />
• Neri Marchesan (Vill. del<br />
Pescatore) 60 in memoria di<br />
tutti i familiari defunti<br />
• Armando Delise (Opicina)<br />
50<br />
• Nerina Chicco Derossi 30 in<br />
ricordo del marito Mario<br />
• Nadia Derossi 20 in ricordo<br />
dei cari defunti<br />
• I fratelli 50 ricordando la<br />
cara sorella Vilma Del Gos ved.<br />
Benvenuto<br />
• Mario e Licia Del Gos 50 in<br />
ricordo del fratello e cognato<br />
Pino Del Gos<br />
• Gino e Gigliola Dandri 25<br />
in memoria dell’amico Pino<br />
Del Gos<br />
• I cugini 30 nel ricordo di<br />
Bruno Perentin<br />
• Le nipoti Graziella, Neva e<br />
Loredana 50 ricordando la cara<br />
zia Anna Martini ved. Cerin<br />
• Bruno e Gianna Fragiacomo<br />
20<br />
• Gianna e Alfredo Bussani 30<br />
in ricordo dei cari defunti<br />
• Alberto Giani 30<br />
• Adriano Chicco 20 ricordando<br />
i genitori Giovanni e<br />
Romilda Degrassi<br />
• Mario Costanzo 30 in ricordo<br />
dei genitori Giuseppe e<br />
Antonia<br />
• Bruna Giani 30 in ricordo del<br />
caro marito Dino Palci<br />
• Bruna Giani 20 ricordando<br />
i genitori Maria e Giovanni, i<br />
fratelli Bianca, Duilio, Albino<br />
ed Evelino e la suocera Giuseppina<br />
Degrassi<br />
• Nella Palcich 50 in ricordo<br />
del marito Nino Drioli e dei<br />
fratelli Dino e Rosalia<br />
• Olivo Knez (<strong>Isola</strong>) 80 in<br />
ricordo del nipote Mario Knez<br />
e del caro amico Francesco<br />
Vascotto (saco)<br />
• Marisa Sau Giassi con i<br />
familiari 40 in memoria dei<br />
genitori Apollonia Zarotti e<br />
Rodolfo Sau<br />
• Giorgio Giassi con la nuora<br />
Marisa e i familiari 20 in ricordo<br />
di Jolanda e Giorgio Giassi<br />
• Francesco Beltrame 40 in<br />
memoria di tutti i cari defunti<br />
• Guido Bressan 50<br />
• Nerina Bressan 50 in ricordo<br />
del marito Oliviero Deste e di<br />
tutti i familiari defunti<br />
• Rodolfo Bettoso 50 in ricordo<br />
dei genitori Ermenegildo e<br />
Giustina Troian<br />
• Valerio e Bruno Menis 30 in<br />
memoria dei genitori Salvatore<br />
e Maria Zaro<br />
• Nevio Vascotto 50<br />
• Oscar Michelich 30 ricordando<br />
la mamma Cesira Colomban<br />
• Lucia Degrassi 50 in ricordo<br />
del marito Olivo e di tutti i cari<br />
defunti<br />
• Fabio Millovich 30 in ricordo<br />
dei genitori Irma e Marcello e<br />
dello zio Mario<br />
• Bruna Vascotto Vittori 60<br />
in ricordo dei genitori Sebastiano<br />
e Antonia e di tutti i cari<br />
defunti<br />
• Francesco Vascotto 80 in<br />
ricordo della moglie Maria e<br />
della sorella Ilde<br />
• Marisa Colomban 50 in<br />
ricordo del papà Aurelio e di<br />
tutti i familiari defunti<br />
• Libero Giorgesi 20 ricordando<br />
il fratello Nino<br />
• Luigi Poletti 50<br />
• Gianni e Gabriella Bressan<br />
100 in ricordo di tutti i familiari<br />
defunti<br />
• Lucio Chiaselotti 40 ricordando<br />
con amore la mamma<br />
Palmira Degrassi e la sorella<br />
Loredana<br />
• Lina e Mario Felluga 30 ricordando<br />
con affetto i familiari<br />
defunti<br />
• Lina e Mario Felluga 20<br />
ricordando i cari amici Raffaele<br />
Vascotto, Duilio Lorenzutti, Albino<br />
e Rina Zanon, Nino Goina<br />
e Lucio Troian<br />
• Steffi Pellizzaro 50 in ricordo<br />
del cognato Natale Pellizzaro<br />
• Pini e Isabella Dudine e la<br />
figlia Giuliana 50 in memoria<br />
di tutti i cari defunti<br />
• Pini Dudine 10 in ricordo di<br />
don Mario Cociancich<br />
• Ada Fragiacomo con i figli<br />
Lucio e Severino 50 in memoria<br />
di tutti i cari defunti<br />
• Nino con Mirella 50 in ricordo<br />
di Pierina Krampf ved.<br />
Bozic<br />
• Maria Stradi (Muggia) 50 in<br />
ricordo dei familiari defunti<br />
• Leda Pesaro 25 in ricordo<br />
del marito Bruno Beltrame e<br />
dei genitori<br />
• I genitori Pia ed Emilio, la<br />
sorella Donatella e il nipote<br />
Alex 30 ricordando il caro Fabio<br />
Felluga nel 15° anniversario<br />
della scomparsa<br />
• Emilio, Pia e Donatella 20<br />
ricordando sempre con affetto i<br />
genitori, suoceri e nonni Elena<br />
e Luigi Felluga<br />
• Pia, Emilio e Donatella 20<br />
ricordando sempre con affetto<br />
i genitori, suoceri e nonni Antonio<br />
e Giorgina Degrassi<br />
• Pia, Emilio e Donatella 10<br />
ricordando il caro cugino Giordano<br />
Zucca<br />
• Pia, Emilio e Donatella 10<br />
in ricordo della cara Elisabetta<br />
Colomban<br />
• Pia, Emilio e Donatella 10<br />
in ricordo della cara Mariuccia<br />
Carboni<br />
• Mariucci Vascotto 50 in ricordo<br />
del marito Nino Civran<br />
• Bruno e Livia Vascotto 20<br />
in ricordo dell’amico Nino<br />
Civran<br />
• Bruno e Samuela Fragiacomo<br />
50 in memoria dei rispettivi<br />
genitori, fratelli e sorelle<br />
• Fabio Dellore 30 in ricordo<br />
ella mamma Adelma Bologna<br />
• Valnea Degrassi 50 in ricordo<br />
dei genitori Carmela e Carlo e<br />
del fratello Carlo<br />
• Rosita e Luigi Vascotto 30<br />
• Roberto e Gianfranco Degrassi<br />
(fritola) 25 in memoria<br />
dei genitori Rita e Mario<br />
• Edina Pugliese con i figli<br />
40 in ricordo del marito e<br />
papà Silvano e della piccola<br />
MaryAnne<br />
• Edina e Marisa Deste 40 in<br />
ricordo dei genitori Mario e Maria,<br />
dello zio Bortolo, della zia<br />
Antonia e del cugino Ottavio<br />
• N.T. € 20<br />
• Umberto Vascotto 50<br />
• I familiari 30 in ricordo del<br />
caro Edy Walter Pugliese (caregheta)<br />
nel 15° anniversario<br />
della scomparsa
• Nerina Cociancich Delise<br />
con la figlia Annamaria e i<br />
familiari 100 in ricordo del marito<br />
e papà Adalgerio Delise<br />
• Licia Milloch 25 in ricordo<br />
del marito Lucio Troian<br />
• Livia con i figli Gabriella,<br />
Antonella e Paolo e i nipoti<br />
25 ricordando il marito, papà e<br />
nonno Remigio Bologna<br />
• Egidia Russignan con il<br />
figlio Ennio e i familiari 60<br />
in ricordo del marito e papà<br />
Armando Drioli<br />
• Egidia Russignan con il<br />
figlio Ennio e i familiari 30 in<br />
ricordo della cognata Pina<br />
• Egidia Russignan con il<br />
figlio Ennio e i familiari 30 in<br />
ricordo della zia Nina Drioli<br />
• Siro Benvenuti 30 in memoria<br />
dei genitori Virgilio e<br />
Maria<br />
• Etta Chicco con le figlie 20 in<br />
ricordo del marito e papà Anteo<br />
Bologna<br />
• Dilva e Daniela Degrassi 50<br />
in ricordo dei genitori Pietro<br />
Degrassi e Gisella Tognon e<br />
dei cugini Lida Zaro, Vinicio<br />
Degrassi e Onorino Tognon<br />
• Gianna Vattovani 30 in<br />
ricordo del marito Giovanni<br />
(Nini) Remor<br />
• Ferruccio Delise 30 in ricordo<br />
dei genitori Giovanni e Maria<br />
Minca e di tutti i cari defunti<br />
• Adriana Vascotto con i figli<br />
Marco e Luca 50 in ricordo del<br />
marito e papà Nino Vascotto<br />
(morèr)<br />
• Lida Goina Perentin 30 ricordando<br />
tutti i cari defunti<br />
• C.B. - € 50<br />
• Lea (Ucci) Zugna con i figli<br />
50 in ricordo del marito e papà<br />
Mariano Felluga e della cognata<br />
Violetta<br />
• Salvatore Zugna e famiglia<br />
50 in ricordo dei genitori Salvatore<br />
e Maria, della sorella Leda<br />
e dei fratelli Bruno e Vinicio<br />
• Livia Pugliese 30 in ricordo<br />
del marito Attilio<br />
• Maria Dellore Ulcigrai 50 in<br />
memoria di tutti i cari defunti<br />
• Anita Vascotto Ramani 100<br />
in ricordo del marito Pino<br />
• Anita Vascotto Ramani 100<br />
in ricordo dei genitori Giovanna<br />
e Giovanni e del fratello<br />
Iginio<br />
Il nostro grazie a tutti<br />
gli isolani che con la<br />
loro generosità permettono<br />
l’uscita costante<br />
del nostro giornale e<br />
la continuazione delle<br />
nostre iniziative per ricordare<br />
la storia del nostro<br />
paese e mantenerne<br />
vive le tradizioni a tanti<br />
anni dall’Esodo. Ancora<br />
grazie.<br />
Lo sport isolano merita una storia, sicuramente mai scritta,<br />
che vada al di là delle parole, abbracciando lo spirito della<br />
sua gente e il senso umano degli avvenimenti sportivi. E’<br />
proprio questo lo spirito che ha spinto l’amico Walter Pohlen<br />
a creare il DVD<br />
ISOLA D’ISTRIA, TERRA GIA’ ITALIANA,<br />
TERRA DI CAMPIONI<br />
un’opera dedicata a tutti gli sportivi, famosi e meno famosi,<br />
che hanno tenuto alto il nome di <strong>Isola</strong> sui campi di gara di<br />
tutto il mondo.<br />
Il DVD è disponibile in sede, insieme agli altri già realizzati<br />
da Walter Pohlen in questi anni: “L’<strong>Isola</strong> chiamata ricordo”,<br />
“<strong>Isola</strong>, estate 1952” e “Cartoline da <strong>Isola</strong>”.<br />
Rivivranno per un giorno le vecchie squadre<br />
di Pola, Fiume e Zara<br />
Sarà una sfida dal sapore antico quella che a settembre porterà a Roma giocatori da tre<br />
continenti per un triangolare di calcio che si preannuncia un evento storico oltre che sportivo.<br />
I giovani discendenti degli esuli di Istria, Fiume e Dalmazia indosseranno le magliette di un<br />
tempo e ricostituiranno per un giorno le squadre di calcio del “Grion” di Pola, della “Fiumana”<br />
e della “Dalmazia” di Zara, che tanto hanno dato allo sport italiano dagli inizi del ‘900 fino<br />
alla fine della seconda guerra mondiale, quando la cessione di quei territori alla Jugoslavia ha<br />
segnato la loro dolorosa fine.<br />
L’idea di riportare in campo quelle gloriose società sportive è nata tra i giovani dell’Associazione<br />
Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ed è uno degli aspetti della riscoperta di un periodo<br />
storico che fu vissuto in<br />
maniera appassionata anche<br />
dal mondo sportivo, pur con<br />
il tragico epilogo delle Foibe<br />
e dell’esodo di massa.<br />
Decine furono i giocatori<br />
istriani e dalmati che militarono<br />
in serie A, e tra loro gli<br />
azzurri Aredio Gimona, Ispiro,<br />
Loik, Mihalich, Varglien,<br />
Vojak, o RodolfoVolk, rimasto<br />
nella storia per aver segnato<br />
l’unico gol nel primo derby in<br />
assoluto tra Roma e Lazio.<br />
Come Luca Dibenedetto<br />
aveva illustrato anni fa nel<br />
suo splendido volume “La<br />
favola dell’Ampelea”, anche<br />
<strong>Isola</strong> aveva dato il suo contributo<br />
a questa epopea, con una<br />
ventina di calciatori che dopo<br />
aver militato nella squadra<br />
del nostro paese erano poi<br />
approdati alla serie A: oltre<br />
a Gimona ed Ispiro anche<br />
Eliani, Grezar, Sacchetti,<br />
Sardellli…<br />
Eventuali informazioni sul<br />
sito www.angvd.it/triangolare<br />
dell’Associazione Nazionale<br />
Venezia Giulia e Dalmazia.<br />
Naz.<br />
IT<br />
ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />
VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />
TELEFONO 040-638236<br />
Check<br />
86<br />
Conto Corrente Postale n. 11256344<br />
Coordinate bancarie (IBAN):<br />
Cin<br />
X<br />
Cod. ABI<br />
07601<br />
CAB<br />
02200<br />
Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />
ORARIO UFFICIO:<br />
martedì-giovedì ore 10 - 12<br />
venerdi 16 - 18<br />
N° Conto<br />
000011256344<br />
E-mail: trieste@isolanostra.it
La Società Nautica “Argus” di Santa Margherita Ligure ha inserito questa foto sul sito Facebook di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> (siamo<br />
quasi a 200 iscritti). E’ bello come, dopo tantissimi anni, attraverso questi strumenti elettronici si riescano ad annodare<br />
i fili della storia.<br />
Nella foto (che ritrae gli atleti di interesse nazionale alle gare pre-olimpiche di Pallanza del 1936, prima delle Olimpiadi<br />
di Berlino) sono riconoscibili anche gli atleti della Pullino: da sinistra Renato Petronio (2°), Valerio Perentin (6°),<br />
Giliante Deste (8°), Nicolò Vittori (9°) e Umberto Vittori (14°).<br />
Chi avesse notizie anche degli altri atleti può segnalarlo al nostro giornale.