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ISOLA<br />

I titoli<br />

NOSTRA<br />

«... e là fantasticando coi miei pensieri, ai miei occhi s’apria,<br />

la giacente città, e l’alpi e il mare e la seminascosta, <strong>Isola</strong> mia»<br />

Pasquale Besenghi<br />

PERIODICO DELLA COMUNITÀ<br />

DEGLI ISOLANI<br />

ANNO XLVIII<br />

N. 388<br />

TRIESTE, 15 marzo 2012<br />

Poste Italiane S.p.A.-Sped. in Abb. Post . D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB<br />

Taxe perçue - Tassa pagata<br />

Attenzione! In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Trieste C.P.O. detentore<br />

del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa.<br />

ISOLA NOSTRA - Via XXX Ottobre, 4 - 34122 TRIESTE - ITALIA Tel. 040.638.236<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

Ricordata a <strong>Isola</strong> la figura di Luigi Drioli<br />

Olinto Parma, una vita nell'assistenza agli esuli<br />

10 febbraio: il Giorno del Ricordo<br />

Il ritorno delle bandiere al Duomo di <strong>Isola</strong><br />

Viaggi nella Dalmazia dei primi anni ’90<br />

Assemblea annuale della S.N. Pullino


Lunedì 9 aprile 2012<br />

Pellegrinaggio a Strugnano<br />

Nel segno della tradizione, nella seconda festa di<br />

Pasqua l’appuntamento è per le ore 15.00 dinanzi<br />

alla grande Croce di Strugnano. Da qui partirà la<br />

processione diretta al Santuario di Santa Maria<br />

della Visione per la celebrazione della Santa Messa<br />

solenne.<br />

Dopo la Santa Messa appuntamento per quatro<br />

ciacole e un bicèr de vin davanti al banchetto della<br />

nostra Nerina bonassa, che vogliamo ringraziare per<br />

quanto ha fatto e continua a fare per gli isolani in<br />

questo giorno di festa.<br />

Per agevolare quanti avessero difficoltà a<br />

raggiungere Strugnano, sarà disponibile un<br />

pullman con partenza da piazza Oberdan alle<br />

ore 13.30.<br />

Per informazioni e prenotazioni quanto prima:<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> – tel. 040-638236<br />

Mario Depase – tel. 040-226853 – 339-6285748<br />

Pellegrinaggio a Medjugorje<br />

La parrocchia di Borgo San Nazario insieme a Mario<br />

Depase organizzano un pellegrinaggio a Medjugorje<br />

dal 30 aprile al 4 maggio 2012.<br />

Per informazioni:<br />

Mario Depase – tel. 040-226853 – 3396285748<br />

AI LETTORI<br />

L’uscita del prossimo numero di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> è prevista per<br />

la metà del mese di GIUGNO 2012. Per evitare spiacevoli<br />

disguidi è necessario che tutto il materiale destinato alla<br />

pubblicazione (articoli, ricordi, necrologi, ecc.) pervenga<br />

in redazione entro il giorno<br />

11 MAGGIO 2012<br />

Grazie per la Vostra collaborazione<br />

ASSOCIAZIONE ISOLA NOSTRA<br />

VIA XXX OTTOBRE, 4 – 34122 TRIESTE<br />

TELEFONO 040-638236<br />

Naz.<br />

IT<br />

Check<br />

86<br />

Domenica 27 aprile 2012<br />

Incontro conviviale<br />

dei sessantenni (e oltre…)<br />

Continuando una tradizione ormai consolidata<br />

(sarà la 19ma volta), ritrovo degli ex-sessantenni<br />

per il loro incontro annuale alle ore 12.00 presso<br />

da trattoria Leban di Basovizza.<br />

Per le prenotazioni contattare, almeno una settimana<br />

prima, Alfredo Bussani – tel. 040-280084<br />

Conto Corrente Postale n. 11256344<br />

Coordinate bancarie (IBAN):<br />

Cin<br />

X<br />

Cod. ABI<br />

07601<br />

CAB<br />

02200<br />

Codice BIC SWIFT: BPPIITRRXXX<br />

ORARIO UFFICIO:<br />

martedì-giovedì ore 10 - 12<br />

venerdi 16 - 18<br />

N° Conto<br />

000011256344<br />

E-mail: trieste@isolanostra.it<br />

ISOLA NOSTRA SU INTERNET<br />

Grazie all’amico Bruno Dagri e a suo genero Paolo<br />

Gabriele Babbini, sono reperibili sul sito<br />

www.isolanostra.it<br />

i numeri di “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” dal numero 357 (giugno<br />

2004) ad oggi.


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

1<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Periodico trimestrale della<br />

Comunità degli esuli d’<strong>Isola</strong><br />

d’Istria fondato da<br />

Don Attilio Delise nel 1965<br />

Direttore responsabile<br />

Franco Stener<br />

Assistenti di redazione<br />

Anita Vascotto<br />

Attilio Delise<br />

Umberto Parma<br />

Hanno collaborato a questo numero:<br />

Claudio Antonelli<br />

Ferruccio Delise<br />

Franco Degrassi<br />

Mario Depase<br />

Licinio Dudine<br />

Emilio Felluga<br />

Mario Lorenzutti<br />

Bruno Moscolin<br />

Walter Pohlen<br />

Gianmario Rossi Fizzotti<br />

Romano Silva<br />

Stelio Spadaro<br />

Roberto Zonta<br />

Don Pietro Zovatto<br />

Gianni Zvitanovich<br />

Direzione, Redazione,<br />

Amministrazione<br />

Via XXX Ottobre, 4<br />

34122 TRIESTE<br />

Editrice: Associazione<br />

“ISOLA NOSTRA’’<br />

Autorizzazione del Trib. di<br />

Trieste n. 843 del 4.5.1992<br />

Conto corrente postale<br />

n. 11256344<br />

Orario degli uffici:<br />

Martedì dalle 10 alle 12<br />

Giovedì dalle 10 alle 12<br />

Venerdì dalle 16 alle 18<br />

Telefono 040/63.82.36<br />

Grafica e stampa:<br />

F 451 S.c.ar.l.<br />

Pasqua è l’uomo nuovo in grazia e luce<br />

Le festività della Santa Pasqua<br />

immettono il cristiano nel<br />

secondo ciclo della celebrazione<br />

del mistero di Cristo, che si dipana<br />

ai nostri occhi spirituali come<br />

una galleria di quadri nel corso<br />

dell’anno. Entro quelle cornici<br />

si contemplano le icone divine<br />

di Cristo Dio avvolte sempre<br />

da un velo di non percezione: il<br />

trascendente. A Natale il cristiano<br />

è chiamato a contemplare l’incarnazione<br />

di Gesù fragile bambinello<br />

– ma figlio di Dio – tra noi<br />

umano. Ora con la Quaresima,<br />

la Passione e la Risurrezione di<br />

Cristo, l’itinerario si completa.<br />

La preparazione quaresimale<br />

chiedeva ai fedeli di<br />

vivere nella sobrietà della vita,<br />

nella vigilanza del controllo dei<br />

pensieri e anche cose audaci<br />

per la sensibilità moderna: accettare<br />

la penitenza e pregare.<br />

Un penitenziale sopportare<br />

le contrarietà del vivere quotidiano<br />

per rendere il culto<br />

adeguato a Dio, che acquista<br />

significato se l’offerta reca il<br />

dono dello spirito. Ciò significa<br />

che l’atteggiamento deve essere<br />

quello della interiore umiltà<br />

(consapevolezza dei propri limiti);<br />

di offerta spirituale di sè;<br />

di riconoscimento della propria<br />

radicale povertà; di prendere<br />

atto che la liberazione integrale<br />

dell’uomo viene da Dio, morto<br />

e Risorto.<br />

Dopo questo prima mite e<br />

Dalla profondità del sepolcro è scaturita la vita. Il cuore della<br />

fede nel Signore risorto è la speranza che ogni tristezza possa<br />

mutarsi in gioia e ogni morte in resurrezione.<br />

poi rigido inverno gustiamo<br />

ora il sapore della primavera.<br />

Come i discepoli corriamo al<br />

sepolcro vuoto, al pari di Pietro<br />

diciamo entrando il nostro<br />

“vide e credette”. Pieghiamo la<br />

nostra intelligenza all’adorazione<br />

dello spirito contro ogni<br />

agnosticismo e rechiamo col<br />

vivere ordinato la testimonianza<br />

del Cristo Risorto.<br />

L’uomo vecchio, invischiato<br />

di peccato, è stato superato; ora<br />

cammina l’uomo nuovo nella<br />

“grazia”, in una condizione di<br />

redenzione perpetua. Non esiste<br />

l’autoredenzione dei filosi<br />

idealisti o materialisti, ma solo<br />

l’epopea di Cristo “nostra luce”<br />

pasquale. Accettare Dio è come<br />

riconoscere i propri limiti, ma<br />

per un riscatto superiore che trova<br />

nella mano di Dio il respiro<br />

della vita umana e divina.<br />

Don Pietro Zovatto<br />

P er la prossima festività della Santa Pasqua giungano ai nostri lettori, alle loro famiglie, ai<br />

loro amici, a tutta la Comunità dell'Esodo, gli auguri di tutta la Redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>.<br />

La testimonianza del Cristo Risorto porti la gioia e la serenità di cui sentiamo tutti grande<br />

bisogno. Da queste pagine la Comunità isolana tutta vuole portare un messaggio di pace nel<br />

ricordo della sofferenza di anni non tanto lontani da essere preda di oblio...<br />

Il ricordo delle scelte dolorose che ci hanno portato lontano dalle nostre case, sia lenito da<br />

quanto presente è ancora, in noi tutti, il desiderio di ritrovarci, sparsi nei cinque continenti, a<br />

gioire per i nuovi nati, a festeggiare le liete ricorrenze, a ricordare i nostri cari, sulle pagine<br />

di questo giornale voluto fortemente da don Attilio Delise per mantenere intatti i valori della<br />

nostra amata <strong>Isola</strong> d'Istria.<br />

Un riconoscente ricordo del nostro don Attilio sia unito in una preghiera per don Antonio<br />

Dessanti che, a distanza di vent'anni, è salito alla Casa del Padre lo stesso giorno in cui don Attilio<br />

ci ha lasciato, forti della sua fede e del suo esempio, a continuare quanto aveva iniziato.<br />

Siamo certi che don Attilio ha sempre su di noi il suo sguardo burbero pieno di grande<br />

umanità e sicuramente un sorriso sulle labbra, vedendo quanto viene fatto da Paolo Coppo,<br />

Donatella Felluga e Pietro Degrassi su quelle “macchine infernali’’ chiamate computer, per<br />

dar modo alla nostra Comunità di utilizzare queste nuove “diavolerie’’ per permettere ai nostri<br />

concittadini di mantenere viva questa nostra bella “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>’’.<br />

La Redazione


2 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

FULGIDO ESEMPIO DI COERENZA<br />

Ricordata a <strong>Isola</strong> la figura di Luigi Drioli<br />

Il 25 novembre 2011 è<br />

stato presentato ad <strong>Isola</strong><br />

a Palazzo Manzioli, sede<br />

della Comunità Italiana, il<br />

volume “Luigi Drioli, un<br />

esempio di coerenza” dello<br />

storico Roberto Spazzali.<br />

Oltre all’autore erano presenti<br />

il presidente della Comunità<br />

Silvano Sau, il prof.<br />

Stelio Spadaro e il sindaco<br />

di <strong>Isola</strong>.<br />

Nel corso della cerimonia<br />

è stato conferito alle figlie<br />

Vittorina, Sandra e Itti il<br />

riconoscimento<br />

ISOLA D’ISTRIA 2011<br />

portante tra l’altro la seguente<br />

motivazione a cura<br />

della presidentessa Teura<br />

Raschini: Quale omaggio<br />

degli isolani della Comunità<br />

Italiana di <strong>Isola</strong> alla figura<br />

e al ruolo svolto da Luigi<br />

Drioli nella nostra città<br />

prima, durante e immediatamente<br />

dopo la guerra,<br />

per aver contribuito con il<br />

proprio esempio alla difesa<br />

della libertà, del diritto alla<br />

propria appartenenza nazionale,<br />

del mantenimento della<br />

presenza italiana ad <strong>Isola</strong> e<br />

in Istria, principi fondamentali<br />

sui quali nei decenni che<br />

seguirono è stata costruita<br />

l’Europa Unita.<br />

Il testo del riconoscimento<br />

citava inoltre: Luigi<br />

Drioli, patriota ed esemplare<br />

figura della resistenza<br />

antifascista isolana che,<br />

assieme alla moglie Odilia<br />

ed alle figlie, subì le persecuzioni<br />

anti-italiane del<br />

regime militare jugoslavo<br />

nella Zona B del Territorio<br />

Libero di Trieste.<br />

La consegna del riconoscimento<br />

alla memoria di Luigi<br />

Drioli è stata un evento che ci<br />

sembra doveroso far conosce-<br />

Il riconoscimento con cui la Comunità Italiana di <strong>Isola</strong> ha voluto onorare la figura di Luigi Drioli può<br />

essere idealmente esteso anche agli altri imputati di quel processo (Capodistria, 28 settembre – 1° ottobre<br />

1948), accusati, in un’atmosfera da “Tribunale speciale”, di spionaggio e terrorismo con l’immancabile<br />

qualifica di “sciovinisti e fascisti”. Da sinistra: Livio Dandri, Adilio Parma, Ottavio Dudine, Domenico<br />

Difino, Salvatore Perentin e Luigi Drioli.<br />

re ai nostri lettori. Esso può<br />

avere una duplice lettura.<br />

Per i nati dopo l’esodo,<br />

una normale notizia di cronaca<br />

con la quale si da pubblicamente<br />

riconoscimento<br />

al valore di Luigi Drioli, in<br />

un clima di serenità ed amicizia<br />

da parte degli isolani.<br />

Quindi un nobile gesto verso<br />

un concittadino più che meritevole.<br />

Diversa è quella per<br />

i nati anteguerra. Ha dell’incredibile!<br />

Perché? Un conto<br />

è aver sentito raccontare,<br />

a volte anche di seconda<br />

mano, un altro è aver vissuto<br />

quei tragici momenti.<br />

Per dare il giusto valore<br />

all’iniziativa e capire il perché<br />

dell’incredibile credo<br />

sia doveroso rivedere per<br />

sommi capi il clima di qui<br />

giorni.<br />

Dalla fine della guerra al<br />

1948 il comunismo nell’Europa<br />

viveva all’insegna dello<br />

slogan marxista “Proletari<br />

di tutto il mondo unitevi”.<br />

Il Partito Comunista Italiano<br />

era pertanto allineato<br />

sulle posizioni di Tito che,<br />

dopo aver ottenuto Fiume,<br />

Pola, Zara e l’Istria fino al<br />

Quieto, pretendeva anche il<br />

Territorio Libero di Trieste,<br />

la “Zona A” sotto le truppe<br />

anglo-americane e la “Zona<br />

B” sotto quelle jugoslave.<br />

Ma nel 1948 avvenne la<br />

rottura di Tito nei confronti<br />

del Cominform. Da noi la<br />

rottura fu però duplice. Il<br />

Partito Comunista Italiano<br />

ruppe, per logica, con Tito<br />

e di conseguenza si schierò<br />

anche contro le sue pretese<br />

territoriali e di conseguenza<br />

si spezzò anche il monolitismo<br />

comunista tra gli<br />

aderenti italiani.<br />

Tito con gli avversari<br />

fu feroce. Non conosciamo<br />

cosa sia esattamente accaduto<br />

all’interno della Jugoslavia<br />

verso coloro che sono rimasti<br />

schierati contro la cosiddetta<br />

“via socialista della Jugoslavia”<br />

ma a noi gli italiani che<br />

invece sposarono la sua causa<br />

di conseguenza si dimostrarono<br />

nella repressione - come<br />

sempre avviene in questi casi<br />

- più realisti del re. Di questi,<br />

alcuni li ritroveremo poi nei<br />

Campi Profughi. Tutti gli<br />

altri, minacciati, hanno scelto<br />

quasi sempre la fuga.<br />

In questo clima si celebrò<br />

il processo al “Gruppo Drio-<br />

li”, che in realtà non aveva<br />

commesso alcun reato se non<br />

quello di opinione, cioè la<br />

condivisione del sentimento<br />

italiano. Il processo venne ingrandito<br />

a dismisura sugli organi<br />

d’informazione e la Piazza<br />

della Loggia di Capodistria<br />

venne riempita di fanatici, che<br />

udendo le parole dell’accusa<br />

trasmesse dagli altoparlanti<br />

dalla sala del Tribunale, urlavano<br />

Smrt! Smrt!, a morte, a<br />

morte! . E quando “il popolo”<br />

urla bisogna accontentarlo.<br />

Le pene furono severissime,<br />

salvo qualche assoluzione per<br />

dare una ipocrita parvenza di<br />

obiettività.<br />

Fu un monito severo<br />

rivolto a coloro che speravano<br />

nel ritorno dell’Italia e<br />

a coloro che non aderivano<br />

all’ideologia titina. Tutto<br />

questo in un clima di terrore<br />

che, come sappiamo, portò<br />

all’esodo.<br />

Quanto di questo abbia<br />

sofferto la famiglia Drioli e<br />

le altre coinvolte lo sappiamo<br />

bene. Mai però avremmo<br />

pensato di assistere ad <strong>Isola</strong><br />

ad un elogio di un Luigi<br />

Drioli definito “Patriota<br />

esemplare”.


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

3<br />

CONSIGLIO DELLA COMUNITÀ AUTOGESTITA DELLA NAZIONALITÀ ITALIANA ISOLA<br />

Commissione per il premio “ISOLA D‘ISTRIA - 2011”<br />

In osservanza dell’art. 6 sull’istituzione<br />

del premio annuale<br />

“<strong>Isola</strong> d’Istria – 2011”,<br />

approvato l’8 luglio 2009, l’apposita<br />

Commissione, riunitasi<br />

il 9 novembre, ha deliberato<br />

all’unanimità, su proposta del<br />

Presidente del Consiglio, come<br />

segue:<br />

1.- Il conferimento del premio<br />

“<strong>Isola</strong> d’Istria – 2011” si<br />

svolga nell’ambito della serata<br />

di presentazione del volume<br />

“Luigi Drioli - un esempio di<br />

coerenza” dello storico triestino<br />

Roberto Spazzali, pubblicato<br />

dalla Società di Archeologia e<br />

Storia Patria di Trieste.<br />

2.- Il riconoscimento venga<br />

conferito alle figlie di Luigi<br />

Drioli, quale viva testimonianza<br />

del dramma personale del<br />

padre e di tutta la famiglia,<br />

ma anche del dramma collettivo<br />

in cui venne costretta la<br />

popolazione italiana di <strong>Isola</strong><br />

dall’Amministrazione militare<br />

jugoslava nella Zona B del<br />

Territorio Libero di Trieste.<br />

3.- Propone al Servizio professionale<br />

della Comunità Autogestita<br />

di procurare un numero<br />

adeguato di copie del volume<br />

da distribuire ai presenti.<br />

4.- Incarica il servizio professionale<br />

di organizzare adeguatamente<br />

il conferimento<br />

del premio, che si svolgerà il<br />

25 novembre 2011 a Palazzo<br />

Manzioli, nell’ambito della<br />

cerimonia di presentazione del<br />

volume su Luigi Drioli.<br />

Motivazione del premio<br />

Luigi Drioli è nato a <strong>Isola</strong><br />

nel 1902, terzo dei quattro figli<br />

di Vittoria Stolfa e Luigi Drioli.<br />

Come ebbe a scrivere lo storico<br />

triestino Roberto Spazzali, la<br />

storia di Luigi Drioli è quella<br />

di un uomo intransigente con<br />

sé stesso e con la vita, come lo<br />

era con gli altri e con la politica<br />

a cui ha dedicato gran parte<br />

della sua esistenza. Antifascista<br />

repubblicano convinto, entrò<br />

a fra parte del C.L.N. isolano<br />

già nel 1943, assieme a esponenti<br />

delle altre formazioni<br />

politiche isolane, ma costretto<br />

subito alla clandestinità con<br />

l’arrivo dei tedeschi. A guerra<br />

finita non accettò la propaganda<br />

esercitata dal regime imposto<br />

dall’Amministrazione militare<br />

jugoslava comprese le pressioni<br />

a favore della Jugoslavia,<br />

per cui il C.L.N. fu costretto<br />

ancora una volta ad operare in<br />

clandestinità.<br />

Così, in una nota autografa,<br />

Luigi Drioli descrive sé stesso<br />

in quel periodo: “Un patriota<br />

italiano di sentimenti antifascista,<br />

che fuggiva in Zona A per<br />

vivere più tranquillo, io lo consideravo<br />

un disertore che ab-<br />

Resistenza Istriana Domenico<br />

Lovisato”, Luigi Drioli è stato<br />

processato nell’ottobre 1948,<br />

assieme ad altri sei isolani,<br />

da un Tribunale militare della<br />

VUJA della Zona B del Territorio<br />

Libero di Trieste. Fu<br />

condannato dapprima a dodici<br />

anni, poi, in appello, nel giugno<br />

del 1949, a dieci anni e sei mesi<br />

di carcere duro. Ne scontò più<br />

di sette. Anzi, 7 anni, 6 mesi e 7<br />

giorni. Venne liberato nel 1955,<br />

scambiato con due criminali<br />

comuni, in seguito all’approvazione<br />

del Memorandum<br />

d’Intesa di Londra. Dopo il suo<br />

arresto, anche tutta la famiglia<br />

venne costretta ad abbandonare<br />

<strong>Isola</strong>.<br />

3 settembre 1955 – Luigi Drioli con le figlie al rientro dalla prigionia<br />

in Jugoslavia. A sinistra si intravede Salvatore Perentin con la<br />

figlia, anche lui al rientro dalla prigionia dopo lo scambio con due<br />

detenuti comuni.<br />

bandona la trincea. M’imposi<br />

il dovere di rimanere sul posto<br />

a sostenere la causa istriana.<br />

Chi è vissuto in Zona B dopo<br />

il primo maggio del 1945 può<br />

conoscere quanto fosse stato<br />

pericoloso sostenere i nostri diritti<br />

nazionali. Fui costretto ad<br />

entrare di nuovo nell’illegalità<br />

e ricostituire il C.L.N. di <strong>Isola</strong><br />

per difendere l’indipendenza<br />

della nostra terra”.<br />

Arrestato perché tra i fondatori<br />

del C.L.N. dell’Istria a<br />

Trieste, con l’accusa di aver<br />

svolto attività politica clandestina<br />

e terroristica nel “Gruppo<br />

Le vicende della famiglia<br />

Drioli, dopo l’arresto del padre,<br />

vennero così descritte dalla<br />

figlia più giovane, Itti: Quella<br />

notte sì che la ricordo. Dormivo,<br />

con Sandra, nella cameretta<br />

al primo piano della nostra<br />

casa a <strong>Isola</strong>. Fummo svegliate<br />

dai rumori e trovammo mamma,<br />

nell’atrio., accerchiata da uomini<br />

e donne armati e in divisa.<br />

La vedevamo dall’alto, ci dava<br />

le spalle, era così indifesa nella<br />

sua lunga camicia bianca. La<br />

spingevano, la strattonavano,<br />

le sputavano in faccia urlando:<br />

“Vattene da qui! Fuori da qui<br />

sporchi fascisti! E andatevene<br />

a Roma, non fermatevi a Trieste<br />

perché anche quella sarà<br />

nostra!”. Io svenni e questo<br />

forse li indusse a mollare la<br />

presa. Un paio di settimane – il<br />

tempo per mamma di ottenere il<br />

permesso, di salutare mio padre<br />

in carcere – ed eravamo su un<br />

camion scassato, con la poca<br />

roba che ci avevano lasciato<br />

prendere, dirette a Trieste. Al<br />

confine ci aspettavano Vitti e<br />

Gianna che stavano già là. Ora<br />

dovevano anche pensare a noi:<br />

a me, sei anni, che per lo choc<br />

ero rimasta muta; a Sandra,<br />

tredici, espulsa prima dalla sua<br />

scuola e poi dalla sua casa. A<br />

mamma, che dopo anni vissuti<br />

da vera combattente, abbandonando<br />

l’Istria e suo marito<br />

rinchiuso là, aveva avuto un<br />

crollo fisico e nervoso. Venne<br />

ricoverata in ospedale per tre<br />

mesi, alle sorelle grandi non<br />

restò che mettere noi piccole<br />

in collegio”.<br />

Il conferimento del premio<br />

“<strong>Isola</strong> d’Istria – 2011” vuol<br />

rappresentare un omaggio degli<br />

<strong>Isola</strong>ni e della Comunità Italiana<br />

di <strong>Isola</strong> alla figura e al ruolo<br />

svolto da Luigi Drioli nella<br />

nostra città prima, durante e immediatamente<br />

dopo la guerra,<br />

per aver contribuito con il proprio<br />

esempio alla difesa della<br />

libertà, del diritto alla propria<br />

appartenenza nazionale, del<br />

mantenimento della presenza<br />

italiana a <strong>Isola</strong> e in Istria, principi<br />

fondamentali sui quali, nei<br />

decenni che seguirono, è stata<br />

costruita l’Europa Unita.<br />

Il premio “<strong>Isola</strong> d’Istria”,<br />

che verrà conferito alle figlie,<br />

vuol rappresentare un<br />

riconoscimento anche a tutte le<br />

famiglie isolane che furono costrette<br />

a vivere e sopportare con<br />

coraggio i drammatici eventi di<br />

quel periodo.<br />

La Presidentessa<br />

Teura Raschini<br />

<strong>Isola</strong>, 9 novembre 2011


4 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Dopo 60 anni il ritorno della famiglia Drioli a <strong>Isola</strong><br />

Pubblico delle occasioni<br />

speciali a Palazzo Manzioli<br />

per la presentazione del volume<br />

“Luigi Drioli – un esempio di<br />

coerenza” dello storico Roberto<br />

Spazzali e per il conferimento<br />

del premio “<strong>Isola</strong> d’Istria<br />

2011”, andato quest’anno alla<br />

famiglia Drioli. Presente anche<br />

il sindaco di <strong>Isola</strong> Igor Kolenc e<br />

le figlie di Luigi Drioli.<br />

Dopo un breve messaggio<br />

di saluto di Silvano Sau, presidente<br />

della Comunità Italiana<br />

di <strong>Isola</strong>, che, nel sottolineare<br />

l’importanza della serata, ha<br />

voluto ricollegarla al messaggio<br />

di pace e di riconciliazione<br />

lanciato qualche mese fa a<br />

Trieste dai Presidenti di Italia,<br />

Slovenia e Croazia, ricordando<br />

le sofferenze cui sono state<br />

sottoposte le popolazioni locali<br />

in nome di demagogie e ideologie<br />

aberranti che istigavano<br />

all’odio nazionale.<br />

L’autore del libro, lo storico<br />

triestino Roberto Spazzali, nel<br />

suo appassionato intervento ha<br />

affermato che è stata una grande<br />

fortuna il fatto che la famiglia<br />

Drioli abbia consegnato tutti gli<br />

scritti, le osservazioni e i diari<br />

di Luigi Drioli all’Archivio di<br />

Così “Il Mandracchio”, organo della Comunità Italiana di <strong>Isola</strong>,<br />

aveva illustrato la serata a Palazzo Manzioli dedicata alla figura di Luigi Drioli.<br />

Il Presidente della Comunità Italiana di <strong>Isola</strong> Silvano Sau consegna il riconoscimento alle figlie di<br />

Luigi Drioli: da sinistra Sandra, il nipote Andrea Ridulfo (figlio di Gianna, scomparsa nel 2005), Vittorina<br />

ed Itti.<br />

Stato di Trieste in modo che<br />

vengano messi a disposizione<br />

degli storici per essere interpretati<br />

in modo scientifico.<br />

Veniva poi brevemente<br />

ricordata la figura e le vicende<br />

di Luigi Drioli nel contesto dei<br />

difficili anni del dopoguerra.<br />

Al termine della cerimonia,<br />

La figura di Luigi Drioli ricordata dallo storico Roberto Spazzali.<br />

dopo che la Presidentessa della<br />

Commissione per il premio<br />

“<strong>Isola</strong> d’Istria” Teura Raschini,<br />

ha presentato la motivazione<br />

per il premio 2011, il presidente<br />

Silvano Sau ha consegnato alle<br />

tre figlie di Luigi Drioli il premio<br />

consistente in un quadro e<br />

in una pergamena.<br />

Nell’occasione, Sau ha voluto<br />

sottolineare l’importanza<br />

della presenza, peraltro non<br />

annunciata, del sindaco di<br />

<strong>Isola</strong> Igor Kolenc. Presenza,<br />

come ebbe a ribadire, che vuole<br />

rendere evidente una chiara<br />

volontà di superamento delle<br />

frontiere ideologiche che, in<br />

tempi neanche tanto lontani,<br />

hanno comportato tante sofferenze<br />

tra le popolazioni dello<br />

stesso territorio. Oppure, come<br />

ribadito a conclusione della<br />

serata dalla figlia più giovane<br />

di Luigi Drioli, Itti, perché<br />

soltanto questa è la strada che in<br />

futuro potrà assicurare la pace<br />

in Europa e nel mondo.


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

5<br />

Sapeva di rimorso l’applauso<br />

con il quale i tanti isolani<br />

presenti a Palazzo Manzioli,<br />

il 25 novembre 2011, hanno<br />

accompagnato la parole del<br />

prof. Roberto Spazzali quando<br />

esclamò: “questa sera Gigi<br />

Drioli è ritornato a <strong>Isola</strong>”.<br />

Rimorso per un riconoscimento<br />

tardivo – sincero ma<br />

tardivo – ad un isolano come<br />

Gigi, che era stato capace di<br />

interpretare con tanta sobria<br />

coerenza, politica e morale, la<br />

sua volontà di restare a <strong>Isola</strong>,<br />

nella sua città, fra la sua gente<br />

che si esprimeva nella sua stessa<br />

lingua, nella comune civiltà<br />

del mare e del lavoro.<br />

Ed era commosso, tra il<br />

pubblico, Livio Dandri, il giovane<br />

amico di ideali di Gigi:<br />

“popolare” Livio, “repubblicano”<br />

Gigi, che nel settembre del<br />

1943 costituì, con i socialisti,<br />

democristiani, liberali, comunisti,<br />

quel C.L.N. di <strong>Isola</strong> che fu<br />

stroncato dal regime comunista<br />

jugoslavo dopo pochi giorni<br />

dall’occupazione e più avanti<br />

dai tribunali speciali con una<br />

lunga e sistematica repressione<br />

con accuse di fascismo nei<br />

confronti di quegli isolani democratici<br />

antifascisti che erano<br />

fortemente contrari all’annessione<br />

alla Jugoslavia.<br />

Fu arrestato e imprigionato<br />

nel febbraio del 1948, condannato<br />

a 12 anni; scontò, assieme<br />

a Salvatore Perentin, sette anni e<br />

sette mesi di duro carcere e solo<br />

Pubblico delle occasioni speciali a Palazzo Manzioli<br />

Una giornata per Gigi Drioli<br />

La figura di Luigi Drioli ricordata da Stelio Spadaro.<br />

per uno scambio con delinquenti<br />

comuni, detenuti nelle carceri italiane,<br />

fu liberato e poté raggiungere<br />

a Trieste la famiglia, che<br />

nel frattempo con la violenza era<br />

stata costretta, nell’ottobre 1953,<br />

ad abbandonare <strong>Isola</strong> e il suo<br />

caro ancora in carcere. Violenza<br />

non episodica, perché era un<br />

metodo adoperato ripetutamente<br />

per allontanare con le belle o<br />

con le brutte gli italiani contrari<br />

all’annessione. Fu, per anni, una<br />

politica deliberata in tanti luoghi<br />

dell’Adriatico orientale.<br />

E Gigi era contrario a tutto<br />

ciò, contrario perché sicuro di<br />

interpretare la storia e il senso<br />

comune dei suoi concittadini.<br />

Mia madre, Anna D’Este,<br />

isolana, che era venuta a Trieste<br />

già prima della guerra (mio padre,<br />

capodistriano, trovò lavoro<br />

alla Raffineria Aquila di Zaule)<br />

costantemente mi parlava di<br />

Gigi, di Livio, di Salvatore, di<br />

quella sua gente che costituiva<br />

il tessuto connettivo sociale e<br />

famigliare; mi parlava di loro<br />

e di suo fratello Olivo, più<br />

vecchio, che all’inizio del ‘900<br />

leggeva “L’Avanti” ai pescatori<br />

sotto i portici della Piazza del<br />

Municipio. Probabilmente da<br />

questo retroterra, denso di<br />

senso di solidarietà, ho tratto la<br />

sensibilità e l’attenzione per tutti<br />

i torti subiti dalle popolazioni<br />

civili di queste regioni.<br />

A tante sofferenze possiamo<br />

ora guardare con passione e<br />

serenità e restituire la memoria<br />

e l’onore di uomini come Gigi<br />

Drioli, Livio Dandri e Salvatore<br />

Perentin: è un dovere civile,<br />

prima ancora che politico ed<br />

umano.<br />

E in tanti paesi dell’Istria<br />

ci sono molti Drioli, Dandri<br />

e Perentin da ricordare e con<br />

rispetto.<br />

Da parte di tutti, l’Europa<br />

rende possibile, doveroso, riconoscere<br />

i torti da essi subiti, e la<br />

dignità del loro operare, piegati,<br />

ma non dimenticati, dalle vili<br />

violenze del ‘900. Sono loro<br />

che avevano ragione; aveva<br />

ragione Gigi.<br />

Stelio Spadaro<br />

Vorrei aggiungere un commento in merito alla notizia<br />

dell’incontro avvenuto in novembre a <strong>Isola</strong> tra i familiari<br />

del nostro concittadino Luigi (Gigi) Drioli e i rappresentanti<br />

della Comunità Italiana, in occasione della presentazione<br />

del libro dello storico Roberto Spazzali “Luigi Drioli – Un<br />

esempio di coerenza”.<br />

A chi come me giovane ragazzo all’epoca dei fatti narrati,<br />

non può che fare buona impressione l’importanza del riconoscimento<br />

avvenuto, anche se tardivo, proprio a <strong>Isola</strong>.<br />

Luigi Drioli, dopo sette anni di carcere duro per le sue<br />

idee politiche nelle carceri jugoslave, raggiunta la famiglia<br />

a Trieste, non risulta abbia ricevuto i riconoscimenti che<br />

ampiamente meritava, altra umiliazione mai del tutto ripagata.<br />

Sette anni di sofferenze sue e dei familiari, per essere<br />

poi scambiato con due detenuti comuni, non avendo l’Italia<br />

detenuti politici jugoslavi.<br />

Luigi Drioli, un bel esempio per tutti noi, con nobili sentimenti,<br />

coerenza e coraggio, ha tentato di difendere la lingua,<br />

le tradizioni, la millenaria cultura, con le sole armi dell’entusiasmo,<br />

della passione, dell’amore per la propria terra. La<br />

stessa cosa del resto – per fortuna in un altro contesto – sta<br />

facendo attualmente la Comunità degli Italiani.<br />

Importante infine la presenza alla cerimonia del sindaco<br />

di <strong>Isola</strong>, a voler sottolineare il superamento delle barriere<br />

ideologiche, che tanta sofferenza hanno causato alle popolazioni<br />

isolane. Del resto dovremo impegnarci tutti molto di<br />

più nel costruire un’Europa, pur nella diversità, Unita nel<br />

comune amore per le libertà, tollerante e indulgente verso<br />

le minoranze e i territori di confine, unica strada per poter<br />

assicurare alle future generazioni una pace duratura e una<br />

civile convivenza.<br />

Bruno Moscolin, Carpi


6 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

CI HA LASCIATO LO SCORSO DICEMBRE ALL’ETÀ DI 85 ANNI<br />

Olinto Parma, una vita nell'assistenza agli esuli<br />

Il suo impegno nell’associazionismo cattolico - Per trent’anni anche dirigente delle Cooperative Operaie di Trieste<br />

Una autentica folla di amici, conoscenti ed estimatori ha accompagnato all’ultima dimora Olinto Parma, spentosi alla Vigilia di<br />

Natale del 2011. Un segno dell’alta considerazione che Egli ha goduto non solo tra noi isolani ed istriani ma anche nell’ambito<br />

della comunità triestina.<br />

Riteniamo di fare cosa gradita ai nostri lettori pubblicando un estratto della sua biografia, scritta da Diego D’Amelio per la sua<br />

tesi di laurea”Ritratto di una elite dirigente – I democristiani a Trieste 1949-1966” all’Università degli Studi di Trieste.<br />

Olinto Parma nacque a <strong>Isola</strong> d’Istria<br />

nel 1926.<br />

Le prime informazioni raccolte<br />

sulla sua biografia si riferiscono all’ultimo<br />

scorcio del conflitto. Nel 1943<br />

i nazisti lo inquadrarono nei ranghi<br />

della Todt: per tutto l’anno lavorò prima<br />

a Trieste poi a Salvore, costruendo<br />

opere difensive e postazioni per<br />

l’artiglieria. Una volta sopraggiunto<br />

l’inverno, decise di restare nascosto<br />

a casa e non si ripresentò al lavoro<br />

obbligatorio.<br />

Fu vicino all’Azione Cattolica<br />

fin da bambino. Nell’immediato dopoguerra<br />

partecipò alle conferenze<br />

organizzate a <strong>Isola</strong> e Capodistria da<br />

mons. Marzari. Olinto le considerava<br />

un esempio di “resistenza dei cattoli-<br />

Olinto Parma<br />

Olinto Parma all'inaugurazione di un nuovo punto vendita delle Cooperative Operaie di Trieste e dell’Istria<br />

ci” nell’Istria occupata dall’esercito<br />

jugoslavo.<br />

Nel giugno 1945 diede il proprio<br />

contributo alla fondazione delle sezioni<br />

della DC e delle ACLI di <strong>Isola</strong>,<br />

cittadina caratterizzata da una non<br />

secondaria presenza operaia – dovuta<br />

alle due industrie conserviere Arrigoni<br />

ed Ampelea – e dall’attività di un<br />

movimento cattolico impegnato anche<br />

sul terreno sociale. L’iniziativa fu assunta<br />

da una trentina di persone, vicine<br />

all’Azione Cattolica e, in alcuni casi,<br />

coinvolte nel Comitato di Salute Pubblica<br />

costituito dai partiti antifascisti<br />

sul finire del conflitto. La sezione era<br />

ospitata presso le strutture dell’Azione<br />

Cattolica e Giacomo Bologna ne<br />

venne nominato segretario.


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

7<br />

Il gruppo costituito da mons. Marzari<br />

diede vita ad alcune attività e ad<br />

una serie di incontri per illustrare il<br />

programma politico democristiano.<br />

La reazione dei comunisti non si fece<br />

attendere: il 4 luglio 1946 la sede congiunta<br />

che ospitava AC, DC e ACLI<br />

venne attaccata e devastata. La sera<br />

prima delle elezioni del 14 ottobre<br />

1945, la Democrazia Cristiana di <strong>Isola</strong><br />

annunciò il proprio scioglimento per<br />

la mancanza di sufficienti garanzie<br />

democratiche. Da quel momento,<br />

l’azione politica dello scudo crociato<br />

fu ridotta drasticamente, costretta alla<br />

clandestinità e legata all’impegno di<br />

pochi singoli.<br />

La militanza in difesa dell’italianità<br />

dell’Istria vide Olinto Parma<br />

coinvolto in prima persona contro la<br />

presenza jugoslava. Svolse un non<br />

secondario ruolo di collegamento<br />

con Trieste, dove prendeva nel frattempo<br />

lezioni di ragioneria in vista<br />

dell’esame di maturità. Dal capoluogo<br />

giuliano portava in Zona B di nascosto<br />

copie di giornali italiani – “Il grido<br />

dell’Istria” e “La Voce Libera” – e<br />

materiali di propaganda fornitegli dal<br />

Gruppo esuli istriani, che avrebbe<br />

successivamente assunto il nome di<br />

Comitato di Liberazione Nazionale<br />

dell’Istria.<br />

Nel 1947 partecipò anche ad una<br />

azione di sabotaggio, organizzata dal<br />

Gruppo di Resistenza Istriana, contro<br />

le antenne di Radio Capodistria, da<br />

poco installate nei pressi di Portorose.<br />

Durante una ricognizione uno dei tre<br />

membri del gruppo di guastatori si<br />

fece scoprire e fu condannato a dieci<br />

mesi di reclusione: il fatto che questi<br />

non venne rilasciato qualche giorno<br />

dopo il suo arresto, convinse Olinto ad<br />

abbandonare definitivamente <strong>Isola</strong>.<br />

Nel 1948 suo fratello Adilio fu<br />

inoltre arrestato per attività anti-jugoslave,<br />

tentò la fuga dal carcere ma<br />

venne nuovamente catturato: uscì<br />

tuttavia indenne dal processo intestato<br />

a Capodistria contro di lui e altri<br />

membri del “Gruppo Drioli”. Cinque<br />

imputati furono invece condannati e<br />

uscirono dal carcere solo nel 1955.<br />

Trasferitosi definitivamente nel<br />

capoluogo giuliano nel luglio 1947,<br />

venne ospitato per alcune settimane<br />

presso parenti e poi trovò sistemazione<br />

nella soffitta di Palazzo Vivante,<br />

nel collegio diretto da don Marzari.<br />

A Trieste riprese immediatamente il<br />

suo impegno nelle organizzazioni di<br />

matrice cattolica e cominciò a lavorare<br />

contemporaneamente presso l’Ufficio<br />

Assistenza del CLN dell’Istria e<br />

Olinto amava definirsi un testimone.<br />

“Sono solo un testimone” – scriveva nel suo libro – Voglio sperare che<br />

in nessuna delle rievocazioni faccia capolino l’insidiosa tentazione del protagonismo.<br />

Chi mi conosce sa che non è nel mio stile”.<br />

Nella sua vita si è preoccupato di far conoscere le origini e i responsabili della<br />

tragedia istriana con il solo desiderio di dare un contributo e uno stimolo a più<br />

approfonditi studi sulla storia dell’Istria e in particolare sulla sua natia <strong>Isola</strong>.<br />

Egli ha raccolto memorie e fornito testimonianze personali e collettive per<br />

far comprendere tale tragedia anche a coloro che non l’hanno sofferta. E’ importante<br />

non dimenticare.<br />

Di questo lo ringraziamo. E ringraziamo quanti con la preghiera si sono uniti<br />

a noi nella festa del passaggio alla Vita vera.<br />

La moglie Nelda Ulcigrai e i familiari<br />

come capo-mensa delle ACLI, che<br />

avevano messo in piedi una serie di<br />

servizi d’assistenza a favore dei primi<br />

esodati. Fu quindi assunto stabilmente<br />

all’ACEGAT in qualità di impiegato.<br />

Fu dirigente dello scudo crociato<br />

e delle ACLI, occupandosi in particolare<br />

della questione degli esuli e<br />

dell’assistenza ad essi rivolta. Fece<br />

parte – in qualità di delegato giovanile<br />

– del Comitato interzonale istriano<br />

della DC, costituito a Trieste in via<br />

provvisoria per creare alcune forme<br />

di collegamento con l’Istria (in particolare<br />

con Buie e Capodistria), preparare<br />

quadri del partito e tenere uniti i<br />

profughi iscritti. Il collegamento con<br />

il CLN era costante: spesso appelli<br />

e mozioni del Comitato Interzonale<br />

venivano fatti propri dal CLN, grazie<br />

alla mediazione dei rappresentanti<br />

democristiani al suo interno.<br />

Parma fu segretario della sezione<br />

“Dall’armistizio all’esodo” – Ricordi di un<br />

esule d’<strong>Isola</strong> d’Istria, pubblicato da Olinto<br />

Parma nel 2005 per l’Istituto Regionale per<br />

la Cultura istriano-fiumano-dalmata.<br />

DC di <strong>Isola</strong> nel 1953, segretario della<br />

zona di Capodistria e infine segretario<br />

del Movimento Istriano (nuova denominazione<br />

del suddetto Comitato)<br />

a partire del 1957. Collaborò inoltre<br />

con il CLN fin dalla sua fondazione e<br />

fu esponente del Comitato Direttivo<br />

dell’Associazione delle Comunità<br />

Istriane di Trieste, nata nel 1966 dallo<br />

scioglimento del CLN e affidata alla<br />

presidenza di Giacomo Bologna.<br />

Fu eletto nel comitato provinciale<br />

in occasione del congresso del 1959,<br />

rimanendo in carica fino al 1961 e<br />

sedendo anche nell’esecutivo. In quel<br />

biennio venne inoltre designato dirigente<br />

per i problemi dell’assistenza,<br />

con la finalità di seguire le misure a<br />

sostegno dei profughi.<br />

Nei giorni convulsi dell’ottobre<br />

1953, partecipò alla formazione di<br />

gruppi di resistenza organizzatisi per<br />

contrastare l’eventuale entrata dei<br />

titini a Trieste. Il segretario Romano<br />

lo aveva incaricato di organizzare<br />

gruppi di esuli istriani sul Carso, da<br />

collegare ai comunisti di Vidali, pronti<br />

alla collaborazione in quell’esclusivo<br />

frangente. I profughi erano assai restii<br />

su questo punto, ma alla fine furono<br />

convinti.<br />

Dal 1966 entrò stabilmente nel<br />

consiglio di amministrazione delle<br />

Cooperative Operaie di Trieste e dell’Istria,<br />

rimanendovi per trent’anni<br />

e ricoprendo per dodici l’incarico di<br />

Presidente a cominciare dagli anni<br />

’80. Fu inoltre membro del Consiglio<br />

Nazionale della Confederazione delle<br />

Cooperative Italiane.<br />

Non venne invece mai candidato<br />

alle elezioni amministrative e non<br />

detenne pertanto alcun incarico negli<br />

enti locali di primo grado.<br />

Diego D’Amelio<br />

<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, che lo ha avuto sempre vicino,<br />

si associa al dolore dei familiari per<br />

la perdita del caro Olinto.


8 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

10 febbraio: il Giorno del Ricordo<br />

Il 10 febbraio si celebra<br />

il Giorno del Ricordo, in<br />

coincidenza con l’anniversario<br />

di quel Trattato di Pace<br />

punitivo (Parigi, 10 febbraio<br />

1947) che comportò la perdita<br />

delle terre dell’Adriatico<br />

Orientale e l’esodo di 300.000<br />

istriani, fiumani e dalmati.<br />

Noi venimmo via per sfuggire<br />

al regime comunista jugoslavo<br />

e alla sua politica di<br />

sopraffazione e di denazionalizzazione,<br />

vera e propria<br />

pulizia etnica condotta ai nostri<br />

danni tra episodi di una grande<br />

ferocia.<br />

In Italia, dopo più di mezzo<br />

secolo d’ignoranza, di insensibilità<br />

e di indifferenza, sono<br />

intervenuti dei cambiamenti.<br />

Accogliendo un augurio espresso<br />

anni prima da Montanelli, il<br />

10 febbraio 2003, il Governo<br />

dell’epoca, per bocca del vicepremier<br />

Gianfranco Fini, chiese<br />

ufficialmente scusa ai profughi<br />

giuliano-dalmati e ai loro discendenti<br />

per la maniera in cui l’Italia<br />

li aveva per tanti anni trattati:<br />

“Il Governo italiano vi chiede<br />

ufficialmente scusa per tutto ciò<br />

che è accaduto e per tutto ciò che<br />

colpevolmente i libri di scuola<br />

non hanno raccontato e insegnato”.<br />

Alcune piazze e alcune<br />

strade sono state intitolate alle<br />

vittime degli eccidi commessi dai<br />

partigiani di Tito. E’ stato emesso<br />

un francobollo per commemorare<br />

il nostro esodo. Uno anche<br />

per ricordare il liceo ginnasio<br />

“G.R.Carli” di Pisino.<br />

Ma la posta con questi nuovi<br />

francobolli è giunta troppo tardi<br />

per i miei genitori e per tanti<br />

altri, che si sono spenti lontani<br />

dalle amate terre, lasciando ai<br />

superstiti un lutto perenne per<br />

quel mondo distrutto.<br />

“Finalmente – mi sono comunque<br />

detto – finalmente un<br />

popolo esce dall’ombra”. Un<br />

popolo che ha dovuto un’infinità<br />

di volte sorbirsi l’attributo<br />

di “slavo”, mentre i tenaci mass<br />

media italiani hanno sempre<br />

usato il nome slavo – Pula,<br />

Rijeka, Porec… - per le nostre<br />

località di nascita dall’antico<br />

nome italiano. Il non riconoscimento<br />

– ad un individuo, ad un<br />

gruppo, ad un popolo – del suo<br />

passato e della sua identità è un<br />

grave diniego che fa tremendamente<br />

male.<br />

I giuliano-dalmati e i loro<br />

figli si sono inseriti pacificamente<br />

e silenziosamente nei<br />

nuovi approdi. Noi esuli non<br />

abbiamo espresso violenze,<br />

terrorismo e neppure un revanscismo<br />

urlante. Nella mite Italia<br />

è fiorito invece il terrorismo<br />

delle Brigate Rosse; rosse come<br />

la stella dei nostri carnefici.<br />

I giuliano-dalmati hanno<br />

avuto diritto, in Italia, alla celebrazione<br />

di Tito e del suo magnifico<br />

mosaico di popoli. Alla fine<br />

però il laboratorio jugoslavo,<br />

edificato anche sui nostri morti,<br />

è esploso nel sangue. Il “nuovo<br />

uomo socialista”, esperto di<br />

autogestione e campione di<br />

antifascismo, acclamato nei<br />

consessi internazionali e oggetto<br />

di forti invidie in Italia, ha così<br />

potuto riproporre ai suoi vicini<br />

di casa la pulizia etnica e gli<br />

antichi metodi di morte. Questa<br />

volta, però, sotto i riflettori dei<br />

Carpi, 12 febbraio<br />

Anche qui a Carpi (Modena) celebriamo il Giorno del Ricordo. Era in programma l’inaugurazione<br />

di una lapide in ricordo delle Foibe e dell’esodo dei Giuliani e Dalmati: si tratta<br />

di un blocco di granito donato dalla cava carsica di Aurisina. Doveva essere presente, oltre a<br />

dirigenti dell’Associazione Venezia Giulia e Dalmazia di Bologna e di Roma, anche il sindaco<br />

di Trieste Cosolini. Ma è stato tutto rimandato a data da destinarsi a causa della bora presente in<br />

questi giorni a Trieste, dei pochi centimetri di neve romana, dei 60 centimetri di neve emiliana<br />

e dei tre centimetri de giasso Carpigiani (xe quindise giorni che sèmo soto zero…).<br />

Sarà mia premura tenervi informati, e comunque questa mia resterà un documento di come<br />

era il tempo in mezza Italia il giorno 12 del febbraio 2012.<br />

Un caro saluto, raccomandandovi de tenerve streti che no i ve trovi duti in laguna… Con<br />

affetto,<br />

Bruno Moscolin, isolan de via Manzioli<br />

London (Canada), 12 febbraio 2012<br />

Sono passati molti anni, esattamente dal 8 febbraio 1956,<br />

da quando ho lasciato la mia amata <strong>Isola</strong> d’Istria, ma il ricordo<br />

è sempre vivo in me.<br />

Se chiudo gli occhi vedo il tutto come se fosse oggi…<br />

Vedo mio padre, vedo mia madre, che con la morte nel cuore<br />

caricavano le nostre poche cose sul camion che ci avrebbe<br />

portati a Trieste, via dalla nostra terra per sempre. Si parlava<br />

poco, eravamo tristi e un po’ confusi, in poco tempo si<br />

perdeva tutto quello che si aveva costruito con tanti anni di<br />

lavoro, sudore e sacrificio. Cari genitori, quanto avete sofferto…<br />

abbiamo perduto tutto quello che avevamo di più caro.<br />

La nostra casa, i nostri amici, i parenti, la nostra chiesa, il<br />

nostro cimitero… il nostro mare, le nostre tradizioni. Siamo<br />

andati verso l’ignoto. Soprattutto per essere liberi, per non<br />

aver paura di esprimere le nostre idee senza il timore di essere<br />

portati via di notte come spesso accadeva… Ma soprattutto<br />

perché noi siamo stati sempre orgogliosamente italiani… e<br />

questo è un Grande Valore.<br />

E adesso dove siamo andati a finire? E’ vero, siamo stati<br />

sventagliati come polvere al vento per tutti gli angoli della<br />

terra… ma l’amore per il nostro Paese non è mai diminuito.<br />

<strong>Isola</strong>, noi ti ricorderemo e ti ameremo sempre! Noi isolani<br />

siamo nati con i piedi nel mare e con le mani sulla terra…<br />

Ierimo, sèmo e sarèmo sempre isolani, istriani e italiani!<br />

Dal Canada un abbraccio a tutti gli isolani sparsi per il<br />

mondo da<br />

Mario Lorenzutti, grilo<br />

mass media.<br />

In Italia, paese dell’antipatriottismo<br />

viscerale, l’apertura<br />

agli esuli trova i suoi accaniti<br />

resistenti. Per certuni sui morti<br />

di Basovizza “non c’è nulla di<br />

dimostrato”. A Marghera, per<br />

l’intitolazione di una piazza ai<br />

trucidati nelle foibe, un commando<br />

di estrema sinistra sferrò<br />

un attacco violento contro i partecipanti.<br />

Diverse targhe ricordo<br />

sono state nel corso degli anni<br />

vandalizzate. Anche quest’anno,<br />

apprendiamo dai giornali: “Foi-<br />

be: sfregio alla targa commemorativa”,<br />

“Bandiere comuniste e<br />

jugoslave nel corteo dei centri<br />

sociali contro le foibe”. Per<br />

la sindaco di Genova le foibe<br />

vanno ricondotte al fascismo:<br />

“Le foibe vanno ricordate nel<br />

contesto del fascismo”. Non<br />

solo: un sondaggio choc rivela<br />

che ben sei italiani su dieci non<br />

sanno cosa siano le foibe.<br />

Ma ormai qualcuno parla,<br />

comunque, di noi: noi, un popolo<br />

che non esisteva. Al di là<br />

delle ideologie, dei discorsi di<br />

parte e di partito, dei distinguo e<br />

delle insinuazioni, al di là della<br />

vera commozione, o anche dei<br />

chichès retorici rarissimi in<br />

verità, che si riconosca infine<br />

che quel trattato di pace sancì<br />

la sconfitta dell’Italia, con una<br />

resa incondizionata, e con la<br />

mutilazione del territorio nazionale,<br />

e con l’esodo di una<br />

popolazione inerme che ha<br />

vissuto delle tremende pagine<br />

di storia e che reca ancora oggi<br />

nel cuore un incancellabile<br />

fardello di memorie.<br />

Claudio Antonelli, Montreal


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

9<br />

Il ritorno delle bandiere al Duomo di <strong>Isola</strong><br />

Gli ultimi anni ‘50<br />

sono stati i più duri<br />

per noi istriani;<br />

dopo aver lasciato tutto,<br />

le case, gli averi, ci siamo<br />

trasferiti a Trieste, in altre<br />

località italiane o addirittura<br />

all’estero, lontani dai<br />

nostri luoghi natii.<br />

Era difficile, in quel periodo,<br />

tenere un rapporto<br />

anche solo affettivo con<br />

quello che a malincuore<br />

avevamo lasciato, e uno dei<br />

pochi posti in cui si poteva<br />

ancora entrare senza timore<br />

era la chiesa. Ed io, fin da<br />

ragazzino, ricordavo tutte<br />

le cose che avevo visto nella<br />

chiesa della mia parrocchia<br />

di San Mauro a <strong>Isola</strong>. E così<br />

in quelle tristi giornate,<br />

quando sporadicamente tornavo<br />

nel mio paese e mi recavo<br />

in Duomo, non vedendo<br />

le bandiere e i labari che lo<br />

ornavano, mi chiedevo che<br />

fine avessero fatto.<br />

Così un giorno ho chiesto<br />

al parroco di allora cos’era<br />

successo alle bandiere<br />

e agli stendardi che avevano<br />

sempre fatto bella mostra<br />

in chiesa, e mi sono sentito<br />

rispondere che giacevano,<br />

inutilizzati, negli armadi<br />

della sacristia. Allora ho<br />

preso la palla al balzo e gli<br />

ho chiesto se potevo riprenderli<br />

io, con la promessa di<br />

restaurarli e di farne buon<br />

uso. Il parroco con il placet<br />

del vescovo di Capodistria<br />

me li ha così consegnati.<br />

Erano una decina di pezzi,<br />

più o meno rovinati, risalenti<br />

anche a prima della<br />

Grande Guerra<br />

Alcune bandiere sono<br />

state da me restaurate con<br />

l’aiuto di mia moglie Graziella;<br />

altre, come quella<br />

azzurra della Madonna e<br />

quelle di San Donato e di<br />

San Mauro, le ho riportate<br />

all’antico splendore e sono<br />

ritornate come nuove. Una<br />

di queste ha una lunghezza<br />

di ben quattro metri,<br />

un’enormità. In tutti questi<br />

anni sono state spesso usate,<br />

con grande gioia di tutti gli<br />

isolani, in special modo per<br />

le varie processioni a Monte<br />

Bandiere e stendardi precedevano sempre i fedeli nelle processioni al<br />

Santuario di Monte Grisa per la festa della Madonna del Carmine<br />

Grisa in occasione della<br />

festa del Carmine.<br />

Recentemente ho pensato<br />

bene di restituirle alla<br />

chiesa dove erano sempre<br />

state esposte e che doveva<br />

considerarsi, spiritualmente<br />

e materialmente, proprietaria:<br />

il Duomo di San<br />

Mauro a <strong>Isola</strong>. Ormai la<br />

Slovenia fa parte a tutti gli<br />

effetti dell’Europa e ulteriori<br />

problemi non potevano<br />

più sussistere.<br />

Lo scorso novembre ne<br />

ho portate a <strong>Isola</strong> una prima<br />

metà, riproponendomi di effettuare<br />

un secondo viaggio<br />

prima possibile. Ritornato<br />

per consegnare al parroco<br />

le altre, ho notato una cosa<br />

che mi ha commosso: quelle<br />

che avevo portato pochissimo<br />

tempo prima erano già<br />

state, con mia grande gioia,<br />

esposte in chiesa. E questo<br />

pensiero così genuino e<br />

repentino da parte di don<br />

Kobal mi ha fatto ritornare<br />

quasi bambino; mi ha preso<br />

un groppo alla gola, accompagnato<br />

da una lacrima,<br />

come mi succedeva ai bei<br />

tempi passati, quelli della<br />

mia gioventù e non solo.<br />

Da quel poco che ho<br />

visto e da quello che le<br />

persone che frequentano la<br />

chiesa mi hanno raccontato,<br />

tutti i fedeli di <strong>Isola</strong> sono<br />

entusiasti nel vedere quelle<br />

vecchie insegne nuovamente<br />

esposte nella loro chiesa;<br />

e in particolar modo gli<br />

anziani, purtroppo rimasti<br />

in pochi.<br />

Ora mi sento intimamente<br />

soddisfatto per quello che<br />

sono riuscito a fare - aiutato<br />

anche dalla disponibilità di<br />

altre persone - per la parrocchia<br />

di <strong>Isola</strong>; e sono ancora<br />

più felice nel sapere che<br />

molta gente potrà godere del<br />

mio modesto lavoro: quello<br />

di aver rimesso a nuovo<br />

questi simboli di fede, che<br />

tanto hanno rappresentato<br />

e rappresentano per i fedeli<br />

della nostra cittadina.<br />

Mario Depase<br />

Le bandiere e gli stendardi<br />

ritornati alla loro sede originaria:<br />

il Duomo di San<br />

Mauro di <strong>Isola</strong><br />

San Mauro (restaurata)<br />

Sant’Andrea<br />

San Donato (restaurata)<br />

Maria Vergine (restaurata)<br />

San Rocco<br />

San Donato (molto antica)<br />

Gesù<br />

Santa Maria Maddalena<br />

Santissima Ostia<br />

Santa Maria Goretti<br />

San Giuseppe (restaurata)<br />

SS. Sacramento (restaurata)


10 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Viaggi nella Dalmazia dei primi anni ’90<br />

La baia di Buccari, presso Fiume<br />

Alla ricerca di tracce della Serenissima e alla scoperta di una natura splendida<br />

Una vasta biblioteca sull’argomento “Dalmazia” ed un<br />

archivio di documentazione giornalistica sullo stesso<br />

tema non equivalgono ad una visione diretta dei luoghi,<br />

ai contatti con gli abitanti, alla ricerca personale di particolari che<br />

resteranno poi sempre nella memoria. Senza dubbio costituiscono<br />

una necessaria preparazione, ma da soli fanno toccare con mano<br />

la consueta differenza fra la teoria e la pratica..<br />

Con questo scritto si discorre di luoghi da sempre fecondati<br />

dalla civiltà italiana, ed ormai stravolti, snaturati, in un certo<br />

senso “cancellati”. Ecco perché qui si offre qualche frammento<br />

sulle terre che cominciarono la loro agonia con la caduta della<br />

Repubblica Serenissima di Venezia nel 1797.<br />

Nessuno dei tre viaggi che ho compiuto in Dalmazia nel ‘90,<br />

’91 e ’95 era stato programmato da tempo, ed ebbero percorsi in<br />

parte diversi, ma che mi consentirono di comporre un abbozzo di<br />

quadro e soprattutto di afferrare un po’ della mitica atmosfera che<br />

sprigiona da quei luoghi. Va detto subito che l’uno e l’altra sono<br />

anche frutto di quella preparazione accennata all’inizio, quando<br />

un monumento richiama uno scritto, questo un autore, e l’autore<br />

un “clima”, un paesaggio, una storia.<br />

Il primo passaggio in Dalmazia aveva come meta alcune<br />

località dell’Erzegovina, e fu molto sommario. Ricordo la sosta<br />

a Novi Sad (località a sud di Fiume che i geografi più “gelosi”<br />

dell’area geografica italiana considerano la punta estrema della<br />

nostra penisola nel Quarnaro) ed il pernottamento a Carlopago<br />

(oggi Karlobag), che richiama nel nome la lunga isola di Pago,<br />

sita proprio di fronte, a brevissima distanza dalla terraferma.<br />

Mi colpì a Novi Sad un’ambientazione nettamente pre-bellica:<br />

gente dimessa, bar più simili ad osterie degli anni ’10 che ai<br />

locali italiani lasciati passando il confine, poco traffico in gran<br />

parte identificatesi con utilitarie italiane costruite in Jugoslavia<br />

su concessione. Di Carlopago ricordo l’albergo di recente costruzione,<br />

a due passi dal mare (che anni dopo fu distrutto quando la<br />

Jugoslavia andò in pezzi) e soprattutto quella luminosità, appunto<br />

marina, accentuata da una brezza costante, con la sensazione che<br />

lo specchio d’acqua antistante fosse una conca lacustre e non<br />

un frammento dell’Adriatico. Perché l’isola di Pago, come tutte<br />

le altre sia a nord che a sud, è così vicina da sembrare quasi un<br />

braccio del continente piuttosto che un piccolo mondo a parte.<br />

Le isole della Dalmazia alternano lunghi tratti assolutamente<br />

aridi e privi di vegetazione (impensabili nelle nostre molte isole<br />

del Tirreno o nelle poche rimasteci nel basso Adriatico) ad altri<br />

tipicamente mediterranei che riconciliano con la vita. Lì, sulle<br />

rocce antistanti l’albergo, avrei voluto sostare leggendo gli scritti<br />

di Giani Stuparich – originario di Lussino, una delle isole che tornarono<br />

italiane dal 1918 al 1945 – autore squisito interprete delle<br />

mitiche atmosfere giovanili che egli visse sulle coste adriatiche<br />

fino al 1915, quando si arruolò volontario irredento, col fratello<br />

Carlo, nel Reggimento Granatieri di Sardegna, meritandosi con<br />

lui la medaglia d’oro sul Monte Cengio, nelle estreme propaggini<br />

meridionali dell’Altopiano di Asiago. Ma il tempo stringeva<br />

e dovetti abbandonare questi desideri letterari, essendo diretto<br />

appunto all’Erzegovina.<br />

Fiume e Buccari<br />

Più “vissuto” il secondo viaggio, sempre via terra, dopo aver<br />

attraversato l’interno dell’Istria. Desideravo vedere Fiume, conosciuta<br />

per così dire soltanto attraverso gli innumerevoli scritti<br />

sull’impresa dannunziana. Purtroppo la prima impressione fu pessima.<br />

La bella conca con l’antica città sul mare è sconciata da una<br />

serie di grattacieli che le fanno corona sulle alture. E’ incredibile<br />

la capacità dei nostri dirimpettai sull’altra riva dell’Adriatico di<br />

rovinare, direi volutamente, lo splendore della natura, che pure<br />

sarebbe una vantaggiosa risorsa economica col turismo.<br />

Il peggio lo vidi nella fantastica baia di Buccari (chi non ricorda<br />

“la beffa di Buccari”? Ma qui non voglio certo darmi a lezioni<br />

di storia), ove l’unica visione gradevole era costituita dal palazzo<br />

dell’Ammiragliato austro-ungarico, perfetto nelle sue linee<br />

ottocentesche e ben tenuto, una luminosa macchia color avorio<br />

davanti all’azzurro del mare. Invece i due fianchi della baia erano<br />

sconciati, l’uno da una acciaieria e l’altro da una raffineria. Non<br />

si tratta di viaggiare con pregiudizi o con la mente ostinatamente<br />

volta al passato ma di constatare come la furia titina di cancellare le<br />

tracce di italianità, ad esempio i numerosissimi Leoni di S.Marco<br />

scolpiti in Istria e in Dalmazia, ha tracimato nella masochistica<br />

voluttà di rovinare il più possibile luoghi naturali.<br />

Fiume non è mai stata città veneta, anche se la popolazione<br />

italiana fu sempre maggioritaria rispetto ad altri abitanti, croati,<br />

ungheresi, austriaci, tedeschi, ebrei di diversa provenienza. L’edilizia<br />

della città vecchia non è quindi tipicamente veneta come nei<br />

borghi istriani, ma ha un’impronta cosmopolita: mi fece piacere<br />

imbattermi in piccole strade ancora dedicate a personaggi italiani,<br />

ad esempio Manzoni, ed illudermi così di poter incontrare qualche<br />

esponente della Comunità Italiana, che sopravvive stentatamente<br />

ed ha pure un suo giornale. Ma il tempo è sempre tiranno, e dovetti<br />

proseguire verso sud, essendo diretto a Sebenico.


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

11<br />

La Riva di Sebenico in una cartolina di fine ‘800<br />

Verso Sebenico<br />

La litoranea è affascinante. Una miriade di curve apre continuamente<br />

scenari cangianti e del retroterra (che ricorda molto<br />

il Carso) e del mare che non ti lascia mai. Una visione mi parve<br />

fuori dal tempo e mi restò impressa: una piccola barca a motore,<br />

nelle prime ombre della sera, si muoveva verso una caletta con<br />

poche case; a poppa il pescatore, a prua… una capra ritta in tono<br />

fiero, come a scrutare la via verso casa. Sembrava di essere tornati<br />

ai tempi di Ulisse.<br />

Ma torniamo in Dalmazia. Il lungo viaggio da Milano suggeriva<br />

soltanto il riposo, ed il mattino seguente la vista del breve<br />

tratto di mare tra l’albergo e l’isoletta antistante fu uno squarcio<br />

luminoso attraversato dal volo di innumerevoli gabbiani. Avevo<br />

con me gli appunti di un’anzianissima amica nata negli ultimi anni<br />

dell’800 a Sebenico, e qui riporto un breve passo: “La Dalmazia,<br />

rimasta per centinaia d’anni sotto il dominio della Repubblica<br />

di Venezia, era un crogiolo di popoli. I tedeschi dicevano: Dalmazia,<br />

il paese dove l’Occidente e l’Oriente si danno la mano.<br />

Sempre i tedeschi definivano la Dalmazia “il paese del sole”. Gli<br />

italiani erano numericamente minoritari: rappresentavano però<br />

l’elite per cultura e, in anni più lontani, anche per censo e attività<br />

economica. Perciò la lingua italiana dominava, ed era l’idioma<br />

delle classi più colte, parlato pure dai croati nella versione di un<br />

dialetto veneziano antico”.<br />

Città animata, digradante di colli dell’entroterra sino al mare,<br />

con la sensazione di essere ancora in Italia, non per la lingua o i<br />

caratteri somatici degli abitanti, ma per le numerose utilitarie Fiat<br />

di cui abbiamo parlato prima…In alto dominano i ruderi del Forte<br />

veneziano di Sant’Anna, ai piedi del quale si estende il Cimitero<br />

vecchio ed un dedalo di stradine, che ricordano le viuzze sotto<br />

la spianata di San Giusto a Trieste. Ecco, il luogo dove davvero<br />

ho avuto per qualche tempo l’impressione di essere ancora in<br />

Patria è proprio il Cimitero vecchio. Qui la gran parte delle tombe<br />

porta incisi nomi e cognomi italiani e le consuete frasi di ricordo<br />

e rimpianto.<br />

Scendendo, ero atteso in una piccola casa col giardino. Mi<br />

ritrovai seduto in una saletta di gozzaniana memoria tra persone<br />

che erano avide di notizie della famiglia da cui ero stato inviato. Mi<br />

commosse fino alle lacrime lo<br />

sforzo di quegli anziani padroni<br />

di casa per esprimersi in un<br />

italiano lento e stentato ma ben<br />

comprensibile; un professore di<br />

lettere in pensione parlava quasi<br />

scandendo le parole, ma con<br />

una precisione ed accuratezza<br />

impensabili. Potevo illudermi<br />

che il dominio veneziano fosse<br />

terminato da pochi anni invece<br />

che da quasi due secoli; in<br />

realtà, oltre alle letture colte<br />

che certamente quei miei ospiti<br />

praticavano, sarà stata la televisione<br />

a ricordare loro la nostra<br />

lingua…<br />

Lasciai Sebenico per riprendere<br />

la strada del ritorno.<br />

Volli fermarmi lungo la circonvallazione<br />

di Zara per avere almeno<br />

una visione di quella che<br />

fu chiamata “città martire” per<br />

il suo tragico destino durante<br />

l’ultima guerra; ma i quartieri<br />

industriali mi preclusero la vista<br />

di quanto poteva rimanere dell’unica città dalmata che tornò<br />

italiana fra la prima e la seconda guerra mondiale.<br />

Zara, città martire<br />

Pochi anni dopo ebbi la fortuna di rivedere la Dalmazia giungendovi<br />

con un viaggio diverso: partenza da Ancona col traghetto<br />

e sbarco proprio a Zara. La città, con un piccolo entroterra e<br />

Zara - Chiesa di San Donato


12 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Zara, così venne ridotta dai bombardamenti del 1943 - ’44 l'area<br />

del Foro romano.<br />

l’isola di Lagosta, costituirono la più minuscola provincia del<br />

Regno d’Italia tra il 1920 e il 1944. Se queste note non annoiano<br />

il lettore, ricorderò che la vita nella città, di popolazione interamente<br />

italiana, era vivacissima: tante piccole industrie, una grande<br />

manifattura tabacchi, numerose linee di navigazione verso l’Istria,<br />

la Penisola e i centri maggiori ella Dalmazia.<br />

Gli appunti della mia anzianissima amica di Sebenico riportano<br />

che la città, ai tempi del dominio austro-ungarico, era il centro<br />

più nettamente italiano rispetto a quelli contigui di Traù, Sebenico<br />

e Spalato. Gli altri connazionali, sparsi lungo tutta la costa,<br />

costituivano il 10 % della popolazione (60.000 italiani su 600.000<br />

dalmati). Vi era anche, in città, nei due decenni di unione all’Italia,<br />

una cospicua guarnigione militare, costituita dal IX Reggimento<br />

Bersaglieri, che ebbe fra i comandanti il colonnello Giovanni<br />

Messe, poi copertosi di gloria in Tunisia nei primi mesi del ’43.<br />

L’inizio della sventurata Seconda Guerra mondiale fu anche<br />

l’inizio della fine per la città di Zara: per motivi di sicurezza gran<br />

parte della popolazione su subito trasferita in Italia. Conclusa la<br />

campagna di Jugoslavia nel ’41, nacque l’illusione che la Dalmazia<br />

potesse tornare italiana più o meno nei confini previsti dal Patto<br />

di Londra del 1915: Zara divenne il capoluogo del Governatorato<br />

della Dalmazia, cui vennero aggregate le nuove province di<br />

Spalato e Cattaro (quest’ultima separata dal rimanete territorio<br />

dalmata e comprendente solo lo splendido golfo chiamato “le<br />

Bocche di Cattaro”). Ma appunto fu un’illusione. Le avverse<br />

sorti belliche, il sorgere di formazioni slave poi coordinate sotto<br />

il comando unico di Tito, resero stentata la vita nel Governatorato.<br />

Quasi non bastasse, gli slavi, che avevano a portata di mano<br />

la realizzazione del loro sogno di cacciare tutti gli italiani dalla<br />

sponda orientale dell’Adriatico, segnalarono agli anglo-americani<br />

inesistenti obiettivi bellici, cosicché su Zara si abbatterono oltre 50<br />

bombardamenti aerei, che distrussero la città. Il 30 ottobre 1944<br />

l’eroico prefetto Serrentino lasciò Zara con i resti del Presidio e<br />

la nostra bandiera fu ammainata per sempre.<br />

Tutte queste cose avevo presenti sbarcando di primo mattino<br />

dal traghetto sul molo deserto. Avrei voluto inginocchiarmi e<br />

baciare il suolo di quella terra sventurata, ma temetti che il gesto<br />

fosse considerato teatrale dai pochi passeggeri scesi con me e<br />

non lo feci. Il lungomare mi apparve di classica bellezza (certo<br />

gli edifici distrutti erano stati ricostruiti rispettando abbastanza lo<br />

stile originario) e sul palazzo già Luxardo – i produttori del noto<br />

maraschino – vidi l’insegna in croato.<br />

Con la mia compagna di viaggio mi accostai al Duomo, ma<br />

l’ora troppo mattutina non mi permise la visita.<br />

Spalato e Primosten<br />

Tornai a Sebenico, incontrai altri conoscenti discorrendo della<br />

situazione che si andava formando e sarebbe poi esplosa nella<br />

dissoluzione della Jugoslavia: si vedevano le prime bandiere<br />

croate. Volli ritornare al Cimitero vecchio per “sentirmi” ancora<br />

in Italia. Non riuscii purtroppo a vedere la casa natale di Niccolò<br />

Tommaseo. Mi tornò invece alla memoria un altro appunto della<br />

mia amica dalmata: Sebenico fu la prima città della Dalmazia ad<br />

essere illuminata con la luce elettrica (quando Vienna, per esempio,<br />

aveva ancora le strade con i lampioni a gas) grazie all’energia<br />

prodotta dalle cascate del fiume Krka.<br />

Vissi un momento splendido a Primosten, piccola località<br />

tra Sebenico e Spalato. Sostammo per il pranzo; la giornata era<br />

ventosa e luminosissima; tutti i colori apparivano più vivi del<br />

solito. Un nugolo di isolette ricoperte di pini marittimi ornava<br />

il tratto di mare dando l’impressione di una natura primigenia,<br />

intatta. Intuii che questo era il vero paesaggio della Dalmazia, la<br />

sua nota caratteristica, anche se l’entroterra in certi tratti ha una<br />

sua bellezza di terra aspra e verde.<br />

Spalato, com’è noto, ha cose bellissime, a cominciare dalle<br />

rovine romane (fu patria di Diocleziano, l’ultimo grande riorganizzatore<br />

dell’Impero Romano), ma il traghetto mi attendeva e<br />

non vidi altro se non grandi viali modernissimi digradanti verso<br />

il porto.<br />

Ricostruzione del palazzo di Diocleziano a Spalato<br />

A motivo dell’impronta che vuole avere questo scritto ricorderò<br />

che l’ultimo podestà italiano di Spalato, nell’800, fu Antonio<br />

Baiamonti, così come lo fu il Frari per Sebenico. Dopo la Terza<br />

guerra di Indipendenza (1866) il Governo di Vienna volle punire<br />

l’elemento italiano stanziato nelle terre ad esso soggette, e ciò<br />

avvenne sia in Dalmazia che nel Trentino; in linea con questa<br />

politica essa favorì in modo netto l’elemento slavo, che in pochi<br />

anni si impadronì di tutte le leve di comando amministrative nelle<br />

città dalmate.<br />

Quale nome portava l’imponente traghetto diretto ad Ancona?<br />

“Marko Polo”. C’è poco a ridere. Si arriva da parte dei nostri<br />

dirimpettai anche ad impadronirsi di famosi personaggi italiani.<br />

Il viaggio è terminato. Sono poche note sommarie e forse confuse,<br />

qui stese solo per dare qualche pennellata di rappresentazione<br />

delle terre che ad est furono di civiltà italiane per secoli.<br />

Gian Mario Rossi Fizzotti,<br />

Milano


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

13<br />

Assemblea annuale della S.N. Pullino<br />

Fabio Vascotto confermato presidente e Franco Degrassi nominato presidente onorario<br />

Si è tenuta domenica 11 dicembre presso la sede sociale di<br />

Muggia, con la partecipazione di un buon numero di soci, la<br />

tradizionale assemblea annuale della Pullino. A presiedere<br />

i lavori previsti dall’ordine del giorno è stato chiamato Emilio<br />

Felluga con Marco Finocchiaro segretario verbalizzante.<br />

Il Presidente uscente Fabio Vascotto, come da consuetudine,<br />

prima di passare alla relazione morale sull’attività della passata<br />

stagione, ha ricordato i soci che nel corso del 2011 ci hanno lasciato<br />

per passaggio a miglior vita, dedicando loro alcune parole<br />

di ricordo e un momento di raccoglimento.<br />

Passando alla relazione, per prima cosa Fabio Vascotto ha ricordato<br />

che lui è subentrato alla presidenza della Società nel corso<br />

dell’anno sociale 2010-2011 a seguito delle dimissioni di Franco<br />

Degrassi, che all’inizio del 2011 è stato chiamato a far parte del<br />

Collegio dei Revisori della Federazione Canottaggio, carica questa<br />

incompatibile con quella di Presidente della Società. Vascotto<br />

ha voluto ringraziare Degrassi che per tanti anni ha retto le sorti<br />

della Pullino, portandola ai livelli attuali di risultati agonistici, di<br />

assetto economico e di sviluppo complessivo, con l’acquisto della<br />

sede, del suo ampliamento interno ed esterno (in particolare con la<br />

costruzione della vasca voga e l’acquisto dei terreni circostanti) e<br />

l’incremento del patrimonio sociale (non ultimi i pannelli solari,<br />

l’acquisto del nuovo carrello e il prospettato allungamento della<br />

strada di accesso alla canottiera, attualmente in corso di esecuzione).<br />

Ha fatto poi gli auguri a Degrassi ed ha ricordato che la<br />

partecipazione di un dirigente Pullino alla Federazione è motivo<br />

di soddisfazione ed orgoglio anche per la Società.<br />

La relazione morale di Vascotto è stata chiara e dettagliata,<br />

toccando tutti i temi inerenti l’attività, non dimenticando i vari<br />

problemi che si sono manifestati nella stagione agonistica e le<br />

relative soluzioni adottate.<br />

Ha ricordato i lavori fatti, facendo presente che, con l’aiuto dei<br />

soliti dirigenti, è stata curata al massimo la manutenzione delle<br />

strutture sociali e le riparazioni delle imbarcazioni, apportando<br />

Caldieron sociale, gara di remoergonometro.<br />

– ove necessario – le opportune modifiche migliorative.<br />

Ha citato i principali risultati agonistici conseguiti dai nostri<br />

atleti, ricordando in particolare la partecipazione ai Campionati<br />

Italiani di categoria, con un buon piazzamento, di Martina Zullich<br />

ed Ambra Pogliani, ed i titoli di campionesse regionali conseguiti<br />

dalla stressa Zullich, da Miriam Haipel e Rebecca Zolli.<br />

L’attività promozionale e agonistica<br />

Ampia è stata l’attività promozionale e agonistica organizzata<br />

dalla Pullino, che brevemente qui di seguito si ricorda.<br />

Anche quest’anno sono stati organizzati i corsi estivi di canottaggio<br />

rivolti a ragazzi e ragazze di 10/11 anni, importanti per<br />

acquisire nuove leve. Il direttore sportivo Donato Ciacchi, coadiuvato<br />

da tre nostri atleti maggiorenni, si è sobbarcato l’onere del<br />

suo svolgimento e il suo lavoro è stato premiato con l’inserimento<br />

nei registri sociali di ben dieci nuovi atleti che, nella prossima<br />

stagione, gareggeranno con i nostri colori.<br />

Nell’ambito della “Settimana dei Tre Golfi”, la più importante<br />

manifestazione sportiva del mare di Muggia, in collaborazione<br />

con il Circolo della vela la Pullino ha organizzato ben due regate<br />

di canottaggio: una di fondo per “jole a 4” da Portorose a Muggia,<br />

mettendo in palio un trofeo per ricordare il 50° anniversario della<br />

sua ricostituzione a Trieste, vinto dai nostri atleti; ed una sui 500<br />

metri, riservata agli allievi fino a 14 anni, realizzata di fronte al<br />

lungomare di Muggia per due serate, con la partecipazione di<br />

numerose società di Trieste e della vicina Slovenia. Alla società<br />

vincitrice di questa regata è stato attribuito il trofeo “Luca Vascotto”,<br />

messo in palio dalla famiglia per ricordare il prestigioso<br />

atleta azzurro, che ha vestito pure i nostri colori, troppo prematuramente<br />

scomparso. Il trofeo è stato vinto per somma di punti<br />

dalla Canottieri Nettuno di Barcola.<br />

Con lo scopo di regolamentare la vita interna della Società,<br />

tenendo nel debito conto le esigenze dell’attività agonistica e<br />

promozionale rivolta ai giovani<br />

e quella dei soci ed atleti<br />

master, sempre più numerosi,<br />

una commissione di dirigenti<br />

ha elaborato un regolamento<br />

approvato dal Consiglio Direttivo,<br />

grazie al quale viene<br />

disciplinato l’uso delle imbarcazioni<br />

messe a disposizione<br />

dei soci master in base alla loro<br />

personale capacità e sicurezza<br />

nella voga.<br />

Alla fine il Presidente Vascotto<br />

ha ringraziato tutto il<br />

Consiglio Direttivo per il lavoro<br />

svolto da ciascun componente<br />

nei rispettivi incarichi che erano<br />

stati loro assegnati: l’allenatore<br />

Flavio Mosetti per l’impegno<br />

profuso verso gli atleti e per<br />

il lavoro svolto nella messa a<br />

punto delle imbarcazioni; il<br />

socio Fulvio Strain per la sua disponibilità<br />

a svolgere con cura e<br />

sensibilità un’importante attività


14 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

di dimostrazione e di presentazione della nostra disciplina sportiva<br />

nelle scuole, ed inoltre a sobbarcarsi, nelle varie trasferte, il pesante<br />

onere della guida del pulmino con il carrello delle imbarcazioni al<br />

traino; l’ex dirigente Bruno Derossi per la sua continua e operosa<br />

presenza in canottiera e tutti gli altri che in qualche misura hanno<br />

contribuito al buon andamento della Società.<br />

Il direttore sportivo Donato Ciacchi ha svolto la sua relazione<br />

tecnica illustrando gara per gara, internazionale, nazionale o regionale,<br />

i risultati della nostra partecipazione, il comportamento<br />

degli atleti e i piazzamenti conseguiti. Si è soffermato sui risultati<br />

di maggior rilievo ed ha parlato della categoria master, ricordando<br />

la nutrita partecipazione di questi atleti a numerose regate, conseguendo<br />

risultati di rilievo, il tutto mediante il loro completo<br />

autofinanziamento<br />

Il tesoriere Alessando Visintin ha quindi illustrato il bilancio<br />

consultivo e quello di previsione per il prossimo anno sociale,<br />

dando ampia spiegazione delle singole voci di entrata e di spesa.<br />

Ha ricordato che il buon andamento dell’anno è dovuto a situazioni<br />

contingenti e che di conseguenza permane la necessità di<br />

mantenere una gestione molto oculata delle spese. Situazione<br />

confermata anche dal Collegio dei Revisori che hanno speso parole<br />

di apprezzamento per il bilancio formulato.<br />

Eletto il nuovo Direttivo<br />

L’Assemblea ha poi proceduto alle votazioni di rito, approvando<br />

il tutto all’unanimità. E’ stato quindi eletto il nuovo Direttivo,<br />

che risulta composto da: Fabio Vascotto, Luigi Carboni, Marco<br />

Stener, Donato Ciacchi, Marco Finocchiaro, Alessandro Visintin,<br />

Emanuele Baldini, Fulvia Piller, Danilo Stefanato - Il Collegio dei<br />

Revisori formato da Paolo Babich, Walter Giraldi e Franco Stener<br />

- Il Collegio dei Probiviri composto da Gianfranco Dandri, Vinicio<br />

Degrassi e Guerrino Dobrilla.<br />

Quale ultimo atto ufficiale, l’assemblea ha votato all’unanimità,<br />

su proposta del Consiglio Direttivo, la nomina di Franco Degrassi<br />

a Presidente Onorario della Società, con la motivazione che<br />

Franco con la sua sapiente ed equilibrata presidenza, ha consentito,<br />

grazie alle sue capacità manageriali, di migliorare ed ampliare<br />

notevolmente la nostra sede sociale, di acquisirne la proprietà, di<br />

garantire la certezza economica per l’acquisto delle attrezzature e<br />

lo svolgimento dell’attività agonistica e sportiva, portando la Pullino<br />

da piccola società a importante sodalizio di livello nazionale,<br />

fino ad essere premiata per i risultati conseguiti, in alcune annate,<br />

tra le prime dieci società italiane di canottaggio.<br />

La votazione è stata salutata con un corale applauso che Franco,<br />

commosso, ha ringraziato, ricordando che i risultati conseguiti<br />

durante la sua lunga presidenza, durata quasi 24 anni, sono il frutto<br />

di un lavoro corale, suo e di tutti i consiglieri che l’hanno affiancato<br />

in tutti questi anni. Ed in particolare del suo vice Fabio Vascotto,<br />

con i quali ha condiviso tutte le scelte fatte e con esse i problemi, le<br />

ansie, le preoccupazioni e le soddisfazioni. Li ha ringraziati tutti per<br />

il lavoro svolto in questi lunghi anni, con un grazie speciale a Fabio<br />

Colocci, Dino Degrassi, Ennio Drioli e Franco Finocchiaro che<br />

hanno lasciato il Consiglio dopo una più che trentennale presenza;<br />

al neo-eletto Consiglio Direttivo ha formulato gli auguri sentiti per<br />

il raggiungimento di nuovi importanti traguardi.<br />

Anche il presidente dell’Assemblea Emilio Felluga prima<br />

di concludere i lavori ha voluto ringraziare Franco Degrassi per<br />

l’impegno profuso per lo sviluppo della Pullino ed in particolare<br />

per l’acquisizione della proprietà della sede e dei suoi ampliamenti,<br />

grazie ai quali viene garantita la vita e l’attività della nostra<br />

Società, che tanto ha sofferto prima di trovare la sua attuale<br />

sistemazione. Ha ricordato che nella nostra regione solo un’altra<br />

Società, oltre alla Pullino, può vantarsi di essere proprietaria della<br />

sede sociale, che non è cosa da poco in questi tempi di grande<br />

Il nuovo Consiglio Direttivo<br />

Lunedì 12 dicembre i consiglieri eletti nel corso dell’Assemblea<br />

si sono riuniti nella sede sociale per procedere, come<br />

da statuto, all’attribuzione delle cariche sociali.<br />

Dopo una breve consultazione è stato formalizzato il Consiglio<br />

Direttivo per l’anno sociale 2011-2012, che risulta così<br />

composto:<br />

Fabio Vascotto, presidente<br />

Marco Stener, vicepresidente<br />

Marco Finocchiaro, segretario<br />

Alessandro Visintin, tesoriere<br />

Donato Ciacchi, direttore sportivo<br />

Luigi Carboni, capo canottiera<br />

Fulvia Piller, medico sociale<br />

Emanuele Baldini, maestro di casa e rapporti con le famiglie<br />

Danilo Stefanato, consigliere<br />

emergenza finanziaria. Ha ringraziato<br />

tutti gli intervenuti ed<br />

ha augurato un buon lavoro al<br />

nuovo Direttivo.<br />

Il pranzo sociale<br />

Dopo i lavori assembleari,<br />

soci, atleti e genitori hanno<br />

preso parte, presso il Circolo<br />

della Vela di Muggia, al pranzo<br />

sociale, al quale erano presenti,<br />

quali graditi ospiti, il parroco<br />

di Muggia don Silvano Latin,<br />

il vicesindaco dott.sa Laura<br />

Marsi e il dirigente del Circolo<br />

della Vela dott. Claudio Pelos.<br />

Il pranzo, con la partecipazione<br />

di oltre 110 persone, organizzato<br />

in autonomia da un gruppo<br />

di genitori e soci coordinati<br />

da Susanna Tognon e con la<br />

collaborazione del gastronomo<br />

Piero Pizzamus, ha riscosso un<br />

generale gradimento ed è stato<br />

da tutti salutato con un corale applauso.<br />

Franco Degrassi – Dopo 24<br />

anni di presidenza alla Pullino<br />

ha lasciato il timone della<br />

Società a Fabio Vascotto, per<br />

assumere un nuovo incarico<br />

a Roma presso la Federazione<br />

Italiana Canottaggio.<br />

All’unanimità nel corso dell’Assemblea<br />

è stato nominato<br />

Presidente Onorario della<br />

Pullino.<br />

Nell’occasione sono stati premiati e applauditi gli atleti che<br />

avevano conseguito dei risultati agonistici di rilievo, ed a tutti gli<br />

altri, compresi i master, è stato consegnato un ricordo simbolico<br />

per l’attività svolta nel 2011. Un applauso particolare è stato<br />

tributato agli atleti che avevano partecipato con un equipaggio di<br />

otto vogatori e timoniere alla regata internazionale di Londra.<br />

A Franco Degrassi è stato donato, a ricordo della sua presidenza,<br />

un perfetto modello in legno, in scala ridotta, di un singolo da<br />

regata completo di tutti gli accessori, opera di grande precisione e<br />

qualità uscita dalla mani laboriose ed esperte di Bruno Derossi, che<br />

è stato ringraziato di cuore da Franco visibilmente commosso.<br />

Prima della conclusione del pranzo ha avuto luogo una lotteria,<br />

ricca di premi, organizzata e curata con ampio successo da<br />

Lele Baldini.<br />

Come da tradizione, alla fine del pranzo un gruppo di volontari<br />

ha liberato la sala da tavoli e sedie, l’ha ripulita e resa agibile per<br />

la sua specifica funzione di palestra, pronta ad accogliere il mattino<br />

successivo le lezioni di ginnastica dei soci del Circolo della Vela.


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

15<br />

È RITORNATO ALLA CASA DEL PADRE IL 25 GENNAIO<br />

Don Antonio Dessanti, Sacerdote della carità<br />

Nato a Buie, nel cuore<br />

dell’Istria, il 31 maggio<br />

del 1921, don Antonio<br />

Dessanti fu ordinato sacerdote<br />

nel 1946 e servì la Diocesi tergestina<br />

in varie maniere, come<br />

direttore del Villaggio del Fanciullo,<br />

come insegnante e come<br />

parroco - dal 1992 al 2009 -<br />

della chiesa della Beata Vergine<br />

del Rosario, la Cappella Civica<br />

di Trieste, continuando l’opera<br />

di don Attilio Delise.<br />

Ma chi era don Antonio<br />

Dessanti sotto il profilo della<br />

sua personalità sacerdotale?<br />

Don Antonio era l’uomo<br />

della preghiera. Lo si trovava<br />

Dedicata alla chiesa della Beata Vergine del Rosario, la Cappella<br />

Civica di Trieste, dove don Antonio Dessanti ha operato<br />

come parroco sino al 2009. Era subentrato a don Attilio Delise,<br />

e in questa chiesa i due sacerdoti istriani hanno lasciato la loro<br />

impronta, anche dirigendo per tanti anni “<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>” e “Una<br />

Voce Amica”. Ambedue hanno raggiunto la Casa del Padre il 25<br />

gennaio, esattamente a venti anni di distanza l’uno dall’altro.<br />

Don Antonio Dessanti con il<br />

sigillo trecentesco della città<br />

di Trieste.<br />

sempre in chiesa, se non pregava<br />

il motivo era che stava sentendo<br />

la situazione esistenziale in sofferenza<br />

dei molti sventurati che<br />

a lui si rivolgevano. Aveva una<br />

parola buona per tutti da trasmettere<br />

con la fede viva di uno che<br />

prendeva il Vangelo alla lettera,<br />

come san Francesco. Aveva in<br />

grado eminente il dono di ascoltare<br />

coloro che si rifugiavano<br />

nel luogo sacro per sentire una<br />

parola cordiale di conforto e di<br />

speranza. Diversi hanno ritrovato<br />

la fede e la pratica cristiana sotto<br />

la sua guida, dimessa quanto<br />

disarmante, semplice quanto<br />

efficace, perché diretta alla sapienza<br />

del cuore. Il suo carisma<br />

evidente era di saper stare con<br />

gli ultimi senza disagio, erano<br />

i disoccupati o i sottoccupati, i<br />

diseredati, il popolo numeroso<br />

degli sconfitti della vita.<br />

Don Antonio era l’uomo<br />

ella carità universale. In lui il<br />

cuore sacerdotale si allargava ai<br />

confini del mondo, tutti avevano<br />

udienza. Di giorno, di notte, senza<br />

pause, senza soste. La notte<br />

era come il giorno. Quando non<br />

arrivavano, i poveri li andava a<br />

cercare. Come una calamita li<br />

scovava dai loro nascondigli,<br />

nel cuore della notte. Recava<br />

loro vestiario, panini, biscotti,<br />

the caldo e, se non avevano di<br />

che dormire, era lui stesso che si<br />

occupava per trovare l’alloggio.<br />

Mai nessuno trascorse la notte<br />

sotto le stelle, soprattutto d’inverno<br />

quando il gelo è proibitivo<br />

e la bora fischia impietosa.<br />

Don Antonio era l’uomo della<br />

carità “romantica”. Non gli<br />

importava tanto da dove prendere<br />

i mezzi, desiderava solo che<br />

l’uomo nel bisogno – e l’urgenza<br />

tante volte è drammatica – trovasse<br />

l’immediato ristoro.<br />

Salvava così l’umanità del<br />

suo ministero pastorale. Perché<br />

l’uomo possiede una sua dignità<br />

da difendere, come primo valore<br />

inalienabile. Se ne accorsero le<br />

autorità cittadine che – nel 2009 -<br />

per questo suo carisma oltre ogni<br />

misura, gli vollero conferire il<br />

Sigillo Trecentesco riservato agli<br />

uomini benemeriti della città per<br />

filantropia o cultura. E l’Unione<br />

degli istriani per l’opera continua<br />

di presenza benefica, spirituale<br />

e materiale, verso i profughi,<br />

esiliati dalla propria terra dopo<br />

il secondo conflitto mondiale,<br />

gli conferì – nel 2011 - il premio<br />

“Histria Terra”.<br />

Don Antonio è stato l’uomo<br />

del confessionale, che con<br />

abilità, pazienza e liberalità<br />

sapeva trasformare in direzione<br />

spirituale nella delicata arte<br />

del reggere le anime. La sua<br />

disponibilità all’ascolto delle<br />

umane debolezze, ventiquattro<br />

ore su ventiquattro, lo rendeva<br />

il Cireneo della misericordia di<br />

Dio, noto in tutti gli ambienti<br />

spirituali e devoti ella città.<br />

Ai funerali del 30 gennaio<br />

2012, l’arcivescovo Gian Paolo<br />

Crepaldi con un’alta omelia<br />

mise in risalto il sacerdote<br />

caritatevole, tutto di Dio. Un<br />

“totus tuus” della Madonna<br />

e della carità. A rimarcare, se<br />

ancora ce ne fosse bisogno, la<br />

validità dell’aforisma paolino:<br />

Caritas Christi urget nos, perché<br />

abbiamo tutti bisogno di<br />

operare nella carità di Cristo,<br />

nella comunione con gli uomini<br />

e con Dio che ci salva.<br />

Pietro Zovatto


16 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Nel 1965 don Attilio Delise<br />

fondava un mensile chiamato<br />

“<strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>”, con l’intendimento<br />

di tenere unita la Comunità<br />

<strong>Isola</strong>na sparsa per il mondo. Fu una<br />

nobile iniziativa, che ebbe successo<br />

e che durò fino al 1992, anno della<br />

sua scomparsa.<br />

Sembrava che alla sua morte il<br />

mensile avrebbe cessato la sua attività,<br />

ma non fu così. Marcello Lorenzini<br />

prese in mano la redazione, trasformò<br />

il mensile in trimestrale dandogli<br />

nuova impostazione sia grafica che<br />

tecnica e la rivista continuò ancora<br />

ad essere la voce della nostra Comunità.<br />

Nel 1997 gli sono subentrato<br />

proseguendo la sua impostazione,<br />

ritenendo però che difficilmente<br />

avremmo superato il 2000. Non per<br />

pessimismo scaramantico ma perché<br />

la logica del tempo vuole che la<br />

Comunità lentamente si spenga. Mi<br />

sbagliavo e ne sono contento: siamo<br />

arrivati al 2011 e seppur con fatica ce<br />

l’abbiamo fatta a superare quel traguardo<br />

che sembrava impossibile.<br />

Ma oggi il seme di don Attilio non<br />

solo continua ad avere successo, ma<br />

il suo messaggio ha subito una forma<br />

del tutto impensabile non solo per<br />

lui ma anche per noi: sono arrivati<br />

l’elettronica e Internet! Grazie ad una<br />

iniziativa di Paolo Coppo, Donatella<br />

Felluga e Pietro Degrassi oggi sulla<br />

Rete i nostri concittadini o loro simpatizzanti<br />

si scambiano in tempo reale<br />

gli auguri, si informano sul loro stato<br />

di salute, pubblicano vecchie e nuove<br />

foto di <strong>Isola</strong>, si ricercano nelle vecchie<br />

foto ingiallite. E magari qualcuno in<br />

Sudafrica trova in esse vecchi ricordi<br />

grazie ad una pubblicazione fatta da<br />

un altro in Canada, e dalla Germania<br />

un altro o un’altra saluta entrambi in<br />

inglese.<br />

Abbiamo voluto nuovamente<br />

pubblicare alcune pagine dal profilo<br />

“<strong>Isola</strong> d’Istria sempre nostra” proprio<br />

per far presente a coloro che non<br />

usano Internet il progresso che ci<br />

avvolge e il messaggio che ancora ci<br />

lega. E’ come se da questa finestra<br />

elettronica ci parlassimo da finestra a<br />

finestra nelle nostre vie, da Contrada<br />

de l’Ospedal, da via Ettoreo o da “su<br />

per Zanon”.<br />

Un dialogo che non sarebbe mai<br />

avvenuto se <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> non fosse<br />

nata e se un ristretto numero di persone<br />

non continuasse ancora con tante<br />

difficoltà a portarla avanti. Non credo<br />

però ancora per tanto tempo. Anzi,<br />

difficilmente supereremo l’anno in<br />

corso. Aiutateci a continuare! Ne<br />

abbiamo veramente bisogno. E un<br />

grazie a tutti.<br />

Emilio Felluga,<br />

sempre quel de via Manzioli


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

17


AVVENIMENTI LIETI<br />

18 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Il 30 dicembre 2011<br />

è venuto alla luce<br />

SEBASTIANO CREBEL<br />

per la gioia di papà Simone e di<br />

mamma Federica Moscolin, dei<br />

nonni Fabio Moscolin e Mariuccia<br />

Degrassi e dei familiari<br />

tutti, che augurano al nuovo<br />

nato un felice avvenire.<br />

BENVENUTA, EMMA!<br />

L’11 dicembre 2011 è nata<br />

Emma, per la felicità di<br />

mamma Alessandra, di<br />

papà Andrea e della sorellina<br />

Giorgia.<br />

La nonna Bianca Degrassi<br />

assieme alle sorelle Norina<br />

e Bruna vi rendono partecipi<br />

della loro gioia.<br />

DA ISOLA A SCORZE’ (VE)<br />

La piccola SOFIA DAINESE accudisce con gioia<br />

la sorellina ALICE, nata a Tolmezzo lo scorso 23<br />

agosto per la gioia di mamma Federica e papà Matteo,<br />

dei nonni Graziella Cerin e Dusan Sancin, della zia<br />

Martina e di tutti i parenti.<br />

ECCOMI!... SONO PIETRO!<br />

Mi sono presentato al mondo lo scorso 11<br />

gennaio, portando tanta gioia a mamma<br />

Anna Delise e a papà Marco Milani.<br />

L’augurio di una vita serena e felice dai<br />

nonni Daniela e Attilio Delise e Marina<br />

e Mario Milani, dalle zie Chiara e Marzia<br />

e da tutti i familiari e amici. Al piccolo<br />

Pietro, un grosso bacione dalla nonna-bis<br />

Gina Degrassi e dalle cuginette Arianna<br />

e Martina.<br />

... super lavoro per le “cicogne isolane’’... felic


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

19<br />

Aumenta la famiglia Vascotto “nadal”<br />

Manuela e Mauro presentano il piccolo MATTEO,<br />

nato il 17 dicembre 2011 con grande gioia, oltre che<br />

dei genitori, degli zii Fulvia ed Hulin, dei cuginetti<br />

Sofia e Giacomo (residenti a Darmstadt, in Germania)<br />

e delle famiglie Carboni, Greblo e Vascotto.<br />

Il 12 dicembre 2011 a Udine è nato<br />

TOMMASO<br />

per la grande gioia dei genitori Francesca<br />

e Luca e dei nonni Petrin e Fabris. Al<br />

piccolo Tommaso, discendente di Lidia<br />

e Gabriele Delise (gobo) gli auguri di un<br />

felice avvenire.<br />

BISNONNI PER LA SECONDA VOLTA!<br />

Giorni fa stavo parlando al telefono con mio<br />

fratello (abita a San Diego, in California) e ci<br />

stavamo congratulando a vicenda: io perché<br />

bisnonno per la seconda volta, lui nonno per la<br />

terza. E tutti e due a dire come erano volati quegli<br />

anni e a chiederci: ma siamo poi vecchi?<br />

No, sono i nipotini che ci tengono giovani,<br />

assieme all’amore per la vita che ci circonda:<br />

un dono che l’Essere Supremo ci ha regalato…<br />

e gratis.<br />

Messo giù il telefono, io e mia moglie ci siamo<br />

guardati e ridendo felici ci siamo detti: siamo bisnonni<br />

per la seconda volta! Così, seduti uno accanto<br />

all’altro in un momento di gioia e di pace siamo<br />

andati indietro negli anni… e cosa c’è di meglio<br />

che sfogliare un album di foto?<br />

Ci siamo visti quando eravamo ancora singoli…<br />

Ah, la gioventù… che bella… Poi l’album di<br />

matrimonio... poi il primo nato (siamo in tre, ma<br />

così belli…)… il secondo nato (lasciaci contare…<br />

sì, siamo in quattro)... il terzo nato (siamo in cinque<br />

ma sempre belli…). E guardiamo le foto con<br />

tanta tenerezza. Gioia, gioia: siamo nonni per la<br />

prima volta (e le foto di Natale mostrano come<br />

aumentino i pacchi sotto l’albero)… Gioia…<br />

gioia… gioia: nonni nuovamente. Altri album e<br />

nonni nuovamente, poi nuovamente, poi nuovamente:<br />

sette volte! Altri album: alleluia!, siamo<br />

bisnonni!. Foto una dopo l’altra: click, click…<br />

Poi doppio alleluia: bisnonni ancora!<br />

E adesso ci chiediamo di quanto è cresciuta<br />

la famiglia dopo aver guardato la prima foto di<br />

matrimonio, e non possiamo che sperare che<br />

Dio guardi la nostra famiglia tutti i giorni e che<br />

il figlio di Dio, nato in quell’umile stalla, assegni<br />

l’Angelo Custode ai nostri piccoli.<br />

Chiusura dell’ultimo album. Ora se ne inizierà<br />

uno nuovo. Non c’è mai fine, perché la vita continua:<br />

quanto è bella!<br />

Nella foto, mia moglie con Sean, l’ultimo nato ed<br />

io con l’altro, Shane: due tesori.<br />

Una felice Pasqua a tutti da<br />

Licinio e Rina Dudine, Stati Uniti<br />

itazioni ai genitori... ai nonni... ai nonni bis...<br />

AVVENIMENTI LIETI


AVVENIMENTI LIETI<br />

20 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

28 dicembre 2011<br />

Da quel giorno sono passati 65 anni. A<br />

GIANNA e NAPOLEONE tanti auguri affettuosi<br />

dai figli Elvino e Sergio con nuore<br />

e nipoti.<br />

SILVANA E ANTONIETTO: 70 ANNI INSIEME<br />

Silvana e Antonietto Pugliese (per gli<br />

amici isolani caregheta) hanno raggiunto<br />

un traguardo che il destino riserva a poche<br />

coppie: il 70° anniversario di matrimonio,<br />

celebrato in quel lontano 31 dicembre 1941<br />

nel Duomo di <strong>Isola</strong>. Nella felice ricorrenza<br />

sono stati festeggiati dal figlio Franco insieme<br />

alle nuore, nipoti e pronipoti con le loro<br />

famiglie, che augurano loro ancora tanti anni<br />

sereni insieme.<br />

Non possono mancare nella circostanza anche<br />

i più calorosi auguri da tutti gli amici di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong> e della Pullino.<br />

Dall’Australia<br />

all’Italia: 50 anni<br />

insieme<br />

Ambedue emigrati in Australia<br />

dopo l’esodo, rispettivamente<br />

da <strong>Isola</strong> e da Lesina,<br />

il 3 febbraio del 1962 si<br />

sposavano a Smithfield, nel<br />

Nuovo Galles del Sud<br />

MILA NOVAK<br />

e FERRUCCIO DELISE<br />

(tremami)<br />

Da tantissimi anni ormai ritornati<br />

a Trieste, nel loro 50°<br />

anniversario di matrimonio<br />

sono stati festeggiati dalle<br />

figlie Marina e Manuela,<br />

dai nipoti Marco, Sheila e<br />

Diego e da Mario, Gianni e<br />

Gemma, fratelli dello sposo<br />

con i rispettivi coniugi.<br />

Ricordando quel giorno, un<br />

caro saluto ai compari Claudio<br />

e Maria Giugovaz, tuttora<br />

in Australia.<br />

Anche se, purtroppo, la vita<br />

spesso non offre solo gioie, a<br />

Ferruccio e Mila i più cordiali<br />

auguri dagli amici di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong>.


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

21<br />

DON ROBERTO ROSA NOMINATO MONSIGNORE<br />

Il 19 novembre 2011 don Roberto Rosa, parroco della chiesa di San<br />

Giacomo di Trieste e stretto collaboratore del vescovo mons. Crepaldi, è<br />

stato nominato monsignore da Sua Santità Benedetto XVI.<br />

L’Associazione <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>, assieme a Mario Depase, porge a mons. Rosa<br />

le più vive congratulazioni per questo nuovo traguardo al servizio della<br />

Chiesa, cogliendo anche l’occasione per ringraziarlo pubblicamente per la<br />

sua costante vicinanza e disponibilità a presiedere alle nostre celebrazioni<br />

religiose sia a Trieste che a <strong>Isola</strong>.<br />

Don Pietro Zovatto canonico<br />

della Cattedrale di San Giusto<br />

Ci rallegriamo vivamente con il nostro<br />

collaboratore don Pietro Zovatto, recentemente<br />

nominato canonico della<br />

Cattedrale di San Giusto dall’arcivescovo<br />

di Trieste mons. Gian Paolo Crepaldi.<br />

Don Pietro Zovatto, nato a Portogruaro,<br />

vive fin dalla giovinezza a Trieste, alla<br />

cui Università sì è laureato con i professori<br />

Valerio Verra e Augusto del Noce.<br />

Presso la stessa Università insegna<br />

Storia delle Religioni e Storia Moderna<br />

alla facoltà di Scienze della Formazione.<br />

Nel 1970 ha fondato, sempre a Trieste, il<br />

Centro Studi Storico-Religiosi del Friuli<br />

Venezia Giulia.<br />

Vasta la sua produzione scientifica, in<br />

particolare sulla storia religiosa dell’Istria<br />

e del Friuli, mostrando sempre una attenzione<br />

particolare per l’afflato religioso e<br />

l’assillo etico della letteratura. Su questo<br />

particolare aspetto si devono ricordare,<br />

tra gli altri, i suoi studi su Manzoni,<br />

Rosmini, Mioni. Tomizza, Lina Galli e<br />

soprattutto Saba. Notevole anche la sua<br />

produzione poetica, raccolta in una serie<br />

di volumi sin dai primi anni ’90.<br />

Come sacerdote svolge da decenni il suo<br />

servizio presso la chiesa della Beata Vergine<br />

del Rosario, collaborando prima con<br />

don Attilio Delise e poi con don Antonio<br />

Dessanti, recentemente scomparso.<br />

LIVIO MENIS (gambon) e LUCIANA MARCHIORI<br />

lo scorso 25 novembre 2011, a Bassano del Grappa, hanno festeggiato il loro 50°<br />

anniversario di matrimonio. Alla felice coppia gli auguri di figli e amici tutti.<br />

AVVENIMENTI LIETI


AVVENIMENTI LIETI<br />

22 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Un caro saluto a tutti da FERNANDA , che<br />

lo scorso 9 febbraio ha compiuto 91 anni.<br />

Il 20 ottobre 2011, la nostra dolcissima mamma, bisnonna e<br />

trisnonna PALMIRA DEGRASSI ved. BOLOGNA, circondata<br />

dall'amore di parenti e amici, ha festeggiato con gioia il<br />

meraviglioso traguardo dei 104 anni.<br />

Con emozione e gioia la abbracciamo felici.<br />

La Redazione di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> si unisce alla gioia dei familiari<br />

augurando ogni bene alla nostra concittadina...<br />

Lo scorso 20 dicembre 2011<br />

PINO BENVENUTI<br />

(sissoti)<br />

ha festeggiato felicemente<br />

il suo 90° compleanno.<br />

La moglie Raffaella e la<br />

figlia Elviana con Michele<br />

e i parenti e amici tutti gli<br />

augurano ancora un felice<br />

proseguimento.<br />

104<br />

Da Bianca e Libero Giani i più cari auguri ai tre gemellini<br />

Jonathan, Owen ed Evan che il 17 marzo negli Stati Uniti<br />

hanno felicemente festeggiato il loro quarto compleanno.<br />

Un forte abbraccio anche dalla nonna Edina Deste.<br />

Buon compleanno ai coniugi<br />

SILVIA e VIRGILIO FELLUGA in Canada!<br />

Cari fioi, Silvia (nativa di Sovignacco, nel Pinguentino)<br />

e Virgilio (Rosso, el fio del Vier), el scorso otòbre sé rivàdi<br />

a un bel traguardo: 80 anni, cifra tonda!<br />

Tanti cari auguri dai vostri fioi Rosanna con Mike, el<br />

nipote Christopher e la morosa, Dino con Emily e i nipotini<br />

Lorenzo e Leonardo e dai amici de una vita che<br />

vivi in Canada come voi: i Riccobon, Delconte, Bacci e<br />

Lorenzutti, nonché i McGuffin.<br />

Ogni bene oggi e in futuro. Auguroni!!!


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

23<br />

Il lavoro domestico ieri e oggi<br />

(Leggere molto velocemente…)<br />

Cronaca semiseria delle giornate delle nostre donne<br />

Povere done, coss’che dovemo ‘rabatarse per tirar ‘vanti quela baraca che xe la nostra vita.<br />

Mama mia, solo a pensar quanto lavor che ne toca far, me vèn la stanchessa ‘dosso…<br />

Te toca alsarte de matina bonora, meter la moka sul gas e intanto de corsa a farte ‘na doceta.<br />

Svelta, bevi cafè in pìe. Lavite i denti, scominsia a trucarte: un fià de crema sul viso, fondo tinta,<br />

fard, ombreto, rimel. Una iòssa de profumo. Versi l’armeron, un poco in dubio su cossa che te dovessi<br />

vestirte ogi: mah!, forsi xe sòl, con qualche nuvoleta, e sufia anca un poco de borìn, alora un<br />

per de braghe, un maionsin, scarpe e borsa in tinta e giachetòn. Te son pronta ma… te gà famiglia,<br />

te gà dovù nel fratempo sveiar i fioi (i xe un poco imbambinii de sono) e el marì. Te devi ‘iutarli e<br />

brontolarghe drio, ciò che i se sbrighi per no’ far tardi. “Mama, dove xe le calse?” … “Maria, ala<br />

camisa ghe se gà distacà un botòn!” … “Ciolte un’altra, che ‘desso no’ lo rivo cusìr!”.<br />

Finalmente montemo in machina… no la ciapa in moto… ah, eco!, meno màl! Ferma davanti l’asilo,<br />

scariga el picio, basèto a papà, portilo dentro, un basèto, torna in auto, smonta ala scuola elementare,<br />

un basèto a papà, acompagna de corsa la muleta fin al portòn… Ciao, ciao! - un basèto - fa la brava!.<br />

Intanto el marì varda l’orologio, el sufia: “Movite che rivemo tardi sul lavor!” El te scariga davanti al<br />

negosio dove te son ocupada per mesa giornata, un basèto – Ciao, ciao, se vedemo stasera!.<br />

Ala mèsa dopo mesogiorno, cori a far un poco de spesa! Un poco? ‘Sta borsa la pesa tanto! Oh,<br />

eco!, me pareva! L’asensòr xe fora uso! Quatro piani de scale: 104 scalini! Meti la roba de magnar<br />

in frigo, i detersivi in alto nel sgabussin, ciò che i fioi no i li rivi a tocar… Disfa e rifà i leti, in gruma<br />

calse sporche, mudande, maie sporche in giro, cariga la lavatrice. Aspirapolvere, netàr el bagno,<br />

bagnar le piante, tacar el botòn dela camisa, vetril, cera, pronto, spray…<br />

Le quatro: cori, recupera el picio in asilo, baseto (che scola un poco el naso… speremo ben!).<br />

La fia te speta curva soto el peso del zaineto. Mama, savevo ben, sa, la poesia. – Brava! – basèto.<br />

Fasemo do passi … Tornai a casa, meti i fioi ala TV … Lava la verdura, pronta la carne, la macedonia.<br />

Riva el marì. Ciao, ciao! Basèti fra duti quatro, buta la pasta, sentarse a tavola, magnar, disbratar,<br />

carigar la lavastoviglie. Meter i pici in leto, contarghe la fiaba … Finalmente crolar davanti ala<br />

television e te ciapa un sono… ma un sono… e te dormi là, sul divano.<br />

E doman sarà ancora cussì… e forsi pèso…<br />

(Leggere molto lentamente…)<br />

Beate le nostre none! Perché a quei tempi no iera stada ancora<br />

promulgada la “Liberazione della donna”. Cussì, dato che no ghe<br />

iera impieghi per lore, le lavorava solo in casa. Ma cossa credè<br />

che le fasessi? In famiglia se se cambiava la biancheria de dosso<br />

ogni oto giorni e i linsioi veniva lavadi una volta al mese. Ben, la<br />

massaia meteva la lissia a smoiarse con acqua calda e soda e, dopo,<br />

con savòn, scartassa e oio de còmio, la ghe dava ‘na lavada, po la<br />

stivava le strasse in un mastel e la ghe svodava de sora acqua de<br />

boio, con dentro un sacheto de zenere, doprà come sbiancante. La<br />

resentava e la distirava la lissia al sol, fermandose a vardarla perché<br />

– la diseva – la iera candida “come dente de càn”. Suto che iera duto,<br />

la straponseva o la imbiecava quel che iera roto e la stirava: ma no<br />

la spendeva per la luce, no, la gaveva el fero scaldà a carbon!<br />

Per far de magnar no la gaveva de romperse la testa: la cusinava<br />

minestre e minestroni per pranso e a sena polenta, radicio con patate<br />

o fasioi e qualche sardon o un pugno de minudaia. E per disbratar?<br />

Una lavadina de piati, in acqua e soda, una pignata. Una scovadina<br />

e iera duto fato. De sabato no ocoreva lustrar palchetti: un secio con<br />

acqua e cloro e una scartassa; insinociada la dona la fregava le tole<br />

de partèra, che le durava candide duta la setimana.<br />

Anca per vestirse, le donete no gaveva problemi: do veste de<br />

satèn nero (una cava una meti), che serviva per dute le stagion e,<br />

de inverno, un sialèto. I omini i gaveva “el vestito bòn”, quel dele<br />

nosse, che i doprava a Pasqua, Nadàl, matrimoni, funerai e, chi<br />

che ‘ndava a Messa, ala domenica. Per el resto i iera in “terlìs”<br />

de tela. Do camise per ogni giorno, una per la festa. La spesa più<br />

granda iera el barbier che ghe taiava i cavei ogni do mesi, per le<br />

done gnanche quela.<br />

E basta, no le gaveva altro de far, ‘ste nostre none, cussì le se<br />

ingrumava in tre o quatro, in strada o in corte. Sentade sul scagneto,<br />

le donete le ciacolava e, solo per no’ noiarse, una stropava<br />

i busi dele calse, una invese, coi feri, la ghe ne faseva un pèr de<br />

Nella Sodomaco<br />

(1927-2002)<br />

Dieci anni fa, il 20 maggio 2002,<br />

ci lasciava Nella Sodomaco, la<br />

voce del nostro dialetto. Per anni<br />

ha collaborato con <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>,<br />

attingendo ai suoi ricordi e riportando<br />

con la freschezza del<br />

suo stile, la sua arguzia e la sua<br />

semplicità gli episodi più caratteristici<br />

della nostra vita paesana. Ci<br />

siamo chiesti spesso come facesse a<br />

ricordare tante cose e aver presenti<br />

tante tipiche espressioni isolane a<br />

cinquant’anni dall’esodo, visto che<br />

per tanti di noi il dialetto si è ormai<br />

annacquato, se non scordato.<br />

Vogliamo ricordarLa così, riportando<br />

uno dei suoi tanti scritti<br />

che numero dopo numero hanno<br />

arricchito <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> fino alla<br />

sua morte.<br />

nove. Per passar el tempo, un’altra meteva un bieco sui senòci<br />

de un per de braghe del fio, un’altra ancora, col spago aposito,<br />

la cusiva ben ben insieme le siole per un per de papesse, che la<br />

gaveva ritaià de una vecia coverta.<br />

Dopo sena le ‘ndava a dormir, per no consumar petrolio nel<br />

lume. Sole, perché i mas’ceti filava in osteria, e de solito i tornava<br />

pieni, carighi, e – se sa che el vin a volte rendi nervosi e rabiosi<br />

– i se sfogava bastonando (ma solo un poco…) la moglie che<br />

dormiva. Ste done le stava zite e bone perché i marì i iera i capi de<br />

casa, lori i lavorava e lore invese no, e alora le saveva de meritarse<br />

quei pici maltratamenti…<br />

Ecco, me par de vèr dito duto: volè meter, far quatro o cinque<br />

volte al giorno la lavatrice, ‘vanti e indrio co’ l’aspirapolvere e<br />

sopratuto far la pulisia del bagno che le nostre none de sicura no<br />

ocoreva che le fasessi. Wc-Net? Lore le aveva un covercio de<br />

legno sora de una tòla; per bidet, un cadineto.<br />

Una masteleta, che una resentadina ghe bastava, per far el<br />

bagno setimanal. No’ coreva che le perdessi tempo e soldi con<br />

l’estetista: acqua e savòn de Marsiglia pel viso e per duto el resto.<br />

No per la paruchiera: cavèi longhi, incròsai in un cocòn in sima<br />

ala testa, netài col petrolio e col petine fisso (lavarseli faseva dano<br />

ala salute…). Palestra e piscina? Gnanca parlar!<br />

Lore le iera anche fortunade perché le veniva ‘iutade, nei<br />

lavori, dai fioi: le ghe ne gaveva tanti! Ma a noi, povere done,<br />

che ne’iuta, con una o do creature che gavemo, e anche gnente,<br />

qualcheduna.? Dovemo proprio far duto da sole!<br />

Ma l’otto de marzo gavemo la nostra festa! La Festa della<br />

Donna! Mio marì, caro, al me gà dito: Ogi xe la tua festa, no ti devi<br />

far gnente, gnanca lavar i piati! Ghe gò risposto duta commossa:<br />

Che amor che te son, tesoro mio! Te vol dir che ogi te disbrati ti?<br />

– No, no, no! te farà ben duto ti doman!!<br />

Nella Sodomaco


24 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Sfogliando “La Voce di Arrigo” di 70 anni fa<br />

a cura di Ferruccio Delise<br />

(quarta puntata)<br />

In questa puntata riproponiamo notizie e curiosità tratte dai<br />

numeri 1 (21 maggio 1940) e 2 (10 luglio 1940) de “La Voce di<br />

Arrigo”, il periodico aziendale dedicato ai dopolavoristi della<br />

Società Arrigoni, marchio ormai scomparso da decenni ma che<br />

a <strong>Isola</strong> aveva uno dei suoi stabilimenti più importanti e che dava<br />

lavoro a centinaia di famiglie.<br />

Per gentile concessione dell’appassionato collezionista<br />

Franco Stener, che detiene le copie di questa ormai introvabile<br />

rivista.<br />

La nuova flotta pechereccia Arrigoni<br />

<strong>Isola</strong>, maggio 1940<br />

Già da tempo era sorto, restando però sempre insoluto, il problema<br />

della pesca adriatica, che per mancanza di mezzi idonei si<br />

rivelava insufficiente ad assicurare alla nostra industria la quantità<br />

di pescato richiesta dalle crescenti esigenze autarchiche.<br />

Sorgevano necessità ed obbligo di aumentare il numero delle<br />

barche, attrezzandole secondo i criteri più moderni della pesca per<br />

sfruttare al massimo la ricchezza ittica dell’Adriatico, considerato<br />

uno dei più pescosi mari del Mediterraneo.<br />

Bisognava adoperare una maggior mole di reti e soprattutto<br />

dare una valida direttiva agli sforzi isolati. Ed ecco così, la direzione<br />

degli Stabilimenti Adriatici, cui veniva conferito l’incarico,<br />

provvedere tempestivamente alla creazione di una flotta peschereccia,<br />

dotata di modernissimo materiale.<br />

Le barche, per ora 30 curate in tutti i loro particolari tecnici,<br />

sono così distinte: 4 barche da pesca a motore da due cilindri 18<br />

HP, con carena piatta per la pesca su fondali bassi, 6 barche da<br />

pesca a motore con carena curva destinate alla pesca in alto mare.<br />

Completano la flotta peschereccia 20 barche ausiliarie.<br />

L’equipaggio della barca è composto dal capobarca, dal<br />

motorista, da due luminatori e da sei marinai. A <strong>Isola</strong>, nella zona<br />

denominata San Silvestro, la flotta peschereccia ha la sua base.<br />

Su una superficie di 9.000 mq sorgono il cantiere e i fabbricati<br />

per il deposito del materiale peschereccio e l’attrezzatura per la<br />

riparazione delle barche.<br />

Molta gente trova lavoro in questa nuova attività. La ridente<br />

cittadina istriana è grata alla Società Arrigoni che già tanto ha<br />

cooperato al suo benessere.<br />

Piantina della Venezia Giulia con la localizzazione della Direzione dell’Arrigoni<br />

a Trieste e degli stabilimenti di Grado, <strong>Isola</strong>, Umago, Fasana,<br />

Pola e Lussinpiccolo.<br />

<strong>Isola</strong>, giugno 1940<br />

Mentre don Giuseppe Dagri, parroco di <strong>Isola</strong>, impartiva la<br />

benedizione al naviglio peschereccio, una corona di alloro col<br />

nastro tricolore veniva fatta cadere in mare per ricordare ai rudi<br />

pescatori, allineati sulla tolda delle loro imbarcazioni, i compagni<br />

caduti nell’adempimento del loro dovere.<br />

Con questa breve e significativa cerimonia, la flotta Arrigoni<br />

iniziava il 4 giugno la nuova stagione di pesca.<br />

Subito dopo le belle e veloci imbarcazioni si staccavano dalla<br />

riva e, oltrepassata Punta Ronco, scomparivano dagli sguardi degli<br />

intervenuti, dirigendosi verso le zone di pesca dell’Adriatico.


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

25<br />

Abbiamo avvicinato l’operaio<br />

Felluga Giuseppe, da<br />

circa 60 anni alle dipendenze<br />

dell’Arrigoni (che includevano<br />

il periodo di lavoro svolto alla<br />

“Carlo Warhanek”, a cui subentrò<br />

l’Arrigoni dopo la prima<br />

guerra mondiale – NdR), per<br />

raccogliere le sue impressioni<br />

e farci raccontare qualche<br />

particolare della sua operosa<br />

esistenza.<br />

Il Felluga, decorato della<br />

Stella al Merito del Lavoro<br />

in riconoscimento della sua<br />

lunga e attiva dedizione alla<br />

Società Arrigoni, è ancora<br />

vegeto e robusto. Ci ha accolto<br />

con benevola rassegnazione<br />

dimostrandosi pronto a subire<br />

il nostro piccolo assalto di appassionati<br />

curiosi.<br />

Gli abbiamo chiesto delle<br />

condizioni sue e di quelle della<br />

famiglia e ci ha risposto con<br />

evidente orgoglio.<br />

- Ho moglie, due figlie maritate<br />

ed un figlio ammogliato.<br />

Formiamo tutti una grande<br />

famiglia, contornata da una<br />

nidiata di vispi nipotini, e godiamo<br />

di una invidiabile salute.<br />

I provvedimenti adottati dal<br />

Regime a favore delle masse<br />

lavoratrici, hanno migliorato<br />

di gran lunga le condizioni<br />

dell’operaio che oggi viene<br />

assistito e aiutato in ogni occasione.<br />

Devo dire però di aver<br />

trovato sempre comprensione<br />

e interessamento anche presso<br />

la Direzione dello Stabilimento,<br />

che si è attivamente interessata<br />

a me più volte.<br />

- Da quanto tempo vi trovate<br />

alle nostre dipendenze?<br />

- Lavoro nello Stabilimento<br />

ininterrottamente dal 18 febbraio<br />

1881, cioè dallo stesso<br />

giorno in cui, sotto i colpi demolitori<br />

degli operai, cadevano<br />

GIUSEPPE FELLUGA, Stella al Merito del Lavoro<br />

<strong>Isola</strong>, giugno 1940<br />

i vecchi fabbricati in legno per<br />

dar posto ad altri in pietra comprendenti<br />

tutt’ora un’ala dello<br />

stabilimento.<br />

- Diteci qualcosa del vostro<br />

lavoro e delle innovazioni cui<br />

avete assistito<br />

- Mi ricordo di esser stato<br />

adibito durante i primi anni di<br />

lavoro alla fabbricazione delle<br />

chiavi (per aprire le scatole di<br />

conserve alimentari – NdR) che<br />

allora venivano fatte a mano.<br />

Successivamente fui trasferito<br />

al reparto stagnini e vi rimasi<br />

per circa 51 anni, sino a quando<br />

cioè la Direzione dello Stabilimento,<br />

in considerazione della<br />

mia età mi affidava dei lavori<br />

più leggeri.<br />

Ricordo che l’impressione<br />

prodotta all’arrivo delle prime<br />

aggraffatrici fu disastrosa. Si<br />

parlava di licenziamenti in<br />

massa, di riduzione del personale<br />

che ammontava allora a<br />

circa… 80 persone, mentre la<br />

produzione massima giornaliera<br />

si aggirava su 1000 scatole.<br />

Oggi, come sapete, nel solo<br />

nostro stabilimento di <strong>Isola</strong><br />

lavorano 1400 tra operai e operaie<br />

e vi si confezionano circa<br />

12.000 scatole al giorno.<br />

- Avete qualche cos’altro<br />

da dirci?<br />

- Soltanto questo: che ritengo<br />

di aver sempre compiuto il<br />

mio dovere di buon operaio e<br />

che spero di compierlo ancora<br />

per parecchi anni.<br />

Nell’esprimere queste parole<br />

il volto sereno dell’operaio,<br />

in cui non sono apparsi ancora<br />

i segni del tempo, si illumina di<br />

soddisfazione e ci siamo allon-<br />

Gita a S.Canziano e Fiume<br />

Domenica 14 aprile 1941, a mezzo di autocarri attrezzati messi gentilmente a disposizione dalla<br />

direzione dello Stabilimento, è stata effettuata la prima gita primaverile, che aveva per meta San<br />

Canziano e Fiume.<br />

Il folto gruppo di gitanti, lasciata <strong>Isola</strong> di buon mattino, dopo aver percorso velocemente la<br />

nuova bellissima strada costiera che unisce l’Istria a Trieste, giungeva alla prima tappa: San Canziano.<br />

Qui sosta e visita alle Grotte del Timavo, quanto mai suggestive e impressionanti nella loro<br />

orridità. Dopo aver trascorso un po’ di tempo a girovagare per gli scoscesi sentieri che d’ogni parte<br />

s’intersecano e intrecciano, un labirinto inestricabile per chi non sia pratico dei luoghi, la comitiva<br />

è risalita alla luce del sole, e dopo un po’ di riposo, di nuovo partenza.<br />

La meta questa volta era rappresentata da Fiume, la città olocausta di D’Annunzio. Dalla sommità<br />

del Monte Maggiore la città è apparsa in fondo all’azzurro arco del Carnaro, tutta contornata di verde.<br />

I nostri dopolavoristi, dopo aver visitato il confine, si sono recati a Cosala a rendere reverente omaggio<br />

al Sacrario dei Caduti che dalla sommità della cripta vegliano sui limiti orientali della Patria. Compiuto<br />

il rito la comitiva si è dispersa, in visita, per Fiume.<br />

A tarda sera gli automezzi hanno di nuovo accolto la brigata, un po’ stanca ma briosa e felice.<br />

La squadra ginnica si prepara<br />

Se ti alzi la mattina verso le cinque e passi dalle parti del campo sportivo del Dopolavoro Arrigoni,<br />

noterai un gruppo di belle ragazze alle prese con un atletico istruttore. Sono le giovani componenti la<br />

squadra ginnica che si preparano per il terzo concorso nazionale dell’Opera Nazionale Dopolavoro.<br />

Già da un mese hanno iniziato gli allenamenti e il loro grado di forma progredisce rapidamente.<br />

La squadra vanta delle ottime affermazioni in campo nazionale, prima fra tutte il quinto posto<br />

conseguito nel 1937-XV nella classifica finale.<br />

Sagra della Canzone<br />

Pola – La manifestazione svoltasi domenica 20 maggio 1940 a piazza del Foro, alla quale parteciparono<br />

vari complessi dell’Istria, ha visto in linea anche il complesso del Dopolavoro Arrigoni.<br />

Composto da una ventina di graziose dopolavoriste e di altrettanti giovani, il gruppo si guadagnò<br />

immediatamente le simpatie della folla, che non mancò di tributargli al termine di ogni esecuzione<br />

le più schiette ovazioni.<br />

Le fresche voci giovanili accompagnate dal suono di fisarmoniche, violini e chitarre, echeggiarono<br />

gaiamente in Piazza del Foro. Il gruppo illuminato a pieno e coronato dal palazzo Veneto e dal maestoso<br />

tempio di Augusto, illuminati a loro volta da getti di luce policroma, presentava un quadro realmente<br />

suggestivo che raggiunse il massimo dell’effetto quando alcune giovani, staccatesi dal complesso, si<br />

affacciarono al balcone del Municipio e gettarono dei fiori.<br />

Non meno entusiastica accoglienza ebbe la romanza “Silvestri” cantata da un nostro dopolavorista<br />

e le repliche richieste sono testimonianza di quanto il pubblico polese dimostrò di apprezzare questa<br />

nostra esecuzione.<br />

Veramente tutti i componenti il complesso hanno saputo, sotto la guida dell’istruttore Concetto<br />

Prelaz, offrire una bella dimostrazione del loro valore artistico.<br />

Giuseppe Felluga, per oltre 60<br />

anni dipendente Arrigoni, decorato<br />

dal Governo con la Stella al Merito<br />

del Lavoro<br />

tanati da lui con l’augurio e la<br />

certezza che questa sua speranza<br />

e dedizione al lavoro trovi, nel<br />

tempo, pratica soddisfazione.<br />

Attività varia<br />

Nel mese di aprile gruppetti<br />

di dopolavoristi, alcuni per<br />

istruzione altri per diletto o per<br />

esercizio fisico, hanno attuato<br />

varie gite fra le quali notevole<br />

per l’affluenza quella ai campi<br />

di neve di Pian della Secchia<br />

(Senosecchia?) che ha richiesto<br />

una buona dose di sforzo fisico,<br />

data la distanza e il forte dislivello<br />

da superare.<br />

I pomeriggi della domenica,<br />

nella sala dei festeggiamenti,<br />

un’ottima orchestrina ha allietato<br />

le danze che si sono svolte<br />

in un’atmosfera di gioia e di<br />

letizia.


26 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Ricordi di gloriose battaglie sportive<br />

Nel campo dello sport, <strong>Isola</strong> non è stata mai seconda a nessua delle altre cittadine istriane.<br />

Ormai sono pochi quelli che sanno che, oltre alle vittorie olimpiche della Pullino e di Nino<br />

Benvenuti e alle gesta sportive della squadra di calcio dell'Ampelea, la nostra cittadina ha<br />

avuto anche ottimi atleti negli altri sport, molto impropriamente chiamati “minori’’.<br />

Queste pagine vogliono essere un doveroso omaggio ai tanti che seppero meritare gli onori<br />

della cronaca in dure e gloriose battaglie sportive in nome del puro dilettantismo e dello spirito<br />

olimpico.<br />

Oltre a Vincenzo Chicco<br />

(costrin) e Luigi Perentin,<br />

<strong>Isola</strong> ebbe un forte ciclista<br />

nella persona di Mantovano<br />

Dagri (buba 1904-1991), tutti<br />

della U.S. Virtus di <strong>Isola</strong>. Di<br />

lui vogliamo ricordare la vittoria<br />

nella “Coppa Monesi’’<br />

del 1930 come veniva riportato<br />

nelle pagine sportive de “Il<br />

Piccolo’’.<br />

«Favorita da un tempo bellissimo<br />

ha avuto luogo la corsa<br />

ciclistica per la disputa della<br />

“Coppa Generale Monesi’’.<br />

Alle ore 10.30 il dott. Mario<br />

Zardi dava il via ai 17 corridori.<br />

Il gruppo compatto filava<br />

verso Capodistria con una andatura<br />

veloce e sostenuta che<br />

manteneva sempre fino al ponte<br />

sul Risano; proseguiva quindi<br />

la corsa con i soliti incidenti<br />

alle macchine e forature, ma il<br />

Le tessere di accredito di Nino Perentin alle Olimpiadi di Amsterdam e di Los Angeles<br />

Mantovano Dagri<br />

nostro Dagri continuava indisturbato<br />

la sua corsa, passando<br />

alle 14.20 per Buie inseguito<br />

dagli altri che non riuscivano<br />

nel loro intento di accollarsi<br />

a lui. Dagri correva a circa 40<br />

all'ora. Finalmente sulla salita<br />

di Portorose gli inseguitori<br />

riuscivano ad avvicinarlo, lui<br />

però, accortosi, scappava raggiungendo<br />

da solo il traguardo<br />

a <strong>Isola</strong>, accolto dai fragorosi<br />

applausi dei suoi concittadini<br />

che lo attendevano sicuri della<br />

sua vittoria.»<br />

Chi amava il ciclismo per<br />

lungo tempo ricordò l'impresa<br />

del “Buba’’ che staccava gli<br />

avversari e trionfava a <strong>Isola</strong>.<br />

La foto vuole rendere<br />

omaggio ai tanti ciclisti che<br />

affrontavano anche lunghe distanze<br />

con pesanti biciclette, e<br />

soprattutto sulle strade polverose<br />

di allora.<br />

Nino Perentin,<br />

il siluro umano<br />

Il nuoto, per gli isolani, era una pratica naturale,<br />

inteso non come sport ma quasi come necessità<br />

di vita. E non poteva essere altrimenti, vista la<br />

posizione di <strong>Isola</strong> sul mare. Ma dagli inizi degli<br />

anni ’20 questa attività divenne per molti disciplina<br />

agonistica, e chi brillò più di ogni altro fu<br />

Giuseppe (Nino) Perentin (1906-1981).<br />

Specialista delle lunghe distanze nello stile<br />

libero, fece parte della prima storica generazione<br />

di nuotatori italiani capaci di imporsi anche in<br />

campo internazionale verso la fine degli anni ’20<br />

dello scorso secolo. Venne considerato all’epoca<br />

l’emulo di Arne Borg, lo svedese considerato il più<br />

forte nuotatore del tempo, e in una gara a Vienna<br />

nel 1923 i giornali lo definirono “il siluro umano”<br />

per la sua classe superiore.<br />

Nella sua carriera vanta due partecipazioni


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

27<br />

Nei primi decenni dello<br />

scorso secolo l’attività<br />

sportiva femminile era ancora<br />

ai margini della cronaca,<br />

ma <strong>Isola</strong> anche in questo era<br />

all’avanguardia. Oltre ad una<br />

squadra di pallacanestro, la<br />

SOCIETA’ GINNASTICA<br />

disponeva negli anni ’30 di<br />

un gruppo di ragazze di alto<br />

livello tecnico, allenate da<br />

validi istruttori come Alceste<br />

Stefanutti, Emilio Marussi e<br />

Malvino Stolfa. Tra tanti saggi<br />

ed esibizioni che incontravano<br />

sempre l’ammirazione del<br />

pubblico, il miglior risultato<br />

venne raggiunto nel 1937, con<br />

il quinto posto assoluto conquistato<br />

al Concorso Ginnico<br />

Nazionale al Foro Italico di<br />

Roma, a cui avevano partecipato<br />

ben 504 squadre di tutte<br />

le parti d’Italia.<br />

Omera Colocci, che di quella<br />

squadra faceva parte, così<br />

ricordava quell’esperienza:<br />

“Ritornando da Roma alla<br />

nostra cara <strong>Isola</strong>, assieme alla<br />

<strong>Isola</strong>, 1941 – Davanti alla ex stazione ferroviaria, dopo un saggio il gruppo ginnico dell’Ampelea posa<br />

per il fotografo prima di recarsi ad una festa del Dopolavoro aziendale nella poco distante sala di Bortolo<br />

Vascotto (saco). Nella fila in alto, da sinistra: Fanny Parma, Nella Degrassi, Norma Pasini, Dirce Giorgesi<br />

e Rina Fragiacomo. In centro: l’istruttore Popolizio, Amalia Vascotto, Silvana Degrassi, l’istruttrice Alceste<br />

Stefanutti, Alice Dandri, Bianca Bestiaco e Silvana Moratto. Nella fila in basso: Vilelma Degrassi,<br />

Neverina Rasman e Corinna Delise.<br />

nostra spensierata gioventù,<br />

portammo il vessillo della vit-<br />

toria, affiancandoci così anche<br />

noi alle società sportive che<br />

olimpiche: nel 1928 ad Amsterdam (semifinalista nei 1500 metri) e nel 1932 a Los Angeles, semifinalista<br />

stavolta nei 400, quando fu uno degli unici due partecipanti italiani iscritti alle gare di nuoto<br />

in quella edizione. Avrebbe potuto ancora indossare la maglia azzurra alle Olimpiadi di Berlino del<br />

1936, se non fossero sorti certi antagonismi e relative preferenze nella Federazione Nuoto, e fu così<br />

che Nino rimase a casa pur essendo riconosciuto come un vero atleta di classe.<br />

Nella sua lunga carriera sportiva fu, sempre nei 1500 metri stile libero, due volte medaglia d’argento ai<br />

Campionati Europei di Bologna (1927) e Parigi (1931), collezionando poi ai Campionati Italiani assoluti<br />

nelle sue specialità ben sei medaglie d’oro, cinque d’argento e due di bronzo tra il 1927 e il 1933.<br />

Allora non esistevano le piscine e quindi le gare si svolgevano in mare o sui fiumi, e qui avevano<br />

luogo i suoi allenamenti, il più delle volte solitari, senza percorso fisso e senza cronometristi. Verso<br />

sera, dopo aver lavorato tutto il giorno nei campi, Nino si portava in riva al mare, nascondeva camicia<br />

e pantaloni tra le grotte, si tuffava in acqua, e via a nuotare per ore.<br />

Nino – così lo ricordava Salvatore Perentin sulle pagine di <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> – è rimasto nell’arco del<br />

tempo sempre un puro dello sport, un fedele appassionato del nuoto che gli ha dato tante soddisfazioni<br />

unitamente a tante amarezze, ma nessuna ricchezza. Grandi sacrifici senza ingaggi favolosi: Nino<br />

correva per amore e non per interesse. Allora il premio per il vincitore consisteva in una medaglietta e<br />

tutto finiva qui; e di medaglie Nino ne ha vinte tante. Si preparava per mesi in silenzio, taciturno dopo<br />

le immancabili vittorie che riflettevano nei suoi occhi tanta felicità. Tutti lo apprezzavano, nessuno<br />

fra il suoi rivali gli portò ne astio né antipatia.<br />

La carriera di Nino è stata lunga (raramente in quei tempi si faceva nuoto agonistico oltre i vent’anni…)<br />

ma è anche doveroso ricordare che fu stroncata ingiustamente.<br />

tanto vanto procuravano alla<br />

nostra cittadina”.<br />

Lo sport isolano merita una storia, sicuramente mai scritta, che vada al di là delle parole, abbracciando<br />

lo spirito della sua gente e il senso umano degli avvenimenti sportivi. E’ proprio questo lo<br />

spirito che ha spinto l’amico Walter Pohlen a creare il DVD<br />

ISOLA D’ISTRIA, TERRA GIA’ ITALIANA,<br />

TERRA DI CAMPIONI<br />

un’opera dedicata a tutti gli sportivi, famosi e meno famosi, che hanno tenuto alto il nome di <strong>Isola</strong><br />

sui campi di gara di tutto il mondo.<br />

Il DVD è disponibile in sede, insieme agli altri già realizzati da Walter Pohlen in questi anni:<br />

“L’<strong>Isola</strong> chiamata ricordo”, “<strong>Isola</strong>, estate 1952” e “Cartoline da <strong>Isola</strong>”.


28 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

L’HOTEL “IL DELFINO”<br />

DI ISOLA<br />

Quando ero giovanissima, sei volte alla settimana<br />

c’era il ballo sulla rotonda del parco Arrigoni, tra i<br />

pini. Come le farfalle, le ragazze cole còtole larghe<br />

volavano quasi non toccando la terra.<br />

Poi gli isolani con le loro famiglie sono quasi<br />

tutti partiti… Noi, arrivati da poco a <strong>Isola</strong>, avevamo<br />

comunque con loro fatto tante amicizie: ci ripromettevamo<br />

che ci avremmo rivisto ogni giorno con il<br />

binocolo dal faro bianco di <strong>Isola</strong> al grande Faro della<br />

Vittoria di Trieste… Ma di pomeriggio, quando tutte<br />

le rive splendevano al tramonto del sole primaverile,<br />

di Trieste si vedeva soltanto la bellezza… ma la<br />

gente no. Ma noi eravamo lì… e ci vedevamo con<br />

il “terzo occhio”.<br />

Dopo tanti giri della Terra intorno al sole, anche<br />

<strong>Isola</strong> cambiò, come tutte le altre città. Da tutte le<br />

parti della Jugoslavia veniva gente nuova a lavorare<br />

nelle fabbriche, all’Arrigoni, all’Ampelea, alla nuova<br />

“Mehanotecna”. A Capodistria nasceva la “Tomos” e<br />

si ingrandiva il porto, e così tanti operai preferivano<br />

abitare ad <strong>Isola</strong>; perciò tutto attorno al centro storico<br />

crescevano edifici che avrebbero cambiato il suo panorama.<br />

I lavoratori venivano da tutte le parti, dalla<br />

Serbia, Bosnia, Macedonia e non era molto facile<br />

adattarsi alle loro abitudini, alla loro cucina, alla<br />

loro musica… però, con il trascorrere del tempo loro<br />

avrebbero preso tanto da noi e noi da loro.<br />

A <strong>Isola</strong>, vicino a San Simòn, è cresciuto l’hotel “Il<br />

Delfino” per la gente in vacanza. E’ sempre troppo<br />

piccolo, e ogni anno viene ingrandito. E’ un posto<br />

bellissimo, tranquillo, vicino al mare e circondato<br />

da preziosi alberi. Per tutta l’estate si balla fuori<br />

ogni sera, poi, con l’autunno, all’interno. Ma oltre<br />

al ballo ci sono tante altre attività, come serate di<br />

poesia o di canto.<br />

In questo hotel veniamo a divertirci e a fare nuove<br />

amicizie. Poiché “Il Delfino” è conosciuto come un<br />

posto allegro, viene gente da tutte le parti della Slovenia<br />

ma anche da Muggia, da Trieste, dal Carso come<br />

pure quelli che hanno le loro barche al “Marina” di<br />

<strong>Isola</strong>. Ed è naturale che ci veniamo anche noi, come<br />

pure quelli nati a <strong>Isola</strong>. Tutti sorridenti e allegri, ballando<br />

sul ritmo di canzoni slovene ma anche italiane,<br />

inglesi, spagnole… Siamo uniti, una famiglia che si<br />

accetta così com’è, senza rimproverare per quello che<br />

hanno fatto i progenitori quando noi eravamo (siamo<br />

stati?...) bambini. E senza paura per il futuro.<br />

Alcuni istriani, che vivono molto lontano e anche<br />

oltre oceano, hanno costruito qui la loro casa, dove<br />

passeranno il resto della loro vita. E anche la gente<br />

della ex Jugoslavia che vive qui non pensa lontanamente<br />

di tornare ai paesi di origine.<br />

Io amo il mio Carso, dove sono nata – non è<br />

lontano da qui – ma spero di restare sempre a <strong>Isola</strong>.<br />

E sapete il perché? Perché questo pezzetto di terra<br />

è tanto positivo, accogliente, bello, sano, è, come<br />

dicono tanti turisti in vacanza a <strong>Isola</strong>, una “cittadella<br />

di bontà”.<br />

Perciò, cari amici isolani, venite a <strong>Isola</strong> a godervi<br />

tutte queste bellezze… vi aspetto!<br />

Fenny, <strong>Isola</strong><br />

Ciao, cari amici, ho ricevuto questa toccante poesia e ho<br />

pensato di spedirvela… sempre per ricordare la <strong>Nostra</strong> Amata<br />

Terra.<br />

Con il permesso di mia figlia Chiara, desidero farvi partecipi<br />

del “dono” che lei mi ha fatto oggi, per la nostra Giornata<br />

del Ricordo in famiglia.<br />

Se questi sono i sentimenti dei nostri giovani, allora la memoria<br />

resterà VIVA!<br />

Mario Lorenzutti<br />

E anche la mia Istria<br />

è fatta di memoria,<br />

una memoria non mia.<br />

E’ quel tanto di terra che stava nella valigia<br />

di mia mamma da bambina.<br />

Sapori, odori, suoni,<br />

tradizioni, grida e tramonti<br />

miei per sentito dire.<br />

Della stessa terra rossa erano sporchi<br />

i calzoncini dei miei nonni,<br />

bisnonni, dei miei avi;<br />

sul dorso della mano<br />

saltavano le stesse pietruzze bianche.<br />

E mare, e stelle, e pini,<br />

e odore di vinaccia, e pani profumati,<br />

per secoli il sangue che mi scorre nelle vene<br />

si impregnò di terra d’Istria.<br />

E cerco nelle foto dei miei nonni<br />

nei loro occhi l’Istria che hanno amato<br />

ora che non ci sono a raccontarmela<br />

e solo ricordo le favole in dialetto<br />

e le pinze che non riuscivano<br />

più a impastare.<br />

Sotto i miei piedi cerco le radici.<br />

Il sorriso dei grandi monti di Torino<br />

riconosco nel mio cuore piemontese;<br />

ma la mia Istria,<br />

quella è più lieve di un ricordo<br />

perché è terra fatta solo di parole.<br />

Mamma, te voio ben!


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

29<br />

<strong>Isola</strong>, 1941 – Insieme ad alcuni operai, la famiglia Stor (originaria della<br />

Carnia), addetta alla portineria dello Stabilimento Ampelea (ex Torregiani) a<br />

Fontana Fora. Dietro, riconoscibili Enrichetta Stor con in braccio la figlia e,<br />

primo a destra, Luigi Stor con Gino. In basso Ermanno Vascotto (ciciola) con<br />

i piccoli Alberto Stor e a sinistra Dario Bernardi, che ha inviato la foto.<br />

Scorrendo un vecchio numero di <strong>Isola</strong><br />

<strong>Nostra</strong> ho rivisto questa vecchia foto<br />

del giugno 1940, inviata da Luciano<br />

Degrassi (viola) dalla Germania, con<br />

una parte degli alunni della terza classe<br />

elementare. Vorrei ricordare quegli<br />

amici di un tempo, ormai ottantenni<br />

(dovrebbero essere classe 1931). Nella<br />

foto, insieme al maestro Piccoli, Luciano<br />

Degrassi, Emilio Pugliese canepa,<br />

Nino Troian, Ignazio Battaglia (figlio<br />

dell’Ispettore di Dogana di <strong>Isola</strong>), Nerio<br />

Vascotto, Livio Menis, Luigi Viezzoli,<br />

Degrassi damian, Mario Troian,<br />

Pozzetto e Lucio Ugo. Altri coetanei<br />

– pure classe 1931 - non presenti nella<br />

foto: Albino Giani, Luly Drioli, Aldo<br />

Bubola, Lino Lugnani, Italo Vascotto,<br />

Renato Rocca, Livino Milloch, Alcide<br />

Pellizzaro, Mario Dagri, Neri Drioli,<br />

Giovanni Stipancich, Emilio Coslovich,<br />

Gino stor, Pino Moscolin.<br />

Un caro saluto a quelli che si ritrovano<br />

e un affettuoso pensiero agli<br />

scomparsi da<br />

Mario Vascotto saco, Genova<br />

Fiorenza Degrassi ci ha inviato questa foto, scattata a <strong>Isola</strong> nella casa della nonna Valeria in via Rossini durante la festa per il suo battesimo.<br />

Seduti, da sinistra: la zia Nives Degrassi con il marito Ubaldo Ulcigrai, la mamma Ada Delise Degrassi con lei in braccio e la nonna<br />

materna Valeria Delise (che la vegnerà a tirarghe le gambe de nòte perché no la voleva mai esser messa su <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong>: questa iera la<br />

sua minaccia…). In piedi forse Mario bolani con moglie e figlio, la nonna paterna Beatrice, Vinicio Ulcigrai (figlio di Nives e Ubaldo,<br />

purtroppo morto giovanissimo), Alberto Ulcigrai con la mamma Maria Delise e il papà Pietro Ulcigrai.<br />

A parte Mario Bolani e famiglia persi di vista, purtroppo Alberto e Fiorenza sono i soli sopravvissuti.


30 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Canto per te, mia <strong>Isola</strong> …<br />

Ora io canto al sol,<br />

ora io canto al mar<br />

del caro paese<br />

che gioia dona al cuor.<br />

Canto per te, mia <strong>Isola</strong>.<br />

Non ti ricordi a Porto Apollo<br />

dove andavamo a passeggiar,<br />

fino a sera rimanemmo<br />

ingenuamente a chiacchierar.<br />

Rapita, tu ammiravi la luna<br />

e il suo splendor. Dicevi:<br />

a Porto Apollo<br />

è il regno dell’amor.<br />

Ora io canto al sol,<br />

ora io canto al mar<br />

del caro mio paese<br />

che gioia dona al cuor.<br />

Canto per te, mia <strong>Isola</strong>.<br />

La bellezza che tu hai<br />

non svanirà mai più.<br />

Mai più…<br />

Per quel che me ricordo, ‘sti versi e<br />

la musica dovessi eser stai scriti dal<br />

maestro Bruno Zaro (volpe) nei anni<br />

’50, prima de l’esodo. Xe qualchedun<br />

che se la ricorda? Per mi ‘sti versi me<br />

dà ‘ncora certe emosioni…<br />

Un caro saludo dal Canada da<br />

Mario Lorenzutti, grilo<br />

CIAO, MAMMA MARIA E PAPA’ OTTAVIO<br />

Maria Crampf<br />

9 giugno 1927<br />

12 luglio 2011<br />

Ottavio Cerin<br />

14 aprile 1926<br />

15 novembre 2011<br />

Quando una persona cara ci lascia per sempre i ricordi<br />

diventano tanti e vorrebbero parlare tutti insieme. Se poi è un<br />

genitore ad andarsene via, è tutta la nostra vita che parla.<br />

Con la morte di te, papà, si chiude la storia della nostra<br />

famiglia di origine. Una storia come tante, fatta di affetto, di<br />

lavoro, di sacrificio per costruire un piccolo mondo, diventato<br />

il centro della nostra unione, di noi sorelle e delle famiglie che<br />

abbiamo formato.<br />

Ora chi ha iniziato tutto questo non c’è più! Prima mamma<br />

e poi tu, papà: tutto in pochissimo tempo. Tanto dolore e tutto<br />

assieme.<br />

Avremmo desiderato per te, papà, ancora un po’ di tempo<br />

“buono”. Ma il Signore ha disposto diversamente. La fede ci<br />

dice che ora siete assieme sereni a guardarci da lassù. Non ci<br />

sentiamo soli perché l’amore non ha confini: noi con voi e voi<br />

per sempre nei nostri cuori.<br />

Le figlie e i familiari<br />

Un affettuoso ricordo dei cari genitori dalle figlie Graziella<br />

con Dusan e Neva con Edy insieme ai nipoti Martina, Federica,<br />

Marco ed Erica, alle pronipotine Sofia ed Alice e ai familiari<br />

tutti.<br />

<strong>Isola</strong>, primi anni ’50 – Un gruppo di isolani in un momento di relax<br />

davanti al Duomo di <strong>Isola</strong>. In primo piano, Mario Carboni rate, il<br />

conosciutissimo sagrestano, per noi il nonzòlo, della chiesa. Quasi<br />

tutti gli altri cantavano nel coro parrocchiale.<br />

(foto inviata da Mariuccia Ralza, Cividino (BG)


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

31<br />

QUELLI CHE CI HANNO LASCIATO<br />

L'11 novembre 2011, dopo una<br />

lunga e dolorosa malattia sopportata<br />

cristianamente ma anche sorretto<br />

dall'amore della moglie e dei familiari,<br />

ci ha lasciato il nostro caro<br />

Pietro<br />

Prelaz<br />

(pin)<br />

n. 9.1.1932<br />

Lo ricordano con tanto amore<br />

la moglie Natalia, i figli Onorina<br />

con Livio e Daniele con<br />

Estella e i nipoti Stefano, Sabrina,<br />

Enea ed Elia unitamente<br />

al fratello Alfieri con Violetta e<br />

a tutti i parenti.<br />

Pietro<br />

Prelaz<br />

n. 18.9.1900<br />

m. 15.1.1990<br />

Silvio<br />

Prelaz<br />

n. 24.2.1928<br />

m. 14.3.1994<br />

in Australia<br />

Claudia<br />

Prelaz<br />

n. 21.12.1954<br />

m. 17.12.1994<br />

Giorgio<br />

Prelaz<br />

n. 27.8.1929<br />

m. 4.3.2003<br />

Anna<br />

Bibalo<br />

ved. Prelaz<br />

n. 4.1.1908<br />

m. 24.8.1991<br />

Sono ricordati con tanto affetto<br />

da tutti i familiari<br />

Il 24 novembre 2011<br />

è mancata la nostra cara<br />

Lidia<br />

Drioli<br />

n. 13.9.1923<br />

Annunciandone la scomparsa,<br />

La ricorda con immenso affetto<br />

la sorella Ederina insieme a<br />

Marisa e Livio Rogantin con i<br />

figli e parenti tutti.<br />

Alla cara memoria di<br />

Concetta<br />

Giulia<br />

Zancolich<br />

ved. Breschi<br />

n. 8.5.1935<br />

a Strugnano<br />

m. 18.12.2011<br />

a Melbourne<br />

Ricordo mia sorella,<br />

dalla nostra fonte d'Istria,<br />

all'ultimo saluto.<br />

“A Dio Cetti...!’’<br />

Tuo fratello Marino<br />

Il 19 marzo ricorre<br />

il secondo anniversario della<br />

scomparsa della nostra cara<br />

Anna<br />

(Ucci)<br />

Parma<br />

Bentivogli<br />

n. 26.7.1922<br />

m. 19.3.2010<br />

a Forlì<br />

La ricordano con tanto affetto<br />

e rimpianto il marito Eugenio,<br />

la figlia Marta con il genero<br />

Daniele e i nipoti Simone e<br />

Andrea e la sorella Renata.<br />

Elvino<br />

Delise<br />

n. 15.6.1913<br />

m. 10.11.1995<br />

a Roma<br />

Lo ricordano sempre con tanto<br />

affetto la moglie Antonietta, il<br />

figlio Andrea, la nuora Charo e<br />

la nipote Lucia.<br />

Il 15 gennaio 2012<br />

ci ha lasciato la nostra cara<br />

Sabina<br />

Dellore<br />

in Ceppi<br />

n. 9.11.1938<br />

Ha raggiunto in cielo l'amata<br />

figlia<br />

Gabriella<br />

Ceppi<br />

n. 18.10.1968<br />

m. 12.3.1996<br />

Con immenso dolore e tanto<br />

affetto le ricordano il marito<br />

e papà Nino, il figlio e fratello<br />

Corrado con Daniela e i nipotini<br />

Caterina ed Edoardo unitamente<br />

alla sorella e zia Luciana<br />

con Bruno e ai familiari tutti.<br />

Il 1° gennaio 2012<br />

veniva a mancare il nostro<br />

caro papà<br />

Giacinto<br />

Lugnani<br />

n. 23.1.1922<br />

Lo annunciano con amore e<br />

rimpianto i figli Laura con Bruno<br />

e Franco con Annamaria.<br />

Alda<br />

Zaetz<br />

Pugliese<br />

n. 29.1.1932<br />

m. 30.12.2008<br />

negli<br />

Stati Uniti<br />

Aldo Pugliese ricorda con tanto<br />

affetto e rimpianto la moglie<br />

Alda, la figlia Margareth,<br />

i genitori Virginia e Giovanni<br />

e il fratello Silvano.<br />

Daniele<br />

Macuglia<br />

n. 4.9.1977<br />

m. 3.3.2011<br />

Primo anniversario<br />

È ricordato dalla moglie Alessia,<br />

dalla piccola Bianca, che<br />

con tanto amore ricorda il suo<br />

papà, dai nonni Libero e Bianca<br />

Giani e da tutti coloro che<br />

gli volevano bene.<br />

Vilma<br />

Benvenuti<br />

ved. Paludan<br />

n. 3.4.1920<br />

m. 20.2.2007<br />

Nel quinto anniversario della<br />

scomparsa la ricordano con<br />

tanto affetto i figli Stelio, Elida<br />

e Gianna unitamente ai nipoti<br />

e familiari tutti.<br />

Antonio<br />

Penso<br />

n. 12.10.1906<br />

m. 16.6.1986<br />

Aurelia<br />

Rusconi<br />

ved. Penso<br />

n. 1.1.1909<br />

m. 21.11.2005<br />

Sono affettuosamente ricordati<br />

dai figli Albino e Marino<br />

insieme alla nuora Silvana e al<br />

nipote Christian.<br />

Alma<br />

Rusconi<br />

n. 6.6.1921<br />

m. 6.6.1988<br />

Un caro ricordo dai nipoti<br />

Albino e Marino unitamente<br />

ai familiari tutti.


32 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Lidia<br />

Vascotto<br />

n. 10.6.1920<br />

m. 21.3.2008<br />

Li ricordano con immutato affetto<br />

i familiari.<br />

Una Santa Messa in suffragio<br />

sarà celebrata sabato 24<br />

marzo 2012 alle ore 18.00 nel<br />

Santuario della Madonna di<br />

Strugnano.<br />

.<br />

Antonio<br />

Vascotto<br />

n. 22.12.1892<br />

m. 14.10.1973<br />

Gisella<br />

Russignan<br />

Delise<br />

n. 11.1.1891<br />

m. 1.9.1978<br />

Giovanni<br />

Delise<br />

n. 2.6.1887<br />

morto in<br />

guerra<br />

1915-1918<br />

Gabriele<br />

Delise<br />

n. 15.7.1912<br />

m. 29.7.1994<br />

Paola<br />

Lorenzutti<br />

Vascotto<br />

n. 17.2.1897<br />

m. 24.11.1967<br />

“... ti domando una grazia, prima<br />

che termini di leggere questa lettera<br />

avvicinati ai nostri amatissimi<br />

figli e stringili e baciali in vece<br />

mia...’’ (lettera dal fronte)<br />

In memoria e con un caro ricordo<br />

dei nonni.<br />

Gianna Delise e famiglia<br />

In ricordo dei genitori<br />

Virginia Benvenuti<br />

n.1894 m.25.12.1946<br />

Virgilio Russignan<br />

n.2.5.1895 m.15.5.1978<br />

le figlie Silvia e Gigliola con i<br />

familiari.<br />

Flora<br />

Goina<br />

n. Delise<br />

n. 22.7.1905<br />

m. 26.2.1982<br />

Pietro<br />

Goina<br />

n. 6.6.1901<br />

m. 10.10.1973<br />

Sono sempre nei nostri cuori.<br />

Con amore i figli Lida, Dorina<br />

e Duilio con i loro familiari.<br />

Nevia<br />

Gherbaz<br />

in Carboni<br />

n. 27.8.1942<br />

m. 31.1.2004<br />

È caramente ricordata dal<br />

marito Pini, dai figli Paola<br />

ed Eros con Erika e i piccoli<br />

Mattia e Aris, dalla mamma,<br />

dalla sorella, dal fratello e dai<br />

cognati.<br />

Maria<br />

Ausilia<br />

Vascotto<br />

in Carboni<br />

n. 27.9.1911<br />

m. 29.10.2002<br />

Giovanni<br />

Carboni<br />

n. 24.1.1910<br />

m. 7.5.2003<br />

Sono sempre ricordati con<br />

tanto affetto e rimpianto dai<br />

figli Pini e Lina, dal genero,<br />

nipoti e pronipoti.<br />

Da Lucio e Sandro un ricordo<br />

dei cari genitori<br />

Lina Bacci<br />

Giuseppe Vascotto<br />

insieme ad un pensiero per i<br />

nonni<br />

Lisa e Toni Bacci<br />

Luigi<br />

Ulcigrai<br />

n. 6.4.1903<br />

m. 28.8.1973<br />

Anna<br />

Marchesan<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 31.1.1908<br />

m. 2.3.1996<br />

Li ricordano sempre con affetto<br />

le figlie Bruna e Gianna,<br />

i generi Gino e Alfredo e i<br />

nipoti tutti.<br />

Libera<br />

Valenti<br />

ved. Ulcigrai<br />

n. 22.12.1908<br />

m. 18.2.1996<br />

Elvino Ulcigrai<br />

n. 5.2.1911 m. 24.4.1982<br />

Vinicio<br />

Ulcigrai<br />

n. 24.8.1943<br />

m. 27.4.1989<br />

Li ricorda caramente il figlio<br />

e fratello Alfredo, la figlia e<br />

sorella Etta e la nuora e cognata<br />

Gianna.<br />

Giuseppe<br />

Tamplenizza<br />

n. 29.11.1912<br />

m. 19.9.1988<br />

Lidia<br />

Menis<br />

Tamplenizza<br />

n. 19.2.1917<br />

m. 10.1.1995<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

dal figlio Giovanni un affettuoso<br />

ricordo dei cari genitori<br />

Dino<br />

Palci<br />

n. 26.12.1924<br />

m. 21.2.2011<br />

Nel primo anniversario della<br />

sua scomparsa, con immutato<br />

affetto e rimpianto lo ricordano<br />

la moglie Bruna, il figlio Sandro<br />

con Lidia e il nipote Marco<br />

con Katia.<br />

Olivo<br />

Degrassi<br />

n. 27.8.1923<br />

m. 9.5.2006<br />

Nel sesto anniversario della<br />

tua dipartita, con amore e con<br />

immenso dolore Ti ricordiamo<br />

sempre.<br />

Tua moglie Lucia, i tuoi figli<br />

Franco e Manuela, la nuora Giusy<br />

e il genero Luciano insieme<br />

agli adorati nipoti e ai parenti<br />

tutti.<br />

Antonio<br />

Degrassi<br />

n. 8.3.1891<br />

m. 16.7.1964<br />

Giuseppina<br />

Degrassi<br />

n. Bacci<br />

n. 25.3.1895<br />

m. 7.3.1985<br />

Vi ricordiamo con tanto rimpianto:<br />

la nuora Lucia e i nipoti<br />

Franco e Manuela insieme ai<br />

familiari tutti.<br />

Come l’erba<br />

i nostri giorni<br />

passano:<br />

tu, Signore,<br />

sei per sempre.<br />

liturgia


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

33<br />

Lucia<br />

Vascotto<br />

ved.<br />

Dudine<br />

n. 1.10.1909<br />

m. 18.1.2008<br />

negli USA<br />

Loriana e Corrado insieme ai<br />

figli Mirella, Licinio e Fabrizio,<br />

ricordano con affetto la<br />

cara zia Lucia a quattro anni<br />

dalla scomparsa.<br />

Guerrino<br />

Dudine<br />

n. 28.1.1912<br />

m. 11.2.1977<br />

Anna<br />

Lorenzutti<br />

ved. Dudine<br />

n. 15.10.1919<br />

m. 8.6.1997<br />

Antonia<br />

Degrassi<br />

ved.<br />

Lorenzutti<br />

n. 1885<br />

m. 11.5.1969<br />

Loriana e Corrado con tanto<br />

affetto e rimpianto ricordano a<br />

parenti ed amici i cari genitori<br />

Guerrino e Anita e la nonna<br />

Antonia.<br />

Un caro ricordo per i nonni<br />

e la zia<br />

Francesca Vascotto Dudine<br />

m. 25.1.1953<br />

Antonio Dudine (ragno)<br />

m. 13.3.1949<br />

Italo<br />

Ulcigrai<br />

n. 11.11.1931<br />

m. 17.2.1997<br />

Amalia Dudine<br />

m. 27.3.1950<br />

Ti ricordiamo con tanto amore.<br />

La moglie Maria, i figli Antonella<br />

e Michele, il genero<br />

Sergio e i nipoti Michela e<br />

Mattia.<br />

Antonietta<br />

Troian<br />

ved. Dudine<br />

n. 29.9.1919<br />

m. 21.11.2005<br />

a Milano<br />

Ottavio<br />

Dudine<br />

n. 12.3.1914<br />

m. 31.7.1969<br />

Roberto<br />

Dudine<br />

n. 31.12.1940<br />

m. 20.5.2001<br />

a Milano<br />

Da Tiziano ed Edy un affettuoso<br />

ricordo dei cari genitori<br />

e del fratello Roberto.<br />

Antonia<br />

Drioli<br />

ved. Bressan<br />

n. 24.1.1911<br />

m. 13.2.2003<br />

a Brescia<br />

Emilio<br />

Bressan<br />

(talpa)<br />

n. 5.9.1909<br />

m. 2.3.1991<br />

a Brescia<br />

Sono ricordati con affetto e<br />

rimpianto dai figli Silva e<br />

Mario con Annamaria e dai<br />

nipoti Sergio e Roberto con le<br />

rispettive famiglie.<br />

Edi<br />

Walter<br />

Pugliese<br />

(caregheta)<br />

n. 8.1.1948<br />

m. 16.2.1996<br />

Nel 16° anniversario della<br />

sua scomparsa, lo ricordano<br />

con amore il papà Antonio,<br />

la mamma Silvana, la moglie<br />

Adriana, il figlio Andrea e il<br />

fratello Franco unitamente ai<br />

familiari tutti.<br />

Carlo<br />

Carboni<br />

n. 28.12.1920<br />

m. 30.4.1996<br />

A 16 anni dalla scomparsa Lo<br />

ricordano sempre con immenso<br />

affetto la moglie Bruna, la figlia<br />

Daniela, il genero Fabio, la<br />

cara nipote Sara e il fratello<br />

Giacomo in Australia.<br />

Mario<br />

Parma<br />

n. 13.2.1913<br />

m. 9.11.1967<br />

Lo ricordano la sorella Bruna<br />

insieme a tutti i nipoti.<br />

Roberto<br />

Dudine<br />

n. 12.8.1954<br />

m. 20.6.1985<br />

Con tanto dolore e tanto amore<br />

la mamma Rita Zampini ricorda<br />

l'amatissimo figlio Roberto<br />

e il marito<br />

Remigio Dudine<br />

(acquavita)<br />

Libero<br />

Parma<br />

n. 10.12.1932<br />

m. 14.1.2004<br />

Nell'ottavo anniversario della<br />

scomparsa è ricordato sempre<br />

con tanto affetto dalla moglie<br />

Lucia, dal figlio Alberto con<br />

Elena e la nipote Chiara, dalle<br />

sorelle e dai parenti tutti.<br />

Maggiolina<br />

Russignan<br />

in Pugliese<br />

n. 23.5.1926<br />

m. 24.3.1998<br />

È ricordata sempre con tanto<br />

affetto e rimpianto dal marito<br />

Pini, dai figli Giuliano, Guido<br />

e Daniela con i rispettivi familiari.<br />

Giovanna<br />

Parma<br />

ved. Viezzoli<br />

n. 29.9.1921<br />

m. 31.7.2007<br />

Sei sempre nel mio cuore. Con<br />

amore la figlia Adriana.<br />

Un affettuoso ricordo anche per<br />

la sorella<br />

Mariella Viezzoli<br />

Morena<br />

Morsut<br />

Marina<br />

Parma<br />

Morsut<br />

Claudio<br />

Morsut<br />

A tanti anni dal tragico incidente<br />

che aveva stroncato le<br />

loro vite, un affettuoso ricordo<br />

dai fratelli, zii e cognati Umberto<br />

e Marisa Parma con le<br />

loro famiglie.<br />

Giuseppe<br />

Parma<br />

n. 16.3.1906<br />

m. 17.4.1991<br />

Lucia<br />

Parma<br />

in Parma<br />

n. 6.9.1908<br />

m. 10.10.1975<br />

Sono ricordati dai figli Umberto<br />

e Marisa con le rispettive<br />

famiglie.


34 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Carlo<br />

Parma<br />

n. 20.3.1911<br />

m. 19.1.1985<br />

Olimpia<br />

Crevatin<br />

ved. Parma<br />

n. 24.11.1914<br />

m. 25.4.2003<br />

Sono sempre ricordati con affetto<br />

dai figli Bruno e Annamaria,<br />

dalla nuora Cristina e dal genero<br />

Dario, dai nipoti Monica, Giada<br />

e Massimiliano con le relative<br />

famiglie e dalle sorelle Bruna,<br />

Antonia e Giovanna insieme ai<br />

parenti tutti.<br />

Bruno<br />

Bressan<br />

n. 27.9.1921<br />

m. 3.5.2005<br />

Lo ricordano con affetto la<br />

moglie Antonia e i nipoti Maria<br />

Cristina e Bruno Parma e Annamaria<br />

e Dario Di Chiara con<br />

le rispettive famiglie.<br />

Albino<br />

Colomban<br />

(ciune)<br />

n. 21.1.1945<br />

m. 8.3.2010<br />

Sono trascorsi due anni dalla<br />

tua scomparsa me sei sempre<br />

nei nostri cuori. Tua moglie<br />

Nevenka, i tuoi figli Paolo ed<br />

Elena, la nuora Sabrina, i nipoti<br />

e i parenti tutti.<br />

Giovanni<br />

Felluga<br />

(Nino del<br />

Mulin)<br />

n. 7.8.1930<br />

m. 27.2.2010<br />

Nel secondo anniversario della<br />

scomparsa è ricordato con<br />

l'amore di sempre dalla moglie<br />

Mariucci, dai figli Daniele, Roberto<br />

ed Elisabetta, dalle nuore,<br />

genero e nipoti.<br />

Ada<br />

Delise<br />

Degrassi<br />

n. 11.2.1921<br />

m. 24.2.2006<br />

Giliante<br />

Degrassi<br />

n. 14.6.1918<br />

m. 8.2.1999<br />

La figlia Fiorenza insieme ai familiari<br />

tutti ricorda con affetto<br />

e rimpianto i cari genitori.<br />

Fabio<br />

Goina<br />

n. 8.1.1923<br />

m. 26.12.1991<br />

Lo ricordano sempre con rimpianto<br />

la moglie Gemma e i figli<br />

Attilio e Alessandra assieme ai<br />

loro familiari.<br />

Vittorio<br />

Moscolin<br />

n. 19.10.1897<br />

m. 3.11.1981<br />

Palmira<br />

Moscolin<br />

Zaro<br />

n. 11.12.1905<br />

m. 27.7.1975<br />

Attilio<br />

Moscolin<br />

n. 1921<br />

m. 1942<br />

in guerra<br />

Gemma e Lucia con i familiari<br />

ricordano con rimpianto i cari<br />

genitori e il fratello Attilio,<br />

disperso durante la guerra in<br />

Africa.<br />

Giuseppe<br />

Degrassi<br />

(nadal)<br />

m. 1958<br />

Maria<br />

Degrassi<br />

m. 1974<br />

Nivia<br />

Degrassi<br />

m. 2007<br />

Dal Canada, un caro ricordo<br />

alla mia cara mamma Maria,<br />

al mio amato papà Giuseppe<br />

e a mia sorella Nivia assieme<br />

al marito Mario Tragin. Mi<br />

mancano tanto e li ricordo con<br />

tanto amore.<br />

La figlia, sorella e cognata<br />

Mariucci Degrassi in Zacchigna<br />

unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Italo<br />

Carboni<br />

n. 12.9.1919<br />

m. 17.2.2009<br />

Nel terzo anniversario della<br />

scomparsa lo ricordano con<br />

rimpianto la moglie Lucia, il<br />

figlio Flavio con Mirella, i nipoti<br />

Alberto e Paola, il fratello<br />

Fabio, la cognata Nerina, la nipote<br />

Mariacarmen con Adriano<br />

unitamente ai parenti tutti.<br />

Domenico<br />

Dudine<br />

(ghetto)<br />

n. 14.4.1923<br />

m. 15.4.2006<br />

a Grado<br />

Non è spento né lontano, ma è<br />

sempre vicino a noi e nei nostri<br />

cuori. Ti pensiamo sempre.<br />

Ivan e famiglia<br />

Prof. Luigina<br />

Rocco<br />

Valli<br />

n. 27.7.1930<br />

m. 4.2.1996<br />

Flora<br />

Bettoso<br />

ved. Rocco<br />

n. 29.8.1904<br />

m. 2.11.1994<br />

Arcangelo<br />

Rocco<br />

n. 7.9.1898<br />

m. 15.1.1965<br />

Sono ricordati con affetto dai<br />

parenti e amici.<br />

Mauro<br />

Pesaro<br />

n. 7.1.1901<br />

m. 22.3.1978<br />

Lucia<br />

Delise<br />

ved. Pesaro<br />

n. 12.8.1908<br />

m. 24.12.1997<br />

Con infinito affetto e rimpianto<br />

sono ricordati dai figli Maria,<br />

Grazia, Dorina, Elvio e Bruno<br />

e dagli adorati nipoti.<br />

Giuseppina<br />

Pugliese<br />

n. 18.11.1897<br />

m. 26.1.1988<br />

È ricordata con affetto dai<br />

nipoti.<br />

Giuseppina<br />

Corbatto<br />

in Degrassi<br />

n. 30.8.1944<br />

m. 2.2.2010<br />

Ti ricordiamo sempre con tanto<br />

affetto... Sei sempre nei nostri<br />

pensieri. I familiari


15 marzo 2012 ISOLA NOSTRA<br />

35<br />

Anna<br />

Radin<br />

ved. Petrina<br />

n. 10.10.1905<br />

m. 10.8.1994<br />

Un caro ricordo dal figlio<br />

Claudio unitamente ai familiari<br />

tutti.<br />

Adelchi<br />

(Olivo)<br />

Trento<br />

n. 13.9.1921<br />

a Cipiani<br />

m. 25.7.2010<br />

Lo ricordano con immenso affetto<br />

la moglie Iolanda, la figlia<br />

Ederina con Claudio, la nipote<br />

Barbara con Fabio, i pronipoti<br />

Axel e Arien e le sorelle Ofelia e<br />

Maria insieme ai parenti tutti.<br />

Giovanni<br />

Bacci<br />

(zalo)<br />

n. dicembre<br />

1939<br />

m. 20.3.2010<br />

in Canada<br />

Nel secondo anniversario della<br />

sua dipartita lo ricorda con<br />

affetto e rimpianto la moglie<br />

Rosa assieme a tutti i familiari<br />

vicini e lontani e agli amici.<br />

Maria<br />

Gabriella<br />

Liberati<br />

in Ricasoli<br />

n. 15.3.1940<br />

m. 7.2.2011<br />

ad Albano<br />

Laziale (RM)<br />

Nel primo anniversario della<br />

sua scomparsa è sempre presente<br />

nel ricordo del marito<br />

Fabio, dei figli Tiziana e Massimo,<br />

della nuora Milly, dei<br />

nipoti Daniele, Loretta, Alessio,<br />

Gabriele e Aurora e dei<br />

cognati Mariuccia Ricasoli con<br />

il marito Franco.<br />

VII anniversario<br />

Luciana Bologna Vascotto<br />

14.12.1939 27.3.2005<br />

Sentendola sempre vicino a<br />

noi la ricordiamo con grande<br />

affetto. Il marito Lucio e le<br />

figlie Manuela e Sandra con le<br />

famiglie.<br />

Frida<br />

Perentin<br />

n. 8.1.1905<br />

m. 24.3.1986<br />

Beniamino<br />

Boi<br />

n. 25.9.1896<br />

m. 8.4.1983<br />

I figli Rina e Filiberto ricordano<br />

con immutato affetto i<br />

cari genitori.<br />

Giacomo<br />

Ledovich<br />

n. 11.9.1895<br />

m. 28.8.1987<br />

Maria<br />

Valenta<br />

Ledovich<br />

n. 17.4.1900<br />

m. 5.2.1990<br />

Li ricordano sempre con tanto<br />

affetto e rimpianto i figli Nella,<br />

Bruno, Mary, Guido e Ferruccio<br />

unitamente ai familiari tutti.<br />

Un caro ricordo anche per il<br />

cognato<br />

Guerrino Zaro<br />

Salve<br />

Carboni<br />

in Pantarrotas<br />

n. 15.8.1937<br />

m. 21.2.2005<br />

Nel settimo anniversario della<br />

scomparsa un ricordo affettuoso<br />

dal marito Evi, dal figlio<br />

Thanassy e dalla sorella<br />

Laura.<br />

Salvatore<br />

Carboni<br />

n. 17.12.1894<br />

m. 21.3.1959<br />

Adele<br />

Derossi<br />

ved. Carboni<br />

n. 15.4.1906<br />

m. 31.1.1987<br />

A tanti anni dalla loro scomparsa<br />

li ricorda sempre la figlia<br />

Laura insieme al genero e al<br />

nipote.<br />

Carlo<br />

Delise<br />

n. 15.2.1913<br />

m. 26.9.1998<br />

Maria<br />

Lorenzutti<br />

n. 5.7.1913<br />

m. 12.3.2007<br />

I figli Roberto e Luciano unitamente<br />

ai loro familiari, li<br />

ricordano con tanto affetto e<br />

rimpianto.<br />

Elide<br />

Degrassi<br />

n. Ulcigrai<br />

n. 10.7.1917<br />

m. 26.1.2009<br />

a Grado<br />

Ciao, nonna Elide sono ormai<br />

trascorsi tre anni dalla tua<br />

scomparsa, ma Ti ricordiamo<br />

sempre con tanto affetto e<br />

nostalgia... Resterai sempre nei<br />

nnostri cuori. I familiari.<br />

Virgilio<br />

Vascotto<br />

n. 8.2.1906<br />

m. 28.1.1963<br />

Maria<br />

Cociancich<br />

Vascotto<br />

n. 30.8.1911<br />

m. 30.12.2006<br />

Li ricordano con affetto la<br />

figlia Miranda, i nipoti Daniele<br />

e Riccardo con i familiari e il<br />

genero Dario.<br />

Maria<br />

(Ucci)<br />

Vascotto<br />

Bernardi<br />

n. 3.4.1935<br />

m. 25.2.1993<br />

È sempre ricordata dal marito<br />

Dario, dalla sorella Miranda,<br />

dai nipoti Daniele e Riccardo<br />

con i familiari e dai parenti<br />

tutti.<br />

Claudio<br />

Bernardi<br />

n. 28.2.1945<br />

m. 7.9.2003<br />

È sempre ricordato caramente<br />

dal fratello Dario, dalla moglie<br />

Laura e dalla figlia Tiziana<br />

con Max.<br />

Giovanni<br />

Degrassi<br />

n. 8.4.1902<br />

m. 26.12.1983<br />

Irma<br />

Benvenuto<br />

ved. Degrassi<br />

n. 11.1.1914<br />

m. 14.2.2001<br />

Cari genitori, siete sempre nei<br />

nostri cuori. I figli Ervina, Maria<br />

Giovanna e Claudio con il<br />

genero, la nuora e i nipoti.


36 15 marzo 2012<br />

ISOLA NOSTRA<br />

Bruna<br />

Steffè<br />

in Degrassi<br />

n. 17.6.1939<br />

m. 9.2.2005<br />

Nel settimo anniversario della<br />

scomparsa la ricorda con affetto<br />

e rimpianto il marito Mario insieme<br />

ai figli Flavio, Cristina e<br />

Davide e ai familiari tutti.<br />

Gemma<br />

Dandri<br />

n. 12.7.1929<br />

m. 29.3.2008<br />

A quattro anni dalla scomparsa<br />

la ricordano con immutato<br />

affetto i fratelli e le sorelle unitamente<br />

ai familiari tutti. Non<br />

sarai mai dimenticata.<br />

Francesco<br />

Dudine<br />

n. 11.12.1912<br />

m. 18.1.2001<br />

Giuseppina<br />

Bosich<br />

Dudine<br />

n. 9.6.1909<br />

m. 21.7.1998<br />

Li ricordano con tanto affetto<br />

e rimpianto il figlio Vinicio e i<br />

nipoti Franco e Paolo insieme<br />

ai parenti tutti.<br />

Preghiera<br />

Quando<br />

moriranno<br />

coloro che amo<br />

tu donami il coraggio<br />

di affidarli alle tue mani,<br />

come ciò che si fa più fatica<br />

a donare.<br />

Accordami la forza di sperare<br />

con una speranza ardente,<br />

al di là di ogni limite,<br />

che all'alba della vita nuova<br />

Tu mi verrai incontro<br />

assieme a tutti coloro<br />

che ho perduto in Te.<br />

Un sentito grazie a...<br />

PRO ISOLA NOSTRA<br />

DALL’ITALIA<br />

• Turiddu Carboni (Monfalcone)<br />

€ 40 in occasione del<br />

82° compleanno della moglie<br />

Adelia Ramani<br />

• I genitori e i nonni (Monfalcone)<br />

€ 50 in occasione della<br />

nascita del piccolo Tommaso<br />

• Le figlie Silvia e Gigliola con<br />

i familiari (Pieris/Monfalcone)<br />

€ 60 in ricordo dei genitori<br />

Virginia Benvenuti e Virgilio<br />

Russignan<br />

• Lucia Vascotto Balbinot<br />

(Pieris) 20 in ricordo dei nonni<br />

Vascotto e Russignan<br />

• I familiari (Monfalcone) 50<br />

in ricordo di Lidia e Gabriele<br />

Delise<br />

• I familiari (Monfalcone) 30<br />

in ricordo dei nonni Gisella<br />

e Giovanni Delise e Paola e<br />

Antonio Vascotto<br />

• Ermanno Ramani (Staranzano/GO)<br />

30 con l’augurio<br />

che <strong>Isola</strong> <strong>Nostra</strong> continui nel<br />

tempo<br />

• Antonietta Delise (Roma)<br />

€ 50 in ricordo del marito<br />

Elvino<br />

DALL’ESTERO<br />

• I figli Antonio e Mariuccia<br />

(Vicenza) € 50 in ricordo di<br />

Lucinda Gubertini<br />

• Livio Menis (Bassano/VI)<br />

50 in memoria dei familiari<br />

defunti<br />

• Maria Parma (Varese) 30<br />

• Nicolò Bressan (Terni) 100<br />

in ricordo di Giovanni Bressan<br />

(talpa)<br />

• Ornella Gellini Prato (Ormea/CN)<br />

€ 10<br />

• Bruno Parma (Varese) 30 in<br />

memoria dei genitori Olimpia<br />

e Carlo<br />

• Antonia Crevatin (Marano<br />

Lag. /UD) 20 ricordando il<br />

marito Bruno Bressan<br />

• Bruno Moscolin (Carpi/<br />

MO) 50 in ricordo dei genitori<br />

Giovanni e Alma Marchesan<br />

• Livia Chicco Vertino (Brescia)<br />

50 in ricordo di Mario<br />

Chicco (scocia) e Carolina<br />

Bosich<br />

• Bruno Dovier (Grado) 10<br />

• Licia Corselli Grillo (San<br />

Daniele del Friuli) 50<br />

• Lucia Borotto (Verona) 20<br />

in ricordo dei genitori Carlo<br />

Troiani e Maria Delise<br />

• A.N.V.G.D. Venezia - € 10<br />

• Rina Boi (Caluso/TO) 50<br />

• Laura Blairvacq (Francia) € 80<br />

• Mariucci Degrassi (Canada) $ 40 in memoria dei propri<br />

cari defunti<br />

• Mario Vascotto (USA) $ 100<br />

• Luciano Bacci (zalo) (Canada) $ 20 in ricordo dei genitori<br />

Celso e Giovannina<br />

• Rosa Loser Bacci (Canada) $ 50 in ricordo del marito Giovanni<br />

(zalo)<br />

• Mario Dagri (biri) (Canada) $ 50 in memoria dei genitori<br />

Antonio e Vittoria<br />

• Virgilio Felluga (dodolo) (Canada) $ 50 in memoria dei<br />

familiari defunti<br />

• Mario Lorenzutti (grilo) (Canada) $ 80 in ricordo dei propri<br />

cari defunti<br />

• Edina Pugliese con i figli (USA) € 40 in ricordo del marito<br />

e papà Silvano e della piccola Maryann<br />

• Mino Favretto (Australia) $ 40<br />

• Aldo Pugliese (USA) € 100 in ricordo della moglie Alda, della<br />

figlia Margareth, dei genitori Virginia e Giovanni, del fratello<br />

Silvano e dei familiari tutti<br />

• Marino Zancolich (Australia) $ 50 in ricordo della sorella<br />

Concetta Grazia<br />

• Gianna Fradel (Australia) $ 50 in memoria dei familiari<br />

defunti<br />

ricordando con affetto e nostalgia<br />

i genitori Beniamino e<br />

Frida Perentin<br />

• Filiberto Boi (Caluso/TO) 50<br />

in memoria dei genitori Beniamino<br />

e Frida Perentin<br />

• Silva Bressan (Brescia) 25<br />

in ricordo dei genitori Emilio e<br />

Antonia Drioli<br />

• Franca Menis (Monza) 50<br />

ricordando i nostri cari defunti<br />

• Flavia Delise (Monfalcone)<br />

25 in ricordo dei genitori Romildo<br />

e Nerina Delise<br />

• Rosa Buscaroli (Bologna)<br />

50 in ricordo del marito Luigi<br />

Damiani<br />

• Eliana Dellore (Roma) 20 in<br />

memoria dei cari defunti<br />

• Guerrino Clobas (Venegono<br />

Sup./VA) 20<br />

• Mario Vascotto (Cogoleto/<br />

GE) 30 in memoria dei familiari<br />

defunti<br />

• Bruno Troian (Marano Lagunare)<br />

50 in memoria di tutti<br />

i defunti delle famiglie Troian<br />

e Perentin<br />

• Marta Bentivogli (Forlì) 200<br />

in ricordo della mamma Anna<br />

(Ucci) Parma nel secondo anniversario<br />

della scomparsa<br />

• Albino e Marino Penso<br />

(Ronchi/GO) 50 in memoria<br />

dei genitori Antonio e Aurelia<br />

e della zia Alma Rusconi<br />

• Arduino Copettari (Verona)<br />

20 in memoria dei cari<br />

genitori<br />

• Fabio Ricasoli (Genzano/<br />

Roma) 50<br />

• Silvia Chicco (Como) 25<br />

DA TRIESTE<br />

• Silvana e Antonietto Pugliese<br />

(caregheta) (Muggia) € 50<br />

nella ricorrenza del loro 70°<br />

anniversario di matrimonio<br />

• Fabio Moscolin € 20 in occasione<br />

della nascita del nipotino<br />

Sebastiano<br />

• I familiari € 100 nella lieta<br />

ricorrenza del 90° compleanno<br />

di Pino Benvenuti (sissoti)<br />

• Libero e Bianca Giani € 10 in<br />

occasione del compleanno dei<br />

cari gemellini Jonathan, Owen<br />

ed Evan<br />

• Mila e Ferruccio Delise<br />

(tremami) 50 in occasione delle<br />

loro nozze d’oro<br />

• Fabio Vascotto 50 in occasione<br />

della nascita del nipotino<br />

Matteo


• Napoleone e Giovanna Degrassi<br />

20 in occasione del loro<br />

65° anniversario di matrimonio<br />

• Libero e Bianca Giani 10<br />

in ricordo del nipote Daniele<br />

Macuglia<br />

• I figli Stelio, Elida e Gianna<br />

con i familiari 50 in ricordo<br />

della mamma Vilma Benvenuti<br />

ved. Paludan<br />

• Corinno Carboni (Duino)<br />

30 in memoria dei cari genitori<br />

Anna Pozzetto e Mariano<br />

Carboni<br />

• Renata Parma 50 in ricordo<br />

dei genitori Renato e Pina e<br />

della sorella Anna (Ucci)<br />

• Alice Parma Bologna 10<br />

ricordando la cugina Ucci<br />

• Alice Parma Bologna 30 in<br />

ricordo dei familiari defunti<br />

• Alice Parma Bologna 10<br />

ricordando il caro amico Olinto<br />

Parma<br />

• Santa Braico (Muggia) 30<br />

in ricordo di Umberto e Nerina<br />

Marchesan<br />

• Nerio Gruber (Muggia)<br />

25 ricordando i propri cari<br />

defunti<br />

• Franco Viezzoli (Muggia) 50<br />

• Giovanni Tamplenizza (Prosecco)<br />

100 in ricordo dei cari<br />

genitori Giuseppe e Lidia<br />

• Dario e Bruno Degrassi 30<br />

in ricordo dei genitori Carmela<br />

e Mariano<br />

• Nerina Pugliese Degrassi 25<br />

in memoria del marito Salvino<br />

• Mario Colmo 20<br />

• Fiorenza Degrassi 50 in<br />

ricordo dei genitori Giliante e<br />

Ada Delise<br />

• Nicolò Ulcigrai 20 in memoria<br />

dei genitori Nicolò e Maria<br />

Vascotto<br />

• Ester e Livio Dudine (Opicina)<br />

100 in ricordo dei cari<br />

defunti<br />

• Gina Slanovitz 20<br />

• Gianna e Bruno Fragiacomo<br />

30 in ricordo di Nerina Chicco<br />

ved. Derossi<br />

• Mery Ledovich 25 in memoria<br />

dei genitori Giacomo e<br />

Maria<br />

• Lucio e Sandro Vascotto<br />

100 ricordando tutti i cari defunti<br />

delle famiglie Bacci e<br />

Vascotto<br />

• Caterina Colomban Stulle<br />

50 ricordando il marito Nino,<br />

i genitori Francesco e Anna, il<br />

fratello Bruno, i suoceri Maria e<br />

Giovanni ed il genero Bruno<br />

• Vinicio Dudine (Muggia) 30<br />

in ricordo dei genitori Francesco<br />

e Giuseppina Bosich<br />

• Barbara Vigini 50 in ricordo<br />

dei nonni Giovanni Palcich e<br />

Maria Visentin, Giuseppe Vigini<br />

e Maria Prelazzi<br />

• Natalia Baruzza con i figli<br />

30 in ricordo del marito e papà<br />

Pietro Prelaz<br />

• La sorella Ederina 50 in<br />

ricordo di Lidia Drioli<br />

• Tullio Pardo € 40<br />

• Il marito con le figlie e i familiari<br />

70 in ricordo di Luciana<br />

Bologna Vascotto<br />

• Le nipoti 20 ricordando la<br />

nonna Luciana Bologna Vascotto<br />

• Antonietta Dandri Goina<br />

con la figlia 70 in ricordo del<br />

marito e papà Giovanni e di tutti<br />

i cari parenti defunti<br />

• Le figlie Graziella e Neva<br />

con i familiari 50 ricordando<br />

la mamma Maria Crampf e il<br />

papà Ottavio Cerin<br />

• Laura, Loredana e Nevio<br />

Bologna 50 in ricordo degli zii<br />

Maria e Ottavio Cerin<br />

• Nevio Vascotto 30 in memoria<br />

dei genitori Lucia e Giovanni<br />

• Famiglie Pesaro e Venturini<br />

50 ricordando con affetto Luigina,<br />

Flora e Angelo Rocco<br />

• Famiglie Pesaro e Venturini<br />

20 in ricordo ella zia Pina<br />

Pugliese<br />

• I figli 50 ricordando con affetto<br />

Lucia e Mauro Pesaro<br />

• Maria Bessi 10 in memoria<br />

dei defunti delle famiglie Bessi<br />

e Colomban<br />

• La moglie Bruna con il figlio<br />

Sandro 30 in ricordo di Dino<br />

Palci nel primo anniversario<br />

della scomparsa<br />

• Dario Bernardi 20 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Giuseppe Calligaris 50 ricordando<br />

tutti i familiari defunti<br />

• Laura Babich (<strong>Isola</strong>) 20<br />

• Alberto e Giovanna Vascotto<br />

50 in ricordo dei propri cari<br />

genitori<br />

• Gemma Moscolin (Opicina)<br />

50 in ricordo del marito Fabio<br />

Goina e di tutti i propri cari<br />

defunti<br />

• La moglie Lucia con il figlio<br />

Fabio e i familiari 50 in ricordo<br />

di Italo Carboni<br />

• Bruno e Gianna Fragiacomo<br />

20<br />

• Corrado e Loriana Dudine<br />

50 ricordando tutti i cari<br />

defunti<br />

• Claudio Petrina 50 in memoria<br />

della mamma Anita Radin e<br />

del suocero Adelchi Trento<br />

• Alma Codiglia con il figlio<br />

Paolo 30 in ricordo del marito<br />

e papà Gualtiero e di tutti i cari<br />

defunti<br />

• Bruno Viezzoli 20 in memoria<br />

dei genitori Luigi e Domenica<br />

• Bruna Derossi 40 in ricordo<br />

della mamma Nerina e del papà<br />

Mario<br />

• Nadia Derossi 15<br />

• Maria Burolo 25 ricordando<br />

il marito Italo Ulcigrai<br />

• Nino Ceppi con il figlio Corrado<br />

25 in ricordo della moglie<br />

e mamma Sabina Dellore<br />

• Luciana Dellore con il marito<br />

Bruno 25 in ricordo della<br />

sorella e cognata Sabina<br />

• Vilma Degrassi e Romedio<br />

Crisman 30 in ricordo della<br />

cara amica Sabina Dellore<br />

• Dorina Vascotto 30 in ricordo<br />

dei genitori Pietro Goina e<br />

Flora Delise<br />

• Edina e Marisa Deste 40 in<br />

ricordo dei genitori Mario e<br />

Maria. Un caro ricordo anche<br />

allo zio Bortolo, alla zia Antonia<br />

e al cugino Ottavio<br />

• Adriana Viezzoli (Muggia)<br />

15 in ricordo della mamma<br />

Giovanna Parma e della sorella<br />

Mariella<br />

• Pini e Lina Carboni 50 in<br />

ricordo della cara Nevia e dei<br />

genitori Ausilia e Giovanni<br />

• Nella Colomban Benvegnù<br />

20 in memoria di Mario Bessi<br />

• Oscar e Clara Dudine 40 in<br />

memoria dei genitori e suoceri<br />

Cesare e Antonia<br />

• Gli amici Gino con Gigliola,<br />

Bruno con Ucci, Licia, Lina e<br />

Maddalena 50 ricordando con<br />

affetto l’amico Olinto Parma<br />

• Roberto e Luciano con i<br />

familiari 50 in ricordo dei<br />

genitori Carlo Delise e Maria<br />

Lorenzutti<br />

• Lucia Degrassi 20 in memoria<br />

del marito Libero Parma<br />

• Laura Carboni 50 ricordando<br />

i genitori Salvatore e Adelina e<br />

la sorella Salve<br />

• Giuseppe Pugliese 20 in ricordo<br />

della moglie Maggiolina<br />

Russignan<br />

• Erminia Dionis 20<br />

• Nelita Pertot 30 in memoria<br />

dei cari defunti<br />

• Nerina Pugliese (bonassa)<br />

30 in ricordo di tutti i familiari<br />

defunti<br />

• Mariucci Goina (Vill. del<br />

Pescatore) 20 ricordando il<br />

marito Nino Felluga<br />

• Mariucci Goina 10 in ricordo<br />

della cugina Mariucci<br />

Marchesan<br />

• I familiari 20 in memoria di<br />

Albino Colomban (ciune)<br />

• Laura e Bruno, Franco e<br />

Annamaria 50 in ricordo del<br />

caro papà Giacinto Lugnani<br />

• Mario Degrassi 50 in ricordo<br />

della moglie Bruna Steffè<br />

• Alfredo e Gianna Bussani<br />

30 in memoria dei familiari<br />

defunti<br />

• Mariucci Dandri 50 in ricordo<br />

della sorella Gemma<br />

• Alberto Giani 40<br />

• Palmira Degrassi 25 in ricordo<br />

del marito Albino Bologna e<br />

di tutti i cari defunti<br />

• Licia Bologna 25 in ricordo<br />

del marito Nicola Borrelli, del<br />

papà Albino, dei nonni e di tutti<br />

i cari defunti<br />

• Lucia Degrassi 40 in ricordo<br />

del marito Olivo e dei genitori<br />

Antonio e Giuseppina<br />

• Lucia Degrassi 10 con un<br />

affettuoso ricordo dell’amico<br />

Giacomo Bologna<br />

Il nostro grazie a tutti<br />

gli isolani che con la<br />

loro generosità permettono<br />

l’uscita costante<br />

del nostro giornale e<br />

la continuazione delle<br />

nostre iniziative per ricordare<br />

la storia del nostro<br />

paese e mantenerne<br />

vive le tradizioni a tanti<br />

anni dall’Esodo. Ancora<br />

grazie.


Fino al 1936 aveva sede a <strong>Isola</strong> nel palazzo comunale la scuola di merletti veneziani, aperta per volere del parroco Zamarin e successivamente trasferita ad Idria. La prima<br />

maestra fu Maria Teresa Vascotto, avendo appreso i segreti dei fuselli direttamente a Vienna. Nella foto, le allieve del corso dell’anno 1907-1908. Nella fila in basso da sinistra:<br />

Natalia Homen, Luigia Pugliese, Maria Degrassi e Giuseppina Dudine. Nella seconda fila: Emma Viezzoli, Caterina Moscolin, Emma Perentin e Caterina Damiani. Nella terza<br />

fila: Carmela Bacci, Teresina Degrassi, Anita Stuparich e Carmela Degrassi. L’insegnante era Pia Degrassi, figlia della precedente maestra Agnese Tamaro in Degrassi.

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