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12 15 giugno 2011<br />

ISOLA NOSTRA<br />

seconda parte<br />

I RITROVI ISOLANI<br />

<strong>Isola</strong>, luoghi per accogliere ed intrattenere la gente, nel pe-<br />

A riodo della prima metà del ‘900, ve n’erano in gran numero;<br />

pochi furono attivi nell’intero periodo, anche se talora con diversa<br />

gestione, ma vi fu pure un ricambio notevole.<br />

Per noi, gente di Halietum, parlare di osterie è molto facile,<br />

data la rinomanza dei nostri vini. “<strong>Isola</strong> d’Istria e vino”, “vino e<br />

refosco” sono stati termini inscindibili che aiutano a spiegare la<br />

moltitudine di osterie sparse per il nostro territorio, pur abbondando<br />

di cantine private (frasche) ben fornite.<br />

Senza paura di smentite, un isolano adulto (de quei veri, sensa<br />

buligo…) “a ciuciava” in media un litro al giorno attingendolo<br />

dalle scorte dei campagnoi (che in ogni cantina custodivano almeno<br />

una botte da cinque o sei ettolitri ad esclusivo uso famigliare)<br />

oppure dalle molte cantine private che frequentavano.<br />

Questi “luoghi di riunione”<br />

comprendevano alberghi, pensioni,<br />

trattorie, osterie e bar. Tra<br />

questi vogliamo ricordare:<br />

- Hotel Porto Apollo, attrezzato con una novantina di posti letto,<br />

giardino, parco e una piccola spiaggia. Proprietà degli austriaci,<br />

tali in genere anche gli ospiti, finché la Società Arrigoni non<br />

acquistò il complesso negli anni ’30 per farne il Dopolavoro<br />

Aziendale, con mensa, ritrovi, campi di gioco, rotonda per il ballo<br />

e, in tempo di guerra, anche stallaggio per i cavalli da tiro (mancando<br />

la nafta, la fabbrica usava i carri per i trasporti) e persino<br />

un allevamento di maiali.<br />

- Albergo “Aquila d’Oro”<br />

- Albergo con bar e caffè “Riviera”, di Luigi Menis (in Piassa<br />

Granda)<br />

- Albergo Ristorante “Bonavia” di Emerenziano Felluga (alla<br />

Grisa, viale XX settembre)<br />

- Albergo Ristorante “Alla Stazione” di Bartolo Vascotto (Via<br />

Romana, diventato in seguito Dopolavoro e “el cine in sù”)<br />

- Albergo Trattoria “Istria” di G. Dagostini (ale Porte, piazza<br />

Cavour)<br />

- Pensione “Villa Progresso”<br />

- Trattoria Buffet “Bressan”, in Piassa Granda<br />

- Trattoria “Alla città di Trieste” di Vascotto (in Piassa Granda)<br />

- Trattoria “All’Oriente”, di Degrassi<br />

- Trattoria “All’Industria”<br />

- Trattoria “Alla Fontana”<br />

- Trattoria “Del Moro” , in Piassa Granda<br />

- Trattoria “Sala Verdi” di G. Bressan<br />

- Trattoria “Alla Marina”, in Piassa Granda<br />

- Trattoria “Da Manasse” (ex Torcio, in Piassa Granda)<br />

- Trattoria “Dei Dagri”, ale Porte<br />

- Trattoria “Alla Luna Vecia”<br />

- Osteria “La Birreria”, ala Grisa<br />

- Osteria “Luna Nuova”, in via Romana<br />

- Osteria “All’Approdo” di Chechin Cavarlese<br />

- Osteria “Mira l’Onda”<br />

- Osteria “Al Vapore”<br />

- Osteria “De Ciune”, in via Carducci<br />

- Osteria “Miramare”<br />

- Osteria “Alla Riva Nuova”, in Riva de Porta<br />

- Osteria “Alla Bella Riviera”, in via Libertà – Case Operaie<br />

- Osteria “Alla Pace”<br />

- Osteria “Al Campo Verde”, in Vier, piazza dell’Annessione<br />

- Osteria “Al Lido”<br />

- Osteria “Al Tramonto”<br />

- Osteria “Bepi della Rossa”<br />

- Osteria “Al Borìn”<br />

- Osteria “Alle Novità del Giorno”<br />

- Osteria “Dell’Antica Candeletta”, in Piassa Granda<br />

- Al “Consorzio Vinicolo <strong>Isola</strong>no”<br />

- Caffè “Centrale” di Gualtiero Goina, in Piassa Granda<br />

- Bar “Ralza”, ale Porte<br />

- Bar “Gino”, in via Alieto<br />

… e forse altri ancora che non ricordo…<br />

Alcuni degli esercizi sopra descritti davano pure alloggio o<br />

tenevano a pensione. In quasi tutti vi era la possibilità, ala bona<br />

o in modo più accurato, di magnàr un bocòn, generalmente dell’ottimo<br />

pesce.<br />

In tutti ci si poteva rinfrescare la gola con i nostri prelibati<br />

vini, tra i quali eccelleva il refosco e, tra i bianchi, il moscato e<br />

MEMORIE, FATTI, STORIA E<br />

la ribolla; nei locali erano offerte, quasi dappertutto, opportunità<br />

di svago: giochi di carte (il più in voga era il cotecio), da tavolo<br />

(dama e scacchi) e biliardo… quando la compagnia degli ospiti<br />

non preferiva intonare canti. Nei caffè c’erano moltissimi habituè<br />

che sorbivano l’aromatica bevanda concentrandosi nella lettura<br />

del giornale.<br />

Non può però mancare anche un breve cenno alle “osterie<br />

particolari” o “frasche”. Queste erano spacci di vino gestiti temporaneamente<br />

dai produttori agricoli dove, ben visibili al di fuori<br />

della casa, ostentavano – come un segnale distintivo – dei rami<br />

intrecciati di olivo o di ginepro.<br />

La produzione dei gelati - rimasta per molto tempo in mano<br />

a modesti artigiani dolciari (che provvedevano alla gestione casalinga<br />

e alla distribuzione, girando per il paese con appropriati<br />

carrettini, e non si può qui trascurare il simpatico e buon Renso<br />

dei gelati, con laboratorio in vicolo Santa Caterina, il più bravo)<br />

- si concentrò più tardi in vere e proprie gelaterie. Iniziò Goina<br />

nel suo caffè in piazza Garibaldi, poi la trattoria Bonavia, il Bar<br />

Ralza, ecc.<br />

Nondimeno, rimane sempre viva l’immagine di “Renso” che,<br />

sordo “campanoto” com’era, intuiva più che udire i nostri desideri.<br />

Prendendo il gelato dal contenitore, riempiva un scartosèto<br />

(da 5 o 10 centesimi) oppure due cialde equivalenti a 20 o a 50<br />

centesimi, porgendole con destrezza a grandi e piccoli degustatori,<br />

che divoravano il tutto con golosità mai esaudita.<br />

LE “PETESERIE”<br />

Le “Peteserie” o “Mescite di liquori” caldi e freddi, erano<br />

frequentate, soprattutto d’inverno, da campagnoi e pescadori.<br />

Di queste “enoteche”, ce n’era una sotto el Fontego, vicino al<br />

Municipio, un’altra, quella del vecio Rafèlo (Raffaele Vascotto)<br />

si trovava in Riva de Porta, la mescita “De Clorinda” era situata<br />

alle Porte e, ancora, quella “De Pozzetto” in via Manzioli e infine<br />

“De Renso” in via Santa Caterina.<br />

Probabilmente le “petesserie” furono importate a <strong>Isola</strong> imitando<br />

l’uso triestino, dato che il nome “petes” (che significa alcol<br />

o liquore) non è una parola isolana. Queste scomparvero dopo<br />

aver per alcuni anni somministrato abisinsio, trapète, petorài<br />

(acqua calda corretta con la semiza), petès e simili intrugli per<br />

le boche bone isolane, triestine e dei paesi limitrofi, senza troppi

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