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15 giugno 2011 ISOLA NOSTRA<br />
7<br />
Tra le tante manifestazioni<br />
indette a<br />
Trieste e nel mondo<br />
per la Giornata del Ricordo,<br />
particolarmente toccante lo<br />
scoprimento all’ex Campo<br />
Profughi di Padriciano di una<br />
lapide in ricordo di Marinella<br />
Filippaz, morta di freddo in<br />
una squallida baracca di quel<br />
campo l’8 febbraio del 1956.<br />
Aveva pochi mesi… Ora è<br />
diventata un po’ il simbolo<br />
del dramma dell’esodo e dei<br />
disagi sopportati da migliaia<br />
di famiglie istriane.<br />
Così ricordava quei tragici<br />
giorni la sorelle Fiore:<br />
Avevo otto anni quando,<br />
nel dicembre del 1955,<br />
lasciai per sempre il paesi-<br />
Il ricordo della sorella<br />
mamma in Canada, dove è<br />
morta nel 1996… mi dica<br />
una cosa… perché lei, quando<br />
parlavamo, mi ha detto<br />
“…ora dalla finestra guardo<br />
fuori ed è tutto pieno di<br />
neve e mi torna in mente la<br />
Dedicato a Marinella<br />
no dell’Istria dove ero nata.<br />
Arrivammo a Trieste in una<br />
giornata fredda e grigia, mia<br />
madre, mia zia e noi cinque<br />
figli. Mio padre era giunto<br />
due giorni prima per accompagnare<br />
il camion con le<br />
nostre masserizie. All’arrivo<br />
era là ad aspettarci al posto di<br />
blocco assieme a delle persone<br />
che avevano il compito di<br />
“smistarci”.<br />
Non ricordo bene dove<br />
alloggiammo i primi giorni.<br />
Ma dopo circa una settimana<br />
la nostra destinazione definitiva<br />
fu il Campo Profughi di<br />
Padriciano. Lì, fra la neve e<br />
passeggiata da Barcola a<br />
Miramare…”<br />
Mi ricordo che facevo<br />
quella bella passeggiata con<br />
i miei amici… e adesso non<br />
so dove siano… e oggi, qua<br />
fuori, sono 13 gradi sottozero…<br />
mancano venti minuti<br />
alle 9 e con il fattore vento si<br />
percepiscono 20 sottozero…<br />
è tutto bianco di neve e questa<br />
notte nevicherà di nuovo… si<br />
immagini quanto mi manchi<br />
la mia <strong>Isola</strong>… e anche Barcola…<br />
- Signor Elvio, come siete<br />
stati trattati da italiani in<br />
Canada?<br />
il gelo pungente, trovammo<br />
ad accoglierci un filare di<br />
baracche di legno. Ci venne<br />
assegnata la baracca n.° 30,<br />
porta 11. Il vano aveva due finestre,<br />
quattro letti a castello,<br />
un tavolo, qualche sedia...<br />
Per diverso tempo dormimmo<br />
tutti vestiti perché<br />
non c’era alcun tipo di riscaldamento.<br />
Noi bambini ci<br />
ammalammo quasi subito...<br />
Marinella, la nosra sorellina<br />
più piccola, non resse a quel<br />
freddo maledetto e morì dopo<br />
tre giorni di broncopolmonite.<br />
Il medico del “Burlo”,<br />
Dai canadesi, lei dice? I<br />
canadesi anglosassoni? Beh,<br />
siamo stati trattati sempre<br />
male… a casa nostra ci hanno<br />
trattati da italiani fascisti, a<br />
Trieste da esuli, in Canada ci<br />
chiamavano gente senza patria,<br />
che siamo venuti qua…<br />
e non si poteva fermarsi a<br />
parlare con un amico due o<br />
tre minuti perché la polizia canadese<br />
ci facesse sgomberare.<br />
Oggi la città è cambiata, è una<br />
città etnica e ci sono tutte le<br />
razze mescolate… la città<br />
conta con i dintorni cinque<br />
milioni di abitanti.<br />
- E’ cambiato tutto, vero,<br />
l’Ospedale Infantile di Trieste,<br />
disse a mia mamma:<br />
“Signora, la sua bambina è<br />
morta di freddo”….<br />
D olcissima sorellina, sei sempre nel mio cuore. Con trepidazione<br />
ho atteso questo giorno, e dopo averlo sognato<br />
per lunghi anni è arrivato. Grazie alla sensibilità del nostro<br />
Presidente che si è tanto prodigato per realizzare quest’ idea di<br />
dedicarti una lapide.<br />
Quando te ne sei andata non è stato possibile seppellirti<br />
come facevamo “a casa”, ma hai avuto soltanto un numero e una<br />
fotografia, assieme a tanti altri bambini. Ora hai una bellissima<br />
“pietra”, che ricorda com’eri tu.<br />
Stamattina è venuta tanta gente a salutarti e ti hanno dedicato<br />
parole e pensieri che venivano dal cuore. Marinella cara,<br />
hai commosso tutti noi, pensa che ti hanno mandato un saluto<br />
affettuoso persino dei bambini che non ti hanno mai conosciuto<br />
e un sensibilissimo ragazzo ti ha dedicato una mesta e dolce<br />
melodia.<br />
Guardaci da lassù, Marinella, chissà che in mezzo alle stelle<br />
qualche volta non scorga i tuoi occhi indimenticabili…<br />
Tua sorella Fiore<br />
“Rosa divelta all’alba della vita<br />
hai portato in cielo il tuo profumo”<br />
signor Elvio… quanto le manca<br />
ancora questa terra?<br />
Tutto… sempre… io mi<br />
sogno di notte tante volte che<br />
sono a Barcola, che vado a<br />
pescare con il mio papà o con<br />
gli amici di una volta, che non<br />
so dove siano… la nostalgia<br />
è grande… si immagini che<br />
saranno 51 anni in aprile che<br />
ho lasciato Trieste…<br />
- Io la ringrazio tantissimo,<br />
signor Elvio, anche a<br />
nome di tanti, di aver ricordato<br />
la sua partenza… e le<br />
auguro buona salute.<br />
Grazie, altrettanto a voi…<br />
e un saluto a tutti.