Usi e costumi abruzzesi - Centrostudirpinia.it
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26 LE NOZZE PRUMENTAME.<br />
dello macellino, ma sapienza casalinga de' nostri<br />
paesi. 1<br />
Esce lo sposo con la coda dei parenti e degli<br />
amici, e dispensa confetti di qua e di là. A me ne<br />
tocca un cartoccetto. Ma la sposa non ancora si<br />
vede. — Esce o non esce ? — Una vecchia appa-<br />
risce a capo delle scale: piange! Chi non ricono-<br />
sce la madre? Scende la sposa.... eccola là in mezzo<br />
la strada, a occhi bassi: non guarda nessuno. Prima<br />
di allontanarsi, si volta indietro per dire addio alla<br />
casa paterna. La madre è ancora lì, r<strong>it</strong>ta immo-<br />
bile. Quattr'occhi dello stesso sangue, della stessa<br />
natura, si guardano : madre e figlia. La madre<br />
prende nel grembiule un non so che.... un pugno<br />
di grano; è il simbolo dell'abbondanza e della fe-<br />
condazione ; e lo getta verso la figlia.... La gente<br />
corre giù alla casa dello sposo. A me pare di sen-<br />
tire un sudore che mi cola dalla fronte.... Ah no!<br />
erano lagrime! Ed io, bestia, non me n'era accorto!<br />
1 Quest'ultimo uso richiama alla mente il passo di Plinio,<br />
Vili, 48. —Lanam cum colo ci fuso Tanaquil, qum eaclcm<br />
Cnecilia vacata est, in tempio Sangi durasse, prùdente se.<br />
aiictor est M. Varrò, ffibétamque ab ca togàm regiam undulatam<br />
in oade Fortuna;, qua Servius Tullus fuerat vsus. Inde<br />
[action ìtt nubenies virgines óom<strong>it</strong>arètur colus conila cani<br />
fvso et slamine<br />
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