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STUDIO DEL BOSONE DI HIGGS NEL CANALE γγ CON IL ...

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30 LHC ed il rivelatore ATLAS<br />

ti superconduttori necessari per curvare la traiettoria dei protoni nei tratti<br />

non rettilinei.<br />

Il funzionamento di LHC sfrutta la presenza di altre macchine acceleratrici<br />

che si trovano al CERN. I protoni, infatti, non possono essere accelerati<br />

direttamente da LHC dalle basse energie a cui sono prodotti fino all’energia<br />

massima raggiungibile; per poter circolare, i pacchetti devono possedere<br />

un’energia minima sotto la quale, il pacchetto si disperde e il fascio si degrada.<br />

LHC sfrutterà quindi la presenza dell’SPS (Super Proton Synchrotron) e<br />

di tutta una precedente catena di acceleratori, lineari e non, che partendo da<br />

protoni di bassa energia, li accelereranno attraverso stadi successivi, fino al<br />

punto in cui i pacchetti formati potranno essere iniettati in LHC all’energia<br />

minima richiesta.<br />

Questi pacchetti saranno fatti interagire in opportuni punti di LHC,<br />

coincidenti con i rivelatori presenti.<br />

La scelta di costruire un acceleratore a protoni-protoni piuttosto che una<br />

nuova macchina elettroni-positroni è dovuta a varie considerazioni.<br />

Come noto, le particelle cariche emettono radiazione elettromagnetica<br />

quando sono sottoposte ad accelerazione. In una macchina circolare come<br />

gli attuali collisionatori, questo fatto provoca l’emissione di una radiazione a<br />

spettro continuo, detta radiazione di sincrotrone. L’emissione di radiazione<br />

da parte di una particella carica ne diminuisce l’energia, per cui, se in un acceleratore<br />

ad anello tale energia non fosse continuamente fornita, le particelle<br />

perderebbero energia spiraleggiando verso il centro dell’anello, scontrandosi<br />

alla fine con le pareti della beam pipe.<br />

Si dimostra che la perdita d’energia da parte della particella nell’unità di<br />

tempo (e, quindi, fatte le debite proporzioni, anche quella del fascio), risulta<br />

essere<br />

dE γ4<br />

∝ (2.1)<br />

dt<br />

Nella (2.1), R è il raggio dell’orbita della particella, determinata dalle dimensioni<br />

del collisionatore, γ è la grandezza relativistica definita dalla relazione<br />

[15]<br />

γ =<br />

R<br />

1<br />

1 − β 2<br />

(2.2)<br />

dove β è il rapporto tra la velocità delle particelle circolanti e la velocità della<br />

luce nel vuoto c. Alternativamente, γ risulta essere il rapporto tra l’energia<br />

ed il valore della massa della particella 1<br />

γ = E<br />

m<br />

1 siamo ora nel sistema di unità di misura in cui = c = 1; altrimenti γ = E/mc 2<br />

(2.3)

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